Spiral of Secrets

{ Cave del Sapere, Settore della Sala B24 }
Muirne O’Gara | Azazel | Karakuriki

Quella prova d’ingresso era davvero strana. Era stata sottoposta ai partecipanti senza nessuna indicazione ufficiale. Era richiesto di scrivere col proprio sangue e, dulcis in fundo, la domanda in sé era fin troppo ambigua. Cosa non quadrava a Merovish? Che razza di domanda era? Nella capitale del caos era raro che qualcosa fosse al suo posto o seguisse una logica quantomeno riconoscibile.
Chiunque avesse pensato quella prova non doveva avere tutte le rotelle a posto.

Scartaste l’idea di estorcere le informazioni a qualche altro partecipante. L’ipotesi di compilare molti fogli già vi allettava di più. Certo, dovevate stare attenti a non dissanguarvi con quei maledetti aghi. Per quante idee potessero venirvi per compilare i fogli, non potevate dimenticarvi che i litri di sangue a vostra disposizione non sono infiniti. La pelle iniziava a intorpidirsi a furia d’intingerci gli spilli. A pensarci bene, poteva essere quello il motivo della richiesta strampalata riportata sui fogli: niente più che una precauzione in vista di chi voleva strafare.

Karakuriki aveva già un’idea precisa di cosa scrivere col suo sangue. Gli altri due avevano trovato degli spunti abbastanza ironici e arguti. Che cosa avreste consegnato alla fine?

{ Cave del Sapere, Settore della Sala B24 }
Muirne O’Gara | Azazel | Karakuriki

Compilaste uno dopo l’altro i fogli, per poi inserirli nella scatola indicatavi. Karakuriki vergò col suo regio sangue soltanto un foglio. Da un re non ci si poteva aspettare niente di diverso: un sovrano doveva essere deciso e sicuro delle proprie scelte, non poteva lasciare spazio ad alternative o diverse risposte passabili. La direzione di un vero Re poteva essere una soltanto, a chiunque altro non restava che seguirla o porsi controcorrente.
Mentre il Re dei Goblin rifletteva ad alta voce sulle vicende politiche del Sud, gli altri due compilarono ben tre fogli a testa, nella speranza di massimizzate le probabilità di essere scelti.

Era passato circa un quarto d’ora quando successe qualcosa d’inaspettato. Tutti e tre sentiste una strana pressione provenire dal vostro corpo. Sotto la pelle qualcosa premeva in una direzione specifica, trascinandovi anche contro la vostra volontà. Si trattava del vostro sangue, quello che vi fluiva nei vasi sanguigni. Cercava di spingervi verso la porta della sala B24. Non vi restava che assecondarne la spinta, sperando di non essere caduti in qualche sortilegio oscuro firmato col vostro sangue.

La porta si aprì soltanto al vostro passaggio, consentendo anche l’ingresso di un quarto individuo, probabilmente attirato a sua volta da quella spinta interna. Era un uomo adulto alto e aitante. Entrò poco dopo di voi, il suo passo era silenzioso e controllato nonostante gli stivali pesanti che calzava. Indossava un lungo cappotto marrone da cacciatore di streghe, totalmente sbottonato per mettere in mostra il resto del vestiario: pantaloni color d’ardesia e una maglietta aderente - quasi trasparente - che ne metteva in risalto la muscolatura. Al collo aveva un medaglione agganciato ad una catenella metallica, dei lisci capelli argentei incorniciavano un volto piuttosto affascinante. Sulla schiena aveva fissato il fodero di un qualche tipo di arma. Una sigaretta accesa tra le labbra e un cappello a falda larga - anch’esso da cacciatore di streghe - completavano il quadro.

Nel complesso la sua figura aveva un nonsochè di vissuto e ribelle.

Una volta all’interno della sala B24, avreste notato che c’era molta confusione. Tutti i tavoli da studio erano stati spostati al centro dello stanzone per formare un’unica, enorme tavola. Su di essa erano aperti fin troppi libri, spesso posati uno sull’altro. Qua e là spuntavano i lembi delle pergamene che giacevano sotto i volumi. Poco distante dalla tavolata erano impilate fin troppe colonne di libri in equilibrio precario. Alcuni tomi erano caduti per terra e tenevano compagnia ai tanti fogli appallottolati sul pavimento. Anche i muri erano stati tappezzati da fogli e appunti, disposti secondo chissà quale logica distorta.

Chissà, forse sarebbe apparsa così la stanza di un universitario
lasciato per trent’anni a preparare centinaia di esami.

« Ehi, chi siete voi? Questa sala è stata prenotata…! » una voce si sollevò da dietro una muraglia di libri. Uno pseudo-scienziato dall’aspetto totalmente trasandato vi stava squadrando, cercando di capire cosa ci facessero lì dentro quattro sconosciuti. L’illuminazione lo raggiunse poco dopo. « Ah già, dovete essere i candidati per il lavoro. Dove ho lasciato i vostri test…? »
Si mise a rovistare in mezzo all’oceano di carta, estraendo qualche foglio spiegazzato. Dovevano essere i questionari che avevano passato il suo vaglio, ma per qualche strana ragione li stava fissando come se fosse la prima volta che gli capitavano per le mani. Li reggeva con i polpastrelli per gli angolini di carta, come se stesse maneggiando qualcosa di radioattivo che rischiava di contaminarlo.
Aggrottò la fronte leggendo il primo, spostando poi lo sguardo verso Karakuriki. In qualche modo riuscì ad associare al volo la risposta con l’autore originario. « Manca un Re? Ma non hai sentito cos’hanno detto quelle scimmie dopo la Battaglia dell’Arena? Questo presidio non ha bisogno di un Alfiere! L’anarchia ci fa sentire tutti così alternativi. » Da come lo disse sembrava che non fosse molto convinto dalla versione ufficiale proclamata in piazza a tutto il popolino.

Dopo essersi confrontato con il Re dei Goblin afferrò altri tre fogli con la dovuta delicatezza. Si rivolse a Muirne stavolta. « Signorina, le consiglio uno psichiatra per tenere sotto controllo i suoi disturbi di personalità. Tre risposte diverse così in contraddizione tra loro sono il sintomo di una degenerazione già in stato avanzato. » disse con tono preoccupato. « Prima mi scrive che “nulla” sta quadrando, poi corregge il tiro ed esclude ciò che è invisibile, e infine indica soltanto questa biblioteca come elemento fuori posto. Sangue sprecato per pestarsi i piedi da sola. »

Passò dunque a commentare le risposte di Azazel. « Abbiamo anche un simpaticone tra noi! Ma guarda per un momento la mia faccia: ti sembra che stia ridendo? » per la cronaca, la sua espressione neutra aveva qualcosa d’invasato e forzato. « E cosa vorrebbe dire questo disegnino? » mostrò a tutti il foglio che raffigurava la strana croce. Il braccio superiore della croce era sbarrato da una X di dimensioni minori.

Il quarto invitato si lasciò sfuggire un sorrisino piuttosto spietato. Chissà perché a lui non era stato chiesto di rendere conto della sua risposta?

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Muirne O’Gara | Azazel | Karakuriki

Male, molto male! Da quanto si risponde alle domande ponendo altre domande? Si stava già pentendo di aver scelto tre delle quattro persone che avevano varcato il portone. Ma chi altro scegliere, se non loro? Le alternative erano ancora più deprimenti: ad esempio, c’erano gli scimmioni che ancora vagavano per l’atrio delle Cave e non avevano capito che c’erano dei test da compilare in una precisa ala della biblioteca. Con idioti di quel calibro non avrebbe potuto nemmeno bersi un caffè senza avere un esaurimento nervoso.
Altri avevano trovato i fogli ma avevano preferito non arrischiarsi a usare il sangue per scrivere, il che - a dirla tutta - era stata una scelta molto saggia. Probabilmente quelli erano gli individui più svegli, ma purtroppo non erano mentalmente disposti a rischiare qualcosa per un lavoro. A lui servivano delle persone con un pizzico di sconsideratezza… e gli servivano anche delle garanzie.
Infine c’erano i candidati noiosi, scaltri a sufficienza da scoprire il meccanismo di selezione ma che avevano imbucato risposte totalmente vuote. No, non andavano bene! Aveva bisogno di fantasisti, gente capace di pensare fuori dagli schemi.

Forse non aveva scelto i migliori, ma almeno aveva scelto i meno peggio.

« A voi non serve sapere chi sono io, né a me interessa conoscere i nomi che vi hanno affibbiato mami e papi. » disse con molta semplicità, confermando in parte quanto aveva detto il simpaticone. « Useremo dei nomi in codice per tutta la durata del nostro rapporto lavorativo. Mi chiamerete Doc… » il nomignolo aveva una chiarissima inclinazione anglosassone. « …mentre voi sarete Ginger-One, Simba-Two, Giotto-Three e Hunter-Four. » mentre scandiva i soprannomi il suo indice passò in rassegna Muirne, Karakuriki, poi Azazèl e infine il quarto mercenario. « Se non li userete o vi lasciate sfuggire i vostri veri nomi, potete già considerarvi licenziati. » Concluse con uno spensierato sorrisone a trentadue denti.

Mentre metteva da parte i test, pensò alle riflessioni politiche di Simba-Two. La Tana aveva davvero bisogno di una guida? Era una questione che si trascinava da molto tempo, e in parte aveva a che fare con il lavoro per cui aveva ingaggiato quei quattro. Ma prima di poter illustrare loro tutto quanto, doveva mettere in chiaro un altro paio di formalità lavorative.

« Prima di scendere nei dettagli, devo ispezionarvi con questo. » tirò fuori da un borsone un grosso marchingegno collegato ad un palmare. Ad occhio pareva che fosse una sottospecie di rilevatore. « Devo assicurarmi che non abbiate addosso cimici, anatemi di controllo, né intrusi nella vostra mente o in qualunque altro degli ottantotto livelli dell’ego. Ginger-One, il tuo amichetto meccanico dovrà restare spento. Le orecchie sono ovunque, non deve uscire neanche una parola da questa stanza. » – stanza che, per inciso, si era già premurato d’ispezionare fino all’ultima crepa dell’intonaco.
« Posso procedere? »

Il vostro datore di lavoro sembrava un bambinone
con in mano un giocattolo che era impaziente di mostrare agli amici.



« Per me non c’è problema, Doc. »

Il quarto uomo, Hunter-Four, aveva parlato per la prima volta.

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Muirne O’Gara | Azazel | Karakuriki

Doc eseguì i rilevamenti senza indugiare oltre. Gli bastava accostare il suo marchingegno alla persona da analizzare e la tecnologia faceva il suo corso, mostrando sul display diagrammi e matrici apparentemente incomprensibili. Tutto procedette tranquillamente, fece poco meno di un cenno d’approvazione alla fine di ogni analisi. Poi Azazel iniziò a protestare.

« Giotto-Three, ti sembra il momento di fare i capricci? » parlò con il tono di una maestra che rimprovera un bimbo indisciplinato. « È ovvio che m’interessa sapere perché hai riprodotto un sigillo di confinamento su quel foglio, ma prima devi mostrare un po’ di collaborazione. » Si era lasciato sfuggire intenzionalmente una rivelazione che avrebbe preferito tacere ancora per un po'. Voleva fargli capire che sapeva il fatto suo, nonostante facesse di tutto per mettersi in ridicolo.

Cosa recitava una delle tante regole non scritte della Tana?
Non fidarti mai delle apparenze.

« A grandi linee so già cosa aspettarmi dalla tua scansione, però ho bisogno di qualche dettaglio in più. Sono informazioni che serviranno soltanto a me. Mi capisci, vero? » nel modo in cui lo disse pareva che avesse intuito le preoccupazioni di Azazel.

Hunter-Four seguiva quello scambio di battute senza particolare interesse.
Aveva iniziato a guardarsi intorno. Per quanto fosse lontano dalle pareti, sembrava che il suo sguardo puntasse proprio ai fogli che tappezzavano i quattro lati della sala.