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_MajinZ_.
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Quando non vi erano missioni imminenti o questioni troppo importanti, a Dimitriy piaceva molto chiudersi nella sua stanza per leggere qualche libro, staccando completamente la mente dal lavoro per lasciar correre la fantasia e rilassarsi completamente. Le sue letture erano molto varie, passava dai romanzi ai gialli, toccando anche argomenti più complessi o più leggeri a seconda dello stato d’animo, fino ad arrivare a letture inerenti la sua grande passione per l’alchimia. Gli bastava poco per divagarsi, ed era bello leggere dei libri non legati al regime di Mosca: da quando aveva guadagnato la libertà, finalmente poteva scegliere cosa leggere e ciò aveva migliorato di molto la sua vita.
Anche questa volta comunque il biondo era intento a leggere, era abbastanza concentrato e non sentì subito il bussare alla sua porta, accorgendosi della presenza di Violet solo quando quest’ultima parlò annunciando il suo arrivo. Immediatamente il ragazzo chiuse il libro e lo posò sul letto dove era sdraiato fino a quel momento. Non indossava il suo giaccone, ma solo una canotta dalla quale si intravedeva la sua croce d’acciaio. Stavolta non indossava nemmeno i guanti e i piedi erano nudi, segno che denotava il suo estremo rilassamento. Era forse la prima volta che la ragazza avrebbe visto il suo superiore in abiti civili... ogni arma era posizionata ordinatamente sulla scrivania, mentre la sua giacca nera se ne stava appesa all’appendiabiti nell’angolo.
Entra pure.
Rispose lui sedendosi sul bordo del suo giaciglio. In quel momento lei l’aveva preso un po’ in contropiede, quindi non aveva avuto modo di cambiarsi in qualche modo, apparendo in qualche modo... normale. Non sembrava un membro di spicco di una potente organizzazione criminale, ma solo un ragazzo normale che si appassionava a leggere delle storie brevi in russo.
Si, mi ricordo.
Rispose lui con il suo solito tono serio. Avevano già parlato di ciò e era un’idea che frullava da un po’ nella testa del sicario, doveva farlo un po’ con tutti i suoi sottoposti, ma era più gratificante vedere qualcuno proporsi di sua spontanea volontà.
Potresti essere più specifica, però? Potrei aiutarti in vari modi, ma non penso ti serva qualche ripetizione sul piano fisico... sbaglio?
Sapeva dove lei voleva andare a parare, ma fare un po’ di conversazione non era mai una brutta cosa, soprattutto con quello strano rapporto che li legava al momento. Erano amici, si, ma c’era sempre qualcosa di strano quando si incontravano... chissà, magari un giorno l’avrebbero scoperto davvero.. -
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Dimitriy ascoltò con attenzione le parole della ragazza, senza distogliere gli occhi dai suoi neanche per un momento. Quando lei era in zona, quando le stava così vicina il biondo si sentiva rilassato, si sentiva tranquillo davanti a una persona di cui poteva fidarsi davvero e grazie a ciò riusciva a liberare la mente dai pensieri negativi, riuscendo così ad aprirsi e mostrare il lato buono del suo carattere. Allo stesso tempo però analizzava la situazione di Violet, iniziando a pensare a qualche piano d’addestramento per insegnarle almeno i rudimenti della delicata arte della menzogna.
Capisco, ma...
Il sicario si alzò in piedi, senza smettere di fissarla.
Io non sono la tua balia.
Fece un passo avanti, serio in volto. Le sue parole avevano un che di sgradevole, sembravano anche affilate e ingiuste, qualcosa che lei proprio non poteva aspettarsi.
Credi che io sia qui per aiutarti? Io sono il tuo capo, ti ho scelto per determinati motivi e se non sei in grado di soddisfarli, beh, non ho motivo di tenerti con me.
Lo sguardo era duro, crudele, ma rimase in quello stato per un attimo. Nell’istante in cui i due si sarebbero trovati faccia a faccia, a pochi centimetri di distanza, il ragazzo avrebbe fatto un passo indietro, rilassando il viso e mettendo fine a quella sceneggiata.
Scherzo.
Un sorriso magari avrebbe aiutato, però non lo fece. In ogni caso lei avrebbe capito che quella era solo una dimostrazione di quel che si poteva fare con le dovute conoscenze. Quelle parole infatti erano credibilissime, con il giusto allenamento si poteva ingannare anche una persona molto vicina, perfino un familiare.
Se vuoi imparare a fare questo serve tempo, ma parlando di te magari ci metterai molto meno: sei intelligente e sai controllarti. Mentire è un arte, ma è molto più facile di quanto potresti immaginare... dire la verità a volte è molto più difficile. Sei pronta?
Domandò infine incrociando le braccia e inclinando leggermente la testa di lato, pronto a vedere la reazione della fanciulla... sperando che l’esempio non le avesse fatto troppo male. Purtroppo però certe cose bisognava provarle direttamente sulla propria pelle, se le si voleva assimilare nel modo giusto e usarle a proprio vantaggio.. -
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Per un attimo gli venne da sorridere, ma Dimitriy cercò di mantenersi il più serio possibile davanti a quel tentativo di menzogna davvero ben strutturato. C’era un po’ di tutto, dalle parole grosse ad alcune movenze giusto per sottolineare ancora di più la realtà dei fatti. Ecco, forse non era il caso di urlare perché in quel caso veniva meno la freddezza necessaria per tenere su la maschera... ma tutto sommato non era andata così male, se solo alla fine non le fosse venuto da ridere. Ad ogni modo era un buon inizio e il biondo poteva ritenersi soddisfatto. Ci si poteva lavorare.
Sembra brutto da dire, ma imparando a mentire con chi ti sta vicino puoi diventare davvero infallibile... non ti dico di tradire gli amici, questo no. Ma è comunque un ottimo addestramento, magari ecco devi cercare di mantenere il più possibile la calma: è difficile infatti mascherare emozioni forti come la rabbia, l’odio o l’amore.
E il ragazzo si soffermò sull’ultima parola, lo fece per un singolo attimo osservando lei, ma poi cacciò subito via dalla mente ogni pensiero scomodo. Era complicato, quando la vedeva così... fragile, non riusciva a ragionare con lucidità e doveva ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non perdere la sua credibilità, la sua posizione. La sua importanza purtroppo gli impediva di lasciarsi andare, sapeva bene che non poteva permettersi nessuna distrazione... però poteva approfittare di quei momenti sempre inerenti al lavoro per stare con lei, gli bastava anche poco. Tuttavia non poteva lasciarla in quello stato, quasi impaurita dalle parole appena pronunciate.
No, non mi hai ferito, anche perché non è del tutto sbagliato ciò che hai detto.
Sapeva bene com’era fatto, vi erano dei difetti che non erano neanche colpa sua. Certi dettagli del suo carattere erano stati creati da altri, erano artificiali e freddi, ma stava lavorando per smussarli abbastanza senza tuttavia perdere la loro utilità... infatti era proprio grazie a quei limiti che era riuscito a sopravvivere in un mondo come quello, riuscendo a mantenere una sorta di umanità.
Ti insegnerò comunque a indossare una maschera convincente, ma per farlo devi spegnere per un attimo quelli che sono i tuoi scrupoli. Non ti chiedo di diventare come me, ma se vuoi riuscire a diventare una perfetta bugiarda... devi diventare cinica e spietata.
Non voleva che lei diventasse come lui, non se l’avrebbe mai perdonato. Però era anche vero che bisognava sacrificare qualcosa, con i ripensamenti e i sensi di colpa infatti non si poteva raggiungere la perfezione... restando tuttavia legati al mondo reale, senza perdere mai la corda che teneva unite le persone alla propria umanità. Perderla significava restare privi del proprio io, nascosti dietro una maschera priva di manifestare ogni tipo d’emozione.. -
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_MajinZ_.
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L’arte dello spionaggio era spietata, era un mondo che aveva le sue regole e per addentrarsi in esso serviva un grandissimo coraggio e una ferma determinazione. Bisognava fare dei conti e sacrificare qualcosa, altrimenti si rischiava di chiudere prematuramente la carriera intrapresa in quel campo. La menzogna quindi era uno dei metodi principali per ingannare gli altri, ma non tutti erano capaci di farlo, non naturalmente almeno... però spesso neppure con l’addestramento si riuscivano ad abbattere alcune barriere composte da solidi principi. Dimitriy lo capiva benissimo e sapeva bene come si sentisse Violet in quel momento: era davvero una decisione difficile, da prenderla solo dopo lunghi e ponderati ragionamenti. Perché una volta iniziato, non si poteva tornare indietro.
Sta a te decidere, ma secondo me ti stai sottovalutando.
Il biondo incrociò le braccia al petto, mettendo così in mostra i tatuaggi che ne avvolgevano gli avambracci: anche quelli erano legati a una particolare scelta.
Io credo che tu possa fare strada nello spionaggio e proprio grazie ai tuoi principi potresti ottenere ciò che a me manca. Nessuno mi ha insegnato a rispettare il prossimo, a non tradire... ad avere scrupoli. Ma tu hai tutto questo, non ti è stato strappato via nulla e riesci a capire meglio gli altri.
Inoltre la tua abilità con la mente può aiutarti, trovando gli elementi su cui agire senza causare troppi danni... ma forse, ecco, nel tuo caso sarebbe meglio un addestramento sul campo. Ho sbagliato a dirti di mentire agli amici, perché conoscendoti credo che tu riusciresti a cavartela in una situazione critica... bisogna solo smussare alcune “esagerazioni” del tuo carattere, senza tuttavia cancellarle. Ma comunque è una decisione che spetta a te.
L’assassino fece una pausa, distogliendo per la prima volta dall’inizio del discorso gli occhi dalla ragazza, socchiudendoli appena mentre si voltava dandogli le spalle. Fece un sospiro, stava per prendere una decisione importante, mostrando una parte di se che probabilmente nessuno aveva mai visto.
Ti assicuro che quello che ti ho raccontato è il metodo migliore, non vorrei mai usare con te il metodo che hanno usato su di me.
Detto ciò sollevò appena la parte posteriore della canotta, esitando un poco, per poi sollevarla e mostrare la sua schiena. Una serie infinita di vecchie cicatrici si incrociavano, erano smussate dal tempo ma ancora visibili e avevano le più svariate forme: si andava dai tagli ai fori di proiettile, alle bruciature impresse sulla schiena di un bimbo... per strappargli via ogni emozione, anche la più piccola.
Questo mi ha reso vuoto, non voglio che altri lo subiscano.
Abbassò quindi la canotta, voltandosi nuovamente verso di lei. Si rese quindi conto di aver un po’ esagerato, quindi lo distolse ancora, abbastanza imbarazzato.
Scusa, non dovevo...
Era vero, si sentiva in imbarazzo... ma si sentiva anche più leggero, come se si fosse tolto un peso.. -
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_MajinZ_.
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Era una sensazione magnifica percepire il calore di un’altra persona, quel calore così umano in grado di spazzare via ogni timore, qualsiasi pensiero negativo. Un abbraccio alla fine era un gesto semplice, eppure riusciva a donare emozioni sorprendenti, soprattutto per una persona che non era abituata a ricevere tutto ciò, una persona a cui era stato tolto tutto. All’improvviso il ghiaccio si sciolse, il vento gelido divenne una calda brezza e un vuoto solo apparente si riempì fino all’orlo, facendo sparire per un istante il mondo circostante.
Dimitriy rimase spiazzato da quel gesto, eppure non sfuggì da quelle braccia minute che lo cingevano con forza, cercando di allontanare il dolore accumulato in tantissimi anni, una sofferenza sopita ma mai scomparsa che spesso ritornava a farsi sentire. Ma non in quel momento, non quando lei lo abbracciava a quel modo, senza chiedere nulla in cambio. Quel semplice gesto lo faceva stare bene, anche se non riusciva totalmente a capire cosa gli accadesse in quel momento... per lui era un’emozione troppo nuova, a cui doveva ancora abituarsi. Una parte di se voleva allontanarsi, ma lui la scacciò via, sapeva bene che non era una sensazione da mandare via, non era pericolosa. O forse si, ma per una volta si fece egoista: voleva tenersi stretto tutto quell’affetto.
Il Russo chiuse gli occhi e lentamente mosse le braccia, cingendo a sua volta la fanciulla a se... senza parlare, senza dire assolutamente nulla. Sentiva chiaramente la sincerità del gesto di lei, ma in un certo senso si sentiva quasi in colpa: se non avesse parlato del passato, ora non si troverebbe in una situazione simile... forse però essersi spinto così in la aveva generato qualcosa di buono, per una volta il suo non sembrava davvero un errore, ma semplicemente un bisogno vitale. Per anni non aveva ricevuto simili attenzioni, per questo ringraziava ancora il giorno in cui era fuggito... guadagnandosi una libertà totalmente meritata.
Alla fine... è sempre colpa mia. Mi dispiace per averti trascinato nel mio passato... ma ora sto bene.
Parlò con un filo di voce, accogliendo nella mente quel pensiero che di sicuro non era il suo. Aveva una nota dolce, calda e piena d’amore, si. Amore nella sua forma più pura e innocente, come l’affetto verso una persona cara e nient’altro. Si trattava tuttavia di un pensiero privato, che neanche il mondo e il tempo dovevano conoscere.
Ti ringrazio.
L’addestramento ormai non sembrava una cosa così interessante, gli eventi infatti avevano preso una piega davvero inaspettata. Dimitriy si sentì in dovere di ringraziarla, lo fece sussurrandoglielo vicino all’orecchio, dimenticandosi quasi di sciogliere l’abbraccio... ma era così bello che proprio non riusciva a staccarsi, come se farlo l’avrebbe fatto ricadere in un baratro buio e freddo.. -
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Edited by Zaho's Violet - 14/5/2015, 14:04. -
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Uno spesso strato di ghiaccio avvolgeva il cuore di Dimitriy, si era creato in anni di proibizioni, di rinunce non volontarie, di costrizioni dolorose imposte da uomini senza scrupoli. Quella barriera era utile, aveva fatto del biondo la spia che ora era diventato... ma il prezzo per quel traguardo era stato fin troppo alto. La barriera si era trasformata in uno scudo che impediva a ogni emozioni ritenuta inutile di passare, ed erano molti i sentimenti definiti irrilevanti. Amicizia, amore, speranza... ma anche odio e paura, insieme a tante altre che avevano reso il ragazzo un guscio vuoto. Una volta giunto su Endlos quel vaso vuoto iniziò a riempirsi, ma la strada per ritrovare ciò che era andato perso era molto lunga.
Adesso però, forse per la prima volta qualcosa stava cambiando davvero. Quel cuore freddo iniziò a battere, iniziò a farlo sempre più velocemente, spaccando la coltre gelida che lo abbracciava. Era una sensazione strana e nuova per il russo, diversa da quella provata con Coralia: quello era solo sesso, un attaccamento derivante dal fatto che era stata lei a insegnargli tutto... ma non vi erano sentimenti al suo interno, era qualcosa a un solo senso. Forse anche questa volta era lo stesso, ma in quel preciso istante non ci pensava: la sua mente era altrove.
La sua mente era persa in un fiume di dolcezza, trasportato da una corrente calda e premurosa, lontana dai problemi, di qualsiasi tipo fossero. Sentiva Violet così vicina da riuscire a percepire anche il suo battito del cuore... tamburellante a sua volta. Quel momento sembrava non voler finire, nessuno dei due aveva mollato la presa per un singolo istante, ma purtroppo doveva succedere qualcosa, non potevano restare così per sempre... per quanto fosse piacevole. Arrivò un sussurro da parte di lei, lo chiamò, sembrava impaurita da tutto ciò, da tutto quel che poteva scaturire da quel semplice gesto. Era un mondo difficile il loro, non c’era spazio per un rapporto serio.
Lui lo sapeva bene, ma non riusciva a staccarsi. Poi lo fece, si allontanò di poco per guardarla dritta negli occhi dalla sua altezza di poco superiore. Lo abbassò un attimo per guardarle le labbra, si morse le sue, non poteva farlo. Ma allora perché si stava avvicinando? Perché si era fermato a pochi centimetri da esse? Svegliati Dimitriy, non puoi.
Ho paura ad andare avanti...
Appoggiò quindi la fronte a quella di lei, confuso.
Cosa devo fare?
Domandò infine, totalmente incapace di prendere una decisione. Era troppo difficile, il suo cuore gli diceva di baciarla con tutta la passione che poteva mostrare... ma la mente gli diceva di allontanarsi, di farla uscire dalla stanza, di evitare ogni altro contatto. Per una volta però il cuore era predominante, tuttavia lasciò a lei le chiavi: doveva decidere se aprire quella porta... o chiuderla, forse per sempre.. -
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_MajinZ_.
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Lacrime. Per causa sua alla fine qualcuno piangeva sempre, era sempre stato così fin da quando era venuto al mondo... Dimitriy aveva sempre conosciuto le lacrime. A stento ricordava i suoi genitori, eppure ricordava il sapore delle lacrime di sua madre, quando lo stringeva a se nella fuga e il suo pianto pioveva sul volto di un piccolo bimbo troppo magro per correre. Ricordava anche le lacrime del signor Jelavic poco prima di squarciargli la gola, nel suo primo lavoro. Erano tutti frammenti fissi nella sua mente, ricordi che non se ne sarebbero mai andati... eppure non voleva vedere quelle gocce salate sgorgare da quei bellissimi occhi d’ametista.
Smettila... non piangere.
Le mani forti ma delicate del ragazzo le sfiorarono il capo, con un movimento dolce e rassicurante, invitandola così a sollevare la testa per guardarlo e asciugarle le lacrime con leggeri movimenti delle dita... no, era troppo doloroso vedere lei piangere. E la colpa, lo sapeva bene, era solo sua: lui aveva varcato intenzionalmente le sue difese, lasciandosi tentare da un mondo troppo diverso dal suo, senza pensare alle conseguenze. Adesso aveva fatto soffrire lei, aveva fatto soffrire entrambi a causa della sua cecità e adesso doveva aggiustare le cose prima che fosse troppo tardi.
Va bene così, non hai fatto nulla di male.
La sua voce era dolce, una tonalità che forse non aveva mai usato in vita sua, ma che in quel momento usciva con estrema naturalezza... ci teneva davvero a quella ragazza. Non voleva vederla triste, era una sofferenza troppo grande da sopportare. In quel momento anche lui provava un grande dolore, sentiva il cuore spaccarsi in due, ma resistette, non voleva cedere alle emozioni che spingevano per uscire dal suo petto. Chiuse gli occhi, fece un sospiro leggero, doveva resistere.
E’ meglio per tutti e due evitare di superare quel confine... so già che se ti baciassi non riuscirei a fermarmi.
Una piccola pausa per riaprire gli occhi, spingendo via i pensieri legati al “cosa sarebbe successo se...”, per concentrarsi su quella che era la realtà.
Non nego che mi faccia male, non riesco a nasconderlo ora.
Lei poteva capirlo benissimo, in quel momento era come un libro aperto e la sua mente leggibile in maniera più che chiara. Erano parole sincere, pronunciate senza paura perché sapeva che lei avrebbe capito... solo lei lo capiva.
Ma è la decisione giusta e non voglio vederti soffrire così, non voglio che noi due soffriamo insieme. Quindi prenditi tutto il tempo che ti serve, io sarò sempre qui.
Dimitriy non chiuse tutte le porte, rischiando ancora, ma era il suo lavoro infondo. Lui sarebbe rimasto li in ogni caso, in seguito a ogni decisione presa. Soffriva, era vero, ma c’era sempre qualcosa da imparare... e per il momento non riusciva a nascondere l’amore che provava in quel momento.. -
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