When the Light is at its peak... Darkness lies thicker.

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    Sionn1

    Il sentimento di "casa" è un concetto talmente astratto che difficilmente Sionn è in grado di comprenderlo, pur essendo tornato nel luogo che ha dato lui i natali. Mentre percorre i sentieri levigati, che conosceva ai tempi a menadito, grazie alla sua straordinaria memoria fotografica per qualsiasi cosa capitasse lui sotto gli occhi, riesce a rimembrare gran parte della sua adolescenza. Frammento su frammento, passo dopo passo, in quei bianchi corridoi dei dormitori i cui absidi che l'intramezzano ed ospitano statue di varia natura, personalità importanti, scene mitologiche ed infine lei, Kalìa.

    Un lieve lampo di rabbia, anzi di quieta intolleranza, passa negli occhi di Sionn al vederla così quieta, candida, incolpevole. Avrebbe voluto ripetere la blasfema prodezza del giorno appena trascorso. Usare i suoi poteri psionici per una piccola, lieve spinta, affinché quel busto, quell'innocente ed immacolata espressione si distruggesse in mille pezzi, rivelando quanto in realtà sia frammentaria, vuota, desolante quella vaga ataraxia di cui l'Est ed il suo Alfiere vanno fieri.

    Lui però ivi si trova, con le sue vesti nere a simboleggiare la Necromanzia e scarlatte in quanto portabandiera all'Est della Seele Corporation, gilda dedita a traffici spirituali di dubbia ed illecita natura. Alle volte squadra i bambini che passano per di là. Questi difficilmente li riconoscono come un nativo, anzi, pensano probabilmente venga da un altro presidio o che sia uno dei tanti naufraghi interdimensionali che infestano Endlos della loro presenza. Inoltre, difficilmente riescono a sostenere la sua figura o il suo sguardo. Distolgono gli occhi, non guardano, voltano la testa e confabulano tra di loro al suo passaggio. Lui con quel libro dalla copertina orrenda e dalla figura oscura. Appariscente, ma non così tanto da essere considerato particolare. Se non da un bambino.
    Non vi bada molto. Questo a riconferma della sua unicità. L'erbaccia alla fine della foresta fatata. Qualcuno doveva pur esserlo... allora perché lui? Perché non uno di quei bambini?

    Appena formulato questo pensiero si ferma dinnanzi ad uno dei tanti portoni dei dormitori. Non potrebbe dimenticare quello in particolare. Forse il momento in cui lui e sua sorella sono stati più... vicini. Prima del giorno precedente ovviamente.


    Fianna: "Fratellone cos'è quello?"

    Sionn: "Non ti interessa! Non toccarlo!"

    Fianna: "Dai, sembra curioso!"

    Sionn: "Non è per te Fianna! "

    Fianna: "Ma voglio vedere... perché è così nero? È la cosa più nera che ho visto qui..."

    Sionn: "Sì lo so che è nero, ma zio Uallas vorrebbe lo leggessi solo io, non un'abbraccia-alberi come te!"

    Fianna: "Ma Sionn..."

    Sionn: "Cosa vuoi?"

    Fianna: "... noi non abbiamo zii..."



    Dimenticare di proposito, cancellare dalla memoria. È nella loro natura. Persino i loro dèi sono troppo distratti. Kalìa ha obliato tutti coloro che non ha incluso nella sua verde famiglia... è arrivato il momento di ricordarglieli.


    Energia: 100%

    Soultracker [Tecnica di Gilda]:
    Un ambiente come quello della Seele, pieno di anime e di Demoni raminghi, stimola positivamente la psiche di una persona.
    Influenzati dall'energia spirituale, anche i membri meno dotati imparano col tempo a vedere gli spiriti. Con un po' di allenamento, riusciranno a vedere le aure fino a 30 metri di distanza: una lieve alone di energia che avvolge ogni essere vivente. Colore e forma di questo alone dipendono da persona a persona, in base alle sue attitudini e potenzialità.
    Basta tenere la mente aperta e fare qualche esercizio di meditazione.
    [Passiva - Auspex spirituale]
     
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    « E' morto un uomo, un uomo molto disordinato... ♪ »

    Una voce squillante di fanciullo risuonò allegra e tonante per il vuoto corridoio del Nido degli Angeli, proveniente da ogni luogo e nessuno, intonando con spensieratezza una filastrocca macabra che strideva con la sua presunta giovane età, appesantendo l'atmosfera di quel luogo con un presagio senza nome.

    « Quando hanno cercato di metterlo in una bara
    non sono riusciti a trovare un suo dito... ♪
    »


    Con la rapidità improvvisa con cui cambia il vento, le risate vennero meno -sostituite da un denso silenzio che echeggiava di quel ritornello-, e il tepore della bella e assolata giornata primaverile che aveva salutato l'Est quella mattina sembrò sfumare istantaneamente nel grigiore di una sera autunnale.

    « La sua testa era sotto il letto, le sue braccia e le sue gambe
    erano sparse nella sua camera... ♪
    »


    Il testo della canzoncina cozzava con quella voce infantile come una nota stonata in una sinfonia; l'ombra di follia che aleggiava in quelle parole come una presenza fisica nell'aria spiccava vivida in quel santuario dell'innocenza come una macchia di sangue sulla neve immacolata... e c'era qualcosa di innaturale e sbagliato in tutto questo. Sbagliato come la tua presenza lì.

    « Sei diventato alto, piccolo Sionn... e vecchio. »

    La voce -finalmente una vibrazione fisica e concretamente identificabile- provenne da una delle nicchie alle spalle del visitatore; se si fosse voltato, il Necromante avrebbe trovato proprio lì il suo interlocutore, serenamente seduto a gambe incrociate sul piedistallo di una delle statue: i corti e folti capelli castani , gli occhi grigi dalla saggezza antica e dall'enigmatica follia, il volto imberbe e spensierato, e il corpo esile, eternamente sospeso in bilico tra una fanciullezza precoce e una maturità tardiva... Il Fantasma di Miséricorde non era cambiato affatto.

    jpg
    « ...ciò non di meno, è bello rivederti dopo tanto tempo. ♥ »
    cinguettò ancora Bess, modellando il faccino in un sorriso
    « Ora devo chiamarti “Fratellone”...! ♪ »


    Non-Vita ~ Death Shall not Touch Me

    Bess è un vampiro, cosa che lo colloca tra le oscure schiere dei non-morti, spiriti dannati che calpestano la terra infestando i corpi che li racchiudevano in vita; così vuole la leggenda, ma che il suo corpo sia un cadavere è più di una diceria: di fatto, egli non respira, non cresce né invecchia, e il suo sostentamento non ha bisogno di cibi, bevande o riposo... ad eccezione del sangue -unico tonico per la sua condizione- e del torpore in cui talvolta cade nelle più assolate ore diurne.
    I suoi processi biologici risultano interrotti, e le sue spoglie mortali appaiono congelate nell’età del suo trapasso, in qualche modo sospese al di fuori del flusso temporale: le sue fredde e pallide membra non patiscono il gelo, il suo cuore non batte rendendolo in tutto silenzioso e furtivo come un gatto, la sua presenza non emette aura percepibile con gli Auspex, il sistema nervoso ha sviluppato una condizione permanente d’insensibilità al dolore, e veleni e malattie non gli provocano alcuna alterazione (gli effetti vengono annullati al costo di uno slot e di un consumo adeguato di energie).
    [size=0]
    [Ipotermico + Furtività + Assenza di Aura + Insesibilità al Dolore + Tech Variabile contro Veleni e Malattie]



    Edited by Madhatter - 18/11/2014, 17:22
     
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    Sionn1
    Non l'avrebbe udito arrivare, anche potendo attingere ad una piena consapevolezza d'ogni anima, candida e pura, presente in quel luogo ameno. No, lui no, non avrebbe mai potuto sentire la sua presenza alle spalle, consolato dall'unica certezza che difficilmente avrebbe fatto male a chiunque, senza un motivo particolare. Sionn, quel motivo, mai l'aveva dato, né probabilmente l'avrebbe dato. Domatore di anime e di esseri maledetti, ma ancora troppo debole per sondare le realtà di certi spiriti. Avrebbe potuto evocarlo chiedendo udienza, forse, sapendo fosse lì, intingendo di sangue di qualsiasi bambino gli anelli alle sue dita. Ma perché tanto disturbo?

    Anche nascondere quel formicolio insofferente, che al sentire il debuttare di quella voce alle sue orecchie è cresciuto dalla punta del suo cuore sino a ramificarsi nei nervi dalle spalle al petto, frustrando Sionn, il cui autocontrollo e la cui vuotezza servirono a non alterare il suo sguardo. Ma ciò che non avrebbe sussurrato il corpo e la mente, l'avrebbe sussurrato quel libro, ancora contenitore incompleto di qualcosa che il Necromante avrebbe davvero, davvero voluto liberarsi. Quindi, anche quello era difficile da nascondergli. A tenerlo di buon umore è la sua metereopatia al contrario. L'oscurarsi del cielo da una stagione in cui tutto nasce ad una in cui il lento decadimento regna, rincuora il Necromante e combatte la sua subitanea frustrazione con del quieto buon umore.
    Poggia una mano dinnanzi alla porta, poi si schiarisce la gola, dando ancora le spalle alla voce ed a sua volta risponde all'invito. Nella voce del Necromante c'è armonia, c'è perfezione tecnica. Ma la dolcezza, il sentimento, sono del tutto assenti in quella che diviene una performance dell'unica cosa in grado di smuoverlo , in tenera età, in tributo all'unico essere in grado di indurlo ad una parvenza di sorriso con le filastrocche che Sionn in gioventù amava tanto e che sembravano sempre e sempre nuove.


    Sionn: "Suo figlio più attento/al funerale..."

    Si volta e gli occhi verdi sembrano infinitamente spenti a Bess, che li aveva conosciuti ricolmi, pur di una inquieta e rabbiosa insoddisfazione e frustrazione. Come se quel che potesse sentire dall'uomo dinnanzi a sé, non possa essere riconducibile alle sue iridi.

    Sionn: "... al sacro saluto/spinse la madre..."

    Dopo che Bess avesse risposto o meno, non avrebbe importanto. Sionn avrebbe atteso ed in seguito il Necromante, educato, s'inchinerà, riconoscendo la superiorità dell'essere che ha di fronte. Per quanto il Rinnegato e l'Assassino, sia ben cosciente da quale parte della barricata sia il Malkavian Bess. Il tono leggero non cambierà dal solito, funereo, ritmo.

    Sionn: "Incredibile quanto sia in grado un solo verso udito in gioventù di scaldare un cuore. Decisamente ragguardevole ed interessante il suo effetto. Un piacere rivederti Bess, ma non appellarti a me in tal guisa... sarebbe fuori luogo."

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    Il tetro visitatore ristette imperturbabile al suo posto senza tradire alcuna particolare emozione, ma nonostante ciò gli occhi del Veggente notarono il tremito impercettibile che ne scosse l'aura, dipanando una venatura nera che conduceva all'antico tomo che il giovanotto recava con sé... e il sibilante sussurro che da esso spanse nell'aria come un miasma, facendo da contrappunto alla sciarada che prese forma sulle labbra del suo portatore.

    "Suo figlio più attento/al funerale,
    al sacro saluto/spinse la madre..."

    Terminato il fraseggio, Sionn si voltò verso di lui, in attesa... e nel contemplarne gli occhi verdi e spenti, il bimbetto castano dovette constatare che seppur il tempo aveva mutato il suo aspetto e nutrito l'ombra nel suo cuore, il nucleo non era ancora del tutto perso; fu piegando le labbra nell'arco ambiguo di un sorriso affilato, che Bess parve in qualche modo soddisfatto di ritrovare in quel figuro il suo invecchiato vecchio compagno di giochi. E, proprio come in passato, adesso toccava di nuovo a lui: era così che funzionava, il loro gioco.

    « Affranta, la vedova nella fossa | rimirò sconvolta l'amata carcassa,
    gettata alla rinfusa in un'unica massa | come al banco le carni e le ossa... ♪
    »

    recitò con ritmo incalzante, mentre le rime gli cadevano nella mente
    « Col volto pallido e l'aria scossa, | dalla borsa trasse ago e matassa,
    e del corpo flaccido come melassa | ogni pezzo cucì con abile mossa. ♪
    »

    con un movimento fluido, si alzò in piedi sul piedistallo ed eseguì una riverenza
    « Sarà verità che sia solo pazza? | O che l'amore tutto possa? ♪
    Agognerei a volte una risposta... per quanto mi imbarazza. ♥ »


    La chiusura non lo convinceva a pieno, ma... un'assonanza è sempre meglio di nulla.
    Davanti all'inchino di Sionn, al Vampiro sfuggì una risatina:
    sembrava così serio...

    "Incredibile quanto sia in grado un solo verso udito in gioventù di scaldare un cuore.
    Decisamente ragguardevole ed interessante il suo effetto."
    esordì, mentre il piccolo saltava giù dal suo trespolo e atterrava senza un suono
    "Un piacere rivederti Bess, ma non appellarti a me in tal guisa... sarebbe fuori luogo."

    jpg
    « Siamo nel Nido dove sei cresciuto, in mezzo alla famiglia a cui apparteni... »
    cinguettò suadente l'Oracolo di Istvàn, fissandolo con un barlume strano nello sguardo
    « ...credo che non ci sia luogo più adatto di questo, per ricordarti chi sei.
    O cosa sei... Fratellone. »


    Le labbra pallide del Malkavian si incurvarono in un sorriso enigmatico,
    e la scintilla folle che splendeva nei recessi dei suoi occhi sembrò aggiungere

    “...o quel che non sei più.”


    Auspex ~ Verità oltre lo Specchio

    Al momento del trapasso, il Sangue di Malkav opera nell’infante che infetta un processo di Risveglio che si differenzia da quello di tutti gli altri Clan... perché i Figli di Malkav ricordano cosa hanno visto quando erano realmente e completamente morti, e pare sia proprio questa consapevolezza la causa dei loro comportamenti bizzarri -a tratti inquietanti-, una ragione che li ha spinti alla follia, forse troppo grande e troppo sconvolgente, colpevole di aver infranto la loro psiche come uno specchio per trasformarla in un caleidoscopio di manie psicotiche e intuizioni geniali.
    Ma l’aver trasceso i limiti del senso comune ha anche corrisposto ad un superamento di buona parte dei vincoli e delle limitazioni dell’esistenza terrena, conferendo loro un sensibilità tutta particolare a quanto comunemente nascosto ai sensi umani.
    Perché sono le percezioni dei Malkavian ad essersi espanse, abbracciando ora un nuovo grado di realtà: nel caso di Bess, al di là dei normali potenziamenti sensoriali -già verificatisi nella metamorfosi in vampiro-, questo fattore si è estrinsecato rendendo il Lunatico capace di visualizzare le auree che rivestono gli esseri viventi, gli oggetti magici, e gli Spettri incorporei -rinvenendone con un solo sguardo le tracce-, e di riconoscerne natura e stati d'animo dalle varie classificazioni di forma, colore e intensità.
    Quando lo si vede imbambolato e assorto in modo catatonico, oppure sveglio e pimpante a guardarsi intorno freneticamente, non è solo per via delle voci nella sua testa, ma spesso perché -ad ulteriore evidenza della sensibilità esasperata e della consapevolezza profonda, amplificate oltremisura dalla follia- l’acutezza delle sue percezioni gli permette di captare l’aura psichica, astrale, demoniaca e spirituale attorno a sé -nel raggio di 30 metri- con estrema chiarezza e precisione senza neppure bisogno di guardarsi attorno.

    [Visione dell’Aura + Vista Cieca]

     
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    Sionn1
    Sionn rimane statuario nella sua posizione, udendo la risposta del piccolo Oracolo e lasciandosi, per quanto fosse possibile nella sua posizione, cullarsi nei ricordi, purché questi rimanessero dentro una sezione della sua memoria che lui avrebbe potuto rimirare dall'uscio di una porte, dalla veloce ed efficiente chiusura, senza unirsi a quel che oramai, vedeva da lontano, se non con un garbato cenno d'assenso, com'era in quel momento il suo sorriso. Chiuse gli occhi, ascoltando attentamente il proseguire al suo La da parte di Bess e quando li riaprì, al termine del componimento, nessuna magia era avvenuta. Ancora vuoti, anzi svuotati.

    Sionn attende che Bess s'avvicini, rimase fermo ad attenderlo, poiché ricordava che il piccolo spirito vampirico, se avesse voluto Sionn s'avvicinasse, sarebbe rimasto assiso ad una delle mezze colonne confinate all'interno degli absidi. Le sue parole non dicono nulla di nuovo a Sionn, per quanto riguardasse la sua percezione di sé, quanto la percezione Bess avesse di lui, quasi vent'anni dopo. Quelle parole infantili, celano una ben più matura consapevolezza, nell'indagare a fondo la figura del Necromante e quel bagliore alla fine del nostalgico discorso, nei suoi occhi fanciulleschi è un altro invito, anche se non a cantare in risposta e di ben altra fattura. Lo sfiorò la consapevolezza che Bess sapesse cosa Sionn avesse fatto alla sua famiglia, a Fianna, che ricordava amasse anch'essa quelle filastrocche nere, cantandole ad altissima voce e spaventando gli altri bambini e che cercava sempre d'abbracciare Bess, fallendo con un sorriso. Così come l'avvicinarsi, se Bess lo sappia o meno, sarà lui a svelarlo.

    Il Necromante distende le braccia dinnanzi al Malkavian, mentre il sorriso sparisce dal suo volto, ora una maschera di neutralità. Le prime parole sono una continuazione di qualcosa non detto.


    Sionn: "... o quello che mai sono stato... che cosa vedi ora?"

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    Influenzati dall'energia spirituale, anche i membri meno dotati imparano col tempo a vedere gli spiriti. Con un po' di allenamento, riusciranno a vedere le aure fino a 30 metri di distanza: una lieve alone di energia che avvolge ogni essere vivente. Colore e forma di questo alone dipendono da persona a persona, in base alle sue attitudini e potenzialità.
    Basta tenere la mente aperta e fare qualche esercizio di meditazione.
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    In piedi in mezzo al corridoio che portava ai dormitori, il Malkavian intrecciò le mani sulla nuca in un gesto distratto, sostenendo lo sguardo vacuo del Necromante senza mostrare alcun disagio; con la solita disinvoltura, il bimbetto sfoggiò sul viso imberbe la sua allegra maschera di infantile candore... e lo fece nonostante la smorfia sulle labbra di Sionn -solo una cortese ed incolore parodia di un sorriso- fosse appena venuta meno. O, magari, in realtà fu proprio per quella ragione.

    "... o quello che mai sono stato... Che cosa vedi ora?"
    commentò il giovanotto, tendendo verso di lui le braccia

    « Un bambino alto che gioca ancora con le ombre, senza aver compreso come non sporcarsi. »
    rispose il Veggente, con naturalezza e un'alzata di spalle; la voce, quasi annoiata
    « ...ma per quello serve una certa abilità e una forza non comune. »

    Con le movenze saltellanti che gli erano tipiche, in cui ogni gesto sembrava un passo di danza, Bess affiancò e superò l'oscuro visitatore per fermarsi davanti all'ampio finestrone del corridoio, che si affacciava sul cortile interno del palazzo; le manine si arrampicarono fino alla maniglia, e una volta che la sicura fu sganciata, le dita sottili e affusolate dettero una leggera spinta alle imposte, che ruotarono verso l'esterno, scivolando silenziosamente sui propri cardini... e, immediatamente, il gelo che era rimasto ad aleggiare immobile tra loro venne meno.

    Il vento tiepido e profumato della Valle si spanse per quel varco
    insieme al vocio allegro dei bambini -scesi a giocare-,
    all'eco delle loro risa spensierate, e...
    alla voce dolce di una fanciulla.

    jpg
    « ...ti ringrazio davvero tanto per il disegno che mi hai fatto...! »
    gratificò la Dama Azzurra con voce dolce, carezzando la testolina del bambino
    « E' proprio bellissimo! Sei molto talentuoso...! »

    Facendo leva sul parapetto con le braccia sottili, il Vampiro richiamò le ginocchia in alto con un balzello e si appollaiò sul davanzale, puntellando i gomiti ossuti sulle rotule e prendendosi il visetto imbronciato tra le mani; nel contemplare la scena che stava svolgendosi al pian terreno, le iridi color ardesia indugiarono con un certo cruccio e un vago dispiacere sulla chioma cerulea dell'Alfiere Orientale, e persino con una punta di stizza quando si soffermarono sul bimbetto che ella stava stringendo tra le braccia.... Il posto dove più avrebbe desiderato trovarsi - l'unico dove non poteva andare.

    Perché non c'era posto per lui, lì, ma quella non era certamente una novità: Bess apparteneva alla schiera dei dannati, dopotutto, ed era un'anima corrotta né più né meno di Sionn... e quello era il motivo per cui non si avvicinava mai a lei; vero era che Kalia non lo avrebbe scacciato di certo, ma il senso di colpa per essere quel che era, il timore di farle del male, e l'istinto di rifuggire la forza sacra che ella irradiava -un nemico naturale, per lui- erano motivazioni più che valide per persuaderlo a tenersi sempre costantemente celato ai suoi occhi.

    « Sarebbe meglio se non ti vedesse in questo stato, Fratellone...
    Le faresti pena. »


    Dopo un momento, il mormorio del Veggente si librò assorto fino a raggiungere le orecchie del suo interlocutore, e seppure le sue parole furono rivolte al Necromante, lo sguardo di quelle iridi grigie come le nubi non si allontanò dalla Sacerdotessa neppure un solo istante.

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    « E poi... non voglio che porti quel brutto libro vicino a lei. »

     
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    Finestra



    Sionn non raccoglie la frecciatina, che dopotutto fa parte del modo di giocare di Bess. Ha avuto modo di conoscere il Malkavian, essendo stato per anni in quel buco verdeggiante e la sua intelligenza è sempre stata più quieta rispetto a quella degli altri bambini, ma tra le tante conservava l'abilità di andare più a fondo della superficialità naturale della sua età. Dopotutto, Sionn riconosce a sé stessa la sua vera natura e funzione. Lui, su due gambe, non porta un peso, bensì un vuoto, atto all'attraversamento di entità più o meno potenti, avanscoperte di Imperatori e Signori di piani ben diversi da quelli visti da lui sinora su Endlos. Quindi, sporcarsi di quelle ombre era impossibile, tuttavia, non dette mai noia a Sionn l'esserlo e sarebbe il caso di puntualizzarlo.

    In procinto di parlare, viene bloccato dall'azione del ragazzo, che, intuisce il Necromante, è volta ad ignorarlo momentaneamente. Non s'offende neanche per questo. Anzi ha sempre considerato che parti del suo cervello, non intaccate dall'anatema del Vampirismo, si fossero naturalmente atrofizzate allo stadio di crescita in cui si fosse bloccato, così come la sua anima è cresciuta, da una tabula rasa perfetta. Deficit d'attenzione, iperattività e tutto ciò che conseguiva l'aver come gabbia un giovane corpo. Avesse ragione o meno nella generalità della situazione, stavolta Sionn si sbaglia. V'è una precisa ragione per cui Bess ha spalancato quelle imposte. Sionn sta per proferire verbo, quando la consapevolezza lo blocca e lo gela.

    La sua voce.


    Sionn s'avvicina a passi lenti e gravi alla finestra, ignorando la posizione fanciullesca di Bess e si affaccia dall'apertura, ad un cortile rigoglioso nella sua flora, troppo distante perché lui avesse potuto percepire l'aura di lei. Cortile il quale, per altro, ricordava tanto Sionn quello di giusto un ciclo di sole fa, la sera, quando la sua prima vera blasfemia contro l'Est s'è compiuta e gloriosamente. Ma non basta. Lei è ancora gaudiente a coccolare i suoi prediletti.


    rsz_sionn2



    Sionn appoggia una mano al marmo di una delle colonne accanto alla finestra, che pur fredda, mai lo sarà quando la sua mano. Le nocche, se possibile, sia della mano appoggiata alla colonna, che a reggere il suo prezioso grimorio. Segno di una presa più ferrea, segno che il corpo li sta stringendo. Gli occhi rimangono spenti, non si può far nulla per essi, giusto un lieve lampo li attraversa, mentre l'espressione dice tutto: un cane rabbioso ad un collare di limitazioni che egli stesso si è imposto. Eppure lei è così vicina. Potrebbe azzardare di tentare di ucciderla con le sue mani... ma no. Lei è troppo potente e risulterebbe solo in un'inutile disfatta.
    Vederla tra i suoi figlioli, pensare che anche lui fosse uno di essi, ed al contempo non lo sia mai stato, sono considerazioni che stringono ciò che rimane del cuore del Necromante. La colpa, non avendo altro su cui riversarla, viene tutta ributtata su quello scricciolo dai capelli cerulei e sorridente. Senza saperlo, condivide con Bess uno sguardo di stizza ed invidia per il bambino tra le braccia dell'Alfiere dell'Est in quel momento.
    Potrebbe azzardare di tentare di ucciderla con le sue mani... ma no. Lei è troppo potente e non è questo il modo di fare le cose per il Necromante. Dovrà avere soddisfazione da colei che mai l'ha salvato, che ha permesso, nella sua onnipotenza, nascesse così, che mai le diede un singolo perché per quel nucleo nero che rigurgita sé stesso al centro della sua anima, ora strappata dal corpo. Lei che non l'ha salvato dal prendere quel libro. Non è così benevola come crede d'essere e Sionn avrà piacere a dimostrarglielo, potesse costare la sua vita. Sarebbe morto con un volto angelico, il suo volto angelico, deformato dalla furia e dall'odio. Mai morte sarebbe potuto essere più dolce. Dopotutto è facile tirare conclusioni affrettate ed attendersi qualcun'altro possa salvarci.
    Le parole del Vampiro accanto a lui lo scuotono, in qualche maniera, dai suoi oscuri pensieri, ma Sionn non è in grado di distogliere gli occhi da quella figura che risplende di luce proprio, contrapposto al suo piccolo concentrato di tenebre, dove quella luce, mai è riuscita a giungere.

    Ancora una volta, da buon fratellone, non raccoglie le provocazioni, anzi, potrebbe osare pensare in un quieto sollievo nel sapere che questo dolore melanconico è condiviso, sebbene con modalità prettamente opposte. Finalmente il Necromante proferisce parola, ma il tono elegante e garbato si colora e stona con una nota d'insofferenza... o di sofferenza?


    Sionn: "Non è mia intenzione. Né farle pena. Forse un giorno, al pieno delle sue potenzialità, il tuo desiderio, purtroppo dovrà essere infranto e lei vedrà questo grimorio. Per farle sapere ciò che ho dovuto subire, per questi venti lunghi anni. Vedi, Bess, tu mi comprendi oserei dire, proiettando la tua insoddisfazione su di me. Ma è tuo diritto. Stiamo guardando la medesima scena, con ugual sentimento, che si riflette in due vie diverse d'esprimerlo. Quale sia la più giusta è a me sconosciuto."

    ***

    Misericorde
    Parco



    Sionn1
    Aveva corso. Gli dei soli sanno quanto avesse corso, prima al posto di guardia, dove aveva vuotato di lacrime i suoi occhi e lacerato di urla la sua gola. Ma da lì l'avevano mandata ad avvertire la persona che più di tutti avrebbe dovuto essere informata di quel terribile avvenimento. Ancora stentava a credere fosse realmente avvenuto. Quel sangue, quelle morti, quell'immagine orribile. Non si meritavano questo, avrebbe trucidato il maledetto in grado di perpetrare quell'orrenda strage a persone dal cuore tanto aperto.

    Glielo doveva, doveva vendicarle in qualche modo. Sarebbe partita in quel momento stesso, ma la gravità della situazione le impone di rispettare certe procedure che in ogni società civilizzata vanno rispettate. I cadaveri inoltre non erano freschi, una notte almeno doveva essere passata, le abilità della sua "razza" le consentono anche questo. D'intuire queste cose ad occhio. L'abilità sopravvivenza nel suo piano era qualcosa con cui nascere. Forse per questa sua empatia col mondo attorno a sé era stata presa dal nobile signore come apprendista. Ma ora, non sarebbe importato più. Il mondo che s'era costruita lì era morto e solo una persona poteva aiutarla.

    Entra in Misericorde e nota immediatamente con suo immenso sollievo non vi siano bambini. Avrebbe preferito nessuno la vedesse in quel pietoso stato. Chiese ad alcuni inservienti dove potesse trovare la Dama e fu rimandata ad un parco al centro del complesso del Nido. Questi le diedero dei panni freddi per lenire il bruciore e fazzoletti per asciugare il sudore, invitandola a riposare qualche attimo su delle panche. Ma lei non può aspettare. Ringraziando di cuore per il ristoro, continua la sua cerca verso la direzione indicata. Quando tramite un corridoio laterale giunse allo spiazzo dove un manipolo ben fornito di bambini era tutt'attorno alla figura della Lady. Non l'aveva mai vista lei, era bellissima. Quasi si sentiva indegna dinnanzi a tanto splendore, nel presentarsi. Anche in condizioni normali. Le avrebbe fatto pena. Non avrebbe voluto avvicinare quel brutto muso a lei. Cerca di sistemarsi i capelli, scompigliati dall'esserseli strappati davanti ai corpi e passò più volte le mani olivastre sugli occhi, come potesse renderli bianchi. Poi si sistemo le vesti, normali vesti dell'Est, un regalo.

    Quando s'avvicina al nutrito gruppo i bimbi si volta a vedere la strana figura. Una ragazza, dalla carnagione creola e con lunghi capelli castani. Attraverso gli occhi vi era un lunga striscia, un tatuaggio vermiglio come fosse una fascia aperta solo sulle iridi. Alta ed esile, cercò di sorridere ai fanciulli che la guardavano, prima di rivolgeri a Kalia. Era cosciente i suoi occhi fossero ancora rossi ed i capelli scompigliati ed in disordine. Ma c'erano precedenze in questo momento difficili da non considerare. Parla cercando di sorridere, ma la voce è rotta dall'ansia.


    Visitatrice: "Mi- Milady... la saluto... sono Tannilla."

    Inchinatasi per rispetto, attende che la Lady risponda, per poi continuare.

    Tanilla: "Una... una parola, Milady, è possibile? Una questione urgente."

    Edited by Mordreth - 25/11/2014, 01:13
     
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    Quando la voce della Dama raggiunse il suo orecchio, un gelo interdetto si irradiò nello spettro di colori -tetri e lugubri- che danzavano sull'aura di Sionn, ma fu con la stessa espressione apatica di sempre che il visitatore si accostò lentamente alla finestra... rimirando con occhi verdi e vacui ciò che -invece- sembrava mettere in tumulto i suoi pensieri.

    "Non è mia intenzione. Né farle pena. Forse un giorno, al pieno delle sue potenzialità,
    il tuo desiderio, purtroppo dovrà essere infranto e lei vedrà questo grimorio."
    replicò il Necromante dopo un lungo istante di sofferta contemplazione
    "Per farle sapere ciò che ho dovuto subire, per questi venti lunghi anni."

    Il bimbo non rispose; solo, un sorrisino enigmatico e sornione -come quello di un gatto- ridisegnò la linea delle sue labbra pallide quando volse le iridi bigie nella sua direzione, fissandolo di sottecchi con l'aria soddisfatta di chi sembra conoscere qualche segreto che agli altri è ignoto.

    Dopotutto, il fatto che il Fratellone avesse annunciato il suo proposito di andar contro la sua volontà non lo preoccupava realmente... perché davvero molto tempo sarebbe dovuto trascorrere, prima che egli trovasse il coraggio
    -e soprattutto la forza- per strisciare fuori dalle ombre in cui si era nascosto a sé stesso e alla mano che gli sarebbe altrimenti stata tesa, e presentarsi incensurato al cospetto di Kalia.

    "Vedi, Bess, tu mi comprendi oserei dire, proiettando la tua insoddisfazione su di me.
    Ma è tuo diritto. Stiamo guardando la medesima scena, con ugual sentimento..."
    proseguì il Fratellone, con osservazioni sveglie solamente a metà
    "...che si riflette in due vie diverse d'esprimerlo. Quale sia la più giusta è a me sconosciuto."

    jpg
    « . . . »

    Fu allora che il messaggero si affacciò nel cortile, per dirigersi senza esitazione dall'Alfiere...
    e -in silenzio- l'Oracolo di Istvàn sollevò lo sguardo verso il cielo terso, e rimase assorto a rimirare la linea remota dell'orizzonte, in attesa che i suoi sensi sovrannaturali carpissero distrattamente la notizia di ciò che l'Arazzo aveva già disegnato nella sua mente -
    con vividi toni di rosso e di nero.

     
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    Passando un'ultima carezza sui suoi morbidi ricci scuri, la donna salutò Samuel, e mentre gli occhi di zaffiro seguivano il piccolo per il tratto di cortile che lo separava dal gruppetto con cui avrebbe cominciato a giocare a palla -non appena si fossero divisi in due squadre-, le manine bianche di Miriam la tirarono per una manica, reclamando la sua attenzione.

    Con un sorriso gentile a sbocciarle sulle le labbra -rosse come petali di fiore-, la Dama Azzurra abbassò lo sguardo blu su quel visetto bianco da cui occhioni sbarrati in un'espressione colma di attenta aspettativa la guardava dal basso, e accettò con un moto di lieta sorpresa il fiore selvatico che le stava venendo porto; stavolta, riuscì anche a deporle un bacio sulla fronte, prima che la piccola scappasse via senza spiccicare una parola – come, d'altronde, era sempre solita fare... Perché per qualche ragione, pur non avendo nulla che non andasse,

    la bambina si rifiutava di parlare.

    Nel via vai di persone che animava ogni giorno le mura del Nido degli Angeli, Kalia non si accorse immediatamente della sconosciuta che aveva fatto il suo ingresso nel cortile per là soffermarsi; dopotutto, tra bambini e ragazzi di ogni fascia d'età, genitori o parenti giunti per accompagnarveli o per riportarli a casa, le Vesti Blu di Palanthas che si occupavano della struttura come insegnanti ed educatori, e i forestieri in visita per la città, era quanto mai comune incontrare qualche volto nuovo.

    Tuttavia, quando la presenza si fece più vicina, Thomas interruppe a metà la storia che le stava raccontando con una dovizia di particolari tanto numerosi quanto disordinati, e -insieme ai suoi- molte paia di occhi di bimbo si voltarono in quella direzione, schiudendo le boccucce in vocalizzi affascinati o in commenti curiosi, tanto innocenti quanto indiscreti; voltandosi a cercare l'origine di tanto interesse, quel che le iridi blu della Castellana trovarono fu una giovane dalla pelle d'ambra e i capelli castani, con un tatuaggio a coprirle la zona degli occhi rossi -come una benda scarlatta-, intenta a rivolgere un sorriso labile a quel curioso pubblico.

    L'Alfiere non la conosceva, ma quella fanciulla aveva l'aria provata e scossa, e l'empatia della guaritrice -insieme al suo occhio clinico- individuò senza esitazione le anomalie nell'aura che la circondava: i suoi modi erano controllati, ma qualcosa in lei tremava con l'agitazione di un mare in burrasca... o di una creatura ferita, e Kalia capì che aveva bisogno di aiuto prima ancora che ella schiudesse le labbra per rivolgersi a lei con un tono che mascherava solo blandamente la sua angoscia.


    "Mi- Milady... la saluto... sono Tannilla."
    principiò quella, esibendosi in un leggero inchino
    "Una... una parola, Milady, è possibile? Una questione urgente."

    La Regina dell'Est le rispose con un sorriso rassicurante e un lieve cenno di assenso col capo, che fece danzare attorno al volto eburneo le lunghe ciocche cerulee, che scivolarono oltre l'esile linea delle spalle come rivoli di acqua corriva; poi, si alzò dal muretto di pietra che aveva fatto suo seggio, e si rivolse a tutti gli abituali avventori del Nido degli Angeli.

    « Piccoli, vi prego di perdonarmi, ma... giocheremo un'altra volta... »
    si scusò con loro la Dama Azzurra, eseguendo una riverenza di congedo
    « ...ora devo parlare con la mia amica Tannilla. »

    Alcuni faccini si imbronciarono per la delusione, e qualcun altro sbuffò il proprio malcontento, ma nessuno pronunciò una sola parola di protesta; dopotutto, i genitori, gli insegnati e anche i compagni più grandi gli avevano sempre spiegato che -essendo una persona tanto importante- a Kalia non lasciavano mai troppo tempo per giocare... e poi, dal momento che la donna era solita farsi perdonare con torte, biscotti o qualche altro regalo, nessuno la prese troppo a male nel disperdersi per tornare agli ordinari impegni della giornata.

    Rimaste sole, la Castellana riportò le iridi di zaffiro sulla giovane per cercarne lo sguardo, e seppure le labbra rosse e ben disegnate si piegarono in un lieve sorriso, il suo viso di porcellana non faceva mistero della sua premurosa preoccupazione.


    jpg
    « Preferirei discorrere in un posto più riparato... ma non mi sembrate in buona forma. »
    esordì, rivolgendole la parola con una pacatezza quanto mai doverosa in quelle mura
    « Sedete con me e raccontatemi tutto. »



    gif

    Poteri Passivi

    Auspex – Occhio del Saggio
    La vista mistica della Dama Azzurra è in grado di discernere le energie vitali attorno a lei -solitamente invisibili ad occhi umani- riconoscendo le emissioni spirituali di esseri umani dotati di particolari poteri e quelle di creature soprannaturali quali fantasmi, angeli, demoni, e un vasto numero
    di altre entità ultraterrene...
    Che siano incorporee o celate in aspetti tangibili, non fà differenza: gli occhi della fanciulla sanno focalizzarsi sulla verità per scoprire i travestimenti magici, snudare la verità offuscata da illusioni e resistere alle manipolazioni mentali.
    La spiccata empatia di Kalia le permette di interpretare i colori delle auree che vede per comprenderne lo stato d'animo, e se il destinatario è consenziente, elle potrà proiettare i suoi pensieri in quelli di un altro o in un oggetto per trasmettergli visioni, ricordi o emozioni.
    [Visione dell'Aura | Difesa Psionica | Difesa Illusoria]


    pngKoe - Richiamo della Sirena
    L'impatto che la sua presenza esercita su quanti la rimirano è ancor poco rispetto al miracolo che ella può compiere con una parola, per il semplice fatto che la dolcissima e incantevole voce della Dama par sciogliersi nell’atmosfera, diffondendosi nell’aria come un estatico profumo, trasformando ogni frase conciliante in armonia e luce, e ispirando rispetto, saggezza e autorità quando si trova ad esprimere un’opinione o un comando.
    A causa dei ruoli politici che è sempre stata chiamata a rivestire, Kalia ha dovuto -per forza di cose- imparare a farsi ascoltare: affiancando l’arte oratoria alla sua splendida voce, i suoi interventi risultano incredibilmente incisivi, perché chiunque la oda non può far a meno di trovarla magnetica e persuasiva, e quel che dice suona talmente ragionevole, gradevole, e giusto da catturare l’attenzione degli interlocutori, che difficilmente si negheranno il piacere di prestarle udienza.
    [ Voce Ammaliatrice ]


    Lilium - Essenza di Nostalgia
    Per qualche misterioso e arcano motivo, una tenue ma persistente fragranza pare avvolgere la Dama Azzurra ovunque ella sosti o vada; la sua pelle, i suoi capelli, i suoi abiti... tutto di lei pare emettere un dolce profumo di gigli, che segue i suoi passi come una scia e le si spande gentilmente intorno entro un raggio massimo di 10 metri, sortendo effetti rasserenanti su quanti la circondano.
    L’effluvio floreale sembra ispirare negli altri pensieri nostalgici e dolcemente malinconici, spesso legati alla regressione verso i propri ricordi di infanzia, evocando sentimenti romantici e teneri che rafforzano il senso di pace che la delicatezza e la gentilezza di Kalia generano nel prossimo.
    Se le circostanze lo permettono, è anche facile che l’essenza di gigli concili il sonno.
    [ Aura Conciliante ]


    Sancta – Aura di Devozione
    Gentile come un angelo, Kalia possiede un aspetto puro e pio che rende particolarmente carismatica la sua figura: l’attrazione e il senso di tranquillità che promana è abbastanza forte da far scordare ogni negatività con un solo sguardo, spingendo a condividere sentimenti angosciosi per l’inconfessato e inconfessabile desiderio di liberazione, così come un suo gesto compassionevole può spezzare la prudenza o la paura. In questo modo la giovane sa comprendere i motivi –e le emozioni- che animano il suo interlocutore, dissuaderlo da atti di forza, e farlo ragionare... sebbene è anche possibile che la sua presenza provochi emozioni forti, persistenti e non sempre controllate.
    Questo suo involontario ascendente consente di influenzare un’intera folla nello stesso momento, giacché non è necessario che Kalia compia alcunché oltre a mostrarsi, e trascende qualsiasi razza, genere, religione, classe sociale e soprattutto natura soprannaturale: non è indispensabile incontrare i suoi occhi, basta posare lo sguardo sulla sua figura e trovarsi nel raggio di 10 metri da lei.
    [Aura di Charme]


    Alcar Valaron - Gloria delle Potenze
    "...Ora avvenne che le Potenze di Arda, che pure erano consce della sorte del loro Maia Faerglir, volessero inviargli un dono, per sostenerlo nei momenti in cui ogni persino la luce della ragione e della verità non fosse risultata abbastanza brillante da trafiggere le tenebre del dubbio e del falso. Molto, infatti, l'Uno teneva a cuore lo spirito del garante e quando questi si dipartì da Ennor grande sofferenza gli pervenne, esulando, quell'evento, dall'antichissima musica degli Ainur; per volere di Eru Ilùvatar nuova forza crebbe nello Zero, ché il Destino lo permise, e ciò che nel cuore del Mondo si ammantava di menzogna avrebbe emesso un suono strisciante, che solo l'orecchio dell'Eterno avrebbe colto..."
    Ciò che le Potenze donarono ad Eru Elen Amarth -e che lui, attraverso il ciondolo ha donato a Kalia- non è altro che la capacità di discernere il vero dal falso; infatti, in un area di 10 metri di raggio ogni menzogna pronunciata da qualunque creatura produrrà, alle orecchie della Dama un sibilo, lo stesso emesso dai serpenti. Come ogni altra passiva, sulle creature protette da particolari abilità o tecniche, Alcar Valaron non sortisce alcun risultato.
    [Riconosce le Bugie] derivato da "Henrind"


    Synchro - L'Eterna Iridescenza
    Destinato a non godere di una particolare sfumatura di carattere, il Destino ha fatto sì che Amarth potesse provarle tutte, senza però trattenerne nessuna: questa è l'origine di ciò che spesso egli chiama "Synchro"...
    In un'area di 5 metri di raggio, ogni singola sensazione presente verrà percepita ed attirata dal monile del Guardiano; una volte penetratevi, l'iridescenza che sempre lo contraddistingue cesserà, e il ciondolo si tingerà del colore che ogni emozione rappresenta; eppure, ben poco queste vi dimoreranno, perché il pendente non potrà trattenerle: solitamente, infatti, Synchro farà sì che ogni percezione venga restituita all'ambiente, inducendo chiunque si trovi nell'area di influenza a provare ciò che il Guardiano ha captato... ma poiché Hênrind si combina diversamente con la sua portatrice, l’effetto verso l’esterno sarà solo quello di riprogettare sentimenti positivi, purificati dall’aura della Dama Azzurra.
    [Diffusione di Sentimenti Positivi] derivato da "Henrind"

     
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    Sionn1
    Non cerca minimamente di rispondere in maniera compassionevole ai poveri bambini, i quali magari avevano atteso per giorni e giorni quel momento, di stare con la Lady Azzurra e renderla fiera del lavoro che stavano, per lei, facendo e ne riempirla di orgoglio nel vederli crescere grandi e forti. Non è cattiveria. Sono le forze a venirle meno, nonostante l'abbiano sin là sorretta. Dividerle anche per consolare quei ragazzini, per quanto potrebbe essere un suo nuovo istinto, sviluppato ad Est tramite insegnamento, non le gioverebbe. Ha una missione da compiere, nel rispetto della loro memoria. Non crollerà proprio adesso.

    Attende che la giovane folla defluisca, guardando al suolo e cercando di raccogliere i pensieri, per quanto male possano fare, per quanto sarà difficile trasporli a parole. Poi, ancora udendo parole dei bambini in lontananza, alza lo sguardo alle parole della sua Lady, intuendo fossero finalmente da sole al centro di quel parco. Ancora prima che la sua voce soave la raggiungesse, si accorse come esse fossero da sole. Alza lo sguardo verso l'Alfiere, grazie alla sua voce ed a quel tenue e penetrante profumo dei prati d'estate, così esotico per la sua terra fatta di deserti aridi, così bello ed inebriante, che pur senza cancellare il dolore straziante, la indurrebbe ad un pianto liberatorio sul grembo di quella figura così angelica. Ma non sarebbe caduta tanto in basso. L'orrore è enorme e l'Alfiere stesso le da la forza affinché lei non cada nel suo vortice.

    Si avvicina, con passo incerto e tremante e si siede accanto alla Dama Azzurra, a rispettosa distanza, più di quanto vorrebbe, e giocando nervosamente con le mani, da stringerle talvolta tanto da rendere le nocche ambrate bianche. Poi comincia e gli occhi castani fuggono di qua e di là, pur cercando sempre di tornare a quelli della sua signora. La voce è ferma, ma trema per lo sforzo.


    Tanilla: "Io sono Tanilla... ma... lo sa già. Lei conosce i Brandubh? La famiglia del druido Brian Brandubh, la donna Seilla Brandubh e la loro figlia Fianna... aveva studiato l'arte della musica qui a Misericorde sin da bambina... li... li conosce?"

    Qualunque sarebbe stato il responso, avrebbe continuato. Ancora una volta, altre emozioni ben più pressanti avrebbero lasciato il posto alla delusione o al compiacimento che lei li conoscesse o no. L'austero ma buono vecchio, la gentile signora e la sua cara amica Fianna.

    Tanilla: "Beh... sono Merovisha, ero una sciamana e brigante prima che Brian... Messer Brandubh mi portasse con sé e mi prendesse come apprendista ed aiutarmi a praticare il mio sciamanesimo nella retta e giusta via. Ogni giorno andavo lì. La mia nuova... nuova famiglia..." Abbassa lo sguardo.) "Stamane sono... sono andata alle mie pratiche magiche, come avevo... avevo sempre fatto e Fianna non suonava... poi nessuna voce... e... non erano in casa... sono andata nel giardino ed ho trovato... ho trovato..."

    Gli occhi si spalancano. Due oasi di bianco in un mare di rosso... proprio come stamattina. Il respiro si fa irregolare, ansimante e frenetico e solo la presenza autorevole e taumaturgica di Lady Kalia sembra evitare che la mente della giovane vada in pezzi del tutto.
     
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    Con la lentezza assorta di chi è fisicamente presente ma ha la mente altrove, rapita da pensieri oscuri e pesanti come una pietra tombale, la giovane Tanilla raccolse l'invito della Dama Azzurra e -avvicinatasi con passo incerto- le prese posto accanto, sedendo sul muretto della fontana.

    "Io sono Tanilla... ma... lo sa già. Lei conosce i Brandubh?
    La famiglia del druido Brian Brandubh, la donna Seilla Brandubh e la loro figlia Fianna...
    Aveva studiato l'arte della musica qui a Misericorde sin da bambina... li... li conosce?"
    con preoccupazione ad adombrarle il volto, Kalia annuì senza interromperla
    "Beh... sono Merovisha, ero una sciamana e brigante prima che Brian... Messer Brandubh
    mi portasse con sé e mi prendesse come apprendista per aiutarmi a praticare il mio sciamanesimo nella retta e giusta via."

    In silenzio, la Castellana ascoltò quel racconto, sentendo crescerle nella mente un oscuro presagio per la sorte di quella famiglia -che ricordava bene- e per le sofferenze di quella ragazza, che con tanta evidenza trasparivano dall'evadere nervoso del suo sguardo color nocciola -che pure tornava alle iridi di zaffiro della donna come onde di risacca sulla battigia- e dalla presa spasmodica con cui le dita -che le riposavano inquiete in grembo- ghermivano la stoffa con tanta forza da farsi sbiancare le nocche.

    "Ogni giorno andavo lì. La mia nuova... nuova famiglia...
    Stamane sono... sono andata alle mie pratiche magiche, come avevo... avevo sempre fatto e..."
    sopraffatta dal dolore, la fanciulla tacque un istante e abbassò lo sguardo
    "...e Fianna non suonava... poi nessuna voce... e... non erano in casa...
    Sono andata nel giardino ed ho trovato... ho trovato..."

    jpgCon uno spasmo sofferente, la giovane shamana sbarrò gli occhi, e il suo respiro si spezzò in un'irregolare cacofonia di affanni e rantoli: stava iper-ventilando, e presto sarebbe entrata in stato di shock... per questo, per quanto fosse importante scoprire quale fato terribile si fosse abbattuto sulla famiglia Brandubh, in quanto medico Kalia ritenne priorità assoluta il fermarla.

    « Tanilla, per favore... »
    mormorò gentilmente, prendendole la mano in una presa salda e delicata
    « Non sforzarti... »

    Con un movimento fluido e agile, rapida e aggraziata come il correre delle increspature sull'acqua, la donna cerulea si alzò e raggiunse la visitatrice, cingendole la testolina tra le braccia flessuose e stringendola lentamente e delicatamente al petto morbido, con la rassicurante tenerezza e la protettiva premura di una madre, nella speranza di arrecarle almeno un po' di conforto.

    « Se parlarne è troppo doloroso, non farlo:
    posso vedere il resto attraverso i tuoi occhi, se me lo consenti... »


    Se la giovane le avesse dato il suo assenso, a Kalia sarebbe bastato entrare in sintonia con la mente della giovane per scoprire il resto di quella tragedia annunciata... per toccare con mano l'incubo
    attraverso gli occhi scuri di Tanilla.

     
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    Sionn1
    In quel momento, per quanto potesse essere forte, nella mente e nel corpo, era pur sempre qualcuno a cui era stata strappata la casa per ben due volte. Aveva speso le ultime energie per quel dovere, il riferire l'accaduto. Ora i suoi nervi stavano crollando ed ancora deve ringraziare la donna che ha davanti, perché non si recidano totalmente, distruggendo la sua mente. Si aggrappa con entrambe le mani alla castellana, alla vita una ed alla spalla l'altra, come fosse l'ultimo appiglio fermo prima di precipitare in un orrendo vuoto. Affonda nelle vesti della Dama Azzura il volto, bagnandole di salate lacrime in un pianto ferino e liberatorio. La voce è rotta dai singhiozzi e dai gemiti, tutti quelli trattenuti, che si riversano come un secondo fiume in piena.
    La stringe forte, più forte che può.


    Tanilla: "Mi dispiace... Mi dispiace! Era orribile mia signora... non può essere vero... non può... la mia famiglia... perché? Perché?... Veda, veda con i suoi occhi, ma averi voluto tanto risparmiarvelo... mi dispiace così tanto...!"

    I ricordi avrebbero seguitato a continuare, nella mente della Dama Azzurra, nitidi e distinti.

    Attraverso gli occhi di Tanilla, Kalia può vedere un viale costruito in acciottolato, in uno dei quartieri delle sette note di Epartis e dei raggi di luce pigri illuminarne i ciottoli attraverso un tetto intricato di rami, i quali sorgono ai lati della strada. Decisamente un una bella giornata di sole. Lo sguardo s'è oramai posato su di una graziosa villa in cima al sentiero costruito artificialmente con mezzi naturali.
    Eppure, appena Tanilla s'avvicina alla casa, imboccando alla sua destra il sentiero all'aperto che giunge sino alle porte dell'abitazione, la merovisha s'arresta, come stesse esaminando la casa dall'esterno. No. Non la stava contemplando, era più lo sguardo di qualcuno che avverte un grave tremito, di cui la fonte è qualcosa che non è al suo posto. Quella sensazione, dapprima un fastidio, comincia a gravare sul petto. 
    Tuttavia, s'avvicina all'abitazione, sebbene con un passo più guardingo del normale, guardandosi attorno come un felino che annusa l'aria che non sente familiare.
    "Che odore strano poi... non l'avevo mai sentito..."

    Giunta dinnanzi ai battenti di mogano e gli anelli bronzei, Tanilla poggiò prima entrambe le mani, poi un orecchio sul legno liscio e freddo, come attendesse di sentire qualcosa. 
    "Almeno mi tolgo dalla testa quest'odore."

    Rimase interdetta, sollevando il capo dal battente, porta una mano sugli anelli della porta e bussa una volta, due volte, tre volte. Un rumore sordo, sì forte e sì inutile, che può udirne, indovina, il rimbombare nelle sale vuote oltre la soglia sbarrata. Come tetri rintocchi. Le finestre sono troppo alte per vedere se qualcosa sta effettivamente accadendo o semplicemente nessuno sia in cas. Ma quello era il giorno addetto alle lezioni! Guai mancare, Messer Brian l'ha sempre detto e lei intendeva adempire al suo dovere. Lui d'altro canto non ha mai mancato al suo. Anzi alle volte c'era la signora Seilla ad accoglierla e quasi tutte le mattine, invece di quel fastidioso odore nuovo ed acre, poteva udire canti popolari o esercitazioni soavi della sua grande amica Fianna, che tanto aveva preso in simpatia. 

    Ma quel mattino. Sembrava un deserto la casa dei Brandubh.
    "Se fossero usciti m'avrebbero avvertito..."

    Si decise che forse, quell'odore era la fonte dell'assenza della famiglia del Druido. Storse la bocca al pensiero e, pur di malavoglia, si concentrò su quella lieve traccia.

    *sniff sniff* *sniff sniff*

    Percorse un corto corridoio di colonne che portava all'entrata del giardino.

    *sniff sniff* *sniff sniff*

    A scende le scale che portavano allo spazio verde sul retro della villa, l'odore si faceva più acre, sino a diventare nauseabondo.

    *sniff sniff* *sniff sniff*

    Tanilla fu colta da un lieve capogiro e rischiò di cadere. Dovette fare appello a tutte le sue forze per stare in piedi e sopportare i conati di quell'orrendo ed ignoto odore.
    Un pensiero velenoso quanto quel lezzo si fece strada.
    Lo ignorò con ancora più vigore di come reagì al mancamento improvviso.

    *sniff sniff* *sniff sniff*

    Svoltò l'angolo della casa, verso la fontana alle spalle della villa.
    Lì li vide.
    Inizialmente pensò di salutarli, ma le membra, il corpo, si ghiacciarono all'istante.
    Riuscì a muovere qualche passo in avanti, per sincerarsi fosse accaduto veramente... avrebbe potuto immaginare. Ma non quell'orrore. 

    Guardò la coppia di genitori, con dei punti neri sulle spalle, sul volto, sulle mani, quella di lei nella destra di lui. Il sangue che è scorso copioso da quei punti, sino a coagulare in larghe pozze rosse sui vestiti tipici del presidio orientale, e lo spago che li legava, attraversando la carne, in una posizione seduta, con il busto eretto, come fossero a bocca aperta, cerulei, con le mosche già a volar loro attorno ad udire l'ultima performance di... Fianna. L'orrore peggiore fu riservato a lei.

    Era adagiata sulla sua grande ed amata arpa malamente, anche lei resa nivea dalla morte. Le braccia erano assise sull'arpa, strette ad essa parallele, come se dovessero suonare. Le sue stupende dita, lunghe, delicate e affusolate erano state trapassate dal medesimo ago , tenute su usando l'avambraccio come base, in un grottesca parodia della sua abilità a suonare soavi melodie. 
    Il busto di marmo di Kalia, in mezzo alla fontana, non v'era più, sparso in detriti incrostati di rosso in un lago di sangue al suolo. L'unica parte integra, gli occhi, erano assisi sulla fronte di Fianna a coprirle lo sguardo, come una maschera di carnevale.

    Kalia dovette seguire l'inginocchiarsi della merovisha ed il suo orrendo urlo, talmente alto, da dilaniarle i polmoni e squarciarle la gola.
    Poi il ricordo finì.


     
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    Soffocata interiormente dalla marea ribollente e furiosa dei propri dilanianti sentimenti, un peso che sembrava volerla trascinare verso un fondale di disperazione nero pece, la giovane Tanilla si aggrappò con tutta la forza del suo sordo dolore all'unico appiglio che -quieto, inamovibile- affiorava al di sopra di quei flutti.

    "Mi dispiace... Mi dispiace! Era orribile mia signora...
    Non può essere vero... non può... La mia famiglia... perché? Perché...?"
    singhiozzò la fanciulla contro il suo grembo, dove ella aveva nascosto il viso
    "Veda, veda con i suoi occhi, ma averi voluto tanto risparmiarvelo...
    mi dispiace così tanto...!"

    Addolorata da tanta sofferenza, e soffrendo a sua volta dell'impossibilità di porvi sedutastante termine e rimedio, Kalia non poté far altro che racchiudere la visitatrice nel proprio abbraccio -grande come il mare-, carezzandole gentilmente i capelli perché si sentisse libera di esternare le sue più profonde emozioni nella più completa accettazione e comprensione; poi, la visione ebbe inizio.

    Attraverso i ricordi della fanciulla, la Dama Azzurra ripercorse le strade familiari della capitale: riconobbe il quartiere di Epàrtis, i commercianti che vi esercitavano le proprie attività, e il vialetto alberato e ricoperto di ciottoli che conduceva alla graziosa villetta della famiglia di Druidi Brandubh; era pieno giorno, la brezza tiepida della Valle rendeva l'aria frizzante, e la luce del sole sembrava non lasciare molti dubbi sul fatto che quella sarebbe stata una splendida e tranquilla giornata, proprio come tutte le altre... eppure, l'ombra di un oscuro presagio calò su di lei non appena ebbe raggiunto l'ingresso dell'abitazione.

    In un silenzio innaturale, in cui persino il Canto del Vento taceva, la Merovisha bussò per annunciare il suo arrivo agli abitanti della casa, ma quando dall'altra parte non provenne alcuna risposta, la tensione e il disagio nelle sue membra crebbero: la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato la raggiunse insieme all'odore ferrigno che -in quanto medico e guaritore- l'Alfiere Orientale riconobbe essere sangue, e crebbe nel vuoto lasciato dalla musica che Fianna era solita suonare ad ogni passo compiuto per avanzare cautamente nell'atrio deserto e in un corridoio fiancheggiato da colonne, dirigendosi al cortile sul retro.

    Tanilla scese le scale di comunicazione al giardino, domandandosi ancora con crudele ingenuità quale fosse l'origine di quell'aroma penetrante e pungente e rischiando di perdere l'equilibrio per la nausea che esso le causava,
    e fu allora che li vide: in comunione con le sensazioni della shamana, Kalia sentì le membra irrigidirsi, la ragione congelarsi e le interiora sciogliersi... e un orrore soverchiante sovrastarla per affogarla come un'onda di marea.

    I cadaveri dei coniugi Brandubh -uccisi da abbastanza tempo perché il sangue delle loro profonde ferite si fosse ormai rappreso- erano stati composti sulle sedie del tavolo da esterno con dello spago, come a simulare in una grottesca pantomima un quieto pomeriggio al parco -mano nella mano, fino alla fine-... e se già quella vista non fosse stata sufficiente a prostrare la giovane d'ambra e scuotere il cuore tenero della Castellana, il calice più amaro fu contemplare il macabro manierismo con cui la salma di Fianna era stata fissata alla sua amata arpa, nell'eterno atto mancato di pizzicarne le corde per intrecciare mute melodie.

    Quello, e l'improvvisata maschera di marmo che le era stata posta sugli occhi, probabilmente ricavata dalla statua di marmo al centro della fontana, di cui -a quel punto- restavano solamente frantumi e briciole. Un atto di vandalismo sulla scena di un omicidio plurimo... un dettaglio insignificante, o -magari- un indizio? Mentre la Dama Azzurra rifletteva su tutte le implicazioni che il colpevole sembrava aver voluto nasconder in bella vista, prendendosi la briga di comporre una coreografia tanto elaborata, la Tanilla della visione crollò in ginocchio e urlò, lasciando che l'eco del suo cuore spezzato riverberasse ovunque.

    ...ma quelle emozioni, per quanto partecipate e condivise con dolore dalla sua empatia, non le appartenevano, e la Regina si fece scudo della propria consapevolezza per non affogare in quell'abisso; dopotutto, se voleva evitare che la visitatrice andasse a fondo -come si era ripromessa-, era suo dovere diventare pietra:
    divenire lo scoglio nella tempesta bianca, non certo un ulteriore peso che le ostacolasse la risalita.

    Quando riemerse dal ricordo funereo, le braccia flessuose della Signora dell'Est
    cingevano ancora protettive la testolina della giovane di Merovish...


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    « Tanilla... Troveremo il responsabile... »

    La sua voce fu quieta e dolce, malinconica e desolata come lo sciabordare delle onde del mare... e con la mente già proiettata al quel che andava fatto, perle iridescenti scivolarono silenziose lungo le gote pallide, nate dai suoi occhi blu zaffiro, lievi come rugiada.

     
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    Sionn1
    I saggi, coloro che sanno meglio d'altri sondare l'animo umano, hanno imposto leggi ovunque, anche per regolare i sentimenti di qualsiasi essere senziente, per mettere ordine nei momenti più delicati. Come i lutti, siano repentini e violenti o lenti ed attesi. In entrambi i casi vi sono cinque fasi da superare. Tanilla ha già attraversato la prima fase: la negazione.. Tutti quei "Perché?" domandati tra le lacrime alla persona sbagliata, quelle urla inumane alla visione delle salme straziate dei suoi cari, quel costante e patetico desiderio di dimostrarsi sicura e ferma, soprattutto al cospetto della pia dama figlia dei ruscelli, dei torrenti e dell'oceano dinnanzi a lei, così antitetica rispetto alla sua figura figlia delle sabbie, dei deserti e della siccità. Eppure era crollata in un pianto accorato e liberatorio ed anche se ora, inebriata dai profumi della Dama e dal suo tocco taumaturgico, sembrava più sommesso il suo dolore, silenzioso, inframmezzato dai singhiozzi e dai sussulti, mentre avverte, grazie alla sensibilità data dalla sua comunione con la natura, l'anima di Kalia sia entrata nella sua a visionare i suo ricordi. Non voleva lei lo vedesse, doveva essere lei a riferire tutto, non tremare a metà del racconto, non maledire anche lei con quell'orrenda visione, lei che solo bene ha dato e solo questo deve ricevere di ritorno. Ma quel giorno, lei, la fanciulla d'ambra, aveva rovinato quel giusto e saldo equilibrio, portando nell'Est qualcosa che sapeva di orrendo, di morte, di astio e sofferenza. Non è colpa sua. Non è colpa della sua famiglia.

    Lo troveranno. Glielo promette mentre un fremito impercettibile passa per il corpo della castellana, mortificando la povera Tanilla, la quale ha solo fatto il suo dovere, quel che le fu ordinato dalla sua coscienza, nonostante alcuno l'avesse obbligata, contro il parare di chi ancora tiene sotto custodia la scena del delitto. Lo troveranno. Quell'animale selvaggio, quella creatura dell'abisso, covante null'altro che odio... No. Per quello vi sarebbe giustificazione. Covante null'altro che cattiveria nelle sue vene e semplice desiderio di dolere al prossimo, senza empatia, senza remore. Un segugio dei sette inferni, repellente all'amore, alla tranquillità, a qualsiasi cosa quel luogo idilliaco rappresentasse. Probabilmente aveva assunto, il mostro, sembianze di un umano. Si era fatto accogliere come Tanilla da quelle così buone ed oneste persone... e poi aveva colpito. Che orrore. Che schifo. Che sdegno.
    Fu detto prima vi siano cinque stadi del lutto.
    Tanilla piange ancora a dirotto, ma stringe tra le sue mani i vestiti della Dama, così come la sua spalla ed il suo fianco. Se vi fosse stata un'altra persona anziché la dama azzurra, Tanilla le avrebbe fatto, senza volerlo, male.
    Tanilla mostra i denti, gli occhi si spalancano ed il suo volto si deforma in una maschera di odio e di rabbia.
    Il secondo stadio è la Rabbia.
    Il tono con cui la Merovisha parla non è più gentile, né ferito. Lontano da quel che dovrebbe essere un atteggiamento fermo e controllato, freme ancora, ma la voce è bassa e velenosa, come fosse tornata a predare carovane per Daleli. Parole di odio e sofferenza, somiglianti ad un ringhio tenuto tra i denti e tramite questi strisciato.


    Tanilla: "Sì... sì... lo troveremo. E gli strapperò il cuore con le mie mani nude, lo smembrerò con le mie unghie, gli farò rimpiangere la stella rossa sotto la quale è nato maledetto il bastardo. Il cane. Il maledetto."

    Edited by Mordreth - 8/12/2014, 01:15
     
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    Mentre i suoi occhi continuavano a versare calde lacrime di cordoglio, un'ombra sotterranea vibrava con vigore e si spandeva oscura nella mentre di Tanilla... e la Dama lo avvertì con preoccupazione, perché era esattamente ciò che temeva. Il suo dolore si stava tramutando in rabbia.

    Avrebbe dovuto cercare di arginare quell'ondata di emozioni negative ed autodistruttive, ma come fare? Nel momento in cui la sofferenza è vicina, la ragione si addormenta... e “il sonno della ragione genera mostri”. Si trattava di una massima che aveva scoperto una volta in un libro illustrato di Palanthas, ed era un concetto che la Regina si era subito ritrovata a condividere; dopotutto, chi le assicurava che il colpevole di quell'orrendo crimine non fosse a sua volta qualche sventurato, reso crudele ed efferato da chissà quale abietta necessità o trauma?

    Alcuni -talvolta- la accusavano di debolezza, ingenuità, troppa indulgenza o corruzione per il suo modo di pensare, ma... le sue non erano affatto giustificazioni per quanti cedevano alla debolezza e divenivano carnefici, quanto più un legittimo dubbio sui fatti e gli intenti che l'avevano causato.

    Questo, naturalmente, Kalia lo tenne per sé: aveva la netta sensazione che Tanilla avrebbe a stento ascoltato le sue parole, e anche se avrebbe voluto farle capire che la vendetta nulla ha a che vedere con la giustizia, spiegarle che covare quella furia e quel rancore equivaleva ad intossicare sé stessa con del veleno nella speranza che nuocesse a qualcun altro, e dirle che trasformarsi in ciò che stava odiando per batterlo sul suo stesso terreno non le avrebbe restituito né la serenità né la sua famiglia,
    ristette in silenzio.

    A quello avrebbe cercato di porre rimedio lei stessa. Sempre ammesso che i suoi poteri taumaturgici glielo avessero permesso: contrariamente a quello che alcuni pensano, attuare una resurrezione è più complesso e delicato di quello che sembra, perché le anime sono sottoposte a limitazioni e regole che i più incoscienti, inesperti o sprovveduti ignorano, e... pur desiderando ardentemente trovare un modo per rincuorare la fanciulla d'ambra, la Castellana non si sarebbe arrischiata a farle promesse prima di essere sicura di potervi tener fede.

    Tra le sue braccia flessuose, la shamana sciolse quel che restava del suo cuore lacerato in lente lacrime, e Kalia continuò ad accarezzarle i lunghi capelli in silenzio; quando udì il tono di voce di Tanilla divenire più livido, e il registro del suo vocabolario farsi più aspro, non ne fu sorpresa
    -solo amareggiata-; tuttavia, non c'era biasimo nel suo sguardo di zaffiro, solo comprensione... perché quella reazione era così profondamente umana, che non poté provare altro che dispiacere e desiderio di protezione per quella vulnerabilità

    "Sì... sì... lo troveremo.
    E gli strapperò il cuore con le mie mani nude, lo smembrerò con le mie unghie...”
    ringhiò l'afflitta, ancora saldamente aggrappata alle membra esili dell'Alfiere
    "...gli farò rimpiangere la stella rossa sotto la quale è nato maledetto il bastardo.
    Il cane. Il maledetto."

    Sentirla così diversa dall'animo gentile che aveva appena conosciuto la addolorò, perché -senza rendersene conto- la ragazza Merovisha stava voltando le spalle alla famiglia che con tanto amore l'aveva accolta ad Est.

    Combattuta tra l'imperativo morale -e affettivo- di cercare di trattenerla dal varcare il confine con il proprio oscuro, e i suggerimenti più assennati della logica, che portava ragionevolmente a credere che -se solo le avesse parlato di “giustizia”, “saggezza” o persino di “perdono”- avrebbe rischiato di allontanarla, Kalia trasse un profondo sofferente respiro prima di tentare la via della diplomazia: sapeva che mostrare anche un vago disaccordo avrebbe fatto sentire la giovane ancora più sola davanti alla sua tragedia... ma era forse meglio lasciarle la convinzione di star agendo nel giusto mentre commetteva un errore?


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    « Quindi... onorerai così la memoria dei Brandubh:
    col sangue, e rinnegando quello che ti ha trasmesso con amore...? »

    chiese in tono neutro, il volto ancora rigato di lacrime, avendo a cuore quella risposta
    « Pensi davvero che Brian, Seilla e Fianna vorrebbero questo da te...? »

    Non le piaceva nessuna delle scelte a cui quel bivio la metteva davanti,
    ma -infondo- decidere del destino di Tanilla non era purtroppo nelle sue possibilità.
    Tutto ciò che poteva fare era divenire per lei uno specchio
    e aiutarla a riflettere.

     
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