Say goodbye

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  1. Zero
     
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    You say I'm changing?
    Sorry, I didn't know
    I had to stay the same.


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    Daniel Ember
    A Trickster in shining armor.


    Parla di gerarchia militare, truppe e responsabilità, e mi sembra tutto così distante.
    Ho la nausea. È come se l'intera Angeldust mi stesse guardando male; una pletora di soldati sanguinanti contro me, al sicuro e coccolato in una sontuosa residenza dell'Est.
    Alyah piena di botte che mi fissa e chiede "perché io sto soffrendo e tu no?"
    Dovrei sentirmi in colpa per aver abbandonato tutto? O è stata forse l'Accademia ad aver abbandonato me?
    Ricordo com'eravamo all'inizio, una manica i disadattati in una città che sembrava un centro profughi. sperduti, disperati, deboli, eppure uniti. Tutt'altra cosa rispetto all'Accademia di oggi, piena di giovani minchioni che muoiono come mosche cercando gloria e genaro.
    Mi sento così vecchio.

    «Se è colpa dei sigilli è positivo, direi. Significa che non sei pazza tu.» rispondo, poggiando l'indice contro il suo nasino.
    Le stringo forte la mano. So come ci si sente quando ti danno del pazzo. Quando ti dicono che sei sbagliato dentro.
    Nessuno dovrebbe sentirsi mai così. Il mondo saebbe migliore se ciascuno potesse essere ciò che eralmente è. E ora che sono libero dai limiti tecnologici dell'Accademia, mi chiedo se ci sia un modo di riuscirci davvero.
    Rispolverare vecchi sogni da bambino.

    «Io sto cincischiando con sigilli magici vari, in questo periodo. Se vuoi ci possiamo lavorarci insieme.»
    Rimango sul vago, evito di spiegare. Non mi pare il caso di complicare la situazione.
    Non mi piace l'idea di una Alyah che lancia i veleni. Conosco i loro effetti, ho subito quelli di Céline: cose nauseanti che provocano solo fastidio.
    Aly non deve creare fastidio. Non lo merita.

    Sapere che il figlio è geloso con tutti non rende la sua presenza meno inquietante. Mi sforzo di camminare con nonchalance, di fissare lo spettacolo mozzafiato sopra le nostre teste, ma sento i suoi occhi piantati sulla mia schiena. E insieme a quella consapevolezza, nasce spontanea una domanda.
    «Posso chiederti perché tuo figlio è nell'esercito? Non mi pare molto saggio far combattere così l'ultimo dei draghi.»
    Non dico di tenerlo in una gabbia di vetro, ma... Insomma. Fategli perlomeno fare una gita in un bordello, prima di lanciarlo in un campo di battaglia.

    Edited by Zero - 15/4/2015, 19:35
     
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