[EM][SC] Family trip at the edge of the world

Poor Unfortunate Souls ~ Interludio V

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    Scusa.
    Lo spettacolino regalato non fu certo dei più lieti ed allettanti: lacrime, pugni, urla, mugugni, tutto condito da una sporcizia che rendeva il ragazzo un relitto del Sud. Quell'aspetto così disperato gli era appropriato tuttavia, quantomeno per dove stavano recandosi.
    Non avrebbe sfigurato, rispetto ai carcerati ivi trattenuti.
    Non devi scuse a nessuno.
    Se non a te stesso.
    Il Gerarca restava distaccato e lontano dietro quella maschera senza fori, rigido nella sua posizione statuaria, come fosse un manichino semovente.
    Solo uno sbuffo nel vedere il giovane che si ripuliva dagli umori scuri del suo corpo, sprecando preziosissima acqua inutilmente. Era fortunato che il greco ne avesse con sé ancora molta, sarebbe servita fino all'ultima goccia.
    Non si aspettò la richiesta di Lazarus, dovette essere onesto.
    Potrei riaverla, per favore? Ho lasciato una faccenda in sospeso.
    Il viso tribale scolpito nell'ossidiana sembrò emanare un'incredibile aura di rabbia, ma fu un battito di ciglia, e forse si trattò solo di un'impressione della Tenebra.
    Di tutta risposta, l'Eversore nascose l'oggetto del desiderio nella tasca del mantello, facendola sparire lontana dagli occhi di quell'incosciente: voleva rischiare nuovamente la vita? Gliel'avrebbe permesso senza secondi pensieri, non avesse dovuto arrivare fino a lì solo per poi ritrovarsi un cadavere tra le mani.
    Avrai altra occasione per risolvere i tuoi problemi.
    Gli risparmiò morali sul sottile confine tra coraggio e avventatezza, voltandosi verso le porte e adagiando i palmi su ognuna.
    Aristotelis Skotos.
    Pronunciò, e spinse in corrispondenza delle bocche dei Wyrm.
    Quando uno spiraglio venne aperto, una vampata di calore appiccicoso riempì il cunicolo, una folata di tale intensità da togliere il respiro e far seccare le mucose in un paio di secondi.
    Fuliggine e cenere si fecero strada nel tunnel, attaccandosi alla pelle e ai capelli, oltre che depositarsi sui vestiti.
    Ciò che si profilava dietro la figura del greco, non era ancora dato saperlo.
    Tieniti cara l'acqua, Lazarus Lee.
    Come se l'avesse potuto salvare da quel che l'attendeva. Magari avrebbe agito da panacea, un placebo involontario ed insperato.
    O magari no.
    Ti servirà.
    E spalancò il portone.


    Nessuna luce accecante, nessun raggio solare che con precisione millimetrica andava a bruciare la retina.
    Anzi, le uniche fonti d'illuminazione provenivano da un burrone a pochi metri d'innanzi a loro, e dalle colate laviche mai ferme dei vulcani sullo sfondo, regalando agli occhi un'atmosfera pesante e fastidiosa. Al centro della valle, inquadrata in questo scenario di monti sanguinanti, si ergeva una struttura in roccia, con torri maestose e mura in rovina. Gli sciocchi potevano pensare che fosse quello il complesso carcerario, ma i Legionari ben sapevano quanto tutto quello non fosse che uno specchietto per le allodole.
    Il cielo era interamente coperto dalle nubi nere, prodotti piroclastici eiettati a centinaia e centinaia di metri dai crateri ribollenti, ed i polmoni non ringraziavano per tutti quei gas liberati nell'etere.
    La puzza di zolfo era ovunque.
    Vieni qui.
    Comandò l'uomo, indicando un punto imprecisato davanti ai suoi piedi e senza soffermarsi sullo spettacolo incredibile e terribile che si estendeva d'innanzi al loro sguardo mortale.
    Quando Lazarus lo raggiunse, riprese a parlare.
    Nel precipizio scorre un fiume di magma ribollente che ci separa dalla nostra destinazione. L'unico modo per giungere all'altra sponda...
    E stavolta con la destra mostrò all'albino un ponte di roccia grezza che attraversava la frattura, regalando una strada per superare quel precipizio.
    È attraverso quella formazione mineraria.
    Appoggiò la mano sulla spalla del ragazzo, ma non fu un gesto esortativo; sembrava, piuttosto, una precauzione costrittiva.
    Andiamo.
    Lo spinse appena, preoccupandosi di camminare sempre dietro il leader della Seele. L'aria non pareva essere opprimente solo per la sua composizione.
    Una volta a pochi, insignificanti metri dal ponte, il cui inizio era limitato da due colonne, il Comandante afferrò in una stretta ferrea i polsi di Lazarus, portandoglieli dietro la schiena. Avrebbe potuto far male, ma non era in vena di preoccuparsi della sensibilità altrui.
    Il nome completo di Zimmer è Zimmerthaugher DeiCunicoliDaiQualiSiTorna
    E che significava? Lo disse lentamente, scandendo bene ogni parola affinché il suo interlocutore potesse memorizzare ogni sillaba.
    Zimmerthaugher DeiCunicoliDaiQualiSiTorna
    Nuovamente lo forzò ad incamminarsi, e il piede dell'albino toccò il suolo oltre il confine del costone di roccia.


    ~•~


    Il piede dell'albino tocca il suolo oltre il confine del costone di roccia. Che sarà mai.
    Forse per quel contesto strano, costretto da Ariste ad avere le braccia sotto controllo e ad avanzare contro la sua volontà, Lazarus prova dei brividi freddi, nonostante tutto il caldo liberato dalle masse laviche che scivolano via placide nel dirupo sottostante.
    Zimmerthaugher DeiCunicoliDaiQualiSiTorna? Mah!
    Puoi camminare anche da solo, e lo sai. Allora perché ti trattiene con così tanta forza?
    Un altro passo, lento, lentissimo, come se l'Eversore voglia accertarsi di qualcosa. Ti ferma quando cerchi di farne un terzo.

    Qual è il nome completo di Zimmer?

    Che Ariste sia impazzito? Già non aveva avuto senso quella sua rivelazione, e ora glielo chiede a distanza di... dieci secondi?
    Eppure sta aspettando. Non si smuove, nemmeno se cerchi di forzare l'avanzata.
    Beh, se vuole tanto saperlo...

    èunalacrimaquellacheglièscivolatainvolontariamenteviadaunocchio?

    ... qual era la domanda?
    Ah sì!
    Il nome completo di Zimmer.
    Ahahah, e tu che ne sai, Lazarus? È già tanto che tu abbia parlato con lui mezza volta attraverso il computer!
    Eppure qualcosa ti dice che forse lo sapevi, uno strano senso di déjà vu che ti colpisce all'improvviso.
    Boh, sensazioni inutili, cose che capitano dai. Diglielo, diglielo che non ne hai idea!
    E sarà che la sincerità paga, perché almeno ti fa completare il tanto agognato passo.
    Dai che si continua con la scampagna

    Che cosa ti ho chiesto, cinque secondi fa?

    Eh ma allora è Alzheimer! Galoppante, pure!
    C'mon, uncle Ariste, non sei divertente, lascialo un po' in pace, il ragazzo. Scrivitele da qualche parte le cose, se poi le scordi, no? Dai!
    E invece no, di nuovo immobile, aspettando la risposta. Che palle!

    sìperòLazarusdavverofattifareunavisitadaunoftalmoiatraperchénonèchepuoipiangereognivoltachevifermate

    ... qual era la domanda?
    Ah sì!
    Cosa t'avesse chiesto prima.
    Ahahah, ma prima quando? Ha bevuto? S'inventa le cose?
    Mah! 'sti vecchi.
    Eppure, se cerchi di sforzare la memoria, qualcosa, qualcosina è lì, ma non ce la fai a raggiungerla, e allora che diavolo...?

    Cammina.

    E mai prima d'ora una così basilare azione ti aveva messo tanta agitazione.
    E sarà che lo dai parecchio a vedere, perché anche il greco ti apostrofa, presumibilmente sorridendo.

    Di che ti preoccupi? Non era forse questo, il vostro piano?

    Il piano, ma certo!
    ... quale piano?
    Forse qualcosa ideata con Bid'daum, qualcosa che ti sfugge, ce l'hai sulla punta della lingua, ma scivola via assieme alle lacrime che non accennano a diminuire. Il sapore salmastro è cancellato via dalla pece, ed è un peccato, perché almeno avresti potuto attenuare quella sensazione di secchezza causata dalle esalazioni di gas vulcanici.

    Non avevate progettato questo, con Il Castigo?

    Il Castigo, il tuo maestro.
    Lui lo ricordi bene.
    Ha un corno, due occhi come lame e un'aura di follia.
    ... i capelli li ha lunghi, o corti?
    Lacrime, tante lacrime che corrono sulle guance, andando a convogliare tutte dentro quei strani ciondoli che brillano ad ogni nuova stilla recuperata.




    ... ah, cazzo.
    Quel piano.
    Ripassatelo a mente, magari t'aiuterà a non dimenticarlo.
    O magari no.
    La ricordi, questa frase?



    Note: tutto chiaro, no?
    Lazarus sta perdendo man mano la memoria, partendo dagli eventi recentissimi e andando man mano più lontano nel tempo.
    Ariste tiene sempre fermi i polsi, il perché sta nella descrizione di Kerak, alla voce Ponte dell'Oblio.
    Puoi provare a ingegnarti per trattenere i ricordi, ma sappiamo tutti e due che sarà inutile, alla fine -però ehi, farebbe un sacco figo.

    Puoi descrivere la perdita di memoria fino a quando Ariste ti ha tolto la maschera/metà del viaggio dentro te stesso, ma in realtà potresti andare anche oltre. Solo, non arrivare a dimenticare del perché stai andando a Kerak, né chi siano Ariste, Bid e Zimmer, né i compagni di gilda e così via - insomma, dimentica solo cose superficiali e di poco conto.


    Edited by :^| - 28/3/2015, 16:40
     
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    Può una persona guardarti male anche se non ha occhi? Perché credo che Ariste mi abbia appena augurato di morire male, sotto quella maschera.
    Ammesso che si tratti ancora di Ariste. La sua voce ha un che di riecheggiante, ora, come se una seconda persona parlasse in sincronia con lui.
    È quel volto di pietra a duettare con lui?
    Non so. Non ho tempo di pensarci.
    I cancelli di Kerak si sono aperti per me.

    Io di vulcani ne ho visti parecchi, nei videogiochi. So che sono pieni di lava, che ci sono le rocce e le fiammate e gli sbuffi di vapore.
    Nei videogames non c'è mai la cenere. La visione su schermo è sempre nitida, pulita.
    Cenere che gratta la gola e pizzica gli occhi. Impossibile ritirare fuori gli occhiali, si appannerebbero subito.
    Strizzo gli occhi. La luce non è poi così forte, ma è del tipo più fasidioso per la mia fotofobia: diffusa, lampeggiante, calda e aranciata. Perché fa così caldo? Non siamo vicini alla lava.
    Temo che la lava sia come le esplosioni. Nei film la gente ci va vicino e non si fa niente, ma nella realtà ti bruciano anche da lontano.
    Puzza di uova marce. Seguo le indicazioni di Ariste, mi piazzo davanti a lui e osservo il ponte di pietra.
    Poi lui mi stringe la spalla, stringendomi ad avanzare.
    E allora ricordo cosa stessi temendo all'inizio del viaggio, prima di indossare la maschera.

    Cammino. Un passo alla volta, lo sguardo fisso davanti a me. Non guardare giù, Laz, non guardare giù. Soffri di vertigini? Non credo sia il momento giusto per scoprirl-
    «AH!»
    Non dolore, ma sorpresa. Mi ha bloccato i polsi dietro la schiena, stringendo forte.
    Trattandomi come un prigioniero.
    "Zimmerthaugher DeiCunicoliDaiQualiSiTorna."
    Ma io da qui ci torno?

    Cammino. Un passo alla volta, su un ponte di pietra che pare tremare sotto le suole degli stivali.
    O forse sono io a tremare. Perché devo essere trattato così?

    "Qual è il nome completo di Zimmer?"

    «Non lo so.» biascico, senza nemmeno prestare attenzione alla domanda. Ho sempre pensato che si chiamasse Zimmer e basta. Cioè, non mi sono mai chiesto se Gremlin e cugini vari avessero anche un cognome.
    Perché me lo chiede? Non vedo perché dovrei saperlo.
    Vuole controllare le mie conoscenze? Sapere se Bid mi ha raccontato qualcosa di troppo?

    Un attimo, chi è Bid?

    Scuoto il capo. Per un attimo, ho avuto un orribile momento di... Boh, un mancameno. Come se mi fossi osservato dall'esterno, e nulla di quel che avevo in testa avesse avuto senso.
    Sento di nuovo la faccia umida. Sto sudando così tanto? Mi sento gli occhi salati. Perché sto piangendo? Non capisco perché dovrei piangere.
    Credevo di aver finito le lacrime.

    "Che cosa ti ho chiesto, cinque secondi fa?"

    «Avevi detto qualcosa?»
    Mi sento immensamente stupido. Forse non l'ho sentito? È come se avessi l'udito spento. Sono troppo concentrato sul dentro per far caso al fuori.
    Perché dentro ho qualcosa che non va.

    "Cammina."

    Esito. Non credo di volerlo fare.
    Più cammino, e più mi sento peggio. Il calore non c'entra, è più... Non so.
    Mi sciolgo. Perdo i pezzi. Sto perdendo qualcosa, vero? Nella testa.
    Ma come faccio a ritrovarli, se non ricordo più che cosa fossero?

    "Di che ti preoccupi? Non era forse questo, il vostro piano?"

    Cammino. Perché è quello che devo fare. Stiamo andando in quel maniero dalle mura nere? Pare uscito da Castlevania.
    Il piano. Devo seguire il piano.
    ...Come ci sono finito esattamente qui? Non me lo ricordo. Cerco di tornare indietro, ma è tutto nero.
    Forse mi sono sbronzato e qualcuno mi ha portato qui mentre ero svenuto.
    Forse sono stato drogato.

    "Non avevate progettato questo, con Il Castigo?"

    Il Castigo, il Castigo. Mi ricordo di lui! È il mio Maestro.
    Ricordo di averlo incontrato in un vicolo buio a Merovish, spinto solo dalla follia suicida di volersi mettere alla prova.
    Ricordo come tremavo. La sua aura puzzava di cancrena e decomposizione.
    Marcescente. Corrotto, malsano. Nemmeno mi sembrava un uomo.
    Vorrei che fosse qui in questo momento. Non starei tremando così nel mettere avanti un piede dopo l'altro, se ci fosse lui al posto di Ariste.
    Perché mi ha accompagnato all'Inferno, ma poi mi ha sempre riportato indietro.
    Ariste, invece?

    «Poi torniamo indietro, vero?» chiedo, e la mia voce non mi è mai suonata così debole.
    Acuta. Piagnucolante.
    «Non tradirò nessuno. Voi del Sud mi piacete. Non voglio farmi odiare da Bid, anche se io un po'lo odio.»
    Bid Bid Bid. Il Castigo. Il demone cornuto.
    ...Ha due corna o ne aveva solo uno? Una volta lo sapevo.
    Cerco di ricordare il suo volto, ma vedo solo una macchia sfocata.
    Pianto i piedi a terra, sighiozzando. No no no no. Ho capito cosa mi sta facendo questo posto.
    Non doveva andare così. Cioè, sì, il piano era quello, ma... Non così. Avrei voluto farlo con calma, a modo mio, con Azazel che mi teneva la mano.
    Fottuto. Bastardo.

    «Non lasciarmi qui.»

    Eppure mi trovo a irrigidire le gambe, cercando di bloccare la mia avanzata.
    Perché quel fottuto bastardo, io non lo voglio dimenticare.
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    Brutta bestia, la perdita di memoria.
    Quando si è giovani, si scherza sempre con gli amici quando questo o quel ricordo non viene richiamato prontamente dai meandri del nostro cervello, generando sana ilarità generale.
    Che dire poi di quando si racconta in compagnia di quei momenti in cui un lampo di genio ti coglie a sorpresa, un numero, un nome, un viso, una soluzione ad un'equazione lineare, qualcosa cercata con tanto affanno durante il bisogno, ma mai rievocata se non in situazioni che in alcun modo hanno a che fare con essa?
    In gioventù, anche se a volte si possono avere dei blackout, la memoria è sempre ben custodita in qualche angolo buio della mente, in attesa di essere illuminata a dovere. Non importa quanto tempo passi, le connessioni neurali la mantengono saldamente al suo posto.
    È quando si inizia ad invecchiare che spesso le catene si sfaldano, facendo scomparire nel vuoto tanti eventi cari e gioiosi, ed allora ecco che quel numero, quel nome, quel viso, quella soluzione volano via come cenere al vento.
    Ed allora ecco che tutti quei momenti vanno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.

    A Kerak, però, le lacrime si raccolgono nel Ponte dell'Oblio.

    Poi torniamo indietro, vero?
    Ahahah!
    Non tradirò nessuno. Voi del Sud mi piacete. Non voglio farmi odiare da Bid, anche se io un po'lo odio.
    Ahahahah!
    Non lasciarmi qui.
    AHAHAHAHAHAH!

    Ed allora ecco che a ridere non sono più i giovani, con i loro scherzi insensibili, né sono Lazarus ed Ariste, giacché uno sta piangendo e dimenandosi, e l'altro non si sa nemmeno se sia ancora lui.
    Echi spettrali che rimbalzano nella mente dell'albino, il povero scheletrino che così tanto voleva andare a visitare il posto peggiore di Endlos e che adesso non sta neanche pentendosene perché nemmeno ricorda alcunché di quel suo desiderio da incosciente, e allora non gli resta che disperarsi.
    Ma le risate rimangono, e da divertite si tramutano in arrabbiate, e poi in folli, e ancora in sofferenti, ed infine in tutto questo assieme.

    È Kerak.

    Torneremo indietro.
    E non dice nient'altro.
    Ti credo.
    E non dice nient'altro.

    Non ti lascerò qui.
    E non dice nient'altro.

    Tanto, in un passo avrebbe dimenticato.
    Lacrime nella pioggia.
    Non è intenzionato a versarne delle altre però, Lazarus Lee. Prova ad opporre resistenza, cerca di fermare la sua avanzata, vuole tirarsi indietro, codardo codardo codardo!
    Ma non è vero, non lo è.
    Chiunque reagirebbe come lui, se non peggio. Probabilmente solo la morsa del greco gli impedisce di commettere sciocchezze sull'orlo della pazzia.
    Arrendersi adesso non cambierà nulla. Ciò che hai già dimenticato non può essere recuperato.
    Dunque perché non andare sino in fondo e cancellare ogni traccia?
    L'oplite lo spintona, facendo cedere facilmente le sue fragili gambe erette a bastioni - o meglio, bastoncini - e il viaggio continua.
    Vuoi lasciare un messaggio da recapitare a chi di dovere? Ora è la tua ultima possibilità.
    Ancora quella voce tenebrosa. Eppure stavolta sembra appena più amorevole, quasi dispiaciuta.
    È come nuotare nel Lete, e berne un sorso ad ogni bracciata.

    Gulp! e la gilda scompare.
    Gulp! e Laputa se ne va.
    Gulp gulp! ah, questa fa male: chi è Bid'daum? Ed il Sud?
    Gulp! e l'intera esistenza sul semipiano vacilla.

    Poi arrivano alla boccata finale.
    Varcata questa soglia perderai l'ultimo baluardo della tua coscienza.
    Che poi, perché non c'è nulla a delimitare il ponte vero e proprio? È come se a nessuno importasse di mettere in risalto una struttura così terribile e potente, come se fosse la sua natura stessa a dettarne la gloria.
    Oh, in vero potrebbe anche essere che qualcuno se ne sia dimenticato!
    Perderai il ricordo di te.
    Ma quando già tutto è scivolato via, cosa rimane del sé? Sono le nostre memorie a costruirci, o esse vengono costruite su di noi?
    One step more and you'll find out, Lazarus.



    Note: guarda, non ho idea di cosa abbia scritto, si vede che la partenza s'avvicina e che ad andarsene via è l'ispirazione, non la memoria. :geez:
    In ogni caso, in questo turno perdi ancora più memorie, arrivando al limite: una volta giunti dall'altro lato, poi, tutto si cancella.
    Insomma, giro libero, diciamo. :pyt:
     
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    Ridono di me, le voci. Dove siete, bastarde? Non vedo nessuno. Sono invisibili? Forse non sono intorno a me, sono dentro di me.
    "Non ti lascerò qui." dice Ariste-con-la-voce-strana, e forse non è nemmeno più davvero Ariste, ma scelgo di credergli. Lo so che non dovrei, uno Sciamano non si fida mai di nessuno, ma voglio smettere di avere paura.
    «Mi fido.» bisbiglio, e compio un altro passo.

    «Torneremo indietro, vero?»
    Che buffo, mi sembra di averlo già detto tempo fa. Ma quando? La mia memoria è così piena di buchi. Forse non l'ho detto, ma l'ho solo pensato? Ho la bocca così secca che non sono sicuro che le parole ci escano. Vorrei bere dell'acqua, ma ho le mani bloccate.
    Perché quest'uomo mi sta serrando i polsi?
    Un passo.

    "Arrendersi adesso non cambierà nulla. Ciò che hai già dimenticato non può essere recuperato."

    Dimenticato cosa? Non lo so. Immagino lo saprei, se non lo avessi dimenticato.
    Che confusione. Mi chiamo Lazarus Lee, sono nato sulla Terra, ho un padre morto e una madre ossessiva, e un fratello minore, e un cane che si chiama Lasher che però è un fantasma. Non sono più sulla Terra ora però, sono su Endlos e gestisco un'azienda che si chiama...
    Un passo.

    "Vuoi lasciare un messaggio da recapitare a chi di dovere? Ora è la tua ultima possibilità."

    Ci penso un attimo. A chi potrei lasciare un messaggio, alla mamma? Pfft. Al mio amico demone (come si chiama?), ad amico-cane, al necromante? No, no. C'era quel Demone dai capelli rossi, gli occhi gialli di una bestia rabbiosa...
    «Ho già detto la cosa più importante all'unica persona importante.» bisbiglio, e quasi sorrido.
    Ti voglio bene.
    Se solo mi avesse ucciso in quel momento.
    O forse l'ha fatto?
    Un passo.

    Penso di esere morto.
    La realtà non può essere tanto orribile. Sono morto, questo è l'Inferno, e l'eterna camminata sul ponte è la mia punizione.
    Cos'ho fatto per meritare ciò? Le pene negli inferi dovrebbero essere connesse al peccato commesso in vita. Legge del Contrappasso, si chiama.
    Costretto a muoversi in eterno su un ponte sopra il fuoco.
    Forse in vita non ho fatto abbastanza. Non ho preso abbastanza rischi. Sempre tappato in casa, sempre al pc. Non ho mai fatto nulla di particolare.
    Non ho mai vissuto veramente.
    Un passo.

    «AAAAAAAAAAAAAAAAH!»
    Cos'è questa cosa! Me la sento strisciare dentro, nell'anima.
    «COS'È QUESTA ROBA NERA!»
    È enorme, ed è dentro di me. Che schifo! Prima non c'era.

    No, c'ero anche prima. Ma un attimo fa ti ricordavi chi ero.

    Ma chi ti conosce! Schifoso parassita. Vai via!
    Mi fai senso. È... È come uno stupro, ma peggio. Mi stai violando l'anima, la testa, tutto quello che sono. Sbavi e t'insinui dentro e sporchi tutto di pece e schifezze.
    Vattene. Ti prego, vattene via...

    Ma se me ne vado, cosa resterebbe di te?

    Un bel niente.
    Perché sono così piccolo rispetto a te? Mi hai mangiato! Forse sarei potuto essere qualcosa, se tu...

    «LEVAMELA!»
    Uno strattone. Le gambe che si agitano, sgambettano verso l'abisso.
    Meglio la morte che vivere così. Sono io il parassita, un coso sbriciolato che si aggrappa a questa sbobba per restare in vita.
    O forse sono già morto.
    O forse, lamentarsi e scalciare a questo punto non ha più senso.
    Un passo.

    "Varcata questa soglia perderai l'ultimo baluardo della tua coscienza.
    Perderai il ricordo di te.
    "

    Rido. Una risata mesta e sommessa, sporcata dal fango della disperazione.
    «Io non sono mai stato niente.»
    E continuando a sghignazzare, compio l'ultimo passo.

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    La goccia che cade non fa traboccare il vaso perché questo è rotto.
    La goccia che cade in realtà proprio dal vaso rotto evade.
    Quando essa si infrange al suolo, tutto tace, per poi esplodere nuovamente.
    È come rinascere mentre si è pienamente coscienti, ma forse questa dovrebbe essere una domanda, non un'affermazione.

    Lazarus non lo può sapere, perché ha già dimenticato d'aver dimenticato.
    Quanta amara poesia spicciola elargita alle fiamme sulfuree! Lazarus cammina.
    Come il morto risorto nel suo nome, Lazarus cammina, ma stavolta cade.
    Cade e dimentica, finalmente per sempre.
    Un passo e nulla più.

    La Tenebra fa parte della sua essenza, si può dire lo stesso delle sue memorie?
    E una volta che tutte queste scivolano via come gocce dal vaso rotto, cosa accade alla sua Nera amica?
    Lo shock non è descrivibile, non tanto per l'intensità, quanto per la varietà di sensazioni provate.
    C'è differenza tra l'aver perso quasi tutto e il perdere ogni cosa.

    Non è andata come sperato, Skotos.

    La voce distante non viene udita da alcuno, poiché l'Albino giace catatonico e il greco è perso in chissà quali meandri della propria coscienza.
    Che poi, come sperato da chi?
    Da Ariste, che non voleva creare nuovi problemi a nessuna parte tirata in causa?
    Da Lazarus, che voleva andare a Kerak credendo di divertirsi come ad una scampagnata di famiglia?
    Da Bid'daum, che voleva sfruttare la situazione per eradicare fastidiose prove della sua esistenza?

    Allora no, Aìtne, qui qualcuno ha vinto.
    Il Castigo ha ottenuto tutto, in quantità eguale a ciò che Lazarus ha perso.
    E Aristotelis, come suo solito, non arraffa e non cede.

    Lazarus non è pronto per Kerak. Per certi versi non lo sei anche tu, oplite.

    Hanno attraversato il ponte, il luogo peggiore di Endlos è ad un palmo da loro!
    Basterebbe anche solo ruzzolare per il pendio, inermi e privi di sensi non importa!
    Ma quel palmo, quel giorno, è più vasto dello Yuzrab e più contorto dei cunicoli merovishi.

    Quel giorno Bid'daum vinceva, Lazarus perdeva ed Ariste pareggiava.

    E stringendo i ciondoli rilucenti nel pugno, il Gerarca controllato dallo Spirito dell'Etna tornò sui suoi passi, attraversando a ritroso il ponte dell'Oblio e scomparendo nel tunnel segreto che poc'anzi aveva attraversato con un ben più allegro ragazzo scheletrico.

    Quale barbarie...

    L'unico commento pietoso, l'ultima frase del viaggio, prima che la mano nodosa dell'Eversore andasse a rimascherare l'orribile volto dell'albino.



    Note: surprise happens. :pyt:
     
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