Recollection

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    Respirare l'aria di questa nuova dimensione è un po' come venire al mondo e piangere di dolore perché si usano per la prima volta i propri polmoni. La sensazione di fisicità che avverte le è totalmente estranea, l'opposto di quanto ha sperimentato nel corso della sua esistenza come puro spirito. Non ci sono ricordi in suo possesso a cui possa attingere per esprimere ciò che prova nel muovere mani fatte di carne, sangue e ossa. Procede per tentativi, esplorando sotto le dita i contorni del suo nuovo corpo. Percepisce il raggrinzirsi della pelle, gli angoli degli arti, le linee dei tendini, la curva della bocca. C'è così tanto da sentire, nel senso più intimo del termine, e vuole dedicare a ogni cosa la giusta attenzione. Sulle labbra trema una parola, un nome, che per lungo tempo non ha potuto pronunciare. Morta nello spirito e rinata nella carne. Mortred.

    Apre le palpebre con cautela, permettendo così agli occhi di abituarsi gradualmente; sulle prime, infatti, la vista risulta quasi appannata. Lo sguardo restituisce visioni in rosso e nero di un paesaggio dal disegno indefinito, simile a tanti altri eppure unico nel suo genere. La sua mente le suggerisce un nome, Endlos, e nulla più di questo. Si sforza di richiamare a sè più informazioni, ma fallisce. È una pagina che lei stessa dovrà compilare, a quanto pare.

    Si guarda intorno, mentre la realtà assume tratti più concreti. Ci sono rocce scure ovunque, macchiate da lingue di calore denso. Lava, un fluido primordiale di singolare potenza, a cui basta esistere per modellare ciò che tocca. Trova che sia un panorama adatto ad affiancare i concetti di nascita e origine. La libertà è ustionante, puzza di zolfo e toglie il respiro. Nel raggiungerla tutta la sua essenza vibra di emozione. Sono di certo pochi gli individui che possono affermare di aver raggiunto i propri sogni. Chissà se anche loro si sono sentiti come lei si sente in questo istante.

    Ha voglia di camminare, vedere, toccare, annusare. Il mondo sensibile ha tantissimo da offrire, quindi non vede l'ora di mettersi alla prova. C'è solo da fare i conti con la gravità, più o meno. I primi passi che muove sono pesanti e sgraziati, goffi come potrebbero essere quelli di un bambino. Spostarsi utilizzando piedi si sta rivelando più complicato di quanto abbia anticipato. Deve reggersi alle rocce per non incespicare. Ha le gambe molli come gelatina. Il calore e il suolo impervio non facilitano di certo le cose. Non ha intenzione di scoraggiarsi, tuttavia. La prospettiva di dover imparare tutto da capo l'alletta, a dire il vero.

    « Mortred. » scandisce bene ogni sillaba, la voce spezzata come quella di chi non ha aperto bocca per un lungo periodo. Il senso di potere derivante dal semplice atto di pronunciare il suo nome la elettrizza. Uno spasmo le attraversa il corpo facendola tremare: è il principio di una nuova esistenza. La sua, e di nessun'altro.




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    Agente Savitri

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    Il Caos è, per sua intrinseca natura, imperscrutabile ed imprevedibile. Agente, essendo il suo messo, era costretta ad agire secondo gli stessi principi - principi che paiono capricci, ad occhi esterni. Ma nel muoversi in maniera perennemente insensata, anche la contrarietà diviene un pattern noioso e prevedibile.
    Cosa vi è di più sorprendente per il Caos dell'agire, di tanto in tanto, seguendo una logica precisa? Muovendosi inseguendo una missione, e non una coincidenza?
    Quel giorno era una di quelle occasioni.

    Inizialmente, Agente non comprese appieno la situazione. Il posto in cui era giunta, teletrasportandosi a caso, era assai strano e spiacevole.
    Agente era abituata ad avere sempre freddo, per via della sua altissima temperatura corporea. Eppure, in quel luogo dal calore asfissiante, anche lei si ritrovò ad annaspare, macchiando l'abito bianco di cenere e sudore.

    Un lento giro su se stessa. Il luogo non l'attirava per niente: difficile da esplorare, e privo di particolari interessanti. Stava quasi per smaterializzarsi, tornando ad essere materia sparsa nell'aere, quando qualcosa attrasse la sua attenzione.
    Una figurina femminile che camminava in mezzo alle rocce.

    «Non dovresti essere qui, messa degli Oracoli.» la apostrofò, dirigendosi verso di lei. Camminando i punta di piedi, attraversando la piana rocciosa con passi lenti e barcollanti. Poco distante, la lava gorgogliava mentre scorreva placida nel suo letto di fiume.
    Una Sorella del Velo. Una parente alla lontana, in un certo senso, poiché Morte ed Entropia sono sempre stata l'una diretta conseguenza dell'altra.
    «Nè dovresti essere viva.»
    Viva nel senso materiale del termine, viva nel senso di "intrappolata in un guscio di carne e sangue in grado di respirare, crescere e morire".
    Una Sorella del Velo non può incarnare ciò che per sua natura è obbligata a finire. Ma d'altra parte ecco lì Agente, confusione sottomessa alle ordinate strutture della materia.
    Qualcosa stava cambiando negli equilibri del Multiverso.
     
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    Sente il calore premerle contro le guance come una presenza fisica. Porta le mani al viso in una movenza automatica, tastando la carne arrossata sotto i polpastrelli. Si ritrova a dover respirare con la bocca, l'aria troppo pesante per inspirare con il naso senza provare fastidio.
    Per quanto l'ambiente circostante fornisca una quantità innumerevole di distrazioni, Mortred percepisce distintamente la comparsa di un'altra entità nei dintorni, pur non essendo in grado di individuarne l'esatta posizione nell'immediato. Ha bisogno di guardarsi intorno rapidamente per poter finalmente posare lo sguardo su ciò che cercava.

    Una forma di donna, nulla di più di una chiazza bianca su un fondo scuro che avanza nella sua direzione acquistando mano a mano un profilo sempre più netto. Non è il suo aspetto, però, ad attirare l'attenzione di Mortred. Affinità, non le viene in mente una parola che possa spiegare ciò che prova meglio di così. Nella sua lunga esistenza di spirito non ha avuto modo di incontrare creature simili a se stessa tanto spesso, ma è piuttosto sicura di riuscire a riconoscerne una quando se la trova davanti. Le parole che la donna le rivolge, poi, sono quasi una conferma delle sue supposizioni.

    « E perché no? » risponde, calma nel tono quanto nell'espressione. Si concede del tempo per studiare la postura e le gestualità dell'altra, cercando di discernere informazioni più o meno accurate sul suo conto. Sorride appena e fa le sue considerazioni.
    « Questo intero semipiano non dovrebbe esistere, eppure è reale. » accompagna le parole con un gesto della mano volto a indicare l'ambiente tutto intorno.
    Trova molto strano che il Velo non si sia mai interessato di un luogo come Endlos. Un crocevia fra mondi non è forse per sua stessa definizione un'alterazione bella e buona della trama dimensionale? Stringe i denti, mettendo da parte questo spunto di riflessione per un altro momento. Per quanto abbia deciso di abbandonare la sua vita precedente, ciò non significa che abbia smesso di credere nella causa perseguita dalle Sorelle.

    Restituisce la sua attenzione alla donna, no, incarnazione, cercando ancora di catalogarne la provenienza con scarsi risultati. L'energia che percepisce è simile alla propria ma al contempo del tutto diversa. Instabile, imprevedibile, caotica. Scandaglia i suoi ricordi alla ricerca di qualsiasi tipo di notizia che possa aiutarla a capire, e finalmente tutto le è chiaro.
    « Come sei arrivata fin qui, Agente? » domanda, assottigliando di poco le palpebre. Il sudore le imperla il viso, raccolto sulla fronte e ai lati della faccia. In un primo momento ha apprezzato il valore simbolico del luogo in cui è arrivata; non può dire altrettanto adesso. Tossisce, cercando di scacciare il formicolio che le pizzica la gola.


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    "Questo intero semipiano non dovrebbe esistere, eppure è reale."

    Una frase che provocò ad Agente un accesso di tosse - o forse era colpa dell'aria, troppo secca e polverosa per venir impunemente respirata. Agente non capiva perché il suo corpo giocasse a figersi umano, copiando comportamenti della carne oltremodo obbrobriosi.
    La tosse, il respiro, il sudore. Secrezioni corporee, scarti e debolezze.
    «L'esistenza di Endlos è un problema a cui sto lavorando.» ribattè l'Agente, con una smorfia che tradiva una certa

    Irritazione
    Alterazione di qualche parte dell’organismo in seguito a stimoli di natura chimica, fisica, batterica (sinon. di infiammazione).

    Ecco come si sentiva: irritata. La materia stimolava la sua essenza nelle maniere sbagliate. E anche la Sorella del Velo, seppur gradevole conoscenza, grattava il suo io mentale nella maniera sbagliata. Faceva scomode constatazioni.

    «È per questo che mi trovo qui. In quanto a questa locazione specfica, mi ci ha portato Il Caso.»
    O forse il Destino, chissà. Era quasi logico che due creature come loro si incontrassero, figlie dello stesso piano e dalle medesime inclinazioni. Chissà come aveva fatto, lei, a scegliere il proprio fisico? Erano uno lo specchio dell'altra, una donna rigida e bianca di fronte a una bambola più tranquilla e scura.
    I suoi abiti candidi, invero, iniziavano ad essere sporchi di cenere. Ma li preferiva così: erano meno perfetti.
    «E tu, Sorella? Quali incarichi ti portano su Endlos?»
    Che fosse lì per lo stesso suo motivo? Entropia e Morte erano quasi delle sorelle. Potevano essersi accordate tra loro, unendo le forze per un bene superiore.
    Se così era, perché lei non ne sapeva nulla?
    Così limitante, essere solo un frammento del Caos. Distaccata dalla saggezza cosmica.
    Perlomeno, ora si sentiva meno sola.
     
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    Sbuffa appena con il naso, come a voler eliminare la polvere inspirata fino a quel momento. È difficile mantenere la concentrazione sul discorso quando il corpo continua a inviare segnali poco familiari e abbastanza particolari. Sgradevoli probabilmente, per gli esseri umani. Quella del calore e dell'aria pesante sono le prime sensazioni sperimentate con spoglie di carne, la sua resta quindi una neutra curiosità. Piacevole e spiacevole sono concetti che le appartengono come qualsiasi altra nozione di fredda teoria, suggeritale dal cervello. Nel suo caso, percepire il calore tramite la pelle che si spacca e screpola è decisamente più appagante che avvertire le alte temperature in maniera razionale e reagire per un riflesso condizionato di autosuggestione. Non le sfuggono tuttavia le parole dell'Agente, così come i dettagli che riguardano la sua figura.


    «L'esistenza di Endlos è un problema a cui sto lavorando.»


    Preme con gli incisivi sul labbro inferiore, contraendolo quando lo morde. Ancora le viene da domandarsi come mai il Velo abbia deciso di non prendere alcuna posizione in merito. Mette in dubbio anche la casualità del suo arrivo sul semipiano. Forse ci è giunta perché, prima di morire, l'occhio dell'Oracolo era puntato su Endlos. È per questo che ha dovuto eliminarlo? Quale interesse così forte ha spinto l'entità al punto di tradire i precetti che egli stesso incarnava nella sua figura? Ha bisogno di qualche secondo per riorganizzare i pensieri, prima che le sfuggano quelli più importanti. Anche con carne, ossa e pelle attaccate al suo spirito è sottomessa al volere di un'organizzazione che ha servito per tutta la propria esistenza, e a cui resterà sottoposta finché anche lei non cesserà di esistere, a quanto pare. Il suo esilio volontario è una grossa bugia, quindi, una scelta autonoma solo in apparenza. Di nuovo, anche nelle sue attuali condizioni di rinnegata, il Velo ha per lei un compito da assolvere.

    « Operazioni di ricerca sul campo. » annuisce, non senza convinzione, decidendo che questo è il miglior modo di riassumere la ragione principale per cui è arrivata sul semipiano. La sua è una missione di conoscenza, in fondo. Alla luce delle nuove riflessioni poste alla sua attenzione, ha ulteriori quesiti da sciogliere. Muove i piedi con tentavi timidi, cercando di controllare la situazione in cui versano le sue gambe. Se non altro si sente più solida di quanto non fosse poco prima. Le ginocchia hanno quasi smesso di tremare.

    « Dimmi, questo mondo è tutto così? Desolazione a perdita d'occhio e nient'altro? »
    Non è che una simile eventualità le dispiaccia granché, renderebbe solo più complicate le sue indagini. Per quanto spuntoni di roccia e lava possano risultare un panorama ripetitivo, sono ottimi come nascondiglio. Deve solo capire cosa si cela sotto un'apparenza ostile. Cosa può esserci in mezzo a queste pietre di così speciale da portare persino l'Oracolo di Veda ad allontanarsi dalla via del Velo?



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    Agente Savitri

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    "Operazioni di ricerca sul campo."
    L'agente si interrogò sul significato di quella frase. Incarichi segreti, forse, che la collega non si sentiva in vena di rivelare. O forse, nemmeno lei conosceva il fine di quel suo vago incarico: le vie del Velo sono contorte anche per chi agisce in sua vece. Era così che si sentivano gli umani, quando sussurravano "le Vie del Signore sono imperscrutabili e infinite" ?
    C'erano tante cose che gli umani non comprendevano. E ce n'erano altrettante che speravano di non comprendere - ricercando un principio causa-effetto che legasse eventi totalmente casuali. Credendo in leggi superiori, non arrendendosi mai ai principi dell'illogicità.
    Osavano persino dire che Dio non giocasse a dadi.

    Agente era felice di essere una scheggia di Caos. L'entropia era una legge universale semplice e cristallina, dalle motivazioni facilmente riassumibili.
    Eliminare ogni struttura complessa e ordinata. Riportare l'universo ad uno stato di disordine assoluto.
    Agente apprezzava molto il suo lavoro. Chissà com'era, invece, essere una Sorella del Velo?

    «Endlos è un mondo variegato e complesso.» le spiegò Agente, con voce atona e didascalica «È suddiviso in sei presidi, ciascuno governato da un Alfiere - Nord, Sud, Est, Ovest, Centrale ed Errante.
    Ci troviamo al momento ai margini del presidio Sud, uno dei più inospitali. Le temperature raggiungono una media di 50°, e gran parte del territorio è desertico. Gli umani sono divisi in tribù nomadi, o ricercano il fresco nelle caverne.
    A giudicare dall'ambiente, ci troviamo nella zona denominata Geisine - vulcanica, bollente, e desolata. Suggerisco di spostarci al più presto in un luogo più sopportabile per i nostri gusci umanoidi.
    »
    Agente dubitava di poter teletrasportare anche la collega (si sentiva così piccola su Endlos, i suoi poteri una scheggia dell'Entropia infinita). Sarebbero dovute proseguire a piedi, sostenendo a vicenda i propri involucri di carne sudata e arrossata.
    Agente tese una mano verso la Sorella Del Velo, ricordando le difficoltà che aveva avuto lei nel muovere i suoi primi passi.
    Un gesto così piccolo, che la fece sentire così umana.
     
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    L'istinto è quello di ripetere ad alta voce il nome dei luoghi appena elencati dall'Agente, per testarne l'effetto sulla lingua. Deglutisce a vuoto un paio di volte, senza però riuscire a scacciare quella fastidiosa sensazione di bocca impastata. Le sembra assurdo che gli umani riescano a sopravvivere sottostando a così tanti fenomeni sgradevoli. Forse è questione di abitudine, forse tra qualche tempo nemmeno lei ci farà caso più di tanto.
    Fissa per qualche istante la mano testa davanti a lei, contemplando se accettare o meno l'aiuto offerto. Da una parte non si fida troppo di quegli arti fragili che si ritrova, dall'altra è curiosa di testarne i limiti senza sostegno. Conclude dopo qualche istante di riflessione che probabilmente un suo rifiuto potrebbe essere interpretato come una scortesia, quindi fa scivolare titubante le dita nella mano destra nel palmo dell'altra.

    « D'accordo. » mormora in assenso, ancora concentrata a studiare la situazione. È buffo ritrovarsi mano nella mano con un'incarnazione del Caos, viva in un vestito di carne che le sta scomodo come una calzatura nuova, un po' dura e non ancora pronta per accogliere ciò che deve contenere. I muscoli facciali si tirano in un mezzo sorriso, incrinato dall'ingenuità di un movimento che le è del tutto estraneo. Si porta una mano all'altezza della bocca, espirando al suo interno come a voler catturare il respiro appena cacciato per annusarlo. Difficile separarlo dal miasma sulfureo che appesta l'aria. Spera che il suo neonato alito vitale non abbia un odore altrettanto disgustoso.

    « Da dove suggerisci di cominciare? » domanda, cercando con lo sguardo un percorso più agevole. Magari con poche sporgenze e senza il rischio di ritrovarsi bruciacchiati da sbuffi di lava a casaccio. Meh. Piega un lato della bocca verso il basso, considerando che tutto sommato non c'è niente di 'semplice' in vista. Dovranno arrangiarsi come meglio possono.
    Si chiede cosa ci sia oltre le rocce brune di Geisine. Probabilmente niente di troppo entusiasmante. I racconti di luoghi caratterizzati da temperature estreme affascinano le menti poco fantasiose con promesse di panorami esotici. Non quella di un'entità immortale, purtroppo. Mortred non si demoralizza, tuttavia. È decisa ad affrontare questo semipiano con uno spirito di iniziativa privo di pregiudizi. Ci sarà pure differenza nel vivere determinate esperienze con un corpo mortale e con uno fatto di puro spirito.




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    Agente Savitri

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    Agente si guardò intorno, esaminando il paesaggio e cercando di calcolare il percorso più agevole. Avanzare per qualche metro, poi girare a destra, salire su quelle rocce. Ancora avanti, ancora a destra...
    Era difficile. La testa bruciava, i suoi pensieri non stavano fermi. La sua essenza si rifiutava di lavorare con ordinate file di avvenimenti e sequenze causa-effetto.
    Eppure, Agente avrebbe dovuto farci l'abitudine. I piani a lungo termine avevano effetti migliori della distruzione indiscriminata di qualsiasi forma di vita.
    Era per questo che l'Entropia le aveva concesso entità fisica. Ci sono cose che nemmeno un concetto assoluto può realizzare.

    A passi lenti e calcolati, iniziò a portarsi lontano dai vulcani, stringendo sempre la mano della Sorella del Velo.
    Avanzare per qualche metro, poi girare a destra, salire su quelle rocce... Camminava piano per cercare di focalizzarsi sul piano, per non dimenticare la sequenza; ma anche per distruggere con la volontà ogni sasso sulla strada della Sorella, per facilitarle il cammino. I sassi si sbriciolavano davanti a loro, rendendo la strada più liscia e agevole da percorrere.
    Mettere un piede davanti all'altro era complicato. Agente ricordava bene la sua prima camminata. Ricordava di essersi fatta male, e non voleva che anche Morted si facesse male. Era questo ciò che gli umani chiamavano

    empatia ?
    Capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.

    Così complesso, avere dei sentimenti. Alteravano il suo pensiero in maniera non sempre razionale - il che non era spiacevole, perché rendeva le cose più caotiche.
    «Dove iniziare? Dipende dalla tua ricerca, Sorella.» disse, guardando di fronte a sé. Avanzare per qualche metro, poi girare a destra, salire su quelle rocce...
    «Cosa stai studiando esattamente, se posso chiedere? L'essere umano, l'inumano, qualche concetto astratto o le sue manifestazioni terrene? Endlos è un mondo così vasto e variegato. Sii più specifica.» un attimo di esitazione. Si umettò le labbra troppo secche «Per favore.»
    Una formula di cortesia. Etichetta ed educazione. Esercitarsi con gli inumani per imparare a confondersi tra gli umani.
    Ancora così tanto da imparare.
     
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    Il contatto con un corpo animato la rende particolarmente attenta a fattori quali pressione, peso e calore. Ora che è in possesso di una figura concreta a sua volta, anche il più semplice tocco viene percepito come una novità. Ci vuole qualche minuto, infatti, per non fare più caso alla presenza delle dita dell'Agente strette intorno alle proprie. Rincorre attentamente con lo sguardo i passi dell'altra, così da seguire il percorso che le è stato aperto con una cura meticolosa. Stringe le labbra in una linea sottile, pervasa da un'emozione che è un misto di gratitudine e sicurezza.
    Sbuffa appena, cercando di scostare qualche capello ribelle che le è caduto davanti al viso, senza nemmeno riuscirci. Il sudore ha contribuito ad appiccicarli fastidiosamente alla fronte, e per liberare lo sguardo ha bisogno di scostarli con il dorso della mano libera. Se possibile si sente ancora più attaccaticcia di prima; forse adesso ha anche una bella striscia di sporco che campeggia in piena fronte.

    « Sono qui per indagare le ragioni del Velo, i cui interessi mi hanno spinta su Endlos. » scandisce bene le parole, come a voler prendere il tempo necessario per metterle in fila una dopo l'altra correttamente. La versione lunga della sua storia sarebbe troppo complicata da spiegare, poco adatta per essere snocciolata nel pieno di un territorio vulcanico. Parlare a lungo le secca la gola, poi. « Le uniche informazioni che possiedo sono quelle che mi hai fornito poco fa, tuttavia. » aggiunge, chinando lo sguardo verso il basso. Qualcosa nella sua espressione lascia trapelare un lampo di stizza che intorbidisce solo per qualche istante una maschera altrimenti serena e insondabile.

    « Suppongo di poter cominciare la mia ricerca nel luogo abitato più vicino del ... del presidio. » schiocca sonoramente le dita non appena il vocabolo giusto le sovviene alla mente. Meglio applicare subito la terminologia appropriata, visto e considerato che nel prossimo futuro dovrà avere a che fare con la popolazione del posto.
    Alza la testa per guardare avanti, con l'intenzione di scandagliare l'orizzonte alla ricerca di una qualsiasi cosa che possa ricordare una città o un villaggio. Niente, la foschia creata dalla temperatura elevata non le consente di spingersi troppo oltre con lo sguardo. Dovrà di nuovo affidarsi alle conoscenze e all'intuito della sua improvvisata compagna di viaggio.



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    Agente Savitri

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    Agente si chiese perché avesse fatto qualcosa di così stupido.
    Fare una domanda mentre si camminava implicava l'ascoltare la risposta mentre si camminava. Azioni così semplici per un umano, eppure mostruosamente difficili per qualclos fluosa come lei, così disabituata ai flussi ordinati di dati. Rallentò il passo, concentrandosi sulle parole della Sorella.
    Non che ci fosse poi molto da ascoltare. Morted era ermetica ed evasiva nelle risposte, come se la sua missione fosse un segreto - qualcosa che lei forse nemmeno comprendeva davvero. Anche la missione di Agente avrebbe dovuto essere un segreto, in realtà, ma aveva presto scoperto che era e distruggere Endlos senza farsi minimamente notare.
    Molto meglio parlare senza problemi dei propri piani. La cosa avrebbe attirato dei nemici - oh, i coraggiosi cavalieri senza macchia e senza paura - ma anche tanti pazzi ansiosi di aiutarla.
    Morted non pareva essere tra questi, e ciò rese Agente un poco triste. Le sarebbe piaciuto collaborare con un altro concetto immateriale, sentirsi meno sola mentre stava in mezzo agli umani. Ma capiva che la Sorella dovesse svolgere la sua missione, e avesse bisogno dei suoi spazi.
    Sperava solo che si sarebbero rencontrate ogni tanto.

    «Questo Presidio è assai povero di vita: nel deserto dello Yurzab troverai solo nomadi e predoni.» spiegò, la voce sempre atona resa più acuta dallo sforzo «Il più grosso centro abitato, nonché capitale del presidio, si chiama Merovish. Trattasi di una città sotterranea, popolata principalmente da schiavisti, assassini e miserabili. Non te la consiglierei, ma è anche la tua unica scelta.»
    Agente si fermò e si guardò intorno, ripassando mentalmente il percorso da fare. Ora sempre avanti, poi a destra, girare intorno a quel grosso masso, poi sinistra...
    «Ti ci porterto, se vuoi.»
    Lei disse di sì.

    Agente le strinse la mano e si concentrò sulla loro destinazione, stando attenta a comparire nel deserto poco fuori Merovish - non ai cancelli. C'erano strani campi di energia, nella trama di quel posto, e non aveva nessuna voglia di finirci intrappolata.
    Un battito di ciglia prima di sparire, lasciandosi alle spalle l'inferno arroventato.


    Edited by Zero - 2/10/2015, 21:29
     
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