Nel fitto della foresta

La foresta, un luogo tranquillo, silenzioso, selvaggio, così bella quanto mutevole.
Ero su un albero, osservando il panorama, gli animali più disparati passavano tranquilli sotto di me, annusando l'aria, e osservando a loro volta una delle consuete carovane che attraversavano Fanedell.
Mercanti che per vendere i loro prodotti nei vari presidi passavano per quella foresta in cui ero cresciuto, senza però portarsi dietro protezioni o guardie che li proteggessero, stupidi stolti.
Non passò molto, che li vicino si sentirono urla di terrore, Ma quanto sono stupidi questi mercanti, andiamo a vedere cosa è successo, dissi io, Natasha sospirò, In tutta la mia vita, di persone idiote come quale non ne ho mai viste, su andiamo a vedere ciò che resta di loro, disse quindi Natasha.
Mi buttai giù dall'albero, estraendo velocemente Natasha dal fodero, e conficcandola nel tronco, rallentando la caduta, arrivando alla fine del tronco, ritrovandomi con le spalle verso uno strapiombo, saltai, aggrappandomi poi ad una radice, usandola come corda per scendere, arrivando dolcemente a terra.
Camminai per dei minuti, nascondendomi poi dietro ad un albero, quando vidi una scena che non mi lasciò affatto sorpreso:Sui resti della carovana che avevo visto precedentemente, vi erano due Pferdagen, che si cibavano con i corpi di alcuni dei mercanti, lasciando sul terreno solo delle grandi pozze di sangue, i carri erano stati distrutti, squarciati, spaccati a metà,sotto la forza di quegli animali, e le uniche cosa rimaste intatte erano delle casse con all'interno probabilmente della merce.
Continuai ad osservare nascosto, fino a che gli Pferdagen non se ne fossero andati, e mi avvicinai poi ai resti della carovana.
I resti dei cadaveri dei mercanti grondavano di sangue, tutti tranne quello di una donna, la quale aveva conficcato in gola uno dei denti di quegli animali, senza però spargere sangue, era morta sul colpo, povera donna.
MI diressi quindi verso le casse, aprendole, e trovandovi solo delle statuette in legno, Solo inutili cianfrusaglie, direi che possiamo anche andarcene, sentenziò Natasha, quando però mi saltò all'occhio, in mezzo a tutte quelle statuette, l'elsa di un pugnale, con incastonate più gemme preziose, mi avvicinai, e presi il pugnale, osservandolo sotto la luce del sole, Questo direi che potrebbe essermi utile a pagare eventuai spese per il viaggio che devo intraprendere, che ne dici Nataha? Un vero colpo di fortuna, ma non provare ad usarlo al posto mio, oppure giuro che appena tornerò normale, te la vedrai brutta, disse quindi lei in risposta alla mia domanda, e io, dopo essermi fatto scappare una risatina le dissi: Su questo puoi star tranquilla, sei l'unica amica che ho, perchè dovrei sostituirti?
Dopo aver detto ciò osservai nuovamente il pugnale, Davvero un bel colpo di fortuna, dissi quindi nuovamente a bassa voce.

Ero intento a rimirare il mio pugnale, quando una voce alle mie spalle si fece sentire, dicendo: Cosa avviene qui nella Fanedell che stento a riconoscere? Ladri che predano i corpi senza sepolture, solo per salva condotta verso l'economia della tiranna guardiana di questa fetta di Endlos? Oh tempora, oh mores!
Mi girai, vedendo un uomo alto, ben vestito, e con l'aria, almeno per me abbastanza tetra, da dove diavolo era sbucato? Come aveva fatto ad arrivare li, senza emettere il minimo rumore? Come poteva essere arrivato li senza che con il mio orecchio fine l'avessi sentito?
Pensai solo queste domande, squadrandolo, non risposi alla sua domanda, sempre ammesso che lo fosse, e sentì Natasha dire: Riku, andiamocene, non mi piace per niente il modo in cui mi guarda... Non risposi verbalmente, ma mi preparai a saltare sul ramo di un'albero, quando qualcosa attirò la mia attenzione: un ticchettio, un flebile suono di passi, qualcuno stava arrivando.
Passarono pochi secondi, e anche una terza figura fece la sua comparsa, un uomo biondo, avente una strana giacca di piume rosa, un frocio forse, che con fare maleducato reclamò come suo il pugnale che avevo trovato.
Sospirai. Una lieve folata di vento smosse le foglie nella zona, scompigliando anche i capelli dei cadaveri alle mie spalle, quell'uomo che pareva dell'altra sponda mi dava un senso di nausea, e se voleva il pugnale, perchè non darglielo?
Semplice, nella foresta chi trova tiene, e chi perde piange, non mi fregava niente se il pugnale fosse stato suo o di chissà quale nobile, ormai lo avevo trovato, e mi apparteneva, nel bosco la sfortuna di uno è la ricchezza dell'altro, e nello specifico caso, la sfortuna dei mercanti, era invece la mia fortuna.
Non so chi voi siate, e nemmeno mi interessa, ma tu, biondino, dici di essere il proprietario di quest'arma giusto? Misi il pugnale con la lama puntata verso di lui, come a volerlo minacciare, Beh, non mi interessa, qui nella foresta, ciò che si perde, diviene altrui, e questo pugnale, che tu reclami come tuo, ormai è di mia proprietà, mettiti l'anima in pace.
Dette quelle parole abbassai il pugnale, per poi attaccarlo alla mia cintura, saltai quindi versoil tronco di un albero a me vicino, piegandovi sopra le gambe, per poi distenderle velocemente e eseguire uno slancio, portandomi a due metri da terra, Furaingukikku, queste furono le mie parole, prima che sferrassi un calcio in aria, colpendola letteralmente e salendo in aria di un altro metro, atterrando sul ramo di un albero.
Spero vi divertirete la sotto, perchè tra poco avremo visite, dissi quindi io, vedendo i due Pferdagen che tornavano in quel luogo, forse l'odore di carne umana li aveva attratti come le zanzare con la luce di una lampada, sarebbero arrivati in poco tempo, e di sicuro non avrebbero dato vita facile ai due.
Chissà come se la caveranno? Dissi poi io, e Natasha mi rispose soltanto: Spero per loro che non siano scarsi, quelle bestie non agiscono alla leggera, dovranno faticare per toglierseli di torno, abbiamo fatto bene a salir quassù.
Incrociai le braccia, per poi appoggiarmi al tronco dell'albero, e mi misi a osservare quindi gli animali che si avvicinavano sempre di più, per poi rivolgere lo sguardo verso i due arrivati dopo di me sulle macerie della carovana.
Come si sarebbero comportati con gli Pferdagen? Non lo sapevo, ma sapevo sarebbe stato uno spettacolo interessante.

Un attimo, un solo istante, e gli Pferdagen erano stramazzati al suolo, uno ucciso da sei diavoli dai modi folli e disumani, evocati dal tizio vestito di nero, e l'altro, ucciso da un colosso blu, chiamato dal frocio.
Ero stupito, non avevo mai visto cose del genere, non si vedevano tante magie così, li a Fandell, e notai che Natasha era stata molto colpita da quei diavoletti, visto che li guardava intensamente.
Sentì i due parlare, riferendosi a me in due modi, in primo luogo selvaggio, cosa che non mi diede fastidio, in fondo lo ero, avendo vissuto tutta la mia vita nella foresta, ma un secondo appellativo, datomi poi dal frocio mi fece leggermente innervosire.
Bestia. Io per lui ero una bestia, niente più che un animale della foresta, che bastardo.
Mi buttai giù dal ramo, eseguendo qualche capriola in aria, e atterrando in ginocchio a terra, per poi avvicinarmi al tizio con la giacca di piume rosa, Tsk, tieniti questo coso, se lo desideri tanto, troverò qualcos'altro per pagare quando sarò partito, detto ciò gli lanciai il pugnale sperando lo prendesse al volo e mi diressi poi dal tizio che aveva evocato i sei diavoli, per poi dire: Cos'è che vuoi da Natasha?
Questa fu la domanda, rincalzata dalle parole della demone in questione: Cos'è che vuole esattamente da me? E come diavolo fa a poter richiamare quei cosi, quella feccia demoniaca?
Rivolse quindi l'ultima domanda, spostando lo sguardo verso i diavoletti, che ancora si cibavano delle carni dello Pferdagen.
Che cosa sarebbe successo di li a poco?

In risposta alle domande fattegli da me e da Natasha, l'uomo rispose, dopo aver fatto sparire i sei diavoli e dopo essersi esibito in un piccolo inchino:Natasha? Interessante lei si sia data un nome da sola. Tuttavia, perdonate i modi, Natasha, il mio nome è Sionn Brandubh, Necromante ed ivi vi è Messer Kagàmi Kagàto, un gentiluomo che ha viaggiato dal Sud per giungere qui. Per rispondere al quesito del suo rustico tramite, credo vi sia affinità tra me e lei, essendo entrambi nati sotto una cattiva stella seppure nell'idilliaco Est. Strano è, però, lei non riconosca la Voh'Mira, la lingua mista dei demoni e dei morti. Lei è ferma nel ricordarsi nulla di sé in quanto entità? Inoltre conosco un canto dedito ad incantare le armi con anime demoniache. Possibile questo le abbia fatto scordare la sua vera essenza, ci fu una leggera pausa, e Kagami parlò e mi lanciò delle banconote, ma non vi feci troppo caso, la mia attenzione era focalizzata su Sionn, al quale Natsha rispose: Rispondo volentieri alle sue domande.
Innanzitutto, io non provengo da qui, bensì dal presidio Ovest,dalla regione di Geisine, e ho viaggiato per tutta Endlos, fino ad arrivare qui i questa foresta.
La lingua di cui lei parla, io non la conosco, in quanto non sono un demone puro, sono nata dall'unione tra un umano e una demone, ereditando la coscienza umana, e la forma demoniaca, di cui ora sono in possesso, essendo il mio corpo, ciò che lei vede come spada.
Vi fu un'altra pausa, non mi stupì delle parole di Natasha, aveva raccontato tutto ciò anche a me e perciò non mi scomposi.
Presi poi la parola, dopo aver imitato il suo inchino, dicendo: Il mio nome è Riku, e a quanto ho capito, lei pensa che io sia succube di Natasha.
Beh, in questo caso, lei si sbaglia, io non la controllo e lei non controlla me, siamo solo uniti da un forte legame, e per questo siamo insieme, non perchè uno abbia controllo sull'altra o viceversa.
Girai quindi lo sguardo su Kagami, vedendo che il suo colosso era sparito, poi riportai la visuale su Sionn, e chiesi: Mi scusi invece se le faccio questa domanda, ma, com'è fuori da qui? Fuori da questa foresta intendo.
Le chiedo ciò perchè non sono mai uscito dalla foresta, e vorrei viaggiare, solo che non ho ancora una precisa meta.
Secondo lei su Endlos, c'è un qualche posto per cui valga la pena di un lungo viaggio per raggiungerlo?
Detto ciò aspettai una risposta dal necromante.