Un mondo che non finisce

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    my blood tastes like iron

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    In un mondo con i cellulari e le macchine, dove è normale viaggiare all'estero per una gita scolastica ed è semplice pensare che tutto il resto fuori dalla tua portata finisca lì o poco oltre … è strano da dire, ma ero stato attaccato da un vampiro. E' successo nelle vacanze di primavera: sono stato aggredito da un mostro delle tenebre.
    Un mostro dalla bellezza mozzafiato.
    Quasi sempre sono nascosti sotto il colletto di una giacca, ma sulla nuca i segni dei suoi morsi rimangono. Anche se i capelli sono abbastanza lunghi da coprirli, basta una folata di vento e uno sguardo svelto a far partire una scia di voci che mi cambierebbe la vita.
    Ma ancora più importante, ci sono un sacco di storie in cui quando una persona viene attaccata da un vampiro, persone come cacciatori di mostri, specialisti nell'uccidere vampiri, divisioni particolari di gruppi religiosi e organizzazioni di vampiri che cacciano i propri simili, appaiono sempre nel momento giusto a salvare la vittima (a volte anche tutti insieme) - ma, nel mio caso, sono stato salvato dai miei stessi assalitori.
    A causa di questo, sono stato in grado di resistere alla possessione del vampiro - ciò vuol dire che sto bene alla luce del sole, circondato da croci o da aglio – ma avendo come effetto collaterale uno stravolgimento delle mie capacità fisiche. Anche se non intendo soltanto le mie capacità fisiche, ma il mio metabolismo era aumentato, accompagnato da un arresto alla crescita dei miei capelli.

    "Tieniti forte"


    Era un giorno di Aprile, subito dopo il tramonto e la mia padrona stava ancora dormendo. Per i vampiri, la notte e il giorno sono invertiti - e anche per me era così, ma quella volta non mi andava proprio di dormire. Sebbene fosse uno dei più terribili e forti anomalie della realtà, a prima occhiata ciò che dormiva alla mia destra era un essere umano. E ora che ci penso è stato proprio il dare per scontato la sua vera natura e col tempo dimenticarla l'errore più grande che io abbia mai commesso.
    Il nome "Yuriko" è qualcosa che mi stavo abituando a usare e non ero particolarmente felice neppure sentendolo solo nominare. O, in altre parole, è diventato qualcosa che veniva pronunciato dal mio cuore senza sfumature di imbarazzo o di ilarità. Il suo vero nome, "Kiss the Dead-Valentine-Blade-Under-Earth," è un insieme di parole che forse anche lei collega a qualcosa di vecchio. Qualcosa del passato, di tanto tempo fa. Qualcosa che è anche finito.
    O, possibile, che non è mai esistito. Dire se sia esistito o meno, è di per sé difficile.
    In questo senso, non bisogna collegarlo agli eventi e non ha relazioni con il presente. Nessuna correlazione.
    Dall'apparenza può sembrare una adolescente, ma ha vissuto per più di cinquecento anni – molto di più di me, un diciannovenne. Potrà sembrare un po' fuori dai canoni, ma non riesce a imporre sugli altri l'idea che abbia effettivamente più di cinquecento anni.
    Anche per me, mentre ero a circa cinquanta kilometri dalla terra e continuavo a salire a una velocità vertiginosa, era difficile credere che la donna che mi abbracciava e che gridava in preda al dolore era la stessa che un tempo portava terrore e distruzione.

    "Di più ... !"


    Guardando un sole sconosciuto da un buco creato dalla mia stessa caduta, ripenso a quando la mia serva mi raccontò di come la sua personalità lavorava sulla mente delle persone quattrocento anni fa, e di come adesso non esista un'altra Yukari se non lei stessa.
    Ed è da qui che inizia una storia che lavora unicamente sul tempo, e che getta l'orologio di un vampiro leggendario indietro, dove alcuni eventi si intrecciano e altri no - come quando riesco a salvare qualcuno, o sono salvato, o quando riesco a fare qualcosa, o quando non riesco a fare niente - e ci separa l'uno dall'altro per poi riavvicinarci.
    Il vento di un deserto di un nuovo mondo mi spinge i capelli sugli occhi, e da un giorno all'altro, il mostrare i segni della mia padrona è diventato l'ultima delle mie preoccupazioni.

    GinFm7z


    In effetti "Kiss-The-Dead etc." non è nemmeno paragonabile con la fierezza di "Kiss-Shot-Acerole etc." ma non mi andava di cambiare. Per il resto ho scritto come se Kouki avesse effettivamente fatto il suo primo passo su Endlos, quindi mi è andata di strafare, nei prossimi si vedrà. Divertiamoci!
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Quanti anni erano passati da quando era giunto su Endlos? Forse quattro, forse di più. Non aveva mai tenuto il conto dei giorni trascorsi, anche perché, in vero, era giunto a conoscenza della ripartizione temporale del semipiano solo molto tempo dopo il suo arrivo.
    In effetti, non gli importava alcunché: si trovava lì, e tanto bastava.
    Erano successe molte, troppe cose nel frattempo, ed Ariste preferiva tenere a mente gli eventi vissuti piuttosto che il susseguirsi incessante del giorno e della notte.
    Non poteva certo dire di avere di che lamentarsi! Tra gli affari degli Eversori e i suoi pensieri privati, non c'era un momento in cui potesse veramente prendersi una pausa e rilassarsi - e magari era anche per questo che il greco diventava man mano più insofferente alla monotonia della vita di Merovish.
    Quel dì, ad esempio, era scivolato via tra le strade della Tana, preoccupandosi di percorrere quelle più dismesse e lontane dalle vie comuni, evitando pazzi, barboni, mendicanti e sofferenti come se non esistessero, e stordendo tagliagole, ladri, scippatori e aggressori che gli davano noie.
    Fosse stato di buon umore, li avrebbe pure invitati a redimersi per rendere Merovish una città migliore.
    Heh.
    Rise sommessamente tra sé e sé a quel pensiero, mentre s'asciugava il sudore che correva sulla fronte.
    Aveva attraversato i Cunicoli d'Ingresso con disinvoltura, seguendo i tunnel che portavano alla superficie e senza prestare attenzione agli scellerati che andavano perdendosi nel dedalo sotterraneo, alcuni dei quali così incautamente da non esser sicuro che avrebbero mai rivisto la luce del sole - il che era molto ironico, nel Presidio del Sud.
    Stava ignorando tutto e tutti. Quanto cinismo esistenziale inusitato, per l'ellenico.
    Voleva solo uscire fuori e godersi l'inferno del deserto: ogni qualvolta il peso delle responsabilità - e della noia - si faceva troppo ingombrante, l'Eversore si spogliava dei suoi compiti e andava a cuocersi sulla sabbia rovente, sotto i raggi scorticanti del Sole endlossiano.
    Desiderava ardentemente stare in disparte e riscoprire un po' se stesso, facendo mente locale circa tutta la sua attuale situazione.
    Quanto era splendido, lo Yuzrab.
    Che bellezza! Che paradiso! Che pace!
    Se non lo soccorri morirà.
    Ed ecco che, come al solito, Aítnē doveva rovinare tutto. A volte si chiedeva perché avesse dovuto unirsi allo Spirito, se poi questo soleva infastidirlo ricordandogli i suoi stessi ideali e concetti morali nei momenti meno opportuni.
    Non sarebbe il primo.
    L'oplite quel giorno non stava apprezzando a pieno il fuoco del deserto, a dir la verità.
    Certo, le sue intenzioni iniziali erano quelle, ma come non di rado capitava, la sua attenzione venne rapita da una variabile imprevista, in quel caso una figura quasi impercettibile che follemente s'avventurava tra le dune di quel puntinato mare di morte.
    Anche tu una volta eri come lui, eppure il Destino ti è stato favorevole. Dovresti ricambiare la cortesia ad ogni occasione consona.
    Avvolto nel mantello nero, il Gerarca scosse il capo, paziente.
    Io non vagavo come uno sciocco.
    Già, perché lui non riusciva nemmeno a muoversi quando precipitò tra i Laghi di Vetro, appesantito dalla panoplia e sfiancato dalla battaglia.
    Ad essere sinceri - e non lo fu apertamente - quell'individuo stava facendo la cosa giusta.
    Merovish non era poi nemmeno così lontana, magari si sarebbe salvato con le sue sole forze.
    Sempre che fosse uno sprovveduto in cerca di sopravvivenza e non un nomade o un abitante del Sud.
    È sempre cosa buona e giusta preoccuparsi dei viandanti del deserto.
    Ariste sbottò.
    Oh, andiamo. Lascia che lo osservi per altri istanti, qualora avesse bisogno d'aiuto gli andrò incontro per soccorrerlo.
    E con questa promessa non sancita, l'Essenza s'acquietò.
    L'oplite riprese dunque il suo cammino avvicinandosi ulteriormente allo sconosciuto, pur sempre mantenendosi ben distante per indagare sulle sue azioni senza voler farsi immediatamente notare.

    Ariste ti sta spiando da una duna, non si sta nemmeno nascondendo in realtà. :geez:
    Divertiamoci. :guru:
     
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