Tempo per Decantare

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    Una supernova galattica caldissima e traboccante dolcezza, il cuore pulsante del multiverso.

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    Take it easy_


    Col sorriso sulle labbra ed una serenità interiore che mi eleva e mi fa sentire invulnerabile e potente, conduco la metadrago per le vie del Pentauron, esplorandole con lei e mostrandole ciò che conosco di questi posti.

    “Ci vorrà tempo, è inutile correre ora...”


    Anzi, è dannoso. Ha già fatto abbastanza strada in questi pochi minuti, la mia piccola, giovane, dolce, nuova allieva. Ha già preso coscienza dell'esistenza di un problema, ha già accettato che c'è, ed ha perfino compreso che non è aggredendo chi cerca di aiutarla che lo risolverà, bensì accettando e volendo quell'aiuto, e soprattutto accettando di voler cambiare. Solo così si può cambiare veramente: volendolo. E il primo passo che serve per risolvere un problema è rendersi conto che esiste, appunto.

    «Sai, in quella gelateria laggiù fanno un gelato davvero squisito. Ti va di assaggiarne uno?»


    Dico con spensieratezza, indicando col dito timido un negozietto a una decina di metri sulla destra. Forse non capirà questo cambio repentino, ma se ho capito bene che tipo è non credo che possa reggere ulteriori insegnamenti per adesso. Non è come me, che posso tankare ore e ore di studio senza che le mie prestazioni calino vertiginosamente.

    «Te lo meriti proprio, e prendila come un'ottima occasione per distrarti un po' e recuperare le energie, ok? Fidati, ne avrai bisogno: impara a dare il giusto tempo alle cose, perché solo con pazienza ed amore si ottengono i frutti migliori. Seconda lezione di oggi!»


    Dico quindi veloce, ammiccando e facendole la lingua in modo giocoso ed autoironico, proprio a sottolineare che non voglio tediarla né indisporla ulteriormente con le mie "lezioni di vita", almeno per un bel po'. Almeno finché non sarà in grado di sopportarle ed affrontarle di nuovo. Sarà stanca, immagino: è molto faticoso riuscire a operare cambiamenti così grossi sulla propria psiche, specie dopo così tanto tempo che si è stati abituato all'esatto opposto...
    Per ora, voglio solo essere una buona amica, per lei. Ci sarà tempo, per esaudire la sua richiesta. Molto tempo..
    .


    _Specchietto Tecnico:



    Specchietto Tecnico_

    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura).
    ¬ Chakram seghettato.
    ¬ Pugnale.
    ¬ Glock 19.
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone).
    ¬ Fangs & Claws.
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Passeggiano e si prendono una pausa, rilassandosi come due amiche tranquille e mirando ad una buona gelateria asd XDD.

    Note_

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    Nesrìn
    Ancora una volta, la bontà d’animo della neuromante lasciò spiazzata la focosa. Violet aveva risposto al suo grido d’aiuto senza chiedere nulla in cambio, spinta solo dal genuino desiderio di darle una mano, di guidarla nella lunga ricerca di sé stessa. Ignorava se fosse davvero possibile stabilire un equilibrio armonico fra il suo lato umano e bestiale, ma era anche vero che lei era una creatura unica nel suo genere: una chimera nata dall’unione di carne umana e sangue draconico, molto più di un semplice metadrago. Lei era qualcos’altro, un’entità che nemmeno i Primi erano stati in grado di riconoscere, se non con il termine altisonante di “dragonato” o “quasi-drago.”

    Quasi-drago... una parola che al contempo la eccitava e la terrorizzava a morte, una parola che voleva dire tutto e non voleva dire niente. Chi era, lei? Qual’era la sua vera natura? Doveva considerarsi in primis una donna oppure un drago? Quale lato del suo animo spezzato doveva avere la priorità? Cosa la rendeva ciò che era? Violet sembrava avere le riposte a queste sue domande e tanto le bastava, perché già stava iniziando a venirle il mal di testa. Perciò la seguì senza fiatare, mano nella mano, lieta di cambiare aria e riprendere fiato... e ignorare, seppur solo per un attimo, il peso delle sue paure; d’altronde, l’aveva ignorato per più di duecento anni, aspettare ancora un poco non le avrebbe di certo sconvolto la vita. E si chiese per quale ragione la telepate fosse così felice, così ansiosa, di aiutarla.

    In pratica erano delle estranee... ma forse i poteri psionici della ragazza avevano accelerato un po’ i tempi. Per la Fiamma, nel giro di quelli che le erano sembrati solo una misera manciata di secondi, aveva aperto il suo cuore a Violet, sfogato su di lei tutte le sue paure e le sue frustrazioni, più di quanto avesse fatto con chiunque altro in vita sua! E ora aveva come l’impressione di conoscerla da una vita, quando in realtà non sapeva nulla di lei, mentre al contrario la neuromante conosceva bene il suo passato, seppur comunque a grandi linee. Era una sensazione strana, eppure si fidava di Violet, e più il drago le intimava di allontanarsi da lei, più la sua presa si faceva salda in quella della telepate. Era come se la sola vicinanza della giovane fosse sufficiente a placare il drago, a darle la forza di quietare la bestia.
    E per un secondo si sentì come una bimba sperduta e indifesa e... ne provò vergogna.

    Sai... in quella gelateria laggiù fanno un gelato davvero squisito. Ti va di assaggiarne uno?
    Doveva avere sì e no vent’anni, eppure Violet sembrava possedere una comprensione della realtà e del mondo in cui viveva molto più profonda e accurata della sua.

    Prima sspiegami coss’è un gelato...
    Forse perché sapeva prestare la giusta attenzione alle cose... al contrario di lei.

     
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    Una supernova galattica caldissima e traboccante dolcezza, il cuore pulsante del multiverso.

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    Take it easy_


    «Prima sspiegami coss’è un gelato...»


    Mi chiede lei, con la sua tipica S sibilante, con quella lingua che solletica la mia mente. Mi piace, è così innocente la sua frase, così ingenua, così...tenera, ed al contempo quel suono richiama atavici ricordi di pericolo serpentesco e mostra il suo potere latente. Un mortale potere racchiuso -incastrato, avviluppato- nel corpo -nella mente- di una bambina -selvaggia, emotiva, ineducata, libera e schiava al contempo-.
    La guardo, sorridendo e con la fronte aggrottata, espirando nasalmente un risolino di stupore. Non sa cos'è un gelato. Il che è perfettamente legittimo, eh: evidentemente, nonostante i suoi due secoli, i posti in cui ha vissuto sinora non l'avevano inventato. Inevitabilmente, però, ciò non può non farmi ridere interiormente: è buffo, è incredibile, si può vivere così tanto e non conoscere qualcosa di così...semplice, stupido, insignificante eppure così pesantemente diffuso come...un gelato
    .

    «Un gelato è...»


    Inizio, cercando di trovare le parole e guardando per aria come se potessero piovermi in testa dal cielo da un momento all'altro, a mo' di illuminazione divina, o come se si nascondessero tra le nuvole. Gesticolo, anche, mimando la forma della palla di gelato sospesa sul cono, ma è tutto troppo frenetico e confuso per...

    «Un gelato è...un...alimento, tanto per cominciare, ecco. Non un pasto canonico, sebbene abbia lo stesso apporto calorico, dia le stesse energie ecco! Ed è...uff, una specie di pallina di ghiaccio tritato, ma è una crema morbida e non gratta quando lo mangi! E può avere tantissimi gusti: alla frutta, al cioccolato, a...dipende da quelli che hanno nello specifico negozio, ecco. Ho visto e sentito di tutto, credimi.
    E sì, è freddo, è..."gelato", per così dire, e immagino che col tuo fuoco non vada d'accordo, ma...è dolce! Ed è buono! Non è un nemico, non fa male: è cibo. Semplicemente cibo. Ed è veramente buono, credimi.
    Dovresti provarlo, come hai provato qualcosa di nuovo oggi, non pensi anche tu?»


    Arranco correggendo il tiro troppo scientifico un paio di volte, cercando di disinnescare subito le sue obiezioni refrattarie prima che possano perfino nascere, fino a concludere con un sorrisone dolce e sincero mentre le riprendo la mano che ho lasciato per intraprendere la mia pantomima.

    Curiosa anche questa cosa: mi ha preso la mano, prima. Bizzarro, tutto l'insieme di interazioni e pensieri riguardo questo gesto è bizzarro. Ho avuto un brivido di timore quando l'ha fatto: ho avuto paura quasi, perché mi aveva toccato nell'intimo, perché quel gesto stava andando troppo nell'intimo, mio.
    L'ho baciata. L'ho baciata, eh. Eppure non era nulla di così intimo come il tenersi per mano, per me. Paradossale, sì, lo so: ma per me, tenerci la mano in quel momento stava per diventare più intimo che baciarci. Perché quel bacio era una sfida, era un tramite per infonderle calma, per veicolare emozioni di accettazione e comprensione, per manipolare -positivamente- la sua mente, per...per un mucchio di cose, ma non era un gesto romantico, ecco. Tenersi per mano, invece, poteva esserlo.
    Lessi subito nella sua mente, dunque, per sapere e capire al volo cosa intendesse fare, e con mia grande sorpresa scoprii che, invece, non cercava altro che...un appoggio, un riparo, un appiglio. Sicurezza, nella mia mano, come fosse un prolungamento della mia mente: "i miei poteri hanno placato il drago, quindi adesso Nesrìn pensa che anche solo la vicinanza o il contatto con me possa aiutarla a tenere a bada i suoi istinti...ma è solo una sua idea, ecco. Una specie di placebo, per intenderci." Io in fin dei conti l'avrò anche aiutata, ma la forza per dominare il drago l'ha trovata lei: dovrò farle capire questo anche, e presto, ma...per ora va bene così, per ora anche tenerle la mano e darle sicurezza fa parte del mio compito, fa parte dell'aiutarla. Per ora, ha bisogno di rilassarsi e distrarsi, di non pensarci, di pensare ad altro.
    Per ora, concentriamoci sul gelato verso cui la sto portando
    .


    _Specchietto Tecnico:



    Specchietto Tecnico_

    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura).
    ¬ Chakram seghettato.
    ¬ Pugnale.
    ¬ Glock 19.
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone).
    ¬ Fangs & Claws.
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Chiacchierando di nuovo amabilmente asd.

    Note_

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    Edited by Zaho's Violet - 12/3/2015, 13:56
     
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    Nesrìn
    Com’era prevedibile, la domanda della focosa suscitò nella telepate una reazione d’ilarità mista a stupore. Forse perché Violet era così abituata alla vita nel Pentauron, che la sola eventualità che la rossa potesse non conoscere una cosa tanto banale come un gelato non le era nemmeno passata per l’anticamera del cervello. E ora la guardava con quel sorrisino sghembo, la neuromante, come se stesse cercando di trattenere una risata.

    Per un attimo Nesrìn si sentì in colpa, e quasi provò vergogna per quella sua mancanza, ma non era mica colpa sua se dalle sua parti il gelato non esisteva! C’erano le torte, le crostate, i pasticcini e quant’altro, ma il “gelato” proprio no... e la innervosiva il fatto che su Endlos una simile leccornia fosse invece tanto comune; perché doveva essere per forza una leccornia, a giudicare da tutta quella folla che sciamava appena fuori da quella... come l’aveva chiamata Violet? Ah, sì, gelateria! E i bambini, per la Fiamma! Così ansiosi di fare un sol boccone di quelle... palline di crema colorata. Per la Fiamma, se il gelato piaceva perfino a loro, doveva essere davvero buono! L’avrebbe provato, non aveva più alcun dubbio.

    C’era solo una cosa che la preoccupava... il freddo. E il gelato, come suggeriva il nome, era freddo. E lei odiava il freddo! Il drago era fuoco fattosi carne, il freddo lo indeboliva... e di conseguenza indeboliva pure lei. Per questo era così restia all’idea d’assaggiare quel gelato. Le sue fiamme avevano bisogno d’energia per poter continuare ad ardere, ragion per cui aveva sempre fame. Aveva bisogno d’energia, tanta energia... ma il freddo era suo nemico, e lei non aveva alcuna intenzione di mangiare del cibo che avrebbe potuto indebolire le sue fiamme. Però era curiosa, molto curiosa di sapere che sapore avesse, il gelato e... per la Fiamma, un misero assaggino non l’avrebbe certo uccisa, giusto?! Violet aveva detto che era una crema, una crema dolce... e lei andava matta per i dolci!

    Mi piacciono le novità, non fraintendere... è il freddo che mi preoccupa. Quando dico che il fuoco mi sscorre nelle vene, non ssto ussando una metafora. Il mio ssangue arde come una fiamma. Ora capisci perché non mi piace avere freddo? Non ssono una comune piromante, non controllo il fuoco... io ssono il fuoco.

    Una precisazione forse inutile, visto che Violet sembrava essere molto più sveglia di lei, su certe cose. Non volendo però dare l’impressione sbagliata, la rossa iniziò comunque ad incamminarsi verso la gelateria, sorriso malizioso stampato in faccia. Era la figlia del fuoco, questo era indubbio, ma non temeva il freddo al punto da evitarlo come un morbo mortale! L’aveva detto perfino Violet: era del comunissimo cibo, non c’era nulla di cui avere paura.

    Però... ammetto di esssere molto curiossa, quindi...
    Alle fiamme, proviamo quessto gelato! Offro io!

    Certo, avrebbe preferito di gran lunga divorarsi una bella bistecca al sangue accompagnata da una buona birra scura, ma poteva accontentarsi anche di un gelato. Scelse tre gusti a caso, fra quelli che erano andati per la maggiore, senza preoccuparsi di leggere i nomi. Attese che Violet facesse altrettanto e poi iniziò a gustarsi il suo cono gelato.

    Beh... per essere un dolce, era dolce. Molto dolce. Però era anche freddo, eppure non le dava così fastidio. Cioè, un bignè alla crema non lo batteva nessuno, sia chiaro, ma... quella roba era dolce. Per la Fiamma, se era dolce! Fredda, sì, ma tanto dolce. Aveva perso la sensibilità di palato e lingua, e avrebbe tanto voluto buttare quella robaccia nella spazzatura, ma per la Fiamma, era così dolce! Era assurdo, voleva disfarsi di quella schifezza troppo fredda per i suoi gusti, ma voleva anche divorarla fino all’ultimo boccone... e senza nemmeno accorgersene, senza neanche aver capito se quella roba le piaceva oppure no, il gelato era già finito. E senza un briciolo d’esitazione, Nesrìn... ne prese un altro.

    Quattro palline in equilibrio precario su di un cono gelato che neppure si sarebbe degnata di mangiare. Fortuna che non aveva problemi di linea. Una mamma con un bambino intento a fare i capricci perché voleva dell'altro gelato le lanciò un occhiata torva, quasi ostile, ma la rossa era troppo impegnata a ingurgitare la seconda porzione di gelato per farci caso.

    Mi piace il gelato, ma...

    Esclamò tutto ad un tratto, senza badare alla possibile reazione che quel suo modo di fare avrebbe potuto scatenare da parte della neuromante. Poi prese ad incamminarsi lontano dalla gelateria, non tanto per smaltire tutto lo zucchero ingurgitato, bensì solo per godersi una buona passeggiata. D’altronde, fino a quel momento era sempre stata ferma, anche se doveva ammettere di aver sfogato più tensioni e bruciato più energie quel giorno di quanto avesse fatto in duecento anni di vita. In pratica, voleva smaltire lo stress accumulato, voleva muoversi un po'... più per una esigenza psicologica che fisica.

    ...come questo luogo, è freddo.
    Credevo che vissitare il Pentauron ssarebbe sstato divertente, ma qui c’è troppo...

    Una breve pausa, per cercare la parola giusta.

    ...cemento, per i miei gusti. Ssembra tutto cossì grigio e sspento.
    Come fa la gente a vivere qui?

    Eppure, proprio i quel luogo così grigio e spento, aveva incontrato Violet.

     
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    Avrei dovuto pensarci, o meglio avrei dovuto trattenermi, perché prevedibilmente la mia mezza risatina soffocata e leggera innervosisce la metadrago. La imbarazza, la fa vergognare, sentire in colpa ed la innervosisce: perché tutti conoscono il gelato, perfino i bambini, tranne lei. E vorrei dirle "Scusami, non volevo, non intendevo...", e vorrei dirle "Altra lezione: impara a controllare le tue emozioni, a dominarle, perché ogni occasione è buona come allenamento: ora provi queste cose, ma non ne hai motivo perché non hai colpa. Vieni da un retroterra culturale diverso, è normale, no? Sciocco è chiunque pretenda che tu sappia qualcosa che non puoi conoscere, e perciò non vergognarti ma indignati piuttosto per pretendere troppo e agire così scorrettamente nei tuoi confronti".
    Vorrei dirle tutto questo, ma lei inizia a parlare, e in fin dei conti tutto fluisce bene e piuttosto armonico (o per lo meno niente attacchi ed aggressioni e ringhi e sibili e scontri verbali eccetera), tutto sommato, e perciò mi accontento e "va bene così"
    .

    «Mi piacciono le novità, non fraintendere... è il freddo che mi preoccupa. Quando dico che il fuoco mi sscorre nelle vene, non ssto ussando una metafora. Il mio ssangue arde come una fiamma. Ora capisci perché non mi piace avere freddo? Non ssono una comune piromante, non controllo il fuoco... io ssono il fuoco.
    Però... ammetto di esssere molto curiossa, quindi...
    Alle fiamme, proviamo quessto gelato! Offro io!»


    "I'd like to test that theory!", penso mentre mi s'illuminano gli occhi al sentire quelle parole. Davvero il suo sangue arde? Davvero ha il fuoco nelle vene, letteralmente? Che cosa è? Liquido infiammabile? E quale? Ha già un nome, è un composto esotico, sarei la prima a scoprirlo scientificamente parlando?
    C'incamminiamo verso la gelateria, e accetto stranamente di buon grado che sia lei ad offrire un cono a me: è strano perché normalmente ho un istinto cavalleresco vecchio stile e mi piace offrire le cose alla gente, specialmente a ragazze, ma...proprio per questo è meglio evitare questa volta. Non vorrei fraintendesse, non vorrei metterla in soggezione, in una posizione subalterna, dipendente, da "ruolo debole nella coppia". Non vorrei proprio pensasse ch'io la stia corteggiando. Mi sentirei d'infrangere quasi la deontologia professionale dello psicologo, che non deve assolutamente avere rapporti intimi, relazioni romantiche eccetera coi suoi pazienti! Ed inoltre, direi che le ho offerto, le sto offrendo e continuerò ad offrirle molto, moltissimo, oserei dire. Per tutto questo, e solo per la questione strategica di convenienza per la manipolazione della sua mente mettendo bene in chiaro i nostri ruoli reciproci, riescoa convincermi ad accettare l'offerta senza "fare sempre tutto io", come al mio solito. Mi mette a disagio, però ogni tanto è bello anche lasciare che siano gli altri a fare, a offrire, a dare. Non ci sono abituata, ma...

    Sgrano gli occhi col mio cono ancora in mano, e la mia bocca si apre a vuoto un paio di volte mentre la osservo incredula divorarsi l'intera porzione nel giro di una manciata di secondi. E, diamine, subito ne ordina un altro, più grande del primo! Incredibile, davvero incredibile
    .

    «...Nes-...Nesrìn...?»

    «Mi piace il gelato, ma...
    ...come questo luogo, è freddo.
    Credevo che vissitare il Pentauron ssarebbe sstato divertente, ma qui c’è troppo...
    ...cemento, per i miei gusti. Ssembra tutto cossì grigio e sspento.
    Come fa la gente a vivere qui?»


    Cerco di chiamarla, alzo una mano in sua direzione, ma è tutto tremulo e flebile e sconcertato e quasi muto che nemmeno si accorge giustamente di ciò che sto tentando di fare. C'incamminiamo così mentre continuo a fissarla in silenzio, shockata ed al contempo domandandomi fin dove possa arrivare.

    «N-Nesrìn...! Aspetta, vai piano. No, nel senso: a mangiare il gelato! Se lo mangi così velocemente, la bocca ti diventerà insensibile, ti verrà mal di testa e peggio ancora mal di pancia! Bisogna andarci piano col gelato, scusami, avrei dovuto avvisarti prima! Perdonami, mi dispiace...»


    Cerco di spiegarle ora, rendendomi pian piano conto di tutti gli accorgimenti e le avvertenze introiettati da piccola, da piccoli, che devo perciò ora ripescare e riformulare per poterla proteggere.
    E anche da qui si vede una forte...golosità, un'incapacità di controllare le proprie emozioni, sensazioni, percezioni dei sensi: dentro di lei sento che è contrastata, probabilmente il gelo le dà fastidio per la sua fisiologia -o per il suo comportamento, l'ingurgitare eccessivamente celere!-...ma non riesce a smettere, perché...perché le piace il gusto? Sì, suppongo sia questo: è dolce, sento una nota dolce nel suo cervello, nella sua mente. La conosco molto bene, anch'io adoro i dolci, ma...non mi verrebbe mai in mente di farmi fuori due gelati nel giro di nemmeno un minuto! Incredibile, ha una voracità mentale che è...pazzesca, eccezionale, aberrante, fuori dalla norma, mostruosa quasi. In senso positivo, per certi versi, eh! Ha una potenza incredibile, intendo! Però presenta anche lati negativi, come sull'autocontrollo.
    Sospiro. Sospiro per il senso di colpa di non esser riuscita a proteggerla come si farebbe con un bambino, subito e prontamente. Ma sospiro anche perché "c'è veramente tanto lavoro da fare...".
    Dio...ha un potenziale così enorme...potrebbe fare il mondo...se solo lo incanalasse..
    .

    «...Non hai mai visto una metropoli tecnologica, vero? No, certo che no...chissà come ti apparirebbe. Sai, io sono nata in posti in cui il metallo ed il cemento costituiscono praticamente il 99% di tutto ciò che esiste. Sì, è vero: ho viaggiato molto, e sono stata perfino su mondi completamente naturali ed è stato bellissimo. Però, vedi...Le città come questa mi fanno sentire tranquilla, al sicuro, protetta: sono nate come mura difensive dalla giungla esterna e pericolosa, e storicamente funzionano.
    Non sono fredde, sono solo...razionali, ordinate, ed il Pentauron nemmeno poi troppo, credimi. Non sono fredde: c'è calore al loro interno, ci sono le persone, calore umano, tiepido, piacevole. Il calore della giungla è un fuoco che ti scotta e ti fa male, il calore della città è il camino che ti scalda negli inverni rigidi con la tua amata al tuo fianco mentre fuori nevica...»


    Sono ferma ora, ferma accanto a lei, con un sorriso caldo stampato sulle labbra ed un vago sentore di jazz nelle mie orecchie -allucinazione uditiva: è il mio cervello a rievocare ricordi di trombe improvvisate e violoncelli slegati-. La guardo negli occhi, dolcemente, malinconicamente, un po' distante ed un po' romantica mentre non so nemmeno io come quelle parole mi sorgono sulle labbra, andando a descrivere poeticamente qualcosa che...che non è propriamente ortodosso e corretto per la mia mentalità scientifica, a cui io stessa obietterei infatti. Le città sono una cosa come un'altra, non ha senso dire che siano fredde: anche proprio termicamente parlando producono innalzamenti di temperatura che creano invece danni e inquinamento! Quindi...quindi non è questo l'approccio corretto, perché lei sta parlando di sentimenti, ed è solo parlando sul suo stesso piano, al suo stesso livello, che posso ottenere qualcosa, che posso far sì che lei capisca.

    «Il calore della città è quello di una carezza...è quello dell'amore, che nella giungla difficilmente sopravvive, perché troppo debole e delicato, perché ha bisogno di protezione e...di amore anche lui...»


    Sussurro con voce calda, mentre la mia mano scorre gentilmente lungo la sua guancia, con lei che tiene ancora il suo gelato in mano e scommetto che ogni processo mentale le si sia fermato, quasi col cuore in gola, nel tentativo di decifrare il mio sconosciuto gesto. Non hai mai provato una carezza, Nesrìn? Non hai mai provato l'amore caldo e gentile di cui ti sto parlando? Me lo domando io per prima, e...

    ...E sto giocando ad un gioco pericoloso. Rischio nuovamente che lei fraintenda. E lo rischio perché sono io a causarlo attivamente, vero? Non...non riesco a capire, però. Perché? Perché non posso semplicemente accarezzarle il viso per farle capire questi sentimenti, senza che necessariamente si sia implicate entrambe nel provarli reciprocamente, andando ad intaccare e modificare il nostro rapporto? Perché non...?
    ...Perché forse non è così che funzionano gli esseri viventi da un punto di vista emotivo e privo di razionalità.
    Perché forse lei non è abbastanza razionalmente matura per poter capire che la sessione di training è slegata dai sentimenti che si provano veramente, personalmente, individualmente, reciprocamente.
    Perché è come una sessione di BDSM offerto come servizio e simulato molto bene, senza che la mistress-squillo di turno manco ti conosca, facendo puramente GdR ecco. Tu chiedi cosa vuoi, c'è quella cosa che è giusto che gli dai, e ti impegni professionalmente per portare a termine la tua missione, per eseguire, e a posto così, morta lì, fine, chiuso là. Un rapporto di lavoro. No?
    È questo per te, Violet? È questo che stai facendo con questa mezza-drago di nome Nesrìn? Lavoro? Sei la sua autoproclamata psicologa? Be', "autoproclamata" non proprio, dato che me l'ha chiesto lei. E...
    ...E...È affascinante, è tutta da studiare, è intrigante, è carina e simpatica e...mi piacerebbe averla come amica, ecco. E...no, come potenziale compagna sarebbe quasi dannosa, troppo instabile e pericolosa per il mio fragile cuore già provato enormemente...Sarei ogni giorno sull'orlo del baratro, con le lacrime sul precipizio, aspettando che torni a casa e cercando conferme che mi sia fedele e provi ancora qualcosa verso di me e...che voglia ancora stare con me, che voglia vivere con me, senza l'entusiasmo personale nato in maniera indipendente di chi già ha dentro di sé questi schemi di pensiero ed emozione! Sarei lì ogni volta, a domandarmi quanto durerà se sarà oggi che finirà, che mi mollerà per qualcuna di più temporaneamente stimolante, di...
    E...
    Già. "Tutta da studiare". Non ti piace quella frase lì, vero? Già. Non è "tutta" da studiare: è "in buona parte". Perché per il restante è nettamente chiara e conosciuta. Per la sua parte emotiva, la sua parte psicologica umana diciamo...è già dentro di me, la conoscenza: sembra aderire perfettamente a canoni umani, ed anche per questo posso aiutarla e so già perfettamente come fare. Perché è umana, fottutamente umana, e per questo è già nota. E so che è un puttanaio, so che c'è un casino di lavoro da fare, e da questo punto di vista mi deprimo e mi scoraggio e mi prende lo sconforto e...
    Sospiro. Perché sarà un lavoro lungo, faticoso, estenuante, e non...non funzionerà. Non funzionerà perché non è nata così, perché ci vorranno millenni per renderle istintivi tutti i ragionamenti e le sensibilità necessarie a renderla una persona veramente potente e..."degna di stare al mio fianco", dici, Violet?
    ...Sì. Non funzionerà.
    Però posso farle del bene.
    E allora riconvertiamo l'attività, giusto? Già fatto, sì, già iniziato: riconvertiamo l'attività da "forgiare una persona così figa che può perfino essere una potenziale compagna" a "forgiare una persona che comunque sta bene con sé stessa raggiungendo livelli di decenza e auspicabilmente da qualche parte oltre". Giusto? Massì, ci proviamo, dai...e "whatever will be will be"...
    Tanto siamo condannate a restare sole, Violet, lascia perdere...
    .


    _Specchietto Tecnico:



    Specchietto Tecnico_

    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura).
    ¬ Chakram seghettato.
    ¬ Pugnale.
    ¬ Glock 19.
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone).
    ¬ Fangs & Claws.
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Chiacchierando di nuovo amabilmente asd.

    Note_

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    Nesrìn
    Quando Violet cercò di richiamare la sua attenzione con la voce rotta dalla tensione, per un attimo alla focosa venne il dubbio che forse si era dimenticata di pagare il conto... ma non era affatto così, a giudicare dall’espressione apprensiva della telepate, doveva trattarsi di ben altro.

    Sguardo interrogativo e smorfia confusa, la rossa apprese che Violet aveva fatto tutta quella scena solo per avvertirla di non mangiare troppo in fretta il gelato, se non voleva beccarsi un bel mal di pancia. Soffocò a stento una risata, la metadrago, intenerita e al contempo divertita dall’eccessiva premura che la neuromante stava mostrando nei suoi confronti. Era chiaro come il Sole che Violet non aveva la minima idea di chi le stava davanti... ma era comprensibile, d’altronde, non le aveva ancora spiegato bene quanto non-umana lei fosse in realtà. Il suo aspetto da fanciulla focosa, infatti, tendeva ad offuscare la sua pericolosa natura draconica... in verità, era molto meno umana di quanto la telepate potesse immaginare.

    Già... perché il sangue di drago, oltre a donarle il caratteristico accento serpentino e il tipico carattere esplosivo -in tutti i sensi- aveva pure modificato le sue abitudini alimentari. Infatti era carnivora. Cioè, non carnivora obbligata, ma... amava la carne, ecco. Ragion per cui non digeriva la verdura. Stava male, dava di stomaco, se mangiava “quella roba verde.” Invece, forse in virtù del fuoco che le scorreva nelle vene, aveva una bizzarra predilezione per i dolci e per tutte quelle schifezze che farebbero ingrassare chiunque solo a guardarle, alcool incluso. Le sue fiamme avevano bisogno d’energia per poter continuare ad ardere, energia che la rossa non poteva che ottenere da quel tipo di cibo.

    Il gelato non faceva eccezione... o almeno così credeva.

    Violet, calmati, non ho mai fatto indigesstione in vita mi-...!!!

    Il viso ferino contorto in una smorfia di dolore, la focosa si lasciò sfuggire un gemito soffocato -molto simile a un ringhio- appena una fitta lancinante le trafisse il cervello. Durò solo una manciata di secondi, ma tanto bastò per farle gettare via il gelato al primo cestino della spazzatura disponibile. Bene, ora quella crema diabolica era nella sua lista nera! La sinistra a massaggiarsi la fronte, come a volerla in qualche modo scaldare, la rossa si rivolse dunque alla telepate che camminava al suo fianco, sguardo torvo ed espressione corrucciata stampata in faccia.

    VOLEVI UCCIDERMI?!
    Ruggì stizzita.

    No, non era davvero arrabbiata, solo confusa... non si aspettava sul serio che del misero gelato potesse farle venire il mal di testa! Però era anche vero che prima d’allora non aveva mai assaggiato un gelato, perciò... se l’era cercata, ecco. Comunque, Violet avrebbe dovuto avvisarla prima, per la Fiamma! Cioè... era lei l’esperta di gelato, giusto?! Infatti, e la neuromante non mancò di porgerle le dovute scuse. La sua espressione era così preoccupata ed affranta, che la metadrago decise di chiudere un occhio e lasciar perdere la questione; infondo, non ne valeva la pena.

    Offrimi una bisstecca, la prosssima volta.
    Concluse con una battuta, giusto per farle capire che non se l’era presa poi così tanto.

    Non hai mai visto una metropoli tecnologica, vero?

    La focosa scosse la testa, in segno di diniego, mentre tornava a focalizzare l’attenzione sul discorso che l’incidente del gelato aveva lasciato a metà. Violet aveva preso la sua domanda fin troppo sul serio. Lei voleva solo conversare un poco, senza impegni e senza farsi troppi pensieri -come suo solito- invece la telepate aveva finito col divagare, iniziando a disquisire su questioni che non c’entravano. Cioè... sì, c’entravano per similitudine, ma... ma perché Violet finiva sempre col fare discorsi seri?!

    Una banalissima chiacchierata fra amiche... chiedeva troppo?

    La giungla non è poi cossì male. Quando impari a vivere -e a ssopravvivere- nelle terre sselvagge, quando assapori la libertà nella ssua forma più vera e primitiva, ssenza vincoli e ssenza catene... non c'è emozione più grande. Io qui mi ssento in gabbia, Violet, non mi ssento al ssicuro, come dici tu... perché non vorrei trovarmi qui, ma là fuori.
    Capiva ciò che voleva dire Violet, anche se non lo condivideva.

    Un amore selvaggio non preclude un amore gentile.
    L'istinto non preclude la ragione... giusto?


    Quessto calore... quessto amore di cui parli... esisste anche nella giungla.
    Una pausa, come per trovare le parole giuste, gli occhi fissi in quelli della neuromante.

    Bassta ssolo ssaper cercare.
    Era una metafora?? Bah... non l’avrebbe saputo dire neppure lei.

    Sapeva solo che non era stato il drago a parlare.



    Edited by `Scarlet - 6/4/2015, 19:06
     
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    «Violet, calmati, non ho mai fatto indigesstione in vita mi-...!!!
    VOLEVI UCCIDERMI?!»


    «!!!»

    «Offrimi una bisstecca, la prosssima volta.»

    «...»


    Ci ho quasi creduto. Le ho quasi creduto, quando ha detto che non le avrebbe fatto niente. Poi è sclerata, facendomi infartare e riuscendo pure per un momento a farmi sentire veramente in colpa, mortificandomi. Solo grazie al solito "tiro razionalità" riesco a controbattere con un "non è questo il modo corretto di approcciarsi a qualcosa di nuovo e sconosciuto, tuffandosi con irruenza, per poi rivoltarsi con aggressività incontrollata". Mi facepalmo: "dovrò insegnarle anche questo", le basi proprio.
    Quando la vedo gettare il gelato nel bidone, d'istinto agito la mani e blocco il tutto con la telecinesi, salvandolo ed impedendo quello spreco immane. Scuotendo la testa e con la faccia di chi deve sopportarne tante al giorno già di suo, lo faccio fluttuare verso di me e così mi conquisto un altro prelibato cono oltre al mio. Per fortuna, la metadrago sdrammatizza con una battuta atta a farmi capire che, in fin dei conti, è tutto ok tra noi e non ci credeva poi più di tanto alla teoria del complotto e dell'attentato: fiuff, pericolo scampato
    .

    «La giungla non è poi cossì male. Quando impari a vivere -e a ssopravvivere- nelle terre sselvagge, quando assapori la libertà nella ssua forma più vera e primitiva, ssenza vincoli e ssenza catene... non c'è emozione più grande. Io qui mi ssento in gabbia, Violet, non mi ssento al ssicuro, come dici tu... perché non vorrei trovarmi qui, ma là fuori.
    Quessto calore... quessto amore di cui parli... esisste anche nella giungla.
    Bassta ssolo ssaper cercare.»


    «Mh...»


    Non sono affatto convinta delle sue parole: nella giungla non sei libero, sei vincolato dalle regole della sopravvivenza, dai bisogni primari, dal dover cacciare e raccogliere per sopravvivere, dal dover difenderti, avere sempre la paura o per lo meno l'allerta necessaria a non farti cogliere di sorpresa e morire ad ogni piè sospinto. La giungla non è accogliente ed ospitale, non ha il calore di una famiglia, e se anche riesci a crearti una famiglia sei sempre più in pericolo che in un villaggio protetto e fortificato, tecnologicamente progredito o meno che sia. Certo, certo: anche le città sono giungle d'asfalto, hanno le loro gabbie dorate e subdole, sono piante carnivore per quelle misere mosche che costituiscono la massa di uomini medi e mediocri...
    Il tema è complesso, spinoso, ambiguo, stiamo virando anche verso il concetto stesso di libertà e di libero arbitrio -ed io so che le neuroscienze dimostrano ampiamente che non esistono cose simili-, non credo che lei abbia gli strumenti culturali e memetici necessari per affrontarlo, e soprattutto temo che la questione si stia facendo fin troppo "pesante" per i suoi standard -ed in parte anche per i miei, nel senso che pare star diventando uno scontro verso una posizione fideistica e non ragionata, e come tale non può far altro che degenerare in ostilità sempre più accese e che verosimilmente ci allontanerebbero-. Meglio cambiare argomento
    .

    «Dai, parlami della tua vita, se ti va. Oppure chiedimi tutto ciò che desideri!»


    Le offro la possibilità di scegliere, con un sorriso disponibile e sereno, proponendole già uno spunto da cui partire. Tocca a lei, ora, e dalle scelte "libere" delle persone si può capire moltissimo della loro psicologia.


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    NESRÌN ▪ SCHEDA

    L’involontaria esibizione di telecinesi della neuromante, e l’occhiata basita della focosa nel vedere fluttuare il suo cono gelato fra le grinfie affamate di Violet, fu offuscata dal repentino cambio di discorso di quest’ultima. Il punto di vista espresso dalla rossa non sembrava aver fatto molto presa sulla telepate, che si limitò a fissarla con una smorfia poco convinta, per poi scegliere di cambiare discorso, forse consapevole del fatto che impuntarsi su tali quisquilie poteva rischiare d’essere controproducente... soprattutto considerato il caratteraccio della sua interlocutrice.

    Le chiese di raccontarle di lei, la telepate... ancora una volta, come se non conoscesse già la sua storia, e per tutta risposta Nesrìn si lasciò sfuggire una bella fiammata dalla bocca, mostrando con chiarezza cristallina quanto fosse restia a discutere del suo passato. No, non era arrabbiata con Violet, quello sbuffo di fumo non era da interpretare come un gesto d’ostilità, bensì di frustrazione; frustrazione rivolta più verso sé stessa, che verso la neuromante.

    Sguardo di fuoco puntato sull’asfalto, come se il grigio del selciato potesse davvero aiutarla a trovare le parole giuste, la rossa non si preoccupò nemmeno di nascondere la propria espressione tesa, con le mascelle contratte in un gesto istintivo e la mente in preda a uno sciame di pensieri: frammenti di ricordi tanto vividi da far male quanto oscuri e nebulosi. Perché c’era una ragione se fino a quel momento la focosa era sempre stata sintetica nel raccontare la storia della sua vita... così sintetica che molti credevano che lo facesse apposta, giusto per darsi un’aria altezzosa, o per circondarsi di un’aura di mistero, o forse semplicemente perché era una stronza e un’insensibile. In realtà il suo fare sbrigativo, il suo passare oltre l’argomento come se le desse fastidio parlarne, come se perfino il minimo accenno al suo passato la innervosisse, era dovuto al fatto che... sì, il suo passato la faceva sentire vulnerabile, ma c’era dell’altro... il sangue di drago aveva ferito la sua mente fin nel profondo. Sempre in bilico fra lucidità e pazzia, cos’era reale e cosa non lo era?

    Gli occhi del drago, a volte, invece di aiutarla finivano con l’offuscare la sua capacità di giudizio. Aveva perso il conto di quanto spesso lo aveva sperimentato sulla propria pelle. Nulla sfuggiva al suo sguardo, ma i suoi occhi -gli occhi del drago- vedevano solo quello che erano in grado di capire, ciò che appariva più familiare.

    Soffocò un ruggito. Si sentiva nervosa, a disagio. Avrebbe tanto voluto cambiare discorso, ma se in quel momento c’era qualcuno in grado di calmare il suo animo ferito e tormentato, quella era proprio Violet... e per un attimo, per un brevissimo istante, la focosa fu tentata di stringere di nuovo la mano di lei nella sua e trovare così la forza di rispondere a quella fottuta domanda... ma non si sarebbe spinta fino a quel punto.

    Poteva farcela anche da sola. Eppure...

    Prima raccontami di te. Com’è il tuo mondo?
    No, non stava cercando di eludere la domanda. Semplicemente le serviva più tempo per riordinare le idee.

    codice role © Hellsing~ NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT
     
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    «Prima raccontami di te. Com’è il tuo mondo?»


    Mi chiede lei, dopo uno sbuffo di fuoco ed un ruggito trattenuto. Sento la sua mente vibrare, come una bomba, una scatola di nitroglicerina. La sento vibrare, ed in sottofondo sento una sensazione di disagio. Sarà mia? O sarà sua? O sarà la mia che risuona empaticamente della sua? O che si genera in contrapposizione alla sua? Non lo saprò mai.
    Però sorrido. Sorrido e ritrovo la pace, nella tenerezza della compassione sincera e della pazienza che potrebbe avere una madre verso la propria figlia ancora inesperta e frustrata: ci vuole tempo, ci vuole pazienza, e ci vuole pazienza finché gli altri non imparano che ci vuole pazienza.
    Le prendo la mano, e cerco di trasmetterle un caldo sentimento di calma, un "va tutto bene", ma senza usare i miei poteri mentali: solo con lo sguardo, con la mia espressione, con la mia gestualità
    .

    «La tua è una domanda semplice, ma la risposta è un po' complicata...Sii paziente, per favore.»


    La prego con gentilezza e dolcezza, con voce calda e suadente, serena, rilassata, tranquilla.

    «Sono nata su una roccia grigia e desertica, ma non ci ho mai vissuto. Sono cresciuta su uno splendido pianeta fatto tutto d'acqua, con solo un paio di città artificiali galleggianti, posti di tecnologia e metallo bellissimi. Lyhròn, o Atho City come la chiamano i non-autoctoni: è un crogiolo di civiltà diverse, di specie aliene, così avanzato e civile che perfino le intelligenze artificiali e gli ologrammi dotati di cache autonoma hanno gli stessi diritti delle persone in carne ed ossa. Uhm, scusami: questi ultimi che ho citato sono...golem di ferro e illusioni di luce, ecco, potremmo definirli così.»


    Sorrido cercando di spiegarle in termini comprensibili i prodigi futuristici della scienza e della tecnologia del mio mondo.

    «Tuttavia, i miei genitori sono separati fin da quando ero piccola io, e quindi ho viaggiato moltissimo, e sempre più spesso: non ho avuto un solo mondo come casa, la nostra specie può viaggiare tra le stelle, tra le galassie, e perfino tra gli universi, ma qui ci stiamo complicando un poco...
    Ti basti sapere che diversi pianeti sono stati la mia casa, per più o meno tempo, ma mai nessuno è stato bello o importante come Manaan, quello acquatico di cui t'ho parlato. Gli altri erano sempre più sporchi, più corrotti, più arretrati, più immorali, più dittatoriali o altro. Ho frequentato brutte compagnie perché non c'era di meglio, ho combattuto per la libertà, per liberare la mia gente da altra mia gente, ed ho combattuto tra le stelle per disinfestare l'intero multiverso dalla minaccia di grossi insettoidi antropofagi e succhia-anime...Ed ho viaggiato, ho viaggiato così tanto...»


    Sospiro spostando lo sguardo di lato, perdendomi nel vuoto dove vedo i miei ricordi come fossero reali e presenti, concreti davanti a me. Tutte le mie esperienze, le esperienze di una vita: quante cose che ho fatto, che vissuto, che ho visto, che ho provato. Un senso di pienezza mi pervade, un senso quasi malinconico, un senso di sazietà e di "lavoro ben fatto", di soddisfazione: mi piace proprio, com'è andata la mia vita finora. E mi sta piacendo ancora.

    «Oh! E cosa importante: ho deciso volontariamente di viaggiare fin qui, anche se non sapevo com'era, né se sarei sopravvissuta a dire il vero. Un salto nell'ignoto più puro.»


    Aggiungo quest'ultimo dettaglio con un sorrisino a metà volto, convinta che dia una certa dose di informazioni su che tipo io sia. Insomma, è un tratto piuttosto non-comune, nei naufraghi che ho incontrato finora e di cui ho sentito parlare: dovrebbe dire qualcosa su di me, credo. Non so di preciso cosa, ma qualcosa di sicuro.


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    Le sorride, Violet, e le prende la mano, stringendola nella sua con dolcezza quasi materna. Ha lo sguardo gentile, che irradia calore e sicurezza... e si sente meglio, la focosa, si sente più rilassata ora, e il drago ha smesso di ruggire. Nesrìn sa benissimo che quel semplice gesto forse non è altro che un banalissimo placebo, un’idea che è solo nella sua testa, ma non le interessa... quello sfiorarsi di mani è tutto ciò di cui ha bisogno, in quel momento, l’unica cosa che sembra riuscire farla stare in pace con sé stessa, anche se solo per una misera manciata di secondi.

    E per un attimo la rossa si chiede se la neuromante le abbia letto nel pensiero, se davvero sia stata capace di percepire la sua inquietudine, la sua frustrazione, e a reagire di conseguenza; ma poi si ricorda subito che sì, Violet è una telepate ed è in grado di fare questo e altro, ma non si scompone... non se ne sorprende. Anzi, per quanto il drago risulti sempre e comunque intimorito infastidito dalla presenza della giovane -che continua a metterlo in scacco, che continua a sottometterlo, che continua a sfidarlo- la sua parte umana, al contrario, è ben lieta di trovarsi al suo fianco, e tanto, tanto felice di avere infine incontrato qualcuno capace di placare la bestia nel suo animo.

    Si lascia andare in un lungo e profondo sospiro, la metadrago, le fiamme che si placano e la mente che torna lucida, lo sguardo di fuoco che si tuffa negli occhi d’oceano della sua interlocutrice... e trova la serenità, trova la calma. Con le pupille dilatate per l’eccitazione e la meraviglia, e le labbra arricciate in un “ooh...” colmo di stupore, la rossa ascolta assorta e attenta la storia che la telepate le viene a raccontare, come un bambino durante la favola della buonanotte. Perché quella storia ha proprio il sapore di una favola, troppo assurda, troppo... magnifica, per essere vera; eppure non reagisce da scettica, la focosa, remore della sua lunga permanenza -ed esperienza- su Endlos, che le ha insegnato a prendere tutto sul serio, a prendere tutto per sincero e autentico, salvo in rarissime occasioni.

    Avrebbe tanto voluto dire che ormai più nulla in quel vasto pazzo mondo sarebbe riuscito a sorprenderla, ma più passava il tempo e più era costretta a ricredersi. Quando pensava di averle viste tutte, ma proprio tutte, ecco che accadeva qualcosa di nuovo e inaspettato con cui doversi confrontare... e la storia che Violet le aveva appena raccontato non faceva eccezione. La mente preda dello sciamare dei suoi pensieri, la rossa vorrebbe davvero farle altre domande, perché... per la Fiamma, quella storia sa tanto d’avventura epica e lei vuole conoscere tutti i dettagli!

    Per la Fiamma, ti ssei... data da fare!
    Commenta con ironia, un mezzo sorriso ad incresparle le labbra... e una nota d’amarezza a spezzarle la voce.

    Proprio una bella vita, la tua. Cossì piena d’avventura, cossì... libera.
    Sguardo basso, e una punta d’invidia nella voce serpentina.

    Viaggiare fra i mondi di propria volontà... non lo credevo possibile. Dev’essere magnifico.

    Proprio magnifico. Eppure... lei non sarebbe mai potuta tornare a casa; Violet, invece, sì. Lo stomaco in subbuglio, la rossa inizia ad agitarsi. Uno sbuffo di fumo e scintille le sfugge dalle labbra. Il battito accelerato, sente montare la rabbia. Rabbia e disappunto, perché... possibile che fosse sempre l’ultima a sapere le cose?! Era convinta che fosse un viaggio di sola andata, e ora Violet le viene a dire che lasciare Endlos non soltanto è possibile, ma che addirittura esistono degli individui che hanno già affrontato il viaggio e sono sopravvissuti per raccontarlo! Alle fiamme, avrebbe voluto strangolarla, avrebbe voluto... abbracciarla, baciarla. Perché ora, se non altro, le sue speranze di tornare a casa non le sembrano più così lontane, folli e infantili. Forse un giorno avrebbe davvero potuto lasciare Endlos?

    Eppure si lascia sfuggire un sospiro affranto, la metadrago, mentre riprende il discorso. Vorrebbe tornare sui suoi passi e rimandare quella conversazione a più tardi... a molto più tardi, magari all’infinito?
    Le sale un groppo alla gola, sente il drago che torna alla carica, ma stringe i denti e si sforza di continuare, in un impeto di violenza verso sé stessa.

    Già... nulla a che vedere col mio passato... cossì tetro e ssanguinario.
    Una pausa. Voce roca, rotta dall’agitazione, e sguardo schivo.

    Non... non è una bella sstoria, la mia. Devo proprio raccontarti tutto?
    Un sussurro. Una supplica. Una toccata e fuga di sguardi diretti alla neuromante.

    L’ultimo frammento di quella frase resta relegato nei suoi pensieri, ma la rossa sa benissimo che Violet l’avrebbe percepito comunque. E allora si lascia sfuggire di nuovo un altro sospiro, la focosa, un sospiro però più profondo, più... nervoso. Una parte di lei -la donna, o il drago? Forse entrambi- vorrebbe cambiare discorso. Perché parlare del suo passato le fa male, troppo male. Non vuole ricordare, non vuole rischiare di riaprire ferite vecchie di secoli. Ha paura.

    Soffoca un ruggito, la metadrago, mentre l’agitazione torna a farsi sentire e le mani cominciano a tremarle. Per un attimo sente il drago che le intima di lasciar perdere, di scrollarsi di dosso quello scomodo discorso con una semplice alzata di spalle. Quanto avrebbe voluto tagliare corto e concentrare tutto il suo passato in quattro concise parole! Ma non l’avrebbe fatto... non per Violet, ma per sé stessa, per quel qualcosa dentro di lei che dopo un’eternità ha finalmente trovato la forza di uscire allo scoperto. Per la sua umanità, che per troppo tempo ha tenuto in catene. Perché vuole cambiare. Perché vuole capire.

    Per un attimo resta in silenzio, la rossa, come incapace di continuare il discorso. No, non sarebbe scappata. Non sarebbe tornata indietro, però... merda, vorrebbe dire tutto e non vorrebbe dire niente! E allora tentenna, e farfuglia un paio d’imprecazioni, perché non riesce a trovare le parole... ma la paura non c’entra, questa volta. La figlia del fuoco ha appena realizzato di non avere la minima idea di come costruire il racconto... e questo la manda in bestia. Per un brevissimo istante apre bocca, con un tale sforzo e una tale foga da dare l’impressione di voler vomitare fuori le parole, ma poi scuote la testa, sopracciglia aggrottate e sguardo assorto, concentrato. La mano che si sottrae alla stretta di quella della neuromante, la metadrago prende le distanze da Violet e si passa le mani fra i capelli, per calmarsi, per darsi un contegno. Respira a pieni polmoni e poi sputa fuori un'unica parola, a denti stretti.

    Roerim.

    E in quella parola colma di ricordi Nesrìn sente scivolare via tutta la tensione accumulata fino a quel momento. I muscoli si rilassano e il volto ferino, prima teso in una smorfia nervosa, si distende in un’espressione più tranquilla e serena. La rossa non sa ancora bene come procedere con la storia senza risultare confusionaria -perché i suoi stessi ricordi non sono affidabili- ma decide d’improvvisare, di prendere spunto dalla calma con la quale la telepate le aveva raccontato la sua, di storia. E allora è subito pronta a ribattere, la focosa, prima che la sua interlocutrice inizi a preoccuparsi del suo eccessivo silenzio e cominci a darla per matta. Scrolla le spalle e riprende a parlare.

    È... era la mia casa, ma priva del calore di una famiglia. Una città-fortezza, arroccata fra i monti della Catena del Sserpente, nella regione dell’Àedùn... il mio mondo, la mia patria. Un luogo arido e sselvaggio, inosspitale per gli uomini, ma dimora perfetta per i draghi... è cossì che nasce l’Ordine del Drago, per cancellare l’odiata sstirpe draconica dalla faccia del Creato.

    Un racconto volutamente striminzito e poco esaustivo, ma nulla di cui stupirsi... in quel momento la rossa non ha proprio voglia di mettersi a fare la lezioncina di storia! Violet si sarebbe dovuta accontentare.

    Un ordine militare, una confraternita, un’élite di guerrieri dal ssangue di drago, ecco cosa ssono i metadraghi... perché ssolo un drago può uccidere un drago... ma il ssangue di drago è potente, il ssangue di drago è un veleno e... ti corrompe, nel corpo e nell’anima.

    Una pausa. Per riprendere fiato, per prendere coraggio. Perché adesso arriva la parte più difficile. La parte della storia che parla di lei e lei soltanto. La parte della storia che le fa più... paura. Paura perché fa male, paura perché entra in gioco la bestia, paura perché i suoi ricordi diventano... nebulosi. Rotti, lacerati, distorti. Vorrebbe stringere di nuovo la mano di Violet nella sua, non tanto per avere qualcuno vicino, quanto per avere qualcosa a cui aggrapparsi, ma cambia idea e preferisce serrare la mascella e incrociare le braccia al petto. Un sospiro. Uno sbuffo di fumo.

    Non sssarei dovuta nascere. Un metadrago non può generare figli... è proibito. Il ssangue di drago ti cambia. Troppi risschi. Potevo nascere deforme, potevo nascere... morta.

    Invece eccomi qui, forte e in ssalute.


    Un sorriso tirato, falso. La voce rotta dall’emozione, che cerca d’apparire tranquilla, ma fallisce miseramente. L’ansia aumenta, e stringe i pugni, la rossa, in un vano tentativo di restare calma.

    Fortuna? Oppure... cosa mi hanno fatto? Cosa... cosa le hanno fatto?!

    Un frammento di pensiero che fulmineo le attraversa la mente, subito soffocato dal ruggito frustrato del drago, ma che la telepate sarebbe stata comunque in grado di... sentire. Troppo potente, troppo profondo l’impatto sulla psiche della focosa per non essere percepito dalla neuromante. E Nesrìn lo sa bene, se ne rende conto... ed è per questo che si lascia sfuggire un ringhio nervoso, a denti stretti. Non si sarebbe messa a piangere perché non era il suo stile, ma per la Fiamma se moriva dalla voglia di spaccare la faccia a qualcuno, o sbattere i pugni contro un muro!

    Scuote la testa con foga, la rossa. Per riordinare i pensieri, per calmarsi, per scrollarsi di dosso l’angoscia che le stringe lo stomaco in una morsa mortale. Si passa la sinistra fra i capelli, e pare ritrovare la lucidità.

    Non ce la faccio.

    Possiamo... possiamo continuare da un'altra parte? Magari in un possto meno... affollato?


    La folla non le ha mai dato noia... eppure... ha bisogno di stare da sola. Ha bisogno di sedersi, in un luogo tranquillo, appartato. Stare in mezzo alla strada all’improvviso le diventa insopportabile. E non sa spiegarsi il perché. Forse è colpa del drago, che da un bel pezzo sta cercando una scusa per farle chiudere la discussione... o forse vuole solo prendere tempo. Perdere tempo. Un'altra volta.

    Per riordinare le idee, sì... o forse per continuare a scappare.

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    Edited by Red Jenny - 8/6/2015, 11:29
     
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    «Per la Fiamma, ti ssei... data da fare!»

    «In effetti...»

    «Proprio una bella vita, la tua. Cossì piena d’avventura, cossì... libera.»

    «Questo sì...»

    «Viaggiare fra i mondi di propria volontà... non lo credevo possibile. Dev’essere magnifico.»

    «Lo è...»


    Rispondo ermetica e a bassa voce, a metà ancora tra il sognante per i ricordi ed il senso di tristezza e quasi colpa per i suoi sentimenti.

    «Già... nulla a che vedere col mio passato... cossì tetro e ssanguinario.
    Non... non è una bella storia, la mia.»


    “Devo proprio raccontarti tutto?”

    «...»


    La sua tensione è palpabile, è un nervosismo agitato, che sfiora quasi la disperazione. È un animale in gabbia, in trappola, che sclera per cercare una via di fuga e non la trova, e si sente costretto a fare ciò che non vorrebbe. Anche se, immagino e sento, una parte di lei non vede l'ora di liberarsi di questo fardello incredibile, di confidarsi con qualcuno, di poter contare sull'amicizia di qualcuno. Di poter sperare.
    Non dico niente, non la voglio forzare affatto...ma non voglio nemmeno sottrarle questa preziosissima opportunità che probabilmente ha aspettato per secoli: fa male, lo so, ma è solo il momento di transito. Dopo è meraviglioso, come tutti i lavori psicologici che vanno fatti. Perché vanno fatti, c'è poco da fare, se hai come obiettivo la serenità e la felicità. E chi non la ha? Il problema, piuttosto, è sapere come arrivarci, che è ben diverso dal credere di saperlo.
    Nemmeno quando mi lascia la mano faccio niente: sto ferma, resto immobile, come una statua quasi, ma sorridente e dolce, paziente e comprensiva, come una mamma ancora. Le lascio il suo spazio, le lascio il suo tempo
    .

    «[...] Invece eccomi qui, forte e in ssalute.»

    “Fortuna? Oppure... cosa mi hanno fatto? Cosa... cosa le hanno fatto?!”


    Mi si infrange il cuore a sentire la sua voce rotta, la sua mente che esplode, tutto lo stridio lancinante tra le sue cellule neurali. È una tortura dover stare ferma, qui, senza muovere un muscolo, un dito, per lasciarle la libertà di parlare, aprirsi, esorcizzare, sfogarsi, rendersi conto a livello esplicito e rielaborare i traumi inenarrabili del suo passato, della sua vita.

    ...E poi senti, nelle parole, tutta la propaganda? Quell'indottrinamento becero, marcio, disgustoso e da indignazione pura? "Cancellare l'odiata stirpe draconica", il "Creato", "veleno che ti corrompe nell'anima", "Non sarei dovuta nascere", "è proibito"...Ovvio che uno si sente sbagliato, che se ne convince. Ovvio che sta male, cresce male, con idee -stavolta sì- sbagliate (causate dall'idea sbagliata iniziale introdotta dall'esterno in una mente pulita e innocente), soffre, diventa aggressivo, rimanendo al contempo instabile e torturato dentro di sé...
    E chi mai sarà stato a inculcarle queste nefandezze, queste bestemmie della realtà? Ovvio: "Un ordine militare", "una confraternita", "un’élite di guerrieri". Un mix di soldati e fanatici religiosi. Clerico-fascisti di un mondo medievale, primitivo, oscurantista, bigotto, ignobile.
    Ti salverò, Nesrìn. Ti salverò
    .

    «Non ce la faccio.
    Possiamo... possiamo continuare da un'altra parte? Magari in un possto meno... affollato?»


    Il racconto è interrotto, la mia prigionia ed agonia con esso: scatto verso di lei e la stringo in un abbraccio caldo, rassicurante, consolatorio. Non m'interessa come reagirà: se lo merita, ha bisogno di conforto e di calore umano, di amore materno. Non so se si riferisse a sua madre, prima, con quel "Cosa le hanno fatto?!", ma è evidente e chiaro come il sole che nessuno, mai, in vita sua l'abbia amata.
    È tempo che le cose cambino
    .

    «Come desideri tu, Nesrìn. Sei stata bravissima, coraggiosissima. Ti ringrazio, per aver lottato e per aver voluto condividere tutto questo con me. Sappi che puoi confidarmi tutto ciò di cui senti il bisogno: sarò sempre qui, per ascoltarti, ok?
    Non avere paura...di niente...Sei troppo forte e coraggiosa per permettere alla paura di controllare la tua vita. Non dargliela mai vinta, mai


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    Le sussurro sorridendo, vicina al suo viso, abbracciata ancora, mentre l'immagine del mondo attorno a noi trema per qualche istante per poi stabilizzarsi.
    Su qualcosa di diverso, però.
    Il mio teletrasporto ci ha portate in un giardino qui vicino, un bellissimo parco pubblico affollato di rose e fiori d'ogni genere, ma da nessun umanoide od altro essere senziente che possa farla sentire soffocata e violata: sono tutti al mercato, questo posto è deserto a quest'ora. Tutto per noi. Tutto per lei. Tutto per la sua mente
    .

    «Va meglio, qui?»


    Le chiedo in un bisbiglio, guardandola intensamente negli occhi e sorridendole ancora, più largamente, con tutto l'amore cosmico che posso provare, mentre davanti a noi si apre una vista naturale piena di verde e fiori variopinti.
    Amore umano, fraterno.
    Amore, semplicemente amore
    .

    rose-garden_zpstd1kjzds



    _Specchietto Tecnico:



    Specchietto Tecnico_

    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura).
    ¬ Chakram seghettato.
    ¬ Pugnale.
    ¬ Glock 19.
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone).
    ¬ Fangs & Claws.
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Chiacchierando di nuovo amabilmente asd.

    Note_

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    Edited by Zaho's Violet - 8/6/2015, 14:27
     
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    NESRÌN ▪ SCHEDA

    Scatta verso di lei e l’abbraccia con foga, la neuromante, come se avesse aspettato quel momento da secoli. La stringe fra le braccia fin quasi a toglierle il respiro. Vuole confortarla, vuole infonderle coraggio, vuole ringraziarla per essersi aperta con lei, vuole farle capire quanto le è vicina. Eppure, in quel momento, le buone intenzioni della telepate riescono solo a farla innervosire. Prima si sarebbe sciolta volentieri quel caloroso abbraccio, mentre adesso desidera solo liberarsi il più presto possibile da quella morsa. Stringe i pugni e si lascia abbracciare, tesa e contrariata, ma non ricambia il gesto... non subito. Le parole di Violet le giungono ovattate alle orecchie, nonostante la vicinanza, il suono dolce delle sue parole soffocato dal ruggito del drago che le rimbomba nella testa. Persa nei suoi pensieri, l’attenzione della rossa è rivolta altrove. Per un attimo è tentata d’afferrarla per le spalle e divincolarsi dalla sua presa, spinta da uno strano quanto sciocco scatto d’indignazione, come se quel semplice abbraccio l’avesse in qualche modo offesa... perché tutti quei gesti amorevoli stanno davvero iniziando a darle sui nervi.

    Sente il drago agitarsi, e all’improvviso tutte quelle smancerie le fanno ribrezzo. Prova vergogna. Vergogna per essersi aperta con la neuromante, anche se in minima parte. Vorrebbe rimangiarsi le parole, l’intero discorso. Aveva lasciato che Violet gettasse uno sguardo sul suo passato... una passato che fa ancora male, perfino dopo tutti quegli anni. Avrebbe tanto voluto ricoprire quelle ferite, nasconderle di nuovo alla vista e andare avanti con la sua vita. Si sente debole, vulnerabile, e non le piace. Si sente come un bestia in gabbia, come un animale azzoppato, eppure fa appello a tutta la sua forza d’animo per non seguire l’istinto, per non reagire in maniera violenta e aggressiva. Perché in realtà sa benissimo che Violet non ha colpa e tutta quella confusione è solo nella sua testa. Però il drago continua a ruggire, e non si stanca di ripeterle che può farcela da sola, che non ha bisogno dell’aiuto di niente e di nessuno, che quelle smancerie sono perfettamente inutili... non è più una bambina, non ha più bisogno della mamma.

    Eppure si trova a ricambiare quell’abbraccio, la rossa, muscoli tesi e mani tremanti. Sua madre... il primo ricordo di sua madre è un volto straziato dalla paura. Amore offuscato dalla paura. Perfino Aodhàn, che diceva d’amarla, aveva paura. Non era mai scappato, le era sempre stato accanto anche -e soprattutto- nei momenti più difficili, quando la lucidità lasciava spazio alla pazzia... ma quella paura non aveva mai abbandonato i suoi occhi, nemmeno quando era morto... morto per lei. Perché, anche se aveva paura di lei, l’amava. L’amava... ed era morto per colpa sua. Shani... aveva iniziato a chiamarla così per scherzo, poi era diventato il suo soprannome a tutti gli effetti. L’unico nomignolo tenero e amichevole che le avessero mai affibbiato. Sente gli occhi che si fanno lucidi, la sinistra che artiglia la schiena della telepate in uno spasmo improvviso, come a volerne lacerare le carni... e subito la rossa realizza quanto si era sbagliata, quanto davvero avesse bisogno di quell’abbraccio, e il drago pare calmarsi per una manciata di secondi, prima di riprendere ad agitarsi quando il mondo d’acciaio e asfalto che la circonda d’improvviso si deforma, si piega e s’infrange di fronte ai suoi occhi, e un nuovo scenario si svela dinnanzi al suo sguardo incredulo.

    Alberi. Fiori. Tantissimi fiori. Un parco. Si lascia sfuggire una risata entusiasta, la focosa, gli occhi che s’illuminano e il peso di quella conversazione che per un attimo si fa più leggero. Inspira a pieni polmoni, così da marchiare a fuoco nel cervello la deliziosa fragranza floreale che aleggia nell’aria. Stare immersa nel verde, anche se fra i limitati confini di un parco pubblico, la mette subito di buon umore. Molto meglio di quella prigione d’acciaio e asfalto, troppo fredda e artificiale per i suoi gusti.

    Fa qualche passo verso una panchina, buttandocisi sopra con fare sgraziato.

    Molto meglio! Grazie!
    Esclama tutto d’un fiato, sorriso a trentadue denti stampato sul viso ferino, mentre con la destra fa cenno a Violet di venire a sedersi accanto a lei. Avrebbe continuato la sua storia... dopo la pausa.

    Davvero, ne avevo bisogno.
    Non sscherzavo quando ho detto che il Pentauron è troppo artificiale per i miei gussti.

    Immersa nella natura, la rossa sente il drago calmarsi e il suo ruggito svanire. Forse la familiarità di quel luogo l’avrebbe aiutata a rilassarsi, a dare forma ai suoi pensieri, alla sua storia, senza troppa difficoltà.

    Si stiracchia un poco, poi continua il discorso lasciato in sospeso poco prima... più per chiacchierare, che per avere ragione. Anche perché non possono fare molto altro, in un parco... a parte sbaciucchiarsi, o passeggiare; e comunque, la rossa sente il bisogno di staccarsi per un attimo dai ricordi del suo passato.

    La natura ssarà pure sselvaggia e feroce quanto vuoi, ma è... viva.
    Una breve pausa, sguardo assorto, come se stesse cercando d’entrare nella mente di Violet.

    E non le interessa ssapere chi ssei.
    Invece le città se lo chiedono sempre, che razza di abominio tu sia.

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    Edited by Red Jenny - 25/7/2015, 22:58
     
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    «Molto meglio! Grazie!»

    «Mi fa piacere.»


    Sorrido di rimando, sgranchendomi un po' le spalle e la schiena dopo la manata pungente che mi ha mollato durante l'abbraccio -pazienza, la perdono: il suo modo sgraziato è perfettamente comprensibile date le sue esperienze, l'educazione (non) ricevuta ed i tumulti interiori che la scuotono al solo accennare dell'argomento trattato-. La raggiungo sulla panchina seguendo il suo invito, mettendomi a sedere accanto a lei sorridente e gioviale, in attesa di una sua mossa per farmi capire le sue intenzioni.

    «Davvero, ne avevo bisogno.
    Non sscherzavo quando ho detto che il Pentauron è troppo artificiale per i miei gussti.»


    «Mh, capisco...»


    In verità no, non capisco: ho forti difficoltà ad afferrare cosa rappresenta veramente per lei, cosa vuol dire un posto del genere, una differenza di ambientazione così. Questo perché a me piacciono entrambi i posti: in questa natura controllata sto benissimo, e tra i grattacieli asettici e di vetro del mio pianeta d'origine pure sto benissimo. Per lei invece non è la stessa cosa, ma non...non riesco a capire se ha proprio letteralmente dei problemi fisici, oppure se è una questione metaforica, mentale, qualcosa della serie "autosuggestione" o chissà che altro. Corrugo perciò la fronte, scrutandola gentilmente nel tentativo di afferrare qualche appiglio a cui aggrapparmi, qualche infinitesimale dettaglio, informazioni preziose, che possano gettare luce sulla faccenda. In ogni caso, sembra voler fare una pausa e prendere il discorso sulla sua biografia con calma: va benone, non abbiamo la minima fretta, e poi la psicoterapia è un percorso, ed uno lungo per giunta, quindi non mi dà alcun problema. Senza contare che non ho nemmeno il diritto di venire a sapere, di costringerla, di forzarla eccetera: non solo sarebbe controproducente, ma sarebbe anche una violazione della sua privacy, se lei non lo desidera. Perciò, se e quando vorrà, io sarò qui per ascoltarla, e per aiutarla al meglio delle mie capacità.

    «La natura ssarà pure sselvaggia e feroce quanto vuoi, ma è... viva.
    ...
    E non le interessa ssapere chi ssei.»


    «...AaaaaaAAHHHHH!!! Eheheheh, sì, già, ora capisco tutto: comprendo perfettamente cosa intendi, e concordo con te.»


    Improvvisamente m'illumino. Esclamo e rido e rispondo in un vorticare di divertimento, arguzia, autocompiacimento ed in parte delusione. "Sì, lo schema è quello, classico, l'ho trovato ed è piuttosto banale e scontato. Ci sta da dio, proprio".

    «Identifichi l'urbanizzazione con la società che la crea, e non hai in fin dei conti tutti i torti: ha una sua logica, hai ragione.»


    Sorrido ed annuisco, mentre provo a riassumere il lampo di genio che mi è balenato tra le sinapsi. Sì, associando le città e la tecnologia ai suoi autori che l'hanno maltrattata fin da prima di nascere, è ovvio che l'effetto che si ottiene è un'inquietudine già appena si respira aria di "civiltà" incivile e clerico-fascista. Ovvio, of course, ma di corsa proprio.

    «Nesrìn...Non hai mai provato ad aggirarti tra i vicoli delle città come un predatore, anziché come una preda? Preda di quelle bestie scimmiesche che ti hanno così tanto maltrattata?
    Non fraintendermi: non intendo in senso letterale, cioè non predando e cacciando e uccidendo fisicamente. Non c'è lato oscuro in me. Intendo a livello mentale: tu sei superiore, sono loro che dovrebbero guardarti dal basso con timore, non tu. Lo so, lo so: ti hanno bastonata così forte e così a lungo che alla fine sono riusciti a ribaltare la situazione ai tuoi occhi, ma è proprio per la loro condizione di debolezza ed inferiorità che si sono coalizzati contro di te per cercare di vincerti. Non potendo batterti in modo onesto ed alla pari, hanno usato la forza dei numeri.»


    Il mio sguardo si fa tagliente e malizioso, quasi da tentatrice, mentre mi sporgo verso di lei ed abbasso la voce rendendola seducente: una tentazione mentale, psicologica, proibita. Un pensiero, una libertà di pensiero, un crimine di pensiero: la mia specialità. Iconoclasta, eretica, blasfema, anarchica, ribelle, thoughtcrime. Freethinker, humanist, secular, laica, atea, scienziata, libera. Nulla di sacro, tutto criticabile. Ci hanno provato così tante volte anche con me, so bene cosa ha passato anche lei.
    Non ha auto-sicurezza, autostima: è preda della paura, paura degli uomini. Una paura indotta a forza da quei bastardi, ovviamente. L'hanno privata della stabilità, di un'integrità strutturale, e questo la sta massacrando da secoli. Dentro di me, ardo e ribollo di disgusto: s'i fossi foco, arderei 'l mondo..
    .

    «Ti hanno fatto credere di essere sbagliata, di essere pazza, che il mondo gira come dicono loro...ma sono tutte balle, amica mia: tu sei una dea, dovresti governare. Non letteralmente, non politicamente, non fisicamente. Dovresti regnare nel reame della mente, perché la potenza che hai tu nel cervello loro se la sognano perfino come gruppo: tu sei superiore a loro, e loro hanno solo cercato di imbruttirti, di legarti, vincolarti, incatenarti, screditarti, umiliarti. Ma sono loro le bestie, non tu: tu sei fulgida e splendente, sei bellissima. Sei tu che dovresti stare sopra, essere indipendente e libera e forte. Loro sono deboli, sono schiavi, schiavi di loro stessi e dei loro simili: sono patetici, miseri, miserabili, l'esatto opposto di gente come noi. La città potrebbe essere il tuo regno, come la giungla: potrebbe essere la tua giungla di asfalto e gabbie dorate, dove aggirarti sicura di te e forte, regnando, dove loro sono succubi.»


    Racconto, cercando di darle qualche breve sprazzo della mia visione interiore, qualche pennellata su una tela bianca e rovinata, che loro hanno rovinato. Purtroppo è un tema estremamente delicato, ed ho paura di stare per creare una terribile macchina da guerra in grado di seminare morte e distruzione su una pura base d'istinto.

    «...E qui si innesta poi il discorso della morale, il discorso del "non tutto ciò che si può fare va fatto", della virtù, della filosofia e tante altre cose...Ma questa è un'altra storia, successiva, e prima di tutto viene quello che ti ho appena detto.»


    Aggiungo per precisare, tirandomi indietro con la schiena ed adagiandomi alla panchina, mentre il mio sguardo vaga verso il cielo.
    L'equilibrio è qualcosa di profondamente arduo e faticoso da raggiungere: si tratta di calibrare a regola d'arte tutte le variabili della mente di un individuo, e non esiste alcun manuale d'istruzioni da seguire nel farlo. Si tratta proprio di una questione pesante, che richiede anni ed anni di studio, un lavoro costante per accumulare conoscenza e stimolare correttamente la propria coscienza: si tratta di empatia, di intellettualismi e ragionamenti logico-formali. Si tratta di qualcosa di molto alieno alla sua forma mentis ancora, ma...
    ...Ma non posso di certo lasciarla così. Costretta, soffocata, in gabbia. Lei deve essere libera. Se poi riuscirà a darsi un contegno e trovare un baricentro al suo interno, allora sarà perfetta. Ma se non la libero, non sarà mai felice: e almeno questo deve arrivare ad ottenerlo. Per lei, lei stessa. Perché l'universo glielo deve, la vita glielo deve. ...Perché io glielo devo. Vedo un problema, e vedo una soluzione: non applicarla significherebbe essere immorale e complice di quegli schifosi vermi. Ed io sono l'esatto opposto
    .



    _Specchietto Tecnico:



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    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura).
    ¬ Chakram seghettato.
    ¬ Pugnale.
    ¬ Glock 19.
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone).
    ¬ Fangs & Claws.
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Chiacchierando di nuovo amabilmente asd.

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    NESRÌN ▪ SCHEDA

    Un mezzo sorriso increspa le labbra della focosa in risposta all’esclamazione della neuromante, un sorriso però forzato, amaro, che somiglia tanto ad una smorfia scettica. S’aggiusta sulla panchina, assumendo una posizione più composta, con le gambe accavallate e lo sguardo di fuoco puntato verso il cielo azzurro, incorniciato dalle verdi fronde degli alberi. Si lascia sfuggire un sospiro, ma senza sbuffo di fumo, questa volta; non è tesa o nervosa, solo poco convinta dalle parole di Violet. Perché, a discapito della sua ignoranza, “identifichi l’urbanizzazione con la società che la crea” le sembra una spiegazione un po’ troppo vaga e grossolana della sua condizione. Le suona tanto di risposta parziale -superficiale- ai suoi problemi. Perché non si tratta solo di quello.

    Lei non ha paura degli uomini, e non rifugge dalle loro città perché si considera un mostro, o perché l’hanno fatta sentire un mostro, o perché... c’è sempre qualcuno che la vede come un mostro. Lei rifugge dalle città perché la mettono a disagio, certo, ma non solo per le ragioni che pensa Violet. Ovvio, essere trattata alla stregua di un abominio la manda comunque in bestia; forse perché sa bene che alcune di quelle persone hanno ragione... forse perché una parte di lei vorrebbe tanto provar loro che hanno torto, ma il suo passato burrascoso questa volta c’entra in maniera marginale. Il sangue di drago non è da trascurare.

    Il sangue di drago, così legato alla natura primordiale da rifuggire le città degli uomini, come se si sentisse un estraneo, un intruso, in un luogo che non gli appartiene in una terra che non lo vuole e che non sente sua.

    Sì... beh... certo, ma non ssi tratta ssolo di quessto. Sstarmene rinchiusa in un labirinto d’acciaio e d’assfalto mi fa ssentire... in gabbia, come ti ho già detto. Forsse il drago c’entra qualcosa. Ssento che si agita ogni volta che varco i cancelli di una città... o forsse è tutto nella mia tessta. Il ssangue di drago può dare alla tessta, in effetti.

    Conclude facendo spallucce, come a volersi scrollare di dosso quei pensieri. Perché Violet in realtà non ha tutti i torti e il suo passato l’ha segnata più di quanto avrebbe voluto far credere. D’altronde, è Violet la telepate, non certo lei, che non spreca tempo prezioso a fare un po’ di sana introspezione, come invece sta cercando di fare Violet. D’altronde, tutte quelle similitudini, quei paragoni all’apparenza tanto assurdi, non le erano mai venuti in mente prima... e lei mai se ne era preoccupata. Solo ora che si sta sforzando di capire, capire sé stessa e di cambiare, stanno pian piano venendo alla luce particolari nuovi circa la sua natura... e la cosa al contempo la rassicura e la terrorizza. La rassicura perché almeno qualcosa sta uscendo fuori, e la terrorizza perché quel qualcosa un po’ la spaventa, ecco.

    Lei è affascinata dal drago, come pure lo era il “suo” popolo prima di essere conquistato dall’Impero, eppure ne ha paura. Paura che perché non riesce a stabilire un legame con la bestia. Perché non sa come fare, perché non sa cosa potrebbe accadere. Il drago è una parte di lei con cui ha trascorso tutta la vita, e che per questo dovrebbe conoscere bene, ma che invece continua a sfuggire alla sua comprensione. Lo sente dentro di sé, e il suo corpo pare aver accettato il suo sangue, ma la sua anima lo rigetta, lo rifiuta, tiene le distanze da quella scheggia di Caos che non dovrebbe trovarsi lì, a occupare gli stessi spazi della sua anima; una reazione istintiva, di cui è cosciente, ma che non riesce in alcun modo a controllare.

    Ecco cosa la spaventa. Ha paura di sé stessa, non certo di una prigione d’asfalto e d’acciaio.

    Per questo sorride divertita, sovrappensiero, al sentire l’espressione “bestie scimmiesche” uscire dalle labbra della neuromante. Un commento che la consola, che le risolleva il morale. Il paragone del predatore le piace, e le strappa un sorriso malizioso, mentre la parte dell’essere superiore la lascia un po’ perplessa. In verità, le fa un piacere immenso tutta quella fiducia e amicizia che Violet le sta mostrando, un po’ come Àodhàn tanto tempo addietro, eppure si sente confusa, perché non si rispecchia molto in quello che la telepate sta dicendo su di lei. Forse è stata davvero presa a bastonate troppo a lungo, così tanto che ogni parola della neuromante riapre una ferita vecchia di secoli.

    Tu sei una dea, dovresti governare. [...]

    UNA DEA?!

    Sobbalza sulla panchina, la focosa, e fissa Violet come se avesse appena visto un fantasma, gli occhi fuori dalle orbite per la sorpresa. Si sente lusingata, certo, ma pure a disagio... molto a disagio, un po’ per l’emozione, un po’ per l’ondata di ricordi che inizia a sciamarle nella testa. Perché ha già sentito quelle parole... proprio dalla bocca di quell’Ordine colpevole d’averla usata, tradita. Non le piace la piega che sta prendendo quel discorso... e allora cerca di nasconderlo con una risata nervosa, una scollata di spalle e un sospiro affranto. Uno sforzo vano.

    Oh, tu proprio non hai idea... ma è normale, non ti ho raccontato tutta la sstoria.
    Un altro sospiro, questa volta accompagnato da uno sbuffo di fumo.

    Ci ssono troppe cose da dire e io non mi conssidero una brava narratrice.
    Una pausa carica di tensione, come se stesse prendendo una decisione d’importanza vitale, lo sguardo di fuoco puntato a terra, a fissare i sassi che d’improvviso sembrano aver catturato il suo vivo interesse, il viso ferino corrucciato in una smorfia divorata dal dubbio. Prende fiato per darsi coraggio, la rossa, poi si decide a continuare. Ma le parole escono flebili, spezzate.

    Sse ssolo potessi vedere...

    Davvero avrebbe lasciato che Violet frugasse nei suoi ricordi?

    Sente il drago risvegliarsi e cominciare a ruggire il suo dissenso. Non gli piace avere ospiti.

    Sì.

    codice role © Hellsing~ NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


    Edited by Red Jenny - 18/8/2015, 23:32
     
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    «Sì... beh... certo, ma non ssi tratta ssolo di quessto. Sstarmene rinchiusa in un labirinto d’acciaio e d’assfalto mi fa ssentire... in gabbia, come ti ho già detto. Forsse il drago c’entra qualcosa. Ssento che si agita ogni volta che varco i cancelli di una città... o forsse è tutto nella mia tessta. Il ssangue di drago può dare alla tessta, in effetti.»

    «Mhm...»


    Non capisco. Non mi dice niente di nuovo, ed il fatto che lei non concordi con ciò che dico non vuol necessariamente dire che io abbia torto, anzi...Però mi sforzo lo stesso di cercare di soppesare la plausibilità della sua spiegazione, ma non mi dà argomentazioni né spiegazioni effettive, quindi...Non capisco. Ed anzi propone un'altra possibilità, ovvero che sia il sangue di drago stesso la causa, ma della serie "svarione da sbornia" più che cose naturalistiche o boh.
    Non capisco
    .

    «Oh, tu proprio non hai idea... ma è normale, non ti ho raccontato tutta la sstoria.
    Ci ssono troppe cose da dire e io non mi conssidero una brava narratrice.»


    «Non ti preoccupare: finora mi hai incantata, sul serio.»


    Provo a rassicurarla, anche se sappiamo entrambe che non sono di certo le sue capacità di raccontare il proprio passato a preoccuparla. Con tutti quei sospiri, le risate isteriche, i sobbalzi e le forti emozioni che la scuotono, sono proprio le esperienze vissute e le vicende stesse il vero fulcro della questione. E so che lo sa anche lei, ma so anche che crede che sopprimere tutto come ha fatto finora sia la scelta strategicamente più saggia e conveniente...Ma non è così.

    «Sse ssolo potessi vedere...»

    «...Tecnicamente...Io...Potrei...»


    Uh? Le sue parole suonano strane...
    ...Sembra un invito. Forse sta iniziando a capire che solo affrontando i propri demoni interiori e le proprie paure ed i ricordi dolorosi si può risolvere tutto quanto e vivere veramente sereni, senza maschere finte e sciocche che non reggono alla prima riprova?
    Con estrema attenzione e delicatezza, scivolo nella sua mente, e vedo che..."la porta è aperta"...

    ...Sembra un invito davvero, ed io decido di coglierlo. Entro nella sua mente, sento e so che è qualcosa di molto difficile per lei, e che ci sono dubbi e ostilità da parte di alcuni suoi pattern neurali conservatori e spaventati. So che sarà un lavoraccio, e sono prontissima a tirarmi indietro appena lei lo desideri veramente, e so che per lei è una cosa che richiederà un'immensa dose di coraggio.
    Ma è proprio questo che è lei: coraggiosa
    .


    _Specchietto Tecnico:



    Specchietto Tecnico_

    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura).
    ¬ Chakram seghettato.
    ¬ Pugnale.
    ¬ Glock 19.
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone).
    ¬ Fangs & Claws.
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Chiacchierando di nuovo amabilmente asd.

    Note_

    ---.


    Ramona_super-1-_zps41489fec





    Edited by Zaho's Violet - 31/8/2015, 22:04
     
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