[CC] Sotto le foglie del giglio

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    Solitamente quando i naufraghi venivano inghiottiti dal Maelstorm, come un pesce che aveva sempre fame, i più si disperavano nell’aver perso tutto e pochi riuscirono a rifarsi una vita.
    In tanti cadevano sotto i mercanti di carne di Merovish, tra le feroci bestie che abitavano Koldran oppure i robot di Klemvor.
    Ma Endlos non era un mondo soltanto fatto d’orrori, ma anche d’opportunità che soltanto chi era provvisto di spirito d’iniziativa, poteva apprezzare.
    E quei pochi che riuscivano a vincere i dubbi e le incertezze iniziali, nuovamente risplendevano come fiori appena sbocciati.
    Ed era quella la sensazione che pervadeva quell’umile uomo chiamato Banderas, che con passo sicuro e rispettoso, si stava dirigendo verso il palazzo dell’ambasciatore: Quarion Galanodel.

    Si sentiva come al suo primo provino, era difatti molto emozionato e felice nel rivedere il suo beneficiario, perché era stato proprio lui a regalarli un magnifico mulino ad acqua, proprio vicino alla sua tenuta.
    Aveva ballato, gioito e lanciato biscotti in aria per tutta la notte, trasferendosi infine con Rosita nella sua nuova casa iniziando subito a riordinarla come poteva, sistemando i bagagli e preparando tutto per la nuova attività, che in fin dei conti era come quella di prima.
    Ma a lui andava più che bene.

    Non conoscendo il posto aveva paura di perdersi, quindi si era messo ad aspettare qualcuno proprio davanti all’entrata principale.
    Per fortuna dovette aspettare poco prima che arrivasse qualcuno:

    ”Mi scusi buon uomo, sono Antonio Banderas e stavo cercando l’ambasciatore Quarion, sa dirmi dove posso trovarlo?”

    Tono di voce gentile e pacato come sempre, cercando di essere il carismatico possibile.

     
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    Raggiunta la magione, al buon Banderas non sarebbe potuto certo sfuggire quanto il giardino dell'Ambasciatore fosse assolutamente splendido: una varietà di fiori dai colori accesi illuminava il prato ben curato come se fossero tante piccole stelle. Fiori meravigliosi ed anche abbastanza rari, quel genere di cose che -pensandoci- sarebbero potuti costare quanto almeno dieci dei suoi mulini.
    Una collezione rara quanto delicata, anche se coltivata nelle fertili e miti terre dell'Est.

    Come se non bastasse, parte della magione era occupata da immense siepi scultoree. Voltando lo sguardo avrebbe potuto incrociare molte figure femminili presenti nei dintorni, anche nella fantasiosa versione di fontane naturali. E poi uccelli, tanti, segno che l'ambasciatore ne fosse un grande intenditore. Fra questi, ovviamente, numerosi pavoni.

    runibaldo_zpsovb04a64

    Immerso nel verde, un solo giovanotto era intento a curare quelle meraviglie e, se gli occhi davvero non mentivano, Banderas avrebbe potuto giurare che fossero tutte opera sua. Chi era quel misterioso artista? Forse un Saggio di Palanthas?
    Strano però.
    Non dava l'idea nè del Saggio e nemmeno del giardiniere.

    Era vestito da maggiordomo.

    ”Mi scusi buon uomo, sono Antonio Banderas e stavo cercando l’ambasciatore Quarion, sa dirmi dove posso trovarlo?”

    Notando la presenza del nuovo ospite, il misterioso giardiniere posò delicatamente per terra gli attrezzi del mestiere, dirigendosi verso di lui con un sorriso affascinante sul volto ed abiti irrealmente puliti, considerando il tipo di lavoro appena svolto. Lo avrebbe condotto gentilmente nella magione e con modi impeccabili lo avrebbe intrattenuto e viziato, fintanto che l'Ambasciatore non li avesse raggiunti.

    « Il mio master è attualmente impegnato a ricevere alcune ancelle di Dama Kalia. Ma prego, si accomodi pure » gli avrebbe detto, invitandolo con un gesto educato ad accomodarsi in una delle sale da tè prossime all'entrata « Durante l'attesa, posso offrirle del tè? »

    Sembrava realmente di essere in una reggia. Mobilia elegante, camere arieggiate e profumate, musica classica di sottofondo e curiosi versi femminili quasi ovattati dalle mura insonorizzate. Erano difficili da comprendere, ma forse era solo un'impressione dettata dalla fantasia.
    Forse.

     
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    Il mugnaio non poté far altro che guardarsi attorno nel mentre il maggiordomo lo raggiungeva, difficile trovare le parole adatte per esprimere al meglio il suo stupore e la meraviglia che gli riempivano gli occhi.
    Le siepi erano finemente curate,così come ogni singolo fiore, in ogni singola aiuola.
    Il tutto gli ricordava molto i giardini della produzione della rete televisiva a cui spesso prendeva parte, ma ovviamente quelli dell’ambasciatore erano su tutt’altro livello, che senza neppur doverli contare, sembrava vantare centinaia di varietà di fiori.
    Quando il maggiordomo si offrì di accompagnarlo, Antonio non poté far altro che sorridere e seguirlo all’interno della reggia.

    Dall’Eden al Paradiso stesso.
    Fu questa la sensazione che provò Banderas nell’entrare nella fantasiosa magione di Quarion, si sentì quasi un pezzente per aver indossato gli abiti di tutti i giorni, d’altronde lui voleva soltanto fare una visita al suon buon benefattore e tornare il prima possibile al suo lavoro.
    Il bell’uomo lo fece accomodare in quella che sembrava una lussuosa stanza, che si rivelò però una semplice sala da tè, la cui domanda principale che regnava li arrivò subito.

    ” Se voglio del tè?!”

    Ovviamente non voleva sembrare maleducato e inoltre era da quella mattina che non beveva niente, il viaggio era stato tranquillo ma sicuramente una buona tazza lo avrebbe rimesso in sesto:

    ”Oh si grazie, lo prendo molto volentieri. Se è possibile, non vorrei sembrare sgarbato, gradirei del biancospino e pesco.”

    Un sorriso innocente a fine richiesta, bianco come quello di un bambino, che provava a nascondere una domanda che non pensava mai si sarebbe posto arrivando li.

    ”La Dama Kalia? Sono nuovo di queste parti, chi sarebbe di preciso? Immagino che se ha delle ancelle deve essere qualcuno d’importate. Sbaglio?”

    Anche lui sembrava molto incerto su quello che aveva appena detto, ma non voleva essere colto impreparato da Quarion.
    Non si era recato fino a casa sua soltanto per fare brutte figure.

     
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    « Mi sono permesso di farlo in anticipo, signore, ora dovrebbe essere pronto »

    Ci mise pochi attimi per scomparire oltre la soglia della cucina e tornare con un set di porcellane dalla lavorazione sopraffina, fra cui una graziosa teiera contenente esattamente la bevanda richiesta, calda al punto giusto. Mentre Banderas si sarebbe potuto giustamente chiedere come diavolo avesse fatto, sorseggiando tè sarebbe infine giunto alla sconvolgente verità che fosse anche il più buono mai bevuto in tutta la sua esistenza.
    Chi diavolo era quel tipo???

    -PERCUOTICI TUTTE CON LA TUA LANCIA DELL'AMMORE

    ...
    Ok, ignoriamo le urla.
    Ignoriamo anche che quella era una magione con i muri insonorizzati, vah.
    Anche perchè pure il maggiordomo sembrava non darci alcun peso: sorrideva gioviale come sempre e sul bel volto curato non era possibile scorgere nemmeno l'ombra del più lontano imbarazzo. A vederlo così dava un senso di sicurezza ed affidabilità considerevole, in effetti.

    runibldo1_zpsgwlmotdd

    « Lady Kalia è una persona molto importante su questo mondo » spiegò con garbo, agitando il dito indice « Da secoli, ormai, governa su queste terre ed è fonte d'ispirazione per tutti coloro che perseguono nobili ideali... »

    -OOOOH SI!
    SSSIIIIIIIIIIII!!!!
    MOSTRAMI LA VIA DEL CHIMICANGA!!!!


    « ... A quanto ne so è anche a capo di un ordine di Cavalieri fedeli all'Antico Codice. Sono il corpo armato dell'Est, ma in generale la gente li considera come degli eroi »

    Mentre parlava di politica, si sporse leggermente verso il vassoio, riempiendo un'altra tazzina con una seconda bevanda dall'aspetto simile a quello di Antonio, ma dal profumo molto diverso. Probabilmente si trattava di un'altra miscela.

    « Il mio Master ha l'onore di far parte di quest'ordine di Cavalieri, ed è molto amato dal popolo »

    Terminata quella piccola digressione, tornò dritto e fermo, come se attendesse l'arrivo di qualcuno.

     
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    Quando il maggiordomo sparì dietro la soglia della cucina, a Banderas si inarcò stupito un sopracciglio.
    Come faceva a sapere il suo infuso di tè preferito?
    Molto probabilmente se lo era lasciato sfuggire durante la discussione con il signor Quarion, ma nonostante fosse sicuro del contrario, era anche vero che si dovesse ammonire per la sua avanzata età, non tutti a cinquantacinque anni hanno la mente scattante come quella di un ventenne.
    Quindi quando gli venne servita la bevanda la sorseggiò con fare timoroso ed incerto, che però prontamente sparì non appena le labbra si bagnarono di quel nettare squisito.

    ”Oh per tutte le macine in pietra, ma è veramente … delizioso.”

    Lo trovava talmente eccezionale quel tè, che preferì non sciuparne il sapore inzuppandoci qualche biscotto, nonostante sapesse che anche i suoi prodotti erano di un’ottima qualità.
    Nel mentre sorseggiava tranquillo e pacato l’infuso, delle urla compiaciute sovrastarono la musica classica che vi era in sottofondo.
    Dapprima non capendo esattamente né le parole e né la direzione da cui provenissero le urla, pensò a qualche serva che cadendo si era fatta del male, nonostante il tono dell’urlo fosse ben diverso da quello classico di dolore.
    Ma preferì non farci particolarmente caso e tornò invece a concentrarsi sul maggiordomo, che con tutta calma, stava dando una risposta alla sua domanda.

    ”Ah beh, molto interessante …”

    Un nuovo urlo, questa volta più acuto e chiaro del primo.

    ”Certo che qui cadano un sacco di persone. Forse hanno dato la cera.”

    La maledetta cera per pavimenti, causava almeno il quaranta per cento di incidenti dentro casa e Banderas la considerava un avversario temibile, dentro di se covava quest’odio d’almeno un lustro, sicuro però che un giorno qualcuno avrebbe inventato una cera per pavimenti più sicura.

    ”Immaginavo che il signor Quarion fosse molto amato e rispettato dal popolo, basta guardare me. Senza nemmeno conoscermi mi ha fatto un grande dono, mi ha reso un uomo nuovo.”

    Disse tutto sorridente e felice, aspettando che il Galanodel arrivasse per riceverlo.

     
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    Banderas era probabilmente un uomo molto accorto a determinati dettagli: memore forse di qualche caduta sul set, non gli ci volle molto per comprendere che sicuramente la ragione di tutte quelle urla era la cera per pavimenti.
    Trovato il colpevole, si limitò tuttavia ad ascoltare l'interlocutore e discorrere amabilmente con lui finchè, improvvisamente, tutti i rumori si placarono. Mobili di nuovo fermi, nessuna curiosa bestemmia causata da improbabili scivoloni. Solo un'improvvisa quiete seguita dal rumore di porte che si aprono e chiudono.

    Fu allora che Quarion entrò nella sala.
    Indossava una graziosa vestaglia rosa pastello con abbinate ai piedi delle babbucce peluchose e forma di coniglietti. Nonostante l'innaturale eleganza da fotomodello, aveva i capelli orribilmente scompigliati ed il viso imperlato di sudore. Nonostante ciò, profumava d'incenso alle fragranze floreali.

    Dopo aver salutato l'amico con un lieve cenno della mano, il bell'Ambasciatore andò ad accomodarsi di fianco a lui, accavallando le gambe in modo da mostrare il suo invidiabilissimo "spacco di coscia". Ovviamente era pulito come una donna appena uscita dall'estetista.
    Contemporaneamente l'inserviente gli consegnò il tè che aveva preparato a parte, come Quarion desiderava.

    -Oh, grazie Runibaldo. Sei un tesoro ♥
    « Sempre lieto di servirla, Master »

    A quel punto, Quarion si concesse qualche sorso di quel delizioso nettare prima di rivolgersi all'ospite. Non per maleducazione ma perchè ormai lo considerava "amico" e, inoltre, certe attività mettevano una certa sete.

    -Oh, Antonio, è davvero un piacere averti come ospite nella mia magione- introdusse con garbo ed un amabile sorriso sulle labbra rosse -A cosa devo questa gioia?

     
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    La discussione fra lui e il garbato maggiordomo sarebbe potuta durare per molto tempo, d’altronde il cuore di Banderas si gonfiava ogni volta che incontrava una persona garbata e ben educata, ovviamente per diventare un cameriere quelle dovevano essere i requisiti base.
    Ebbe giusto il tempo di bere un sorso di thè in più, che Quarion apparve magicamente dal nulla, con una vestaglia da camera, non adatta a ricevere un’ospite, ma Antonio si era recato alla magione senza avvertire nessuno era quindi naturale trovarlo vestito in quel modo.

    ”Signor Quarion, buongiorno.”

    Gli disse prima che quest’ultimo si mettesse seduto di fianco a lui.
    Da quella distanza potenza sentire chiaramente un gradevole odore, di che cosa fosse di preciso gli sfuggiva al momento, ma era comunque piacevole.
    Lasciò che il padrone di casa si concedesse un meritato thè, probabilmente era rimasto chino tutto il giorno a lavorare a qualche grossa pratica riguardante il presidio dell’Est.
    Rispose solamente quando venne interpellato.

    ”Prima di tutto i miei più sinceri complimenti per il maniero. In tutta onestà è impeccabile signor Quarion.”

    Non stava mentendo assolutamente.
    La visione del grande giardino fiorito gli era rimasta letteralmente stampata nella mente. I colori, i profumi, era tutto tremendamente perfetto, tanto che la sola visione di quel prato era riuscita a rasserenare Banderas stesso.

    ”Sono venuto per informarla dei lavori per il Mulino. Il forno che ho ordinato è arrivato puntualissimo ed è già stato montato. Mi sono già arrivati anche un paio di richieste per i posti di lavoro e sto già valutando i più adatti.”

    Quando aveva lasciato il mulino in mano a Rosita, armata di uova fino al becco, le richieste che erano presenti sulla sua scrivania erano circa una decina.
    Erano tutti degli ottimi canditati e la scelta si stava rivelando piuttosto ardua.

    ”Ma non è solo per questo che sono qui …”

    Le dita passarono sopra il mento, finendo per toccarsi alla fine.

    ” … penso che il solo produrre una sua marca di biscotti, non gli renda giustizia signor Quarion. Quindi la prego, non sia clemente con me soltanto perché sono vecchio, ma mi sento in tremendo debito con lei. Per il mulino, per il lavoro, per la nuova opportunità che mi ha dato. Quindi sia onesto, oltre che produrre biscotti non c’è nient’altro che posso fare per lei? Per ripagarla?”

    Era serio mentre lo diceva.
    Nessuna espressione fasulla d’attore poco convinto, ma soltanto gli occhi di un’uomo che aveva visto regalarsi tutto senza dare nulla in cambio, finendo così per sentirsi in debito enorme verso l’ambasciatore.

     
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    ”Prima di tutto i miei più sinceri complimenti per il maniero. In tutta onestà è impeccabile signor Quarion.”

    A quell'esternazione del tutto sincera, Quarion prese a gongolare amabilmente. Adorava i complimenti, soprattutto quelli che in qualche modo lo riguardavano: certo, Antonio avrebbe potuto dirgli che era bellissimo, che i suoi capelli riflettevano la luce come fili d'argento ed oro bianco, che le sue labbra erano tutte da mordere ed avrebbe fatto qualunque cosa pur di andare a letto con lui... ma capiva quanto l'uomo fosse in realtà timido ed insicuro, quindi non diede particolare peso a queste mancanze.

    ”Sono venuto per informarla dei lavori per il Mulino. Il forno che ho ordinato è arrivato puntualissimo ed è già stato montato. Mi sono già arrivati anche un paio di richieste per i posti di lavoro e sto già valutando i più adatti.”

    -Bene, bene, ottimo! Seguendo i miei consigli sono certo che riuscirai ad inserirti perfettamente nel mercato endlossiano! Tutti ameranno i tuoi biscotti.

    Affermò cinguettando l'Ambasciatore, tutto contento di rendersi utile ed improvvisarsi Mecenate per i nuovi "artisti" del Semipiano.

    ”Ma non è solo per questo che sono qui …”

    -...oh ♥

    Facile intuire cosa trattassero i suoi sospetti.

    ” … penso che il solo produrre una sua marca di biscotti, non gli renda giustizia signor Quarion. Quindi la prego, non sia clemente con me soltanto perché sono vecchio, ma mi sento in tremendo debito con lei. Per il mulino, per il lavoro, per la nuova opportunità che mi ha dato. Quindi sia onesto, oltre che produrre biscotti non c’è nient’altro che posso fare per lei? Per ripagarla?”

    A quella dichiarazione così spudorata il sorriso di Quarion si assottigliò al punto da diventare abbastanza difficile da descrivere. In molti lo avrebbero trovato eccitante -ed eccitato- mentre altri... spaventoso.
    Sta di fatto però che Runibaldo -il maggiordomo- levò i tacchi non appena il Galanodel gli rivolse un'occhiata eloquente, sparendo dietro la porta e chiudendoli a chiave. Intanto il bel giovane scivolò lentamente sul divano, fino a ricadere con il capo rivolto al soffitto sulle gambe del fornaio. Da quella posizione lo avrebbe fissato languidamente e, giocherellando con i lembi della vestaglia color pastello, atteso qualche secondo in modo da convergere completamente le attenzioni su di sè.

    -So che nascondi un passato oscuro, mio dolce Antonio- disse con voce vellutata e maliarda -Vuoi che esprima un desiderio, giusto? Allora mostrami la tua spada: bramo di saggiare la qualità dei tuoi affondi ♥.

     
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    La presenza di Quarion era strana, un’insieme di emozioni che mandavano in confusione il povero Antonio, costringendolo ad una ritirata mentale.
    Doveva tutto a quell’uomo, molto più di quello che si sarebbe mai aspettato, eppure esso continuava a rimanere un mistero per il mugnaio, che a momenti lo pensava come un’essere ambiguo e mutevole, quasi contorto.
    Ma la serenità che provava stando vicino a lui, era una di quelle sensazioni che rare volte avevano invaso le membra di Banderas.
    Ed forse era per questa sua serenità, quel suo trovarsi ad agio con l’ambasciatore, che riusciva ad aprirsi, come un libro di cui Quarion conosceva ogni parola a memoria.
    Ripercorrere la storia dell’ex-attore, diventava facile per lui, che senza girarci troppo attorno, calò subito sulle sue spalle una domanda un po’ scomoda.
    Avrebbe voluto anche lui domandargli come faceva a conoscere il suo passato, eppure, forse per cortesia, rispose prima alla domanda dell’ambasciatore:

    ”Già. Non è sempre stata farina e Rosita la mia vita. Queste mani hanno fatto grandi cose. Non c’era spada, per quanto enorme fosse, che io non riuscissi ad usare come se fosse una parte del mio corpo. Quindi mi dica signor. Quarion, è davvero sicuro di voler vedere la mia spada?”

    Come domanda suonava schiocca.
    Retorica.
    Se fosse stato uno scherzo, non l’avrebbe certamente fatto in un momento come quello, al culmine della devozione che Banderas provava per lui.
    Si alzò in piedi, davanti all’ambasciatore e con un gesto, rapido e impercettibile, si sciolse il grembiule che cadde a terra. Liberando farina nell’aria.

    ”Le spade sono come i segreti, vanne nascoste sempre … in profondità”

    La destra si calò sinuosa come un serpente all’interno dei pantaloni di Antonio e quello che tirò fuori fu … sorprendente.
    Uno stocco di alta fattura e di argento puro, che non appena venne tirato fuori dal vestiario iniziò a menare fendenti a destra e a sinistra.
    Non aveva più l’allenamento di un tempo, ma l’energia e la tecnica vi erano ancora tutti i quei colpi.

    ”Ma mi dica signor. Galanodel, a cosa serve la mia abilità con la spada? Lo sa che non sono un mercenario.”

    Detto questo si sarebbe messo ad aspettare una risposta, rimanendo in piedi.

     
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    Il signor Banderas fu molto saggio nel precisare che impugnare una spada fosse pratica pericolosa, principalmente per ciò che avrebbe potuto causare se in mani sbagliate. Quarion ne fu compiaciuto, oltre che rassicurato dall'esperienza dell'ispanico.

    ”Ma mi dica signor. Galanodel, a cosa serve la mia abilità con la spada? Lo sa che non sono un mercenario.”

    Il bell'Ambasciatore reclinò la testolina, sorridendo amabilmente.

    -Oh, non è degli sporchi mercenari che ho bisogno, mio simpatico amico!- affermò, riempiendo l'aria della sua risata cristallina -Ma di cavalieri senza macchia e paura, in grado di difendere la brava gente!

    Di mercenari, infondo, su endlos ve n'erano fin troppi. Di buone anime compassionevoli, invece, davvero poche. Forse perchè, a conti fatti, se erano fin troppi quelli che dicevano di prodigarsi per il bene, non tutti erano assennati o sinceri.

    -E poi ci farebbe comodo un soldato in grado di preparare delizie come le vostre, messere- continuò, complimentandosi delle sue opere -Sa, qualora vi fossero campagne militari, sarebbe essenziale il vostro aiuto.

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    -Dunque vi domando... sarebbe di vostro gradimento entrare nei Cavalieri Celesti?

     
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    -Oh, non è degli sporchi mercenari che ho bisogno, mio simpatico amico! Ma di cavalieri senza macchia e paura, in grado di difendere la brava gente!-

    Quindi era quella la verità, il vero motivo per cui Quarion voleva che Banderas riprendesse tra le mani la propria spada.
    Era un’offerta talmente alettante a cui difficilmente avrebbe detto di no.
    Anche Endlos quindi aveva bisogno di paladini, di cavalieri che combattessero nel giusto e per un mondo migliore.
    Ripose la spada al sicuro, la dove nessuno poteva vederla.
    Un brivido gli pervase la schiena, come se un vento del passato fosse tornato a scompigliarli di nuovo i bei capelli. Aveva dei fantastici ricordi di quando interpretava Zorro, talvolta gli veniva naturale quel personaggio, perché lo sentiva molto più suo, di moltissimi altri ruoli a cui aveva prestato la faccia.
    Quarion forse sapeva bene cosa stesse facendo, ma Banderas no.
    Voleva rivedere casa, riabbracciare sua moglie e i suoi figli, se fosse diventato un cavaliere sarebbe anche potuto morire in chissà quale battaglia.

    ”Si, signor Quarion. La mia spada sarà al vostro servizio e di chi al cielo griderà aiuto.”

    Ma d’altronde la vita era soltanto una, valeva la pena combattere per renderla migliore a tutti, con o senza biscotti.

     
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    ”Si, signor Quarion. La mia spada sarà al vostro servizio e di chi al cielo griderà aiuto.”

    A quel punto, il sorriso dell'Ambasciatore si fece notevolmente più naturale e disteso: sorseggiò con eleganza ciò che gli era rimasto nella tazzina, dunque tirò un sospiro di sollievo.

    -Molto bene, sono felice abbia accettato.

    Le ragioni per cui voleva proprio quell'uomo nella gilda dei Cavalieri dell'Est erano in realtà molte, alcune delle quali non esattamente condivisibili. Ciò nonostante restava il fatto che Banderas fosse un elemento abbastanza valido per l'esercito orientale, sia per abilità che indole -come avrebbe sicuramente affermato Kalia- o al più carne da macello per distrarre il nemico nei casi di emergenza, come invece avrebbe potuto dire l'Ambasciatore. In ogni caso era utile alla causa e sapeva anche fare ottimi biscotti: non vedeva nessuna ragione per cui prenderlo sotto la propria tutela sarebbe potuta risultare una cattiva idea.

    -Ora, se non vi dispiace, vado ad informare chi di dovere- avrebbe infine comunicato, levandosi dal divanetto e facendo cenno a Runibaldo di accompagnare il suo amico -Gli addestramenti iniziano fra tre giorni!

    Detto ciò, sarebbe corso via saltellando.

     
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    -Gli addestramenti iniziano fra tre giorni!

    Disse infine l’ambasciatore, correndo via a colpi di reni.
    Era un tipo davvero particolare, ma lo avrebbe seguito fino in capo al mondo pur di ripagare il proprio debito e se era in battaglia che doveva morire, in battaglia sarebbe morto.
    Alla fine fu nuovamente il maggiordomo Runibaldo ad accompagnarlo alla porta e ai magnifici giardini.
    Gli rivolse poche domande e il maggiordomo si vide bene da fare altrettanto.
    Ormai la scelta era stata fatta e non sarebbe certamente stato Antonio a ritirarla.

    ”Allora arrivederci Runibaldo. Che il nostro prossimo incontro avvenga presto.”

    Con queste parole Josè lasciò il maniero del Galanodel.
    Si sarebbe allenato anche da solo, prima dei tre giorni, però doveva ancora finire un paio di cose, tra cui assumere il personale per il mulino.
    Ed inoltre gli serviva qualcuno con cui allenarsi.
    Rosita non aveva il pollice opponibile e avrebbe preferito non distrarre i suoi collaboratori per una sfida a colpi di spada.

    ”Aspetta, forse potrei …”

    Non finì la frase che subito si lanciò di corsa verso il mulino, come un ventenne che non vedeva l’ora di ritornare a casa.
     
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