Desert Sands

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    Endlos non è un semipiano vasto, ma certamente il più variegato che le sia mai capitato di visitare. Da quel che ha capito è possibile esplorare deserti (come quello in cui si trova attualmente), distese di ghiaccio e lussureggianti foreste, tutto nella stessa dimensione.
    Il calore asfissiante che avverte smorza di poco il suo entusiasmo. Di recente ha un sacco di tempo libero, e intende impiegarlo al meglio delle sue possibilità.

    Per adesso il panorama non offre grossi stimoli. Sta cominciando a capire un po' come funziona la sabbia, e dal modo in cui si infila ovunque e si appiccica alla pelle sudata non le piace granché. In più, ingerirla è stata una pessima. Oltre a non essere commestibile, masticarla con i denti produce una sensazione sgradevolissima. Ne ha ancora un po' attaccata sulle labbra spaccate dal sole. Che avesse una conoscenza teorica di queste nozioni è un dettaglio trascurabile. Ha deciso che per il momento vuole provare tutto in prima persona, così da formulare giudizi autonomi non condizionati da esperienze che non è stata lei stessa vivere. Anche se si tratta di cose stupide come mangiare la sabbia.

    Sta trovando scomodo anche il suo abbigliamento. I colori scuri non sono decisamente indicati per trascorrere così tanto tempo sotto al sole. L'unica cosa positiva è che almeno nascondono le macchie di sudore. A quanto pare sono considerate disgustose, dagli esseri umani. L'apprendere questa informazione l'ha lasciata perplessa: in fin dei conti, si tratta di una mera funzione fisiologica. Non vede come questo possa provocare ribrezzo.

    « Meow. » Ligeia è appollaiata sulle sue spalle, avvolta intorno al collo come una pelliccia fuori stagione, fiaccata dal sole e dal calore. Un gatto dal manto nero non può passarsela bene in certe condizioni. Mortred porta il suo peso con piacere, tuttavia, sentendosi un po' in colpa per averla trascinata in un luogo così ostile. Pur volendo non ha idea di dove avrebbe potuto lasciarla. La bestiola non ama rimane per troppo tempo da sola.

    « Sì, lo so, ti stai annoiando e fa caldo. » accarezza distratta con una mano la testa dell'animale, cercando d'istinto il punto in cui preferisce che le vengano fatti i grattini. Il miagolio soddisfatto che riceve di rimando la fa sorridere appena. Non potendo comunicare verbalmente, a Mortred piace pensare di potersi far capire a gesti. Ligeia è molto intelligente e recettiva, quindi è convinta di riuscire a trasmetterle il messaggio comunque, non a parole ma attraverso le coccole. Questo è un lato nuovo della sua personalità, che non aveva idea di possedere. Deve funzionare solo nei confronti degli animali, tuttavia. Non ha incontrato molte persone che le hanno fatto venir voglia di accarezzarle. Piuttosto il contrario.

    « Ce ne andremo presto da qui, non preoccuparti. Voglio solo ... » il suo sguardo viene attirato da una specie di riflesso, un baluginio che le colpisce gli occhi all'improvviso, per poi sparire non appena sposta il capo per osservare meglio. C'è una discrepanza fra la sabbia, una superficie liscia e lucida che sembra ... sembra acqua? Il fatto che possa esserci alcunché in un posto così asciutto la lascia alquanto perplessa. Se si avvicina magari può aiutare Ligeia a riprendersi un po'. Anche se il gatto non ama bagnarsi, di norma. Scrolla le spalle e riprende a camminare, più incuriosita che altro.

    Quando arriva sul posto, si inginocchia per avvicinare la testa il più possibile a quello specchio ... di vetro! Trattiene a stento un 'ooooh' di sorpresa. Finalmente qualcosa che le fa sentire di non aver sprecato tempo inutilmente.
     
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    Ha mangiato la sabbia?
    Ha mangiato la sabbia.
    Avevano visto bene? Una ragazza con un gatto sulla spalla aveva davvero ingurgitato dei granuli del deserto?
    Se avesse saputo cosa fossero i neuroni specchio, Aristotelis li avrebbe maledetti per l'eternità solo per quella scena. Nel momento in cui la sventurata aveva portato le mani alla bocca, ingoiando la roccia sedimentaria con la normalità con cui si mangia del pane, il greco provò una scarica di disgusto e sconforto paragonabili solo al... mangiare la sabbia.
    Per gli Dèi, che sia già impazzita per la calura?
    L'oplite si portò una mano alla gola, digrignando i denti. La sensazione di allappo non sarebbe andata via così facilmente, il suo immedesimarsi lo aveva lasciato impotente alla mercé dell'inganno dei sensi e il trovarsi circondato per chilometri e chilometri da nient'altro che granelli dorati non lo aiutava di certo a mandar via quella brutta sensazione.
    Sarà meglio aiutarla.
    Stappando una delle numerose borracce che portava con sé con il pollice, prese un gran sorso di preziosa acqua, concentrandosi sul piacere che quel liquido gli creava scendendo per l'esofago e permeandolo di frescura in tutto il corpo.
    Che goduria, signori. Anche quell'orribile fantasma della sabbia nella bocca scomparve, trascinato via lontano nei recessi della mente.
    La distanza che separava l'Eversore dalla viandante non era considerevole, non più di una trentina di metri in vero; arrivando dalle tratte carovaniere, tuttavia, l'ellenico seguiva alle spalle la ragazza, che a quanto pare non si era accorta della sua presenza.
    Ora sta andando verso il Lago di Vetro che dà sui Cunicoli.
    Santa pazienza, un'altra vittima del tranello dello Yuzrab. Ariste coprì il capo col cappuccio nero, richiuse la borraccia e assicurò bene il gladio che portava legato al fianco.
    Non perdiamo tempo allora.
    Ariste fece un passo. Poi un altro, più lungo. Un altro ancora, il doppio più ambio. Poi saltò, come fosse più leggero dell'aria.
    In vero, non più leggero dell'aria, ma meno denso dell'acqua. Come fosse pietra pomice.
    E così, con un paio di balzi, raggiunse la sconosciuta persasi tra le dune, atterrando sulla finta pozza.
    Vi serve aiuto, ragazza?
    Scostò il mantello dalla testa, mostrando il volto scurito dal sole, la barba folta, i capelli scompigliati dai venti del Sud e i pori causati dalla sua temporanea trasformazione in una roccia porosa. Non scoprì la spada, non voleva spaventarla più del dovuto.
    Da quanto tempo vagate nel deserto? Potreste star già accusando gli effetti della sua ferocia senza esserne consapevole.
    Per non parlare del gatto.
    Sorvolò signorilmente sulle strane abitudini alimentari della sventurata, d'altronde nei lampi di pazzia causati dal caldo anche il Gerarca aveva avuto modo di commettere alcune sciocchezze.
    Gradite forse dell'acqua?
    Mentre sentiva chiaramente l'Essenza felicitarsi per le sue azioni attraverso fremiti spirituali, l'Eversore non si preoccupò di scrutarla con occhio investigativo - quella pelle d'alabastro non le avrebbe certo portato alcun giovamento, sotto gli sferzanti raggi solari - mostrandole un otre di pelle che penzolava gonfio appeso al collo.
    Giocare al buon samaritano era piacevole di tanto in tanto, complice anche, in realtà, la lavata di capo che Aítnē gli aveva riservato qualche tempo prima: gli faceva ricordare cosa significasse essere gentili senza pretendere nulla in cambio. Andava perdendo ogni giorno un pezzo della sua umanità dal quando arrivò alla Tana, e non se ne accorgeva nemmeno.
    Che fortunato che era, Aristotelis Skotos, ad avere una seconda voce nella sua testa che lo riportasse sulla retta via ogni volta che s'avventurava per la selva oscura!

    Energia: 105% [1 B]
    Attive Utilizzate:
    Pietra Pomice

    C'è una roccia che è capace di galleggiare sull'acqua, nonostante sia, per l'appunto, una roccia: la pomice.
    La pomice si crea quando, in seguito ad un'eruzione, i gas vulcanici vengono intrappolati nella matrice vetrosa che andrà a formare la pietra, donandole la tipica struttura porosa e vescicolare. Grazie a questa peculiare caratteristica, la pomice è leggerissima, nonché in grado di galleggiare.
    Prendendo spunto da essa, Aristotelis ha sviluppato un'interessante abilità: spendendo un irrisorio obolo d'energia, il greco tramuterà il suo corpo, facendogli acquisire i tratti della suddetta roccia.
    Nella fattispecie, l'oplite vedrà ridurre notevolmente il suo peso, pur mantenendo intatte tutte le sue funzioni vitali e senza incorrere in perdite di forza e salute.
    In vero, durante questa nuova condizione, l'Eversore sarà in grado di spiccare balzi molto superiori al normale, raggiungendo anche altezze di cinque metri.
    [Attiva di Balzi Aumentati; Consumo Basso, Altezza Massima 5m; Durata 1 Turno]

    Note: Aítnē è lo Spirito che alberga in Aristotelis, quindi non è percepibile normalmente.
     
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    La lastra vetrosa non può essere stata collocata lì dagli umani. Sembra incastrata così bene nel paesaggio che deve per forza essersi formata naturalmente. Non capisce subito come sia possibile una cosa del genere, ma poi ci arriva. Le temperature elevate del deserto devono aver avviato un processo di cristallizzazione, in base al quale la sabbia si è trasformata in vetro. Contenta della sua deduzione, batte il pugno destro nel palmo aperto della mano sinistra. È felice di star ricevendo le prime soddisfazioni da questa nuova dimensione.

    È sul punto di rimettersi in piedi quando qualcosa - qualcuno - atterra poco distante da lei, facendola sobbalzare. Troppo impegnata in ragionamenti pseudo-scientifici per far caso alla presenza dell'altro, probabilmente. Ligeia sussulta sulla sua spalla, schizzando via con un MREAOWH! spaventato e offeso. Eppure fino a poco prima sembrava essere in punto di morte. Bah, gatti. Tutto sommato le è andata già bene se non le ha sfregiato la faccia con un graffio. Per essere una piccola palla di pelo sa essere letale, Ligeia.

    Vi serve aiuto, ragazza?


    Mortred solleva il capo per incrociare gli occhi del suo interlocutore, sguardo assottigliato e un po' perplesso. Nonostante lo sconosciuto indossi un mantello, parte della faccia è visibile e, beh, c'è qualcosa di quanto mai insolito nell'aspetto della sua pelle. E no, non si riferisce al colore dell'incarnato: i lineamenti sono ruvidi, segnati da alcuni buchetti che danno all'insieme una parvenza rocciosa? Sarà corretto definirla così?

    « È tutto in ordine, grazie per l'interessamento. » risponde. Si rialza, finalmente, battendo con le mani sui pantaloni per scrollare la patina di polvere che ci si è accumulata sopra. È tentata di prendere in braccio la gatta, ma dal modo in cui ha tutto il pelo rizzato non vuole rischiare di farla imbestialire più del dovuto. Ha degli artigli piccoli e affilati, e quando li conficca nella carne non molla più la presa. Il fatto che di norma sia una bestiola mansueta non significa nulla. Nella sola giornata di oggi è stata trascinata nel mezzo di un deserto, ricoperta di sabbia, affaticata dal calore asfissiante e poi spaventata a morte dall'arrivo di un uomo-pietra. Deve essersi giocata un paio delle sue sette vite, come minimo.

    Gradite forse dell'acqua?


    « Se non le spiace ne prenderò un po'. » risponde, annuendo appena con il capo. Stende una mano in avanti, affinché l'altro possa porgerle il contenitore con l'acqua. Tutta questa gentilezza gratuita la lascia un po' stranita, non aspettandosela affatto da una persona appena incontrata. La razza umana non è di certe conosciuta per certe qualità positive.
    « Lei piuttosto, è sicuro di sentirsi bene? Sembra che sia capitato qualcosa di curioso alla sua faccia. » alla fine non riesce a trattenersi. Come avrebbe mai potuto esimersi dal farlo? È la prima volta che vede una cosa del genere, l'impulso di saperne di più è troppo forte per essere soppresso.



     
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    Che dire, senz'altro l'avventuriera sembrava lucida e reattiva - cosa valida anche per il suo animale, a voler considerare la sua reazione alla comparsa di Ariste.
    Tutto in ordine poteva significare solo tre cose: che la ragazza fosse una naufraga giunta da poco su Endlos, quel poco che bastasse a farle reggere l'impatto con l'inferno dell'area più inospitale del semipiano; che si trattasse di una creatura immune alle condizioni estreme dello Yuzrab, magari una maga; che avesse a che fare con un'abitante del deserto. Nessuna di queste ipotesi poteva esser scartata con disinvoltura - per quanto l'aspetto di quella non fosse decisamente accostabile ai nomadi e alle tribù disseminate - pertanto indagare sarebbe stata una giusta precauzione.
    Quando poi non rivelò alcuna informazione circa il suo peregrinare, il greco aumentò il suo stato di guardia.
    Nulla nel suo atteggiamento cambiò, comunque.
    La mia faccia?
    Può accadere anche questo, che quando fai uso costante dei tuoi poteri arrivi anche a dimenticare gli effetti che questi hanno sul tuo, di corpo. Facile tenere a mente come una colata di lava bruci tutto attorno a te, invece.
    Cos'ha la mia Pomice oh, giusto.
    Scoprì le braccia per meglio osservarle, ridendo appena. Sembrava malato di qualche male incurabile, una di quelle malattie che pensi possano venire solo agli altri.
    Questo passerà a breve.
    Assicuratosi che la giovane fosse in buono stato psicofisico, lasciò da parte ogni gentilezza. Non si trovavano certo ad un pic-nic nelle foreste di Fanedell.
    Bene, ragazza, al bando i convenevoli. Il mio nome è-
    Tentennò un istante, colpito da un dubbio. Aveva già rimarcato nella mente le varie possibilità circa l'identità della sua interlocutrice, ed erano finiti i giorni in cui poteva permettersi di divulgare il suo nome a destra e a manca con spensieratezza.
    Pertanto...
    Platone.
    Se solo Ariste avesse saputo.
    Come anticipato dall'Eversore, la sua pelle iniziò a mutare, tornando al suo stato naturale e lasciando che il sudore sull'epidermide bruna riprendesse a riflettere la luce.
    Come ti chiami? Cosa ci fai qui?
    Le braccia incrociate al petto, la fronte corrugata, accigliato per combattere il sole e con le labbra increspate in un impercettibile broncio.
    Voleva ottenere conferme, ed in fretta: per quanto fosse abituato al clima del Sud, permanere troppo a lungo nelle spire delle dune yuzrabine era una condanna a morte certa per tutti, e l'oplite aveva pure lo svantaggio di aver dovuto affrontare già un lungo viaggio, seppur in compagnia delle carovane. Meno male che non s'era portato la panoplia d'appresso.
    Perché non scruti i flussi dell'Akasha?
    Non rispose ad Aítnē, ma conservò l'idea. Qualora avesse avuto dei dubbi sulle affermazioni della ragazza, avrebbe fatto ricorso ai poteri dello Spirito; per quanto la sua esperienza non lo rendeva incline a credere che la giovane comportasse un pericolo - non per lui, figuriamoci per la Tana - il Gerarca era ben conscio che le apparenze ingannavano sempre, nel Presidio del Sud.

    Energia: 105%

    Note: prego prego. :pytend:
     
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    Versa dell'acqua nel palmo della mano, chinandosi per permettere a Ligeia di bagnarsi il muso nel liquido. Il gatto, da parte sua, si avvicina con sospetto, studiando ciò che le viene offerto prima di accostarsi a bere. Quando sembra aver concluso la sua indagine, bagna la lingua nell'acqua per dissetarsi. Mortred le accarezza il capo, pur non distogliendo lo sguardo dal suo interlocutore. Solleva la micia in braccio, quando questa ha finito di ristorarsi.

    « Deve essere una grossa responsabilità, portare un nome così illustre. » considera ad alta voce, non propriamente rivolta al suo interlocutore. Sta riflettendo se forse non avrebbe potuto selezionare per sé un nome più importante. Si domanda poi cosa sia passato nella mente dei genitori dell'uomo, quando hanno scelto per lui lo stesso appellativo di uno dei più grandi pensatori del passato. Non nasconde un sorrisetto ironico. Gli umani hanno la triste abitudine di condannare i propri pargoli con nomi assurdi e improponibili. Difficile dire se l'abbiano fatto per stima o per diletto.

    « Mortred, così mi chiamo. » risponde con voce ferma, osservando il viso dell'altro mentre perde la precedente consistenza porosa, come da lui anticipato.
    « Sono qui per esplorare il deserto. » continua, inarcando un sopracciglio.
    Si trattiene dall'aggiungere che fin'ora si è trattato di una visita appena soddisfacente. Le formazioni di vetro naturali sono carine ma non abbastanza da catturare a lungo il suo interesse. La sabbia, poi, merita una parentesi a parte. Ne sposta un po' con il piede, accompagnando il gesto con una smorfia di disgusto. Si raddrizza un po' quando si accorge di aver curvato scorrettamente la schiena. Stare ferma sotto i raggi del sole comincia a rivelarsi abbastanza fastidiosa, come esperienza.

    Non è abituata a fornire troppe informazioni sul proprio conto, né ha motivo di farlo con uno sconosciuto, per quanto si sia dimostrato gentile a sufficienza nei suoi confronti.
    « E lei, signor Platone? Cosa ci fa qui? » riprende volutamente le parole dell'uomo, ricambiandogli la domanda. Ha come l'impressione che l'altro conosca la zona meglio di lei e, se così fosse, potrebbe magari indicarle luoghi di interesse che non hanno niente a che fare con cumuli e cumuli di sabbia e roccia sbriciolata. Qualcosa dalle temperature meno opprimenti sarebbe preferibile. Si ripromette di accennare alla questione, se ne avrà modo.

    « La sua acqua. » con una piccola esclamazione di sorpresa, si ricorda di avere ancora in mano la fiasca che le è stata prestata poco prima. Allunga la mano in avanti, pronta a renderla ora che non ne ha più bisogno. Portarsi una cosa del genere dietro quando si decide di avventurarsi in territori ostili è di sicuro una precauzione intelligente da prendere. Avrebbe dovuto pensarci lei stessa. Scrolla le spalle, dicendosi che avrà altre occasioni in futuro per affrontare con più consapevolezza i suoi piccoli viaggi d'esplorazione.


    Energia: 100%
    Passive: immortalità dello spirito + immunità alle malie + conoscenza enciclopedica
    Note: non ho aggiunto le passive prima perché erano ancora da approvare in revisione :> also scusa per il ritardo nella risposta ma in questi giorni ho avuto problemi a connettermi.


     
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    Deve essere una grossa responsabilità, portare un nome così illustre.
    Ariste sollevò appena un sopracciglio, mordicchiandosi il labbro inferiore senza farci caso. Aveva scelto quel nome solo perché così si chiamava uno dei suoi maestri d'arme, un energumeno dalla schiena ampia quanto il tronco di una quercia -da lì, Platon, ossia 'dalle spalle larghe'. Era un nome famoso da dove lei proveniva? Molto curioso, in vero.
    Il greco non commentò in merito, poiché onestamente non sapeva come farlo.
    Mortred, così mi chiamo.
    L'Eversore chiamò a raccolta i ricordi, passandosi la destra sulla barba e le guance, assicurandosi che la porosità fosse sparita definitivamente; era la prima volta che sentiva quel appellativo.
    Sono qui per esplorare il deserto.
    Dovette spostare la testa in modo che questa fosse rivolta al Lago di Vetro, perché la sua espressione divenne decisamente buffa: occhi spalancati, fronte corrugata, bocca serrata con un accenno di sorriso ironico.
    Mortred, una ragazza vestita di nero, chiazzata di sudore ovunque, dalla pelle albina come quella di Lazarus, con nient'altro ad accompagnarla che un gatto del colore della notte, era lì per esplorare il deserto.
    Anche per assaggiarlo, a quanto ho visto.
    La frase scivolò via dalla gola come un serpente sornione; non ce la fece proprio a trattenersi.
    Aristotelis, questa sconosciuta non mi convince.
    Il Gerarca annuì tra sé e sé, dando ragione ad Aítnē. Iniziò a raccogliere le energie, scomodando lo Spirito dell'Etna.
    E lei, signor Platone? Cosa ci fa qui?
    A risentire quel nome pronunciato dalla giovane, Ariste non poté fare a meno di rivangare il passato, pescando vari episodi di violenza perpetrata ai suoi danni da parte dell'istruttore militare: lo aveva odiato, durante gli allenamenti, ma quando poté constatare i risultati, l'oplite divenne eternamente grato a quell'enorme uomo.
    Ah, che bei tempi!
    Ci vivo.
    Semplice ed efficace, anche perché era l'unica risposta che potesse rappresentare la verità senza rivelare troppe informazioni sul proprio conto.
    Al contrario, purtroppo per la sedicente esploratrice, l'ellenico avrebbe di lì a poco scoperto quanti più fatti possibili su Mortred.
    Chiuse gli occhi, e quando li riaprì i Flussi dell'Akasha gli si manifestarono d'innanzi.

    Visioni di passato, presente e futuro si mescolano in un solo fiume circolare, e Aristotelis Skotos vede.
    Vede che colei la quale sta dialogando con lui non mente, e questo già sospettava.
    E tuttavia, non è una lei, e nemmeno un lui, ciò col quale egli discute.
    Laddove Bianco e Nero combattono per l'Eterno Bilancio, Aristotelis Skotos non vede, poiché il Velo nulla che non sia l'Equilibrio rincorre.
    E tuttavia, non è un Lui, e nemmeno una Lei, Ciò dal quale ella proviene, Ciò del quale ella fu schiava.
    Aristotelis Skotos vede.
    Vede che colei la quale sta dialogando con lui è una Sorella, non in Vita bensì in Morte, non di comodo bensì di necessità.
    Vede che sorella Mortred Sorella non è più, bensì incrinatura nell'Ordine inseguito vanamente dal Velo, ultima volta assassina verso l'Oracolo di Ciò che tale rendeva lo Spirito.
    Vede che sorella Mortred sa, poiché nulla di quel che è stato viene dimenticato, e come i detriti del Geisine i ricordi si depositano gli uni sugli altri.
    Necessità e Caoticità, Ananke e Chaos, Ἀνάγκη e Χάος.
    Aristotelis Skotos ha visto.
    E ora, come sorella Mortred, sa.



    Sorrise, stavolta in modo sereno e, soprattutto, veritiero.
    Grazie, Sorella.
    Marcò la seconda parola appositamente, prendendo l'otre passato a Mortred per farla abbeverare.
    Ciò di cui venne a conoscenza era davvero interessante. La ragazza era ben oltre quel che appariva, e dunque il greco ebbe ragione nel dubitare delle sue impressioni; tuttavia, in lei non albergavano idee distorte o poteri che potessero mettere a repentaglio il Gerarca e Merovish.
    Non ancora, almeno.
    Dunque hai già avuto modo di visitare i luoghi più inospitali dell'intero semipiano.
    Si riferiva chiaramente alla catena vulcanica e allo Yuzrab, e questo la Sorella poteva intuirlo facilmente.
    Non so come tu sia riuscita a sopravvivere fino ad ora. Devo supporre che il tuo naufragio non sia avvenuto da più di poche ore, altrimenti non avrei ritrovato nemmeno il tuo cadavere.
    Prese un sorso di prezioso liquido vitale.
    Ma questo non sarebbe stato un problema, vero Sorella?
    D'altronde, il suo spirito era immortale. Cosa sarebbe accaduto, in quel caso? Si sarebbe reincarnata altrove, o l'anima avrebbe vagato eternamente per il deserto alla ricerca di un contenitore appropriato?
    Avrebbe certo voluto chiederglielo, ma temeva di poter risultare impiccione.
    Le cose stanno così, Mortred. Altre due ore sotto i sferzanti raggi solari e potrai dire addio al tuo attuale simulacro. Per il gatto, anche meno.
    A costo di farsi volere male dall'animale, l'Eversore spruzzò un po' d'acqua sulla sua pelliccia nera, preoccupandosi di evitare la testa e le orecchie.
    Hai due scelte. Fidarti e seguirmi, o restare qui e sperare che la Morte porti con Sé meno sofferenza di quanta solitamente ne elargisca alle vittime dello Yuzrab
    Fece due passi per portarsi al centro dell'illusorio lago, incrociando le braccia.
    In ogni caso v'è un prezzo da pagare.
    Ed uno lo aveva già presentato con abbastanza enfasi.

    Energia: 95% [1 M]
    Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +50% Agilità, +50% Velocità; +50% Riflessi; +10% Energia; Resistenza ad Influenze Psicologiche fino a livello Medio; Istant-Casting; Auspex di Cenere.

    Attive:
    Memorie dell'Akasha

    Per certe religioni, l'Ākāśa (o Akasha) rappresenta l'etere, o l'essenza base soggiacente a tutto il mondo materiale; è considerato uno dei "Cinque Grandi Elementi", nonché la Quintessenza, e substrato del suono.
    Essa è eterna, permeante ogni cosa che fa parte dell'Essere ed è normalmente inaccessibile.
    Tuttavia, molti sciamani hanno dedicato la loro vita alla ricerca della chiave per poter aprire il canale che collega i mondi, cercando di affacciarsi all'Infinito di conoscenza che comporta questa Sostanza Immanente, affidandosi a spiriti, rituali e forze della natura che albergano in altre dimensioni; tra questi, chi vi è riuscito racconta l'Akasha come la Verità Assoluta.
    Essendo l'ospite di un'Entità sovrannaturale, ora anche Aristotelis ha la possibilità di leggere le trame dell'Akasha: concentrandosi su tutto ciò che lo circonda, l'Eversore può, dopo aver chiuso e riaperto gli occhi, "vedere" passato, presente e futuro dei luoghi e delle creature viventi attorno a lui in un raggio di 30 metri.
    Potrà dunque ottenere informazioni preziose e scoprire segreti taciuti, vedere strade e volti nascosti, e addirittura avere visioni.
    Purtroppo, essendo solo il tramite per lo Spirito, il greco non potrà scegliere a piacere a quali conoscenze attingere, le quali gli si manifesteranno in maniera casuale, pur rimanendo inerenti a ciò che l'Eversore vuole sapere.
    [Attiva GDR per Scene e Quest ; le informazioni alle quali Ariste avrà accesso sono a discrezione del QM ; Consumo Medio]

    Note: Ariste non conosce Platone poiché il filosofo è nato dopo la battaglia di Maratona, durante la quale invece il buon oplite è stato risucchiato dal Maelstrom.
     
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    Arriccia appena la bocca in una smorfia di disgusto malcelato. Come si può scegliere di vivere in un posto del genere di propria spontanea volontà? Clima torrido, scarsità di acqua e cibo, condizioni di vita precarie e fottuti granelli di roccia disintegrata ovunque. Meglio non nominare nemmeno le tempeste di sabbia. Si porta una mano ai capelli di istinto, ritirandola tutta sudaticcia. Deve avere un aspetto terribile, come minimo.

    Grazie, Sorella.


    Sgrana gli occhi per un istante, assottigliando poi lo sguardo nel momento immediatamente successivo. D'istinto punta meglio i piedi per terra, per quanto possibile, irrigidendosi come di solito le capita quando si sente minacciata. La sua reazione non è dissimile da quella che ci si aspetterebbe dal felino che ha tra le braccia. Essere apostrofata in questo modo dopo che così poco tempo è trascorso dalla sua partenza da Veda la stupisce e la allerta.
    Cerca come meglio può di mantenere un'espressione neutra che non lasci trasparire le emozioni che percepisce più del necessario, ma è un'impresa destinata a fallire presto.
    Non sopporta l'idea che qualcuno conosca così tante cose su di lei, infarmazioni che di norma non avrebbe potuto procurarsi se non pedinandola o leggendole nel pensiero. È piuttosto sicura che nessuno dei due casi ipotizzati si sia verificato, per cui non sa cosa aspettarsi. Intende di certo scoprirlo, tuttavia.

    « Al mio gatto non piace bagnarsi. » esordisce dopo qualche secondo di silenzio, cercando di tranquillizzare Ligeia con una carezza più autoritaria che affettuosa. La gatta sembra percepire lo stato d'animo della ragazza e, per quanto infastidita dalla doccia non preventivata, se ne sta buona al suo posto senza reagire. Si lagna giusto un pochino, ecco, un miagolio sommesso e trascurabile ma che comunque nasconde oscure minacce ai danni dell'uomo che ha osato farle il bagno senza permesso.
    « A me, d'altra parte, non piacciono i ficcanaso. » aggiunge, voce fredda e posata, alzando il capo per incrociare con i propri gli occhi del suo interlocutore. La pazienza è una dote che non gli è mai appartenuta, nemmeno durante la sua esistenza come puro spirito. Tra le altre cose le è finita dell'acqua adosso, contribuendo a bagnare ulteriormente una maglia già madida di sudore.

    « A quanto pare di me sai tutto, ma io di te non so nulla. Come potrei mai fidarmi? » non si muove di un centimetro, ferma sia nella postura che nelle convinzioni. Si aspetta una spiegazione, e anche in fretta. Adesso più di prima ha meno che mai voglia di starsene in piedi sotto il sole. Questo non significa che abbia voglia di seguire senza far domande uno sconosciuto sospetto che le ha appena spiattellato in faccia un sacco di cose di cui non avrebbe dovuto proprio essere a conoscenza.



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    Passive: immortalità dello spirito + immunità alle malie + conoscenza enciclopedica
    Note: beato lui che si è risparmiato un sacco di pippe su mondo delle idee e iperuranio :geez:
     
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    Difficile negare che non se l'aspettasse.
    Aveva colpito infallibilmente nel segno, servendo in un fiato tutte nozioni che la ragazza, per ovvietà di cose, sapeva già. Chiaramente era lui, il greco, l'uomo dal nome importante, a non dover sapere.
    Non mi piacciono i ficcanaso.
    Povera Mortred! Un cattivo sconosciuto aveva appena spiato nelle trame della sua esistenza, un signore apparso dal nulla nel deserto più pericoloso del mondo che anziché ucciderla violentemente o peggio, lasciarla vagare tra le dune senza avvicinarla, l'aveva soccorsa preoccupandosi delle sue condizioni di salute!
    Che poteva fare, il Gerarca? Era difficile biasimare un naufrago per la sua ignoranza, d'altra parte. Ci voleva solo tanta comprensione, e magari anche un po' di pazienza -questa, però, sempre più centellinata.
    A quanto pare di me sai tutto, ma io di te non so nulla. Come potrei mai fidarmi?
    La Sorella era tesa ed impuntata, sicuramente ben poco propensa a dargli ascolto: si ergeva fiera, forse appena intimorita, ma manteneva salda la posizione. L'Eversore espirò profondamente creando un sibilo appena percettibile dalle narici, ed iniziò ad avvicinarsi con falcate molto calibrate. In altre circostanze avrebbe apprezzato quella determinazione, lo confessò a se stesso apertamente.
    Ricapitoliamo.
    Se da un lato era vero che avesse intenzione di aiutarla, dall'altro era innegabile che non volesse perdere troppo tempo nel tentativo: erano entrambi adulti -lei di più- e responsabili -lui di più- per poter seguire ognuno la propria voce interiore e tanti saluti.
    Tu girovaghi nel deserto senza sapere nulla di questo luogo, senza avere con te neanche il minimo equipaggiamento, né viveri e bevande.
    Mangiando la sabbia.
    E mangiando la sabbia.
    Un altro passo.
    Ti avventuri per queste distese infernali, credendo di non essere esposta ad alcun pericolo naturale o animale o antropomorfo checchessia.
    Certo non erano gli umani i padroni dello Yuzrab, anzi; i Viashino, i Kaidren e qualche Vanathui avventuratosi un po' più in là delle rovine di Daleli rappresentavano solo alcune delle minacce, per non parlare dei Re del deserto, i Wyrm di Granato.
    Vieni avvicinata da un abitante del luogo che non ti assale, violenta, uccide e deruba brutalmente, come da prassi in questo Presidio. In vero egli ti elargisce anche dell'acqua, che non avresti mai trovato nel raggio di centinaia e centinaia di chilometri.
    Liquido al quale non avrebbe mai avuto accesso in ogni caso, considerando come fosse protetta gelosamente l'Orchidea.
    Leggere le trame della tua vita è stata una misura preventiva. Come tu adesso nei miei confronti, io poc'anzi non riponevo fiducia nelle tue risposte e apparenza.
    Volutamente evitò di rivelare i segreti che gli permisero di sfogliare le pagine dell'Akasha, ma il tono aspro andava ad addolcirsi gradualmente mentre Aristotelis prima aprì il mantello rivelando la spada al fianco, poi incrociò le braccia al petto non per comodità, bensì per comunicare assenza di intenzioni aggressive.
    Pur vero, comunque, che la lama sarebbe dovuta essere l'ultima delle preoccupazioni per la Sorella, in quella situazione.
    Avresti potuto tenere le mani ben in vista, se volevi rassicurarla appropriatamente.
    Ignorò quel suggerimento insensato. Mai rischiare, regola numero uno negli incontri con degli sconosciuti.
    Grazie a questo ho potuto constatare che non rappresenti un pericolo.
    Avanzò ancora, portandosi ad una distanza ridotta; qualora uno dei due avesse voluto attaccare, sarebbe stato il momento adatto.
    Ora, la fu Sorella del Velo.
    Contravvenendo alla regola numero uno, allungò la mano destra in direzione di Mortred.
    Io non mi tratterrò un minuto di più. Ho già passato troppo tempo sotto il sole, e lo stesso vale per te ed il tuo gatto.
    La risposta attendeva in quel palmo aperto, una possibilità di speranza così come un'arma di furia spietata, in caso di infelici decisioni avventate prese dalla naufraga.
    Nuovamente ti dico, scegli.

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    Note: brutte bestie le insolazioni al Sud, occhio. :geez:
     
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    Non sbuffa, non volge gli occhi al cielo, non esprime in alcun modo l'insofferenza che ogni terminazione nervosa del suo corpo percepisce. Il viso è fermo nella sua posa neutra, e sebbene non sia evidente è un'operazione che richiede un grosso sforzo. Si sta trattenendo unicamente perché teme di incorrere in un'altra ramanzina. Paradossalmente, la prospettiva la spaventa più che di un'eventuale confronto fisico. Inoltre, sente di non avere la forza di fingere interesse nei confronti di ulteriori rimproveri e raccomandazioni. A dimostrazione di ciò ha bisogno di passare il dorso della mano sulla fronte, per togliere il sudore lì accumulatosi come meglio può.

    Leggere le trame della tua vita è stata una misura preventiva. Come tu adesso nei miei confronti, io poc'anzi non riponevo fiducia nelle tue risposte e apparenza.


    Assottiglia lo sguardo, perplessa. Quanto ha descritto non è poi così diverso dal potere che caratterizza gli Oracoli dell'Ordine. Ha sentito storie di comuni esseri umani con simili predisposizioni, per quanto limitate, e si domanda quindi se questo sia il caso di Platone. Arriccia le labbra in un sorriso nascosto male, divertita da questa buffa omonimia.

    Quando l'altro si avvicina non sa cosa aspettarsi, esattamente. Non retrocede, rimanendo comunque in guardia contro ogni pericolo, più per abitudine che altro. Rimane interdetta nel momento in cui l'uomo che le è di fronte le porge la propria mano. La fissa, così come potrebbe fissare un oggetto alieno e totalmente sconosciuto, non sapendo come comportarsi o come interpretare il gesto. Vuole farsi consegnare qualcosa? Vuole che gliela stringa? Vuole accompagnarla da qualche parte tenendola per mano come fosse una bambina? Non vuole prendere decisioni avventate, ma non vuole nemmeno far trascorrere troppo tempo. Le viene in mente solo dopo che forse le è stata offerta quella che gli umani chiamano 'una stretta di mano'. Schiocca le dita, contenta di aver avuto una buona intuizione, e tende la mano a sua volta in avanti per stringere quella dell'altro. È una sensazione strana, e ha bisogno di tempo per elaborare le parole giuste per descriverla.

    « E sia. » acconsente, accettando l'offerta di tregua. Ha ancora i suoi dubbi, ma per il momento non può fare altro che riporre fiducia nello sconosciuto incontrato nel deserto. Non può fare altrimenti, se non per il suo bene almeno per quello di Ligeia.

    « A cosa ti riferisci, quando parli di Presidio? » conosce la definizione della parola, ma le sfugge il significato politico che questa deve evidentemente possedere nel contesto di Endlos. È il suo personalissimo modo di mettere una pietra sopra alla discussione avuta in precedenza, poi. Nonostante la diffidenza e le questioni irrisolte apprezza il gesto dell'altro e vuole ricambiarlo con un minimo di collaborazione. Perlomeno hanno qualcosa in comune: entrambi vogliono abbandonare il deserto quanto prima.



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    Fu appena travagliato il processo, ma alla fine ella acconsentì.
    Ci vollero giusto un paio di momenti di confusione, durante i quali Mortred dovette decidere che fare della mano del greco.
    Stringerla? Toccarla? Accarezzarla? Schiaffeggiarla? Annusarla? Morderla? Osservarla? Metterci dei soldi? Il gatto? Fortunatamente scelse l'opzione giusta, e ne sembrò pure contenta, come se avesse indovinato la risposta di un insolito indovinello.
    Ariste assunse la stessa espressione che la Sorella aveva mostrato un minuto prima.
    Molto bene.
    Concluse, annuendo soddisfatto.
    Inutile stare ad indagare su cosa avesse realmente convinto la ragazza ad accettare, se le spazientite parole dell'oplite o la snervante calura che tanto desiderava farsi notare, come un gatto affamato col suo padrone distratto.
    L'Eversore si riavvolse per intero nel mantello scuro, alzando il cappuccio e tenendo a portata di mano una borraccia. Passò l'otre precedentemente elargito alla giovane come segno di accordo trovato.
    Consideralo tuo.
    Dando per scontata l'intesa sul da farsi, Ariste incominciò ad incamminarsi, con passo sicuro e sguardo rivolto verso uno sbiadito nulla.
    A cosa ti riferisci, quando parli di Presidio?
    Ed ecco che il solito balletto da naufrago ed abitante iniziava. Rispose con voce neutra, senza distogliere gli occhi dall'orizzonte.
    Endlos è ripartito in territori autogestiti, chiamati Presidi ed ordinati per coordinate geografiche; ve ne sono sei, ed al momento ti trovi in quello del Sud, come potrai ben immaginare.
    Perché rivelare tutto? Avrebbe scoperto il resto per i fatti suoi, altrimenti avrebbe goduto ben poco della sua permanenza forzata sul semipiano.
    Il deserto in cui siamo è chiamato Yuzrab, come hai potuto intuire. Il luogo in cui hai avuto il dispiacere di atterrare è chiamato Geisine, e ti suggerirei di starci il più lontano possibile..
    Anche perché finire a Kerak per un'improbabile scampagnata sarebbe potuto essere il tiro mancino più beffardo che il Fato potesse riservare alla Sorella, considerata la sua considerevole freschezza.
    Adesso ci stiamo dirigendo verso la Capitale di queste terre, l'unica città in vero.
    Bevve per bagnarsi la gola, inariditasi dopo il troppo parlare -se contiamo anche il precedente dialogare.
    Voglio avvisarti adesso. Hai visto lo Yuzrab, ed hai visto Geisine.
    Ancora niente profili delle porte di superficie della Tana.
    Merovish è peggio di entrambi, in un certo senso; ma giudicherai da solo.
    I miraggi delle pozze d'acqua tenevano concentrato il Gerarca, ben conscio che non mancava molto alla meta.
    Altre curiosità?
    Qualche minuto in più di camminata passata a sollevare i dubbi di Mortred non sarebbe stato tempo impiegato male: in fondo, la giovane aveva dimostrato di avere un modo tutto suo di investigare con mano direttamente sul campo, chissà quindi cosa sarebbe arrivata a chiedere.

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    Edited by :^| - 24/3/2015, 01:01
     
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    Ci mette qualche secondo per organizzarsi, sorreggendo Ligeia completamente con il braccio sinistro, facendo bene attenzione ad assicurarla in modo che non possa cascare. Con l'altra mano accetta quanto le viene porto, fissando poi l'otre con uno sguardo così intenso che da far quasi esplodere per la vergogna anche quello che in fin dei conti resta un oggetto inanimato. Le viene spontaneo domandarsi quanto tempo le ci vorrà per abituarsi a queste usanze degli esseri umani. Tra il conoscerle e l'applicarle scorre un abisso di dubbi e perplessità.

    Tiene il passo dell'uomo, prestando la dovuta attenzione a quanto le viene detto. Traendo conclusioni affrettate, forse non le è capitato il punto di partenza migliore dal quale cominciare a esplorare Endlos nella sua interezza. In più non è sicura di riuscire a pronunciare tutti quei nomi correttamente. Dovrà provarci più tardi, quando avrà modo di godersi un po' di sana solitudine. Magari al fresco e senza sabbia che si infila dappertutto.

    Altre curiosità?


    Domanda seria o domanda stupida? Ne ha tante di entrambe le categorie che le frullano per la testa. Potrebbe domandare come l'uomo abbia fatto a scoprire tutte quelle informazioni sul suo conto. Ancora ci sarebbe la questione delle presentazioni e del perché funzionino in una certa maniera. Infine non ha trovato soluzione al dilemma dell'acqua e del perché l'altro abbia deciso di regalargliela. Se avesse almeno una mano libera la userebbe per cingere il mento tra pollice e indice, così da completare l'espressione concentrata che le modella il viso.

    « Sì, qualcosa ci sarebbe, in effetti. » esordisce, una volta presa una decisione. Ligeia emette un miagolio simile a un rantolo, una dimostrazione di comprensione e cordoglio nei confronti dell'uomo che si è preso la briga, suo malgrado, di soccorrere Mortred. La gatta non comprende il linguaggio umano, ma i suoi sensi felini la mettono in guardia. Forse il suo 'meowh' potrebbe essere interpretato come un'offerta di supporto morale. Difficile prevedere la prossima mossa della ragazza.

    « C'è una ragione precisa che ti ha spinto a voler abitare in un posto del genere? » e con 'posto del genere' si riferisce allo sconfinato ammasso di dune sabbiose e roccia che circonda entrambi. Insomma, dopo l'esperienza fatta oggi, bisogna essere masochisti per scegliere spontaneamente di vivere in un deserto. Deve esserci dell'altro, chiaramente, forse in questa città chiamata Merovish.



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    Aristotelis ne aveva conosciute di persone, nella sua vita.
    Dai suoi conterranei greci alla feccia persiana, dai compagni Eversori ai sottoposti Legionari, da umani come Tiresia e Dimitriy a creature cornute come Brifos ed il Castigo, fino ad esseri viventi atipici come Zygoin e Zimmer. Ne aveva viste tante, di cose.
    Eppure, un individuo come Mortred riservava tante sorprese per la natura stessa della sua esistenza: uno spirito immortale che ad ogni ciclo conservava la memoria del sé precedente, ed allo stesso tempo necessitante di apprendere molti concetti base tipici della razza in cui si reincarnava.
    Sembrava meravigliarsi per ogni singolo gesto e ogni minima meraviglia del paesaggio, come se sapesse ma non fosse in grado di mettere in pratica. Un bambino -pardon, una bambina- in costante riscoperta del mondo.
    E fu proprio una domanda posta dalla Sorella del Velo, dalla ragazza con dicotomie così contrastanti, a mandarlo in riflessione profonda.
    C'è una ragione precisa che ti ha spinto a voler abitare in un posto del genere?
    Tentennò nel camminare, come se avesse perso il ritmo del suo incedere; come se avesse dimenticato anch'egli un gesto elementare.
    Aveva rallentato nel corpo, ma la sua mente correva veloce a rievocare tutte le sue avventure che componevano il mosaico della sua vita al Sud.
    Perché, dici.
    Già, perché? Vi era stato forse un singolo motivo determinante che l'avesse spinto a rinchiudersi nella Tana sotterranea e precludergli ogni possibile sortita negli altri Presidi? In vero, li aveva visitati tutti, e di questi aveva apprezzato molte cose che a Merovish non poteva trovare.
    Assorto com'era nei pensieri, nemmeno notò l'immensa mole rocciosa che si stagliava all'orizzonte, appena offuscata dall'aria calda portatrice di granelli.
    Bella domanda.
    Si prese del tempo. Non per rispondere, ma per capire.
    L'oplite era un naufrago, un guerriero strappato alla sua terra per il capriccio di un Dio annoiato.
    Dalle pianure di Maratona fu gettato come un giocattolo rotto nello Yuzrab, una località tanto simile al panorama degli odiati nemici guidati da Δαρειος, il Gran Re, da fargli credere di essere stato fatto prigioniero dalle milizie invasori piuttosto che da un altro universo. E ce ne volle di tempo, per accettare la realtà!
    Ariste era finito nel posto peggiore esserne cosciente, senza conoscere la lingua e senza aver mai visto nulla che fosse più strano di un elefante; ma non entrando in contatto con altro, questo divenne la normalità. E fu proprio al Sud che l'allora prima recluta degli Eversori conobbe i suoi colleghi, compagni ed amici Bid'daum, il Castigo, e Zimmer, il Mercante Rosso.
    Fu proprio al Sud che il trio decise di rendere grande quel gruppetto di mercenari allo sbaraglio, prefiggendosi un obiettivo che pareva impossibile da raggiungere: la conquista totale del Presidio.
    Un sogno così grande da essere tenuto nascosto, segreto, rivelato solo agli stretti fedelissimi, un sogno nato nell'ombra ed in esso inseguito, tanto da trovarsi a pensare che, forse, quella meta non era poi troppo lontana.
    Anni e anni di lavori, ingaggi, missioni, ricerche, omicidi, salvataggi, minacce, commerci, esplorazioni, investigazioni, scontri, duelli, battaglie, guerre.
    Anni e anni ripagati con l'epico atto finale all'Arena Nera, le formiche contro i mostri, la speranza e l'ambizione contro l'odio e la fame di distruzione. La vittoria, la conclamazione e l'ascesa al potere.
    Il Sud nelle loro mani, il sogno realizzato.
    La violenza vinta dalla determinazione.
    Impossibile prevedere quanto tutto questo sarebbe durato, e nessuno voleva preoccuparsene: vivere nel presente con un piede nel passato e lo sguardo al futuro.
    Perché era rimasto a vivere lì?
    Un insieme di circostanze, suppongo.
    Sorrise di rara gioia.
    Richiamare i momenti salienti della sua esistenza nel semipiano gli aveva riempito il cuore di nostalgia e velato gli occhi, arrivando addirittura a bloccargli appena il fiato, trattenendosi per evitare facili lacrime che ben poco gli si addicevano.
    Brutta bestia, l'orgoglio dei discendenti di Ἀχιλλεύς.
    Come te, io sono giunto su Endlos in queste terre. In vero, proprio qui, nel deserto.
    Eren Satu. Chissà che fine aveva fatto? Non lo incontrava da un bel po'.
    Sapevo parlare solo il greco, e qui nessuno conosceva la mia lingua. Immagina un po' che situazione.
    Che Raem e 23 fossero in grado di spiccicare elementari frasi nel suo idioma era un dettaglio insignificante.
    Sono passati molti anni da allora, ed ho vissuto innumerevoli eventi che hanno legato il mio spirito a questi luoghi indissolubilmente.
    Ed uno dei motivi se lo portava dentro. Aítnē sbuffò come un cratere laterale che eietta un cumulonembo di cenere.
    Il Sud è un posto tremendo, ed è più facile trovare la morte che l'acqua.
    Era dunque quello il motivo? Il fascino del pericolo scampato, ed anzi, soggiogato? O la sensazione nata dal comandare e dirigere la politica da dietro le quinte? O la continua sfida contro se stessi e gli altri? Più probabilmente, restava lì per via dei legami stretti -più tutto il resto incluso, ovviamente.
    Eppure, non credo ci siano altri Presidi adatti a me. Forse scoprirai anche tu ciò che voglio dire.
    Anche se, ad onor del vero, ne dubitava ampiamente.
    Finite le considerazioni, sia quelle comunicate che quelle tenute per sé, Ariste riprese il normale passo veloce che poc'anzi aveva rallentato.
    Cosa ritieni possa piacerti, Mortred?
    Non domandò cosa le piacesse, poiché aveva potuto vedere come quella della giovane fosse un'esistenza neonata; tuttavia, tenendo conto di quel che era stata prima, magari avrebbe potuto ricordare fili conduttori tra le varie reincarnazioni.
    A parte i gatti ed il colore nero, s'intende.
    Sorridendo in direzione della Sorella, indicò il costone di pietra che man mano si delineava sempre di più ad una distanza non proibitiva dalla loro posizione.

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    Note: minchia me l'hai mandato in bomba con questa forchettata psicologica. :geez:
    Also, tipregoperdonatuttiglieventualiorrorigrammaticaliperché è tardi e non rileggerò mai altrimenti mi esplode il cervello. :pytda:
     
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    Adegua senza riflettere il proprio ritmo a quello dell'altro, rallentando quando questi rallenta, lanciando poi un'occhiata incuriosita alla sua figura. Nota che l'uomo esita nel rispondere, forse impegnato a riunire i propri pensieri. Possibile che gli occorra così tanto tempo per individuare i pregi della vita nel deserto? A suo parere sono ben pochi, se non del tutto assenti. A dispetto di quanto si possa credere, basandosi anche sulla propria esperienza, non gode nemmeno della riservatezza che ci aspetterebbe. A suoi occhi questa è una grave pecca che si sente in dovere di tenere sempre in considerazione.

    Quel che arriva dopo il silenzio è tutt'altro, tuttavia. Non ha bisogno di fingere interesse, questa volta, mentre ascolta il racconto di Platone, la storia di come sia giunto su Endlos e di come sia sopravvissuto sin'ora. Un riassunto che tradisce una certa emozione, per quanto le sia possibile osservare. Non può immaginare quale sia l'entità degli eventi che hanno segnato la vita dell'altro, né le sembra il momento di chiedergli di approfondire la questione.

    In qualche modo, però, può capire il senso del suo discorso. Per quanto inospitale e poco invitante quel posto è diventato la sua 'casa'. Annuisce, più a se stessa che in direzione del proprio interlocutore. La stabilità offerta da un luogo in cui far ritorno e su cui poter contare costituisce senza dubbio un punto fermo nell'esistenza di qualsiasi essere umano. Riflette se non sia previsto per lei un destino simile. Trovare un angolino, qui su Endlos, da chiamare suo, da chiamare casa. Scrolla appena le spalle, ferma nel suo proposito di guardarsi intorno e scoprire quanto queste terre abbiano da offrire.

    Cosa ritieni possa piacerti, Mortred?
    A parte i gatti ed il colore nero, s'intende.


    « Non amo i gatti più di quanto non mi ami gli altri animali e lo stesso si può dire del colore nero, credo. » risponde con tono neutro, più come se stesse ragionando ad alta voce. Va in giro con un gatto al seguito poiché è volontà della creaturina seguirla; indossa abiti scuri perché sono pratici e non attirano attenzioni indesiderate. Sono casualità più che scelte, mentirebbe se dovesse affermare il contrario. Mordicchia la parete interna delle guance mentre riflette. Per quanto possieda una conoscenza teorica sulle abitudini degli umani sente il cammino da percorrere per arrivare a comprenderli va imboccato con cautela. È una strada lunga e irregolare di cui non riesce a prevedere la fine.

    « Cosa potrebbe piacermi? Temo sia più semplice elencare ciò che al momento non mi piace. » abbassa gli occhi, trattenendoli per qualche secondo su ciò che riesce a intravedere della punta delle proprie calzature. Aggiusta la posizione del braccio sinistro, ora un po' intorpidito sotto il peso dell'animale che sta reggendo.
    « Ho intenzione di scoprirlo, tuttavia. » il suo sguardo ora punta dritto davanti a lei, determinata nel perseguire quanto ha affermato a parole. È difficile far collimare le esigenze di una nuova esistenza con i residui delle esperienze di qualcun'altro. La sua vita è sua ma anche quella di tante altre prima di lei. Non saprebbe come altrimenti spiegare la sua natura se non in questo modo. Il motivo per cui non sente di poter esprimere un giudizio del tutto oggettivo è questo.

    « Se dovessimo incontrarci una seconda volta fammi la stessa domanda e avrò per te un risposta. » sorride a sua volta, forse genuinamente per la prima volta da quando hanno fatto la reciproca conoscenza. Si volta in direzione della parete di roccia che le è stata indicata, immaginando di aver raggiunto un capolinea, o qualcosa di simile. Forse, più probabilmente, un inizio.




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    Note: Forchettata psicologica involontaria dato che quella di Mortred era stata concepita come una domanda assolutamente stupida. But, suddenly, feels. :sob:
     
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    Ariste aveva vissuto su Endlos per anni, e tutto sommato poteva considerarsi ancora un "semplice umano", poteri ancestrali a parte.
    Che dire, invece, di Mortred? Una domanda tanto semplice come quella del greco poteva dare spunti per risposte interessanti, ed era proprio a queste che l'oplite mirava.
    Tuttavia, la ragazza seppe mantenersi neutrale, senza affrettarsi in parole prive di riflessione o adducendo scuse per mantenere per sé i propri interessi.
    Cosa potrebbe piacermi? Temo sia più semplice elencare ciò che al momento non mi piace.
    E non aveva tutti i torti, la Sorella: ritornata da così poco alla vita, e già obbligata spettatrice di spettacoli ostici ed invadenti. È più facile notare ciò che ci dà fastidio anziché ciò che ci rallegra, ed il semipiano regalava tante gioie quanti dolori - anche se, in vero, toccava sempre alla coscienza della persona decidere cosa corrispondesse a quale dei due.
    L'Eversore arricciò le labbra, domandandosi se e quanto ella non apprezzasse i menzogneri; magari dopo le avrebbe rivelato il suo vero nome, ma sinceramente preferiva tacerlo.
    Se dovessimo incontrarci una seconda volta fammi la stessa domanda e avrò per te un risposta.
    Vedendo una Mortred distesa ed anzi sorridente, il Gerarca non poté che ricambiare la sua espressione, contento di sapere che anche uno spirito reincarnato fosse in grado di apprezzare momenti di leggerezza come quello.
    Non mancherò di certo.
    Commentò, allargando la mantella per farsela passare dietro le spalle, come se volesse essere chiaramente visibile nella sua forma.
    Intanto, i bastioni minerari erano sempre più vicini, tanto da poter distinguere senza problemi l'immensa crepa che attraversava il mastodontico complesso roccioso al centro. S'intravedevano anche grotte minori, nonché altre persone in movimento verso la stessa meta dell'eccentrico duo.
    Voglio darti alcuni consigli per la tua permanenza a Merovish. Che questa sia breve o prolungata, poco importa.
    L'acqua portò via un po' dell'arsura che man mano veniva lasciata ai ricordi anche grazie alla vicinanza della città e alla spinta psicologica che questa regalava.
    Se sei in grado di smaterializzarti e ricomporti altrove, dimenticalo: finiresti in una cella delle prigioni, e ti assicuro che non costituiscono il posto migliore per pernottare.
    Quell'avviso sarebbe stato elargito pure dai guardiani dell'ingresso, ma era meglio non rischiare. Repetita iuvant, si diceva da qualche parte.
    La Tana è un luogo violento, ma anche qui vigono delle leggi. Non causare problemi, tieni gli occhi aperti per i malintenzionati e, per gli Dèi, non accettare bevande da un boggart rosso.
    Sull'ultima affermazione, un risolino sbuffò via dalla sua bocca. Ad onor del vero, quello era il suggerimento più efficace, giacché gli altri sarebbero dipesi parecchio dal contesto in cui si sarebbe ritrovata.
    Il resto lo scoprirai da sola, come per le cose che soddisfano i tuoi gusti.
    Si fermò, portando le mani sui fianchi: finalmente avevano raggiunto l'ombra proiettata dalle alte mura naturali.
    Ultime domande?

    Energia: 110%
    Passive: +50% Forza, +50% Resistenza, +50% Agilità, +50% Velocità; +50% Riflessi; +10% Energia; Resistenza ad Influenze Psicologiche fino a livello Medio; Auspex di Cenere; Istant Casting.
    Note: perdona il ritardo, ma la partenza s'avvicina ed io entro sempre in paranoia e conseguente blocco gdristico. :geez:
    Direi che possiamo fare l'ultimo giro, anche perché appunto tra poco torno a Londra e da lì sono più latitante di un boss della mala. :pytend:
     
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    Il collo quasi le fa male a furia di annuire, mentre cerca di appuntare mentalmente quanto le viene suggerito. Non è assicurato che ci riesca, ma pensa di aver afferrato almeno i concetti base. A dispetto di quanto dimostrato fin'ora, di solito sa comportarsi sensatamente e con discrezione. È una questione di volerlo fare, più che altro. Solleva le spalle, ignorando la linea di pensiero in direzione della quale si sta pericolosamente incamminando. Meglio non mettere ulteriormente il cervello sotto sforzo, così da conservare quel po' di lucidità che le resta.
    Ha bisogno di asciugare il sudore che le bagna la fronte, ma le sembra scortese servirsi della pelliccia di Ligeia. Il gatto è intontito, vero, ma non si può mai sapere cosa aspettarsi da una bestia allo stremo delle forze. Un ultimo graffio potentissimo e bum, caput.

    Si trattiene dal reclinare troppo la testa all'indietro quando si guarda intorno per osservare il posto in cui sono giunti. È tutto molto grande e imponente, e più affollato di quanto credesse. Stira le labbra, curiosa di sapere cosa ci sia oltre la fenditura nella roccia.
    Si gira in direzione dell'uomo quando questi le chiede se abbia intenzione di chiedergli altro. Si prende un po' di tempo per decidere, facendo rotare gli occhi verso l'alto gradualmente come a voler esplorare visivamente le diverse opzioni tra cui scegliere. Considera che alla fine sono entrambi stanchi e meritevoli di riposo. Terrà le sue perplessità per un'altra occasione.

    « No, penso di essere a posto così. » mormora alla fine, con un piccolo cenno del capo. Abbassa lo sguardo, fissandosi i piedi e il contorno irregolare delle calzature scure sporcate da sabbia sottile come polvere. Non è emozionata all'idea di doverle ripulire, mettiamola così. Preferirebbe decisamente gettarle via e procurarsene di nuove. Magari più resistenti e spesse, adatte a lunghe esplorazioni anche in luoghi ostili.

    « Ummh, quindi siamo arrivati. » il momento di congedarsi è arrivato e lei non sa bene come regolarsi. A parte sottolineare l'ovvio, non sa cosa preveda l'etichetta di comportamento degli esseri umani. Forse un'altra stretta di mano, oppure qualche altro modo curioso di salutarsi. Nel dubbio rimane sul posto, circospetta. « Bene. Ti ringrazio per la scorta e per ... questa. » e con 'questa' si riferisce all'otre che le è stata donata, non mancando di agitarla maldestramente affinchè il collegamento fosse chiaro.
    « Terrò a mente i tuoi suggerimenti. » si trattiene dal chiamarlo per nome, perché sente di non poterlo fare senza ridacchiare inevitabilmente. Non ci tiene a infierire, già la sua infanzia deve essere stata poco piacevole. O forse no. Magari dov'è cresciuto 'Platone' non è un nominativo così inusuale o legato a un personaggio famoso.



    Energia: 100%
    Passive: immortalità dello spirito + immunità alle malie + conoscenza enciclopedica
    Note: L'ansia da rientro è una cosa bruttissima, stay strong.
     
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