[EM] Yellow Case

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    Un giallo risolto



    Luogo: Bloodrunner - Abitazione Jin Long



    A passo accelerato, sviò l'angolo della strada e presto si ritrovò di fronte al cancello dell'appartamento in cui viveva. Una pioggia leggera tamburellava le strade e tagliava in tantissime parti le luci emanate dai lampioni. Era sera e la luna non si era ancora allontanata abbastanza, non si era fatta ancora sufficientemente piccola per mostrarsi a tutti coloro che potevano osservare il cielo dalle finestre o si trovavano direttamente all'aria aperta. Alison non sopportava molto la pioggia, bagnava i suoi capelli e sembrava cercasse di spegnere l'enorme fuoco interiore, senza successo e ciò faceva male, come cercare di disinfettare una ferita. La serie di eventi aveva determinato la strada da percorrere. In principio non era ancora certa di cosa fare da grande, forse arruolarsi in un possibile esercito famoso di un qualche presidio celebre. Sempre al di fuori del Pentauron, dove viveva non le piaceva, criminalità ovunque, quasi fosse un mondo separato dal resto del presidio che rimaneva indifferente o cieco. Certamente i malviventi sono ovunque e lei non aveva mai visto altri presidi, eccetto quello orientale e non ricordava ci fosse una tale concentrazione. Non importa. Aveva pur sempre qualcosa da fare, vendicare suo padre ad esempio. Estirpare l'organizzazione che aveva portato infelicità alla giovane guerriera, anche a costo di passare dall'altro lato e perdere identità mischiandosi tra i criminali. Tanto ormai non importa. Aprì il cancello con le chiavi e, senza nemmeno guardarsi attorno, s'infilò nell'appartamento. Salì le scale e arrivò alla sua abitazione, inserì una seconda chiave e con un rapido giro del polso sbloccò la porta con quel clac secco. Non si tolse nemmeno le scarpe, come avrebbe fatto chiunque entrasse in casa propria bagnato dalla pioggia. Si tolse le Ember Celica e inserì manualmente uno alla volta i proiettile, con l'attenzione di chi riparava gli orologi. Soddisfatta del lavoro e dei progressi che aveva fatto poco fa al locale RWBY, si avviò nella sua camera da letto e si lasciò andare sprofondando l'intera faccia sul cuscino. Poco dopo sollevò la testa per riprendere fiato e lì rimase, immobile. Il ticchettio dell'orologio appeso al muro rompeva il silenzio scandendo il tempo. Era un pochino stanca e sarebbe rimasta a lungo in quello stato, magari a dormire, se non fosse che i recenti ricordi disturbavano la sua mente.
    Mio padre stava lavorando ad un caso - non ricordava di aver mai sentito qualcosa del genere. Nonostante ciò non aveva mai ispezionato la camera del padre. Questa abitazione era molto diversa rispetto a quella del presidio dell'Est. Piccola e semplice, un salotto posto immediatamente dopo l'entrata, a destra si seguiva verso un bagno e un corridoio portava alle due camere. La cucina era una frazione del salotto. Dopotutto era un'abitazione provvisoria, così le aveva detto suo padre. Si fece coraggio e, spinta dalla curiosità e dal senso di dovere personale, si alzò dal letto e si diresse senza tappe verso la camera del padre. Dentro vi era una scrivania appoggiata al muro, un doppio armadio e un letto matrimoniale, un paio di comodini. Aprì ogni cosa potesse contenere qualche sorta di documentazione che provava l'esistenza di questo caso. Nell'armadio c'erano solo vestiti, nei comodini nulla di utile, non rimaneva che tirare indietro il cassetto della scrivania. Come prevedibile, lì trovò ciò che cercava: un fascicolo giallo con una serie di fogli all'interno.
    Forse è questo.. - si sedette sulla sedia e appoggiò i vari documenti sulla scrivania ordinata e pulita, quasi vuota.
    Non ha mentito - i fogli mostravano informazioni su tre distinte persone. Una era il colpevole di aver tolto la vita a suo padre, il secondo era il complice ucciso da Alison, mentre il terzo era una figura sconosciuta, mai vista. Emergevano anche altri soggetti, ma vi erano poche righe su di loro ed erano tutti classificati come sospettati. Non era, quindi, sicuro che fossero tutti di quest'organizzazione. Il suo obiettivo era lì: il terzo uomo, doveva essere quello che coordinava le azioni dei suoi sottoposti, il capo che aveva architettato tutto. Non ci arrivava ancora. Proseguì a leggere, così trattenuta dai fogli che non si sarebbe accorta di nulla, nemmeno di quel rumore sinistro. Forse era la pioggia che si abbatteva più forte di prima sulle finestre.
    Ho trovato! - ciò che più importante non poteva trovare. L'ultimo foglio portava la foto di un luogo, sembrava un deposito e alcune notazioni. Parevano incomplete, l'ultima frase infatti non era intera, sembrava sospesa. Un carico sospetto proveniente dall'estero, probabilmente dal Sud, era giunto qualche mese fa presso questo luogo e, evidentemente, conteneva qualcosa di illegale. Il testo parla di una sostanza di recente scoperta, in parte ancora sconosciuta, poi alcune note, domande o dubbi, su un possibile commercio globale. Staccò gli occhi dal foglio e fissò la parete, o meglio il vuoto, anzi..ciò che immaginava potesse essere successo. Scoperto in qualche modo, era il caso di eliminarlo. Qui seguono gli eventi che portano la morte del padre e la vendetta di Alison. Ispirò e espirò profondamente. Non le importava nulla del caso o del carico illegale o del lavoro del padre. Lei avrebbe trovato quell'uomo e gli avrebbe fatto pagare allo stesso modo dell'uomo di questo pomeriggio. Si alzò lasciando i documenti sulla scrivania. Prese qualcosa da mangiare e accese la televisione per ascoltare le notizie. Dopo un quarto d'ora, quando aveva finito di cenare, sempre se era corretto questo termine associata a quella situazione, fu trasmessa la notizia di oggi, ciò che era successo al locale RWBY. Conclusioni? Non aveva molto tempo, probabilmente in qualche modo sarebbero risaliti a lei, preferiva mantenersi anonima, almeno fino a che non aveva completato la sua missione.

    Stato Mentale: Normale - Devo muovermi in fretta
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    Edited by "Gerik" - 13/11/2014, 13:31
     
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  2. _MajinZ_
     
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    Succedeva di rado che i piani progettati da Dimitriy avessero dei contrattempi, delle cose che lui non aveva per nulla previsto. Lui era un tipo meticoloso che vagliava tantissime ipotesi prima di muoversi, la prudenza era una delle sue virtù e ripercorreva mentalmente tutto almeno tre volte, giusto per essere sicuri che nulla si frapponesse fra lui e l’obiettivo. Questa volta esso era molto semplice, non doveva fare altro che rintracciare il capo di una banda di delinquenti, i quali avevano in mano roba pericolosa... e soprattutto dovevano liberare il campo. Qualcosa però era andato storto, un imprevisto rischiava di mandare a rotoli un piano pressoché perfetto.
    Il russo era arrivato praticamente addosso al pesciolino che l’avrebbe portato allo squalo, era un tizio che avrebbe ceduto subito rivelando ogni cosa... ma una ragazzina uscita dal nulla aveva pensato bene di farlo secco per chissà quale motivo, lasciandolo così senza una pedina fondamentale. Ora rintracciare il capo di quella banda era più difficile. Nella sua mente affiorarono numerose ipotesi, la più probabile delle quali consisteva nel fatto che qualcuno voleva quel che voleva anche lui. Quella fetta di territorio però non era per tutti e soprattutto la merce non doveva finire in mani sbagliate. La cosa da fare ora era di capire chi era quella tizia e scoprire per chi lavorava, eliminandola se necessario.
    Per questo motivo quindi aveva iniziato a seguirla, nascondendo la sua presenza in mezzo alla gente o nei vicoli, così da restare praticamente invisibile. La pioggia lo aiutò e in breve raggiunse l’appartamento della scocciatrice. Non poteva passare dalla porta, ovviamente, quindi optò per la scala antincendio, monitorando i movimenti della ragazza con il suo sesto senso prima di forzare la finestra per entrare... però fece un rumore di troppo, rischiando quasi di farsi scoprire. Proprio non si aspettava che ci fossero dei trucchetti per evitare le intrusioni, quella tipo non era una sprovveduta. Alla fine comunque il biondo entrò, poi non fece altro che attendere.
    Aspettò fino a quando lei non abbassò completamente la guardia, lasciando che la tv attirasse tutta la sua attenzione. Silenzioso come un fantasma si fece vicino, le arrivò alle spalle e rapidamente le puntò un coltello alla gola, appoggiando poi con mano ferma la mano sulla pelle.
    Stai ferma o sei morta.
    Esordì poi con voce fredda, incolore, dandole il tempo di abituarsi alla situazione.
    Dimmi chi sei e chi ti ha ordinato di mettermi i bastoni tra le ruote.
    Odio chi si mette in mezzo.

    Concluse il ragazzo premendo ancora la lama sul collo, arrivando al limite quasi, ma non aprì nessuna ferita... bastava un piccolo movimento però per squarciare la gola. Era un professionista lui, sapeva quanto osare e fin dove spingersi. Quel gesto era un esortazione per farla parlare in fretta, visto che non aveva troppo tempo da perdere.

     
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    Tra predatori



    Luogo: Bloodrunner - Abitazione Jin Long



    Devo muovermi in fretta - fece per alzarsi, dunque, dopo aver realizzato che aveva lasciato segni del suo passaggio nel locale RWBY. Precisamente quattro bossoli traditori, questi potevano essere analizzati per trovare qualche impronta digitale e, magari, risalire subito all'ultimo persona che li aveva toccati, ovvero Alison. Poteva trovarsi la polizia alle porte da un momento all'altro, era il caso di sbrigarsi e, se necessario, cambiare abitazione, ma a questo ci avrebbe pensato in seguito. Forse non era così male finire in prigione, la pena di morte assolutamente no, avrebbe preferito diventare proprio una criminale, nonostante avrebbe continuato a credere di non esserlo e di aver subito solo uno scherzo del destino, incastrata. C'era qualcun altro che aveva una voglia matta di incontrarla e aveva scelto il momento in cui era più vulnerabile, quel tempo in cui pensava di essere al sicuro, in pace, in pausa. Un piccolo riposo per lo sforzo che aveva fatto prima. Altro che i poliziotti. Fece per alzarsi, dunque, ma qualcosa la fermò. Aveva un coltello alla gola e qualcuno alle spalle, immediatamente fu messa sotto minaccia e ordinata di non azzardare nulla e rispondere a delle richieste.
    "Ah.." - Merda..sto per morire? - si spaventò tanto da gemere, non si poteva negare il suo timore, stava rischiando di morire e la morte rimaneva lì a guardarla sghignazzando. Chissà se il mietitore era contento per la possibile fine prossima o per la paura che provava Alison, la medesima che poteva incutere sui suoi bersagli.
    "Io.." - Non facciamo cazzate! - non le veniva in mente nulla, era completamente sotto scacco, poteva solo fare quello che gli veniva chiesto. Non sapeva cosa rispondere, cosa inventarsi, sarebbe stato stupido provare a fregarlo, doveva dire la verità, l'unica via d'uscita. Però continuò a riflettere, il tempo sembrava fermo, quasi come si fosse freezato e avesse tutto il tempo per formulare ragionamenti. Era paralizzata, solo la mente continuava ad agire, come se non subisse gli effetti del tempo. Non aveva idea di chi aveva dietro, provò a pensare e, per ovvi motivi, gli venne in mente nell'immediato quel tipo sospetto al locale. Un uomo alto e biondo, capelli lunghi, aveva irrotto nella stanza dove aveva ucciso il complice dell'assassino di suo padre. Non aveva fatto nulla, ma non immaginava nessun altro.
    "M-mi chiamo Alison..! - rispose, la voce tremò, poi strinse i denti sentendo la pressione al collo. Le faceva davvero arrabbiare, odiava essere obbligata a fare qualcosa. Gli occhi sembravano infuocati, ma non poteva farci nulla, doveva calmarsi e mantenere il controllo o avrebbe rischiato la vita.
    "Non mi ha ordinato niente nessuno!" - alzò la voce, come già detto, odiava essere costretta ad obbedire, tanto meno farsi comandare a bacchetta da qualcuno, a meno che non fosse stato suo padre.
    Non me ne frega un cazzo di cosa odi! - strinse i pugni sul tavolo, nel salotto aveva lasciato le Ember Celica, tuttavia questo dettaglio importante non l'avrebbe fermata da un possibile combattimento. D'altra parte, era veramente meglio non azzardare con atti irrazionali. Si calmò, rilassò le mascelle e tornò ad esprimersi con un tono sicuramente più gradito, nonostante esprimeva note di disgusto nei confronti di colui che la costringeva. Lo sguardo dal colore lilla vagava nel vuoto di fronte a lei, non riusciva a mantenere un focus e continuava a spostare gli occhi ovunque. Poi si fissarono alla televisione, trasmettevano altre notizie secondarie e che non c'entrava per niente con lei. Un frame nero le permise di vedere se stessa riflessa e una parte del tizio alle sue spalle. Probabilmente non bastava a identificarlo, però i sospetti, per via di riscontri e l'unica ipotesi che aveva, si stringevano a uno solo già citato.
    "Entri in casa mia e mi minacci..chi sei tu?" - chiese spontaneamente, la voce forzata in alcuni punti indicavano l'autocontrollo che esercitava a fatica. Se lo avesse avuto di fronte, non avrebbe esitato a tirargli un pugno.

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    Edited by "Gerik" - 13/11/2014, 13:30
     
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  4. _MajinZ_
     
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    Una reazione simile, invece, era ampiamente prevedibile. Dimitriy era un fantasma, le sue abilità erano state create appositamente per arrivare alle spalle del nemico senza che questi si accorgesse di nulla, ponendo fine alle sue sofferenze prima che potesse rendersene conto. Anche qui poteva finire tutto in un istante, la biondina era però fortunata visto che all’assassino servivano delle informazioni fondamentale per poter procedere con i suoi piani. Il nome però non gli diceva assolutamente nulla, non aveva informazioni su una persona come lei e quindi significava per forza che apparteneva a qualche organizzazione segreta.
    Il comportamento della ragazza però non era adatto, nel senso che non sembrava una che aveva a che fare con cose simili, pareva quasi una semplice ragazzina con qualche idea strana in mente. La sua voce tremò nel momento della presa, non se l’aspettava proprio... successivamente alzò la voce, ma il sicario rimase fermo e impassibile, mantenendo la presa sulla lama senza dare segni di cedimento. Era abituato a simili reazioni, sapeva come prendere persone simili, però c’era qualcosa di strano... le sue parole erano sincere, non stava mentendo altrimenti se ne sarebbe accorto. Ma se non lavorava con nessuno, allora perché l’aveva fatto? Doveva esserci qualcosa sotto.
    Non ti serve sapere chi sono, voglio solo delle risposte.
    Commenta atono, allentando di poco la presa.
    Quel tizio mi serviva per raggiungere il suo capo e senza di lui non ho modo di rintracciarlo, non subito almeno. Ma purtroppo non ho tutto il tempo del mondo.
    Lentamente scosta il coltello, allontanandosi poi di un paio di passi indietro.
    Tuttavia credo che anche tu abbia a che fare con loro, o mi sbaglio?
    Ripose poi la lama nelle fondina, sperando che la ragazzina fosse abbastanza collaborativa, visto che sembrava che i loro obiettivi alla fine fossero gli stessi. Lei aveva di sicuro dei legami con quei delinquenti e lui voleva sapere quali, di certo non era una loro alleata.
    Cosa sai?
    Il suo sguardo però era serio, della serie “non scherzare con me o ti farai del male”. Dimitriy non era un pronto a scendere a patti con chiunque, se gliel’aveva proposto significava che non aveva scelte e in ogni caso una collaborazione avrebbe aiutato entrambi.

     
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    Obiettivo comune



    Luogo: Bloodrunner - Abitazione Jin Long



    Questo rispose, doveva essere molto esperto in ciò che faceva. Non le rivelò il nome e ribadì il motivo per cui era lì. In qualche modo era collegato con l'organizzazione che aveva ucciso suo padre, però non in senso negativo, anzi i suoi scopi dovevano essere gli stessi di Alison. La presa dapprima fu allentata, successivamente l'uomo misterioso la lasciò libera facendo qualche passo indietro. Alison non ci pensò due volte e si voltò per vedere con chi aveva a che fare.
    E' quel tizio di oggi! - aveva indovinato, dopotutto era l'unica persona tra i sospettati che aveva in mente. Lo sguardo della ragazza non mutò alla sua vista, nemmeno un sopracciglio, rimase ben composta e non fece trapelare alcun stupore, dopotutto ci aveva azzeccato. Aveva riposto l'arma, optò probabilmente per la via della parola, doveva aver intuito da che parte stava Alison, lei stessa fece altrettanto. Non si fece più intimorire, rispose al suo sguardo serio con uno uguale, quasi cercava di eguagliarlo, anche se non avrebbe mai potuto creare lo stesso effetto che lui era riuscito a produrre su di lei qualche minuto prima. Per quel che aveva capito, aveva rovinato, senza farlo apposta, i piani del biondo. A lei non fregava nulla, era più importante occuparsi delle sue faccende private. Nonostante ciò, si pose nei suoi panni e comprese ciò che avrebbe potuto provare. Si sarebbe arrabbiata molto se qualcuno si fosse intromesso nella sua vendetta. Scelse di collaborare, in poche parole.
    "Quell'uomo è stato complice dell'assassino di mio padre" - rispose con voce ferma, quasi avesse avuto il motivo sufficiente per avere la precedenza sulla vita di quell'uomo.
    "Mio padre aveva fatto delle ricerche mentre lavorava ad un caso" - cominciò a spiegare tutto quello che sapeva, nemmeno lei aveva intenzione di perdere tempo e forse poteva trovare un qualche compromesso con questo tipo dai passi silenziosi. Si fermò, fissò l'uomo più intensamente, come se stesse guardando attraverso i suoi occhi. Abbassò lo sguardo e lo rialzò rapidamente, ancora più decisa su ciò che si sentiva di dire.
    "Quell'uomo deve pagare e lo ucciderò io a qualunque costo!" - esordì chiaramente, sembrava fossero due animali diversi intenti a cacciare la stessa preda. Il suo sangue ribolliva, aveva voglia di strappare via l'espressione odiosa stampata sulla quella faccia. Voleva rivendicare i suoi diritti.
    "Sei tu che ti sei messo in mezzo agli affari miei!" - lui rimaneva calmo e manteneva il sangue freddo, lei sembrava infuriarsi sempre di più, non riusciva a non pensare alla situazione, si sentiva ferita internamente. Però nulla era perduto, l'obiettivo era tuttora presente, se fosse stata una gara si sarebbe promessa di fare qualunque cosa per vincere.
    "Le informazioni sono sulla scrivania di mio padre: in fondo al corridoio, a destra" - sollevò un braccio indicando la direzione da prendere. Rimase poi in silenzio attendendo le azioni dell'uomo. Si era calmata nuovamente, certamente non vi era trappole però..voleva volgere la situazione a suo favore, coglierlo di sorpresa. Doveva solo aspettare che andasse a prendere i fogli, così sarebbe potuta andare in salotto a prendere e mettersi le Ember Celica. Non si fidava assolutamente di quello, probabilmente nemmeno lui. Però non era da escludere che i suoi modi potessero prevedere la sua eliminazione, era necessario avere tutti i mezzi per sopravvivere. O magari avrebbe fatto lei la prima mossa nel caso in cui le risposte fossero sempre finalizzate a intralciare la sua vendetta.

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  6. _MajinZ_
     
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    Era proprio come Dimitriy aveva sospettato, Alison aveva, non per un suo volere, dei legami con quel branco di delinquenti che le avevano portato via il padre. Sembrava inoltre che l’uomo avesse una pista per rintracciarli e proprio per quel motivo avevano pensato bene di farlo sparire, chiudendogli la bocca per sempre senza curarsi neanche del fatto che avesse una figlia... e forse era stato l’errore più grande, visto che quella stessa ragazza adesso non si sarebbe fermata fino a vendetta compiuta. Purtroppo però dopo quell’attacco, adesso non solo la polizia la stava cercando, ma probabilmente le avevano anche sguinzagliato contro dei sicari.
    Capisco, hai dei buoni motivi per odiarli.
    Commentò il biondo guardandola dritta negli occhi, non aveva nulla da ridire riguardo i suoi obiettivi che alla fine erano anche gli stessi per entrambi... non gli interessava chi avrebbe ucciso il capo della banda, l’importante era far rotolare la sua testa e chiunque facesse una cosa simile l’avrebbe aiutato nel suo intento. Distruggere poi ciò che rimaneva non sarebbe stato un problema, non era difficile far sparire dei soldati privi del loro generale. Comunque il russo fece un sospiro, convincerla a collaborare non sarebbe stato facile, ne era certo.
    Diciamo che i nostri affari coincidono.
    Volevano la stessa cosa, anche se per ottenerla ragionavano in due modi diversi: lui optava per la prudenza e il pragmatismo, mentre lei era come un lanciafiamme pronta a dar fuoco a qualsiasi cosa. In ogni caso sembrava in possesso di documenti utili per rintracciare il maiale, non restava altro da fare che analizzarli e capire cosa stava cercando davvero suo padre. Così il ragazzo fece per inoltrarsi nel corridoio, si voltò, ma prima di entrarvi avvisò la biondina.
    Non provare a prendermi alle spalle, ti tengo sotto controllo.
    Detto ciò camminò fino a raggiungere la stanza indicatagli, prendendo immediatamente visione di utili informazioni e dettagli utili, appuntati dettagliatamente e in ordine cronologico... doveva essere un tipo davvero meticoloso, sembrava quasi opera di un poliziotto.
    Tuo padre... era un detective per caso?
    Alzò la voce per farsi sentire, continuando a leggere con attenzione ogni cosa. Aveva già trovato l’indirizzo della loro base, però c’erano ancora un sacco di cose da scoprire che di sicuro necessitavano di ulteriori letture per essere apprese appieno. In ogni caso quel boss aveva le ore contate, l’orologio del destino aveva iniziato a girare e ormai era solo questione di tempo.

     
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    Ognuno a modo suo



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    Forza..forza.. - il biondo sembrava aver compreso i motivi e non aveva nulla da ridire, stranamente. Come fece notare, i loro obiettivi erano gli stessi, nonostante avevano due modi diversi di fare. Evidentemente non aveva il vantaggio di sfruttare doti uniche delle donne rallentandolo oppure era la testardaggine e l'impazienza di Alison che la portò ad arrivare prima dell'altro. Comunque stavano le cose, quest'ultimo si avviò come le aveva detto la ragazza, così, senza timore o diffidenza. Si premurò di raccomandarla a non fargli nulla alle spalle. L'istante esatto in cui svoltò per entrare nella stanza, Alison scattò verso il salotto, scavalcò il divano poggiandoci sopra una mano e in meno di tre secondi arrivò al tavolo dove aveva lasciate le Ember Celica. Le indossò rapidamente, senza esitare.
    Vediamo un po'..appena arriva gli sparo! - le sopracciglia aggrottate e un sorriso sulla faccia davano a vedere quanto credeva che il suo piano fosse geniale. Poco dopo si rese conto delle stupidaggini che si stava inventando.
    Non posso farlo, non ha senso - si limitò quindi a tenere le armi in forma bracciale e prepararsi caso mai successivamente. Ormai si era calmata, le parole del tipo non sembravano quelle di chi poteva avere cattive intenzioni, anzi..forse voleva solo testarla e verificare che non fosse un nemico o un membro di un'organizzazione. Per un attimo si sentì particolarmente stupida. Poi ebbe la possibilità di redimersi quando lo sconosciuto alzò la voce e, dalla stanza, chiese se suo padre era stato un detective. Sospirò piano e decise di entrare nella stanza, sia per controllarlo da vicino che per rispondergli in faccia.
    "Tranquillo, non faccio nulla di male" - avvisò per ogni evenienza, varco la soglia e si affianco al biondo, osservando con quanta attenzione stesse leggendo le informazioni raccolte. Già che c'era lo squadrò da testa ai piedi, giusto per ricordarsi bene chi le si era presentato senza permesso.
    "Non mi sono mai intromessa negli affari di mio padre" - e con questo aveva detto tutto, non sapeva né quando era diventato detective né che stava lavorando ad un caso pericoloso. Ad un certo punto pose una mano sui fogli che leggeva per attirare l'attenzione.
    "Mettiamo subito in chiaro: fai quello che vuoi, a patto che non m'intralci, quell'uomo è mio, deve morire per mano mia" - gli disse in modo secco e preciso, senza tanti giri di parole, arrivò al sodo ed espresse il suo intento. Aveva avuto la possibilità di eliminarla e, fortunatamente, non l'aveva fatto per avere le informazioni. Nonostante ciò, era ormai chiaro che non le avrebbe messe le mani addosso. Era il caso di collaborare? Per Alison sarebbe andato pure bene, però sarebbe stato senz'altro arduo mettere in riga la ragazza. Infatti, appena avrà l'occasione di vedere il suo bersaglio, sfreccerà senza esitare o pensare per riempirlo di botte e chiunque si metta in mezzo o tenti di fermarla nel suo percorso, subirà la sua furia. O almeno queste erano le idee dell'orfana e chi aveva capito com'era fatta la tipa, facile pensare e dire, poi si vedrà sul campo quanto le era possibile ciò.
    "Allora, che intenzioni hai?" - gli chiese guardandolo dritto negli occhi con espressione determinata. Spostò la mano e lo lasciò continuare nella sua interessante lettura, portando la stessa mano sul fianco sinistro, quello omonimo.

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  8. _MajinZ_
     
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    Quegli appunti di certo non appartenevano a un mercante, questo era abbastanza ovvio. Sembrava più un agente sotto copertura o qualcosa di simile, vi erano annotati perfino gli spostamenti di ogni membro della banda... così da essere certo di colpire il boss nel momento in cui era più vulnerabile. Erano informazioni davvero utili, da non lasciarsi scappare. Dimitriy comunque guardò con la coda dell’occhio la ragazzina che gli si era affiancata, sembrava davvero risoluta nelle sue decisioni e lui non aveva nessuna intenzione di interferire con la sua guerra personale. Inoltre non era nessuno per giudicare, in genere si diceva che la vendetta ne portava altra, ma anche lui aveva attraversato un periodo simile e quindi sapeva ben come ci si poteva sentire.
    Anche io lo voglio morto, non t’impedirò di farlo con le tue mani.
    Commentò il biondo richiudendo il fascicolo, ormai aveva ottenuto ciò che gli serviva... e volendo poteva anche andarsene. Però non poteva lasciarla andare da sola, non aveva nessuna possibilità contro quel piccolo esercito e lei aveva bisogno di una guida, anche se probabilmente non l’avrebbe mai ammesso. Ricambiò quello sguardo determinato, tipico di una persona disposta a tutto per raggiungere l’obiettivo prefissato. Era un’energia buona quella, ed era ciò che ricercava il russo. Non ci pensò molto e avanzò subito una proposta.
    Ti aiuterò a compiere la tua vendetta. Per quanto tu sia preparata loro sono troppi e moriresti sicuramente andandogli contro da sola.
    Sembrava quasi che ci fosse qualcosa sotto, ma per il momento il ragazzo non aggiunse altro e offrì la sua collaborazione per quell’obiettivo comune, in modo tale che non si intralciassero a vicenda... finendo per fare il gioco dei loro nemici. Non potevano permetterselo.
    Ci stai?
    Domandò infine per suggellare quel patto, mentre un lampo illuminava al sala: fuori ormai pioveva a dirotto. Probabilmente il padre non avrebbe voluto che lei si ficcasse in guai simili, ma ormai era entrata in quel mondo e uscirne era praticamente impossibile.

     
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    Patti chiari e amicizia lunga



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    Alison era decisamente troppo sicura di sé, ma sopratutto esageratamente orgogliosa. Credeva di poter fare qualsiasi cosa semplicemente perché era lei. Il biondo chiuse il fascicolo, aveva compreso le parole della ragazza e pareva condividere ogni cosa. Non gli interessava chi uccideva il capo dell'organizzazione, l'importante era che morisse.
    "Tsk! Posso benissimo cavarmela da sola!" - esclamò con estrema fierezza, tanto da torcere il volto verso destra e di non degnarlo di uno sguardo. Dopotutto si era dimostrato disponibile e non aveva in mente di andarsene via da solo o di eliminarla. Diciamo che era sorta subito la pace, quello di prima doveva essere un controllo e Alison aveva frainteso qualcosa a causa della sua impulsività.
    "D'accordo, accetto il tuo aiuto" - confermò, spostando semplicemente gli occhi verso di lui, però mantenendo la testa rivolta a destra. Lo sconosciuto era abile, doveva ammetterlo, e forse anche interessante, era riuscito ad entrare in casa sua senza fare rumore o farsi accorgere da lei. Inoltre i suoi modi di fare mostrando un'incredibile sicurezza e una grande quantità di esperienza. Forse la differenza sostanziale tra i due, ad un primo impatto, era il comportamento. Dopotutto Alison era ancora una ragazza piena di energie, tanto da non avere effetti collaterali quando esplodeva d'ira. L'altro invece era particolarmente calmo. Lasciò cadere il braccio lungo il fianco e con l'altra mano prese il fascicolo e lo riaprì per rileggere l'indirizzo, non sarebbe stato difficile raggiungerlo.
    "Ehi, visto che lavoriamo insieme, che ne dici di dirmi almeno il tuo nome?" - chiese senza troppi problemi e senza distogliere lo sguardo dalla foto del deposito. Sembrava un semplice complesso cubico o forse a base rettangolare, la foto tuttavia inquadrava solo un angolo e le due relative facce, di cui una aveva l'entrata. Una grande entrata e si potevano intravedere degli scatoloni o casse. Purtroppo la foto non mostrava altri dettagli e non si vedeva chiaramente cosa vi era all'interno. Abbassò lo sguardo e sentì una strana emozione, come se non vedesse l'ora di andare lì e sistemare le cose con il passato. Vendicare suo padre e seguire il cammino predestinato dalle azioni prossime.
    "Dopotutto io ti ho detto il mio" - poggiò il fascicolo sulla scrivania continuano a tenere la mano sopra. In realtà era stata costretta, ma sono dettagli.
    "Sembri sapere molto su di loro, hai un piano?" - collaborare? Buona idea, vediamo quanto sarebbe riuscita a mantenere la calma in quel posto. In fondo al cuore lei sapeva come avrebbe agito e lo stesso avrebbe potuto intuire il tizio senza nome. Elaborare un piano per risaltare i punti di forza di entrambi poteva essere decisamente la chiave per la vittoria. Raggiungere il posto non sarebbe stato assolutamente un problema: aveva una moto, poteva utilizzare quella per spostarsi rapidamente. Ancora non l'aveva rivelato, prima o poi lo avrebbe fatto, dato che aveva intenzione di girare col mezzo e, se fosse stato necessario, si sarebbe portato l'altro sul posto passeggero. Non davanti, nessuno guida la sua Bubblebee. Chiunque poteva immaginare come l'avrebbe guidato, nessun semaforo poteva fermarla.

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    Dimitriy aveva previsto una risposta simile, era ovvio che una come lei in un primo momento rifiutasse l’aiuto: era una tipa impulsiva, con un grandissimo coinvolgimento emotivo nella faccenda e comprensibilmente voleva portare a termine tutto da sola per vendicare il suo defunto padre. Il biondo però si sbagliava raramente, aveva visto del buono in lei e sarebbe stato un vero spreco perderla mandandola in quello scontro da sola. Bisognava usare la testa, così la guardò con più enfasi, inclinando leggermente la testa di lato... alla fine lei prese la decisione giusta, accettando la proposta di collaborazione. Non poteva fare altrimenti, se voleva sopravvivere.
    Bene, ottima scelta.
    Commentò lui annuendo un paio di volte, facendo poi per uscire dalla stanza, ma un’altra richiesta da parte della ragazzina lo costrinse a fermarsi... voleva sapere il suo nome, era una richiesta più che legittima. Se dovevano collaborare infatti era necessario che si fidassero almeno un poco gli uni degli altri, dire i propri nomi era di sicuro un buonissimo inizio.
    Dimitriy Kozlov... piacere di conoscerti.
    Era visibile l’evidente difficoltà con i rapporti umani, la seconda parte della frase infatti risultò abbastanza forzata, però almeno aveva allungato la mano così da stringere quella della sua collaboratrice. Per fortuna passarono subito a discorsi per lui più consoni, come ad esempio in che modo agire per colpire il bersaglio... e in effetti in quei pochi minuti aveva già pensato a qualcosa, infondo era quel che gli riusciva meglio, non a caso era uno dei migliori.
    Ho già qualche idea.
    Il biondo prese in mano il fascicolo e iniziò a sfogliarlo.
    Andare direttamente a casa loro sarebbe rischioso, quindi sarebbe meglio colpire il boss in uno dei suoi rari spostamenti.
    Porse quindi i fogli alla biondina, indicando la foto di un locale... beh, era un night club.
    Ogni tre giorni si reca in questo locale, che dista una decina di chilometri dalla base. Qui per arrivarci prende una scorciatoia, un vicolo stretto e senza svolte... li fermeremo l’auto. Io creerò un diversivo e ti aprirò la strada verso il Boss, il resto dipende da te.
    Il piano era semplice, almeno l’idea principale lo era, adesso non bisognava fare altro che organizzare per bene la cosa, magari sfruttando anche l’aiuto di qualche altro collaboratore, giusto per essere sicuri che quel bastardo smettesse una volta per tutte di andarsene a spasso.

     
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    Dimitriy Kozlov, questo era il nome del suo aiutante per questa difficile impresa. Pensandoci su, non aveva detto qual era il suo cognome, poco importava, alla prossima occasione avrebbe rettificato per bene la sua provenienza. Dopotutto era anche orgogliosa di essere figlia dei suoi genitori, nonostante la loro brutta fine. Lui allungò la mano per una stretta, Alison rispose, facendo attenzione a non fare scatti esagerati con le braccia, non aveva certo intenzione di sparare a chi le aveva offerto l'aiuto. Se così fosse successo, sarebbe andato tutto a rotoli e si sarebbe fatta altri nemici, forse più pericolosi di quelli con cui aveva già a che fare. L'anonimato sarebbe durato ancora poco e, così consapevole e in un certo senso egocentrica, sarebbe stata lei a rivelarsi al nemico, più veloce della polizia e della stessa organizzazione criminale. Il biondo riprese il fascicolo e lo sfogliò rapidamente, disse di avere un piano. Era straordinario come in poco tempo avesse già elaborato qualcosa. Evidentemente aveva già fatto delle ricerche a riguardo, quindi era più che ovvio che avesse un qualche progetto, magari un piano esclusivo per lui in principio e successivamente adattato anche per Alison.
    Un altro night club di merda.. - sembrava proprio che ai criminali piacessero quel tipo di ambiente, così tanto che quasi ogni organizzazione aveva un proprio locale e, magari, era anche a capo di un qualche giro di prostituzione e, soprattutto, di droga, com'era documentato nel fascicolo.
    "Quindi colpiremo dopo aver fermato l'auto.." - ripeté, certamente non era saggio agire nel luogo più protetto, era un po' come giocare contro casa, c'erano molte più probabilità di finire ammazzati e, se non fosse stato per lui, Alison si sarebbe diretta proprio lì da sola con l'intento di far saltare tutto in aria a forza di tirare pugni ovunque, come una macchina da guerra.
    "Mi sembra un buon piano" - confermò annuendo, immaginava che avrebbero compiuto la loro missione durante il tragitto locale-base, giusto per cogliersi di sorpresa mentre la loro guardia era abbassata e, probabilmente, anche le loro percezioni a causa di qualche bevuta di troppo o di particolari divertimenti.
    "Giù nel garage ho la mia moto, potremmo spostarci con quella" - gli disse, se non c'erano motivi migliori si sarebbe avvalsa dell'uso del mezzo. Lo usava spesso per spostarsi, l'unico motivo per cui oggi non ne aveva fatto utilizzo era perché aveva bisogno di rintracciare il bastardo senza farsi notare. Inoltre non poteva certo individuare il suo bersaglio stando su una moto, camminare le permetteva di controllare anche le vie meno sospettabili ed era più difficile da rintracciare.
    "Quanti giorni dobbiamo aspettare?" - chiese, sperava tanto che non dovessero aspettare giorni, non aveva molto tempo prima che qualcuno potesse scoprire l'autore del delitto al locale RWBY. Inoltre era molto impaziente, aspettare per lei era un inferno, sopratutto quando sentiva di essere così vicina al ciò che più desiderava in questo periodo. Addirittura se la notte giusta fosse quella, c'erano alcune probabilità che la novella non fosse giunta alle orecchie del capo dell'organizzazione, così da avere completamente via libera. Un morto dopo l'altro, una vendetta dopo l'altra.

    Stato Mentale: Normale - Allora..ci muoviamo?
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    Dimitriy annuì alle parole della biondina, l’obiettivo era di assaltare direttamente l’auto così da evitare gran parte della scorta e allo stesso tempo di evitare la trappola che poteva rappresentare entrare nel pieno del territorio nemico. In questo modo invece si agiva in una zona neutrale, priva di punti di riferimento per il bersaglio, in un punto dove gli assalitori sarebbero stati sicuramente in vantaggio. Probabilmente quello sarebbe stato l’ultimo viaggio del Boss, il piano dell’assassino era talmente perfetto che non c’era nessuna possibilità di scampo. In genere i mafiosi erano dei tipi abbastanza presuntuosi, quindi non si aspettavano che qualcuno avrebbe deciso di far loro una bella festa proprio quel giorno, in quel punto.
    Lo è, ma serve del tempo per poterlo realizzare. Ma non dovremmo neanche inseguirlo perché noi lo aspetteremo nel vicolo, restando sempre una mossa davanti al Boss.
    In ogni caso il biondo non si sbilanciò, per quanto fosse un buon piano non era del tutto privo di rischi e vi erano alcune incognite, quindi bisognava assolutamente tenere gli occhi aperti e restare concentrati per evitare un inaccettabile fallimento.
    Tuttavia non sarà semplice, il Boss infatti è sempre accompagnato dalla sua fida guardia del corpo... di cui sappiamo solo che ha una forza fuori dal comune.
    La foto nel fascicolo ne era testimone, quel tizio era un vero bestione, una montagna di muscoli alta più di due metri e di sicuro quel tizio avrebbe dato loro parecchio filo da torcere. Loro però avevano un alleato imprevedibile come la sorpresa, quindi le forze in campo si pareggiavano.
    Fra due giorni, devo sistemare alcune cose.
    In quel momento il russo infilò la mano nella giacca, estraendone poi un bigliettino rettangolare di colore rosso, dove era segnato un indirizzo e il nome del locale “Il Grumo”... un nome davvero strano per una tavola calda.
    Domani vieni a trovarmi qui, discuteremo meglio del piano.
    Le consegnò il biglietto, per poi voltarsi e dirigersi verso la porta.
    A domani.
    Dal tono si aspettava di rivederla, ma era sicuro che si sarebbe presentata, infondo era lei la protagonista di quel piano. In ogni caso appena uscito dalla porta, il biondo scomparve letteralmente nel buio... e questa vola non fece nemmeno un suono per uscire dalla finestra.

     
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    Tutto era sistemato, il piano era stato deciso e i dettagli spiegati. Purtroppo non potevano partire subito e questo preoccupava Alison. Avrebbe dovuto pregare il cielo per non trovarsi i poliziotti in casa o qualche sicario per ucciderla. Diciamo che..poteva essere ricercata sia dal bene che dal male, così tanta popolarità facendo poco. Stimava in parte la giustizia, prima di organizzare l'attentato al locale RWBY non aveva pensato che avrebbe potuto lasciare traccie. Farsi trattare da criminale proprio da chi si stima. Certamente non si parla mica di un qualcosa di completo, anzi..se era stata costretta ad agire per conto suo, era perché la stessa polizia aveva fallito. O magari era corrotta, chi può dirlo. Non disse nulla in risposta al biondo, tutto i dettagli erano pressoché irrilevanti per lei. Le bastavano sapere due cose: dove e quando. La locazione del capo dell'organizzazione e quando l'avrebbe trovate nel dato luogo. Ebbe tutte le informazioni a lei necessarie: tra due giorni in quel vicolo. Non terminò qui, Dimitriy consegnò alla ragazza un biglietto con su scritto Il Grumo, si trattava di un piccolo locale dove avrebbe dovuto incontrarlo domani per discutere meglio del piano.
    Cos'altro c'è da discutere? - annuì senza opporsi o facendo altre domande. Disse che aveva da fare e, per quanto lei abbia capito, forse non sarebbero andati solo in due. Cosa poteva pensare quindi di lui? Un assassino con un compito, un luogo sicuro dove incontrarlo e dotato di una compagnia. Probabilmente apparteneva anche lui ad un'organizzazione, forse criminale al pari dell'altra. Era possibilissimo immaginare delle organizzazioni competitive, rivali o nemiche tra loro. Alison stava per addentrarsi in un circolo piuttosto difficile da uscirne, stava per sperimentare veramente com'è avere una vita da criminali. Ovviamente sono tutte supposizioni, potevano essere tutte concezioni sbagliate o fraintese.
    "A domani" - salutò semplicemente e attese che l'uomo sparisse uscendo di casa. Piombò di nuovo il silenzio, attese un paio di minuti, si sentiva così sola. Tutte le sere, tutte le mattine, e così ogni giorno. Non le fregava niente di nessuno e nulla di niente. Pensava solo a se stessa, alla sua vendetta e al possibile futuro che poteva avere. Voleva tanto arruolarsi da qualche parte, forse nella polizia del Pentauron oppure a Est o addirittura a Laputa, dove vive la sua nonna paterna. Tornò in cucina per spegnere la televisione e le varie luci, quindi entrò in camera sua e la chiuse. Si sdraiò sul letto guardando il soffitto. Il biglietto e le Ember Celica sul comodino. Era pronta per finire? Poi per quale via l'avrebbe condotta il destino? Si alzò di nuovo, prese il pigiama buttato in disordine sulla sedia, dovette tirarlo fuori da un'altra serie di vestiti. Non aveva regole, nessuno a controllarla, poteva tenere la camera disordinata quanto le pareva e piaceva. Si cambiò e tornò a sdraiarsi.
    Non riesco a dormire - però doveva, nonostante ciò sentiva la tensione per i quei giorni così vicini. Un sorriso incontrollato sul volto di Alison, la sua vendetta stava per compiersi ed era molto importante per lei questo evento. Spense l'ultima luce della casa e si rannicchiò di lato, la finestra chiusa aveva le tapparelle alzate e la luna, fastidiosa, le illuminava il volto. Ancora non riusciva a dormire. Maledetta luna, lei preferiva il sole. Il momento in cui doveva placcare la sua natura, presto avrebbe potuto nuovamente ribollire il sangue e sfogarsi. Si alzò di scatto e tirò giù la tapparella, così finalmente poteva provare a dormire.

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