While the moon glows through the room

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    Dancin' around the lies we tell
    Dancin' around big eyes as well
    Even the comatose they don't dance and tell...


    Niente sogni, da morti. Niente incubi, niente ricordi. Solo oblio nero pece, un silenzio fatto di promesse, una pace serena dove non esistono dolori né affanni, come stare immobili e in silenzio nella pancia della mamma. Da soli. Nella solitudine più gentile che si possa concepire. I cadaveri non sognano. Nemmeno quelli destinati a non rimanere tali. Eppure, un attimo prima di aprire di nuovo gli occhi, Jester per un istante, scivola via dalle braccia di Morfeo per precipitare in un abisso distante fatto di immagini, colori e sensazioni... E ricordi.
    Ci sono le voci di persone conosciute in infanzia. Impossibile collegarle ad un volto o ad un nome, sono gli infiniti nessuno incrociati per le strade di un'esistenza, intravisti oltre il vetro delle due lucide finestre marrone scuro attraverso la quale la giullare osserva il mondo. Infiniti e sottili fili incolore tesi da un lato all'altro di una stanza enorme, sterminata; si sono avvicinati al filo rosso della fanciulla chiamata Jester che taglia in due quel luogo senza fine, ma non l'hanno mai incontrato, non l'hanno mai toccato. Solo sfiorato. Eppure ci sono anche loro, nel sogno della Matta. Ed il senso che può avere ciò non è un mistero, è sito nella natura di colei che, da morta, adesso sogna.

    Ci sono anche sensazioni. Alcune piacevoli: il gusto di un dolce che rimane sospeso agli angoli della bocca, la carezza gentile di una persona amata, il tepore del lettino prima di socchiudere gli occhi e scivolare via. Altre più ruvide, metalliche. Non sgradevoli ma in qualche modo sbagliate: la mano che stringe l'asta di un'arma argentata, il violento senso di superiorità mentre si gioca con le vite altrui, ridere della sofferenza inflitta ed il senso di onnipotenza perché nessuno può permettersi di fare altrettanto. Ferire senza essere feriti, una certezza che inebria e scoinvolge i sensi. Infine c'era anche della disperazione. Quella è nascosta, la cortina di sensazioni che non dovrebbero essere la celano bene, ma non riescono a farla sparire del tutto. E' ancora lì, in un angolo. Piange per la morte di qualcuno, vorrebbe cancellarsi con le sue mani per qualcosa fatto in un tempo lontano... in un'altra vita.
    Jester non può sapere perché tutte quelle sensazioni le appartengono. Non può capire perché ne viene assalita proprio un istante prima di schiudere gli occhi dal sonno della morte. Ed il perché di tutto questo, beh, è chiaro... Niente sogni, da morti.

    Infine, la giullare apre definitivamente gli occhi ed il sogno scompare via come nebbia la mattino. Al suo posto c'è un soffitto di un delicato azzurro cielo che segue fedelmente la declinazione del tetto, un morbido piumone bianco rosato dai ricami infaintili e sotto la testolina almeno tre o quattro cuscini che profumano di fiori come se freschi di bucato. Il cielo notturno è visibile in uno spicchio al di là di una finestra, la luna è seminascosta da banchi di nuvole scure ma bagna della sua luce quell'abitazione sconosciuta, dando alla sua piccola strega abbastanza luce per guardarsi attorno. Basta qualche istante ed un primo tentativo di muoversi per rendersi conto di essere legata, poi altri fugaci battiti di cuore e gli occhi che si adeguano alla semioscurità per capire che quelli che sembrano legacci sono in realtà bende e garze strette con perizia. Non c'è odore di sangue, chiunque ha medicato la giullare ha prima lavato accuratamente ogni foro di proiettile, e probabilmente anche disinfettato e ricucito perché altrimenti il candido lettino sarebbe ora almeno sporco di rosso. Sono spariti anche gli abiti multicolore, sostituiti da una sottoveste nivea e biancheria da bambina. La taglia non è quella giusta, stringono un po' ma è sempre meglio di essere nudi come vermi o con addosso abiti lavati del proprio sangue. Anche i capelli sono stati lavati accuratamente. Ora sono una cascata di un bel castano che ricade sui cuscini, -di questo magari Jester avrà da ridire.

    Veniva da chiedersi chi è tanto gentile da prodursi in tanta perizia per un corpo che, fino a poco prima, era morto. Ma forse, per rispondersi, bastava notare una presenza dormiente alla propria destra. C'è una ragazzina esile di dodici o tredici anni in ginocchio accanto al letto. Ha gli occhi socchiusi, ma non sta dormendo. Tiene i gomiti poggiati sul letto su cui giace Jester, e fra le mani strette a coppa spicca lo scintillio dorato di un crofisso cristiano ortodosso. E' molto graziosa, ma sconosciuta. Non somiglia affatto a Kayo, ha i capelli di un dorato luminoso e la pelle bianchissima, tratti che la identificano come una presenza avvezza agli agi, diversamente da quel magrolino e combattivo leoncino bianco che Jester aveva rinvenuto nella foresta e trascinato fino in città.

    Dove l'avevano ammazzata.

    Nel rendersi conto che la sua ospite è sveglia, non rimane troppo sorpresa. Questo forse aumenta l'alone di mistero: dopo averla ricucita e medicata così minuziosamente, come poteva non essersi resa conto che Jester era ormai morta? Pochi e misurati gesti cercano di riferire alla fanciulla di rimanere quieta, o forse che tutto andava bene. Continua a non emettere alcun suono. Con tutta probabilità non era in grado di farlo.
    Proprio allora alcuni tocchi delicati risuonano nella stanza. Qualcuno ha bussato. La ragazzina si sporge verso il vicino canterale e risponde con tre lievi colpetti sul legno pregiato. La porta si apre, ne esce una figura alta e slanciata, esile e resa ancora più sottile dall'abito sacerdotale completamente nero che indossa. Un prete, i capelli biondo cenere ed i tratti che in qualche modo ricordano da vicino al ragazzina, salvo per gli occhi sottili come lame di pugnali ed inspiegabilmente chiusi.
    Il suo tono di voce era placido e quieto, imperturbabile.

    « E' successo qualcosa, Elise? »
    La bambina non rispose, né fece niente che non fosse guardare Jester...

     
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    Il segreto immortale si svelò al riaccendersi della vita nelle iridi d'onice mentre il petto si solleva e abbassava in movimento naturale, segno che i polmoni funzionavano e il cuore aveva ripreso a pompare. Jester con la consapevolezza del proprio corpo, poco prima inerme nelle catene della morte, ritrovò anche i ricordi. Un qualcosa di necessario ma di stranamente doloroso che riportava la giovane agli ennesimi ultimi atti del suo show.

    Riemersero i sentimenti d'umiliazione, rabbia e impotenza. Kajo era stata uccisa. La bambina di cui si doveva prendersene cura era andata... 'E' colpa tua!' urlo una vocina nella sua testa 'L'avevi promesso...' infierì ancora. Tuttavia forse per fortuna o forse no le voci furono azzittite dall'assordante silenzio della stanza.

    Una stanza ben arredata dalle pareti di cielo e la finestra che affaccia sulla notte e la luna. La sua Luna... Tuttavia la mente del Giullare non poté abbracciare neanche questo dolce pensiero costretta dalle priorità. Dov'era e chi era quella bambina dai capelli color oro e il crocifisso tra le mani appoggiata al letto dove lei era stata riposta vestita con da una candida sottoveste?

    Jester si sedette alzando il capo dalla pila di cuscini che la sostenevano e notò con una certa riluttanza che la sua chioma era stata sciolta. Meglio che nessuno avesse toccato le sue perline rosse. In quel momento qualcuno bussò alla porta e, dopo una simile risposta da parte della giovanissima che batté dei colpetti del legno del letto, fece il suo ingresso un uomo. Un prete, un pastore o quello che era. Dai capelli biondi poteva trattarsi del padre della sua ospite.

    -Pace... fratello,
    Disse la Selvatica utilizzando il saluto comune dalle sue religiose zie.

    Non sono uno spiritello! -

    Cercò di essere il più gentile possibile sperando di non spaventare i due presenti ma non poté nascondere un certo disagio nella voce.

    Jester odiava le religioni. Loro non accettavano, non tolleravano ed emarginavano. In più avevano l'assurdo vizio di nascondersi dietro un -noi perdoniamo se ti penti, se cambi...- Ma se nasci rotondo e le religioni dicono di dover esser quadrato le opzioni sono solo due. La prima è star soli e la seconda è provarci. Così ti tagli, ti limi, ti spersonalizzi e alla fine perdi te stesso, quello che sei o quello che eri...
    La gente ti punta il dito contro ridendo delle tue schegge e i tuoi angoli arrotondati e guardandoti allo specchio capisci che le religioni esistono grazie a quelli come te, poveri demoni...
     
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    Non dovrebbe sorprendere il fatto che l'uomo trovasse... buffa la reazione della giullare. Come Jester aveva giustamente intuito, egli era sia un uomo di fede che un padre. Aveva modi gentili e le maniere di un individuo pacifico e con una vita serena. Nonostante i biglietti da visita insanguinati della Matta si presentò a lei con un sorriso cordiale e un tono di voce benevolo.

    « No, direi proprio che non lo sei. »
    Rispose alla rassicurazione della giovane saltimbanco.
    « Sei umana, ovviamente, come lo sono io. Tutte le Cursed Child lo sono, anche se ci sono persone tanto piene d'odio da dimenticarlo. Nei Territori Esterni ai grandi moniliti vi raccontano in che modo vengono chiamati i superstiti della Grande Guerra Gastrea? »
    Accennò con il viso ad Elise, che senza emettere un suono si chinò sul piccolo comodino in delicato legno beige. Al suo interno Jester poté sbirciare la presenza di oggetti di uso quotidiano, fermagli di foggia semplice, un flaconcino che sembrava contenere un qualche genere di crema... un piccolo paio di forbici e poi una misteriosa vaschetta trasparente contenente del liquido. La ragazzina prese proprio quella, lasciando aperto il cassetto, e si voltò dando le spalle alla sua ospite, ma non per scortesia. Mentre il pastore parlava, aveva aperto la vaschetta e stava armeggiando con il viso... le dita all'altezza degli occhi.
    « C'è stato un uomo che ci ha definito la Generazione Rubata. Perché le Guerre ci hanno tolto qualcosa, ad ognuno di noi. Ad alcuni l'infanzia, ad altri gli affetti dei propri cari... ad alcuni la speranza nel futuro. Il cuore degli uomini non è malvagio, ma gli squarci più profondi -se non curati a dovere- vengono riempiti con il veleno e la cancrena si prende tutto ciò che di buono può esserci in una persona. »
    Quando Elise si volta verso di te, sta sorridendo. Apparentemente non è cambiato niente in lei, e impieghi più di qualche istante a notare che gli occhi piccoli e sottili di quel bel volto rotondo e delicato adesso sono rossi come il sangue. Identici, se non altro nel colore, a quelli di Kayo.
    « Ecco: spero che questo basti perché possiate fidarvi di noi. Siete fra amici, tu e la tua amica. E' stata Elise a trovarvi, seguendo il vostro odore. Ha condiviso con voi il siero che combatte l'effetto della corrosione, nella speranza di salvarvi la vita... »

     
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    Il cuore della Hunter si riempì di speranza quando capì che l'amica di cui il pastore stava parlando era Kayo. Tuttavia la gioia si trasformò subito in senso di colpa. L'uomo aveva detto di aver utilizzato anche su di lei una medicina che con ogni probabilità serviva sia a sua figlia che ad altri 'soggetti sociali'. Le mani strinsero forte il piumone e Jester sospirò. Era l'ora di far cadere la maschera.

    -Io non appartengo alla loro generazione...
    Sono una ibrido selvatica-umana!
    Non ho nessuna cattiva intenzione.
    Per favore mi mostri la mia amica sana.-


    Il Guitto spostò le coperte e scivolò silenziosamente verso l'uomo indicando una ad una le sue iridi tutt'altro che rosse. Poi si sciolse una benda che le stringeva il braccio sinistro e mostrò al sacerdote la pelle diafana liscia, perfetta e illesa lì dove una pallottola l'aveva colpita.

    -Ho a cuore la vostra causa
    E ho un conto da regolare!-

    Le parole le uscirono calme ma dentro di lei infuriava la tempesta al ricordo di come avevano trattato lei e Kayo.

    -E' finita la mia pausa,
    Jester, il Giullare!-
     
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    La drammatica esibizione della giullare le fruttò uno sguardo gentile da parte dell'uomo ed un piccolo applauso d'apprezzamento da parte di Elise, cui di lì a poco anche il pastore si unì, le labbra sottili incurvate in un sorriso paterno e gli occhi che, da sotto le palpebre chiuse, di certo avrebbero a loro volta manifestato una serena benevolenza. Jester si trovò quindi costretta ad accogliere con rassegnazione i timidi applausi tributati e constare come doveva assolutamente essere un po' più chiara nello spiegare le sue ragioni, dato che padre e figlia non avevano l'aria di aver afferrato bene quanto lei cercava di dire, e la cecità di quest'ultimo era di per se un discreto scoglio da superare. Oltretutto la dolce Elise, dal canto suo, era ben poco utile a fare da traduttore delle allegre rime della Cacciatrice, giacché fino ad allora non aveva spiccicato la minima parola, ponendo inquietanti sospetti sulla sua capacità di farlo. E a dire il vero se quell'angioletto dai capelli aurei era pure muta, allora la situazione acquisiva contorni a metà fra il comico ed il drammatico: lei poteva vedere gli occhi castani di Jester e (forse...) capire quello che intendeva con le sue rime, ma non poteva comunicarlo al padre... e a dire il vero non sembrava proprio neanche tanto propensa a farlo!

    Comunque padre e figlia almeno una cosa l'avevano capita: Jester voleva essere condotta dalla sua amichetta, e così fecero. L'attico in cui si trovavano comunicava tramite una stretta scala a chioccola in legno con un minuscolo appartamento in cui le quattro stanze davano l'impressione di essere accatastate l'una sull'altra creando un certo senso di oppressione negli occupanti. Dalle scale Jester poteva vedere la porta socchiusa di un cucinio da cui aleggiavano aromi di spezie, la porta aperta di un bagno in penombra che mandava un odore molto forte di detergenti, un salottino molto spoglio da cui proveniva una tenue luce artificiale dello schermo di un computer, che a sua volta illuminava una libreria e un tavolo da caffé, poi infine una seconda camera da letto, più grande della mansarda occupata da Elise che mostrava un grande letto a due piazze su cui, nell'oscurità, stava adagiato un corpicino dormiente. Solo quando il pastore attivò l'interruttore della luce la Giullare poté appurare che quello non era un brutto scherzo e che la sua piccola amica era veramente viva, respirava davanti a lei seppure piano come se fosse in coma, i bendaggi che le celavano una buona metà del viso e tutto un occhio. Aveva anche bende alle braccia nude che giacevano composte sul petto che si sollevava appena, e sebbene il resto di lei fosse nascosto dal piumone, di certo c'erano molte altre fasciature laddove i colpi di arma da fuoco avevano leso carni, muscoli e tendini.

    « Per fortuna vi hanno sparato con normali proiettili, e non con pallottole al Vanarium. Il fattore rigenerativo del virus Gastrea l'ha salvata, anche se al contempo la sta lentamente uccidendo. Elise mi ha implorato di usare anche il resto delle scorte di medicinale per lei, ma non posso fare più di così... »
    Mise una mano sulla testolina della figlia, che gli cinse la vita in un triste gesto affettuoso.
    « E' tutto lasciato alla sua forza di volontà, credo. Ha subito una forte reazione di astinenza, se anche cercassi altra medicina al mercato nero probabilmente la ucciderebbe. C'è da sperare che si svegli senza aiuto, e che il suo promoter si faccia vivo. Solo il promoter ha la possibilità di accedere ai canali governativi per avere i sieri necessari per arrestare l'erosione del virus. »
    Promoter... Nella foresta, Kayo aveva già nominato quella parola...
    Il pastore guardò Jester e le sorrise, invitandola con un geso a lasciar riposare la bambina.
    « Nel frattempo, possiamo soltanto pregare... »


    A te la scelta sul da farsi. Il prete ti consiglia di aspettare che sia Kayo a svegliarsi, ma com'è ovvio dalle sue parole non è un evento certo, e in realtà ti è fin troppo chiaro che la tua amica rischia davvero di non superare la notte. Se vuoi fare qualcosa per lei devi raccogliere informazioni sul da farsi e decidere in che direzione muoverti. Nel bagno, assieme ai tuoi abiti malconci e imbrattati di sangue, ci sono anche gli oggetti in possesso della bambina, fra cui il borsone che si tirava appresso. Lì puoi trovare alcuni documenti, un indirizzo che non ti dice niente ma forse può condurti in qualche posto di utile, infine una trasmittente di tipo militare, proiettili, e varie altre cianfrusaglie utili alla sopravvivenza in luoghi ostili ma che sul momento non ti servono a granché. L'opzione più ovvia resta il trovare un siero che sia adatto a salvare la vita di Kayo, e per ottenerlo puoi rivolgerti direttamente alla fonte (al governo?), oppure trovare un medico disposto a fornirti dosi sufficienti, oppure ancora avventurarti nei bassifondi per procurartene al mercato nero. A te la scelta!
     
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    No... Capperi, no! Era tutto inutile. Per quanto Jester si sforzasse non la capivano. In più, come se non bastasse, il pastore doveva essere cieco e forse la figlioletta muta. Con un sospiro vinto il Giullare si lasciò portare nella stanza di Kayo. Il suo corpicino martoriato bendato per un buon 75% era deposto su un lettino. La Strega le si avvicinò e le passò con delicatezza una mano fra le ciocche pettinate.

    « Per fortuna vi hanno sparato con normali proiettili, e non con pallottole al Vanarium. Il fattore rigenerativo del virus Gastrea l'ha salvata, anche se al contempo la sta lentamente uccidendo. Elise mi ha implorato di usare anche il resto delle scorte di medicinale per lei, ma non posso fare più di così... »

    Alla parola promoter il cuore della Selvatica perse un colpo. Con chiarezza assoluta tornò al momento in cui la biba gli diceva che il suo era morto.

    « E' tutto lasciato alla sua forza di volontà, credo. Ha subito una forte reazione di astinenza, se anche cercassi altra medicina al mercato nero probabilmente la ucciderebbe. C'è da sperare che si svegli senza aiuto, e che il suo promoter si faccia vivo. Solo il promoter ha la possibilità di accedere ai canali governativi per avere i sieri necessari per arrestare l'erosione del virus. »

    La Strega della Luna notò il sacerdote che la invitava a lasciare la stanza e si chiese se fosse cieco o meno. Tuttavia non chiese nulla per non essere sgarbata.

    « Nel frattempo, possiamo soltanto pregare... »

    -Mi dica dove si trovano gli altri
    Non importa quanto siano scaltri!
    Il suo amico non possiamo aspettare
    Io la devo per forza aiutare!-


    §__§

    Sia che la Circense avesse preso le informazioni, o meno, avrebbe poi raggiunto il bagno. Lì avrebbe recuperato i propri abiti e, con uno schiocco di dita sarebbero tornati puliti e rattoppati, avrebbe recuperato anche il borsone di Kayo. Fra le sue cose avrebbe trovato vari aggeggi militari, ma prese con se solo una ricetrasmittente e un indirizzo.

    -Grazie per la premura.
    Prendetevi di lei cura!
    Io torno presto
    Arrivederci maestro!-


    Detto questo avrebbe fatto un inchino e avrebbe cercato l'indirizzo.
     
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5 replies since 15/2/2015, 13:39   94 views
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