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_MajinZ_.
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Dimitriy non era per nulla soddisfatto del lavoro dei suoi sottoposti. Certo, avevano comunque portato a termine la missione e di questo doveva darne atto, però la modalità con cui era finito il tutto l’aveva lasciato perplesso. Forse aveva sbagliato ad affidare la missione a delle persone non abituate a quel genere di compito, ovvero il passare totalmente inosservati. Lui gli aveva avvisati, farsi riconoscere poteva compromettere tutto e per poco non stava per accadere il peggio... e poi quell’uomo, un imprevisto non calcolato ma che si poteva tranquillamente evitare attenendosi al piano. Il suo intervento non era stato preventivato, il loro presunto nemico ora conosceva un volto.
Il russo non era arrabbiato, era solo deluso e infastidito, ma in fondo loro non avevano tutta la colpa... era stato lui ad affidargli la missione, quindi in parte aveva fallito anche lui. Quando però Violet sfiorò la sua mente, il biondo arrestò per un attimo la sua avanzata e ruotò di poco il capo, senza però voltarsi. Sospirò, se gli stava dicendo quelle cose probabilmente era successo qualcosa che non sapeva... Zyg aveva nascosto qualche dettaglio? Oppure la sua storia era semplicemente diversa? Non poteva saperlo, non prima di parlare con lei almeno.
Nella mia stanza, ora.
Il pensiero era freddo, qualcosa che la fanciulla aveva già percepito in lui... anche se probabilmente era successo in passato. Purtroppo però il ragazzo era preda di emozioni contrastanti, a tratti era confuso, stizzito, si sentiva in colpa. Con passo rapido comunque attraversò il lungo corridoio, raggiungendo in breve il centro operativo al di sotto del Grumo. Un paio di svolte dopo aprì la porta della sua stanza... l’arredamento spartano, i colori scuri e lo stile moderno si abbinavano completamente allo stile del ragazzo russo. Vi erano poche cose, un letto con accanto un ampio armadio, una scrivania con un portatile sopra e un manichino da allenamento accanto alla porta. Lasciò quest’ultima socchiusa mentre si sedeva su una delle due poltrone, in attesa della sua sottoposta. Le braccia erano incrociate e lo sguardo basso, concentrato.. -
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_MajinZ_.
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Nel momento esatto in cui la fanciulla fece la sua comparsa, immediatamente Dimitriy sollevò il suo sguardo gelido per incastrarlo in quello d’ametista di lei. Quello era il suo primo approccio, infatti con uno sguardo e da uno sguardo si potevano capire diverse cose, leggerlo significava restare sempre un passo avanti al proprio interlocutore. In questo caso però non si trattava di un nemico, quindi l’occhiata indagatrice del biondo aveva un altro scopo, ovvero quello di leggere lo stato d’animo. E si accorse subito che in Violet c’era qualcosa che non andava... quella era rabbia? Si beh, non poteva essere altro, quindi significava che qualche pezzo del puzzle in effetti mancava.
Ora calmati e spiegami tutto, voglio prima sentire le tue parole.
Esordì il ragazzo poggiando i gomiti sui braccioli della poltrona, avvicinando le mani all’altezza del petto. Lui non era abituato a essere troppo diretto, come poteva accadere con un contatto mentale. In caso di necessità preferiva affidarsi al metodo classico, che consisteva nell’ascoltare e capire le intenzioni dell’altro senza invadere troppo gli spazi. Il video mentale era un’ottima alternativa, però la posizionava sempre al secondo posto, prima voleva agire con il suo metodo e poi, in caso non bastasse, avrebbe chiesto aiuto alla ragazza... ma per ora andava bene così.
Zygoin non ha il senso della misura, spesso ingrandisce i piccoli problemi. Ma al momento quel che mi preme capire cosa sia andato storto, voglio capire quanto le mie scelte hanno influito sulla missione... così da non ripeterli in futuro.
Dimitriy si sentiva quasi in colpa, in un certo senso sapeva di aver fallito in quanto stratega e soprattutto come Eversore. Magari dividendoli in maniera differente, oppure evitare di riporre in loro troppa fiducia o meglio ancora, facendo tutto da solo. Prima di trarre conclusioni affrettate, il sicario voleva sentire la seconda versione per poi farsi un’idea sull’accaduto... al momento però non aveva nulla, quindi quei dubbi erano solamente cancerogeni.. -
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Il russo la guarda, fissa la persona di cui al momento si fida di più. Era stato lui stesso a proporgli di prendere ordini solo da lui, l’aveva fatto perché credeva in lei e si fidava del suo giudizio... ed era una vera fortuna che non potesse tornare indietro, perché in quel momento comprese di aver fatto la scelta giusta, la più azzeccata. Gli sarebbe piaciuto prendere la decisione giusta anche per questa missione, ma purtroppo lui non era un essere perfetto e poteva benissimo sbagliare. Decise comunque di ascoltare le parole della ragazza senza pregiudizi, senza farsi influenzare da ciò che Zygoin gli aveva riferito, proprio come faceva e come aveva sempre fatto.
Le parole di Violet erano cariche di rabbia, soprattutto quando ricordava i momenti peggiori. Erano successi diversi errori che presi da soli potevano anche sembrare innocui, ma unendoli tutti insieme avevano dato vita a un mostro che poteva spazzare via il fortunato esito della missione. Lei era sincera, non aveva omesso nessun dettaglio, neanche quelli relativi al probabile disastro che poteva avvenire ancor prima dell’infiltrazione, proprio nel momento più delicato. In questi casi coprire i propri compagni poteva sembrare la cosa più giusta da fare, ma nascondere la verità spesso poteva avere effetti controproducenti e una squadra sbagliata poteva finire in una strada ancora peggiore della precedente.
Zygoin esagera, non capisce che minacciando i propri compagni non ottenga altro che il loro odio. Alison invece... si, troppo inesperta, è stato un mio errore grossolano quello di non istruirla abbastanza prima. L’importante comunque è che siate tutti vivi... alla fine tutto è andato per il meglio, avete completato l’obiettivo ed è ciò che conta: grazie a questa mossa dovranno per forza venire allo scoperto... anche se in parte l’hanno già fatto.
Commentò il biondo ripensando al tizio in rosso, quel tipo aveva qualcosa di strano e doveva capire al più presto di chi si trattasse, anche se aveva già un paio di idee al riguardo. Stava per aggiungere altro, ma vide lei sprofondare nella poltrona... visibilmente depressa. Proprio in quel momento Dimitriy fece qualcosa di totalmente inaspettato: allungò una mano, posandola sulla testa della fanciulla.
Ti capisco, Violet.
La voce era si fredda, ma c’era qualcosa di diverso in essa... dolcezza? Magari era solo comprensione, un goffo tentativo di conforto.
Ma non è colpa tua, l’errore è mio... tu hai agito proprio come avrei fatto io, hai salvato i tuoi compagni e la missione: non hai nulla di cui rimproverarti.
L’assassino scostò quindi la mano.
In questo lavoro però non c’è spazio per le lacrime, lo sai bene. Non lasciare che gli eventi ti feriscano, usa la tua determinazione come uno scudo. Ti aiuterò io stesso se ne avrai bisogno.
Certo che la capiva, non era così freddo come gli altri pensavano. Anche lui si era trovato in situazioni simili, ma grazie alla sua calma era riuscito a uscirne sempre, o quasi. Restò seduto ancora un po’, giusto per tranquillizzare lei e per recuperare un po’ di riposo per se stesso... la notte per lui era ancora lunga, doveva già pensare alla mossa successiva.. -
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Sorpreso, spiazzato, impaurito. Un vortice di sensazioni nuove avvolge Dimitriy all’improvviso, senza quasi dargli tempo di rendersi conto di cosa stesse accadendo. Arrivò come un fiume in piena, travolgendolo e spazzando via ogni barriera o confine. La muraglia di ghiaccio andò in pezzi e crollando schiacciò ogni grado gerarchico, lasciando soltanto ciò che in quel momento era veramente necessario. Un ragazzo e una ragazza fin troppo simili, alla fine di tutto erano solo due ragazzi.
Per il biondo quella era una sensazione nuova, che non aveva mai provato. Quando Violet infranse ogni barriera e gli si gettò al collo, in un primo momento lui si irrigidì di colpo, colto impreparato da una simile novità. Ci mise qualche attimo per rilassarsi e capire che alla fine non c’era nulla di male in tutto ciò, ogni tanto poteva anche fare uno strappo alla regola. E poi erano da soli, non c’erano sguardi indiscreti a disturbarli e per una volta potevano essere amici, anziché semplici colleghi. Con un movimento quasi meccanico, diciamo inesperto, il ragazzo posò la mano sulla schiena della fanciulla: le aveva appena detto di non piangere, ma lei non c’era riuscita.
Io sono il più alto in grado qui, anche se non ho colpe, sono comunque responsabile di tutte le vostre azioni... se io sbaglio, se faccio un piccolo errore, esso non potrà fare altro che ingrandirsi ancora di più e ripercuotersi sulle vostre azioni. Ma come dici tu ora sappiamo cose che prima non potevamo sapere, quindi alla fine abbiamo comunque ottenuto qualcosa di buono: va bene così.
Quando lei si staccò, Dimitriy rimase quasi deluso... non sapeva come spiegarlo, ma gli piaceva percepire quel leggero calore della sua vicinanza. Però era una vera fortuna per lui riuscire a restare razionale, seguire il suo istinto avrebbe significato spingersi oltre, forse troppo. Non doveva dimenticarsi che loro erano colleghi, che lui era la Lettera e lei era una sua sottoposta. L’abbraccio era il limite, superarlo era proibito e anche quel piccolo gesto poteva essere frainteso. Eppure... eppure gli sarebbe piaciuto continuare a consolarla e cullarla tra le sue braccia. Distolse un attimo lo sguardo, chiuse gli occhi e sospirò. Doveva ritornare ad essere il vecchio Dimitriy, purtroppo la sua vita gli imponeva di evitare i legami, ma ciò lo faceva star male. Però c’era del lavoro da fare e al momento non aveva alternative, ma il suo sguardo stanco era un testimone silenzioso della sua sofferenza.
Riposati adesso, puoi restare anche qui senza problemi... io devo sistemare delle cose.
Allungò la mano verso il viso di lei, scostandole quella lacrima che ancora le rigava la guancia. Poi fermò la mano a mezz’aria, quasi a volerle dare una carezza... ma la ritrasse subito dopo, preferendo alzarsi in piedi. Voleva ma non poteva. Per non spingersi oltre doveva concludere li la conversazione, doveva concentrarsi solo sul lavoro.
Va bene?
Esitò ancora, non uscì subito: troppi pensieri si affollavano nella sua mente.. -
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Dimitriy restò li ancora qualche attimo, la guardò ancora una volta... la guardò in modo diverso, come poteva fare solo quando era da solo con lei. Il tutto però durò solo una frazione di secondo, subito dopo infatti il biondo voltò le spalle e avanzò verso la porta, spingendola delicatamente per poi richiuderla alle sue spalle. Osservò da un lato e poi dall’altro, superò i collaboratori e imboccò il corridoio da percorrere fino in fondo, un vicolo cieco delimitato dalla porta del suo ufficio. Abbassò la maniglia quasi di fretta, scostò la porta il tanto giusto per passare e poi lentamente la richiuse.
Ma che ti prende?
Si domandò il ragazzo appoggiandosi con la schiena alla porta, portando poi una mano al volto per massaggiarsi gli occhi e poi la fronte. Successivamente scivolò giù, fino a sedersi sul pavimento. Appoggiò entrambe le braccia sulle ginocchia piegate, chinando il capo in avanti... si sentiva strano, sentiva una sorta di fastidio al petto.
Non si può... non con lei. Cosa ti sei messo in testa? Non c’è spazio per questo, lo sai.
Parlava con un filo di voce, udibile solo da se stesso probabilmente. E si rimproverava, lo sapeva che tutto ciò era sbagliato in quel mondo. Vivevano tutti sul filo del rasoio e i legami erano il primo bersaglio di chiunque volesse il male degli altri. E poi lui era anche la Lettera, il capo, cosa avrebbero pensato gli altri di un Comandante che si innamorava di una sua sottoposta? Di certo non sarebbe stato tutto rose e fiori, oltre al fatto che davvero non c’era spazio per tutto ciò. Le mani si posarono sulla sua testa, frustrazione e impotenza si mescolavano, insieme a una crescente sofferenza.
...stupidi legami. E’ sempre così difficile.
Aveva ottenuto la libertà, il suo corpo era uno spirito libero, ma il suo animo era ancora avvolto in catene infrangibili. Tutto era più complicato quando ogni interazione sociale risvegliava qualcosa di nuovo, sopito da anni di indottrinamento mentale. E Dimitriy aveva imparato a sue spese quanto potesse far male l’amore... era il sentimento con gli estremi più contrapposti, bello fino allo stremo ma anche tremendamente distruttivo. Eppure il ragazzo continuava a cercarlo, inconsciamente, ma forse per la prima volta in vita sua quel dolore era un qualcosa di volontario, di voluto. Ma purtroppo non aveva sbocchi, era destinato a restare chiuso in un labirinto di ghiaccio..