Fuga verso la salvezza.

Alla magione era sempre la solita routine quotidiana: nonostante la sua presenza fosse una costante, Amon usciva spesso nel bosco – anche più volte in un giorno – al fine di adempiere al suo ruolo di custode. Non sembrava essere un tipo di molte parole, ma cercava a suo modo di tenere compagnia alla ragazza raccontandole qualcosa del bosco, della sua signora e di quanto lei aveva fatto per lui sin dal suo arrivo su Endlos; non mancò di intessere lodi alla dama Azzurra dell’Est, con la quale sentiva di avere ancora un debito d’onore per avergli salvato la vita quella volta, donandogli una seconda possibilità – nonostante le resistenze della donna a non voler ricevere nulla in cambio dallo Scorpione. Disse ad Eva che era proprio da quel momento che aveva deciso di dare una svolta alla propria vita, di cambiare radicalmente le sue intenzioni e di asservire la sua forza ad uno scopo preciso e concreto che non fosse un semplice derivato della violenza. Sentiva di aver trovato la pace nel bosco e voleva che anche altri condividessero quel suo stato d’animo, anche se negli ultimi tempi stava diventando sempre più difficile. Tutta quella pulizia etnica che stavano facendo minava quel suo angolo di pace, impedendogli di godere appieno delle meraviglia di Kijani Fahari. Un effetto collaterale che non accettava e che aveva intenzione di debellare; una piaga della quale il Presidio dell’Ovest avrebbe certamente fatto a meno. Ma da solo, purtroppo, poteva fare ben poco se non continuare a presidiare il bosco ed offrire asilo a coloro i quali ne avrebbero fatto richiesta, mutilando gli inseguitori. Eva, purtroppo, ne era già stata testimone.

“ Che faccia tosta! ”, esclamò Amon di rientro dall’ennesima ronda. “ Stanno diventando sempre più invadenti! Sono stato costretto ad ucciderne più d’uno per convincerli ad andarsene stavolta. Un solo sopravvissuto! ”, continuò seccato – forse anche un po’ dispiaciuto. “ Credo che sia meglio anticipare la partenza, Eva: a quanto pare devi aver destato più di una semplice attenzione. Quel giorno avrei dovuto ucciderli tutti. ”, chinò lo sguardo con disappunto, “ Mi dispiace, è colpa mia se adesso continuano a darti la caccia. Ti prometto che riuscirò a farti uscire dal presidio sana e salva! Viaggeremo verso il Presidio dell’Est: li la dama Azzurra potrà prendersi cura di te e potrai vivere tranquilla e serena. ” A quelle parole, il suo cuore sembrava essersi rasserenato ed una nuova luce brillava negli occhi di Amon, lasciando in là per un momento la tristezza che fino a quel momento gli aveva ottenebrato il cuore. “ Dovremo viaggiare di giorno, per evitare che possano accorgersi della tua natura di muta-forma. In questo viaggio, non potremo fidarci di nessuno se non di noi stessi e della nostra forza. Ce la farai, Eva? ”, le chiese serio e determinato. Quello non era il momento per mostrare dubbi o incertezze: c’era in ballo la vita di entrambi, dopotutto.

“ Infatti, l’intento è proprio questo. Si sono fatti più furbi nelle ricerche e viaggiano sempre in squadroni composti da non meno di dieci unità – in alcuni casi sporadici anche meno. ”, rispose prontamente lo Scorpione, indossando il mantello che era solito usare nei suoi viaggi e grazie al quale era possibile nascondere il suo armamentario in modo da cercare di passare inosservato; il cappuccio, inoltre, gli consentiva di poter utilizzare il proprio dono oculare senza essere visto, avendo poi la possibilità di dissolverlo qualora gli venisse richiesto di mostrare il proprio il viso. Non era la prima volta che sfruttava quel piccolo stratagemma: le incursioni nemiche, anche al di fuori dei confini del bosco, si erano fatte più ricorrenti ed era necessario giocare d’astuzia, pur ricorrendo in un secondo momento alla forza bruta. “ Quanto a Lilith credo tu possa stare tranquilla: potrebbe essere considerata come un animale da compagnia, ammaestrato affinché non procuri danno al prossimo. Il suo aspetto innocuo dovrebbe tenerla al riparo da eventuali occhi indiscreti. Comunque sia, qualora dovessimo incontrare degli squadroni, faresti bene a simulare un controllo maggiore su di lei e mostrare così la sua incrollabile fede nei tuoi confronti. Se le cose dovessero mettersi male, comunque, interverrò io stesso per salvaguardare la sua vita. Te lo prometto. ”, le rispose ancora mostrandole un ampio sorriso, dando un piccolo buffetto sulla testa del conittolo. Nel periodo della convivenza, aveva cercato d’attirarsi le simpatie della bestiola, mostrando ad entrambe le meraviglie che Kijani Fahari era in grado di concepire per chi avesse rispetto della natura nella sua integrità.

Alle parole successive della ragazza, Amon sorrise: effettivamente in quel periodo era stato piuttosto premuroso nei suoi confronti, salvaguardando la sua vita come meglio aveva potuto. Inoltre, da quanto gli aveva detto, traspariva una sorta di preoccupazione per quanto sarebbe stato in grado di fare per il bene di entrambi. “ Non devi preoccuparti per me, Eva. Sanno a cosa vanno incontro, così come lo sono io: combattiamo per ragioni contrapposte e siamo consapevoli che potremmo incorrere nella nostra morte. Per quanto io mi sforzi a non recidere le loro vite, non vedo in loro alcuna ombra di pentimento o di ripensamento per gli insani gesti che compiono. Il popolo dell’Ovest soffre e molti naufraghi e non-umani sono stati costretti a lasciare la propria casa, la propria famiglia, per essere condotti in prigione; altri, invece, sono morti nel tentativo di combattere l’oppressore; altri ancora, invece sono stati catturati per chissà quali scopi. Ciò che sento ogni giorno è raccapricciante e non fa altro che alimentare la mia rabbia, la mia ira e la mia sete di vendetta. ”, proseguì calcando sempre più il tono della sua voce mostrandosi contrariato per quanto stava raccontando. I pugni, al di sotto del mantello, venivano stretti sempre più mano a mano che l’enfasi nelle sue parole cresceva. “ Se tu vuoi mostrare pietà verso simili esseri non ti biasimo, anzi nonostante ti abbiano cacciata alla stregua di una fiera ti ammiro per quanto stai cercando di dirmi. So che la morte non è una soluzione, ma il più delle volte è l’unica soluzione possibile. Non uccido per voglia – anche se prima lo facevo. È necessario e se serve a qualcosa, sono disposto a sporcarmi le mani. Tutto qua. ” Il tono della sua voce si era fatto più cupo e tenebroso, quasi quanto i suoi occhi le cui iridi sembravano aver assunto una colorazione più scura rispetto all’usuale verde foglia. Tutta una questione di momenti, comunque, legati per lo più alla gravità dei concetti appena espressi.

La curiosità della ragazza, comunque, era ben lungi dall’essere soddisfatta e giustamente voleva ottenere informazioni in merito alla Dama Azzurra, alla corte della quale avrebbe potuto richiedere asilo, nonché l’intero Presidio Est. Mutuando le intenzioni di Eva, si avvicinò anch’egli alla porta invitandola poi ad uscire ed incamminarsi così all’interno del bosco per raggiungerne il confine – quello che li avrebbe indirizzati più facilmente verso la meta predestinata, pur dovendo in ogni caso attraversare una buona parte del Presidio Ovest in linea retta. “ Del Presidio Est conosco soltanto Chediya, denominata la ‘Valle del Canto’ per via di un fenomeno particolare delle correnti ivi presenti. È un luogo ideale, utopico per certi versi: ospita il maniera della Dama ove io stesso ho ricevuto asilo e cure tempo fa. ”, le rispose mutando il suo atteggiamento e mostrandosi sereno tutto d’un colpo. “ Quanto alla Dama, posso dirti che è presumibilmente la persona più buona ed affabile che io abbia mai conosciuto in tutta la mia vita. Al solo guardarla l’animo si tranquillizza ed ogni male sembra dissolversi dinanzi alla purezza del suo spirito, mosso unicamente dalla pace, dalla bontà e dalla compassione verso il prossimo. Potrei dirti che la sua stessa vita sia votata al prossimo ed al suo benessere sia fisico, sia spirituale. È l’unica persona alla quale ti affiderei senza pensarci due volte, senza alcuna preoccupazione ulteriore. ”, le disse infine sorridendole apertamente incrociando per un istante soltanto il suo sguardo.

Avrebbero impiegato un po’ a raggiungere i confini del bosco, ma nel frattempo avrebbero potuto parlare indisturbati visto che non vi era alcuna minaccia per i due. Un po’ di pace ancora, prima di intraprendere un viaggio che avrebbe certamente messo in pericolo molto più della loro stessa vita.

“ Non ne dubito Eva: ho già avuto modo di vedere quanto intelligente sia la tua Lilith. Ma dobbiamo stare comunque attenti, perché nessuno può dirsi veramente al sicuro. ”, aggiunse sorridendo ad entrambe, “ Questo, però, hai potuto vederlo anche da sola. ” Concluse con un sospiro. Proseguendo, non la ragazza paragonò la Dama Azzurra a Drusilia Galanodel, Gran Maestro della sua gilda, riportando lo Scorpione al ricordo del loro primo incontro su Laputa. Si trattava di sbrigare delle pratiche diplomatiche ed a quel tempo volevano interloquire direttamente con l’Alfiere, ma vennero intercettati dapprima dal capitano delle guardie – presentatosi come Gilbert Beilschmidt – per poi essere raggiunti da lei (presentatasi come Primo Ufficiale del Presidio Errante, con la quale avevano interloquito direttamente del più e del meno e dalla quale erano stati invitati nella taverna ‘ Il Cappio di Bronzo ’ come suoi ospiti a mangiare qualcosa. “ Sì, l’ho conosciuta parecchio tempo fa per questioni squisitamente diplomatiche. Io ed il mio Arkan, non abbiamo avuto modo di approfondire più del necessario la conoscenza, ma non dubito della veridicità delle tue parole. Devo ammettere di essere rimasto piacevolmente colpito dall’incontro che ho avuto con lei, ma non sono in grado di dire di aver provato le medesime sensazioni. Forse potrà essere lo stesso con te quando incontrerai Lady Kalia. ”, concluse con tono serafico, mostrando poi un piccolo sorriso sul suo volto. Tutto sommato aveva avuto un bel ricordo di quell’incontro ed aveva saggiato la determinazione di Drusilia con i concetti che aveva avuto modo di esprimere – ed anche ad uno strano fenomeno atmosferico che casualmente si era generato nella foga del suo colloquio. Una strana coincidenza, doveva ammetterlo.

“ Quanto alla Valle del Canto, come ti dicevo, è la denominazione utilizzata per riferirsi a Chediya. Come ti avevo accennato, è chiamata così per via di un fenomeno particolare legato al vento: ho sentito con le mie orecchie quel canto delizioso, ma non so spiegartene la natura. ”, le disse dando seguito alla curiosità della ragazza. “ L’Est e l’Ovest sono gli unici Presidi che ho avuto modo di visitare, pertanto non conosco ancora tutte le meraviglie che Endlos ha da offrire. Per quel poco che ho visto, però, ci sono tante cose straordinarie che non so e non riesco a spiegarmi razionalmente. Le prendo come fossero un atto di fede. ”, concluse facendo spallucce e continuare a camminare. “ Quando tutto questo sarà finito, quando finalmente anche qui ad Ovest le cose torneranno ad essere normali, ho intenzione di intraprendere un lungo viaggio che mi permetta di conoscere le meraviglie di questo nuovo mondo. È molto che sono qui, ma non conosco nulla e devo dirti la verità: faccio ancora molta fatica a capire molte cose. ”, proseguì parlandole liberamente dei suoi desideri, “ Ma per tutto questo ci sarà tempo, credo. ”, concluse poi mostrando un’espressione stupita. Cominciò a guardarsi intorno, come se si fosse accorto di qualcosa. Aveva sentito un fruscio accompagnato dallo scricchiolio di alcuni rametti secchi. C’era qualcuno – o qualcosa – nelle vicinanze e non sarebbe stato saggio fare finta di nulla, anche se dopo poco un piccolo cucciolo s’affacciò alla loro vista spuntando tra i fasci d’erba più alti, con quel suo musetto delicato e l’aspetto innocuo di un piccolo che ha ancora bisogno della sua mamma per riuscire a sopravvivere.

Ma se altri si sarebbero potuti sentire sollevati dinanzi a quella scena, tirando un sospiro di sollievo lo sguardo dello Scorpione non solo non sembrava essere disteso, ma sembrava essere diventato più cupo come se quell’incontro non fosse altro che il principio di un guaio ancora più grosso.

SPOILER (clicca per visualizzare)

Piccolo imprevisto. =)

A te

Non c’era il tempo per rispondere compiutamente alla domanda della giovane ragazza: Eva se ne sarebbe potuta accorgere proprio dall’espressione mutata di Amon, il quale continuava a guardarsi attorno come se fosse alla ricerca di qualcosa. Allo Scorpione non sfuggì lo sguardo della muta-forma e le rispose con una espressione severa ed al contempo preoccupata per le sorti di entrambi: aver incontrato quel cucciolo non aveva fatto altro che complicare il loro viaggio già fin troppo tortuoso nelle premesse. “ Non ti avvicinare, è pericoloso. ”, le disse lo Scorpione mantenendo il tono della voce piuttosto basso, ma udibile dalla ragazza; una volta di più, quelle parole confermavano la preoccupazione che traspariva dalla sua espressione. “ Si tratta di un cucciolo di volporso e per quanto da cuccioli sembrino così teneri ed innocui, è della madre che devi avere timore. Sono molto protettive nei confronti dei loro cuccioli e non c’è gentilezza che tenga: attaccano a testa bassa chiunque ritengano un potenziale nemico per la prole. ”, aggiunse con tono sempre più grave. Ad un certo punto il suo sguardo sembrò fermarsi, come se avesse trovato quello che cercava: l’attimo dopo indicò con il dito indice un tronco sul quale vi erano dei segni, dei graffi piuttosto vistosi nella corteccia lasciati evidentemente da una fiera.

“ Li vedi quelli? Sono i segni lasciati dalla madre per marcare il territorio: sono stato troppo incauto ed ho abbassato la guardia pensando che qui saremmo potuti essere al sicuro da eventuali pericoli. In questa stagione le femmine di volporso sono piuttosto irrequiete e tendono ad attaccare chiunque si permetta di entrare nel loro territorio. ”, attese un attimo prima di proseguire quella sua spiegazione frettolosa. “ Figurarsi se qualcuno osa avvicinarsi ad un loro cucciolo. ”, concluse teso, riprendendo a guardarsi attorno. Qualche metro più avanti le fronde degli alberi avevano cominciato a muoversi, dapprima lente per poi diventare sempre più frenetiche; nella foga dell’evento i due si sarebbero accorti del tremolio del terreno che provocava una lievissima – ma sgradevole – sensazione di perdita d’equilibrio: stava arrivando qualcosa ed a giudicare dalla fuga dei volatili dalle fronde fitte degli alberi li attorno non doveva essere qualcosa di buono.

Ancora un attimo e due pesanti tronchi vennero piegati verso l’esterno da un paio di zampe artigliate molto grosse, per far spazio alla figura ingombrante di quella che in apparenza doveva essere la madre del piccolo cucciolo indifeso che i due avevano avuto la sfortuna di incrociare. Era mastodontico e riusciva ad incutere timore solo guardandolo con quei suoi occhi neri e bui ed il muso arricciato in una smorfia rabbiosa ed inquietante, lasciando intravedere una fila di denti puntuti, pregio di una mandibola robusta e sicuramente in grado di piegare persino la roccia. Li minacciò più d’una volta con un ruggito imponente, prima di attraversare completamente i due alberi mastodontici i cui tronchi erano stati piegati con una facilità disarmante dalla forza della bestia, mostrandosi infine in tutta la sua grandezza: quasi tre metri (circa) di mera forza bruta, mossa dall’istinto ed in grado di abbattere qualunque avversario, qualsiasi pericolo con una sola ed unica zampata. Amon lo sapeva: aveva avuto modo di scontrarsi con un esemplare maschio della sua specie e non ne era uscito indenne; adesso si trovava davanti una femmina, una madre che aveva lo scopo di proteggere il proprio cucciolo: un pericolo di certo superiore al mero scontro d’orgoglio per la spartizione del territorio. “ Ecco, proprio quello che temevo. Sembra piuttosto adirata, quindi evita gesti inconsulti e non farti prendere dal panico: nasconditi dietro quegli alberi e lascia fare a me. Purtroppo non ho altra scelta. ”, le disse. Da come parlava, nonostante tutto, non sembrava aver paura; piuttosto, sembrava preoccupato per le sorti della sua giovane amica e proprio per questo le aveva indicato degli alberi dietro di sé, cominciando ad abbassarsi sulle gambe pronto a lanciarsi all’attacco – anche se controvoglia, purtroppo: fosse stato per lui, non avrebbe mosso un muscolo, ma avrebbe semplicemente cambiato strada. Al momento non era riuscito a trovare altra soluzione: si erano avvicinati troppo ed avevano invaso il loro territorio. Se volevano sopravvivere, avrebbero dovuto stare al gioco oppure…