Non Credibis Vitae Tuae

naufraga della Tempesta

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    Freddo. Pioggia battente, che le sferzava il viso affilata come una lama. Il rombo di un tuono in lontananza... e una fortissima emicrania. Lyssandra aprì gli occhi su quel nuovo mondo col volto deturpato da una smorfia di dolore. Si sentiva debole, indolenzita, ogni fibra del suo corpo urlava pietà, come se qualcuno l’avesse appena presa a botte. Le salì la nausea, e trovò la forza di alzarsi solo per potersi coprire la bocca a soffocare un conato di vomito. Aveva lo stomaco in subbuglio, quei bastardi non si erano nemmeno presi la briga di offrirle un ultimo pasto prima di condurla sul patibolo, eppure si sentiva come se dovesse rimettere l’anima. Con uno sforzo immane, riuscì a sedersi sulle ginocchia, il viso rivolto verso il cielo plumbeo. Il vento di tempesta le scompigliò i capelli corvini, fradici come il resto del suo vestiario. Un brivido le corse lungo la schiena, e pensieri confusi iniziarono a sciamare agitati nella sua mente stanca, fin quasi a farle perdere i sensi... di nuovo. Ricordava solo la tempesta, una tempesta di proporzioni colossali e poi... nulla. Un lampo, forse. E dopo si era risvegliata... dove? Dov'era? Dove cazzo era finita?!

    Merda. Forse l’incantesimo non aveva funzionato. Voleva solo fuggire, fuggire dai suoi aguzzini. Creare un bel diversivo e poi darsela a gambe, magari con il resto della sua famiglia. D'altronde, era brava a seminare il caos, ma questo... questo proprio non l’aveva previsto. Merda. Dov'erano finiti tutti? Che fossero morti? Morti per colpa sua? Assurdo, i suoi incantesimi funzionavano sempre alla perfezione... sempre. In preda all'ansia e al panico, il respiro di Lyssandra si fece affannoso, ma l’adrenalina rilasciata da quel senso di profonda agitazione le donò la forza sufficiente per alzarsi in piedi. Si guardò attorno e si rese conto di non conoscere quel luogo, ma era comunque troppo stanca e confusa per farsi un’idea chiara di dove fosse finita. L’unica cosa che ricordava, era che fino a un attimo prima stava per essere decapitata, e un secondo dopo si era trovata con la faccia nel fango, sola e abbandonata e sé stessa in un posto dimenticato dagli Dèi.

    Prese a vagare per quella landa desolata per quella che le sembrò un'eternità, le gambe che le tremavano e che a stento la reggevano in piedi, scossa da brividi e ancora tormentata da quell'emicrania che non accennava a diminuire. Vedeva tutto sfocato e le girava la testa... non riusciva a capire se per la tensione o per... cosa? Aveva un brutto presentimento. Quella terra la sentiva aliena, estranea. Lei non apparteneva a quel luogo. Era una sensazione strana, viscerale, che la scuoteva dal profondo della sua anima.

    Quando infine giunse alla porte di un villaggio, le parve quasi di scorgere un miraggio. Con le ultime forze che le restavano, si trascinò fino alle prime case... per poi crollare esausta in mezzo alla melma. D’istinto s’aggrapp alla prima persona che si trovò davanti, senza curarsi di guardare se fosse un uomo o una donna. Stava male, aveva bisogno di aiuto, ma nessuna parola uscì dalla sua bocca, se non un gemito soffocato. Tutto si fece buio... e prima che la sua coscienza la abbandonasse del tutto, sperò nel buon cuore di quello straniero -o straniera che fosse- non voleva risvegliarsi di nuovo sola, fradicia e sporca di fango.

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    Lyssandra Penteghast scheda
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    Edited by Red Jenny - 28/4/2015, 21:03
     
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    Garwec
    Villaggio dell'Altopiano



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    Sionn1
    Sionn è nativo del presidio orientale, notoriamente verde e rigoglioso, ospitale come la sua gente. Tutto ciò che lui non è. Persino il Canto del Vento alla sua anima corrotta ha sempre sortito un effetto errato e distorto, riciclandosi dentro il suo corpo sino a presentarsi al mondo come inquietanti buone maniere ed una serpentina cortesia. Nonostante la profonda empatia con l'Altopiano delle Tempeste s'era recato a Garwec poche, pochissime volte e sempre in giovane età. Nel giorno presente è la prima volta,in quanto uomo libero, che si reca nella regione delle tempeste. Una nota dissonante nell'Est. Esattamente come la sua esistenza.

    Sionn: "Desolante..."

    Sussurra il Necromante con ammirazione. Nel suo cammino ha incontrato e si è fermato ad un villaggio, i cui tetti a spiovente sono gravati da una forte pioggia torrenziale che ha costretto i villici a ritirarsi ognuno nella propria dimora. Sotto gli occhi del Necromante gli ultimi incauti stanno tornando sotto i loro tetti al caldo. Sionn Brandubh, il rinnegato, protetto dal diluvio da uno dei pochi grandi alberi adattatisi a quei climi, li spia uno ad uno. Non trasmettono altro, quelle formiche, che una profonda noia. Così ordinarie e tronfie della loro appartenenza. Nulla di speciale. Pure, il destino l'avrà portato lì per un motivo.

    Mentre s'interroga su questioni ripetitive e futili, un prodigio avviene, un prodigio che nell'Est è così raro quanto la nascita di Sionn stesso nella ridente Istvàn. Il sesto senso del Necromante, ciò che lo lega al mondo dell'incorporeità più che ogni altra cosa, lo avverte di una presenza diversa. Una nota dissonante simile a quella emanata dalla sua di anima... o quel che rimane e non sia stato già confinato nel libro che il Necromante sempre regge in mano. Come in quel momento. Quella nota dissonante, tuttavia, emana anche una luce, come tutte le anime. E questa è flebile, come una candela al vento o, in tal caso, sotto la pioggia. Un fuoco, per quanto ardente, quanto potrebbe resistere sotto una tale, violenta selva d'acqua.

    Prima Sionn possa voltarsi, osservare con i suoi occhi la creatura che l'Oscura Signora ha condotto sino al suo generoso grembo, ecco che il primo contatto avviene. Un contatto fisico, non il miglior modo per iniziare con i rinnegato dell'Est. Ma quell'anima, così attaccata alla vita, eppure così oscura e flebile, merita attenzioni. Merita un perdono per aver mostrato tale ignoranza. La prima cosa da essa trovata nei suoi ultimi attimi di coscienza, dev'essere stato il cappotto di Sionn, dato che questi sente una forte presa aggrapparsi al lungo indumento, come fosse l'ultimo appiglio alla vita. Povera ed affascinante giovane, quanto può errare? Il Necromante volta solo lo sguardo, senza considerare l'idea di potersi sbarazzare di quel corpo a lui avvinghiato. Una ragazza, una ragazza dai capelli neri e corti, lo sguardo coperto e rivolto a terra, ricoperta d'acqua divenuta, con il rotolarsi per la terra, viscido fango. Colpito, Sionn s'inginocchia e mette un braccio dietro la schiena della sfinita sconosciuta, sorreggendo il suo capo. Le scosta i capelli corvini, come quelli del Necromante, dal volto, osservando meglio quegli occhi di ghiaccio in procinto di chiudersi per lo sfinimento del corpo, quelle gote pallide e coperte di lentiggini, quella bocca dalle labbra carnose eppure rotte. V'è qualcosa di morto in quella donna.
    Sionn la stringe a sé, per darle calore e persino le accarezza il capo, come fosse quello d'un infante. Il sorriso s'allarga, ferino, e gli occhi verdi, normalmente apatici e privi di vita, emanano un solo lampo d'impazienza e fame feroce. Per un attimo, Lyssandra può vedere il vero volto del suo ""salvatore"" che, gentile, le sussurra, mentre ancora passa la mano sui suoi capelli bruni.


    Sionn: "Dorma... dorma... non tema più nulla, mia signora. Lei è al sicuro con me."

    Trasportare quella donna non è stato difficile... non essendo Sionn ad averlo portato a termine. Sempre i suoi servitori si sporcano le mani al posto suo, in quasi ogni occasione. Lyssandra potrebbe sentire, con gli ultimi spasmi di coscienza, artigli, palmi scorticati, versi gutturali, mentre un'oscura e nascosta processione si occupa del suo corpo incosciente. Trovare una capanna abbandonata, in un villaggio, non è difficile. La fa sistemare su d'un letto di paglia, sotto coperte di pelle, perché riprenda conoscenza. Normalmente le avrebbe legato mani e piedi ed avrebbe atteso si svegliasse per cominciare, senza una parola di troppo, a "studiare". Ma quella donna non potrebbe essere considerata normale ed è di ben più uso lucida, dotata della capacità di proferir verbo e deambulare. Il Necromante, seduto pallido ed assorto su di una sedia ai bordi della branda di fortuna, studia bene la figura della donna, un silenzio che solo il crepitare del fuoco di un camino nella stessa stanza rompe.
    Tuttavia un bisturi riposa ancora dentro il lungo spolverino nero, decorato da motivi grigi propri dell'arte del presidio orientale e le deboli forze della donna sono una garanzia in caso egli dovesse decidere lei non gli serva.



    Energia:100%

    † Possessioni †


    Meadhbh
    - Grimorio
    Con la crescita dell'Exp, Sionn impara di più sul suo libro. Perdendolo, non sarebbe in grado di castare alcun incantesimo di Necromanzia, essendo sprovvisto delle formule.

    Anelli Runici
    Sacrificando un qualsiasi animale o persona etc. e bagnandone nel sangue la runa dell'anello, essa evocherà uno spirito che risponderà alle domande solo ed esclusivamente di Sionn. Più particolareggiata ed articolata sara la richiesta, più energia verrà consumata.

    † Benedizioni †


    Voh'Mira [Passiva GDR-Only]

    Dopo aver amabilmente colloquiato con i più oscuri piani dell'esistenza, abituando le sue orecchie a quei versi gracchianti e gutturali sino a distinguerne articolazioni, parole e quant'altro, Sionn e tornato dal suo viaggio alla scoperta dei meandri della morte con una conoscenza in più. Ora egli parla correttamente la lingua del Voh'Mira, la lingua dei Morti e degli Araldi dell'Oscura Mietitrice. Vanto di Sionn ed alle volte persino oggetto del normale discutere, quella lingua e anche l'esatto idioma con cui cantare i suoi incantesimi d'evocazione.

    "Araldo della Morte"
    Sionn ha passato un tempo imprecisato al di fuori dello spazio e del tempo, in una??amorevole ed eterea chiacchierata con la Morte o la Dea di essa o di una Signora delle Malebolge, nonché tutto ciò che il tocco freddo delle visioni del Meadhbh gli ha mostrato, furono segreti il cui peso avrebbe ucciso deteriorato la maggior parte delle menti deboli. Temprato da questo e molto, molto meno umano, nonché aiutato dalle rudimentali conoscenze da Psiomante, la mente del Necromante è ben più difficile da manipolare, se non con un buono sforzo delle proprie capacita e può vantare qualche protezione dalle malie di varia natura.
    [Anti-malie]

    Soultracker [Tecnica di Gilda]:
    Un ambiente come quello della Seele, pieno di anime e di Demoni raminghi, stimola positivamente la psiche di una persona.
    Influenzati dall'energia spirituale, anche i membri meno dotati imparano col tempo a vedere gli spiriti. Con un po' di allenamento, riusciranno a vedere le aure fino a 30 metri di distanza: una lieve alone di energia che avvolge ogni essere vivente. Colore e forma di questo alone dipendono da persona a persona, in base alle sue attitudini e potenzialità.
    Basta tenere la mente aperta e fare qualche esercizio di meditazione.
    [Passiva - Auspex spirituale]


    Edited by Mordreth - 29/3/2015, 05:24
     
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    Gli ultimi spasmi di coscienza di Lyssandra furono accompagnati da visioni grottesche, versi gutturali e sinistre invocazioni di un uomo dal volto sfocato dalla pioggia e dalle tenebre; si sentì sollevare di peso da mani che non erano mani, da vaghi fantasmi di cose mostruose che graffiano e imprecano in una lingua blasfema... e solo gli Dèi avrebbero potuto stabilire se a quel punto la necromante fosse ancora lucida o già in preda a un muto delirio. Indugiò per un attimo sull’orlo dell’abisso, la dama dagli occhi di ghiaccio, in un invano quanto disperato tentativo di rimanere vigile; poi, stanca e tremante, s’affacciò sul cieco vortice dell’imponderabile... e precipitò nell’incubo. Spettro di un’ombra che si contorce nella morsa di cadaveri putrescenti, Lyssandra si lasciò cullare da quell’abominevole processione avvolta dai venti sepolcrali di una terra evanescente, al di là della veglia, in un mondo senza nome... come un verme vomitato dal fango.

    Il crepitio del fuoco, l’odore di fieno e il tenue tepore di un camino acceso ebbero un immediato effetto calmante sul sonno fino a quel mentre irrequieto della strega. L’incubo era finito, non aveva più nulla da temere... eppure sentiva ancora l’odore di morte che le impregnava le vesti, sentiva ancora gli artigli di quelle immonde creature che le graffiavano le carni. Il viso corrucciato in una smorfia colma di disgusto, Lyssandra riprese conoscenza, aprendo infine gli occhi sul mondo, rinvigorita nel corpo, ma non nello spirito. Fissò lo sguardo sul soffitto, in preda a uno sciame di pensieri confusi, e lo trovò... familiare. Vecchio e ammuffito, ma familiare. Forse era stato davvero solo un incubo, un incubo macabro e bizzarro... nulla di cui stupirsi, considerate le porcherie che era solita leggere. Sì, doveva essere stato tutto un sogno, uno scherzo della sua immaginazione malata. D’altronde, da quanto tempo era che non leggeva un libro che non fosse un grimorio? Portò la destra a stropicciarsi gli occhi, come se quel gesto potesse aiutarla a ragionare con più cognizione di causa. Sì, ora era sveglia, al sicuro nella sua cella ad aspettare la-

    Morte.

    S’issò a sedere in un lampo, l’eretica dalla chioma corvina, occhi sgranati e respiro affannoso.

    Merda.

    Lo sguardo vagò frenetico per tutta la stanza, e fu allora che notò l’estraneo seduto pazientemente accanto al suo letto di paglia: lo straniero al quale aveva rivolto la sua muta richiesta d’aiuto... lo sconosciuto dei suoi incubi. Lo fissò come si guarda un fantasma. No, non era nella sua cella... e quello non era un sogno. Eppure non si scompose, la necromante, ciò che temeva non era certo l’uomo che le stava davanti.

    « Dove mi trovo? »
    Voleva capire, non le interessava nient’altro.


    Glaciale e lapidaria. Niente maschere, esigeva delle risposte. Voleva sapere. Forse stava davvero diventando pazza, e quegli abomini che aveva visto nel suo incubo -ma era stato sul serio solo un incubo?- ne erano la prova lampante. Eppure, quella tempesta... quella tempesta che l’aveva strappata alla sua terra, quella tempesta che l’aveva strappata alla morte... no, non aveva alcun senso... non poteva essere reale.

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    Edited by Red Jenny - 28/4/2015, 21:04
     
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    Garwec
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    Sionn1
    A vederla muoversi ed agitarsi sulle prime. Sionn può notare che quella donna, nel suo febbrile scrutare ogni cosa di estraneo, registrarne in maniera ammirevole in pochi attimi i dettagli e farli propri. Nelle sue movenze la donna che ha appena salvato, sembra quasi un corvo. La lunga chioma del color della pece, ingentilita dai riflessi della luna, la quiete dopo la tempesta, e gli occhi guizzanti ed intelligenti. Un corvo, il più intelligente di tutte le creature che gli inferi hanno liberato sui piani viventi.

    Sionn è paziente ed ogni tanto getta un'occhiata alla donna. Sembra cerchi qualcosa, in tutto il quadro attorno a lei. Forse casa, forse qualcuno. Qualsiasi cosa ella cerchi, non la troverà. Il Necromante gusta gli attimi di smarrimento della donna, un ottimo intrattenimento, tanto da suscitare sulle sue labbra un caritatevole sorriso di compassione. Dopotutto risparmiarla è stato un atto intelligente. Pensare di rischiare la privazione ad Endlos di una creatura così interessate, gli stringe il cuore in un acuto senso di colpa. O meglio, gli stringerebbe il cuore. Probabilmente a quel tapino conservato tra le sue mani e tra le pagine del Meadhbh, ma non a lui. A lui rimane la consapevolezza di cosa
    dovrebbe essere.

    Alla domanda, finalmente il Necromante alza gli occhi verdi dal grimorio. Schiocca la lingua e con gesti eleganti chiude il tomo sulla coscia delle gambe accavallate, sui neri pantaloni. Al contempo l'altra mano, la sinistra, si tende verso la donna che ha salvato. Un piccolo disco nero, bordato di sfumature violette, si apre sopra al palmo ed alle dita piene di anelli. Ne cala un piccolo bicchiere di vetro dalle tinte nere e dalla forma strana, contenente quella che a prima vista parebbe acqua. Sionn la porge alla donna, molto educatamente. A differenza di lei, che a quanto pare non sa neanche cosa siano le presentazioni, ma poco importa... ad anime così corrotte, si perdona tutto.

    Con il solito tono gentile e garbato, serpentino ed inquietante, il Necromante finalmente parla.


    Sionn: "Garwec, città degli altopiani del Presidio Est del piano di Endlos, nell'occhio del Maelstorm... e la mia sapienza, alas, si ferma qui. Beva. Dovrà essere assetata... suppongo lei sia una naufraga, gettata qui da uno dei capricci del Maelstorm, sì?"



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    Quell’uomo... fu come guardarsi allo specchio. Fatto strano e pure un po’ inquietante. Era vestito di nero, come lei, e la guardava con espressione assorta, sorriso gentile e voce al contempo garbata e sibillina che le dava il bentornata nel mondo della veglia. Aveva l’atteggiamento tipico di chi stesse tramando di pugnalarla alle spalle da un momento all'altro... e per un attimo -ma solo per un attimo- l’eretica si sentì quasi a casa, tanto le parve familiare quel modo di comportarsi. D’altronde, era abituata alle false lusinghe e agli intrighi di Corte, lei stessa aveva preso parte al Gioco... ma proprio perché considerava quello sconosciuto così simile a lei, la necromante si mise subito in allerta.

    Sguardo attento e indagatore che però tradiva una certa inquietudine, Lyssandra fissò lo straniero con il viso teso in una smorfia incredula e confusa... molto confusa, perché le parole dell'uomo non avevano fatto altro che aumentare il senso di vuoto e smarrimento della strega. Eppure, quello sconosciuto le aveva appena spiegato con dovizia di particolari dove fosse finita... ma quella risposta, invece di tranquillizzarla, la gettò ancora di più nel panico. Non conosceva alcun luogo chiamato Garwec, e questo “presidio est” non l’aveva mai sentito nominare... e il maelstrom? Cos’era il maelstrom?! La rabbia dovuta alla sua ignoranza venne presto offuscata dall’ansia.

    « Io... non capisco. Cos’è questo Maelstrom di cui parlate? »

    Che razza di sortilegio era mai quello? Se di sortilegio si trattava. Era forse... che fosse solo intrappolata in un sogno dal quale non riusciva a svegliarsi? No... era troppo lucido per essere un sogno, il tanfo di morte e depravazione che le impregnava le vesti era troppo reale -quasi palpabile- per poter essere solo il frutto della sua immaginazione malata. Non riusciva a capire, la necromante, e cominciò ad agitarsi, non sapeva come si sarebbe dovuta comportare... non sapeva se gioire per aver avuto salva la vita -in un modo che non le era ancora del tutto chiaro- o cominciare seriamente a dubitare della sua effettiva sanità mentale. Che fosse tutta colpa del suo incantesimo?

    Davvero quel fottuto incantesimo era andato a finire così male da scaraventarla in quel luogo dimenticato dagli Déi?! Su... Endlos? Ma dov’era, di preciso, questo Endlos... era certa di non aver mai letto quel nome in nessuna delle mappe da lei consultate... e cosa diamine c’entrava quel maelstrom -qualunque cosa fosse- in tutta quella faccenda? Cosa aveva a che fare il maelstrom con la sua presenza -o con il suo arrivo- a... Garwec? Merda, forse non era stata una buona idea mettersi a giocare con delle formule arcane di cui non conosceva molto bene la funzione... eppure, voleva solo scatenare una tempesta -una tempesta di proporzioni colossali- giusto per seminare il caos e avere così il tempo di fuggire, nulla di troppo complicato. Che cosa era andato storto?

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    Sionn1
    Piuttosto che rimanere a mezz'aria con un bicchiere, il Necromante decide di posarlo accanto a sé su di un tripode su cui è poggiato anche il suo prezioso grimorio, ma non abbandona la cordialità che l'etichetta impone, specie poiché, in quanto cittadino di Endlos, è suo dovere dare il benvenuto alle povere anime in esso precipitate. Specie poi, se così interessanti.

    Sionn continua ad osservare attendo i comportamenti della donna, catturato. È come osservare una pantera risvegliarsi, scrollarsi di dosso tutti i pensieri della notte precedente per affrontare un nuovo giorno ed un nuovo mondo. Purché ancora intontita dai suoi stessi sogni. Perché dopotutto, per ogni anima che precipita su Endlos, cos'è la vita precedente se non un sogno, meraviglioso o terribile e la coscienza di dove si è finiti null'altro che un risveglio alla vita che il fato ha imposto loro, assieme ad una sepoltura lontano da casa. Persa. Non v'è parola migliore per descriverla e per descrivere chiunque si risvegli in quella nuova realtà che lo o la accompagnerà sino alla fine dei suoi giorni, nonché il velo sugli occhi di ogni naufrago sino all'arrivo di quell'attimo in cui più nulla avrà senso e tutto comincerà a ruotare secondo leggi sconosciute alla carne.

    Inoltre, quell'anima particolare, odora di qualcosa talmente buono per i gusti di Sionn, che sarebbe un vero peccato dinnanzi all'Oscura Signora non approfittarne e lasciarsela sfuggire.

    Lyssandra può notare il sorriso svanire dalle labbra dell'interlocutore e questi adagiarsi più ampiamente sulla sedia, facendo congiungere i polpastrelli delle mani coperte di anelli dinnanzi a sé ed accavallando le gambe. Una posa molto elegante, non v'è che dire.


    Sionn: "Il Maelstorm è... diciamo sia un tornado elettromagnetico. Regolato da leggi che attraggono chiunque sia in sintonia con la sua forza, prelevandoli da altri mondi in casi particolari, tramite magie elementali, esperimenti e qual dir si voglia. Questo "tornando", in seguito, li ingloba, usando la manifestazione che ad esso interessa come tramite e li porta qui, su Endlos. Il mondo nell'occhio di quel ciclone. Sicuramente lei stava tentando qualche rituale simile e... se la mia sapienza delle anime non inganna i miei pensieri..." un sorriso riaffiora, ora, complice.) "... magia nera."



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    Dopo aver amabilmente colloquiato con i più oscuri piani dell'esistenza, abituando le sue orecchie a quei versi gracchianti e gutturali sino a distinguerne articolazioni, parole e quant'altro, Sionn e tornato dal suo viaggio alla scoperta dei meandri della morte con una conoscenza in più. Ora egli parla correttamente la lingua del Voh'Mira, la lingua dei Morti e degli Araldi dell'Oscura Mietitrice. Vanto di Sionn ed alle volte persino oggetto del normale discutere, quella lingua e anche l'esatto idioma con cui cantare i suoi incantesimi d'evocazione.

    "Araldo della Morte"
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    Un ambiente come quello della Seele, pieno di anime e di Demoni raminghi, stimola positivamente la psiche di una persona.
    Influenzati dall'energia spirituale, anche i membri meno dotati imparano col tempo a vedere gli spiriti. Con un po' di allenamento, riusciranno a vedere le aure fino a 30 metri di distanza: una lieve alone di energia che avvolge ogni essere vivente. Colore e forma di questo alone dipendono da persona a persona, in base alle sue attitudini e potenzialità.
    Basta tenere la mente aperta e fare qualche esercizio di meditazione.
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    Alla posa rilassata che assume lo straniero, Lyssandra risponde con altrettanta calma. Il senso di nausea che comincia a scemare e la forte emicrania ormai ridotta solo ad un lontano ricordo, la strega si mette a sedere sul letto di paglia, i piedi piantati a terra, come se quel semplice gesto fosse sufficiente a tenere i suoi pensieri ben ancorati alla realtà, per incatenarli a sé -a quella stanza che le sembra l’unica cosa non partorita dalla sua immaginazione malata- e impedire loro di volare indisturbati verso quegli spinosi e intricati lidi dove fantasia e paranoia fanno da padroni.

    Fuori, intanto, continua a diluviare... come se per uno strano scherzo del destino quel luogo ci tenesse in maniera particolare a farle capire che, sì, quella merda di situazione non è un sogno e le sarebbe convenuto farci presto l’abitudine. Il ricordo del suo arrivo a Garwec prende a martellarle nel cervello, come la pioggia che picchia sulle finestre della baracca.

    Appoggia i gomiti sulle ginocchia, l’eretica, le mani giunte a coprirle le labbra, gli incisivi che mordicchiano l’unghia del pollice destro in una specie di tic nervoso; ma Lyssandra non è nervosa, non ha paura, è solo confusa, è solo... concentrata, e lo sguardo di ghiaccio -quasi asettico nella sua mancanza d’emozioni- con cui trafigge l’uomo che le sta di fronte vale più di mille parole. Sionn può quasi vedere gli ingranaggi che si mettono in moto nella sua testa, confusa e assetata di risposte.

    Vuole capire dove si trova e come ha fatto ad arrivare in quel posto dimenticato dagli Dèi. Vuole sapere in che genere di guaio s’è cacciata e se esiste un modo per rimediare, anche se l’idea di tornare fra le grinfie di coloro che l’hanno condannata a morte non la elettrizza affatto... ma Endor resta pur sempre la sua casa e l’unico mondo che Lyssandra conosce.

    « Il Maelstorm è... diciamo sia un tornado elettromagnetico. [...] lei stava tentando un rituale simile e... se la mia sapienza delle anime non inganna i miei pensieri... magia nera. »

    Ad ogni stralcio d’informazione che le rivela l’estraneo la strega si sente sempre più leggera, come se pian piano venisse liberata da un peso che fino a quel momento aveva gravato sulle sue spalle. L’ansia fa presto spazio alla curiosità... perché se può conoscere quello che prima era un mistero per lei, allora può anche affrontarlo. Più quella faccenda diventa concreta -più reale e non frutto dei suoi incubi- e il nesso causale fra il suo incantesimo fallito e il suo arrivo su Endlos si fa più chiaro, più Lyssandra si sente sollevata.

    La negromante divora quelle informazioni, come fece ai tempi quando era ancora una novizia nella culla del Magistero, e Sionn avrebbe di sicuro notato la tensione dei suoi muscoli allentarsi e lo sguardo di ghiaccio farsi meno ostile e incerto. Nulla di ciò che ha menzionato lo straniero le risulta familiare, ma in quanto eretica e Proselita delle Arti Oscure la strega conosce fin troppo bene le terribili conseguenze di un sortilegio finito male... conseguenze che lei stessa sta subendo proprio in quel preciso istante, per quanto del tutto assurde e inconcepibili ai suoi occhi, tanto che la teoria del sogno torna a martellarle nella testa.

    D’altronde, quanti adepti -quanti arcanisti- alle prime armi avevano perso il senno per colpa di un misero errore di calcolo? Una formula sbagliata, anche solo di una virgola, diventava una condanna a morte. Eppure, che fosse intrappolata in un sogno, o preda della pazzia, Lyssandra ha come l’impressione che i contorni di quella conversazione fossero fin troppo lucidi per essere frutto della sua immaginazione, e il solo fatto di stare considerando l’idea d’essere diventata pazza rendeva quell’ipotesi ancor meno credibile.

    Al solo sentir pronunciare “magia nera” l’attenzione della strega torna a focalizzarsi sullo straniero, sopracciglia inarcate e labbra schiuse in una smorfia sorpresa. Un termine antiquato e barbaro per definire le -sinistre e blasfeme, secondo alcuni- Arti Oscure, che ai tempi aveva incontrato su qualche vecchio libro di storia polveroso e ingiallito, ma dal retrogusto familiare. Gli occhi di ghiaccio dell’eretica s’illuminano e un sorriso malizioso le increspa le labbra carnose. La sola menzione di quelle due parole così “vicine” a lei e al suo mondo hanno come un effetto calmante sulla negromante, tanto da farle tornare il buon umore.

    Il sorriso complice dell’uomo non la preoccupa, anzi, rafforza in lei l’idea che gli interessi di quell’estraneo siano molto più simili ai suoi di quanto si sarebbe mai aspettata. Questo stimola la sua curiosità, ma al contempo la mette in allerta... perché se quello straniero è davvero così simile a lei, allora deve stare attenta a non trovarsi di punto in bianco con un pugnale piantato nella schiena.

    Ha visto il grimorio che giace sul tripode accanto all’uomo e le appare lecito credere che quel tale sappia bene come usarlo. Solo un pazzo avrebbe il coraggio di giocare con un potere del genere senza prendere in considerazione i rischi, senza valutare le conseguenze e senza un obbiettivo ben preciso in mente... certo, c’è sempre l’eccezione a conferma la regola, ma è anche vero che per domare tali forze arcane bisogna essere portati per lo scopo.

    A giudicare dall’aria pacata e dall’espressione lucida, come ha modo di notare Lyssandra, Sionn le dà tutta l’impressione di rientrare in quest’ultima categoria... proprio come lei. Un motivo in più per stare allerta. Sionn non è pazzo, anzi, sembra sapere benissimo quello che fa... proprio come lei.

    « Siete molto perspicace, signor...? Non credo di rammentare il vostro nome. Comunque, il mio nome è Lyssandra Penteghast. Perdonate i modi affatto educati con cui vi ho trattato poc'anzi, ma capite che non mi aspettavo di finire... intrappolata in un mondo che non mi appartiene. Riuscite senza dubbio ad immaginare la mia sorpresa e il mio sconcerto. »

    Una maschera di lusinghe. Un’armatura di cortesia. Voce soave, gentile. Lo ha visto... quel bisturi.

    Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultam Lapidem

    « Lyssandra Penteghast scheda »
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    Edited by Red Jenny - 26/6/2015, 23:05
     
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    Sionn1
    Ecco uno spettacolo che pochi occhi nativi di Endlos e delle sue terre tutte possono contemplare. Sebbene l'iniziale smarrimento abbia potuto trarre Sionn in inganno sull'ordinarietà della donna dinnanzi, ecco che viene sorpreso ed un fugace lampo agli occhi verdi, altrimenti spenti, ne è testimone.

    Il respiro della donna torna regolare come fosse sotto comando e con pacatezza libera le gambe dall'involto delle coperte per poggiare i piedi alle scricchiolanti assi di legno marcio del pavimento. L'acuto e fastidioso suono non intacca l'aura densa di complicità e diffidenza che aleggia nell'angusta camera tra le due oscure figure.
    Lei si muove come un lucido felino, in attesa che una mano, sotto ordine di lei stessa, la nutra con informazioni e novità sulla situazione, sull'ordalia che dio, gli dei, l'Oscura o chi per loro le han posto nel mezzo del cammin dell sua vita.
    Lei si muove ed i suoi occhi guizzano altrettanto lucidi, come i piccoli abissi incastonati nella testa di un corvo curioso ed intelligente, esaminante i dintorni non per ricerca, ma sezionando l'ambiente, in nome della curiosità, più che un'ansiosa ricerca. Il respiro della donna torna regolare come fosse sotto comando. Come quello fosse solo un altro mondo, un'altra conquista in potenza. Sionn apprezza le creature così versatili all'adattarsi.

    Sorride per Sionn ed in quell'istante i due necromanti si riflettono l'una nell'altro, trovando uno specchio nell'interlocutore. Nel medesimo specchio vedono alle spalle di se stessi, ancora, l'altro, con un pugnale alle spalle o alla gola, pronti a reciderlo. O forse con una boccetta di veleno tesa all'orecchio. O un laccio sottile e tagliente tra le dita.
    Sì, è
    casa.

    Sionn: "Solo un uomo di cultura."

    Risponde, modesto, il Necromante, ritraendo le zanne luccicante per un battito di ciglia, il tempo perché potesse far eco alla malizia dell'interlocutrice. Colei che, nel mentre, ha parlato, erodendo ancor di più le distanze con il quieto e posato Sionn, rivaleggiando con egli in termini di etichetta e maniere che si convengono. Una nobile? Può darsi, benché Sionn stesso, pur dando fondo a tutta la sua buona educazione, sia privo di sangue che le guerre o i denari o l'età han portato alla ribalta. No, lui è figlio di uno sciamano e di una donna normale. Entrambi sgozzati da lui stesso. O meglio, dalle sue ombre. Sporcarsi le mani, anche del proprio sangue, è davvero disdicevole.

    Lyssandra doveva esser stata un'incantatrice o dovrebbe aver poteri ben assimilabili a quell'ammaliante scuola arcana. Il suo discorso scivola leggero e soffice alle orecchie, come miele. Dopo troppe anime la cui carne non possedeva la minima eleganza, finalmente una soddisfazione... letteralmente caduta dal cielo.


    Sionn: "Perdoni le mie mancanze. Non la sua legittima sorpresa e confusione. Non potete rammentarlo, non avendolo rivelato io. Io sono Sionn Brandubh, nativo dell'Est. Non si preoccupi d'altro... lei è al sicuro con me."

    Un ricordo a quello parole, potrebbe riaffiorare nella mente della donna, essendo esse le esatte parole Sionn le rivolse quando cadde tra le sue braccia, indifesa ed impotente, sull'orlo della perdita dei sensi e, subito dopo, della vita, sopraffatto come sarebbe stato il corpo inerme dalle tempeste di Garwec la furiosa. Ma i necromanti, Lyssandra bene ne è consapevole, non salvano vite senza validi motivi dietro le loro azioni.

    In quello stesso istante, un tuono violento, seguito da un fulmine in grado d'illuminare la camera a giorno, bussano alla porta di Sionn e Lyssandra. Il necromante, flemmatico ed austero, s'alza dalla sedia e muove due passi sicuri sino a trovarsi al cospetto di Lyssandra, pur guardandola dall'alto verso il basso.


    Sionn: "Forse è il caso stasera lei rimanga qui a dormire. Sarebbe pericoloso sino a morirne e... non potrei proprio permettermi un'anima sulla coscienza.."



    Energia: 100%
    Stato fisico - Realtà - Ottimale
    Stato psicologico - Meadbh - Ottimale

    † Possessioni †


    Meadhbh
    - Grimorio - Anima di Sionn
    Con la crescita dell'Exp, Sionn impara di più sul suo libro. Perdendolo, non sarebbe in grado di castare alcun incantesimo di Necromanzia, essendo sprovvisto delle formule.

    Anelli Runici
    Sacrificando un qualsiasi animale o persona etc. e bagnandone nel sangue la runa dell'anello, essa evocherà uno spirito che risponderà alle risposte solo ed esclusivamente di Sionn. Più particolareggiata ed articolata sara la domanda, più energia verrà consumata.

    † Benedizioni †


    Voh'Mira [Passiva GDR-Only]

    Dopo aver amabilmente colloquiato con i più oscuri piani dell'esistenza, abituando le sue orecchie a quei versi gracchianti e gutturali sino a distinguerne articolazioni, parole e quant'altro, Sionn e tornato dal suo viaggio alla scoperta dei meandri della morte con una conoscenza in più. Ora egli parla correttamente la lingua del Voh'Mira, la lingua dei Morti e degli Araldi dell'Oscura Mietitrice. Vanto di Sionn ed alle volte persino oggetto del normale discutere, quella lingua e anche l'esatto idioma con cui cantare i suoi incantesimi d'evocazione.

    "Araldo della Morte"
    Sionn ha passato un tempo imprecisato al di fuori dello spazio e del tempo, in una??amorevole ed eterea chiacchierata con la Morte o la Dea di essa o di una Signora delle Malebolge, nonché tutto ciò che il tocco freddo delle visioni del Meadhbh gli ha mostrato, furono segreti il cui peso avrebbe ucciso deteriorato la maggior parte delle menti deboli. Temprato da questo e molto, molto meno umana e dalle rudimentali conoscenze da Psiomante, la mente del Necromante e ben più difficile da manipolare, se non con un buono sforzo delle proprie capacita e può vantare qualche protezione dalle malie di varia natura.
    [Anti-malie]

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    Influenzati dall'energia spirituale, anche i membri meno dotati imparano col tempo a vedere gli spiriti. Con un po' di allenamento, riusciranno a vedere le aure fino a 30 metri di distanza: una lieve alone di energia che avvolge ogni essere vivente. Colore e forma di questo alone dipendono da persona a persona, in base alle sue attitudini e potenzialità.
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    La risposta di Sionn arriva calda e smielata alle orecchie di Lyssandra, quasi volesse far eco alle parole da lei stessa pronunciate fino a poco prima; come se volesse farle il verso, come se volesse scimmiottarla... e la strega a stento resiste alla tentazione di fare un passo indietro, di prendere le distanze da quell’uomo che le somiglia così tanto da farle un po’ paura. Eppure non si muove, resta impassibile, con un sorriso malizioso ad incresparle le labbra, a nascondere il suo scetticismo e la sua diffidenza. Un sorriso, però, non del tutto falso, perché la presenza di quell’uomo sì la intimorisce, ma al contempo la rassicura... forse a causa di uno sciocco quanto malsano senso di familiarità -di casa- che riesce in chissà quale modo a trasmetterle.

    Ironia della sorte, è proprio Sionn, col suo sguardo sinistro e il suo sorriso ambiguo, ad inchiodare la sua mente al presente -in quella baracca, in quel preciso istante- e ad impedirle di cadere preda della disperazione. Perché un altro negromante lo può gestire, lo può combattere, ne ha visti tanti e sa bene come affrontarli, ma Endlos... Endlos è l’ignoto, e per quanto l’idea d’esplorare quel nuovo mondo stuzzichi la sua curiosità, la ferita è fresca e continua a far male. Lyssandra vuole capire in che merda di guaio s’è cacciata, ma è ancora confusa... e più si sforza di dare un senso agli eventi, più tutto le sembra assurdo.

    Davvero un incantesimo finito male è in grado d’aprire un portale verso un altro mondo?! Oppure tutto quel casino era solo colpa di quel maledetto Maelstrom e di uno strano scherzo del destino?

    [...] Non si preoccupi d'altro... lei è al sicuro con me.

    Un lampo brilla negli occhi di ghiaccio della negromante, e lo stralcio di un ricordo ben preciso riaffiora con prepotenza alla sua mente. Visioni grottesche, versi gutturali, vaghi fantasmi di cose mostruose che graffiano e imprecano in una lingua blasfema... spettro di un’ombra che si contorce nella morsa di cadaveri putrescenti, avvolta dai venti sepolcrali di una terra evanescente... come un verme vomitato dal fango.

    La maschera di cortesia per un attimo s’incrina e si spezza, e il viso dell’eretica si contorce in una smorfia colma di disgusto. Ribrezzo che lascia ben presto il posto all’orrore, e la strega strabuzza gli occhi dalla sorpresa e dalla realizzazione. Quella visione... non era stato un sogno, era accaduto davvero. Sionn, l’estraneo dei suoi incubi, aveva evocato quelle... cose mostruose, quei... cadaveri... e l’avevano toccata, cazzo! L’avevano trascinata fin lì con le loro mani ossute e putrescenti! Ecco da dove proveniva quel tanfo di morte che trasudava dai suoi vestiti non appena si era svegliata... non era colpa della sua paranoia, non era colpa della sua immaginazione, era accaduto davvero. Era un ricordo, era la realtà... merda. Sionn sa come risvegliare i morti... merda.

    Il bagliore di un fulmine, seguito dal rombo di un tuono, desta Lyssandra dai suoi pensieri. La stanza s’illumina a giorno per una frazione di secondo, e i vetri della baracca tremano e scricchiolano in risposta a quel boato improvviso. L’estraneo s’alza dalla sedia e s’avvicina alla strega, che reagisce d’istinto scattando in piedi. Lei non ha mai provato ad evocare i morti... troppe variabili, troppi rischi. Sionn, invece, ne è capace... e la cosa al contempo la affascina e la terrorizza. In ogni caso, comunque, l’eretica non ha alcuna intenzione di passare la notte in quella catapecchia; non certo perché teme per la propria incolumità -forse solo un pochino- bensì perché quella baracca è fredda, umida e puzza di legno marcio.

    Molto gentile da parte vostra, signor Brandubh, ma non dovete disturbarvi. So badare a me stessa. Inoltre, sarebbe molto scortese da parte mia approfittare di nuovo della vostra generosità. Sareste invece così gentile da indicarmi una locanda dove passare la notte? Avrei davvero bisogno di un posto sicuro, caldo e asciutto dove schiarirmi le idee, riposare e riprendermi da quest’esperienza.

    Indossata di nuovo la sua maschera di cortesia, Lyssandra conclude con un dolce sorriso.

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    Edited by Red Jenny - 28/8/2015, 14:17
     
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    Sionn1
    Sionn non può stavolta, specchiare e specchiarsi ancora negli occhi e nell'espressione di Lyssandra. Il motivo è molto, molto semplice ed è la ragione per cui, nonostante abbian potuto vedere qualcosa di molto simile l'una nell'altro, essi si ritrovano ad essere il sole e la luna. Per quanto poco azzeccato il paragone sia per entrambi. Tuttavia, v'è da dire sia un ostacolo - se così è il caso chiamarlo - che la naufraga potrà smaltire col tempo. Sì, poiché l'essere naufraga ha incrinato la maschera perfetta, in cui tanto si sentiva a proprio agio la donna. Il timore dell'ignoto, di cui il bosco, selvaggio e buio la notte, è foriero, è l'abisso dentro cui Lyssandra è stata costretta a guardare nel suo primo e più brusco risveglio e, perduta in paesi e mondi di cui non ha conoscenza, chi altri ha se non se stessa?

    Sionn decide, per pura cortesia, d'incrinare a sua volta la propria maschera. La guarda con occhi paterni, comunicano comprensione. Egli conosce la sensazione di cui Lyssandra è preda... eppure, oltre quello sguardo che compatisce pur senza compassione né pietà, vi sarebbe da domandarsi cosa sia nascosto. I motivi di quella manifesta - ipocrita o meno - empatia con la situazione nel quale l'altra versa. Il necromante inclina il capo a sinistra, scrutando bene Lyssandra... e con voce atona da il via ad un discorso assolutamente slegato alla proposta della donna.


    Sionn: "Lei è stata ritrovata in un bosco... come Rotkäppchen, la fanciulla della fiaba. La piccola bambina dal cappuccio rosso che si perse nella selva oscura. In un mondo a lei ignoto. Il primo a trovarla, purtroppo, fu il lupo... e la seguì sino alla sua meta e fu salvata solo dal cacciatore, per pura fortuna. Ora mi dica, Lyssandra, lei che indossava un cappuccio e girovagava persa in un bosco ed in un mondo di estranee tenebre... pensa io sia un lupo... o il cacciatore?"




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    Sionn la osserva in silenzio, con occhi divenuti all’improvviso paterni, compassionevoli, eppure... falsi? Adesso sembra essere lui quello che getta la maschera, ma l’eretica resta scettica riguardo i suoi veri intenti e ferma nella sua decisione di lasciare quella catapecchia. Forse Sionn, visti gli interessi comuni, si era aspettato di fare amicizia... chissà. Lyssandra, comunque, qualunque fosse la ragione del repentino cambio d’umore dello straniero, non desidera intrattenersi oltre in sua compagnia. Se fino a quel momento grimorio, bisturi e aspetto ambiguo erano serviti solo a metterla in guardia dalle oscure intenzioni dell’uomo in nero, ora è tutto diverso... e la cosa la preoccupa.

    Per un attimo, ai suoi occhi, il volto di Sionn assume gli stessi contorni di quei necromanti fanatici della sua terra d’origine, che tanto si vantano -e s’illudono- di aver visto il vero volto delle Arti Oscure. Guarda caso, le arti negromantiche furono dichiarate proibite proprio per colpa loro, per colpa di questi soggetti pazzi, sciocchi e malati! Anche se lo straniero non le sembra un pazzo, tantomeno uno sciocco, le sue azioni parlano chiaro. Risvegliare i morti è un’assurdità. La morte, il caos, la decadenza e la corruzione, fanno parte del ciclo naturale delle cose.

    I morti devono essere lasciati liberi di marcire in pace.

    [...] Ora mi dica, Lyssandra, lei che indossava un cappuccio e girovagava persa in un mondo di estranee tenebre... pensa io sia un lupo... o il cacciatore?

    Sorride cordiale, la strega dagli occhi di ghiaccio, senza lasciar trasparire la minima emozione. Se Sionn crede d’averla intimorita, si sbaglia. Le sue scelte in merito all’arte negromantica suscitano solo il suo sdegno e il suo disappunto, ma nient’altro, eccetto forse un po’ di legittima diffidenza.

    Lyssandra ha davvero bisogno di restarsene un poco per i fatti suoi, per riposare e riordinare le idee, special modo se il suo salvatore è un necromante deviato... e lei proprio non ha voglia di dormire con un coltello sotto il cuscino, quella merda di situazione l’ha già stancata abbastanza!

    Io sono il corvo, signor Brandubh.
    E come il corvo, cammino nelle Tenebre... ma rifuggo dal lupo.


    Parole che scivolano dalle sue labbra come miele, ma che bruciano come veleno.

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    Morg

    Un tuono ed un fulmine, i fratelli che più spesso visitano Garwec per gran parte dell'anno, si sfogano, introducendosi nella discussione con la proverbiale veemenza li contraddistingue. Uno sottolinea le parole della donna con un rombo minaccioso, l'altro le ribadisce con la sua luce. Sembra gli elementi siano davvero favorevoli a lei, dopotutto. Non l'han di certo uccisa quando potevano, invero. Può anche capirne il motivo il Necromante. Lyssandra non è cerco stolta o cieca. Tutt'altro, pare in possesso di una particolare astuzia, in grado di tenere sulle spine il suo interlocutore quanto basta per poi poggiare un dito sul suo petto e far sì tali spine lo inchiodino ed impalino. Un'arte che merita rispetto.

    Sionn non muove un muscolo del proprio viso, continuano i suoi occhi smeraldo a scandagliare il sorriso di lei, curioso si nasconda qualcosa per poter comprendere meglio le parole attraverso soffiate attraverso quelle labbra. Un serpente di donna, ecco cos'ha davanti e lui non ha uno strumento con cui ammaliarlo, né, pare le capacità. La forza bruta poco si adatterebbe. Potrebbe sfuggirgli così come sconfiggerlo, tanto è un'incognita quella donna. Inoltre, non è siffatta maniera di trattare una dama. Infine, dopo lunghi istanti di silenzio, dopo i fratelli nati dalle nubi, il Necromante sorride, ammirato. Cortese e garbato, ma non sembra annuire ad un vago ragionamento solo lui può comprendere, poiché tale logos si sviluppa nella sua mente.


    Sionn: "La sua risposta è interessante. Di certo si trova nel posto giusto... poiché vede, io non sono il lupo... né tuttavia posso dirmi cacciatore. Ma lei che si chiama Corvo... mi domando. Porta sventura a me col suo volo? Qualche carcassa da spolpare, forse? Il corvo rifugge dal lupo, eppure gli basta posarsi sul ramo più alto perché questi non possa mai gustare le carni. Non è curiosa la natura?"

    Estrae il bisturi dalla manica, anche Lyssandra può vederlo, ma prima possano verificarsi reazioni rumorose e legittime, l'Araldo lo posa sul letto, vicino la donna. Dunque, il Necromante si sposta, dopo un ultimo rassicurante e gentile sorriso, facendo il giro largo attorno, sino alla porta della baracca. Si ferma, pensieroso, per sin troppi istanti, prima di continuare a parlare.

    Sionn: "Non sono né lupo, né cacciatore. Ma indubbiamente abbiamo in comune questo..." volge la coda dell'occhio a Lyssandra.) "... mi muovo anch'io tra le ombre. Benché non esattamente tenebre."

    Voltatosi ancora verso la porta, la spinge con una mano e questa si apre lentamente, con un acuto ed insopportabile cigolio. Finito il fastidioso baccano, amplificato dal silenzio in cui nasce, il Necromante si inchina verso Lyssandra e stende una mano verso fuori la stanza.

    Sionn: "Ha ragione, una signora non dovrebbe dormire in un tugurio... mi consenta, però, almeno di guidarla al sicuro. Ah, lo tenga quello... magari si ricorderà di me un giorno."





    ☨ Sionn Brandubh☨ Energia:100%
    Condizione fisica: Ottimale
    Condizione mentale: Ottimale

    † Possessioni †
    Meadhbh
    - Grimorio - Anima di Sionn
    Con la crescita dell'Exp, Sionn impara di più sul suo libro. Perdendolo, non sarebbe in grado di castare alcun incantesimo di Necromanzia, essendo sprovvisto delle formule.

    Anelli Runici
    Sacrificando un qualsiasi animale o persona etc. e bagnandone nel sangue la runa dell'anello, essa evocherà uno spirito che risponderà alle risposte solo ed esclusivamente di Sionn. Più particolareggiata ed articolata sara la domanda, più energia verrà consumata.

    Pietra spirituale
    Artefatto con tecnica variabile di cattura spiriti - Tecnica media di materializzazione spiriti.

    La Tenebra
    Artefatto di gilda con tecnica bassa di telepatia.

    Voh'mira: Conoscenza della Lingua dell'Oltre
    Araldo della Morte: Anti-Malie / Rilevamento intrusioni mentali
    Soultracker: Auspex spirituale




    Edited by Mordreth - 9/2/2016, 05:14
     
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    Le parole della necromante sono accompagnate da un lampo e un boato assordante, così repentini ed inaspettati che sembrano quasi un intervento divino, come se qualcuno -dall’alto dei cieli- avesse deciso, forse per scherzo o per noia, di dare alla risposta della strega una sfumatura mistica e minacciosa. Gli occhi di ghiaccio le brillano di un bagliore innaturale per una frazione di secondo, mentre tutta la stanza -illuminata a giorno per pochissimi istanti- sembra assumere all’improvviso dei contorni spettrali, e per un attimo pare quasi tremare sotto l’influsso della sua voce... e del rombo di un tuono che ancora si ode in lontananza.

    Sionn la osserva ammirato, immerso nei suoi pensieri e per nulla scosso dall’accaduto, gli occhi di smeraldo puntati sulla strega, che ne sostiene lo sguardo con eguale interesse. Nonostante la loro etica in fatto di necromanzia fosse contrastante, Lyssandra non può negare il fascino che quell’uomo esercita su di lei: un fascino lucido e freddo, calmo e calcolatore... ma non l’avrebbe ingannata, l’eretica non avrebbe commesso l’errore di lasciarsi confondere e ammaliare dai suoi modi cortesi e affabili tanto quanto i suoi. Quel trucco lo conosce bene, anche lei ne aveva fatto spesso uso a Corte, per ingraziarsi il favore dei nobili.

    Dopo quella che a Lyssandra parve un’eternità di silenzio, lo straniero le sorride.

    [...] io non sono il lupo, né tuttavia posso dirmi cacciatore.

    Un sorriso tirato -di cortesia- solca il viso della necromante, a mascherare un ghigno beffardo. Vorrebbe alzare gli occhi al cielo, ma si trattiene.

    Non sei un lupo, dici?
    Allora perché hai atteso il mio risveglio con un bisturi in mano?


    Ma lei che si chiama Corvo, porta sventura a me col suo volo? [...]

    Questo dovrei chiedertelo io.

    Il corvo rifugge dal lupo, signor Brandubh, ma sa come strappargli la carne dalle fauci.

    Una breve pausa, calcolata, per far capire all’estraneo il peso di quella risposta.

    Adesso, però, questo corvo è stanco, provato dal fato avverso, e l’unica cosa che desidera è po’ di tempo in solitudine, in un luogo sicuro dove far riposare le sue ali... prima che al lupo torni fame.

    Pronuncia le ultime parole in un sussurro, un sibilo appena percettibile, lo sguardo di ghiaccio che si posa fulmineo sul bisturi che Sionn ha appena estratto dalla manica, e per un attimo all'eretica si blocca il respiro.

    Il cuore della strega perde un battito alla vista dell’uomo che le si avvicina, ma tutto torna alla “normalità” quando lo strumento viene posato sul giaciglio di paglia accanto alla necromante e l’estraneo s’allontana, un sorriso gentile -ma ben poco rassicurante, ai suoi occhi- dipinto sul viso. Poi, senza aggiungere altro, s’incammina verso l’uscita, e dopo un lungo e preoccupante momento di silenzio, lo straniero prende di nuovo la parola, volgendo la coda dell’occhio verso Lyssandra: ancora in piedi, ferma davanti al letto.

    Ha ragione, una signora non dovrebbe dormire in un tugurio.

    [...] Ah, lo tenga quello... magari si ricorderà di me un giorno.


    La porta si apre quasi a fatica, lanciando un acuto e assordante cigolio. L’uomo rivolge un inchino a Lyssandra ed estende una mano verso l’uscita, in un gesto di galanteria che sembra quasi stonare col macabro dono che le aveva appena fatto... e che ora l’eretica stringe tra le mani, un sorriso ad incresparle le labbra.

    Uomini come voi non si dimenticano facilmente.

    Un bisturi le sarebbe davvero tornato utile, l’avrebbe tenuto da conto.

    dead to the world, alive for the journey

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    Edited by Red Jenny - 27/3/2016, 01:07
     
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    Morg

    Sionn: "Ovviamente, è giusto."

    La voce è bassa ed accomodante, volesse avvolgere l'udito dell'eretica. Non è chiaro se egli si riferisca al bisogno di riposare di lei o alla sua capacità, un giorno - che sia la propria o quella del Corvo - di strappare lembi e carni ad un lupo morto o disattento. Avrebbe deciso lei quale più di proprio gradimento... non riesce a godere di quella paura al mostrarsi dell'oggetto del peccato. Semplicemente perché non è paura. Timore, forse, ma non è terrore... un semplice misurare la situazione, un allarme. Ma il suo cuore, per quanto sia rimasto inerte non è mai stato nelle grinfie del terrore. Ammirevole.

    Sionn quindi si da per vinto. Non recherà danno alla donna... né, stranamente, vuole. Con intesa la osserva accettare il dono, non nascondendo un'onesta soddisfazione... c'è della sacralità in quel dono. C'è dell'eternità in quel momento nel luccicare della lama dell'oggetto. Si fa da parte e non si opporrà quando lei desidererà andarsene.


    Sionn: "... e donne come voi, sanno incidere il loro posto nella memoria di un altro."




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