Lo Scorpione Avvelenato

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    Nelle luci rossastre di un tardo pomeriggio una Volpe si muoveva per i boschi dell'Ovest.
    Mugen Fudo, demone ramingo, aveva deciso di fare ritorno nelle terre occidentali.
    Ogni volta che si era spinto verso quella terra magica e misteriosa era stato coinvolto in eventi che avevano cambiato il corso della sua vita. La prima volta confuso -e quasi disperato- aveva incontrato il Leone Bianco, colui che gli aveva insegnato a dominare la sua mente e le sue paure.
    La seconda volta si era spinto nel bosco di Undarm per la curiosità di conoscere ed esplorare quelle terre selvagge e lì, per via della sua natura non-umana, era stato aggredito e ferito dai terribili Lacci Bianchi.

    E da quello scontro era stato coinvolto nelle vicende che avrebbero cambiato per sempre il destino del Presidio e dei suoi abitanti.
    Ma se in quell'occasione gli umani lo avevano ferito e cacciato, la Volpe aveva fatto il prezioso incontro con lo Scorpione.

    Dapprima diffidente aveva imparato a fidarsi di lui e battaglia dopo battaglia aveva cominciato a chiamarlo amico. Era proprio alla sua magione che era diretto dato che non lo vedeva da tanto tempo.

    Man mano che si avvicinava alla propria destinazione cresceva in lui una strana sensazione, non troppo piacevole. Non avvertiva un pericolo reale, ma forse il suo istinto inconsciamente diffidava ancora di quel posto in cui in passato era stato ferito ed aveva rischiato la vita.
    Mentre finalmente raggiungeva la magione, immersa nella quiete, si convinse che era tutto frutto della sua immaginazione.

    Bussò spingendo la porta in avanti e facendosi largo verso l'interno.

    “C'è qualcuno?
    Amon?”


    Ma forse c'era veramente qualcosa di sbagliato.

     
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    Afferrato il biglietto che la donna-serpente gli aveva lasciato, Amon si trascinava faticosamente verso l’interno della magione tentando di raggiungere la stanza nella quale erano presenti diversi sieri estratti dalla ricca vegetazione di Kijani Fahari. Nonostante fosse riuscito a sopravvivere a quell’agguato, non poteva – e non riusciva – a perdonare sé stesso per l’incapacità dimostrata nel difendere non solo la sua stessa casa, ma Aisiling alla quale aveva promesso protezione. “ Quale affronto: sconfitto in casa mia, senza avere la possibilità di fare nulla per salvarla. Gliel’avevo promesso. Io avevo promesso di proteggerla e invece ho lasciato che la catturassero. ”, biascicò a fatica strisciando come un verme. Si sentiva stordito, frastornato, ma ancora lucido nei suoi pensieri: la dose di veleno che gli era stata somministrata era forte, ma non abbastanza per ucciderlo. Era stato volutamente lasciato in vita e quell’invito ne era forse la prova più eclatante, dato che la donna-serpente aveva sottolineato quanto la sua presenza fosse richiesta a quell’evento, proprio per recuperare Aisiling. Lo Scorpione aveva accettato la sfida e non si era lasciato abbattere da quell’incombenza, pur continuando a rimproverarsi per la sua debolezza. “ Perché non sono riuscito a percepire la sua presenza? ”, si chiese stringendo i denti facendo riferimento all’albino che aveva rapito la sua donna, “ Perché è sfuggito ai miei sensi? Prima d’oggi nessuno era riuscito a nascondersi dal mio potere. Perché?! ” Tendeva i muscoli più che poteva, sentendo la sua forza scemare poco a poco.

    Un rumore attirò la sua attenzione: qualcun altro era entrato nella magione, dapprima bussando ed entrando subito dopo. Una voce la catturò ulteriormente, confermando i suoi sospetti; ma se in un primo momento non gli sembrava di conoscerla, giungendo al suo udito ovattata, in pochi istanti si rese conto di averne già udito il timbro. « Mugen! », esclamò tra sé e sé sorpreso per quella visita improvvisa, eppure ben gradita. “ MUGEN! ”, urlò con quanta forza aveva in corpo, sforzandosi più di quanto riuscisse in realtà. “ MUGEN! Sono qui! ”, esclamò poi con fatica cercando di attirare l’attenzione dell’amico cercando di trascinarsi più velocemente ed aumentare le possibilità di un rapido incontro con il demone-volpe. Il suo cuore sembrò alleggerirsi di un poco: avrebbe avuto maggiori probabilità di ripresa insieme a lui, accorciando i tempi per il viaggio ed i suoi preparativi.

     
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    Qualcosa decisamente non andava.
    Varcata la soglia con circospezione quella strana sensazione di disagio sembrò aumentare. Nessuno era giunto ad accoglierlo e di fatto non aveva incontrato nessuno fino alla porta della magione. Persino le sue parole sembrarono perdersi nel nulla senza nessuno ad ascoltarle.

    Mugen avanzò di qualche passo timoroso, anche se nessuno gli aveva risposto era sempre entrato in una dimora altrui e non era consono girovagare per la magione in cerca di Amon.

    MUGEN!


    Ma dopo qualche istante giunse finalmente un qualche segno di presenza all'interno del palazzo. Sebbene mascherata dalla distanza, quello era senza dubbio il timbro dello scorpione.

    MUGEN! Sono qui!

    Ma la sua voce sembrava trasmettere una sorta di sensazione di stanchezza e fatica, qualcosa non andava. Così abbandonata ogni remora del buon costume il Demone Volpe corse in direzione della voce, trovando dopo poco il corpo dell'amico accasciato a terra ma ancora cosciente.

    “Amon!”

    Mugen gli si avvicinò cercando di aiutarlo a sollevarsi a mezzobusto da terra.

    “Cosa ti è successo?”

     
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    Sono arrivati all’improvviso e l’hanno rapita! ”, queste furono le sue prime parole utilizzate per rispondere alla domanda di Mugen. “ Mi hanno attaccato a tradimento e uno di loro è sfuggito completamente alla mia percezione, sottraendomi Aisiling! ”, esclamò ancora (seppure a fatica), cercando di sembrare il più chiaro possibile nonostante avesse una certa fretta di raggiungere la stanza in cui Yoe era solita armeggiare con le erbe mediche al fine di trovare un antidoto al veleno degli aspidi che lo avevano morso. “ Mi hanno umiliato, Mugen! Hanno usato dei trucchi, dei poteri particolari, ma i miei occhi non l’hanno visto! Era come se non ci fosse nessuno, ma io lo vedevo: sapevo che c’era- ”, tossì per poi fermarsi un attimo preso dalla nausea. “ -c’era e l’ha catturata! Davanti ai miei occhi, mentre quella sgualdrina – una donna-serpente – mi teneva impegnato in combattimento. Sono stati dei vili, dei codardi ed ora me l’hanno portata via. Io… io sono stato inutile, Mugen! ”, sottolineò infine con rabbia mista a tristezza per quanto gli era accaduto solo qualche tempo prima. Era affaticato e debilitato, ma sapere di trovarsi tra braccia amiche era di conforto in una situazione come quella permettendogli di calmarsi un poco. Il respiro si faceva sempre più affannoso e la stanchezza era ben visibile sul suo corpo, segno che il veleno continuava a dare i suoi effetti più deleteri; la fronte era madida di sudore freddo, arrivando a bagnargli persino le gote e le guance imperlando il suo viso.

    Tentò poi di lasciare la presa dell’amico, continuando ad incamminarsi verso la strada che si era prefissato: l’antidoto gli avrebbe consentito di riprendersi in un tempo ragionevole, permettendogli poi di partire e raggiungere il luogo iscritto nel biglietto che gli era stato lasciato dalla donna-serpente; un invito, di certo, di pessimo gusto per uno spettacolo che poteva preannunciarsi altrettanto disgustoso viste le premesse. “ Aiutami, Mugen. Devo raggiungere il laboratorio nel quale sono contenute tutte le erbe mediche che ho raccolto insieme a Yoe- ”, disse indicando grossolanamente dove si trovava la stanza, “ -lì c’è un antidoto per il veleno degli aspidi che mi hanno attaccato. Con quell’intruglio dovrei riuscire a debellarlo ed a mettermi subito in viaggio. ” Dalla risolutezza delle sue parole, nonostante il veleno avesse intaccato visibilmente la sua lucidità, non sembravano esserci dubbi in merito alle sue affermazioni: nonostante non ne avesse l’aspetto, doveva conoscere a menadito le erbe del bosco e pertanto non gli sarebbe stato difficile individuare le erbe adatte allo scopo. L’aiuto del quale necessitava in quel momento era di tipo fisico: da solo avrebbe impiegato un’eternità a raggiungere la stanza, con progressivo peggioramento delle sue condizioni. E Mugen avrebbe sicuramente capito quanto l’orgoglio di Amon stesse rosicando nel chiedere apertamente aiuto in una situazione come quella: attaccato in casa propria e ridotto come uno straccio, senza avere avuto la possibilità di portare a segno un solo colpo degno di questo nome. Si trattava di una umiliazione che avrebbe vendicato con il sangue.

     
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    Mugen non aveva mai visto l'amico in uno stato simile, e non si trattava solo delle sue condizioni fisiche. Lo Scorpione era visibilmente scosso, ma ciò che era uscito maggiormente ferito era il suo spirito di guerriero. La Volpe conosceva bene quello stato d'animo, il sapore amaro della sconfitta e la sensazione bruciante di un orgoglio ferito. Ma ciò che rendeva furioso Amon non era la sconfitta in sé, quanto l'essere venuto meno ai suoi doveri di fronte ad un avversario che lo aveva sopraffatto tramite biechi trucchetti.
    Almeno questo era quello che credeva di aver capito.

    “Forza.”


    Il Demone cercò di sostenere il peso dell'amico, nonostante questi avesse provato ad allontanarsi abbandonandone la presa, cercando di condurlo nella stanza da lui indicata senza forzarne troppo i movimenti e peggiorarne involontariamente le condizioni.

    Quello che voleva dargli non ero solo un sostegno fisico, ma anche morale. Consapevole di quello che stava provando, sapeva che non c'era niente che avrebbe potuto dire per risollevarlo.

    Eppure nonostante tutto lo Scorpione giurava vendetta, l'unico modo per ottenere la sua giusta rivalsa. Ma questa volta non sarebbe stato da solo.
    La Volpe aveva già deciso, nel momento in cui aveva visto l'amico in difficoltà, che non lo avrebbe lasciato solo in quell'impresa. Lo avrebbe accompagnato in quel viaggio e lo avrebbe spalleggiato in quella nuova battaglia, senza privarlo del diritto di vendicarsi.

    “Tranquillo Amon, una volta rimesso in sesto potrai partire.
    Ma non sarai da solo, io ti accompagnerò.”

    Pronunciò laconico il demone.

    “Li troveremo e avrai la tua vendetta.”


    Forse avrebbe provato a dissuaderlo, ma quella non era una discussione che gli avrebbe concesso.

     
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    Sei un inetto, Scorpione. ’, una voce lo colse alla sprovvista nel tentativo di spostarsi nella stanza desiderata; aveva un tono aspro, di rimprovero e pungente come poche altre. ‘ Nonostante la tua forza, i tuoi poteri e la tua determinazione non sei riuscito a fare alcunché. Come Scorpione Nero vali poco, ma come uomo vali molto meno. ’, ne seguì una risata gutturale, con vibrazioni tali da percuoterlo per tutto il corpo. Un brivido gli corse veloce lungo la schiena, lasciando che lo sguardo si girasse a destra ed a manca per scoprire da dove provenisse quell’insulto al suo onore. ‘ I sentimenti ti hanno indebolito, Scorpione; si sono cibati del tuo potere, della tua forza e quello che tu chiamavi potere, scioccamente, non era altro che un residuo di quanto ti sei lasciato indietro in Egitto. Eri un dio, laggiù: nessuno Scorpione Nero ti era superiore sia per forza sia per intenti, ma hai deciso di lasciare ogni cosa indietro abbandonando quanto appreso negli anni per lasciarti abbindolare da quella donna. Yoe ti ha cambiato. E l’ha fatto in peggio. ’, concluse nuovamente con una risata – stavolta sguaiata. “ Sta zitto. ”, sussurrò lui a denti stretti e gli occhi chiusi. ‘ Non è così, Amon? Una volta non ti saresti piegato così e di certo non ti saresti abbassato a chiedere aiuto. Invece l’hai fatto e ti sei rivolto ad un mostro. Dov’è finito il tuo orgoglio, Amon? Dov’è finita la tua cieca obbedienza verso l’ordine? Hai perso ogni cosa, Scorpione: resta soltanto la tua vita come pegno. E non sarà mai abbastanza per ripagare la tua condotta. Mai. ’ il tono questa volta era più serio, anche se la voce non si lasciò sfuggire nuovamente una risata – di sicuro scherno. Non era la prima volta che sentiva quella voce, ma questa volta si era fatta più intensa e cupa tale da farlo rabbrividire; più d’una volta il suo istinto di Scorpione Nero l’aveva ammonito per la sua condotta ritenuta riprovevole agli occhi di un accolito dell’ordine abituato alla cruda violenza ed ai fasti che il solo nome era in grado di evocare in ciascun membro.

    « Sparisci! », esclamò – questa volta – tra sé e sé per non allarmare l’amico sulle sue condizioni psichiche; quella era una guerra che aveva intenzione di combattere da solo, senza l’aiuto di nessuno. « Che male c’è a chiedere aiuto? Le nozioni che ci sono state inculcate da bambini si sono rivelate fallaci: ognuno di noi ha bisogno di aiuto, presto o tardi, e questo era vero anche per uno Scorpione Nero. L’unione inculcata a suon di tortura ha rivelato i suoi limiti in quella notte e sai meglio di me che è così. Ero debole come Scorpione Nero, ma qui ho acquisito potere e forza; la mia determinazione non è mai stata così salda e non sarei neanche in grado di metterla in dubbio. Neanche tu – me. », tossì continuando ad arrancare reggendosi questa volta a Mugen nel quale riponeva la sua più ampia fiducia. « Taci, mostro. Mugen non è ciò che appare e di certo è molto più puro nelle intenzioni e nelle sue azioni di quanto io o qualsiasi altro Scorpione Nero avremmo potuto anche solo vantarci di essere. È uno dei miei amici più sinceri e non ti lascerò allontanarlo per delle stupide insinuazioni legate a questioni di sesso o di razza. », proseguì ancora Amon. ‘ Rimpiangerai le tue scelte, sciocco ragazzino. Ed allora, solo allora, comprenderai meglio il tuo sbaglio. ’, concluse infine la voce con tono irritato – seccato, quasi – per le affermazioni del giovane. « Non ho nessun rimpianto. E non ne avrò mai. » Il suo animo, dapprima inquieto, cominciò a calmarsi consentendogli di prendere coscienza nuovamente delle sue sorti, di quanto era successo e di quanto avrebbe dovuto fare pur di riuscire a farla pagare agli aggressori (e rapitori), inoculandogli tutto il terrore di cui era capace, memore del suo passato da Scorpione. Non avrebbe mai rigettato le sue radici, nonostante il cambiamento radicale che aveva avuto una volta arrivato nel bosco di Kijani Fahari, ma talvolta ricordava quanto le vecchie – e cattive – abitudini potessero tornargli utili in momenti come quello.

    Giunto nella stanza, ebbe un gesto di stizza nell’ascoltare le parole di Mugen: aveva deciso di accompagnarlo nell’impresa, nonostante non ve ne fosse alcuna ragione apparente. Tentò di fulminarlo con lo sguardo, ammonendolo con i suoi solo occhi; eppure, in cuor suo, sapeva bene quanto potesse essere difficile tentare di far cambiare idea ad un guerriero della sua risma. Sorrise lievemente, tornando a posare l’attenzione sulle erbe posate qua e là sulla scrivania, adocchiando quelle che facevano al caso suo per la preparazione dell’antidoto. Dopo avrebbe affrontato nuovamente il discorso, ma forse si era già rassegnato (felice, sicuramente) all’idea che Mugen volesse accompagnarlo. “ Vedi quelle piante? ”, disse indicandogliele una ad una con il dito indice della mano destra; in totale erano cinque piante differenti che, insieme, sarebbero riuscite a debellare il veleno in un tempo ragionevolmente breve. “ -triturale tutte insieme, sino a crearne una polvere; poi lascia che si sciolgano nell’acqua bollente. Solo allora tutte le proprietà mediche delle erbe faranno il loro effetto. ” Continuò, anche se a fatica, sicuro di quanto stava millantando al demone-volpe. “ Grazie, Mugen. ”, concluse poi ringraziandolo sinceramente per quanto aveva e per quanto ancora avrebbe fatto per lui. Nonostante tutto, anche uno Scorpione come lui poteva avere degli amici. Dei veri amici.

     
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    Lo Scorpione non rispose esplicitamente alla proposta del Demone Volpe, ma con quell'occhiata Mugen sapeva bene cosa Amon avrebbe voluto dire se ne avesse avuto le forze. Ma in quel frangente aveva ben altre battaglie da affrontare ed evidentemente non aveva sufficienti energie per controbattere, ed anche in quel caso Mugen non gliela avrebbe certo lasciata vinta.

    Amon poco prima gli aveva rivelato che quei nemici erano riusciti a sfuggire ai suoi sensi ed anche lui di fatto non aveva percepito o rilevato alcuna presenza avvicinandosi alla magione.
    Se un nemico -che con l'inganno era riuscito a ridurre Amon in quello stato- aveva il potere di celarsi al suo fiuto e agli occhi del guerriero non andava assolutamente sottovalutato.
    Una ragione in più per non lasciare lo Scorpione da solo in quell'impresa.

    Ma prima di mettersi sulle sue tracce bisognava mettere Amon in sesto.
    Il demone non aveva grandi competenze nell'uso delle erbe medicamentose e nella preparazione di pozioni, ma con la guida dello Scorpione contava di riuscire a preparare quell'antidoto senza troppi intoppi.
    Così dopo aver messo l'acqua a scaldare recuperò tutte e cinque le piante che gli erano state indicate e utilizzando uno strumento opportuno si mise a sminuzzarle e a triturarle fino a raggiungere la consistenza desiderata.
    Una volta preparati gli ingredienti li immerse nell'acqua bollente ed attese.

    “E' pronta?”


    Chiese incerto allo Scorpione. Al primo cenno di assenso dell'amico non avrebbe esitato a porgli il preparato sperando che non fosse troppo tardi.

    “Presto starai meglio.”

     
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    Un odore acre riempì la stanza durante tutto il tempo della cottura, riportandogli alla memoria il momento esatto in cui vide preparare l’antidoto la prima volta. Era successo qualche anno addietro, quando un abitante delle vicina città si era trovato suo malgrado vittima del veleno degli aspidi. Portato d’urgenza al limitare del lago, urlarono a gran voce il nome di Yoe attirando l’attenzione di Amon affinché la signora del bosco potesse loro offrire l’aiuto richiesto. Incalzato dalla sua signora, cercò nel bosco le erbe officinali utili per la preparazione dell’antidoto, non prima di aver portato il povero diavolo nella magione affinché gli venissero offerti i primi rimedi per rallentare gli effetti del veleno prima di neutralizzarli completamente. Una volta ottenuti gli ingredienti, lo Scorpione venne istruito da Yoe stessa nella preparazione dell’antidoto, seguendo minuziosamente le sue parole in quello che sarebbe stato una sorta di rito di iniziazione per una conoscenza più profonda non solo del bosco di Kijani Fahari, ma della natura in esso rigogliosa – e viva. « È passato davvero tanto tempo, da allora. », pensò con rammarico. Osservava trepidante l’amico preparargli l’infuso, con quei suoi smeraldi puntati sulle erbe, prima, e sul recipiente dell’acqua con l’infantile desiderio di velocizzare quell’operazione che aveva compiuto più d’una volta, per i mali più disparati.

    Sovrappensiero, si rese a malapena conto della domanda che Mugen gli aveva posto, in merito alla preparazione. Amon, ripresosi, ne vide la colorazione e ne sentì l’odore mostrandosi soddisfatto del risultato ottenuto. “ Sì. ”, gli rispose secco e con un sorriso appena accennato sul volto – il massimo che poteva dimostrare la sua soddisfazione in quel momento. Lo prese avidamente, imponendo la sua forza sul bicchiere e tirandolo giù tutto d’un sorso; il sapore era amarognolo e gli aveva provocato un leggero pizzicore lungo tutta la gola sino a scaldargli lo stomaco. Un brivido gli percorse la schiena, mostrando poi un’espressione disgustata arricciando il naso e chiudendo gli occhi; masticò con la bocca, cercando di allontanare quel sapore, per poi tossire un paio di volte. “ Fa veramente schifo! ”, esclamò poi di punto in bianco alla volta di Mugen, “ Ma come mi è sempre stato detto in casi come questo, ‘non sempre ciò che ci fa bene è buono’. Ti auguro di non averne mai bisogno, amico mio. ” Disse ancora, cercando di fare dello spirito per allentare la tensione. “ Ci vogliono almeno un paio d’ore per debellare tutto il veleno; forse anche qualcosa in meno. Ho bisogno di riposare e di dormire affinché faccia effetto, pertanto tu fa come se fossi a casa tua: se hai fame, mangia pure. La dispensa è piena di cibarie, mentre se hai voglia di riposarti a tua volta non fare complimenti e prendi una delle stanze libere che ci sono; io rimarrò qui, steso. Non ho voglia di muovermi ancora. Scusami, Mugen. ”, concluse infine costernato ma era la prassi. Se voleva ottenere qualche beneficio di sorta, doveva stare fermo ed a riposo almeno per quel tempo; le erbe di Kijani Fahari erano magiche, ma necessitavano comunque di tempo per offrire guarigione. Suo malgrado doveva sottostare a quelle regole, pur non avendone alcuna voglia o intenzione; anzi, si era mostrato piuttosto contrariato nelle sue parole, nonostante la convinzione con la quale le aveva pronunciate. Attese la risposta di Mugen, offrendogli la soluzione che più s’aggradava alle sue esigenze per poi accasciarsi sul pavimento in legno e chiudere gli occhi. Presto, molto presto sarebbe partito.

    […]

    Minuto più, minuto meno il tempo era trascorso, ma il sonno dello Scorpione era agitato da pensieri e parole che troppo spesso aveva represso dentro il suo cuore. Nonostante avesse superato un primo momento di debolezza, l’assassino non gli lasciava alcuna tregua sobillando le sue intenzioni. Svegliatosi di soprassalto, si assicurò della presenza di Mugen alzandosi lentamente in piedi; il suo passo – almeno inizialmente – era incerto e titubante. Si sentiva ancora un po’ debole, ma il peggio era comunque passato. “ Mugen?! ”, lo chiamò continuando a testare la sua forza, irrigidendo i muscoli delle braccia e stringere poi le mani a formare i pugni e viceversa.

     
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    Mugen vide l'acqua in cui aveva immerso le erbe finemente tritate cambiare di colore, e con il calore anche l'odore che da essa sprigionava cambiò. Quando lo Scorpione ebbe accertato che la cottura era giunta a termine la Volpe gli porse un bicchiere con il preparato, che venne trangugiato avidamente in un sorso solo. Dalla smorfia che gli si disegnò in viso tutto d'un colpo Mugen ebbe quasi timore di aver combinato un qualche errore e di aver peggiorato la situazione con quell'intruglio. Ma quella di Amon non era che la reazione al sapore discutibile di quel rimedio. In ogni caso affinché la pozione avesse effetto lo Scorpione aveva bisogno di riposare, e prima di lasciare che il sonno prendesse il sopravvento non mancò di offrire ospitalità al Demone che lo aveva soccorso.

    “Non preoccuparti per me, pensa solo a riposarti adesso.”

    Quando l'amico si fu addormentato Mugen si dedicò all'esplorazione della magione. Ma non era né alla ricerca di una stanza in cui riposare né tantomeno della dispensa. Vagava alla ricerca di indizi, di una qualsiasi traccia che quei vili aggressori potevano essersi lasciati dietro. Ma quella rapida perlustrazione si rivelò piuttosto inconcludente, pertanto preferì non attardarsi e tornò quasi subito doveva aveva lasciato lo Scorpione. Non voleva lasciarlo solo per troppo tempo in un momento del genere.

    Mugen?!

    In risposta al richiamo dell'amico nuovamente cosciente la Volpe lo raggiunse rapidamente offrendogli supporto.

    “Eccomi. Stai meglio?”

     
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    Abbastanza. ” rispose ancora un po’ intontito.

    Sentiva di non essere ancora al massimo delle forze, ma con un incredibile sforzo di volontà aveva infine riguadagnato la piena posizione eretta; il respiro era ancora piuttosto affaticato ed i muscoli decisamente indolenziti. Tutto sommato, però, poteva dire di essere ancora vivo ed in un certo senso incolume, almeno nel fisico. Lo spirito sanguinava amaramente per l’onta subita in casa propria, per essersi lasciato sottrarre Aisiling così facilmente.

    Strinse i pugni, quindi, tremando collerico.

    Il veleno di quella vipera circola ancora nel mio sangue, ma poco a poco la medicina sta facendo il suo corso. Il fatto che io riesca a reggermi in piedi e senza il bisogno di alcun appoggio mi lascia ben sperare. ” commentò, anche se il tono era piuttosto piccato.

    Ciò di cui non riesco a liberarmi è l’incredibile senso di colpa per quanto è successo nella MIA casa. ” proseguì rabbioso, guardando dapprima il vuoto e poi negli occhi dell’amico, “ Ciò che non guarisce è la ferita che mi porto dentro all’anima. – indicandosi il petto – Non posso lasciare che la facciano franca e non posso lasciare Aisiling nelle loro mani. ” concluse, per poi abbassare lo sguardo afflitto.

    Era visibile quanto ancora gli cocesse quella sconfitta. Tutto il corpo gli tremava per la rabbia; i muscoli in tensione, guizzanti, come se dovesse scattare da un momento all’altro per lanciare la sua sentenza di morte. Amon era ancora visibilmente scosso, amareggiato per tutto quanto era successo a lui ed alla donna che aveva ospitato nella magione; il tono della voce tremulo, seppure deciso e determinato.

    So di stare a chiederti molto, Mugen… ” proseguì ancora a testa bassa, lasciando in sospeso quella frase per un momento. Un istante soltanto.

    E so che la guerra qui ad Ovest si è conclusa da troppo poco. Capirò se mi dirai di no: abbiamo assistito ad indicibili orrori, alla morte di innocenti ed a quel valzer di anime danzanti davvero raccapricciante. Però… però non posso che contare su di te in questo momento, amico mio. ” rialzò quindi lo sguardo, guardandolo dritto negli occhi.

    Mi accompagnerai in questa impresa? Non so cosa ci aspetta, né conosco l’entità dei pericoli che dovremo affrontare: quanto ho visto mi è bastato per poterti dire che non sono avversari da sottovalutare. Sono pericolosi e decisamente forti. È bene che tu lo sappia, questo. ” gli disse ancora avanzando d’un paio di passi verso di lui.

    Gli tese il braccio in avanti, pronto a ricevere (eventualmente) una stretta dall’amico.

    Combatterai ancora al mio fianco? ” concluse determinato.
     
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    La pozione sembrava avere avuto effetto. Così Mugen si accorse che l'amico stava di minuto in minuto riprendendo controllo del proprio corpo. Non solo riusciva a mantenersi in posizione eretta, ma anche il suo spirito di guerriero era infuocato da una rabbia che lui stesso conosceva bene. Anche la Volpe in passato era stata messa fuori gioco da trabocchetti codardi, ed anzi una volta era stato proprio l'incontro con lo Scorpione a fare la differenza tra la vita e la morte. Da quel momento in poi avevano affrontato fianco a fianco -insieme ad altri valorosi guerrieri- una lunga serie di battaglie e peripezie che era culminata con l'ultima grande battaglia per la liberazione di Sequerus e degli ultimi prigionieri del regime dittatoriale.

    “Amon...”

    Gli occhi dorati del Demone erano spalancati, fissi in quelli dello Scorpione. Per qualche istante rimase in silenzio -serio- prima che il suo volto di Volpe si schiudesse in un sorriso ferino e prima di allungare il braccio e ricambiare la stretta dell'amico.

    “... pensi davvero di dovermelo chiedere? Dopo tutto quello che abbiamo affrontato insieme pensi davvero che mi potrei tirare indietro. Certo che ti accompagnerò in questa impresa!”


    Annunciata ufficialmente la sua intenzione di accompagnare l'Egiziano nell'impresa il Demone si fece nuovamente serio.

    “Questi nemici non mi spaventano. Ma dobbiamo imparare da quanto ti è successo. Da questo momento in poi siamo di nuovo in guerra, non ci sarà più concesso abbassare la guardia. Dovremo prestare attenzione a tutto e guardarci le spalle a vicenda.”

    La Volpe aveva già avuto modo di considerare che se quegli individui erano riusciti ad avere la meglio su Amon dovevano essere senza dubbio guerrieri pericolosi. Non era qualcosa che poteva certo spaventarlo, ma in ogni caso bisognava essere prudenti e muoversi di strategia.

    “La prossima volta che li incontrerai non sarai da solo.
    Li affronteremo insieme.”


    Mugen si fece poi pragmatico cominciando a delineare una linea d'azione.

    “Mentre riposavi ho fatto una rapida perlustrazione della magione, ma non ho trovato nessuna traccia. Hai idea di che direzione possano aver preso?”

     
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    Nel sentire quelle parole, Amon si sentì decisamente sollevato: avere Mugen dalla sua, in una circostanza pericolosa come quella, non era un fatto da poco; inoltre conosceva l’indole dell’amico, pertanto riponeva in lui piena fiducia al punto da potergli affidare la sua stessa incolumità.
    Le perplessità del demone-volpe in merito alla circostanze che lo avevano ridotto in quello stato, però, non potevano essere lasciate senza risposta: si trattava di avversari pericolosi e forti, al punto da riuscire ad eludere finanche le sue percezioni. Cosa che, per sua stessa ammissione, non era mai successa in passato; eppure doveva ammettere che su quel semipiano non doveva essere un fatto così inusuale. Al più doveva trattarsi di un qualcosa di improbabile, ma non di impossibile.

    Già, mi sono sempre affidato troppo a questi occhi, ma adesso ho capito che non sono più abbastanza. Che non sono tutto. ” rispose abbastanza seccato.

    Hai detto bene, siamo in guerra adesso. Ora come allora, ora più di allora. Sono vivo per miracolo e devo ammettere che purtroppo sono vivo perché non mi hanno voluto morto. Dobbiamo tenere i sensi vigili ed attenti perché il minimo errore ci sarà fatale: spalla a spalla, come in quei giorni. Ce la faremo! ” concluse quell’arringa con tono convinto e deciso.

    Dagli occhi traspariva infatti una profonda determinazione, alimentata dai focolai della rivolta che lo animavano da dentro, traendo forza dall’orgoglio ferito e dalla voglia di riscatto che gli infiammava lo spirito.

    No, non hanno lasciato nulla; se poi me lo confermi anche tu ne ho la certezza assoluta. L’unica cosa che abbiamo a disposizione è questo pezzo di carta che mi ha lasciato quel demone. ” e nel concludere pensieroso quell’affermazione, tirò fuori il cartoncino di carta lasciatogli dalla donna-serpente.

    Il biglietto recitava così:

    “Circus Diabolique”
    Evil Carnival & Freak Show – Tonight in Kisnoth

    Si prega di vestirsi eleganti.

    Questo è l’unico indizio che abbiamo: dobbiamo dirigerci verso Kisnoth oggi stesso! Altro, purtroppo, non ci è dato sapere. ” concluse amaro porgendo quel biglietto scarlatto.
     
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    Ascoltando le parole dell'amico Mugen non poteva che convenire sulle conclusioni da lui tratte, pur rimanendone tuttavia abbastanza turbato. Come aveva sottolineato lo Scorpione era ancora vivo perché i suoi aggressori avevano voluto così.
    Avrebbero potuto finirlo in qualsiasi momento, ma lo avevano abbandonato lì e quel biglietto era la prova che in qualche modo volevano essere rintracciati.
    Ma a quale scopo?

    “Questa è la prova che non solo non ti volevano morto, ma volevano anche che tu li seguissi. E' sicuramente una trappola... ma quello che non sanno è che non sarai da solo questa volta.”

    Studiò con attenzione il biglietto che gli era stato porto prima di rivolgersi nuovamente all'amico.

    “Kisnoth eh? E così sia. Non abbiamo tempo da perdere, i nostri avversari hanno un vantaggio non trascurabile dalla loro.”

    Concluse poi riporgendo il biglietto scarlatto.

    “Dobbiamo muoverci in fretta. Sei sicuro di farcela?”

     
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    Penso anche io che sia così, ma non capisco ancora a quale scopo. A questo punto, indirettamente, il loro obiettivo dovevo essere io. ” continuò a rimuginare.

    Recuperato il mantello ed il proprio equipaggiamento nelle stanze superiori, Amon era finalmente pronto a mettersi in marcia proprio come paventato dall’amico Mugen: i rapitori avevano un vantaggio non trascurabile in termini di tempo e di distanza, ma loro non sarebbero stati da meno ed avrebbero cercato di raggiungere nel più breve tempo possibile il luogo nel quale questo fantomatico spettacolo avrebbe avuto il suo corso.

    Ripreso il biglietto e nascosto in una delle tasche del mantello, guardò il demone-volpe con occhi seri e lo sguardo piuttosto intenso, a dir poco determinato.

    Non ti sarò di peso, questo te lo prometto. ” rispose battendosi il pugno sul petto ed abbozzando un sorriso sul viso.

    Le sue condizioni non erano certamente delle migliori e di solito avvelenamenti come quello che lui aveva subito richiedevano più di qualche ora di riposo – giusto il tempo per favorire una corretta guarigione per l’appunto ed espellere totalmente le tossine che aveva nel corpo. Purtroppo non aveva tutto quel tempo a disposizione, pertanto forte del suo fisico allenato e resistente cercò di forzare la mano alla sorte, affinché potessero riuscire realmente a fare la differenza in quella particolare situazione. E poi gliel’aveva promesso: sarebbe andato a prendersela a costo della sua stessa esistenza.

    Ho racimolato delle provviste per il viaggio: cibo ed acqua su tutte. Ho preso tutto quello che mi necessitava per mettere in moto la mia vendetta e salvare Aisiling. Direi che possiamo andare, amico mio. ” proseguì avviandosi verso l’uscio.

    Andiamo! ” concluse determinato.

    L’inizio di una nuova avventura, di nuovo insieme: fianco a fianco.

    « Sei un caro amico Mugen: non dimenticherò mai quanto hai fatto per me quest’oggi. »
     
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