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Narrato
«Parlato»
"Pensato"

C'è sempre, in ogni luogo, una lingua lunga che ne sa più degli altri. Questo qualcuno, a Laputa è un mezzo ubriacone che staziona sempre al Cappio. Bastano due o tre monete per farlo cantare. Come per ogni "uccellino", la storia va raffinata, ripulita da quegli orpelli che la rendono più mito che realtà, ma chi sa cercare, troverà sempre un usignolo disposto a cantare per lui.

Mi sono mosso da poco alla ricerca di nuovi materiali per le mie ricerche. Lo sviluppo di alcuni gingilli richiedete tempo e risorse e a Laputa, il modo "rapido" di procurarsele, sembra non sia ben visto. Klemvor è un fottuto vespaio, ci sarebbe tanto da approfondire, e la città nasconde segreti che probabilmente nemmeno immagino, ma il rischio è ogni volta più grosso, ora gli automi sembrano riconoscermi, riescono quasi a prevedere le mie mosse. L'ultima volta laggiù sono stato quasi ammazzato.

Per questo ho avuto bisogno del bene informato. Il Bloodrunner sembra essere quanto di più vicino ad un carcere a cielo aperto ci sia su Endlos. Contrabbando di uomini e mezzi, tecnologie, mercenari e tutto nello stesso lurido e marcescente posto. Più vicino di Merovish e più intimo della grande Capitale del Sud. Il breve viaggio si è consumato in pochi giorni, terminata l'ennesima commissione da mercenario, sono partito da Laputa con un solo obiettivo. Agganciare qualche mercante e garantire che una buona dose di "pezzi" sia da ora in avanti indirizzata a Laputa. Devo poter lavorare senza trovarmi ad essere costretto a fare 500 km per un solo fottutissimo pezzo.

Muovo le giuste voci, faccio scivolare fuori qualche moneta in qualche bar e finalmente, dopo mezza giornata di ricerche, sembro aver agganciato il tipo giusto. Mi aspetta nel bar sfruttato come punto di partenza. Una prima occhiata mi restituisce una magra impressione, sembra più un macellaio che un contrabbandiere, ma devo farmelo andare bene, almeno per ora. «Voi dovete essere il Cassiere» lo saluto sedendomi di fianco a lui. La maschera è ben legata dietro la testa, il resto dell'equipaggiamento è celato sotto lo sdrucito mantello. Un sorriso affiora sulle mie labbra mentre continuo «Mi sembra di aver capito che per fare affari qui, sia necessario parlare con voi» e aggiungo «Posso offrirvi qualcosa?»

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Velo di Shaa-Qu-Rin [Dote passiva - Visione Notturna]
Figlio del Silenzio [Dote Passiva - Muoversi Silenziosamente]
Sangue di Shaar [Passiva di Resistenza alle Malie]

Una delle più grandi differenze tra il Bloodrunner e Merovish, era senza dubbio l’odore. La Tana puzzava di morte, piscio e merda... un fetore che si attaccava sia ai vestiti che all’anima, diventando vivo anche nei ricordi di chi vi trascorreva anche una piccola parte della propria vita. Qui a Sud-Ovest del Pentaurono, invece, tutto ciò era almeno camuffato da molti altri odori, come quello dello smog e della polvere da sparo... il che rendeva la vita un pochino più sopportabile rispetto alla capitale del Sud. Le differenze comunque finivano li, purtroppo.
In ogni caso vivere in certi luoghi ti cambiava, temprava caratteristiche già esistenti e ne creava di nuova e inaspettate. Dimitriy aveva sempre avuto un grandissimo fiuto per le persone speciali, già a Merovish ne aveva scoperto numerose e grazie al suo spirito d’osservazione continuava a fare strani incontri, anche se solo poche volte si rivelavano davvero utili. Ovviamente da quando aveva cambiato sede la musica non era cambiata, aveva fatto presto ad avere qualche aggancio con gli informatori della città e grazie ad essi aveva iniziato a scandagliare le vie della periferia... iniziando ad adocchiare qualche personalità davvero interessante.
Così quando un informatore raccontava di un tizio che non faceva rumore muovendosi, che indossa strani gingilli e cercava componenti elettroniche, non poteva di certo passare inosservato. Valeva di sicuro la pena seguirlo un po’ per provare a capire qualcosa in più. E quindi eccolo li il russo, seduto nel tavolo più all’angolo di quello squallido bar, una zona buia dove nessuno buttava lo sguardo... sembrava l’angolo riservato agli ubriaconi e ai rifiuti della società. A qualche tavolo di distanza sedeva l’esaminato, che guarda caso discorreva con un suo informatore... insomma, in poco tempo il biondo aveva messo su una combriccola per fare ciò che gli riusciva meglio: spiare le persone. Ma non tutte, solo quelle degne del suo interesse.
Dimitriy comunque era intento a leggere un libro, ma le sue orecchie erano attente e soprattutto non distoglieva l’attenzione da quella presenza che spiccava nel suo istinto... voleva capire se era il solito ragazzino in cerca d’avventure o se in lui c’era qualcosa di più. Un tecnocrate di certo poteva fare comodo alla nuova sede, ma prima bisognava controllarlo per bene per evitare di dover eliminare un testimone scomodo poi.

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"Pensato"

I modi sicuramente poco educati del mio interlocutore rendono l'approccio appena più semplice. Il linguaggio scurrile con il quale si rivolge al barista e la totale assenza di qualsivoglia contromisura ad eventuali spie mi fanno pensare di aver davanti a me o uno stupido o un pesce davvero grosso. In ogni caso, l'approccio diretto è l'unico che porterà ad una soluzione. Siamo nel suo regno, a quanto dice, se voglio che qualcosa esca dal BloodRunner devo chiedere a lui. E così sia.

«I miei affari richiedono una buona dose di riservatezza, e già il fatto che abbia dovuto muovere parecchio denaro per arrivare a voi, mi ha pericolosamente esposto. E non mi piace espormi per nulla» il tono è pacato, anche se nell'aria aleggia minacciosa una nota di stizza, non voglio perdere altro tempo «Che servizi offri?» taglio corto «Ho bisogno di attrezzature particolari e ho bisogno di introdurle in luoghi non propriamente leciti» aggiungo «Mi servono garanzie, e magari qualcosa di più di questo spettacolo pietoso» concludo agitando la mano destra in aria con noncuranza, indicando il luogo dove ci troviamo, come infastidito.

Il bicchiere che mi è stato portato da quello che sembrerebbe essere il barista è niente di più che un contenitore sporco e graffiato, il cui contenuto è ancor meno appetibile dell'involucro. Faccio roteare un paio di volte il liquido giallastro, lo osservo con attenzione, quasi ignorando il mio interlocutore, prima di terminare «Non lo ripeterò ancora, sai perchè sono qui, cosa puoi offrirmi?» concludo sollevando lo sguardo sull'altro. La mascella si serra, gli occhi non mollano un secondo il "Cassiere", reo forse di aver sottovalutato l'incontro. Le sue risposte non mi soddisfano ancora, dovrà fare meglio di così per convincermi a rifornirmi da lui.

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Vestito con una giacca grigia e una camicia bianca, con tanto di cravatta rossa mezzo sgualcita, unito a quel paio di occhiali e un viso con la barbetta incolta... Dimitriy sembrava il classico impiegato disperato, davvero lontano dalla figura autoritaria che lo accompagnava nella Tana. I capelli erano tenuti fermi da una coda, in modo da dargli un aspetto anonimo tipico di quei colletti bianchi che vagavano per le vie del Bloodrunner, perennemente sull’orlo di una crisi di nervi. Quello era forse il travestimento più adatto per risultare normale, perfetto per seguire una persona senza dare nell’occhio.
Il sicario ascoltava con attenzione le parole dell’altro ragazzo, il quale mostrava una certa sicurezza nei suoi modi di fare, restando fermo nelle sue convinzioni anche se non si trovava propriamente in un posto sicuro... ma era comunque ammirevole il coraggio che dimostrava. Superò agevolmente il fare misterioso del suo interlocutore, che dopo un po’ si ritrovò quasi costretto a rispondere alle domande per evitare di perdere un cliente. Così iniziò ad elencare ciò che aveva da vendere, diventando improvvisamente accondiscendente e facendo di tutto per far risultare interessante la sua merce. E bastò uno sguardo dell’impiegato per far cambiare la strada al discorso... ma il ragazzo non poteva saperlo.
Ormai non restava altro da fare che raggiungere il luogo indicato, non si trovava molto lontano da li e l’uomo si offrì anche di accompagnarlo, infondo era la sua attività e trattare bene con il cliente era fondamentale, se voleva guadagnare qualcosa. Diciamo che quella era la parte finale dell’esame a cui il tecnocrate si stava inconsapevolmente sottoponendo, ma per concludere il tutto bisognava superare ancora una piccola prova... che si sarebbe tenuta proprio in quel vecchio capannone nella periferia della cittadina. Non era nulla di troppo complesso e di sicuro il giovane l’avrebbe superato senza nessuna difficoltà, Dimitriy ne era più che certo.

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I miei modi hanno infine pagato. Il grassone sembra intenzionato a parlare, sciorinando modalità di pagamento e consegna di differenti tipi, oltre all'elenco quasi completo di unità artificiali che potrebbe reperire, a sua detta, in pochi giorni. Intelligenze artificiali, droni, nanomacchine, impianti di controllo e sistemi di sicurezza, tutto quello di cui ho bisogno, quell'uomo sembra disporne. Ho fatto centro e la cosa non può farmi altro che piacere.

Adesso ha fretta di concludere, ha perso ogni supponenza o arroganza, si è fatto affabile, mentre si alza e si offre di portarmi in un luogo più adeguato alla nostra trattativa. Non mi fido e non mi piace questo cambio repentino, mi mette in allarme e con me tutto il mio armamentario. Se il tizio è convinto che sotto il mantello il pericolo arrivi dalle mie armi, avrà una bruttissima sorpresa. Il sensore nel mio cervello avverte lo stato alterato del mio umore e comincia a mettere in preallarme i miei nanodroni, una leggerissima vibrazione si spande nell'aria circostante, mentre chi è nei paraggi potrà appurare quanto la situazione si stia scaldando rapidamente.

Tengo i miei piccoli amici in fase di allerta, per ora, senza impiegarli. Mi alzo e sorrido affabile all'uomo che ho di fronte «Ecco, questa svolta è gradita» gli dico continuando a sorridere «Fammi strada, ho voglia di concludere l'affare quanto prima» termino facendo cenno al "Cassiere" di precedermi verso l'uscita. E' ora di mettere le basi per il mio impero.

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L’impiegato fasullo rimase fermo al suo posto, osservando con la coda dell’occhio quei due allontanarsi fino ad uscire dal suo campo visivo. Ovviamente continuava a percepire la sua presenza, però se non voleva perderlo doveva seguirlo, così Dimitriy chiuse il libro e lo ripose nella ventiquattrore, lasciando poi due monete sul tavolino per poi uscire e con fare innocuo seguire il bersaglio. Si sarebbe tenuto a distanza di sicurezza, in modo tale da non dare nell’occhio riuscendo però a tenere la situazione sotto controllo. Gli servivano solo un altro paio di informazioni.
Per ora l’aveva visto cavarsela alla grande con le parole, ma ancora non aveva visto le sue doti fisiche e da combattente. Il biondo era comunque certo che non l’avrebbe deluso, si vedeva che in lui c’era qualcosa di diverso e poteva essere di sicuro un ottimo acquisto per gli Eversori, anche perché tra le loro fila i tecnocrati scarseggiavano... sul lato tecnologico avevano ancora diverse lacune, ma reclutando altre nuove leve non ci voleva molto per colmare la debolezza.
Passarono alcuni minuti prima di raggiungere il capannone, il quale dall’esterno sembrava solo un rudere, ma all’interno le cose erano di gran lunga migliori. Alla fine era un semplice magazzino con numerose casse verso il fondo della sala. Il panzone iniziò subito a mostrare la mercanzia, spiegando per filo e per segno ogni cosa... era un tipo che sapeva il fatto suo, aveva occhio per certe cose e non poteva mica farsi sfuggire qualcuno con dei gingilli interessanti. E fu così che alla fine mostrò la sua vera faccia. Si allontanò verso una stanza laterale con una scusa e nello stesso istante, un gruppo di una decina di teppisti armati di spranghe fece irruzione, minacciando subito il ragazzo.
E adesso dacci tutto quello che hai!
A parlare fu un ragazzo con la cresta, vestito in modo sgargiante così come tutti i suoi compari un po’ punkettoni. Erano comunque delle mezze cartucce, non valevano nulla, però sarebbe stato interessante vedere come li avrebbe conciati. In ogni caso quei tipi erano fastidiosi, ci voleva proprio una bella lezione per rimetterli al loro posto.

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Quello che mi mostra è interessante, sembra davvero disporre di materiale sufficiente ad armare un esercito, oltre che a rendere praticamente inespugnabile una base. La collezione è davvero varia, non avrei mai pensato di poter trovare così tanto in questo posto dimenticato dagli dei. Abbasso la guardia, la situazione sembra essere più tranquilla, e non ho alcuna intenzione di cominciare gli affari con i nervi a fior di pelle. Passo in rassegna archivi e registri, c'è di tutto e se non qui, in altri magazzini sparsi per la città e per il semipiano, sono colpito.

Quando il grassone si allontana un attimo ne approfitto per fare mente locale e decidere cosa prendere e cosa lasciare, almeno per ora. Ed è in quel momento che un branco di teppistelli troppo cresciuti fa la sua comparsa tentando di rapinarmi. «Oh dovrai fare molto meglio di così per convincermi» schernisco quello che sembra essere il capo, con tono divertito. Le mani sono bene in vista, non voglio assolutamente metterli in allarme, devono credere di avermi in pugno «Che cosa ti fa credere che possa accettare le tua richiesta? Forse il fatto che mi siete superiori in numero? O che siete dei tipi poco raccomandabili? Beh..» il sensore nel cranio percepisce lo stato di eccitazione e allerta, attivandosi. I nanodroni iniziano a disporsi lungo l'intera mia figura aumentando la vibrazione strutturale che genera il campo magnetico, l'aria sembra caricarsi attorno a me, anche se ancora impercettibile agli altri, è per me palpabile.

Muovo un passo in direzione di quello che sembra essere il capo, prima di arrestarmi a gambe larghe di fronte a lui «..che io sappia, il fulmine non cede di fronte alle nullità come voi, neppure quando queste sono una moltitudine, anzi, le consuma con ancora più vigore...» aggiungo minaccioso. Ora la carica elettromagnetica è più intensa, piccole scintille azzurre fluttuano nell'aria attorno a me, mentre gli apparecchi radio nel locale cominciano a crepitare, anche se spenti. Il mio intero corpo comincia ad essere avvolto da scariche sempre più consistenti, mentre riprendo ad avanzare verso gli ignari teppisti «Coraggio, venite a prendere la vostra parte, ce n'è per tutti» aggiungo guardandoli con un ghigno sadico dipinto sul volto. Non attacco ancora. Credo che la dimostrazione possa essere sufficiente, ma resto pronto ad ogni evenienza.

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Il gruppetto di teppisti non ci mise molto a perdere tutta la propria strafottenza, già il fatto che la loro vittima non sembrasse così spaventata bastò per mandarli in crisi... o almeno, per i pesci piccoli era così, ma il loro capo sembrava di tutt’altro avviso. Non era intimorito da ciò, ci voleva ben altro per spaventarlo e in ogni caso loro avevano i numeri dalla loro parte, non poteva andare improvvisamente tutto storto... quando però l’aria iniziò a diventare letteralmente elettrica, anche le sue convinzioni iniziarono a vacillare e fece il classico passo indietro.
Ogni apparecchiatura radio iniziò a crepitare, scintille azzurrine si dipanavano dal corpo di quella che doveva essere la vittima e il pensiero che quel panzone avesse fatto il doppio gioco diventava sempre più concreto... ma nonostante tutto il teppista non aveva intenzione di ritirarsi, solo che quando chiamò a raccolta i suoi fedelissimi per lanciarsi all’attacco, beh, non arrivò nessuna risposta. I suoi amici erano tutti scappati lasciando lui da solo. Cosa poteva fare ormai? Lasciò cadere la spranga e a sua volta se la diede a gambe, rosso di rabbia.
Non finisce qui!
Minacciò come il più classico dei cattivi nei cartoni animati, lasciando il ragazzo da solo nel mezzo del magazzino, anche se vi rimase per poco. Subito dopo infatti si aprì l’ampia porta del magazzino, mostrando la figura del falso impiegato che batteva le mani mentre avanzava. Subito dopo si slaccio la cravatta e appese gli occhiali alla tasca della giacca.
Ottimo lavoro, hai schiacciato gli insetti senza neanche toccarli... spero però che dietro a quelle minacce ci sia qualcosa di più concreto.
Commentò il biondo, indicando poi con un cenno del capo il panzone che si grattava la nuca imbarazzato, chiedendo scusa per i suoi modi. Lui doveva solo condurlo in quel posto, il fatto di aver reclutato quei teppisti doveva essere un modo per liberarsi di loro, ma alla fine erano tutti interi e non era andato tutto nel verso giusto.
Puoi comunque prendere quel che ti serve, sarà il tuo risarcimento.
Il biondo si fermò a pochi passi dal giovane, fissandolo intensamente con l’azzurro dei suoi occhi. Sicuramente l’altro poteva riconoscere in lui quell’idiota che da giorni gli girava attorno, ma adesso poteva accorgersi di quanto fosse bravo nel suo lavoro.
Ma se accetti di lavorare per me, avrai molto di più e avrai a che fare con tecnologie anche superiori.
Provò a gettare l’amo, giusto per vedere se il pesce aveva intenzione di abboccare o meno... le sue parole sembravano sincere, su questo non vi era nessun dubbio.

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"Pensato"

Il terrore che si dipinge beffardo sul volto degli astanti è fonte di un immenso piacere. Posso vedere chiaramente il sudore imperlare le loro fronti, mentre le gambe vengono meno. Tutta la spavalderia del capo combriccola si dissolve, più o meno alla stessa velocità con cui i suoi sgherri se la svignano «Puoi starne certo» rispondo al ragazzotto. Se davvero tutta la messa in scena è stata ordita dal grassone, sarà mia premura andarli a cercare uno per uno.

Mentre il campo magnetico attorno a me scema lentamente, tutto ad un tratto posso distintamente sentire un battere di mani, e nel voltarmi noto una figura ignota, ma familiare. Sono giorni che quell'anonimo impiegato incrocia il passo con il mio, sono stato osservato, senza rendermene conto. Notevole.

«I morti parlano più forte e più veloce di qualsiasi informatore, e a me serve discrezione e silenzio» rispondo educato, mentre lo sguardo indugia sull'individuo che mi trovo davanti «Risarcimento? Beh credo che un paio di pezzi potrebbero fare al caso mio..» il tono è cordiale, ma resto vigile su ciò che ha da dirmi, sono stato sorpreso una volta, non lascerò che accada ancora. Ormai giunto a pochi passi, mi spiazza per l'ennesima volta con una proposta allettante «Il vostro interessamento per il mio lavoro mi lusinga, ma gradirei sapere di preciso cosa ci si aspetta da me. D'altronde, un compenso così elevato presuppone lo svolgimento di attività pericolose, o non propriamente legali» concludo rimarcando l'ultima frase. Il sorriso che sfodero è degno del migliore degli attori. Il ghigno interessato che cela farebbe gelare il sangue ad un Dio. «Sbaglio?»

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Erano parole sagge quelle del ragazzo, spesso la paura funzionava molto meglio di una lama ed era vero il fatto che un cadavere anche se ormai inutile, poteva continuare a parlare e trovare una scusa credibile era una vera e proprio scocciatura. In ogni caso le sue richieste erano legittime, non bisognava mai firmare un contratto senza prima aver letto tutto, compresi quei paragrafi dove serviva la lente d’ingrandimento... e la cosa non era diversa neanche quando il mezzo era le semplice voce.
Non sbagli.
Rispose sinceramente il biondo, continuando a fissare il suo interlocutore dritto negli occhi.
Ed è proprio per questo che ci serve una persona come te. La tua confidenza con la tecnologia può rivelarsi un fattore chiave... e non nascondo che ne abbiamo davvero bisogno.
Quando parlava con quella che poteva essere una nuova recluta, raramente Dimitriy faceva grossi giri di parole, preferendo arrivare direttamente al punto. Certo, vi erano dei rischi non indifferenti a spifferare certe cose a qualcuno che poi poteva anche rifiutare... ma le contropartite erano sempre convincenti, in caso contrario si poteva sempre eliminare il problema alla radice.
Noi Eversori di Merovish miriamo a prendere il potere anche qui, al Bloodrunner, per questo ci servono rinforzi. Le nostre mani non sono quasi mai pulite, i nostri affari possono essere discutibili... ma quel che cerchiamo è l’ordine, anche se per trovarlo dobbiamo attraversare il caos.
In quel momento il sicario fece una pausa, giusto per dare il tempo all’altro di assimilare la mole di informazioni appena fornite. Però tutto ciò era di sicuro allettante per una persona ambiziosa, insomma, gli stava dicendo che avevano bisogno di lui ad ogni costo.
Qual è la tua decisione?
Domandò infine, sperando di ricevere una risposta positiva... gli sarebbe dispiaciuto dover stroncare una promettente carriera troppo presto.

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Oh beh. Uno sviluppo simile non me lo aspettavo di certo. Ascolto attento quanto il biondo ha da dire, senza mai levargli gli occhi di dosso. Eversori, non credo di averne mai sentito parlare, e questo è già un bene. Un'organizzazione segreta deve per l'appunto restare tale. Segreta. Merovish però la conosco, di fama, più che altro, si dicono cose terribili di quel posto, storie che superano di gran lunga quelle che narrano perfino del BloodRunner.

La proposta mi sembra allettante, ma sono sempre le cose non dette che definiscono gli accordi. E se voglio davvero raggiungere i miei scopi, dovrò essere quanto più chiaro possibile «Ti ringrazio, le tue parole mi lusingano, non ho mai sentito parlare degli Eversori e questo è già un punto a vostro favore. Inoltre, il fatto che mi proponiate di sviluppare le mie ricerche, è di certo interessante. Ma io sono un mercenario, prima di tutto, un ricercatore e un assassino professionista, non amo lavorare in gruppo se non per un cospicuo ritorno personale e sopratutto non... amo particolarmente le gerarchie e tutto lo stucchevole ritualismo che si portano appresso. Se decidessi di lavorare con voi, preferirei che mi venisse garantita una certa libertà d'azione. Sempre che sia contemplata dal vostro... credo.» concludo serio. Non voglio che ci sia nulla di non detto. Lavorare per loro potrebbe portarmi enormi profitti, ma non ho alcuna intenzione di cedere la mia libertà decisionale, nemmeno per tutto l'oro del mondo.

Faccio un passo in direzione dell'uomo che mi sta di fronte, annullando ogni distanza, alzo la mano destra per sancire quell'accordo con una stretta e concludo «Se questa piccola condizione non è d'intralcio alla mia assunzione, direi che abbiamo trovato un accordo.. signor?»

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Era un tipo prudente il tecnocrate, ma lo era per una giusta causa visto che si parlava di quel che sarebbe successo nella sua vita... decidere il futuro spesso non era semplice, per quel motivo bisognava prima di tutto mettere in chiaro ogni cosa. Dimitriy però era li per quello, non aveva nessuna intenzione di lasciarsi sfuggire quell’importane acquisto e sapeva quali parole usare, ormai era un veterano per quanto riguardava i reclutamenti e conosceva bene quali tasti premere. Forse a volte non era stato lungimirante, ma il più delle volte non si pentiva delle scelte fatte.
Tra le nostre fila ci sono archeologi, scienziati, fuggitivi e mercenari... anche io lo ero. Tutti hanno libertà d’azione, ovviamente nei limiti del consentito. Quel che dicono i tre Gerarchi è legge, ma in genere sono di manica larga: non hai nulla di cui preoccuparti, garantisco io per te.
Se c’era una cosa che tra gli Eversori era davvero leggera, erano le gerarchie. Ovviamente vigeva il rispetto tra loro, ma in genere si viveva senza la pressione gerarchica tipica di un esercito. Loro erano mercenari e il loro unico obbligo era seguire il bene della Gilda, ognuno nel modo che più preferiva.
Dimitriy Kozlov... e benvenuto tra noi, signor Isaac Coneigh.
E il sicario gli strinse la mano, chiudendo così un accordo molto importante per la vita di entrambi... il primo poteva avere accesso a fondi e tecnologie all’avanguardia, il secondo invece iniziava a costruire la sua squadra per allungare le mani dell’eversione anche in quella città.

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"Pensato"

Quella stretta di mano sarebbe valsa per me più di ogni altro contratto firmato. Fisso bene nella mia mente il nome ed il viso di quell'uomo. L'inizio di un strada non ancora tracciata. Lascio allora che la mente vada alla rincorsa di idee e progetti accantonati fino a poco tempo fa, quest'occasione potrebbe consentirmi di percorrere strade fin qui, a me precluse.

Rispondo alla stretta con vigore, prima di rivolgermi di nuovo a Dimitriy «Credo che ci siano numerose cose di cui parlare, domattina mi farò trovare nello stesso buco puzzolente dove mi avete adescato oggi, così potremo discutere del futuro dell'"azienda" è stato un piacere.»termino sorridendo all'indirizzo dell'uomo, prima di voltarmi e abbandonare a lunghi passi quel posto fatiscente.

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