SOS: damigella in difficoltà!

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  1. Aika Izanami
     
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    Osteria del Pollo Fritto (?), Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Era una giornata come ogni altra ad Est: clima primaverile, gente perennemente allegra e felice della propria esistenza e bellissime donzelle dai sorrisi angelici sparse un pò ovunque per le strade e nei negozi. Ad esser sinceri, per chi non era di quelle parti, vedere tutto quel benessere dava una curiosa sensazione di perplessità: lì dove negli altri Presidi -e mondi- la vita non filava mai completamente liscia -e, quando accadeva, tutti si lamentavano lo stesso- l'utopia orientale di Endlos aveva un che di obbiettivamente sconvolgente. Per i cinici e le malelingue addirittura disturbante. Per altri, più vicini ai piaceri della vita e ad abitudini dissolute, poteva addirittura solleticare l'idea che fossero tutti drogati. Di oppio, magari, anche se in molti davano la colpa al Canto della Valle del Vento.
    Di fatto, però, ognuno poteva pensare ciò che voleva.
    Alcuni, nel dubbio, bevevano.

    -OSTERIA DEL POLLO FRITTOOOO!
    -Paraponziponzipoooh ~ ♪
    -E' CORNUTO CHI STA ZITTOOOOO!
    -Paraponziponzipoooh ~ ♪

    Locanda del Pollo Fritto: nessun avventuriero sarebbe stato completamente certo del reale nome di quel posto, ancor più considerando i muri esterni completamente ricoperti di rampicanti, insegna compresa. Però era pieno di beoni che, già al tramonto, erano in vena di intonare inni goliardici ed a tratti grotteschi su quel posto, da loro indicato con quel nome bizzarro, soprattutto se si teneva conto che il pollo fritto non appariva nemmeno fra le portate principali.
    Ma infondo... andava bene così: in un paradiso di colori e piaceri quale era Istvàn, capitale del Presidio Orientale, perfino il più gretto ed ubriaco dei briganti riusciva a destare simpatia agli occhi dello straniero, il che era si inquietante ma anche caratteristico e piacevole. Ancor più se in taverna perfino la figlia del locandiere -figura solitamente nota per le forme abbondanti e le scollature indecenti- era messa in ombra da una cliente ancora più procace e sfrontata. Una bella rossa dagli occhi d'ametista.

    ubriachissima1_zpsnv2tqszq

    -OSTERIA DELL'INVERTITOOOOO!!!!
    -Paraponziponzipoooh ~ ♪
    QUI NON METTO PROPRIO IL DITOOOOH ~ ♪
    -Paraponziponzipoooh ~ ♪

    Era lì, in prima fila e circondata da omaccioni grossi quanto felici, completamente strafatti di alcol e musica. Anzi, ad esser precisi era appena salita su di un tavolo, così da intonare a gran voce quella che doveva necessariamente essere la sua parte in quel piccolo concerto improvvisato. Solo allora chiunque avrebbe avuto la conferma che fosse quasi totalmente in déshabillé: una giacchetta striminzita le ricopriva le braccia e le spalle, un foulard colorato il collo, degli stivaletti comodi i piedi... e qualcosa che doveva essere un pantalone (ma dava più l'idea di un intimo femminile) la vita. Esattamente come la fascia a balze che le cingeva il seno e che -con molte probabilità- doveva essere più piccola del dovuto di almeno due taglie. Sul busto portava degli strani tatuaggi... ma praticamente nessuno dei beoni li aveva notati, troppo presi da altre evidenze.

    -Non vorrei che il suo strumento
    mi mirasse proprio al centrooooaaaAAAA
    AAAH!!!!

    -Parapappero-pero parapapperoooopaaah ~ ♪

    ubriachissima2_zpscuz6ffvy

    Nel momento in cui sarebbe dovuta scendere, la bella ruzzolò per terra versando quel poco di birra che aveva nel boccale. Incurante solo in apparenza -forse- dell'ignobile figura e molto più preoccupata della brutta fine dei suoi risparmi buttati nell'alcol che non era riuscita a bere, finì per prendersela con uno degli omaccioni canterini lì vicino. Gli lanciò con forza il boccale in testa che, all'impatto, generò un rumore tale da attirare l'attenzione di tutti... e fermare la musica e le risate.

    -Mi hai spinta- lo avrebbe accusato, scandendo le parole più che poteva... e fallendo miseramente -Mi hai spinta sul culo... stronzo.

    Che si trattasse di un bisticcio dovuto a un semplice spintone o a una vera accusa di molestia sessuale... nessuno lo avrebbe mai capito. Però una cosa era certa: l'accusato parve non prenderla con filosofia; alzandosi in piedi in tutti i suoi due metri e dieci di muscoli e testosterone, prese ad avvicinarsi a lei, così ubriaca da barcollare anche da seduta. Ignorando i tentativi del locandiere di tranquillizzarlo, la prese con violenza per i lembi della giacchetta, sollevandola con una sola mano e dando l'idea di volerla strangolare.
    Lei, intanto, rimaneva con braccia e gambe penzoloni e non sembrava essere in grado di difendersi.

    A quel punto, sarebbe stato lecito pensarlo: ad Est -quindi- esistevano davvero donzelle in difficoltà? O era forse l'allucinazione dettata dal desiderio di qualche gentiluomo nostalgico?

     
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  2. G. Casanova
     
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    La prima era stata un successo.
    Quando aveva messo piede nel piccolo teatro polveroso che avrebbe dovuto ospitare le dieci rappresentazioni previste, era rimasto interdetto: quella modestia piccava la sua vanità e gli aveva fatto venire voglia di tornare a Venezia. Mestamente, quindi, si era preparato per l'esordio a István, maledicendo il potere persuasivo di Goldoni e promettendogli schiaffi.


    "La dea ha istillato in me il suo veleno e mi ha reso pazzo: fino a tal punto mi trama contro il cielo! Atena, quale offese ti hanno arrecato le mie armi d'argento, lo scudo e l'elmo e l'ascia? Se tu non mi avessi incantato, il sangue degli Atridi le avrebbe bagnate; ora non sono altro che un uccisore di capre."

    Casanova, da professionista quale era, aveva comunque dato il meglio. Aiace si era imposto sul palcoscenico - che cadeva a pezzi! - in tutta la sua monolitica disperazione, e il pubblico aveva reagito con prontezza: ogni silenzio eloquente era stato riempito da applausi e invocazioni, e quando il Telamonio si era immolato per salvare l'onore della propria discendenza, i singhiozzi e gli strepiti si erano sprecati.
    Il merito del trionfo era chiaramente tutto del protagonista che, soddisfatto, era uscito tre volte per godersi la standing ovation; il resto del cast aveva raccolto le briciole - una pacca sulle spalle dal signore in prima fila, un complimento a mezza bocca, un sorriso pallido.


    [...]

    "Sì, ho fatto sesso con molte donne. Che tutte siano belle a modo loro, è un cazzata, e voialtri gentiluomini mi perdonerete la parola."

    Il branco di ubriaconi gli perdonò la parola e invitò l'attore a proseguire con urla belluine.
    I peggiori relitti dell'universo si erano riuniti in quell'osteria, e alcuni di essi erano stati assorbiti dalla compiaciuta ubriachezza di Giacomo che si era presentato parlando di femmine. L'esito così favorevole dello spettacolo lo aveva spintonato verso la birra, e in quel locale gonfio di corpi ne aveva trovata in abbondanza, e squisita.
    Raccontò qualche aneddoto fra le grasse risate generali: la fuga precipitosa dalla furia di un padre oltraggiato; un amplesso clandestino in un ripostiglio; le mirabolanti posizioni assunte da una amante ginnasta.
    Bastò qualche pinta affinché tutto quel parlare di signorine risvegliasse in lui la fame sessuale, e i suoi occhi grigi, socchiusi, presero a perquisire tutti i tavoli in cerca di un seno o una coscia.
    Una cameriera si aggirava fra le carcasse regalando stupendi scorci del proprio petto, ma fuoriuscì dal suo campo visivo prima che lui potesse registrarne la presenza.
    Una parte della stanza era occupata da una schiera di beoni che strepitava canzonette oscene; erano tutti ubriachi marci, e i loro corpacci ondeggiavano ad ogni sorsata. Il direttore del coro era... una lei mezza nuda, e Casanova per poco non scivolò dallo sgabello per la sorpresa: nonostante fosse alticcio, quella generosissima nudità era reale e a pochi metri. I centimetri quadrati di pelle esposta gli diedero le vertigini.
    Si alzò lentamente, con le pupille che gli lampeggiavano, quasi commosso; si pulì il mento inumidito dal luppolo, lisciò la camicia celeste e ne arrotolò le maniche fino al gomito. Concentrato negli atti preparatori si perse la caduta di quel ben di Dio, rialzando la testa stupito solo quando udì un silenzio tombale.


    "Mi hai spinta sul culo... stronzo."

    Aveva la vaga sensazione di essersi perso qualcosa.
    Un bruto aveva ora afferrato la bellezza e sembrava sul punto di strangolarla. Nonostante lo stordimento, oltre l'eccitazione, quella barbarie lo convinse a intervenire, a maggior ragione valutando che nessun altro fra gli attoniti lo avrebbe fatto.
    Coprì la distanza che lo separava dalla coppia lottando contro l'equilibrio precario, sorrise amabilmente e agitò le braccia.
    Se l'avesse salvata da morte certa, si sarebbe dovuta sdebitare.


    "Ehi, ehi! Cosa succede? Di qualsiasi colpa si sia macchiata questa gemma, che sia assolta. Pagherò io il bicchiere, e anche un paio di giri a questo nobiluomo."

     
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    Nessuno avrebbe mai saputo dire per quale oscura ragione un tipo come Lyssandra, vissuta fra gli agi di una delle più ricche famiglie di Endor, fosse finita a sorseggiare whisky proprio all’Osteria del Pollo Fritto… nemmeno la stessa Lyssandra. Fosse solo per stanchezza, o per disperazione, l’unica cosa certa era che nei paraggi la strega non era stata in grado di trovare una locanda dal servizio migliore, o comunque decente... e visto che il lungo cammino da Garwec fino a Chediya l’aveva stremata, la necromante non era proprio dell’idea di fare la schizzinosa.

    Si sarebbe adattata, per quanto poteva, e avrebbe sopportato il tremendo puzzo di alcool e sudore che le torturava le narici. Se non altro, il bicchiere di liquore che stringeva fra le dita l’avrebbe aiutata a chiudere un occhio su quel bordello... in tutti i sensi. D’altronde, era solo di passaggio, non le sembrava davvero il caso di fare polemica... e comunque, non era in vena.

    Si stava dirigendo a Palanthas, la Grande Biblioteca, per compiere delle ricerche... ricerche di stretta natura personale. Per gli Déi, era arrivata da poco su Endlos, e già non ci stava capendo niente di niente! Era confusa, non sapeva che pesci pigliare e addirittura le avevano detto che con molta probabilità non sarebbe più potuta tornare a casa! Era un po’ depressa, sì, soprattutto perché questo significava che non avrebbe più potuto riabbracciare la sua famiglia... quindi quale modo migliore che affogare le proprie preoccupazioni nell’alcool mettersi in marcia verso Palanthas?

    Magari fra quelle montagne di libri avrebbe trovato le risposte che cercava... voleva saperne di più di questo Maelstrom. Voleva capire... capire cos’era andato storto, cos’aveva sbagliato, se esisteva comunque un modo per tornare indietro. Già lungo la strada le avevano detto di mettersi il cuore in pace, che c’erano passati tutti e che avrebbe fatto meglio ad abituarsi e basta alla sua nuova vita, ma Lyssandra non era tipo da lasciare le cose come stavano senza farsi domande.

    Mi hai spinta sul culo... stronzo.
    Il baccano cessò di colpo, così all’improvviso che destò la strega dai suoi pensieri.

    Sul viso della necromante si dipinse una smorfia che pareva un misto d’ilarità e stupore. Spingere sul culo? Non sapeva nemmeno cosa voleva dire. Come doveva interpretare la frase? Come una battuta spinta, o come un insulto poco velato? Il volto accigliato e le labbra increspate in un sorriso incerto, la strega si sporse dal bancone per lanciare una mezza occhiata a quello che stava accadendo, lasciando però che la schiena continuasse a dare le spalle alla scena.

    Il tizio tutt’ossa che le sedeva accanto -in un ultimo, disperato, tentativo di attirare l’attenzione della bella mora su di sé- le offrì un altro giro di whisky, in un palese quanto miserevole tentativo d’abbordarla, ma lei continuò ad ignorarlo... come già stava facendo da una buona mezz’ora, lo sguardo di ghiaccio fisso sulla giovane fanciulla che penzolava a un metro da terra.

    Quella tipa doveva essere pazza, o forse troppo ubriaca, per essere finita fra le grinfie di quell’energumeno. Oppure voleva solo fare a botte… strano, a giudicare dagli abiti che indossava -...aspetta, la biancheria intima poteva essere considerata come abito?- avrebbe giurato che la ragazza fosse in cerca di... “compagnia.” Oh… e ora accorreva addirittura il prode donnaiolo a trarre in salvo la donzella in difficoltà! Anche se, visto il tipo, definirla donzella era un eufemismo.

    Alzò gli occhi al cielo, la necromante, per nulla convinta che quel senza cervello avrebbe dato ascolto alla voce della ragione... soprattutto se quelle parole venivano da un uomo. Decise quindi di prendere in mano la situazione, la strega dagli occhi di ghiaccio, alzandosi dalla sedia con una lentezza quasi innaturale. Aveva deciso di sostare in quella locanda per riposare, aveva accettato di condividere gli spazi con quel branco di zoticoni perché aveva bisogno di un po’ di sano riposo, non certo per venire coinvolta in una rissa! Ma forse doveva aspettarselo, visto quel genere di locale.

    Eppure, quella nota di disprezzo e nervosismo non trasparì affatto dal volto della necromante, mascherata invece da un sorriso tanto gentile quanto falso, mentre con incedere lento, ma deciso, la strega prese ad avanzare verso coloro che aveva rinominato come la pazza ubriaca, l’armadio e il damerino sciupafemmine, da come l'aveva sentito parlare fino a poco prima.

    « Quale ardore, buon’uomo... e quale fascino! »
    Avrebbe pronunciato le ultime parole facendo scorrere leggere le dita sui muscoli scolpiti delle braccia di lui, voce sensuale e sorriso accattivante a mascherare pensieri disgustati.

    Macché! Un caprone, ecco cos’era!

    « Ignorate questa povera disgraziata e… quest’uomo, non sono degni del vostro tempo. Tornate a sedervi, invece... e più tardi sarò ben lieta di offrirvi la mia compagnia. »
    Un uomo ragiona con gli ormoni, non col cervello… chissà se simili moine sarebbero bastate a calmare i suoi bollenti spiriti... e magari ad accenderne degli altri, ma di natura ben diversa.

    No, no... Lyssandra non aveva davvero intenzione d'accompagnarsi a quel bietolone, per carità! Avrebbe tagliato la corda al momento opportuno. Era solo un diversivo. Una distrazione, per far sì che l’energumeno mollasse la presa, e magari fargli pure scordare la causa di tutto quel trambusto.
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    Edited by Red Jenny - 21/5/2015, 20:27
     
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  4. Aika Izanami
     
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    "Ehi, ehi! Cosa succede? Di qualsiasi colpa si sia macchiata questa gemma, che sia assolta. Pagherò io il bicchiere, e anche un paio di giri a questo nobiluomo."

    Mentre il colosso inveiva come un forsennato, pronto a colpire la sconosciuta dai capelli rossi -che ormai non dava segni di vita, forse in coma etilico- ecco spuntare dal nulla un giovanotto ben vestito, nonostante la camicia un pò scomposta. Come quasi tutti gli abitanti di quel posto, così pacifico da mettere a disagio chiunque, offrì da bere pur di salvare la malcapitata da un orribile pestaggio e chissà cos'altro. Sarebbe stato tutto vano, purtroppo: per quanto la Valle del Vento generasse un fantastico sedativo per gli animi più irrequieti, quel gorilla era comunque alterato dall'alcol. Non gli sarebbero bastati un paio di giri, o almeno non quelli a cui si riferiva Giovanni.

    « Quale ardore, buon’uomo... e quale fascino! »

    Un pò più realista fu la sua seconda soccorritrice ed a quel punto perfino la vittima della situazione aprì gli occhi, così da capire che diavolo stava succedendo. Fu così che realizzò l'arrivo di una bella ragazza dagli occhi di ghiaccio: ad esser sincera, Aika provò un vago interesse a quella vista, più che altro perchè ebbe come la sensazione di averla già incontrata. Lei... o qualcuno con quegli occhi.
    Scosse la testa, così da liberarsi dalla morsa di Bacco e darsi una svegliata.

    « Ignorate questa povera disgraziata e… quest’uomo, non sono degni del vostro tempo. Tornate a sedervi, invece... e più tardi sarò ben lieta di offrirvi la mia compagnia. »

    "Occhi di ghiaccio" -così l'avrebbe ricordata- non sembrava stupida e probabilmente come mossa avrebbe funzionato... se solo quel tipaccio non fosse stato pronto per il "dopo" già da una buona mezz'ora, colpa probabilmente di tutti i saltelli della rossa che si era dovuto sorbire prima, durante i cori. Non a caso mollò immediatamente la presa di una, facendola crollare per terra, ed allungò le mani verso l'altra nel tentativo di afferrarla, grugnendo qualcosa di vagamente simile a un a un "Perchè non ora?".
    Quello e un'orribile bestemmia nel momento in cui la punta dello stivale di Aika -sul pavimento e con il boccale prima rovesciato in mano- gli finì fra le gambe.

    beve_zpsyramwuxm

    -La mammina non ti ha mai detto che le bimbe non si toccano?

    Il resto sarebbe risultato abbastanza semplice per chiunque da intuire: l'energumeno si accasciò in ginocchio, dolorante, fra le risate generali dei beoni lì attorno. Intanto la rossa elemosinò dal bicchiere le ultime due gocce rimaste, sbuffando contrariata quando giunse alla consapevolezza che le era venuta di nuovo sete.

    -Prenditela con qualcuno della tua taglia, se hai le palle ...Tipo lui.

    Si sollevò con calma... ed indicò "Principe Azzurro", cioè Casanova.
    Si proprio lui.

    A quel punto Casanova sarebbe stato autorizzato -e fortemente motivato- a maledire il momento in cui aveva davvero deciso di aiutare una traditrice opportunista di quel calibro. Per cosa, poi? Valeva così tanto un semplice corpo... oltretutto per una sola notte?
    Fortunatamente, i dubbi e le tacite accuse riguardo la lealtà (o quantomeno la riconoscenza) della ragazza sarebbero crollati nell'istante in cui qualcosa fece calare di nuovo il silenzio. Qualcosa che somigliava al boccale fra le mani della rossa -scheggiato per il primo urto, ma fino a quel momento ancora integro- e che si schiantò contro la nuca dell'energumeno, voltatosi ad inquadrare la nuova preda dopo che gli era stata indicata. Cadde svenuto per terra, assieme ai cocci.

    -Ho una moneta solo per il boccale- si scusò la donna, lanciando una corona all'oste, allibito, ma in un certo senso un pò sollevato. Poi guardò sia Lyssandra che Casanova, prima di prendere il suo zainetto e le poche cose che aveva con sè, spada compresa -Levate le tende o quando si sveglia son cazzi.

    Sorrise, dirigendosi con calma -e un pò barcollante- verso l'uscita.

    -A breve arriveranno anche le guardie.



    Edited by Drusilia Galanodel - 7/5/2015, 04:25
     
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  5. G. Casanova
     
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    "Quale ardore, buon’uomo... e quale fascino!"

    Gli dei avevano ascoltato le preghiere di Casanova, e, benigni, ora gli inviavano non una donna, ma addirittura due. Una coppia ben assortita: una, in balia dell'omaccione, bombastica; l'altra - che occhi! - più algida.
    Il doppio malto della birra aveva ormai acceso un falò sulle guance dell'attore, e un pungente sentore di alcol si dipanava dalla sua figura come un'aura protettiva. Purtroppo le bevute gli avevano dato alla testa, e, ebbro com'era, ritenne che quei complimenti fossero diretti a lui.


    "Ignorate questa povera disgraziata e… quest’uomo, non sono degni del vostro tempo. Tornate a sedervi, invece... e più tardi sarò ben lieta di offrirvi la mia compagnia."

    Dunque era stata quella più discreta a fare la prima mossa. Casanova si passò studiatamente una mano fra i capelli e si prodigò in un ampio sorriso: la nuova arrivata lo invitava a sottrarsi alla disputa alludendo a una ricompensa succulenta, dentro-fuori, un vuoto che veniva riempito, pochi colpi ma ben assestati...
    Nemmeno i grugniti eccitati del bestione gli suggerirono il qui pro quo.


    "La mammina non ti ha mai detto che le bimbe non si toccano?"

    Giacomo tornò parzialmente in sé quando l'aggressore fu colpito in mezzo alle gambe e stramazzò in ginocchio, mugolando. Gli avventori esplosero in una sarabanda di urla e risate, ma lui le sentì distanti, tanto era concentrato nel decifrare ciò che era appena avvenuto; si rendeva conto di non essere in grado di pensare lucidamente, ma era una consapevolezza dolce, e quello stare a cavalcioni fra realtà e mondo ubriaco lo faceva sentire bene.

    "Prenditela con qualcuno della tua taglia, se hai le palle ...Tipo lui."

    Il vago rischio di terminare quella serata di festa con una rissa si insinuò sinistramente nella nebbia che gli intasava il cervello, e la coscienza tornò a pilotare il vascello con uno scatto di reni, prepotente.
    Il veneziano mosse qualche passo indietro, indeciso sul da farsi, ma proprio quando il suo eventuale avversario si voltò verso di lui, un proiettile gli si schiantò sul capo, e svenne.


    "Ho una moneta solo per il boccale. [...] Levate le tende o quando si sveglia son cazzi. [...] A breve arriveranno anche le guardie."

    Bastava una donna che si sapesse difendere per chiudere le bocche di quelle spugne. Casanova, per una volta, era stato solo uno spettatore, ma lo spettacolo - per quello che aveva visto - lo aveva entusiasmato. Il fascino selvaggio di quella Amazzone aveva afferrato le fila della sua attenzione; la fanciulla dagli occhi di ghiaccio, nonostante la sua proposta indecente, era caduta in secondo piano.
    Colmo di eccitazione, Giacomo seguì la sua Pentesilea. Farfugliava appena.


    "Beauté, che splendida ferocia! A Venezia sareste una regina: lì le donne sono così remissive, così poco stimolanti. Voi ardete come la fiamma di Prometeo. Concedetemi il privilegio di conoscere il vostro nome, vi prego. "

     
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    Il grugnito che le lanciò contro quella montagna d’uomo, unito a quel “perché non ora?” che faceva presagire scenari non molto piacevoli per la povera Lyssandra, fece accapponare la pelle alla strega, e un brivido gelido le corse lungo tutta la schiena. Pessima mossa, pessima strategia. Merda, c’era da immaginarselo che quel beota tutto muscoli e niente cervello avrebbe reagito così! Come aveva fatto a non prevederlo?! Gli indizi c’erano tutti! La maledetta scollatura di quella disgraziata probabilmente aveva risvegliato gli istinti animaleschi dell’omaccione già da un bel pezzo... proprio come aveva fatto con il donnaiolo che le gongolava accanto, così ubriaco da non rendersi nemmeno conto che quei suoi “complimenti” di poco prima non erano stati rivolti a lui! Pezzo d’idiota... e adesso non si degnava neppure di darle una mano, da bravo gentil’uomo che si rispetti!

    Merda... perché non se n’era rimasta seduta?! Perché non si era fatta i dannati affari suoi, continuando a sorseggiare il suo whisky e a sorbirsi le avances del poveraccio che le sedeva vicino? Perché non aveva continuato a lanciare occhiate lascive alla bella cameriera, senza prestare attenzione a quello che accadeva intorno a lei? Così sarebbe stato tutto molto più semplice... e poi, qual’ora la faccenda avesse assunto una brutta piega, avrebbe levato le tende in un baleno e in tutta calma si sarebbe dileguata in silenzio da quella bettola infernale. Guaio scampato. E invece no, era dovuta intervenire! Ma cosa le era saltato in mente?! Era chiaro come il Sole che la forza della ragione e del buon senso non potevano nulla contro un branco di citrulli inferociti! Cretina.

    Muscoli tesi e pupille dilatate, la necromante reagì d’istinto, portando il bastone -che grazie al cielo aveva tenuto stretto in mano!- di fronte a sé a mo’ di scudo, strabuzzando gli occhi per il terrore e la sorpresa. Le labbra leggermente schiuse e la mente intenta a focalizzare l’incantesimo più adatto a mettere fuori gioco il malcapitato, il cristallo d’arcanite iniziò a pulsare di una luce violacea. Non l’avrebbe ucciso... non voleva altri guai, e l’omicidio -soprattutto in un luogo di “pace e amore” come era il Presidio Est- non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Niente omicidio, dunque... ma gli avrebbe fottuto il cervello, questo sì! Conosceva proprio l’incantesimo gius-...?!

    Proprio in quel momento, la montagna di muscoli rovinò a terra ai suoi piedi lanciando un mare di bestemmie. La scossa che provocò quel tonfo improvviso riverberò per tutta la locanda, facendo tremare bottiglie e bicchieri. Perfino il pavimento in legno scricchiolò sotto il peso dell’energumeno.

    « Ma che-...? »
    Bocca aperta, occhi fuori dalle orbite... e la certezza di essersi persa qualcosa.

    La mammina non ti ha mai detto che le bimbe non si toccano?
    Sguardo di ghiaccio che saettò sulla rossa, gli occhi ridotti a due fessure.

    BIMBA?!

    Prenditela con qualcuno della tua taglia, se hai le palle... Tipo lui.

    Quella era pazza! Voleva davvero scatenare una rissa?! Lyssandra era pietrificata. No, non perché la prospettiva di una zuffa in piena regola la spaventasse, tutt’altro... e no, non c’entrava nemmeno la presunta immoralità di un simile gesto, non era tipo da scandalizzarsi per così poco. Ciò che la preoccupava era la nonchalance con la quale la pazzoide aveva fracassato sul cranio dell’energumeno il proprio boccale di birra. Quella faccenda stava cominciando a prendere una brutta piega e lei -merda- si era ritrovata nel mezzo! A fare casino insieme a tutta quella marmaglia!

    Per gli Déi, se l’arrestavano come c’arrivava a Palanthas?! Già era una necromante e la sua reputazione era a rischio, se ora si metteva pure ad azzuffarsi con un branco di caproni era finita! Alla faccia del basso profilo... eppure si scoprì a sorridere maliziosa, l’eretica, alla vista di tutti quei pezzi di vetro e zampilli di sangue che schizzavano impazziti dalla nuca della montagna di muscoli; un sorriso che si trasformò ben presto in una risata soffocata non appena la strega si rese conto che l’odiato omaccione aveva perso i sensi a causa della botta, con suo immenso sollievo.

    Levate le tende o quando si sveglia son cazzi. A breve arriveranno anche le guardie.
    Alzò gli occhi al cielo, la strega, mentre lanciava una moneta all’oste. Il conto saldato, s’affrettò dunque a incamminarsi verso l’uscita, le labbra increspate in un sorriso tanto amaro quanto ironico.

    « Ma davvero? Oggi dev’essere il mio giorno fortunato. »
    Sibilò sarcastica, sguardo di sufficienza rivolto al donnaiolo accanto a lei.

    [...] Concedetemi il privilegio di conoscere il vostro nome, vi prego.

    Un lampo di genio.

    « Sì... vi prego, diteci il vostro nome. » Così che possa usarlo contro di voi.
    Esclamò serafica la necromante, mascherando la propria irritazione con un sorriso radioso.

    No, Lyssandra non intendeva davvero vendicarsi della rossa (forse), era solo di cattivo umore.

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    Edited by Red Jenny - 21/5/2015, 13:45
     
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  7. Aika Izanami
     
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    "Beauté, che splendida ferocia! A Venezia sareste una regina: lì le donne sono così remissive, così poco stimolanti. Voi ardete come la fiamma di Prometeo. Concedetemi il privilegio di conoscere il vostro nome, vi prego. "

    Quando oltrepassò la soglia della locanda Aika percepì chiaramente i farfugliamenti di Principe-Azzurro e, per quanto potesse compiacerle l'idea che da qualche parte qualcuno sarebbe davvero stato così idiota da prenderla come regina (e darle in mano le casse di uno Stato), le sfuggirono tutti i termini stranieri del caso. Nel dubbio, per evitare figuracce in risposta a quel corteggiamento, ebbe il buonsenso di tacere e fingere disinteresse.

    « Sì... vi prego, diteci il vostro nome. »

    Fu a quel punto che si fermò, voltandosi con faccia perplessa ed un sopracciglio alzato. Li fissò entrambi a lungo, intervallando occhiate interrogative prima all'uno e poi all'altra... e sarebbe parsa abbastanza palese per i suoi interlocutori l'idea malsana che le passò per la testa, e cioè che fossero amici.
    In realtà pensò cose peggiori. Ad esempio che la tipa ci stesse provando con lei, o che erano una specie di coppia di pervertiti in cerca di qualcuno per un ménage à trois. E attenzione: non lo pensò perchè maliziosa, ma perchè -ahimè- le era già capitato un paio di volte su Endlos. In ogni caso, fortunatamente, non avrebbe pronunciato nulla di tutto ciò, convinta che certa gente fosse un pò come gli orsi delle caverne: se non rispondevi e/o facevi finta di non capire e/o ti fingevi morto la smettevano.
    Semplice no?

    lingua_zpsrbyfnbfd

    -Aika Izanami, piacere.

    Disse semplicemente, compiaciuta per il suo piano e le avanzatissime tecniche di autodifesa appena messe in atto. Si sentiva furbissima... e glielo si poteva leggere in faccia, evidente come un enorme post-it fosforescente incollato sulla fronte.

    -...voi siete?

     
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  8. G. Casanova
     
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    "Sì... vi prego, diteci il vostro nome."

    "Aika Izanami, piacere. Voi siete?"

    Casanova volteggiava su pianeti sconosciuti, era perso negli spazi siderali e si sentiva leggero come la prima neve della stagione - era drammaticamente sbronzo e camminava molle, quasi danzando.
    Le belle presenze intorno a lui lo esaltavano.


    "Io, mia signora, sono Casanova, il più grande attore vivente."

    Tanto era fuori dalla grazia di Dio che non riuscì a modellare i muscoli del viso per sorridere, e finì per produrre una smorfia tragica. Era pietrificato.

     
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    Giusto il tempo di mettere piede fuori dalla locanda, la rossa si voltò a squadrare la coppia di sconosciuti con sguardo perplesso. Appariva confusa, incapace di dare un senso alle parole fin troppo smielate dei suoi interlocutori, e dalle occhiate che lanciava prima alla strega e poi al donnaiolo era palese un certo sospetto, oltre che scetticismo, da parte della rissosa. La negromante non ne comprese il motivo... se c’era qualcuno che doveva prendere le distanze da quella coppia di svitati, quella era proprio Lyssandra!

    Ma non si scompose, la strega, continuò a sorridere serafica, di quello stesso sorriso col quale si era presentata la prima volta, sostenendo lo sguardo che la rossa le puntava addosso. Le sembrava quasi di vedere gli ingranaggi di quella testa calda che si muovevano frenetici in cerca di risposte, che s’interrogavano senza sosta sulla possibile ragione che avesse potuto spingere quella coppia di stranieri a mostrarsi così gentili nei suoi riguardi. Continuò a sorridere fino a scoprire la bianca fila di denti, l’eretica, e per un attimo le parve di scorgere un fugace bagliore di malizia negli occhi della rossa, come se per un attimo il suo cervello fosse stato invaso da pensieri sconci... e se non era per la brutta piega che aveva preso quella giornata, Lyssandra avrebbe trovato quella scena alquanto divertente. Forse pensava che quel citrullo fosse suo amico?

    Un brivido le corse lungo la schiena. No... non poteva essere così stupida.

    Aika Izanami, piacere.

    Ottimo. Adesso se le guardie la beccavano sapeva su chi scaricare la colpa... e su chi rivolgere la propria vendetta, qual’ora la faccenda fosse degenerata. Ora le serviva solo un pezzo di carta sul quale annotarlo e tenerlo in serbo per questioni future. Ma quello non era né il tempo né il luogo adatto per pensare al futuro... fermarsi a chiacchierare allegramente appena fuori dalla locanda dove si era appena scatenata una rissa non era proprio una buona idea, e Lyssandra fremeva dalla voglia di lasciare quel covo di matti il più in fretta possibile. Accarezzò per un secondo l’idea di mentire circa la sua identità, semmai le guardie avessero deciso di perdere il loro prezioso tempo a dare la caccia ai responsabili di quella rissa -come se non avessero questioni più urgenti da sbrigare- e optò per la soluzione più conveniente... per lei.

    « Niobe, illustre arcanista. Maga, se preferite. »
    Il nome di sua sorella. Quale ironia... fra tutti i nome che potevano venirle in mente, proprio quello.

    Alle bugie e alle mezze verità ormai c’era abituata, erano il suo pane quotidiano, ci aveva convissuto fin dall’infanzia... e le vecchie abitudini erano dure a morire. Si era fatta strada a Corte a colpi di menzogne quando ancora non aveva varcato le porte del Magistero, e aveva continuato a mentire anche -e soprattutto- dopo essere stata accusata d’eresia, per sopravvivere alle malelingue. Strega, negromante, eretica... tutte accuse che potevano radiarla dall’ordine, se non addirittura costarle la vita. Per questo non si fidava a svelare con leggerezza il proprio nome, anche per una questione spiccia come poteva esserlo una banalissima rissa, anche se ora era bloccata su Endlos e farsi simili paturnie non aveva più molto senso.

    « Piacere di conoscervi. »
    Un altro sorriso gentile. Un altro sorriso falso.

    Le parole del Casanova nient’altro che un brusio di sottofondo.

    Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultam Lapidem

    « Lyssandra Penteghast scheda »
    codice role © Hellsing~ NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT
     
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  10. Aika Izanami
     
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    -Oh, un attore... fico.

    Nonostante pensasse davvero che fosse fico fare gli attori, in realtà Aika parve non metterci troppo entusiasmo. Forse perchè la situazione non permetteva realmente allegre chiacchierate... o magari di teatro ne capiva poco o nulla.

    « Niobe, illustre arcanista. Maga, se preferite. Piacere di conoscervi. »

    -Piacere mio, signora arcanista!

    La risposta della rossa giunse pronta e squillante, lungi dal mostrare sospetti o il fatto che fosse in grado di percepire bugie grandi quanto una casa come quella appena ascoltata. In ogni caso non le diede una colpa: di quei tempi non era sicuro presentarsi a chicchessia dando informazioni personali. Ancor più in presenza di attori trasudanti testosterone e parole stucchevoli con le uniche ovvie intenzioni che la mente umana possa immaginare. Fu per questo che accettò la bugia, fingendo di berla.

    -Ora, scusate se non mi fermo ma... dicono che qui le guardie siano gentili, ma preferisco evitare di perdere tempo: ho un contratto a Nord e se non mi presento non mangio- si lasciò andare in una risatina un pò isterica, grattandosi la testa con aria imbarazzata -Quindi facciamo così... ci si becca in futuro, al più. Il mondo, infondo, è piccolo...

    Si guardò intorno, a disagio.

    -... e non ci sono più le mezze stagioni. Alla prossimaaah!!!!

    E senza un motivo che avesse un minimo di senso, quella svitata si lanciò di corsa nella notte, scomparendo dietro l'angolo di un vicolo per non sbucare mai più. Infondo era vero: era in ritardo e non si sentiva particolarmente a suo agio. Magari si sarebbero visti un'altra volta, e ci avrebbero bevuto su, accompagnati da grasse risate.
    E così Aika scomparve, dopo la sua prima comparsa.
    Eppure, chissà perchè, aveva la sensazione che quello non sarebbe stato il loro ultimo incontro.

    Ragazzi scusate ma la giocata di arrivo è andata un pò per le lunghe e preferirei chiuderla qui (tanto il minimo di post l'abbiamo fatto XD). Casanova poi mi sa che è anche scomparso, quindi poi si continuava comunque in due: ho approfittato di una quest che sto già facendo a Nord con la Seele per trovare una scusa e troncarla con un minimo di senso. Scusate se è andata un pò a schifo ma vi prometto che alla prossima andrà meglio!
    Ovviamente la metto a convalidare e propongo punti per tutti. Lascio pure aperto nel caso Lyssandra voglia intervenire (Casanova lo do per disperso lol).

    PS: Aika percepisce le bugie grazie alla passiva X*
     
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9 replies since 5/5/2015, 02:21   227 views
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