To the Beginning

{ Arena Nera, Sotterranei }
pov - Bid'daum

La discesa di quegli stretti gradini semibui cullava i suoi pensieri.
Un gradino, poi un altro ancora.

Tornò con la mente alla Cerimonia della Legione, durante la quale lui ed Aristotelis erano stati nominati Comandanti da Khalid bin Bashir in persona. Per l’occasione il guerriero mascherato aveva indossato una veste sacerdotale, legata a quel culto dell’Ossidiana che più volte aveva invocato durante la liturgia. Sul momento non aveva aperto bocca, lasciando che quella sottospecie di rituale terminasse seguendo il suo corso: aveva risposto ai giuramenti declamati da Khalid, votando la propria vita al servizio della Legione e alla difesa del Presidio Sud, col benestare di una fantomatica entità occulta che vegliava sul loro destino. Solo in seguito aveva commentato con il Greco quanto - secondo lui - fosse superflua tutta quella patina di religiosità che l’esercito Meridionale si trascinava da secoli.

Un gradino, poi un altro ancora.
Si stava inoltrando nelle viscere dell’Arena Nera.

Dopo la Cerimonia c’era stata la divisione dei ruoli militari. Aristotelis avrebbe gestito la coscrizione e l’addestramento dei Legionari: senza dubbio il Greco era un miglior esempio di disciplina militare rispetto al Kuthiano, avrebbe ispirato le giovani leve col suo spirito indomito. Khalid aveva mantenuto per sé la maggior parte delle funzioni religiose, mentre Bid’daum era stato assegnato a mansioni decisamente più congeniali al suo carattere: la gestione delle carceri e dell’Arena Nera. I luoghi dove si decreta chi vive e chi muore. Non poteva chiedere di meglio: Disciplina e Fede le avrebbe lasciate agli altri due Comandanti. Lui avrebbe insegnato la brutalità ai Legionari già svezzati.

L’oscurità si faceva sempre più fitta. Quei corridoi dismessi non vedevano anima umana da chissà quanti anni. Non c’era da sorprendersi: solo chi aveva il massimo grado militare era autorizzato ad accedere a quell’ala sotterranea. Una restrizione quanto mai singolare. Cosa c'era di così importante nelle fondamenta del colosseo d’ossidiana?

Il buio ormai era denso come fango. Tirò fuori un piccolo Cristallo di Luce e, nel suo luminoso alone azzurrino, riuscì nuovamente a distinguere i contorni della scala a chiocciola. Continuò a scendere.

Giunse davanti ad un antico portone metallico. Aveva tra le mani la chiave di quella stanza. Non sapeva cosa contenesse, ma aveva un pessimo presentimento. Qualcosa in grado di far rabbrividire persino il Castigo. Poteva inserire la chiave ed entrare, oppure poteva decidere di non superare la soglia, di non vedere, di non sporcarsi. Una volta dentro non sarebbe più potuto tornare indietro, se lo sentiva nelle ossa. Non poteva più fingere di non sapere, né dirsi innocente. Stava per farsi carico di qualcosa di più di una colpa. Avrebbe dovuto sopportare il peso della verità. La Verità più terribile di tutte.

La serratura si schiuse con uno schiocco sordo.

L’aria all’interno era opprimente, viziata e lurida di peccati. Mosse qualche passo in avanti e dopo pochi istanti si accorse di qualcosa di assurdo. Non era solo. C’era qualcuno nascosto nell’ombra. Materializzò all’istante la sua spada, la mano ancora libera impugnava il Cristallo.

« Chi va là? »

La sua voce era tesa come una corda di violino. La luce del cristallo lambì una sagoma umana e una colossale massa informe alle sue spalle. Riusciva a malapena a distinguerne i contorni. Poi, di colpo, il minerale nelle sue mani iniziò a sfolgorare più intensamente, bianco come una fiamma di magnesio. Riuscì a vedere chiaramente cosa c’era alle spalle di quell’uomo. Si sentì mancare la forza alle ginocchia. Spalancò gli occhi, incredulo.

« Salve, Comandante. »

Nascosto dall’ampia tesa del cappello che ne celava il volto,
il Cerimoniere sorrise.