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Edited by Zaho's Violet - 12/3/2015, 13:56. -
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Edited by `Scarlet - 6/4/2015, 19:06. -
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.▪ NESRÌN ▪ SCHEDA
L’involontaria esibizione di telecinesi della neuromante, e l’occhiata basita della focosa nel vedere fluttuare il suo cono gelato fra le grinfie affamate di Violet, fu offuscata dal repentino cambio di discorso di quest’ultima. Il punto di vista espresso dalla rossa non sembrava aver fatto molto presa sulla telepate, che si limitò a fissarla con una smorfia poco convinta, per poi scegliere di cambiare discorso, forse consapevole del fatto che impuntarsi su tali quisquilie poteva rischiare d’essere controproducente... soprattutto considerato il caratteraccio della sua interlocutrice.
Le chiese di raccontarle di lei, la telepate... ancora una volta, come se non conoscesse già la sua storia, e per tutta risposta Nesrìn si lasciò sfuggire una bella fiammata dalla bocca, mostrando con chiarezza cristallina quanto fosse restia a discutere del suo passato. No, non era arrabbiata con Violet, quello sbuffo di fumo non era da interpretare come un gesto d’ostilità, bensì di frustrazione; frustrazione rivolta più verso sé stessa, che verso la neuromante.
Sguardo di fuoco puntato sull’asfalto, come se il grigio del selciato potesse davvero aiutarla a trovare le parole giuste, la rossa non si preoccupò nemmeno di nascondere la propria espressione tesa, con le mascelle contratte in un gesto istintivo e la mente in preda a uno sciame di pensieri: frammenti di ricordi tanto vividi da far male quanto oscuri e nebulosi. Perché c’era una ragione se fino a quel momento la focosa era sempre stata sintetica nel raccontare la storia della sua vita... così sintetica che molti credevano che lo facesse apposta, giusto per darsi un’aria altezzosa, o per circondarsi di un’aura di mistero, o forse semplicemente perché era una stronza e un’insensibile. In realtà il suo fare sbrigativo, il suo passare oltre l’argomento come se le desse fastidio parlarne, come se perfino il minimo accenno al suo passato la innervosisse, era dovuto al fatto che... sì, il suo passato la faceva sentire vulnerabile, ma c’era dell’altro... il sangue di drago aveva ferito la sua mente fin nel profondo. Sempre in bilico fra lucidità e pazzia, cos’era reale e cosa non lo era?
Gli occhi del drago, a volte, invece di aiutarla finivano con l’offuscare la sua capacità di giudizio. Aveva perso il conto di quanto spesso lo aveva sperimentato sulla propria pelle. Nulla sfuggiva al suo sguardo, ma i suoi occhi -gli occhi del drago- vedevano solo quello che erano in grado di capire, ciò che appariva più familiare.
Soffocò un ruggito. Si sentiva nervosa, a disagio. Avrebbe tanto voluto cambiare discorso, ma se in quel momento c’era qualcuno in grado di calmare il suo animo ferito e tormentato, quella era proprio Violet... e per un attimo, per un brevissimo istante, la focosa fu tentata di stringere di nuovo la mano di lei nella sua e trovare così la forza di rispondere a quella fottuta domanda... ma non si sarebbe spinta fino a quel punto.
Poteva farcela anche da sola. Eppure...
Prima raccontami di te. Com’è il tuo mondo?
No, non stava cercando di eludere la domanda. Semplicemente le serviva più tempo per riordinare le idee.. -
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.▪ NESRÌN ▪ SCHEDA
Le sorride, Violet, e le prende la mano, stringendola nella sua con dolcezza quasi materna. Ha lo sguardo gentile, che irradia calore e sicurezza... e si sente meglio, la focosa, si sente più rilassata ora, e il drago ha smesso di ruggire. Nesrìn sa benissimo che quel semplice gesto forse non è altro che un banalissimo placebo, un’idea che è solo nella sua testa, ma non le interessa... quello sfiorarsi di mani è tutto ciò di cui ha bisogno, in quel momento, l’unica cosa che sembra riuscire farla stare in pace con sé stessa, anche se solo per una misera manciata di secondi.
E per un attimo la rossa si chiede se la neuromante le abbia letto nel pensiero, se davvero sia stata capace di percepire la sua inquietudine, la sua frustrazione, e a reagire di conseguenza; ma poi si ricorda subito che sì, Violet è una telepate ed è in grado di fare questo e altro, ma non si scompone... non se ne sorprende. Anzi, per quanto il drago risulti sempre e comunqueintimoritoinfastidito dalla presenza della giovane -che continua a metterlo in scacco, che continua a sottometterlo, che continua a sfidarlo- la sua parte umana, al contrario, è ben lieta di trovarsi al suo fianco, e tanto, tanto felice di avere infine incontrato qualcuno capace di placare la bestia nel suo animo.
Si lascia andare in un lungo e profondo sospiro, la metadrago, le fiamme che si placano e la mente che torna lucida, lo sguardo di fuoco che si tuffa negli occhi d’oceano della sua interlocutrice... e trova la serenità, trova la calma. Con le pupille dilatate per l’eccitazione e la meraviglia, e le labbra arricciate in un “ooh...” colmo di stupore, la rossa ascolta assorta e attenta la storia che la telepate le viene a raccontare, come un bambino durante la favola della buonanotte. Perché quella storia ha proprio il sapore di una favola, troppo assurda, troppo... magnifica, per essere vera; eppure non reagisce da scettica, la focosa, remore della sua lunga permanenza -ed esperienza- su Endlos, che le ha insegnato a prendere tutto sul serio, a prendere tutto per sincero e autentico, salvo in rarissime occasioni.
Avrebbe tanto voluto dire che ormai più nulla in quel vasto pazzo mondo sarebbe riuscito a sorprenderla, ma più passava il tempo e più era costretta a ricredersi. Quando pensava di averle viste tutte, ma proprio tutte, ecco che accadeva qualcosa di nuovo e inaspettato con cui doversi confrontare... e la storia che Violet le aveva appena raccontato non faceva eccezione. La mente preda dello sciamare dei suoi pensieri, la rossa vorrebbe davvero farle altre domande, perché... per la Fiamma, quella storia sa tanto d’avventura epica e lei vuole conoscere tutti i dettagli!
Per la Fiamma, ti ssei... data da fare!
Commenta con ironia, un mezzo sorriso ad incresparle le labbra... e una nota d’amarezza a spezzarle la voce.
Proprio una bella vita, la tua. Cossì piena d’avventura, cossì... libera.
Sguardo basso, e una punta d’invidia nella voce serpentina.
Viaggiare fra i mondi di propria volontà... non lo credevo possibile. Dev’essere magnifico.
Proprio magnifico. Eppure... lei non sarebbe mai potuta tornare a casa; Violet, invece, sì. Lo stomaco in subbuglio, la rossa inizia ad agitarsi. Uno sbuffo di fumo e scintille le sfugge dalle labbra. Il battito accelerato, sente montare la rabbia. Rabbia e disappunto, perché... possibile che fosse sempre l’ultima a sapere le cose?! Era convinta che fosse un viaggio di sola andata, e ora Violet le viene a dire che lasciare Endlos non soltanto è possibile, ma che addirittura esistono degli individui che hanno già affrontato il viaggio e sono sopravvissuti per raccontarlo! Alle fiamme, avrebbe voluto strangolarla, avrebbe voluto... abbracciarla, baciarla. Perché ora, se non altro, le sue speranze di tornare a casa non le sembrano più così lontane, folli e infantili. Forse un giorno avrebbe davvero potuto lasciare Endlos?
Eppure si lascia sfuggire un sospiro affranto, la metadrago, mentre riprende il discorso. Vorrebbe tornare sui suoi passi e rimandare quella conversazione a più tardi... a molto più tardi, magari all’infinito?
Le sale un groppo alla gola, sente il drago che torna alla carica, ma stringe i denti e si sforza di continuare, in un impeto di violenza verso sé stessa.
Già... nulla a che vedere col mio passato... cossì tetro e ssanguinario.
Una pausa. Voce roca, rotta dall’agitazione, e sguardo schivo.
Non... non è una bella sstoria, la mia. Devo proprio raccontarti tutto?
Un sussurro. Una supplica. Una toccata e fuga di sguardi diretti alla neuromante.
L’ultimo frammento di quella frase resta relegato nei suoi pensieri, ma la rossa sa benissimo che Violet l’avrebbe percepito comunque. E allora si lascia sfuggire di nuovo un altro sospiro, la focosa, un sospiro però più profondo, più... nervoso. Una parte di lei -la donna, o il drago? Forse entrambi- vorrebbe cambiare discorso. Perché parlare del suo passato le fa male, troppo male. Non vuole ricordare, non vuole rischiare di riaprire ferite vecchie di secoli. Ha paura.
Soffoca un ruggito, la metadrago, mentre l’agitazione torna a farsi sentire e le mani cominciano a tremarle. Per un attimo sente il drago che le intima di lasciar perdere, di scrollarsi di dosso quello scomodo discorso con una semplice alzata di spalle. Quanto avrebbe voluto tagliare corto e concentrare tutto il suo passato in quattro concise parole! Ma non l’avrebbe fatto... non per Violet, ma per sé stessa, per quel qualcosa dentro di lei che dopo un’eternità ha finalmente trovato la forza di uscire allo scoperto. Per la sua umanità, che per troppo tempo ha tenuto in catene. Perché vuole cambiare. Perché vuole capire.
Per un attimo resta in silenzio, la rossa, come incapace di continuare il discorso. No, non sarebbe scappata. Non sarebbe tornata indietro, però... merda, vorrebbe dire tutto e non vorrebbe dire niente! E allora tentenna, e farfuglia un paio d’imprecazioni, perché non riesce a trovare le parole... ma la paura non c’entra, questa volta. La figlia del fuoco ha appena realizzato di non avere la minima idea di come costruire il racconto... e questo la manda in bestia. Per un brevissimo istante apre bocca, con un tale sforzo e una tale foga da dare l’impressione di voler vomitare fuori le parole, ma poi scuote la testa, sopracciglia aggrottate e sguardo assorto, concentrato. La mano che si sottrae alla stretta di quella della neuromante, la metadrago prende le distanze da Violet e si passa le mani fra i capelli, per calmarsi, per darsi un contegno. Respira a pieni polmoni e poi sputa fuori un'unica parola, a denti stretti.
Roerim.
E in quella parola colma di ricordi Nesrìn sente scivolare via tutta la tensione accumulata fino a quel momento. I muscoli si rilassano e il volto ferino, prima teso in una smorfia nervosa, si distende in un’espressione più tranquilla e serena. La rossa non sa ancora bene come procedere con la storia senza risultare confusionaria -perché i suoi stessi ricordi non sono affidabili- ma decide d’improvvisare, di prendere spunto dalla calma con la quale la telepate le aveva raccontato la sua, di storia. E allora è subito pronta a ribattere, la focosa, prima che la sua interlocutrice inizi a preoccuparsi del suo eccessivo silenzio e cominci a darla per matta. Scrolla le spalle e riprende a parlare.
È... era la mia casa, ma priva del calore di una famiglia. Una città-fortezza, arroccata fra i monti della Catena del Sserpente, nella regione dell’Àedùn... il mio mondo, la mia patria. Un luogo arido e sselvaggio, inosspitale per gli uomini, ma dimora perfetta per i draghi... è cossì che nasce l’Ordine del Drago, per cancellare l’odiata sstirpe draconica dalla faccia del Creato.
Un racconto volutamente striminzito e poco esaustivo, ma nulla di cui stupirsi... in quel momento la rossa non ha proprio voglia di mettersi a fare la lezioncina di storia! Violet si sarebbe dovuta accontentare.
Un ordine militare, una confraternita, un’élite di guerrieri dal ssangue di drago, ecco cosa ssono i metadraghi... perché ssolo un drago può uccidere un drago... ma il ssangue di drago è potente, il ssangue di drago è un veleno e... ti corrompe, nel corpo e nell’anima.
Una pausa. Per riprendere fiato, per prendere coraggio. Perché adesso arriva la parte più difficile. La parte della storia che parla di lei e lei soltanto. La parte della storia che le fa più... paura. Paura perché fa male, paura perché entra in gioco la bestia, paura perché i suoi ricordi diventano... nebulosi. Rotti, lacerati, distorti. Vorrebbe stringere di nuovo la mano di Violet nella sua, non tanto per avere qualcuno vicino, quanto per avere qualcosa a cui aggrapparsi, ma cambia idea e preferisce serrare la mascella e incrociare le braccia al petto. Un sospiro. Uno sbuffo di fumo.
Non sssarei dovuta nascere. Un metadrago non può generare figli... è proibito. Il ssangue di drago ti cambia. Troppi risschi. Potevo nascere deforme, potevo nascere... morta.
Invece eccomi qui, forte e in ssalute.
Un sorriso tirato, falso. La voce rotta dall’emozione, che cerca d’apparire tranquilla, ma fallisce miseramente. L’ansia aumenta, e stringe i pugni, la rossa, in un vano tentativo di restare calma.
Fortuna? Oppure... cosa mi hanno fatto? Cosa... cosa le hanno fatto?!
Un frammento di pensiero che fulmineo le attraversa la mente, subito soffocato dal ruggito frustrato del drago, ma che la telepate sarebbe stata comunque in grado di... sentire. Troppo potente, troppo profondo l’impatto sulla psiche della focosa per non essere percepito dalla neuromante. E Nesrìn lo sa bene, se ne rende conto... ed è per questo che si lascia sfuggire un ringhio nervoso, a denti stretti. Non si sarebbe messa a piangere perché non era il suo stile, ma per la Fiamma se moriva dalla voglia di spaccare la faccia a qualcuno, o sbattere i pugni contro un muro!
Scuote la testa con foga, la rossa. Per riordinare i pensieri, per calmarsi, per scrollarsi di dosso l’angoscia che le stringe lo stomaco in una morsa mortale. Si passa la sinistra fra i capelli, e pare ritrovare la lucidità.
Non ce la faccio.
Possiamo... possiamo continuare da un'altra parte? Magari in un possto meno... affollato?
La folla non le ha mai dato noia... eppure... ha bisogno di stare da sola. Ha bisogno di sedersi, in un luogo tranquillo, appartato. Stare in mezzo alla strada all’improvviso le diventa insopportabile. E non sa spiegarsi il perché. Forse è colpa del drago, che da un bel pezzo sta cercando una scusa per farle chiudere la discussione... o forse vuole solo prendere tempo. Perdere tempo. Un'altra volta.
Per riordinare le idee, sì... o forse per continuare a scappare.
Edited by Red Jenny - 8/6/2015, 11:29. -
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Edited by Zaho's Violet - 8/6/2015, 14:27. -
.▪ NESRÌN ▪ SCHEDA
Scatta verso di lei e l’abbraccia con foga, la neuromante, come se avesse aspettato quel momento da secoli. La stringe fra le braccia fin quasi a toglierle il respiro. Vuole confortarla, vuole infonderle coraggio, vuole ringraziarla per essersi aperta con lei, vuole farle capire quanto le è vicina. Eppure, in quel momento, le buone intenzioni della telepate riescono solo a farla innervosire. Prima si sarebbe sciolta volentieri quel caloroso abbraccio, mentre adesso desidera solo liberarsi il più presto possibile da quella morsa. Stringe i pugni e si lascia abbracciare, tesa e contrariata, ma non ricambia il gesto... non subito. Le parole di Violet le giungono ovattate alle orecchie, nonostante la vicinanza, il suono dolce delle sue parole soffocato dal ruggito del drago che le rimbomba nella testa. Persa nei suoi pensieri, l’attenzione della rossa è rivolta altrove. Per un attimo è tentata d’afferrarla per le spalle e divincolarsi dalla sua presa, spinta da uno strano quanto sciocco scatto d’indignazione, come se quel semplice abbraccio l’avesse in qualche modo offesa... perché tutti quei gesti amorevoli stanno davvero iniziando a darle sui nervi.
Sente il drago agitarsi, e all’improvviso tutte quelle smancerie le fanno ribrezzo. Prova vergogna. Vergogna per essersi aperta con la neuromante, anche se in minima parte. Vorrebbe rimangiarsi le parole, l’intero discorso. Aveva lasciato che Violet gettasse uno sguardo sul suo passato... una passato che fa ancora male, perfino dopo tutti quegli anni. Avrebbe tanto voluto ricoprire quelle ferite, nasconderle di nuovo alla vista e andare avanti con la sua vita. Si sente debole, vulnerabile, e non le piace. Si sente come un bestia in gabbia, come un animale azzoppato, eppure fa appello a tutta la sua forza d’animo per non seguire l’istinto, per non reagire in maniera violenta e aggressiva. Perché in realtà sa benissimo che Violet non ha colpa e tutta quella confusione è solo nella sua testa. Però il drago continua a ruggire, e non si stanca di ripeterle che può farcela da sola, che non ha bisogno dell’aiuto di niente e di nessuno, che quelle smancerie sono perfettamente inutili... non è più una bambina, non ha più bisogno della mamma.
Eppure si trova a ricambiare quell’abbraccio, la rossa, muscoli tesi e mani tremanti. Sua madre... il primo ricordo di sua madre è un volto straziato dalla paura. Amore offuscato dalla paura. Perfino Aodhàn, che diceva d’amarla, aveva paura. Non era mai scappato, le era sempre stato accanto anche -e soprattutto- nei momenti più difficili, quando la lucidità lasciava spazio alla pazzia... ma quella paura non aveva mai abbandonato i suoi occhi, nemmeno quando era morto... morto per lei. Perché, anche se aveva paura di lei, l’amava. L’amava... ed era morto per colpa sua. Shani... aveva iniziato a chiamarla così per scherzo, poi era diventato il suo soprannome a tutti gli effetti. L’unico nomignolo tenero e amichevole che le avessero mai affibbiato. Sente gli occhi che si fanno lucidi, la sinistra che artiglia la schiena della telepate in uno spasmo improvviso, come a volerne lacerare le carni... e subito la rossa realizza quanto si era sbagliata, quanto davvero avesse bisogno di quell’abbraccio, e il drago pare calmarsi per una manciata di secondi, prima di riprendere ad agitarsi quando il mondo d’acciaio e asfalto che la circonda d’improvviso si deforma, si piega e s’infrange di fronte ai suoi occhi, e un nuovo scenario si svela dinnanzi al suo sguardo incredulo.
Alberi. Fiori. Tantissimi fiori. Un parco. Si lascia sfuggire una risata entusiasta, la focosa, gli occhi che s’illuminano e il peso di quella conversazione che per un attimo si fa più leggero. Inspira a pieni polmoni, così da marchiare a fuoco nel cervello la deliziosa fragranza floreale che aleggia nell’aria. Stare immersa nel verde, anche se fra i limitati confini di un parco pubblico, la mette subito di buon umore. Molto meglio di quella prigione d’acciaio e asfalto, troppo fredda e artificiale per i suoi gusti.
Fa qualche passo verso una panchina, buttandocisi sopra con fare sgraziato.
Molto meglio! Grazie!
Esclama tutto d’un fiato, sorriso a trentadue denti stampato sul viso ferino, mentre con la destra fa cenno a Violet di venire a sedersi accanto a lei. Avrebbe continuato la sua storia... dopo la pausa.
Davvero, ne avevo bisogno.
Non sscherzavo quando ho detto che il Pentauron è troppo artificiale per i miei gussti.
Immersa nella natura, la rossa sente il drago calmarsi e il suo ruggito svanire. Forse la familiarità di quel luogo l’avrebbe aiutata a rilassarsi, a dare forma ai suoi pensieri, alla sua storia, senza troppa difficoltà.
Si stiracchia un poco, poi continua il discorso lasciato in sospeso poco prima... più per chiacchierare, che per avere ragione. Anche perché non possono fare molto altro, in un parco... a parte sbaciucchiarsi, o passeggiare; e comunque, la rossa sente il bisogno di staccarsi per un attimo dai ricordi del suo passato.
La natura ssarà pure sselvaggia e feroce quanto vuoi, ma è... viva.
Una breve pausa, sguardo assorto, come se stesse cercando d’entrare nella mente di Violet.
E non le interessa ssapere chi ssei.
Invece le città se lo chiedono sempre, che razza di abominio tu sia.
Edited by Red Jenny - 25/7/2015, 22:58. -
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.▪ NESRÌN ▪ SCHEDA
Un mezzo sorriso increspa le labbra della focosa in risposta all’esclamazione della neuromante, un sorriso però forzato, amaro, che somiglia tanto ad una smorfia scettica. S’aggiusta sulla panchina, assumendo una posizione più composta, con le gambe accavallate e lo sguardo di fuoco puntato verso il cielo azzurro, incorniciato dalle verdi fronde degli alberi. Si lascia sfuggire un sospiro, ma senza sbuffo di fumo, questa volta; non è tesa o nervosa, solo poco convinta dalle parole di Violet. Perché, a discapito della sua ignoranza, “identifichi l’urbanizzazione con la società che la crea” le sembra una spiegazione un po’ troppo vaga e grossolana della sua condizione. Le suona tanto di risposta parziale -superficiale- ai suoi problemi. Perché non si tratta solo di quello.
Lei non ha paura degli uomini, e non rifugge dalle loro città perché si considera un mostro, o perché l’hanno fatta sentire un mostro, o perché... c’è sempre qualcuno che la vede come un mostro. Lei rifugge dalle città perché la mettono a disagio, certo, ma non solo per le ragioni che pensa Violet. Ovvio, essere trattata alla stregua di un abominio la manda comunque in bestia; forse perché sa bene che alcune di quelle persone hanno ragione... forse perché una parte di lei vorrebbe tanto provar loro che hanno torto, ma il suo passato burrascoso questa volta c’entra in maniera marginale. Il sangue di drago non è da trascurare.
Il sangue di drago, così legato alla natura primordiale da rifuggire le città degli uomini, come se si sentisse un estraneo, un intruso, in un luogo che non gli appartiene in una terra che non lo vuole e che non sente sua.
Sì... beh... certo, ma non ssi tratta ssolo di quessto. Sstarmene rinchiusa in un labirinto d’acciaio e d’assfalto mi fa ssentire... in gabbia, come ti ho già detto. Forsse il drago c’entra qualcosa. Ssento che si agita ogni volta che varco i cancelli di una città... o forsse è tutto nella mia tessta. Il ssangue di drago può dare alla tessta, in effetti.
Conclude facendo spallucce, come a volersi scrollare di dosso quei pensieri. Perché Violet in realtà non ha tutti i torti e il suo passato l’ha segnata più di quanto avrebbe voluto far credere. D’altronde, è Violet la telepate, non certo lei, che non spreca tempo prezioso a fare un po’ di sana introspezione, come invece sta cercando di fare Violet. D’altronde, tutte quelle similitudini, quei paragoni all’apparenza tanto assurdi, non le erano mai venuti in mente prima... e lei mai se ne era preoccupata. Solo ora che si sta sforzando di capire, capire sé stessa e di cambiare, stanno pian piano venendo alla luce particolari nuovi circa la sua natura... e la cosa al contempo la rassicura e la terrorizza. La rassicura perché almeno qualcosa sta uscendo fuori, e la terrorizza perché quel qualcosa un po’ la spaventa, ecco.
Lei è affascinata dal drago, come pure lo era il “suo” popolo prima di essere conquistato dall’Impero, eppure ne ha paura. Paura che perché non riesce a stabilire un legame con la bestia. Perché non sa come fare, perché non sa cosa potrebbe accadere. Il drago è una parte di lei con cui ha trascorso tutta la vita, e che per questo dovrebbe conoscere bene, ma che invece continua a sfuggire alla sua comprensione. Lo sente dentro di sé, e il suo corpo pare aver accettato il suo sangue, ma la sua anima lo rigetta, lo rifiuta, tiene le distanze da quella scheggia di Caos che non dovrebbe trovarsi lì, a occupare gli stessi spazi della sua anima; una reazione istintiva, di cui è cosciente, ma che non riesce in alcun modo a controllare.
Ecco cosa la spaventa. Ha paura di sé stessa, non certo di una prigione d’asfalto e d’acciaio.
Per questo sorride divertita, sovrappensiero, al sentire l’espressione “bestie scimmiesche” uscire dalle labbra della neuromante. Un commento che la consola, che le risolleva il morale. Il paragone del predatore le piace, e le strappa un sorriso malizioso, mentre la parte dell’essere superiore la lascia un po’ perplessa. In verità, le fa un piacere immenso tutta quella fiducia e amicizia che Violet le sta mostrando, un po’ come Àodhàn tanto tempo addietro, eppure si sente confusa, perché non si rispecchia molto in quello che la telepate sta dicendo su di lei. Forse è stata davvero presa a bastonate troppo a lungo, così tanto che ogni parola della neuromante riapre una ferita vecchia di secoli.
Tu sei una dea, dovresti governare. [...]
UNA DEA?!
Sobbalza sulla panchina, la focosa, e fissa Violet come se avesse appena visto un fantasma, gli occhi fuori dalle orbite per la sorpresa. Si sente lusingata, certo, ma pure a disagio... molto a disagio, un po’ per l’emozione, un po’ per l’ondata di ricordi che inizia a sciamarle nella testa. Perché ha già sentito quelle parole... proprio dalla bocca di quell’Ordine colpevole d’averla usata, tradita. Non le piace la piega che sta prendendo quel discorso... e allora cerca di nasconderlo con una risata nervosa, una scollata di spalle e un sospiro affranto. Uno sforzo vano.
Oh, tu proprio non hai idea... ma è normale, non ti ho raccontato tutta la sstoria.
Un altro sospiro, questa volta accompagnato da uno sbuffo di fumo.
Ci ssono troppe cose da dire e io non mi conssidero una brava narratrice.
Una pausa carica di tensione, come se stesse prendendo una decisione d’importanza vitale, lo sguardo di fuoco puntato a terra, a fissare i sassi che d’improvviso sembrano aver catturato il suo vivo interesse, il viso ferino corrucciato in una smorfia divorata dal dubbio. Prende fiato per darsi coraggio, la rossa, poi si decide a continuare. Ma le parole escono flebili, spezzate.
Sse ssolo potessi vedere...
Davvero avrebbe lasciato che Violet frugasse nei suoi ricordi?
Sente il drago risvegliarsi e cominciare a ruggire il suo dissenso. Non gli piace avere ospiti.
Sì.
Edited by Red Jenny - 18/8/2015, 23:32. -
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Edited by Zaho's Violet - 31/8/2015, 22:04.