[EM] La realtà dei fatti

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  1. _MajinZ_
     
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    Dimitriy non era per nulla soddisfatto del lavoro dei suoi sottoposti. Certo, avevano comunque portato a termine la missione e di questo doveva darne atto, però la modalità con cui era finito il tutto l’aveva lasciato perplesso. Forse aveva sbagliato ad affidare la missione a delle persone non abituate a quel genere di compito, ovvero il passare totalmente inosservati. Lui gli aveva avvisati, farsi riconoscere poteva compromettere tutto e per poco non stava per accadere il peggio... e poi quell’uomo, un imprevisto non calcolato ma che si poteva tranquillamente evitare attenendosi al piano. Il suo intervento non era stato preventivato, il loro presunto nemico ora conosceva un volto.
    Il russo non era arrabbiato, era solo deluso e infastidito, ma in fondo loro non avevano tutta la colpa... era stato lui ad affidargli la missione, quindi in parte aveva fallito anche lui. Quando però Violet sfiorò la sua mente, il biondo arrestò per un attimo la sua avanzata e ruotò di poco il capo, senza però voltarsi. Sospirò, se gli stava dicendo quelle cose probabilmente era successo qualcosa che non sapeva... Zyg aveva nascosto qualche dettaglio? Oppure la sua storia era semplicemente diversa? Non poteva saperlo, non prima di parlare con lei almeno.
    Nella mia stanza, ora.
    Il pensiero era freddo, qualcosa che la fanciulla aveva già percepito in lui... anche se probabilmente era successo in passato. Purtroppo però il ragazzo era preda di emozioni contrastanti, a tratti era confuso, stizzito, si sentiva in colpa. Con passo rapido comunque attraversò il lungo corridoio, raggiungendo in breve il centro operativo al di sotto del Grumo. Un paio di svolte dopo aprì la porta della sua stanza... l’arredamento spartano, i colori scuri e lo stile moderno si abbinavano completamente allo stile del ragazzo russo. Vi erano poche cose, un letto con accanto un ampio armadio, una scrivania con un portatile sopra e un manichino da allenamento accanto alla porta. Lasciò quest’ultima socchiusa mentre si sedeva su una delle due poltrone, in attesa della sua sottoposta. Le braccia erano incrociate e lo sguardo basso, concentrato.

     
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    La missione fuori-porta è finita, ma per me la vera missione non è ancora conclusa: quel pallone gonfiato -e non voglio sapere di cosa- del Bioporco ha fatto zozzerie nella mente di Dimitriy. Zozzerie che offuscano la sua visione chiara e lucida degli eventi, avendo riportato fatti falsi, previsioni pazzesche -e già smentite- e minacciando come una checca isterica impaurita.
    No, è tempo di fare luce: la faccenda non può essere lasciata nelle mani di tre incompetenti, alla mercé di una discussione sommaria e onni-comprensiva. No, serve il mio intervento diretto, in privato, e il mio capo ha deciso di accogliere la mia richiesta.

    Lo seguo dunque nella sua stanza, apprezzabilmente spoglia e pulita come la modalità in cui mi sento ora: preciso, accurato, chirurgico. Il russo ed io siamo estremamente simili in questo momento
    .

    «Bene. Innanzitutto, volevo confessarti la mia insoddisfazione e frustrazione per come s'è svolta la missione. Ti racconterò volentieri tutto quanto, per filo e per segno, nei minimi dettagli, e se lo desideri potremo anche condividere telepaticamente un "filmato" come la volta in cui ho scoperto i tuoi cloni nel laboratorio di Zygoin.
    Seconda cosa, proprio a proposito di quest'ultimo, sappi che ha detto un mucchio di cazzate e che son stati loro due i primi a farci rischiare di essere scoperti tutti quanti.»


    Espiro nasalmente stanca ed indispettita dal comportamento generalmente dei miei compagni di avventura, dalla loro incompetenza, dalla loro arroganza. E paradossalmente è vero: Alison mi è stata dietro ed è stata più brava di quei due, nella parte iniziale della missione, nonostante tutti i suoi problemi caratteriali! Incredibile, è davvero incredibile. E questi sono pensieri così intensi che mi occupano la mente al punto da inficiare la mia efficienza nel resoconto: normalmente, infatti, dovrei già star riportando, con calma e precisione, punto per punto, ogni singola cosa accaduta, guardando lui col mio solito sorrisino serafico, pacifico e tranquillo.
    Mentre espiro sposto un po' la poltrona avvicinandola a lui e sedendomici sopra. Il mio sguardo è distratto e basso come il suo, ma a differenza di lui la tempesta che imperversa nella mia testa non è di dubbio e bassi rantoli: è fatta di rabbia e professionalità indignata, e devo trattenermi dall'esplicitarla esplosivamente e focosamente, per quanto traspare indirettamente nella "violenza" -sopra la media zen che quotidianamente cerco di mantenere- con cui sposto le cose e mi siedo e cammino e parlo e mi muovo, insomma. Sì, sì, certo: non sto sbattendo o lanciando cose ovviamente, ma per un occhio attento forse si può notare quale lieve alterazione, che sono impercettibilmente più aggressiva e passionale ecco, che ho perso il mio tocco gentile ed estremamente rispettoso di persone e oggetti.
    Fuck the zen, I'm gonna bomb the shit of their ass
    !


    _Specchietto Tecnico:



    Specchietto Tecnico_

    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura).
    ¬ Chakram seghettato.
    ¬ Pugnale.
    ¬ Glock 19.
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone).
    ¬ Fangs & Claws.
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Entro nella stanza, faccio un paio di premesse e poi mi siedo scazzata, con la testa ancora distratta da quanto appena accaduto XD.

    Note_

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  3. _MajinZ_
     
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    Nel momento esatto in cui la fanciulla fece la sua comparsa, immediatamente Dimitriy sollevò il suo sguardo gelido per incastrarlo in quello d’ametista di lei. Quello era il suo primo approccio, infatti con uno sguardo e da uno sguardo si potevano capire diverse cose, leggerlo significava restare sempre un passo avanti al proprio interlocutore. In questo caso però non si trattava di un nemico, quindi l’occhiata indagatrice del biondo aveva un altro scopo, ovvero quello di leggere lo stato d’animo. E si accorse subito che in Violet c’era qualcosa che non andava... quella era rabbia? Si beh, non poteva essere altro, quindi significava che qualche pezzo del puzzle in effetti mancava.
    Ora calmati e spiegami tutto, voglio prima sentire le tue parole.
    Esordì il ragazzo poggiando i gomiti sui braccioli della poltrona, avvicinando le mani all’altezza del petto. Lui non era abituato a essere troppo diretto, come poteva accadere con un contatto mentale. In caso di necessità preferiva affidarsi al metodo classico, che consisteva nell’ascoltare e capire le intenzioni dell’altro senza invadere troppo gli spazi. Il video mentale era un’ottima alternativa, però la posizionava sempre al secondo posto, prima voleva agire con il suo metodo e poi, in caso non bastasse, avrebbe chiesto aiuto alla ragazza... ma per ora andava bene così.
    Zygoin non ha il senso della misura, spesso ingrandisce i piccoli problemi. Ma al momento quel che mi preme capire cosa sia andato storto, voglio capire quanto le mie scelte hanno influito sulla missione... così da non ripeterli in futuro.
    Dimitriy si sentiva quasi in colpa, in un certo senso sapeva di aver fallito in quanto stratega e soprattutto come Eversore. Magari dividendoli in maniera differente, oppure evitare di riporre in loro troppa fiducia o meglio ancora, facendo tutto da solo. Prima di trarre conclusioni affrettate, il sicario voleva sentire la seconda versione per poi farsi un’idea sull’accaduto... al momento però non aveva nulla, quindi quei dubbi erano solamente cancerogeni.

     
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    «Ora calmati e spiegami tutto, voglio prima sentire le tue parole.
    Zygoin non ha il senso della misura, spesso ingrandisce i piccoli problemi. Ma al momento quel che mi preme capire cosa sia andato storto, voglio capire quanto le mie scelte hanno influito sulla missione... così da non ripeterli in futuro.»


    Mi dice lui, e cazzo sì se quel buffone non ingigantisce le cose! Grrrrr! Inspiro profondamente, trattengo, chiudo gli occhi, trattengo ancora, congiungo le mani in meditazione formando una goccia tra pollici e indici...ancora un altro po'...espiro.

    “...Azarath...Metrion...Zinthos...”


    Il mantra rilassante si sparge tra i miei neuroni, attraversa le sinapsi, irrora ogni circonvoluzione cerebrale e tenta di darmi pace.

    «Ok...»


    Sospiro di nuovo, riaprendo gli occhi e preparandomi al rapporto missione, cercando di fare ordine tra i miei pensieri per dargli una forma organica. Quando inizio a raccontare, il mio sguardo si sposta in basso a sinistra, perso a fissare il vuoto per permettermi di concentrarmi meglio.

    «Siamo entrate dal retro. Alison è stata molto brava e mi ha seguito alla lettera, abbiamo tramortito ed ho ucciso le due guardie addette alla videosorveglianza e...»


    Ruoto gli occhi verso l'alto mentre le mie palpebre tremanti si abbassano a chiuderli. Vibro. Vibro dentro, nella mia mente. Rabbia.

    «...E una visione apocalittica dell'altro gruppo che faceva saltare la copertura prima ancora di entrare dal passaggio fognario mi manda in allarme. Reticenti alla radio, ero già pronta ad intervenire anche sull'addetto alla radio nella stanza accanto alla nostra -era lui il punto nevralgico dell'intero evento-. Fortunatamente, sono riusciti a paracularsi, ma 'sticazzi Dimitriy: io non lo so onestamente, ma a dei professionisti non dovrebbero capitare delle cose del genere.
    ...Cazzo! Alison è una novellina incompetente e non ci han sgamate manco per sogno! Rrrgghhh...»


    Un accesso di frustrazione prende il sopravvento nel mio racconto, nonostante tutti i miei sforzi, e si può rintracciare la sua visceralità perfino nella scelta della terminologia utilizzata. Gli occhi sbarrati e le mascelle serrate nel rantolo ringhioso si dissolvono in fretta nell'ennesimo sospiro stressato, mentre una faccia cupa e depressa viene sostenuta e coperta da una mano sulla fronte. Sono davvero esausta...e non è per la fatica fisica...

    «...In ogni caso, all'arrivo di un'ennesima guardia, noi due ci nascondiamo, io la elimino e...Alison si imbuca in un cunicolo d'aerazione. E...Dio...sbuca proprio sul laboratorio da far saltare, e ce lo comunica via radio, ma...non ci dà il tempo nemmeno di risponderle! Parte, parte per conto suo, sfonda la grata e inizia ad attaccarli. Non so quanti fossero, c'erano almeno...tre-quattro guardie o forse più credo, non lo so, più tutti i ricercatori. Lei invisibile, loro scappano, suona l'allarme, io mi esaspero come sto facendo adesso solo a ripensarci, e mi fiondo a darle man forte.
    ...
    Mettiamo k.o. tutti i nemici, le urlo contro, lei si atteggia a tranquillona menefreghista, e decido che è inutile parlarci: piazzo le cariche, scendiamo per le scale al piano terra e lì troviamo gli altri due intenti a combattere contro altri soldati. Poi rinforzi, io m'incazzo, sparo bordate e mando tutti al tappeto, Zygoin fa il figo e inizia a dire un mucchio di cazzate lasciandoci indietro e abbandonando pure la tuta -per fortuna l'ho recuperata io altrimenti altra prova lasciata in mano ai nemici-, e poi...paralizzo e sgozzo altra gente cogliona e...Zygoin esplode in un mare di melma e ci dice di proseguire con l'esplosione e la fuga e così facciamo...»


    Depressione, sconforto, abbandono...Mi accascio sulla poltrona quasi, scivolo nell'imbottitura con lo sguardo e la voce sempre più bassi, gli occhi quasi umidi, e mi sento sola. Terribilmente sola. Tristemente sola. One-woman army, è un fardello molto pesante da portare. One-woman army, contro il mondo intero. Non poter mai contare e fare affidamento su nessuno, essere sola contro la mia volontà, non avere mai la possibilità di potermi confidare con qualcuno, di poter...
    E m'illudo che, forse, forse con lui, con Dimitriy...forse lui può capirmi? Forse posso...forse davvero può essere un mio amico, almeno relativamente parlando...
    E m'illudo che anche questa volta possa...non dico consolarmi, non sogno nemmeno possa abbracciarmi, tenermi tra le sue braccia e dirmi "Shh, shh, su, su Violet, va tutto bene, tranquilla, ti capisco". No, so che è impossibile una cosa del genere, ma spero soltanto che...che non mi urli contro, che non si arrabbi e non inveisca contro di me dandomi la colpa, che...
    Che...
    Che capisca, veramente: mi basterebbe veramente solo questo. Essere capita, una volta tanto in vita mia. E le mie labbra si arricciano, trattenendo il pianto come le palpebre che si stringono stanche, stanche da una vita.
    Sono più vecchia della mia età anagrafica, c'è poco da fare...Mi fanno morire dentro..
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    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
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    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
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    Chiacchierando malinconicamente XDDD.

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  5. _MajinZ_
     
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    Il russo la guarda, fissa la persona di cui al momento si fida di più. Era stato lui stesso a proporgli di prendere ordini solo da lui, l’aveva fatto perché credeva in lei e si fidava del suo giudizio... ed era una vera fortuna che non potesse tornare indietro, perché in quel momento comprese di aver fatto la scelta giusta, la più azzeccata. Gli sarebbe piaciuto prendere la decisione giusta anche per questa missione, ma purtroppo lui non era un essere perfetto e poteva benissimo sbagliare. Decise comunque di ascoltare le parole della ragazza senza pregiudizi, senza farsi influenzare da ciò che Zygoin gli aveva riferito, proprio come faceva e come aveva sempre fatto.
    Le parole di Violet erano cariche di rabbia, soprattutto quando ricordava i momenti peggiori. Erano successi diversi errori che presi da soli potevano anche sembrare innocui, ma unendoli tutti insieme avevano dato vita a un mostro che poteva spazzare via il fortunato esito della missione. Lei era sincera, non aveva omesso nessun dettaglio, neanche quelli relativi al probabile disastro che poteva avvenire ancor prima dell’infiltrazione, proprio nel momento più delicato. In questi casi coprire i propri compagni poteva sembrare la cosa più giusta da fare, ma nascondere la verità spesso poteva avere effetti controproducenti e una squadra sbagliata poteva finire in una strada ancora peggiore della precedente.
    Zygoin esagera, non capisce che minacciando i propri compagni non ottenga altro che il loro odio. Alison invece... si, troppo inesperta, è stato un mio errore grossolano quello di non istruirla abbastanza prima. L’importante comunque è che siate tutti vivi... alla fine tutto è andato per il meglio, avete completato l’obiettivo ed è ciò che conta: grazie a questa mossa dovranno per forza venire allo scoperto... anche se in parte l’hanno già fatto.
    Commentò il biondo ripensando al tizio in rosso, quel tipo aveva qualcosa di strano e doveva capire al più presto di chi si trattasse, anche se aveva già un paio di idee al riguardo. Stava per aggiungere altro, ma vide lei sprofondare nella poltrona... visibilmente depressa. Proprio in quel momento Dimitriy fece qualcosa di totalmente inaspettato: allungò una mano, posandola sulla testa della fanciulla.
    Ti capisco, Violet.
    La voce era si fredda, ma c’era qualcosa di diverso in essa... dolcezza? Magari era solo comprensione, un goffo tentativo di conforto.
    Ma non è colpa tua, l’errore è mio... tu hai agito proprio come avrei fatto io, hai salvato i tuoi compagni e la missione: non hai nulla di cui rimproverarti.
    L’assassino scostò quindi la mano.
    In questo lavoro però non c’è spazio per le lacrime, lo sai bene. Non lasciare che gli eventi ti feriscano, usa la tua determinazione come uno scudo. Ti aiuterò io stesso se ne avrai bisogno.
    Certo che la capiva, non era così freddo come gli altri pensavano. Anche lui si era trovato in situazioni simili, ma grazie alla sua calma era riuscito a uscirne sempre, o quasi. Restò seduto ancora un po’, giusto per tranquillizzare lei e per recuperare un po’ di riposo per se stesso... la notte per lui era ancora lunga, doveva già pensare alla mossa successiva.

     
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    «Zygoin esagera, non capisce che minacciando i propri compagni non ottenga altro che il loro odio. Alison invece... si, troppo inesperta, è stato un mio errore grossolano quello di non istruirla abbastanza prima. L’importante comunque è che siate tutti vivi... alla fine tutto è andato per il meglio, avete completato l’obiettivo ed è ciò che conta: grazie a questa mossa dovranno per forza venire allo scoperto... anche se in parte l’hanno già fatto.»


    Cerca di consolarmi lui, concordando e dandosi la colpa di cose che secondo me non sono colpa sua in fin dei conti. E vorrei consolarlo io a questo punto, e lo farei volentieri se solo la mia razionalità non affogasse nello sconforto più totale ed impotente. E c'è da dire inoltre che l'ultima sua frase fornisce un ottimo spunto di riflessione per il mio cervello: è vero, in fin dei conti abbiamo svolto la missione e abbiamo pure ottenuto nuove info, una mossa avventata da parte dei nemici che a quanto pare nemmeno lui conosceva, e quindi ottimo! Ottimo, in fin dei conti, ottimo...

    “...Se solo tutto questo mi servisse per sentirmi meg--...!”


    Così assorta nei miei pensieri, con gli occhi chiusi per un istante nel tentativo di trattenere le lacrime, non mi accorgo della sua mano che si avvicina. È solo il contatto sulla mia testolina -c'è dell'affetto in questo gesto, I can "sense" it-, quel qualcosa che mi tocca e che può avere una sola spiegazione -così calda, così delicata, così soffice...una mano umana, la sua mano-, che mi coglie di sorpresa e mi fa alzare repentinamente lo sguardo. Occhioni languidi pieni di stupore, bocca dischiusa ed impreparata, un "wtf" totalmente positivo, e...

    «Ti capisco, Violet.»


    Mi dice, addirittura. Ermetico, sintetico, Dimitriy. Spettacolarmente Dimitriy, perché la sua voce contiene una nota calda, distante, che se hai lo sguardo lungo puoi interpretare correttamente come un esercito in marcia, cavalleria rampante che ti carica da chilometri e chilometri di distanza, una macchina inarrestabile e che quando arriverà ti spazzerà via senza la minima fatica. Il suo cuore.

    Normalmente non mi piegherei, non mi spezzerei. Normalmente rimarrei contenuta, decorosa, dignitosa, autocontrollata. Normalmente dominerei la situazione, forte perché costretta ad esserlo come sempre, one-woman army appunto.
    Normalmente.
    Ma qui di normale non c'è proprio niente
    .

    «Ma non è colpa tua, l’errore è mio... tu hai agito proprio come avrei fatto io, hai salvato i tuoi compagni e la missione: non hai nulla di cui rimproverarti.
    In questo lavoro però non c’è spazio per le lacrime, lo sai bene. Non lasciare che gli eventi ti feriscano, usa la tua determinazione come uno scudo. Ti aiuterò io stesso se ne avrai bisogno.»


    Eccolo, l'esercito. Ora il fragore dello scalpiccio è così intenso da sovrastare qualsiasi altra cosa, perfino il rombo dei tuoni della tempesta che imperversa nella mia mente, sì. E si sente netto e distinto anche se ha ritirato la mano.
    Così tante cose dolcissime, così tanto concentrate...che non ho parole. Non riesco a trovarle, a metterle in ordine, c'è troppa roba! E allora vengo overwhelmed dall'intensità inesplicabile di ciò che provo, che l'unico mezzo di comunicazione che mi rimane è quello non-verbale, quello fisico, corporeo, e così davanti alle mie iridi cangianti affiorano calde e timide lacrime, che superano tutte le ritrosie autoimpostemi e si gettano dal parapetto delle mie palpebre cadendo sulle mie guance, rigandole, mentre fisso impotente e al sicuro quest'uomo che mi sta di fronte
    .

    «Dimitriy...»


    Stringo i denti, ultimo disperato tentativo di bloccarmi, di trattenere, di serrare quelle saracinesche, ma la sua avanzata è inesorabile.
    Spinta da un moto contrastante interno al mio essere, scatto verso di lui sollevandomi dalla poltrona e gettandogli le braccia attorno al collo, alle spalle, stringendolo a me, stringendomi a lui. Un contatto quasi rigido e distaccato, nel senso che irrigidisco i muscoli e non aderisco al suo corpo come un'amante: blocco il mio corpo quasi a voler dire "per un certo tot di tempo, resterò qui no matter what, puoi kickarmi quanto vuoi ma sono di pietra e non mi scollo", mentre la distanza che comunque mantengo significa che non voglio comunque invaderlo, violare eccessivamente la sua privacy protettiva, e che sono rispettosa del suo modo di essere e mi dispiace di starlo forzando...
    ...Ma ne ho bisogno...

    E così, per qualche secondo, finché non ho sospirato abbastanza e non ho contratto spasmodicamente a sufficienza tutti i muscoli del mio corpo -quelli delle palpebre e delle dita compresi-, rimango aggrappata a lui, unico scoglio di speranza e salvezza e protezione in un mare di merda. Già. Lui è l'unico amico, sempre più vero, ch'io abbia nella mia vita attuale. Già. Guarda, Violet, guarda la tua vita e dimmi chi hai: solo gli Eversori ti sono rimasti, giusto? Solo loro, e tra di loro, chi hai? Dimitriy. Brava, appunto. Alison è...
    Con Alison ci devo parlare, giusto...
    Dimitriy. Nessun altro. E stiamo diventando perfino amici, sul serio
    .

    «Scusami. Grazie. Ti ringrazio. E ti chiedo scusa ancora, non volevo...
    E no: non è colpa tua! Non...non prenderti responsabilità che non hai: ci si aspetta delle cose dalle persone, è colpa loro se non adempiono a ciò che potrebbero fare. Non è questione di addestramento, è questione di buon senso e di seguire ciò che ti è stato detto e con cui hai concordato! Ci parlo io con Alison, anche se onestamente credo che per missioni delicate e stealth non sia proprio indicata...Adesso lo sappiamo: prima era difficile, credo.»


    Mi stacco e chino il capo in segno di "sottomissione", linguaggio atavico che anche gli animali usano e che hanno inventato loro stessi. La voce semi-rotta dal pianto silenzioso su cui sto già recuperando il controllo -mi sono sfogata, sono stata capita ed accettata, ogni mio desiderio è stato fulfilled-, mi asciugo le lacrime velocemente, e ha ragione a dirmi che non c'è posto per le lacrime, che bisogna essere forti e "shieldati" in queste cose, ma...sono così provata, di questi tempi...Non per niente avevo cercato di ubriacarmi, qualche sera fa, e ho finito col fare più casino che altro...

    Cerco tuttavia di rispondergli anche per quanto riguarda il suo autoflagellarsi, con occhi grandi e sinceri a fissare i suoi intensamente: è troppo duro con sé stesso, e sono sempre a favore dell'idea che la gente è responsabile delle proprie azioni. Non è stato lui a rischiare di farsi scoprire fin dalle fogne, non è stato lui a buttarsi in mezzo a un fottiglione di uomini e guardie alla cazzo facendo scattare l'allarme, non è stato lui a causare il fallimento della parte stealth della missione insomma. Né è stato lui a fare lo spocchioso stronzo poi -anzi decisamente il contrario!- e tutto quanto, insomma. Non si merita le critiche severe ed ingiuste che sta ricevendo da sé stesso, e spero riesca a capirlo.
    Dico "spero" perché so perfettamente come si sente: siamo molto simili, siamo molto esigenti, specie dalle persone da cui possiamo aspettarci molto. Come noi stessi. E nei suoi panni anch'io mi biasimerei per aver mandato una pivellina casinista come quella in una missione di tutt'altro genere rispetto al suo orientamento, ma...be', vero che non so come l'abbia scovata e reclutata -sempre che sia stato lui-, se c'è un dossier su di lei con tanto di profilo psicologico e quant'altro, però...

    Sì, insomma, ci potrebbero essere dei motivi per cui lui abbia ragione, ed è questo che mi preoccupa: al posto suo, probabilmente mi starei flagellando anch'io, ed è per questo che non posso aiutarlo più di tanto.

    ...Però pazienza! Successo niente in fondo! Siamo tutti salvi, il laboratorio è esploso, abbiamo pure fatto uscire allo scoperto il nemico! Che diamine, con tutti gli errori che compiono gli altri, possiamo permetterci di sbagliare anche noi una volta ogni tanto, no?!
    No...non possiamo permettercelo. Non noi, è vero: siamo diversi per un motivo..
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    Sorpreso, spiazzato, impaurito. Un vortice di sensazioni nuove avvolge Dimitriy all’improvviso, senza quasi dargli tempo di rendersi conto di cosa stesse accadendo. Arrivò come un fiume in piena, travolgendolo e spazzando via ogni barriera o confine. La muraglia di ghiaccio andò in pezzi e crollando schiacciò ogni grado gerarchico, lasciando soltanto ciò che in quel momento era veramente necessario. Un ragazzo e una ragazza fin troppo simili, alla fine di tutto erano solo due ragazzi.
    Per il biondo quella era una sensazione nuova, che non aveva mai provato. Quando Violet infranse ogni barriera e gli si gettò al collo, in un primo momento lui si irrigidì di colpo, colto impreparato da una simile novità. Ci mise qualche attimo per rilassarsi e capire che alla fine non c’era nulla di male in tutto ciò, ogni tanto poteva anche fare uno strappo alla regola. E poi erano da soli, non c’erano sguardi indiscreti a disturbarli e per una volta potevano essere amici, anziché semplici colleghi. Con un movimento quasi meccanico, diciamo inesperto, il ragazzo posò la mano sulla schiena della fanciulla: le aveva appena detto di non piangere, ma lei non c’era riuscita.
    Io sono il più alto in grado qui, anche se non ho colpe, sono comunque responsabile di tutte le vostre azioni... se io sbaglio, se faccio un piccolo errore, esso non potrà fare altro che ingrandirsi ancora di più e ripercuotersi sulle vostre azioni. Ma come dici tu ora sappiamo cose che prima non potevamo sapere, quindi alla fine abbiamo comunque ottenuto qualcosa di buono: va bene così.
    Quando lei si staccò, Dimitriy rimase quasi deluso... non sapeva come spiegarlo, ma gli piaceva percepire quel leggero calore della sua vicinanza. Però era una vera fortuna per lui riuscire a restare razionale, seguire il suo istinto avrebbe significato spingersi oltre, forse troppo. Non doveva dimenticarsi che loro erano colleghi, che lui era la Lettera e lei era una sua sottoposta. L’abbraccio era il limite, superarlo era proibito e anche quel piccolo gesto poteva essere frainteso. Eppure... eppure gli sarebbe piaciuto continuare a consolarla e cullarla tra le sue braccia. Distolse un attimo lo sguardo, chiuse gli occhi e sospirò. Doveva ritornare ad essere il vecchio Dimitriy, purtroppo la sua vita gli imponeva di evitare i legami, ma ciò lo faceva star male. Però c’era del lavoro da fare e al momento non aveva alternative, ma il suo sguardo stanco era un testimone silenzioso della sua sofferenza.
    Riposati adesso, puoi restare anche qui senza problemi... io devo sistemare delle cose.
    Allungò la mano verso il viso di lei, scostandole quella lacrima che ancora le rigava la guancia. Poi fermò la mano a mezz’aria, quasi a volerle dare una carezza... ma la ritrasse subito dopo, preferendo alzarsi in piedi. Voleva ma non poteva. Per non spingersi oltre doveva concludere li la conversazione, doveva concentrarsi solo sul lavoro.
    Va bene?
    Esitò ancora, non uscì subito: troppi pensieri si affollavano nella sua mente.

     
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    «Io sono il più alto in grado qui, anche se non ho colpe, sono comunque responsabile di tutte le vostre azioni... se io sbaglio, se faccio un piccolo errore, esso non potrà fare altro che ingrandirsi ancora di più e ripercuotersi sulle vostre azioni. Ma come dici tu ora sappiamo cose che prima non potevamo sapere, quindi alla fine abbiamo comunque ottenuto qualcosa di buono: va bene così.»


    Lo libero dalla mia morsa stringente, dall'assedio dei sentimenti umani, dal calore umano a cui l'ho costretto, e tengo lo sguardo basso annuendo alle sue parole. Sì, ha ragione, è vero...Ed un leggero sorriso timido e ancora poco convinto inizia ad affacciarsi sulle mie labbra. Sono questioni delicate, e bisogna stare attenti ad ogni singolo movimento. Quello che mi sfugge, di solito, e in un'improvvisa epifania me ne rendo invece conto, è che si può ancora rimediare: ho la "sindrome del one-shot", come la chiamo io. Sono troppo esigente: voglio tutto perfetto e subito. O meglio: non è che lo voglio io, è che ho la paura folle ed assoluta che se non va tutto perfetto al primo colpo, poi, tutto il mondo crollerà e ci sarà l'apocalisse e marciremo nella depressione e nella disperazione e...e cose negative così, insomma.
    Invece no. Invece c'è speranza. Invece c'è sempre la possibilità di rimediare, o almeno spesso si può, molto più spesso di quanto pensi io di default.

    ...Nel frattempo, tuttavia, non rimango isolata dal mondo circostante e mi accorgo delle reazioni e delle sensazioni di Dimitriy: purtroppo non posso farci niente...Vorrei tanto, vorrei tanto poter fare qualcosa...Vorrei tanto potergli dare ciò che desidera, ma...Temo non abbia nemmeno mai avuto una ragazza, ecco...Non vorrei perciò...dargli false speranze e cose così...e...E poi...non so nemmeno io se...boh, chissà cosa potrebbe essere, con lui! Che rapporto..."rischieremmo"...di sviluppare, e..
    .

    “Meglio andarci coi piedi di piombo...”


    A malincuore me ne convinco, dato che lui per primo sembra re-indossare la sua maschera di ghiaccio, professionale, di automa vincolato e ligio al dovere e a nient'altro, "che non può uscire dai binari" eccetera.
    Sospiro. Per stavolta passi. Quando troverò un modo per fargli capire che invece può concedersi altro, molto altro, anche se non credo di poterglielo dare io -e quindi lo costringerei ad andare a cercarselo da qualche altra fonte-, allora, proverò a parlargliene. E proverò ad aiutarlo, a liberarsi, a vivere meglio.
    Per ora, va bene così
    .

    «Riposati adesso, puoi restare anche qui senza problemi... io devo sistemare delle cose.»


    E mi accarezza, asciugandomi una lacrima, e poi rimane a mezz'aria titubante volendomi riaccarezzare palesemente ancora una volta, ma...Già, si ritira, perché "per ora è meglio evitare", "per ora va bene così". Sorrido. Sorrido caldamente, dispiaciuta, dilaniata nel cuore per non poterlo aiutare, ma...ho già tanti problemi di mio, non so nemmeno cosa riuscirei a dargli, che prestazioni potrei ottenere da me stessa, non sono in condizioni di fare niente adesso...Sorrido, e lo guardo, intensamente, stringendo gli occhi, commossa fin nel profondo.

    «Va bene?»

    «Sì...Ti ringrazio, Dimitriy.»


    Annuisco lentamente, gentilmente, cortesemente, e mi rannicchio nella poltrona calda, col calore di Dimitriy che trasuda dalla sua scelta nell'arredo. È sua, la poltrona è sua, sono nella stanza di Dimitriy...mi ha concesso di rimanere qui. È stato molto dolce. Mi ha concesso di rimanere nel suo cuore, ed attualmente il suo è l'unico cuore in cui io possa trovare albergo e rifugio. Gli sono molto grata, indescrivibilmente: è l'unica persona al mondo, nella mia vita attuale, che mi sia amica...
    Sorrido guardandolo un'ultima volta, apprezzando infinitamente e silenziosamente la sua preoccupazione nei miei confronti, ed infine abbasso lo sguardo e chiudo gli occhi, cercando di calmarmi e riposare un po' per queste due ore prima del meeting. Chissà, magari mi addormenterò qui, e lui tornerà e troverà una ragazza che dorme nella sua stanza: sarà la prima volta? Cosa penserà? Cosa proverà? Quanto sarà dolce? Tanto, lo so già, tanto. E quanto soffrirà? Forse altrettanto, ma purtroppo nelle fasi di passaggio, nelle crisi, questa è la procedura, il passaggio obbligato: i cambiamenti rarissimamente non sono dolorosi. È il prezzo da pagare per cambiare mentalità, per rimettere in discussione i proprio schemi di valutazione, i propri valori I propri sentimenti.
    È normale. È normale, e con questo pensiero la mia coscienza sfuma in nero, abbandonando questo corpo e spaziando in lidi onirici a me sconosciuti
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    _Specchietto Tecnico:



    Specchietto Tecnico_

    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura).
    ¬ Chakram seghettato.
    ¬ Pugnale.
    ¬ Glock 19.
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone).
    ¬ Fangs & Claws.
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Chiacchierando malinconicamente XDDD.

    Note_

    ---.


    Ramona_super-1-_zps41489fec



     
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  9. _MajinZ_
     
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    Dimitriy restò li ancora qualche attimo, la guardò ancora una volta... la guardò in modo diverso, come poteva fare solo quando era da solo con lei. Il tutto però durò solo una frazione di secondo, subito dopo infatti il biondo voltò le spalle e avanzò verso la porta, spingendola delicatamente per poi richiuderla alle sue spalle. Osservò da un lato e poi dall’altro, superò i collaboratori e imboccò il corridoio da percorrere fino in fondo, un vicolo cieco delimitato dalla porta del suo ufficio. Abbassò la maniglia quasi di fretta, scostò la porta il tanto giusto per passare e poi lentamente la richiuse.
    Ma che ti prende?
    Si domandò il ragazzo appoggiandosi con la schiena alla porta, portando poi una mano al volto per massaggiarsi gli occhi e poi la fronte. Successivamente scivolò giù, fino a sedersi sul pavimento. Appoggiò entrambe le braccia sulle ginocchia piegate, chinando il capo in avanti... si sentiva strano, sentiva una sorta di fastidio al petto.
    Non si può... non con lei. Cosa ti sei messo in testa? Non c’è spazio per questo, lo sai.
    Parlava con un filo di voce, udibile solo da se stesso probabilmente. E si rimproverava, lo sapeva che tutto ciò era sbagliato in quel mondo. Vivevano tutti sul filo del rasoio e i legami erano il primo bersaglio di chiunque volesse il male degli altri. E poi lui era anche la Lettera, il capo, cosa avrebbero pensato gli altri di un Comandante che si innamorava di una sua sottoposta? Di certo non sarebbe stato tutto rose e fiori, oltre al fatto che davvero non c’era spazio per tutto ciò. Le mani si posarono sulla sua testa, frustrazione e impotenza si mescolavano, insieme a una crescente sofferenza.
    ...stupidi legami. E’ sempre così difficile.
    Aveva ottenuto la libertà, il suo corpo era uno spirito libero, ma il suo animo era ancora avvolto in catene infrangibili. Tutto era più complicato quando ogni interazione sociale risvegliava qualcosa di nuovo, sopito da anni di indottrinamento mentale. E Dimitriy aveva imparato a sue spese quanto potesse far male l’amore... era il sentimento con gli estremi più contrapposti, bello fino allo stremo ma anche tremendamente distruttivo. Eppure il ragazzo continuava a cercarlo, inconsciamente, ma forse per la prima volta in vita sua quel dolore era un qualcosa di volontario, di voluto. Ma purtroppo non aveva sbocchi, era destinato a restare chiuso in un labirinto di ghiaccio.

     
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