Una Nuova Esistenza

Arrivo di Alain Rogue

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Legion_D9
     
    .

    User deleted



    Ore 2.05 - Pianeta Terra - Stati Uniti d'America - Denver, Colorado


    Buio, oscurità, tenebre. Non un solo raggio lunare in quella notte tetra e dal puzzo insopportabile. Odiava tutto di quella situazione: odiava dover andare in giro di notte, è in quel momento che loro sono più forti. Odiava stare nelle grandi città, c'era una più grande concentrazione di cadaveri putrefatti, le fognature erano saltate ed il tutto rassomigliava ad una latrina a ciel aperto. Odiava però anche essere a stomaco vuoto e pertanto, odiava aver terminato le scorte di cibo. Ah, c'era una cosa che odiava ancora più di tutto il resto: i mutanti.
    Ormai il mondo intero ne era infestato, creature inizialmente generate da un virus creato in vitro e poi fornito ai Russi che non esitarono a liberarlo per far vedere che avevano l'organo di riproduzione più grosso. Non avrebbero mai immaginato che le persone infettate avrebbero preso a divorare la carne dei sani, infettandoli a loro volta e causando un'epidemia su scala mondiale.
    C'era una sola cosa di buono nei mutanti e negli infetti: non mangiavano cibo normale. Sì magari tentavano di azzannarti ogni parte del corpo se riuscivano a catturarti ma non entravano di casa in casa cercando cibo in scatola o a lunga conservazione. A quello pensavano sciacalli o sopravvissuti come lui.
    Non c'era un solo movimento fuori dalla casa in cui si era accampato la notte prima, non un suono, non filo di vento. Tutto era sospeso nel tempo in attesa che qualcuno desse un colpetto all'orologio del mondo. Era tutto così innaturalmente immobile che pareva una fotografia. Una serie di suoni ferrosi e meccanici ruppero il quadretto annunciando che la sua pistola era carica e la sicura disinserita. Lo scatto della serratura e poi l'apertura della porta, il soldato si gettò a passi rapidi e quanto più possibile silenziosi verso un edificio con sopra l'insegna "Scott's Market", sulla 31a Avenue. Quando fu alla porta gettò la schiena al muro proprio affianco ad essa e controllò che i suoi movimenti non avessero destato alcuna attenzione indesiderata. Un secondo, due, tre. Il respiro dentro alla maschera anti-gas emetteva un regolare sibilo. Niente, tutto libero. La porta del negozio era socchiusa, sfondata da qualcuno che prima di lui aveva tentato di far scorta. Ciò avrebbe dovuto indurlo a desistere e passare ad altro, ma un tizio poco tempo addietro gli aveva detto una frase interessante: <Di questi tempi, tutto ciò che è importante viene nascosto>. Per questo si era abituato a cercare più a fondo senza limitarsi ad una prima e rapida occhiata.
    Quando fu dentro al market puntò la pistola nel buio con il braccio teso e con la mano sinistra accese una piccola torcia che tenne affianco all'arma, in modo tale da rivolgere il fascio di luce esattamente su ciò che puntava. Per qualche istante dovette fare delle manovre che purtroppo gli erano obbligatorie, rapidamente si gettò dentro ad ogni stanza muovendo come un ossesso la luce sua unica fonte di vista, illuminando ogni angolo, ogni antro sospetto. Sapeva bene che da quel momento aveva poco tempo: dall'esterno dell'edificio avrebbero visto una serie di fasci luminosi penetrare le finestre ad intermittenza, attirando praticamente tutta l'attenzione su se stesso, ma era l'unico modo, proseguire alla cieca non avrebbe potuto che metterlo in guai ben peggiori.
    Controllò davvero ovunque, dispense, armadi, cassetti. Aveva scovato cose che molto probabilmente erano state nascoste lì per essere recuperate successivamente da persone che evidentemente erano già troppo cariche. Ma in quel momento nemmeno l'ombra di un cetriolo sott'olio. Nulla di nulla, solo robaccia andata a male o comunque oggetti non commestibili. Stava per mettere via la torcia quando ad un tratto una scossa dal terreno fece vibrare ogni cosa. Un boato gigantesco esplose dall'esterno mentre il tintinio di cose di ferro e tonfi di altri oggetti risuonavano nella casa. Alain cominciò a guardarsi intorno agitato: aveva già sentito una cosa del genere e di lì a poco s'era ritrovato a correre come un ossesso, fuggendo da una creatura dalle dimensioni mastodontiche, un pessimo risultato delle mutazioni generate dal virus.
    Le fondamenta stesse della casa emisero un suono così imponente da sembrare che fossero state staccate dal terreno al quale erano ancorate, le pareti furono percosse da altre vibrazioni. In mezzo a questo marasma Alain cercò di andare ad una finestra per osservare la situazione esterna, per cercare di capire se fosse un terremoto o di nuovo uno di quegli affari, ma l'unica cosa che riuscì a vedere era una sorta di gigantesca tempesta che avvolgeva l'edificio e lo comprimeva come fosse una lattina vuota.
    Un forte scossone lo buttò a terra, battendo forte la testa. A quel punto la sensazione fu esattamente come la stanza dentro cui era fosse nel bel mezzo di un tornado, nel pieno di un moto rotatorio e centrifugo. Forse la botta, forse quella sensazione di esser stato messo in una lavatrice, perse rapidamente i sensi.

    Ore ?:? - Luogo ?



    Quando Alain riaprì gli occhi, dal vetro sporco ed incrinato della maschera nera vide la finestra alla quale s'era avvicinato e da essa una fortissima luce solare penetrare rendendo chiaramente visibile il resto della stanza, al contrario di come l'aveva visto la sera prima a strascichi illuminati dalla torcia. Un leggero pulviscolo aleggiava nell'aria, la luce naturale era così piacevole per gli occhi di un uomo che era ormai abituato solo all'oscurità o al grigiore. Non si permise di oziare troppo a lungo, il suo istinto prevalse sulla quiete e lo fece mettere in piede con uno scatto rapidissimo. Muovendo lo sguardo da una parte all'altra controllò che non vi fossero mutanti, magari entrati mentre era svenuto. Con la coda dell'occhio diede uno sguardo rapidissimo ad un manometro posto sul suo polso, la lancetta era posizionata sullo 0, in una piccola zona verde. Valeva a dire tossicità zero: "com'è possibile?" si disse ricordando lo stesso identico indicatore posto sulla zona rossa dello strumento.
    Attraversò di nuovo l'edificio andando verso la porta d'entrata. Un'ondata d'aria fresca lo investì non appena essa fu aperta. Pareva un pazzo mentre puntava la pistola qua e là in ogni direzione. Da dietro la maschera i suoi occhi erano completamente sgranati e le pupille dilatate dalla luce e dallo stupore. Dove prima stava il paesaggio cittadino di Denver ora stava una boscaglia dai colori meravigliosamente autunnali, sfumature di giallo e rosso si spalmavano sugli alberi come un getto impreciso di vernice. Dove prima i grattacieli coprivano la vista del cielo e gli alberi erano solo una mera decorazione urbana ora la vegetazione la faceva completamente da padrona per miglia e miglia, finché l'occhio non riusciva più a vedere nulla.
    Con il suo abbigliamento scuro e l'equipaggiamento per la maggior parte nero, era praticamente un punto neutro in uno spettacolo meraviglioso di colori naturali.
    Diede un'altra occhiata al manometro, per essere sicuro di non aver preso un abbaglio, ma notando che era ancora sul verde si fece coraggio e con una mano afferrò la maschera anti-gas dal filtro e la tolse verso l'alto. Il viso dell'uomo era solcato da un'espressione malinconica, triste anziché stupita. Erano anni ormai che non ammirava un luogo del genere ed in qualche maniera il come c'era finito non gli interessava. Per quello che valeva, se in realtà quello fosse stato il paradiso e lui fosse morto, non gli sarebbe importato. Il terrore delle notti cupe e la caccia costante a qualcosa da mangiare erano un ricordo ora molto, molto lontano.
    <Ma dove diavolo sono finito?>
    CITAZIONE
    Legenda:
    <Parlato Alain>
    "Pensato Alain"

     
    Top
    .
0 replies since 2/11/2014, 21:09   41 views
  Share  
.