[LAM] E daaaaaai!

"È più facile perdonare un nemico che un amico".

William Blake

Albero Casa, Latifondo.
Presidio Errante, Endlos.

Erano trascorsi alcuni giorni dal suo scontro con Augustus. Diversamente dal solito, però, Drusilia ne era rimasta profondamente turbata. In realtà non si trattava di nulla di imprevedibile o nuovo: era rimasta sgradevolmente sorpresa da un evento che, nella sua ingenuità, non aveva nemmeno considerato. Questo era certamente un suo difetto, ma non ritenne che fosse il problema più grave; aveva ordinato ad un suo aviatore di ferirla, invitandolo a non aver paura del confronto, ricevendo tuttavia come risposta qualcosa di estremamente crudele e, in un certo senso, perfino meschino. Ci aveva riflettuto a lungo, invero, e considerando poi le argomentazioni del Numerologo le fu abbastanza evidente come tutta quella faccenda fosse semplicemente il frutto di un'incomprensione. Ciò nonostante l'azione di Augustus continuava ad inquietarla. Era davvero capace di qualcosa del genere? Di ferirla in quel modo?
Magari non era poi così scandaloso, ma lei davvero non riusciva a concepirlo.
Forse perchè non sarebbe mai stata in grado di fare la stessa cosa.

E così lo aveva ignorato. Nessuna cattiveria o ripicca: semplicemente non riusciva ancora a farci il callo con quella spiacevole scoperta. Non sapeva come comportarsi e, non avendo avuto modo di chiarirsi se non per qualche spiacevole uscita sull'Arena, nemmeno come considerarlo.
Augustus era sicuramente un alleato, un Aviatore ed un cittadino di Laputa. Ma... erano amici? Oppure dovevano limitarsi ai rapporti professionali? Non era poi così difficile infondo e Khatep glielo ripeteva ormai da una vita che stabilire una chiara gerarchia era cosa buona e giusta. Magari Augustus lo aveva capito semplicemente prima di lei.

Con un sospiro rassegnato, ancora vittima di quei pensieri, lasciò andare l'ennesimo burocrate prima di ritrovarsi proprio Augustus davanti alla porta. Seguirono un paio di minuti in un silenzio imbarazzante ed imbarazzato, con Drusilia che lo fissava stranita e lui rigido con gli occhi sgranati, sbiancato in volto e con un bouquet di fiori in mano.
Poi l'esplosione.

E daaaaaai!

Non capì -forse il suo cervello si rifiutò di farlo- cosa diavolo intendesse fare in quel modo. Cosa doveva dare? Perchè era lì? E perchè portava un bouquet? Pensava forse di trovare Asaliah al suo posto e ci era rimasto male?
Troppe domande.

-Buongiorno a te, Augustus.



-...desideri qualcosa?

Si limitò a qualcosa di neutrale, perfettamente abbinato ad uno sguardo vuoto ed un'espressione praticamente assente. Non aveva ancora ben chiara la questione, pertanto preferì non sbilanciarsi.

E daaaaaai!
E daaaaaai!
E daaaaaai!

Mentre Augustus sbatteva i piedini, infervorandosi da solo, la Dama del Vento lo osservò con gli occhi sgranati senza tuttavia dire una parola. Nella testa, intanto, l'idea che Khatep fosse giunto a conoscenza del bisticcio e l'avesse orribilmente drogato per far pace iniziava a farsi strada nella sua testa.

Emh...dicevo... Che sono venuto qui per parlarti di quello che è successo durante il nostro ultimo scontro.
Io..io...non so dove ho sbagliato sinceramente. Mi avevi chiesto di farti del male, e...cioè, ci ho provato con tutto me stesso, per quanto difficile.
Prima del Torneo interno avevo un'idea degli scontri completamente diversa. Poi dopo la prima fase, dove sono stato colpito alle spalle a tradimento, ho capito che quando si fronteggia qualcuno non si può far affidamento sulle proprie emozioni. Si deve essere, emh, senza cuore in pratica.
Dopo la sfida con il Comandante, ho capito che anche le persone in cui riponi la massima fiducia, a cui affidi te stesso, nella realtà possono colpirti generando un dolore ancora più forte.
Quindi penso di essere cambiato. Tutti gli eventi ci cambiano, penso sia normale. Mi dispiace se questo cambiamento ti possa aver offesa, ma ho semplicemente applicato quello che mi è stato insegnato.
Non è cambiato niente, però, tra...ecco...come dire...
Tra noi...però, ecco, non in quel senso! Cioè, insomma, ci siamo capiti vero? Voglio dire...che...ecco...anf

Lo vide agitarsi, prima di allungarle bouquet di fiori freschi.

Per te!

A quel punto si trovò a sospirare un pò rassegnata. Accolse i fiori fra le sue braccia per metterlo a proprio agio, indicandogli innanzitutto la sedia, così da farlo accomodare ed evitare che sbattesse ancora i piedini come un bimbo arrabbiato. Anche perchè poteva esser di disturbo al piano sottostante.

-Ammetto che tu possa essere profondamente confuso negli ultimi tempi. Hai ricevuto informazioni discordanti e probabilmente non hai ancora trovato il tuo equilibrio. Posso capirlo.

Gli avrebbe comunicato, estremamente convinta nel voler mettere in chiaro la questione. Perchè -ahimè- aveva ben compreso quale fosse l'origine del problema e, in un certo senso, non poteva prendersela. Era perfettamente cosciente della sua incostanza e dei modi di fare un pò "fuori alle righe", pertanto non pretendeva negli altri una stabilità che nemmeno lei riusciva a raggiungere.



-Ed hai ragione a dire che gli eventi ci cambiano. Ma proprio in virtù di questa realtà io ti invito a riflettere...

Ma la questione era molto più complicata.
Augustus doveva arrivarci con la propria testa: non era un soldatino addestrato e nemmeno un pappagallo, pertanto non gli avrebbe rivelato proprio nulla. Non direttamente, almeno; piuttosto lo avrebbe fatto ragionare.

-... non hai mai pensato che anche io possa cambiare?

Il povero Augustus, confuso come pochi, iniziò a farfugliare cose incomprensibili. O meglio, comprensibili lo erano, ma l'agitazione le rendeva disordinate più o meno come i pensieri del numerologo. Fortunatamente Drusilia riuscì comunque a seguire il filo del discorso.

-Ricordi cosa ti ho detto all'Arena, prima di tirarti un pugno?

Con un gesto delicato, accettò il cioccolatino del Numerologo, portandoselo fra le labbra e masticando educatamente a bocca chiusa, prima di parlare. Sospirò anche, cercando di prendere le redini della situazione e fargli chiarezza su qualcosa -per lei- assolutamente fondamentale.

-Non so se ti è mai capitato ma negli ultimi tempi, fin troppo di frequente, delle malelingue cercano di screditare questa gilda, ingannando i loro interlocutori e perfino sè stessi, credendo addirittura di essere nostri "pari".

Pronunciò l'ultima parola con enfasi perchè, nonostante non fosse altezzosa, trovava l'uso di quel termine assolutamente inappropriato nelle voci che le erano giunte.

-Ciò nonostante, non mi è mai interessato cosa pensano gli altri di noi. E' capitato più volte a questa gilda di aiutare degli ingrati, ma il procedere nonostante queste critiche è stato in ogni caso un giusto esercizio per rafforzare la nostra volontà ed i nostri legami. Mi dispiace, questo si, ma bisogna trarre vantaggio anche dal male che riceviamo. Non avrebbe senso lottare, altrimenti.

Spiegò con garbo, fissandolo intensamente con profondi occhi smeraldini.

- Quello che mi preme, invece, è che i miei associati abbiano ben chiaro perchè noi e molti altri non siamo nè saremo mai dei "pari". Con le tue azioni sull'arena mi sono alterata perchè mi hai dimostrato di non essere giunto a cogliere questa sostanziale differenza.

Chiuse gli occhi, respirando profondamente e cercando di trovare nella propria testa il modo migliore per condurlo alla verità, senza tuttavia sbattergliela in faccia con rabbia. Quello lo avrebbe fatto, ma altrove e con altre persone.

-Dunque, Augustus, ti pongo un'altra domanda: secondo te cosa potrebbe renderci diversi da queste malelingue, dall'esercito ordinario o non so... dei mercenari?

Lo vide rimanere lì e pensare a lungo. Sebbene l'espressione da triglia non incoraggiasse la Dama del Vento sulla possibilità che potesse davvero arrivarci, lei rimase in silenzio ed attese comunque la risposta. Credeva in lui e, anche se gli ci sarebbe voluto un pò per capire, apprezzava molto quanto si stesse impegnando.
L'esercizio della ragione era molto importante per i suoi associati: nonostante fosse un guerriero, il Gran Maestro credeva fermamente che fosse l'unico modo per renderli davvero liberi.

-Bravo, Augustus. E' vero: siamo diversi perchè crediamo in ciò che facciamo.

Sorrise gentile, prendendo il secondo bonbon e riponendolo fra le labbra. Era ancora irritata dalla situazione, ma il cioccolato mitigava di molto il suo malumore. Sta di fatto, però, che per quanto corretta quella non fosse la risposta giusta; Augustus necessitava di un'altra spintarella.



-Ora rispondimi ad una domanda più difficile. Cosa ci renderebbe diversi, invece, da una setta di assassini? Entrambi crediamo in qualcosa ed entrambi uccidiamo... secondo la tua definizione, dovremmo essere uguali.

Detto ciò, attese pazientemente una nuova risposta.
Attorno a loro un silenzio assorto e gravido di pensieri.

Ascoltò paziente le ragioni di Augustus che, questa volta, non ebbe la prontezza di offrirle un altro cioccolatino. Poco male: ci pensò lei ad allungare il braccio ed agguantare un altro bonbon di cioccolato e menta. Non era il suo gusto preferito, ma a quel punto era bene variare.

-Hai un bel modo di vedere le cose, anche se si discosta lievemente dal mio. Io, ad esempio, non credo che esistano il bianco ed il nero.

Portando in bocca quella delizia, rimase alcuni secondi con gli occhi chiusi. La assaporò con calma, intimamente divertita all'idea dell'espressione del Numerologo davanti quella dichiarazione.

-In ogni caso hai dato la risposta giusta: è il fine ciò che ci distingue. Noi, dalla nostra fondazione, esistiamo per proteggere: per quanto possa sembrare strano, il raggiungimento di una cosa così nobile potrebbe implicare l'assassinio, la guerra, come anche altre pratiche poco apprezzate.

Si sentì una persona orribile nel pronunciare quelle parole, magari più adatte ad un Sommo o a Cesare stesso, ma conveniva che su quel punto fossero tutti in accordo. Perseguire un buon fine con modi gentili non era sempre la scelta giusta... le vittime delle Nove Giornate glielo ricordavano ogni notte, nei suoi incubi.

-Purtroppo la vita -ed ancor più la politica- non è affatto semplice. Esiste la morte, esiste il dolore, esiste l'amore, le passioni ed un'infinità di cose che rendono le situazioni estremamente più complicate di una semplice "favoletta". Sarebbe bello doversi scontrare con l'uomo nero per risolvere tutti i problemi del mondo. Però l'uomo nero non esiste- si portò una mano ai capelli, tirandoli indietro con un gesto rapido ed accorto -In compenso esistono eventi, situazioni che devono essere assolutamente modificate perchè vanno a minare lo stesso concetto di vita o, ancora peggio, di libertà. Se le lasciassimo lì senza combattere, il danno sarebbe incalcolabile, capisci?

Lo fissò intensamente, sperando che la stesse seguendo.

-Quello che ci limitiamo a fare è molto semplice: fra due mali scegliamo il minore. Tra mille vittime di un nemico lasciato a sè stesso e cento caduti in battaglia, io sceglierò sempre i cento. Anche se cadranno per mano mia: non sono così meschina dall'abbandonare qualcuno pur di mantenere linda e pulita la mia coscienza. Preferisco la dannazione, se posso salvare più anime.

Infine sospirò, giungendo alla tanta agognata conclusione.

-Spero che tu capisca, a questo punto, la ragione della mia stizza. Non hai scelto il male minore su quell'arena. Piuttosto di una ferita rapida hai deciso di infliggerne una più profonda di quanto richiesto solo per raggiungere il tuo scopo. Era davvero necessario?

Ok, aveva capito.
Perfetto.

Certo, se poi il giorno successivo ci si presenta tutti insozzati ad una cena importante si sarà impopolari, ma se si riflettesse attentamente sul perchè di quello sporco si capirebbero molte cose.

-...

Ok, ma... che stava dicendo, esattamente? Lo fissò leggermente perplessa, reclinando la testolina su di un lato, prima che lui riprendesse il filo.

Forse la mia sarà inesperienza, però continuo a pensare che quella fosse l'unica strada da poter percorrere. Allo stato attuale delle mie abilità dubito di poter esser in grado anche solo lontamente di ferirti rapidamente. Non ne sono capace, la mia unica speranza era quella di giocare su un campo diverso. Sporcarmi le mani ed accettare le conseguenze di quel gesto. Cosa che ho fatto, visto che sono qui a chiedere il tuo perdono.

Sospirò di nuovo, portando indietro il capo. Avrebbe mostrato il suo status mentale con un facepalm o, al più, una testata dritta sulla fronte al povero Augustus. Poi decise che no, non era il caso: se l'avesse colpito ancora, ne era certa, qualcuno avrebbe dato il via a qualche movimento sulla protezione degli Aviatori contro le violenze del loro Gran Maestro.

Spero che tu non faccia parte di quella parte di banchettanti che mi vedono sporco e mi criticano, ma di quelli che vedono e capiscono la mia scelta

A quella dichiarazione il Gran Maestro si sporse in avanti alla scrivania, invitando il Numerologo ad avvicinarsi fino a che, con la fronte, non fosse riuscita a toccare la sua e fissarlo nelle palle degli occhi.
Questa volta senza cioccolata.

-Il fatto che io comprenda le tue ragioni e non ti giudichi nè sporco e nemmeno indegno non implica che non possa pensare tu abbia comunque fatto la mossa sbagliata, ragazzo.

Arricciò il musetto, giusto per comunicargli che no, se stava tentando di fregarla non ci sarebbe comunque riuscito. Era una tipa tosta, lei, e con la testa dura.
Ma dopo lo schiaffo viene anche la carezza: approfittando della posizione, si sarebbe allungata ulteriormente così da stampargli un amorevole bacetto sulla fronte. Gli sarebbe rimasta anche la forma del rossetto.

-Tu sei bravo, Augustus. Ma se ti sottovaluti troppo potrebbero esserci conseguenze peggiori di quello che mi hai fatto. Io non ho problemi nell'affrontarti, ma ci sono persone più deboli di me come anche molte variabili che vanno considerate. Prima di far qualcosa, ti prego, domandati sempre se è necessario e fino a che punto ha senso spingersi.

E con ciò se ne tornò sul suo scranno. Gli occhietti chiusi a fessura e la boccuccia imbronciata.

-A Dolci Grazie, nella Città Alta, fanno degli ottimi dolcetti di cioccolata. Qualche volta dobbiamo andarci insieme.

La prossima volta prometto di riflettere più profondamente.
Farò le scelte giuste.

Finalmente!
Avrebbe lanciato un gridolino entusiasta se solo non fosse stato abbastanza stupido da buttar giù tutta la discussione precedente e reso assolutamente vane le immense fatiche per invitarlo a riflettere sempre con prudenza. In ogni caso, il Numerologo aveva capito davvero il nocciolo della questione ed anche se agli occhi della Dama ricordava un individuo più vicino al collasso che alla saggezza, traspariva una certa decisione dal suo sguardo. Oltre le pupille dilatate per l'agitazione ed i tremori vari dovuti a... cose.

E se ci andassimo ora? Ora-ora subito?

Disse con vocina quasi supplichevole. Povero Augustus: troppe emozioni ed insegnamenti in così poco tempo! Lasciandosi andare in un sorriso rassicurante, Drusilia annuì col capo al suo interlocutore, certa che -se davvero gli aveva causato così tanti problemi- poteva almeno rimediare con una buona manciata di dolcetti. Questa volta, però, avrebbe offerto lei.

-Farò in modo che a Khatep giunga l'avviso che ti ho appena dato un giorno libero, da trascorrere con me. Se vuoi possiamo passare a prendere Asaliah.

Avrebbe detto la bella, levandosi dalla scrivania ed indossando una giacca sulla camicetta leggera. Sarebbe infine avanzata verso di lui e, preso stretto sotto braccio, lo avrebbe guidato al suo piccolo angolo di paradiso. Lì avrebbero potuto parlare di molte cose, dai pettegolezzi più frivoli ad argomenti interessanti e del tutto diversi da quelli appena trattati. Se fosse venuta anche Asaliah, Augustus avrebbe potuto mostrarle i suoi progressi, ad esempio.
Insomma, c'era solo l'imbarazzo della scelta!

-Vieni, ti faccio strada.

Sulla scrivania di Khatep, quello stesso giorno sarebbe comparso un semplice ordine, accompagnato da una lettera di scuse. Fu così il Numerologo ed il Gran Maestro marinarono la "scuola" per abbuffarsi di dolci.
E vissero tutti felici e contenti.
Quasi.