[EM] What do you fight for?

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    Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo



    Non era certo come stare nella propria abitazione. Questa stanza era piuttosto spoglia, ma non certo dimenticata. Tenuta in buono stato, pulito ovunque, come se non ci fosse entrato mai nessuno prima di lei..eccetto per chi puliva. Comunque sia non sono di certo queste le preoccupazioni di cui si occupa Alison. La bionda si ritrova stesa sul letto a fissare il soffitto a luci spente. La finestra aperta permetteva una certa illuminazione notturna naturale. E si girò a fissarla, poi si voltò dall'altro lato a osservare la legna superficie dell'armadio. Lo sguardo seguiva una delle tante linee del materiale, ogni tanto ondeggiando fino a poi fissarsi sull'estremità della medesima linea. Era tormentata. Doveva riposarsi per i giorni seguenti, ma proprio non riusciva a chiudere occhio. Troppo inquieta..la missione, la sabbia, questa sorta di patto cui aveva accettato inconsapevolmente, la vendetta che al momento sembrava ad un punto fermo, non andava avanti. Le infastidiva il fatto che ad alcuni ben noti preferivano attendere piuttosto che agire. Dimitriy e Violet, la seconda era una ragazza dotata di poteri straordinari, sangue freddo e..straordinaria senz'altro, abile quasi su qualsiasi cosa. Eppure preferisce assecondare gli ordini dell'altro, un assassino, anch'egli freddo da fuori, che pare agisca sempre per..qualcosa che riguardi il futuro, calcolatore, veramente un abile calcolatore. Tradizionalista, le mette il nervoso, non sopporta dover aspettare né tanto meno seguire ordini di questo tipo..hanno avuto l'idea sbagliata, tutti quanti. Finora dal primo all'ultimo degli Eversori conosciuti e combattuto assieme del Bloodrunner..nessuno si salvava. Forse Isaac, forse..ma dopotutto per Alison è un semplice individualista che non si fa problemi a lavorare per altri pur di raggiungere i propri obiettivi. Era veramente l'unica che voleva agire subito? L'unica che emanava fiamme ovunque andava? Tra tutti questi pezzi di ghiaccio, lei è la sola che evita di mutare nell'immobilità? Premettendo che Alison non conosca appieno le abilità di Violet, anzi..probabilmente ha avuto modo di sapere solo un quarto della totalità dei suoi poteri..se Alison avesse le straordinarie, uniche, caratteristiche che distinguevano la viola dagli altri, non avrebbe esitato a portare a terminare i suoi desideri e, non solo, magari incarnando un qualche ideale avrebbe fatto molto di più per questo mondo pieno di delinquenti. Giusto, c'è un problema irrisolvibile ora: anche lei è una di loro.
    Io odio aspettare.. - sconsolata sospirò tornando a guardare il soffitto. Osservava quelle figure che appaiono illusoriamente nell'oscurità. Quelle macchie informe prodotte da un qualche scherzo dei suoi occhi. Occhi particolari capaci, per ora probabilmente, per chi ha buona dote di osservazione, di rivelare in parte il suo stato d'animo. Tuttavia al momento era tranquilla, i periodi erano passati ed ora si trovava in una fase intermedia, tra l'aver agito e il dover agire. Una fase insopportabile, ma necessaria. Non era pronta per combattimenti impegnativi, d'altra parte però voleva almeno riprendere in mano le ricerche. Si alzò dal letto, infilò i piedi negli stivali e uscì dalla stanza col solito abbigliamento. Guardò solo avanti a sé con passo leggero ma costante, senza toccare un oggetto, come se i suoi movimenti fossero automatici. Presto si ritrovò fuori dal locale, presso l'entrata. La fredda brezza della notte le metteva calma, come a chiunque. Raggiunse il centro della strada e lì si fermò. Pazza potrebbe credere qualcuno. Guardava entrambi gli orizzonti della deserta via. Non c'era anima viva, solitudine completa. A volte questa non era sempre da vedersi come completamente negativa. Stare da soli era un modo per tenere lontani i propri problemi, per un po' almeno.

    Stato Mentale: Normale - Che silenzio..
    Stato Fisico: Infetta
    Energia: 75%
    Armi: Ember Celica - Colpi: 8 + 8
     
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    Portare Ordine, Part II_


    Indosso una maschera, sul mio viso. Una maschera reale, realistica, perché mentre attraverso i corridoi del bar sono sola o per lo meno credo di esserlo. Anche mentre attraverso la parte pubblica dell'edificio, non c'è nessuno a guardarmi. A guardare il mio viso rannuvolato, cupo, accigliato, tetro, pensieroso, depresso, sconsolato, rammaricato, colpevole, dilaniato.
    Ho ucciso Dimitriy. Ho ferito a morte la persona che più mi è vicina in questo momento della mia vita. Ho inferto un colpo letale al suo cuore, così piccolo, fragile, delicato, tenero, come quello di un bambino.
    Ho ucciso Dimitriy, ed è il mio cuore il paese più straziato
    .

    “Che cosa ho fatto...”


    Fatico e trattengo a stento le lacrime, di cui una mi cade e mi riga la guancia sinistra. Poi un'altra, sulla destra. E un'altra ancora, a rinvigorire il fiume che per primo ha solcato la mia pelle.

    Che cosa ho fatto...
    È colpa mia, è colpa mia...


    Prendo un bicchiere, mi servo da sola, whiskey che sgorga e si accumula senza ritegno. Oggi razione doppia, serve una dose più pesante. Per dimenticare. Per fingere di poterlo fare.
    Ormai sto diventando un'alcoolizzata, sto ricadendo in depressione. È brutto riprendere le cattive abitudini ed i vizi di una decina d'anni fa, adolescente ed incosciente, sull'orlo del baratro ogni giorno
    .

    «Per fortuna niente droga, stavolta, almeno...»


    Sbuffo un mezzo sorriso ironico, prendendomi in giro da sola. Abbandono incurante la bottiglia sul tavolo, afferro il bicchiere infilandoci due dita dentro e vado verso la porta prendendo un sorso lungo la strada.
    Con l'altra mano, nel frattempo, apro il coperchio del pacchetto nella tasca, prendo una sigaretta, la porto alle labbra, poi prendo l'accendino. Sto già accendendola, quando la vista sulla strada mi permette di scorgere un'altra figura oltre a me a infestare quella via squallida e deserta.

    Gli occhi mi si sbarrano al rallentatore, le labbra si schiudono rischiando di far cadere la sigaretta -prontamente le serro di nuovo, riflessi automatici ed istintivi, sempre iper-vigili, la mia condanna-, mentre i miei polmoni inspirano profondamente l'aria resa tossica dalle ceneri del rotolo di carta e tabacco che brucia.
    Dio, che merda di vita...È Alison, la ragazzina disastrata e scomposta che ha portato scompiglio in questi ultimi giorni. Ma serviva proprio incontrarla adesso, eh vita?
    Espiro col fumo che mi brucia in gola, chiudendo gli occhi ed afflosciandomi su me stessa, con la testa che si abbassa per la depressione, il macigno che mi grava addosso.
    Dio...mi tocca sistemare il puttanaio anche qui? Che casino, che casino...
    Mi appoggio con la schiena ed un piede contro il muro, stringendo le spalle e rannicchiandomi in un atteggiamento di chiusura ed ostilità verso potenziali dialoghi, anche se alla fine sappiamo tutti che parlerò e farò quello che c'è da fare, perché prima risolvi i problemi meglio è.
    Tra due dita stringo la sigaretta, la tolgo dalle labbra, bevo un bel sorso di whiskey e rimetto la sigaretta al suo posto. Guardo per terra, l'asfalto duro, scuro e rovinato, a metà tra i miei piedi ed i suoi, ottimo compromesso per tenerla sott'occhio senza innescare un dialogo col linguaggio non-verbale. Non ho proprio cazzi di fare anche quest'altra cosa, eppure già lo so: mi tocca, c'è poco da fare. I messed with her, she messed with the mission, and now it's my turn to bring order in this chaos. Gimme just one sec: I need to rest myself a lil' bit
    .


    _Specchietto Tecnico:



    Specchietto Tecnico_

    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura, 1pt).
    ¬ Chakram seghettato (Lama circolare, 1pt).
    ¬ Pugnale (Lama, 1pt).
    ¬ Glock 19 (Pistola, 2pt).
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone, 1pt).
    ¬ Fangs & Claws (Armi naturali, 3pt).
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Dopo aver incontrato Dimitriy nelle sue stanze e averlo "respinto", Violet vaga come un'anima in pena per il Grumo, prende un bicchiere abbondante di whiskey, si accende una sigaretta ed esce dalla porta. Lì viene sorpresa dalla presenza di Alison, e disperandosi ancor di più per l'imminente chiacchierata da affrontare si chiude in sé stessa e si appoggia al muro, attendendo l'inesorabile evento.

    Note_

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    Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo



    Per un momento la bionda avvertiva quasi di trovarsi fuori dal tempo. Che quest'ultimo non potesse essere un'unità di misura per lei. Per un attimo, tutto intorno a lei era scomparso, mentre il suo cuore si riempiva di sensazioni strane, non negative, ma nemmeno positive. Si ritrovò al centro del mondo, sola, con i suoi obiettivi da completare, che si era prefissata, che sentiva il dovere di completare. Cercava di guardare oltre con quello sguardo confuso e perplesso, non riusciva a vedere oltre quella linea così distante, equivalente alla sua vendetta. C'è chi dice che si viene definiti per come si agisce. Cosa significa? Che se avesse compiuto la sua vendetta sarebbe stata considerata semplicemente un'assassina? Vero, all'apparenza può sembrare che non sia in grado di fare del male a nessuno, un semplice cane che sa solo abbaiare. Ma se tiriamo le somme, ci sono già stati due morti, due gradini in meno. Senza esitazione, senza ripensamenti, sangue freddo, pieno di odio, niente rimorsi. Come Violet, che uccise tutti quei soldati senza pensarci due volte. No, non come Violet, il suo temperamento era caldo e i suoi avversari li considerava, perché aveva una questione personale con loro. Non erano semplici soldati, insetti, nulla. Strinse un pugno, si sentiva una sciocca, una stupida, ma in parte si domandava se stesse esagerando, sia nel giudicare se stessa, che nella furiosa fretta in tutto ciò che faceva. Se rimaneva ferma immobile per un istante, cosa sarebbe successo? Come in quell'attimo, i suoi occhi scintillano come lumi rossi nella notte illuminata dalla luna e da alcune luci di strada. A casa sua era tutto più semplice, non veniva interrotta nei suoi pensieri, nei suoi momenti necessari a confrontarsi con se stessa. In questo momento vedeva un'altra lei che a sua volta la fissava dritta negli occhi con la stessa espressione seria, contenuta fuori, incazzata dentro. Pure quella aveva gli stessi pensieri, gli stessi dubbi, le medesime sensazioni..non aveva risposta, non trovava differenze. Nell'attimo dopo tutto scomparve, gli occhi tornarono nella sua tonalità normale e si sentì innervosita. Come sapete, lei non ama essere interrotta, anzi il contrario e qualcosa aveva disturbato il suo momento. Dopotutto non poteva farci niente, per questa volta aveva deciso di dormire al Grumo, mentre si solito si stendeva sul letto facendo un riassunto della giornata, si appuntava i progressi e rifletteva su cosa mancava e che fare, cercava le strade brevi, le scorciatoie, per fare più in fretta..come sempre.
    Lei - voltò solo la testa nella sua direzione, era lì a fumarsi una sigaretta e a bere un alcolico. Niente da fare, dall'inizio della missione a ora le cose si erano completamente ribaltate, come se all'improvviso non si sopportassero più. Credete a chi scrive, presto andrà peggio, molto peggio.
    La spietata assassina che legge i pensieri - la definì, giudicandola implicitamente, l'altra già sapeva come la pensava sul suo conto. Non proferì parola, non si sentì più incerta, violata, controllata o spiata. Ovviamente non poteva farci niente, ma non si trovò più combattuta per l'eventuale disagio che le aveva provocato. Continuò su quella strada, niente parole, solo pensieri, poiché queste ultime sono più forti delle prime, più dirette e decise, più vere.
    Non sono in grado di leggere la tua mente, ma so per certo che hai qualcosa da dirmi, anzi.. - no, aspetta, ma non si può lasciare in sospeso un pensiero, eppure pareva proprio così. Un misto di parole casuali di sottofondo contornavano la frase principale e ricca di suono, per quanto la mente possa percepire.
    ..Hai molte cose da dirmi, ma sai cosa? - rivolse l'intero corpo verso Violet.
    In questo momento ho solo una domanda da farti - una semplice domanda che richiedeva una risposta pensata e complessa, con tanto di giustificazioni, verità, sopratutto quella.
    Qual è il tuo obiettivo? - "Che cosa ci fai qui?" - per che cosa combatti? Non certo inteso stupidamente al momento, ma i motivi che spinsero Violet a entrare negli Eversori, voleva..che qualcuno le dicesse qualcosa sul suo conto, che qualcuno si esprimesse con lei! Che un suo..compagno? Amico? Collega..spiegasse a lei perché ha deciso di unirsi in quell'organizzazione, magari voleva sentire qualche motivo particolare, qualcosa che le faceva credere che non fossero semplici assassini, ma che avessero obiettivi precisi. Un po' come il suo. E proprio qui che comincia uno dei momenti più importanti di Alison, quello in cui potrebbe concretizzarsi un ideale. Pericoloso.

    Stato Mentale: Normale - Qual è il tuo obiettivo, Violet?
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    Portare Ordine, Part II_


    «Che cosa ci fai qui?»


    Dice con tono secco e deciso dopo essersi voltata verso di me. A quelle parole, a quell'affronto, la mia fronte si corruga a metà tra il confuso ed il truce, mentre alzo lo sguardo fino a incrociare il suo. Occhi di fuoco contro occhi di fuoco, ma i miei sono molto più solidi ed esperti dei suoi, a quanto pare.

    «I cazzi miei, a differenza di qualcun altro. Cos'è, hai comprato la strada?»


    Sputo acido, sperando che la mia risposta la colpisca e la lasci di stucco come un mattone in piena faccia. Tono ostile e minaccioso, aggressivo e pronto a raccogliere la sfida, così come il mio sguardo che non si distoglie nemmeno per un secondo dai suoi occhi, nemmeno mentre prendo un altro, lento, solenne, cruciale sorso di whiskey.

    Checcazzo: cosa ci faccio qui? Fumo e bevo, non son libera forse di fare quello che mi pare dove mi pare? Ma guarda un po' te questa, tsk!
    Stasera non ho voglia di prenderlo in culo e fare il lavoro al posto degli altri, sempre a sopportare, a portare pazienza, a giustificare e condonare, a dirmi "vabbe', lascia perdere, sorvola, sii superiore e retta tu, comportati bene". Stasera la gente può andare a farsi fottere, se non ha voglia di rapportarsi civilmente con me.

    Ho interpretato la sua frase con naturalezza, calandola nella situazione attuale: non mi è minimamente passato nella testa che potesse stare cercando di parlarmi telepaticamente. Non è una telepate, non ha il potere di entrarmi nella mente, e io non solo non passo tutta la giornata a sondare tutti i pensieri di tutte le persone che mi circondano, ma in questo momento il mio umore mi fa fare tutto l'opposto: mi sono chiusa perfino col linguaggio corporeo, stringendomi e tutto quanto, figurarsi se vado ad aprirmi alla sua mente. No, grazie: ne ho già abbastanza del poterla immaginare, la sua mente...Non ho proprio bisogno o voglia di andare pure a guardare effettivamente com'è e cosa le pascola per quella landa di caos e stronzate
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    _Specchietto Tecnico:



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    Specchietto Riassuntivo_

    Violet, chiusa in sé stessa, non sente nessun pensiero di Alison: solo le sue parole, che interpreta quindi di conseguenza e a cui risponde "a tono" X°DD.

    Note_

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    Confronto



    Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo



    D'accordo non era la reazione che si aspettava Alison, ma neppure Violet si sarebbe aspettata una reazione simile. Alison non reagì violentemente come suo solito, subì in pieno quella risposta ampiamente provocatoria.
    Calmati Alison, calmati.. - la bocca si apre lasciando intravedere i denti serrati, gli occhi mutano nella colorazione dell'ira, ma non fa altro, non c'è nessun seguito. Violet, e chiunque conoscesse quanto bastava per aver visto cosa succede quando si arrabbia, sapeva benissimo che la bionda era infuriata, ma si stava trattenendo, si stava..controllando?
    Non vuoi fare rissa ora, vero? Calmati Alison.. - chiuse gli occhi ed espirò voltandosi, dandole letteralmente le spalle. Vuoi forse mettere in mezzo il tema dell'educazione? Cosa gliene può importare a lei, pensa solo a se stessa e fa quello che crede di poter fare, come qualunque ragazzina che non può far altro che pensare a se medesima.
    "Se questa strada fosse mia, ti avrei già buttato fuori!" - sbottò. La conversazione, se si poteva chiamare così, era partita col piede sbagliato e, sopratutto, stava prendendo una brutta piega. Tra una che non aveva più pazienza e l'altra che non l'aveva mai avuta..no aspetta, in realtà Alison aveva fatto un piccolo passo avanti, piccolissimo, forse impercettibile, ma era pur sempre qualcosa. Si era placcata di fronte ad una provocazione, non aveva preparato le armi e minacciato chi sia di sparargli addosso una tempesta di petardi o eventualmente pugni. Però adesso non esageriamo, una volta va bene, ma chissà se alla seconda provocazione sarebbe rimasta buona o avrebbe reagito, per di più con maggior violenza se aggiungiamo l'aver represso la reazione precedente. O forse sotto sotto c'era una spiegazione diversa, il contatto tra loro, quell'avversione che in parte era mutata in una sorta di legame, nel quale al mancare di una delle due, tutto perde senso. Avanzò, passò dall'altro lato della strada, sul marciapiede opposto e si voltò per poggiarsi di schiena sul muretto proprio di fronte all'altra. Accigliò lo sguardo inquadrandola per bene.
    Cos'è? Fa finta di niente o non sta leggendo la mia mente? - cercava nel cielo una risposta a quel semplice dubbio, magari la stava prendendo in giro, faceva finta di non sapere e questo significava che non voleva in nessun modo conversare con lei, concludere la questione. Questione? Era così necessario chiarirsi? Potevano semplicemente fare finta di niente e tenere per loro i propri rancori, o almeno questo nel caso di Alison, poi magari all'altra poteva non fregargliene assolutamente. Abbassò nuovamente lo sguardo, cercò altri soggetti interessanti, eppure sembrava una calamità, puntualmente al centro della sua visuale appariva la figura di Violet, quasi un'ossessione. Ma perché? Che cavolo aveva..le dava fastidio il suo modo di comportarsi? La persona in sé? O era invidiosa? Invidiosa..di cosa? Che lei possedeva poteri particolari come la telecinesi e la telepatia?
    Non me ne frega niente - giusto, lei prende a pugni le persone, per di più credeva anche di menare più forte dell'altra..però al momento non vi era nemmeno il senso di confrontarsi tra loro. Stava uscendo pazza.
    Cosa cavolo vuole lei?! Cosa ci fa in un posto come questo?? Perché non se ne va da un'altra parte a uccidere la gente e a fare tutte quelle sue magie!! - si, si, si, le dava davvero fastidio, ma non riusciva a spiegarselo, non trovava una vera motivazione, forse..si sentiva ancora ferita, aveva ancora quella cicatrice e in cuor suo temeva, quasi con estrema certezza, che se la sarebbe presa ancora di più. Sbatté forte un piede per terra, quasi per attirare l'attenzione.
    "Sai cosa? Sei una stronza! Una grande stronza!" - enfatizzando con l'indice quasi si stesse esercitando in qualche movenza da rapper. Come narratore, se fossi lì, in mezzo a quella strada, spererei tanto che ci fosse un tombino in cui calarmi e fuggire.

    Stato Mentale: Normale - Sei una stronza, Violet!
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    «Se questa strada fosse mia, ti avrei già buttato fuori!»

    «Se fosse mia, invece, ti avrei usata come lampione per farci pisciare i cani.»


    Sbarro gli occhi in espressione oltraggiata e truce, rispondendole a tono con qualcosa di piccante e variopinto. Mai sfidare un'esperta di combat verbale come me: sono temprata in decenni di raw shit prodotta dalla gente comune, e lei è proprio una di queste. La cosa divertente è che poi quando rispondi loro a tono si scandalizzano e ci rimangono di merda: non se l'aspettano, poveri bambini dell'asilo, che pensano di poter spadroneggiare e bullizzare in giro con una sola frase e che tutti tacciano. Tsk.

    Si rivolta furente, incazzata, agitando un dito come quelle puttanelle americane da strada
    .

    «Sai cosa? Sei una stronza! Una grande stronza!»

    «...!»


    Mi vibrano gli occhi. Mi vibra la faccia. Mi vibra la testa. Sto per girarmi di lato e sboccare la cena di natale.
    Per fortuna riesco a trattenermi, mentre i miei occhi si chiudono da soli, le dita si irrigidiscono all'inverosimile ed il mio naso inspira profondamente riempiendo i polmoni. Dio mio, che tanfo allucinante: una puzza di cadavere e sterco, un mix nauseabondo, che mi ha investito in pieno. Stavo veramente per vomitare, l'ho sentito all'altezza dello stomaco. Ma quanto è marcio il suo cervello? Ammuffito, una discarica nell'incuria più totale
    .

    «Ma tu ti rendi almeno conto di quanto cazzo può valere una cosa del genere, detta da una testa di cazzo come te? Cioè, tu credi veramente di avere un cervello sufficientemente decente per emettere giudizi sensati e sostenibili con delle prove? Sei così talmente bruciata e stupida e analfabestia che non sai manco da che parte stai girata, e vieni a dire a me che sono stronza, sperando anche che io ti prenda seriamente? Ma stai scherzando?!»


    Le rispondo facendomi trascinare dallo sdegno ancora, ma cercando al contempo di spiegarle la situazione, fino al limite estremo dell'ovvio tanto da arrivare al ridicolo, mentre scuoto le mani congiunte a mo' di preghiera, coi polpastrelli che toccano i rispettivi speculari, e le sopracciglia inarcate in una maniera tale da trasmettere sconcerto e pietà.

    «Cresci, imbecille! Cresci, cazzo. Studia, datti alla scienza, piantala di fare la cogliona in giro. Fottuta bimbaminkia dell'asilo...»


    Cerco di spronarla, e sono seria e sincera e anche altruista -per quanto nella versione rozza e scontrosa, ma lo dico per il suo bene: perché è quella l'unica soluzione, e vale per tutti-, ma ben presto perdo le speranze come spesso mi capita. A quel punto, allora, mi porto una mano sulla faccia per coprirmela ed autocommiserarmi per la merda di mondo in cui sono immersa, invischiata, circondata da idioti, e mi scolo tutto il whiskey per annegare l'ennesima cosa sbagliata nella mia linea temporale. L'ultimo insulto esce a mezza voce, mentre guardo l'asfalto davanti ai miei piedi, più un commento per me stessa che qualcosa per attaccare lei o ferirla, qualcosa di indirizzato all'esterno della mia mente.
    Mi lascio andare contro il muro, dunque, e continuo a facepalmarmi mentre l'altro braccio ciondola reggendo a stento il bicchiere vuoto. Inutile, è tutto inutile: alcolizzarmi è inutile, scuotere la testa è inutile, cercare di sistemare il mondo è inutile. Cercare di sistemare la gente è inutile, come questa cerebrolesa che ho di fronte: ci avevo creduto, ci avevo sperato, pensavo che avrei potuto aiutarla, farle da mamma, da mentore, che avrei potuto darle una mano a crescere, a migliorarsi, a...vivere meglio. Quando l'ho incontrata da lucida ho pensato di doverle qualcosa, di essere manchevole nei suoi riguardi, di dovermi scusare per il mio comportamento della sera precedente alterato dall'alcool. Pensavo che saremmo potute essere amiche, che avrei potuto finalmente avere una compagna di giochi, di avventura, di...

    Il mio sguardo s'incrina. Le mie labbra, sul mio volto, si rompono. Si contraggono, si storcono, si deformano ed incurvano. Le mie palpebre strizzano gli occhi e ne spremono fuori delle lacrime amare, depresse, distrutte, infrante. Scivolo, mi lascio accasciare a terra, con la schiena lungo la parete fino a raggiungere il marciapiede col sedere.
    Appoggio il bicchiere accanto a me, spengo la sigaretta sull'altro lato, e mi porto entrambe le mani al viso, gomiti contro le cosce, palmi che mi premono contro gli occhi chiusi e la fronte, le dita tra i capelli...ed inizio a singhiozzare, soffocata, trattenuta, perché non posso o non dovrei aprirmi in sua presenza, non posso contare su di lei, sulla sua comprensione, ma in fin dei conti posso anche gestire sue eventuali intromissioni. Non me ne frega di farmi vedere "debole" ai suoi occhi, perché se solo osasse tentare di farsi forte, di farsi più grande, di sfottermi o fare la figa...le mostrerei quanto poco debole io sia. La stritolerei con la mia telecinesi, fino a soffocarla anche: non la ucciderei mai, ma le potrei infliggere notevole dolore fino ad averla punita abbastanza, fino a farle capire quanto potere nascondo dentro di me, quanta forza, e quanto io possa permettermi perfino di piangere. A differenza dei coglioni impotenti come lei, che deve sempre stare lì a farsi grande, sempre sul piede di guerra, perché la forza dei muscoli è l'unica cosa che la gente ha, non avendo forza di argomenti. Perché sono deboli. Perché i veri deboli sono loro. E sono tanti, e rovinano il mondo, con la loro patetica impotenza ed incompetenza: sono miserabili, sporcano ed inquinano e distruggono tutto, e vorrei vederli bruciare e sparire dalla faccia del multiverso...

    Che schifo. Che schifo l'esistente, la mia vita fa schifo, la mia rete sociale fa schifo, attualmente. E questo "attualmente" dura da anni, ed anni, ed anni...
    Le lacrime scorrono, come fanno da anni, ed anni, ed anni..
    .


    _Specchietto Tecnico:



    Specchietto Tecnico_

    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura, 1pt).
    ¬ Chakram seghettato (Lama circolare, 1pt).
    ¬ Pugnale (Lama, 1pt).
    ¬ Glock 19 (Pistola, 2pt).
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone, 1pt).
    ¬ Fangs & Claws (Armi naturali, 3pt).
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Risponde a tono anche stavolta, con un volume di fuoco ancora maggiore, e poi si lascia andare alla depressione finendo il whiskey, facepalmandosi e scivolando fino a sedersi a terra in lacrime *,..,*.

    Note_

    ---.


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    Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo



    Quello che si sarebbe aspettato chiunque, per prima Alison, non credeva veramente che Violet sarebbe rimasta buona e zitta, tirò fuori le palle e rispose con la stessa moneta. Anzi, andò ben oltre, non potreste mai immaginare la reazione di Alison. O meglio, quella..ubriacona offese la bionda colpendola in pieno. Ma quella che realmente subì più danni era proprio la stessa Violet. Alison la guardava con un sorriso irritante. Mostrava un lato, già tirato fuori in parte durante la missione, quello di assumere un atteggiamento superbo e sfrontato, altezzoso si potrebbe dire, di fronte a chi si fa prendere dall'emoziona più nota dalla bionda. Le braccia incrociate, il gomito destro appoggiato alla mano sinistra, mentre la mano destro lascia che le due dita più lunghe si appoggino, quasi sostenendo, sulla tempia con un cenno negativo. Osservava curiosa, stupita per la reazione successiva della maggiore. Quella si lasciò cadere quasi abbandonandosi al suolo fisicamente e sprofondando mentalmente in un abisso di disperazione. Ma Alison non poteva comprenderla, non sapeva, non era in grado di percepire le sensazioni che turbavano Violet. Per questo continuò, infierì, seppur trattenendosi alla sola parola.
    "Ma guardati!" - e con la stessa destra la indicò a mano aperta e dita unite. Una risatina forzata, così antipatica, così malvagia..se ne fregò perfettamente di ciò che provava l'altra, se ne fregò del suo stato attuale, lei non riesce a rimandare, deve finire, rispondere a tutto, chiarire, non andare contro se stessa.
    "Tu chi cazzo sei per dirmi cosa fare??" - sbraitò, il sorriso era sparito immediatamente, l'espressione arrabbiata con quelli occhi rossi. Si stacco dalla parete e avanzò di un paio di passi soffermandosi al limite del marciapiede.
    "Mia madre, forse??" - domandò retoricamente. Alison non ha più nessuno, l'unica cosa che la mantiene in vita, che le permette di continuare a camminare su quel percorso, è la forza della vendetta. Non vede altro, solo quella via da seguire. Non le frega assolutamente nulla del giudizio altrui, solo fiato sprecato.
    Quante stronzate..ho ben altro da fare! - pensò stringendo i pugni, provava ribrezzo osservando come quanta debolezza aveva di fronte, non riuscire a sostenere un peso, che sfortunatamente Alison non potrà mai capire, eppure anche lei ha il suo, un fardello grosso per lei che ha un valore diverso da quello altrui. Nessuno può giudicare le croci altrui, non esiste il paragone.
    "E..e poi che cazzo hai da piangere così all'improvviso?!" - esatto, è un sintomo di preoccupazione, i fatti contano per lei. Le sue parole non hanno valore, le sue offese nemmeno, gli ordini..neanche a pensarlo, ma i gesti, quello sono ciò che le fanno uscire i pugni dalle mani. Ma anche no. In questo caso, Alison si trattenne vedendo come mostrava il suo lato debole, lei non si permette di picchiare chi, in apparenza, non si può difendere, e viene sottolineato "in apparenza". Allo stesso tempo è infuriata, perché non comprende e quando non riesce a capire i motivi del comportamento di alcune persone, tanto più insolite, se la prende. Perché mai un'assassina a sangue freddo con abilità fuori dal comune..si sfoga in quel modo? Si abbandona in silenziose lacrime in una depressione che ricordava tanto lei qualche mese prima. Così rimase nella sua stanza intere giornate a piangere e singhiozzare per la solitudine. Dopo la morte del padre, non voleva più uscire, non voleva più vivere..a stento mangiava. Però ogni giorno che passava in quell'inferno e più si abituava a quel calore, sempre meno male sentiva, sempre più odio provava. Non avrebbe sprecato la sua vita per questo, non avrebbe condannato il suo nome con una fine priva di senso. Così si impose quell'obiettivo da raggiungere a tutti i costi. Per questo odia aspettare, perché più trascorre il tempo e più cresce la sua rabbia. Molti sostengono che la rabbia repressa sia la peggiore, anche se ogni tanto Alison trova il modo di sfogarsi.

    Stato Mentale: Normale - Che cazzo ha adesso?!
    Stato Fisico: Infetta
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    Portare Ordine, Part II_


    Le sue parole mi scorrono addosso come queste lacrime che non vogliono saperne di smettere di scendere. Singhiozzo sommessamente, sola. Sola. Sola.
    Non m'interessa dei suoi insulti, delle sue provocazioni, del suo deridermi o accusarmi. Lei non può capire, come lei stessa ammette. Lei non può essermi di alcun aiuto, non può essermi di nessuna utilità. Non può essere mia amica, solo ora lo capisco chiaramente.
    Sono sola. Sono sola.

    Un gesto del braccio come per scacciarla è sufficiente a risponderle, a zittirla. "Vai via, va' a quel paese!" sembra voler dire, ma in verità l'effetto che fa è di emanare le mie onde psioniche indirizzandole verso di lei, paralizzando i suoi centri nervosi com'è capitato la prima volta che ci siamo incontrate.
    La lascio lì, paralizzata per qualche istante che mi prendo per me, per recuperare, e poi mi alzo fino a portarmi di fronte a lei, a due centimetri dalla sua faccia, col volto rigato e bagnato e l'espressione sofferente e sprezzante al contempo
    .

    «Cosa cazzo ne vuoi sapere tu, eh?!
    Perché credi di sapere tutto, vero signorina??
    Salvo poi domandare le basi perché non sai niente, nemmeno quelle!
    Tu non vuoi sapere, credimi. Eppure lo domandi, cerchi di aprire porte che...
    ...
    E va bene, stolta e patetica e misera mortale: adesso ti faccio vedere io!»


    E con un gesto fulmino alzo le braccia e stringo la sua testa in una morsa, tra i palmi delle mie mani all'altezza delle sue tempie. Non la tocco però, la sfioro a malapena, come ci fosse un campo di forza repulsivo che mi impedisse di avvicinarmi troppo: è questione di onde mentali materializzate, è questione di getto eccessivo che fuoriesce dalle mie mani e s'infrange contro il suo cranio, il suo cervello. La morsa in questione, infatti, è psichica: il suo cervello ora sta subendo tutto ciò che sento io, sta sperimentando l'insopportabile pressione a cui è sottoposto il mio, di cervello. E sta vivendo tutto ciò che vivo io quotidianamente, nella mia vita ed in momenti come questi, come questa serata, prima con Dimitriy e poi con lei.
    Non riesce a sapere precisamente tutte le mie vicissitudini personali, so badare molto bene alla mia privacy se voglio, ma le voglio mostrare e far capire cosa vuol dire essere me, cosa vuol dire vivere nel mio corpo, nella mia mente, under my skin.

    Voglio farle sperimentare, probabilmente per l'unica volta in vita sua, una concezione dell'esistenza, del multiverso e della vita ampia tanto quanto la mia, tanto quanto quella della scienza, una grandezza indescrivibile a parole, un'apertura dello sguardo e dell'orizzonte che conferisce una lucidità ed una coscienza cosmica in grado di atterrire la maggior parte degli umani...ma non me, che vengo anzi galvanizzata da tali dimensioni e distanze sia spaziali sia temporali sia morali.
    Voglio farle vivere tutti gli altissimi e virtuosissimi valori etici che albergano nel mio cuore, e tutte le delusioni che la vita mi ha riservato e continua a riservarmi: dalla gente comune che si comporta come bestie nei miei confronti e nei confronti di tutto e tutti, alle guerre e alle dittature e ai soprusi aberranti a cui ho assistito e che ho vissuto sulla mia pelle, combattendo per la libertà, per una società migliore, per un mondo più bello e buono. Vanamente, effimeramente, deludentemente.

    Voglio che lei provi, però per filo e per segno in questo caso, tutti i sentimenti che ho provato e provo io: speranza, amore, gentilezza, pace...cose che ti innalzano nei cieli più paradisiaci ed estatici immaginabili...E poi però tutta la delusione, la rabbia, la frustrazione, l'impotenza, l'odio, la paura, il senso di ingiustizia, la depressione, la disperazione...la solitudine...che ti scaraventano e fanno precipitare a velocità folli e vertiginose fino a farti schiantare al suolo, così forte da scavare una voragine al suo interno, una grotta sotterranea dove rimarrai costretto e prigioniero della tenebra più fredda e terribile.
    Voglio farle capire quanta grandezza si può vivere, quanto c'è al di là della sua piccolissima ottica localistica e personale, oltre la sua esperienza biografica, oltre il piccolo mondo di cazzatelle e scaramucce che vede lei da sola, in cui lei è al centro del mondo e tutto le ruota intorno, in cui ci sono solo quelle due piccolezze infinitamente misere ed infime. Vicissitudini dolore comprese, irrilevanti agli occhi del cosmo e di tutto ciò che si può subire, sperimentare, vivere, e provare, sia di positivo sia di negativo.
    Voglio farle vedere il mondo coi miei occhi, e voglio farle sperimentare le conseguenze del vederlo così. Voglio farle capire cosa vuol dire vedere gli errori e gli sbagli accumularsi sotto il tuo naso; voglio farle capire cosa vuol dire affannarsi per cercare di porre rimedio a quei danni perché sei una paladina nobile e virtuosa e hai un fortissimo senso del dovere -perché se vedi come riparare qualcosa allora hai il dovere morale almeno di provarci-; e voglio farle capire cosa vuol dire vedere che il mondo rotola sempre di più verso il caos andando a puttane; voglio farle sentire l'impari ed impossibile lotta contro l'entropia, ed il biasimo verso tutti gli altri araldi del caos quando potrebbero essere agenti d'ordine come te, aiutandoti e collaborando verso un futuro migliore, una prospettiva da Eden in terra; voglio farle sentire il vuoto che hai attorno quando cerchi di migliorare le cose e la gente ti disprezza per questo, perché sei troppo alta e loro troppo infimi per riuscire a capire ed apprezzare; voglio farle capire cosa vuol dire vivere in un mondo popolato dalla feccia, ed essere l'unica perla splendente e pulita che affoga nella merda, quando ti fanno pure sentire in colpa ed arrogante per riuscire a vederlo, a capirlo, a riconoscerlo, perché la (falsa) modestia è una virtù secondo loro, ed io sono ben più modesta di loro affetti da effetto Dunning-Kruger.

    Voglio farle capire cosa vuol dire combattere da soli. Da soli nel multiverso, da soli contro il multiverso. Voglio farle capire cosa vuol dire non avere nessuno al tuo fianco, facendole capire quanto spasimo da una vita per avere solamente un piccolo frammento di paradiso per me, una persona sola che mi ami, che mi capisca e mi accetti e mi comprenda ed anzi condivida le mie stesse sensazioni e volontà e nobiltà d'animo.
    Voglio farle capire cosa vuol dire essere delusa più e più volte, senza mai riuscire a trovare quella pace e quell'amore caldo e dolce e gentile -come me- a cui tanto aneli -il mio comportamento è uno specchio dei miei desideri, nel mio caso-.
    Voglio farle capire cosa vuol dire essere ferita a ripetizione, da qualsiasi cosa esista quasi.
    Voglio farle capire cosa si provi ad essere delle belle persone, che si sono fatte il culo cubico e anche quadri-dimensionale per migliorarsi e presentarsi bene nella società per vivere bene con gli altri, e trovarsi ad avere a che fare con miserabili pezzenti bastardi, indegni perfino di un branco di lupi o di piranha, che ti trattano con disprezzo quando sono loro ad essere disgustosi e riprovevoli e da condannare.
    Voglio farle vedere l'altro lato di quella grandezza: l'enorme peso che ha, e che può schiacciarti, avvolgerti, inglobarti, soffocarti...mangiarti, come uno squalo con una sardina.

    Le faccio comprendere cosa voglia dire poi ferire i propri amici, le persone che s'innamorano di te ma non sono adatte sul lungo periodo, cosa voglia dire rifiutare anche quella mezza possibilità rispetto al nulla, sapendo che sul breve termine ti vorrai cavare gli occhi per la stupidità pazza di una tale scelta, sapendo che sul lungo periodo ti ringrazierai perché ti saresti cavata gli occhi per la stupidità pazza di una scelta contraria.
    Le faccio comprendere tutta la mia delusione per il multiverso, per le società, e per i rapporti personali con le persone che ho incontrato. Provo a infilarle in testa anche tutta la disperazione per il futuro, il "Dio mio, ma sarà sempre così?! Perché devo vivere in questa maniera??!", la voglia di suicidarti, ed i tentativi di suicidio anche, già un decennio fa ormai, quando lei ancora giocava con le bambole. E la condanna di essere diventata immortale, oh sì, c'è anche quella, è vero. E come si tiri avanti, feriti e mutilati, spenti, senza più voglia di vivere, col desiderio invece di trovare ancora quell'amore mai avuto, un desiderio così folle e pazzo tanto da rilanciare con ancora più illusioni ogni volta che c'è qualche minima speranza, come in una partita a poker quando sei sull'orlo del baratro e dici "O la va, o la spacca!", perché ti senti come un animale nell'angolo che non ha più niente da perdere -ed invece non è vero, e in fondo lo sai, ma "se ho fortuna ci ho guadagnato il mondo!", e se hai sfortuna perdi l'ennesimo pezzo di cuore-. Come con Saori al BloodRunner.

    Le faccio comprendere cosa vuol dire decidere di sporcarsi per proteggersi, cosa vuol dire prendere il lato oscuro a piene mani quando finora l'avevi sempre ripudiato e ti schifavi da sola al solo pensiero; cosa vuol dire cercare di distrarsi con avventure, sciocchezze materiali, poteri magici buoni più che altro come intrattenimento. Le faccio capire cosa voglia dire inventarsi una vita, in attesa di vivere quella vera. Perché sì, sotto sotto, in fondo al tuo cuore, covi ancora quella speranza di poter trovare infine qualcuno con cui iniziare a vivere sul serio. Qualcuno che ti ami, che ti faccia sentire amato. E dai via anche il culo -non letteralmente, per fortuna, ma metaforicamente è anche peggio forse, perché dai via il cuore- ogni volta al primo che passa, sperando che sia quello giusto, illudendoti ed ignorando quello che hai imparato da tutti i fallimenti precedenti. Come con Saori, appunto. E come con lei stessa, Alison...

    Già, arrivo infine a lei, e le faccio vedere cosa rappresenta per me. Alison: una sconosciuta, una ragazzina, speravo potessimo essere amiche -e forse più, come testimonia inconsciamente l'averla baciata sotto i fumi dell'alcool-, finalmente una ragazza tra gli Eversori, una ragazza con un briciolo di carattere e non un manichino-robot che esegue gli ordini e basta -sono sempre stata attratta dai caratteri forti-. "Finalmente", mi dicevo. E invece no: ulteriore delusione, infantile, piccola, piccola mentalmente, psicologicamente, immatura e caotica come un cucciolo di prim'thaka, una trottola ambulante che non fa altro che mordere i mobili e schiantarsi di faccia contro le pareti, sputtanandoti il mondo e facendoti rimpiangere di averci voluto a che fare, rovinando quelle due cazzatelle ordinate e insignificanti che eri riuscita a racimolare e controllare, almeno quelle, ultimo baluardo di speranza forse.

    Le sparo tutto questo dritto nel cervello, premendo psionicamente da entrambi i lati della sua testa, e, mano a mano che il flusso scorre, la potenza dei getti cala progressivamente, fino al momento in cui le mie mani riescono a sfiorare le sue tempie, a poggiarsi contro di esse, a cingere il suo capo con le dita tra i suoi capelli d'oro all'aria sparsi e scompigliati dalle onde d'urto del mio potere.
    La mia espressione ora è più calma, ma sempre triste ed amareggiata. La fisso negli occhi coi miei severi e rabbiosamente disgustati e biasimanti, e più la guardo e mi calmo più il disgusto svanisce, lasciando spazio solo alla stanchezza, alla voglia di smettere di combattere, di chinare il capo, arrendersi ed accasciarsi...ma rimango in piedi, stoicamente, pazientemente, sopportando come una brava bestiolina da soma, come sempre. Robe da "Padre, perdonali perché non sanno quel che fanno".
    Inspiro, nasalmente, avendo la bocca ora chiusa e le mascelle contratte. Espiro, rompendo le linee delle mie sopracciglia, che liberamente prendono a vagare incerte ed insicure verso la parte alta della fronte, ma senza spostarsi più di qualche millimetro in verità, spaesate e senza speranza. Come me.
    Le nostre labbra sono a pochi centimetri le une dalle altre, il mio sguardo cade sulle sue, ma stavolta non la bacerò. No, anzi: al solo pensiero i miei occhi si contraggono e la mia mente le trasmette anche quest'ultima sensazione. Dolore, disgusto, ribrezzo, tristezza, disperazione e rassegnazione depressa ancora. No, "nemmeno lei è quella giusta, mi farei solamente del male, e ne farei a lei". Perché nel mio cuore c'è sempre un pensiero per gli altri, forse prima che per me anche. Uccidere sconosciuti è facile: sono tutti feccia. Quando li conosci, poi, rischi che ti si smussi un po' il giudizio: scopri attenuanti, capisci che non sanno quello che fanno appunto, che in parte sono state vittime anche loro, magari da piccoli eccetera eccetera eccetera. Come nel caso dell'umana che mi sta davanti, sicuramente.

    Rialzo lo sguardo incrociando il suo, lascio scivolare lentamente le braccia lungo i miei fianchi facendole tornare al loro posto, sospiro nuovamente con un'espressione più stanca ed affranta di prima, e voltatami me ne vado, col mio fardello impronunciabile, trasmissibile solo per via telepatica, solo facendolo sperimentare agli altri sulla loro stessa pelle.
    Quando la porta del locale si chiuderà dietro le mie spalle, l'effetto del mio potere paralizzante svanirà da lei, e sarà libera di fare tutto ciò che vorrà. Restare pietrificata a riflettere, andare nelle sue stanze, inseguirmi e picchiarmi, inseguirmi e scusarsi, inseguirmi e discutere, comprarsi un gelato o andare in bagno. Tutto quello che vorrà...se vorrà fare ancora qualcosa, se ne avrà la forza, dopo un'esperienza del genere...

    Voleva sapere cosa ho da piangere, la bambina.
    (...E io avevo bisogno di sfogarmi, da così tanto tempo...Anche se non è stata una confessione ortodossa, e non mi piace troppo questa cosa...Sarebbe dovuta essere una conversazione tra amiche, e invece è stato più un monologo obbligato ed intrustivo. Un bel mindfuck in piena regola, a essere onesta...Ma mi ha provocato così tanto, con la sua sfrontatezza ed ignoranza...E mi ha presa in un momento di debolezza, non ho saputo proteggerla da me stessa e dalla conoscenza del mondo..."Proteggerla", anche se ci sarebbe da discutere molto a lungo sul fatto che è la conoscenza del mondo a proteggerti dal resto...)

    Voleva sapere cosa ho da piangere, lei...
    (...Ora lo sa. E mi dispiace per lei, anche se dubito riuscirà a mantenere memoria di una visione così ampia e complessa, senza il sostegno della conoscenza scientifica tra l'altro. Ciononostante, questa è solo l'ennesima goccia di dispiacere nel mio mare di depressione infinito.)

    Voleva sapere cosa ho da piangere..
    .


    _Specchietto Tecnico:



    Specchietto Tecnico_

    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura, 1pt).
    ¬ Chakram seghettato (Lama circolare, 1pt).
    ¬ Pugnale (Lama, 1pt).
    ¬ Glock 19 (Pistola, 2pt).
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone, 1pt).
    ¬ Fangs & Claws (Armi naturali, 3pt).
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Attacco paralizzante, bordata telepatica di condivisione di come si sente, e poi se ne va X°D :pft:.

    Note_

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    Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo



    L'ha fatto ancora. Non è possibile l'ha rifatto, sa che la fa imbestialire, ma l'ha fatto ancora.
    L'ha fatto ancora, brutta stronza! - pensò sul momento, quando quel gesto per mandarla via non è altro che l'effetto del suo potere di paralisi telecinetico. La bionda dagli occhi infuocati non smette di fissarla con una rabbia sempre più crescente. Non la sopporta, non quando fa così, sopratutto quando fa così. Eppure pare sia stato necessario, non darle modo di opporsi e sfruttare la possibilità di comprendere questo strano individuo. Sembrò attaccare, colpirla alla testa e su quel momento Alison che provò ancora quel timore, ma affrontandolo con uno spirito diverso, di chi è pronto a subire per poi tramare vendetta. Non sente niente, non fisicamente. L'istante dopo tutto cambia, percepisce i suoi sensi manipolati, gli occhi tornano del color naturale indaco, mentre le sue emozioni paiono inibite. Vuota. Si sente vuota e in lei entra un flusso, un fiume in piena, qualcosa cui non si può non assistere, non può rifiutarsi. Obbligata ancora, nonostante in principio fosse una semplice richiesta. Sembrava non poterlo esprimere a parole, quindi optò per una maniera più brusca, violenta. La mente di Alison non ce la fa, non può reggere una simile ondata di immagini. Si trovava sola in mezzo ad una serie di immagini che continuavano a girare in un cerchio irregolare. Come una successione di scenari. Un quadro in cui cadeva dentro, nel mondo che rappresentava. E lì avvertiva i momenti che Violet le stava trasmettendo. La missione, Dimitriy e la serata con lei di quel momento, i ricordi più recenti. Percepì fastidio, vedeva se stessa da fuori, con gli occhi di Violet. Vedeva lei stessa tirare fuori un coltello e sgozzare un soldato di guardia. Ma non era lei, era Violet. Eppure sembrava che le sue emozioni si fossero sostituite, clonate, una copia di ciò che sentiva Violet in quei momenti, in quelle situazioni. Provava odio per quella ragazzina, ella scomparve e un groppo di preoccupazione salì rapido. Poi arrivò lì davanti a lei che le risponde a se stessa, Violet, con aria sfrontata ignorando completamente il gesto d'aiuto dell'altra. Poggiò una mano su qualcosa, era una poltrona, staccò le gambe accavallate e osservò il nuovo soggetto di fronte a lei: Dimitriy. Provò una certa ammirazione, ma anche tristezza, come se stessi condividendo qualcosa, eppure..provava un forte senso di colpa, non aveva tempo per riflettere su ciò perché subito lo scenario cambiò. Avvertì l'impotenza terribile, quasi universale, con la coscienza di essere dotata di molto, forse meglio dire troppo. Intoccabile, indistruttibile, invincibile, immortale, può fare qualsiasi cosa. Bugia, non riusciva a fare niente di ciò che desiderava. Alison è terrorizzata, dall'occhio destro partì la prima goccia salata. Non può produrre pensieri, il suo animo rifiutava l'intensità di emozioni che provava al momento. Avvertì una grandezza infinita, un senso dello spazio..dove tutto andava sempre più lontano. Panico, ansia, paura. Tremerebbe se potesse, si piscerebbe addosso, se potesse. Il cuore, spera solo che quello non la tradisca come già fa la sua mente. Qualcosa la spinge ad adorare ciò, a sentirsi bene in quella sensazione puramente cosmica, che lei non dovrebbe provare, che non potrebbe capire, vorrebbe rifiutare. Come se cercare di camminare all'indietro, ma il corpo non risponde e continua avanti sempre più veloce. Passò tutte le nuvole, fino a sommergersi ancora nel tessuto che riveste l'universo, questo mostrò a lei tanti altri uguali, paralleli, intersecati. Buio. Nuovo scenario. Ora c'è la delusione. I ricordi di Alison si sovrappongono, come richiamati da quelli dell'altra, come se dovesse fare un confronto. Qual è la delusione più grande? Essere sfortunata? Aver perso molto? Tutto ciò che provò quella si rifletteva su di lei, veniva assorbito. Uno sbaglio, un altro..aspetta, ancora un altro, un'aspettativa distrutta, un'altra..ancora una, un'altra..aspetta, c'è da guardare oltre, guardare quello che ormai ci si aspetta, l'emozione si fa magra, sottile, esterno. Cambio. Ideali, Alison è troppo lontana da ciò, è già tanto se riesce a pensare a se stessa, come vuoi che possa sopportare tale peso? Come una tortura, cercava di dimenarsi, le grida mute e gli occhi chiusi dall'insopportabile dolore alla testa, l'animo stretto e il cuore a mille. Ma lei appariva normale all'esterno, una statua con gli occhi che guardava oltre l'orizzonte. Cercava di fuggire, di tapparsi gli occhi, ma qualcosa le tirava sempre via la mano. Cercava di urlare, ma qualcuno le tappava la bocca. Voleva scappare, ma si frapponeva sempre un ostacolo dopo l'altro. Poi ci riuscì, la mano copriva gli occhi che guardavano oltre essa. Nulla bloccava il canale della parola, ma non aveva fiato. Non c'era nemmeno luogo in cui scappare. Era ciò che provava, ma al tempo stesso era costretta a a percepire altre emozioni, certamente sue, ma non originarie. Immagini casuali, sensazioni casuali, prima arrabbiata, poi delusa, triste, piena d'odio. Tutto scomparì, un bianco assoluto, il vuoto. Costruzioni crollate, Alison cadde, scivolò sul pavimento illusorio e sprofonda verso qualcosa con un'attrazione esagerata. Avvertì la pressione, l'aria irrespirabile, un'altra guancia solcata. Che fastidio quello, che fastidio quella..che fastidio quello che sta facendo, ma perché lo sta facendo? Che fastidio com'è andata, che fastidio avrebbe potuto fare altro. Una somma che parte dal primo numero e spicca in alto all'infinito. Ma cosa può pretendere, non può capire nulla, troppa quantità e certamente qualità, ma il tempo..come lo può gestire il tempo? Come tirarle addosso mille monete d'oro e darle un secondo di tempo per raccoglierle. E trottolò, si capovolse e il fiume passò ancora. Amicizia e amore, nuovo scenario. Alison è un po' diffidente su questi temi e cerca sempre di evitarli, ma ora non sta guardando se stessa, ma quello che Violet vuole farle vedere di lei. Delusione..di lei? Ribrezzo di lei? Era così..aberrante? Inguardabile? Impossibile da stare vicino..vergogna. Profonda vergogna per una semi-sconosciuta, solo perché è fatta in quel modo? Non si può continuare con questo elenco, presto la bionda si adattò, non per scelta, ma pare che il tempo sia un infinito secondo e non può lamentarsi per i cambiamenti.
    ... - cadde a terra appena fu libera da quella prigionia. Gli occhi fissi sul terreno così vicino, per la prima volta si rese conto di non aver mai dato così importanza a tutti i granelli presenti sulla strada, non li aveva mai considerati. Si accasciò a terra, che altro poteva fare, poverina..non ha mai avuto a che fare con tutto questo, non sa come deve reagire e come può reagire il suo corpo. Respirava lentamente, la testa scoppiava, non riusciva a smettere di ricordare alcune di quell'esagerato numero di immagini. La bocca aperta rilasciava il suo lento respiro, gli occhi non completamente aperti non seguivano qualcosa in particolare. E' tutto troppo strano, difficile da spiegare, ha sentito cosa provava Violet. Ora, fuori da quel caos, tornò un pochino più lucida di prima. Può sembrare irrealistico, può sembrare assurdo per una come lei, lontanamente possibile, impensabile quasi, eppure la volontà forte in lei, la costringeva a tenersi in vita, a mantenere la sua identità. Riflessioni profonde, rare, ma limitate. Non riesce a esprimere a se stessa, le mancano le parole, può solo fare affidamento sul ricordo.
    Tutto..questo..non..mi..riguarda.. - le parole si riproducono lentamente, come se stesse pescando in una vasca dei precisi pesci. Invece la riguardava eccome, voleva solo farle capire perché era così depressa, qual era il suo fardello, plurale semmai. Niente da fare, è stato un bel tentativo, un profondo segno nella sua mente, qualcosa su cui non può ignorare. Ma la rifiuta, rifiuta le emozioni condivise. Si alzò lentamente. I capelli scomposti erano tirati per la maggior parte da un solo lato, per poi riprendere la loro posizione nel momento in cui la giovane si fosse ritrovata più eretta. Non si può negare la difficoltà nel sostenere una tale esperienza, ma non è possibile riempire l'acqua di una piscina in un vaso. Alison non è più arrabbiata con Violet, ma non riesce ad accettarla. Per lei..l'altra viveva nel passato. Alison viveva nel presente, non è il comportamento, le parole o l'aspetto che definiscono una persona. Ma le azioni. Quanto avrebbe potuto cambiare lei? Avanzò, aprì la porta del locale, per lei non è finita, non così. Si bloccò improvvisamente, cosa doveva fare? Stava per sbagliare ancora? Come se n'era andata lei l'altra volta, ora se ne andava Violet. Per questo non può accettarla, per questo deve inseguirla e fermarla, perché non ha finito. Corse e, quasi guidata, si calò per il seminterrato, il loro luogo. Ancora con le guancia solcate, le ignorava, non era questo l'importante. Vista, avrebbe afferrato il braccio per voltarla o quantomeno per averla nuovamente di fronte. Uno schiaffo.
    "Questo..questo per averlo fatto ancora" - disse con voce flebile, nonostante le lacrime di prima, spuntate per caso, per obbligo, uscite fuori da sole per la ricchezza di emozioni incontenibili, lo sguardo era quello di sempre, una cocciuta e determinata ragazzina che non si smentisce nel mostrare il suo carattere.
    "Sei una stronza e ingiusta..!" - esordì guardandola con gli occhi ancora bagnati per prima, ma con una voce più sottile e flebile del solito. Aveva condiviso le sue sensazioni, senza però guardare i problemi di Alison. Certamente la quantità è incomparabile..ma ciò non significa che il fardello altrui è più leggero. Aveva perso tanto Violet, ma la bionda non era immortale, non poteva cambiare nulla, era più impotente di lei.
    "Mi hai fatto piangere, cazzo..! Dovrei picchiarti tutto il giorno per questo..!" - continuò permettendosi di lasciare libera una risata forzata, nervosa. Boccheggiò ogni tanto, cercando di trovare le parole giuste, ma sul momento non sapeva che altro dire..almeno non con parole diverse dalle sue.
    "Sarò pure stupida e una patetica di merda..! Ma tu sei una stronza e basta!" - il volume aumentò sempre più..per poco cadere nuovamente.
    "Ho perso tutto.." - tre semplici parole, una dopo l'altra col giusto spazio tra loro. Vero, ha perso tutto, ha perso il suo mondo. Troppo facile cercare di far capire agli altri di se stessi, ma magari er apiù opportuno tentare di capire prima gli altri.
    "Io non sono te, non sono come te..e non voglio nemmeno diventarlo" - indietreggiò di un paio di passi, lo sguardo cadde ai suoi piedi per poi tornare sui suoi occhi, ogni tanto evitando di mantenere troppo a lungo il contatto visivo.
    "So benissimo chi sono..non m'interessa del tuo giudizio di merda, voglio che quando si legga la mia storia si arrivi fino a un finale felice" - ormai non c'era più nulla a metterle pressione, niente che facesse variare la sua voce.
    Il passato non definisci chi sei, ma il punto d'inizio per chi diventerai.. - "Non ti capisco e, probabilmente, non ti capirò mai a fondo..mi sono sbagliata su di te, come tu ti sei sbagliata sul mio conto, ma almeno io vado avanti" - nessuno si sarebbe aspettato ciò, eppure Alison non è così stupida come si può pensare, non è così infantile..dopotutto, è giovane e il suo carattere ancora malleabile, non ha nessun freno e non può far altro che pensare a se stessa, non ha la testa molte volte..forse è solo un modo per combattere le ostilità, la paura di soffrire ancora, di perdere qualcuno, di non sentirsi capiti. Anche lei è sola.

    Stato Mentale: Normale - Anche io sto male..
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    «Questo..questo per averlo fatto ancora»

    «...»


    Dice dopo avermi inseguita, presa per un braccio, voltata ed avermi tirato uno schiaffo. Le mie reazioni sono al rallentatore, anestetizzate, come l'espressione apatica sul mio volto. Un mezzo sorriso malinconico, lo sguardo stanco, e nessuna traccia di rabbia o odio verso di lei.

    «Sei una stronza e ingiusta..!»

    «Mpfhfh...»


    Sogghigno, bonariamente, mentre stringo gli occhi con dolcezza, e la guardo. In silenzio, ascoltandola. Osservo le righe che le lacrime hanno lasciato sulle sue guance: è vero, si era messa a piangere mentre le mostravo il mio mondo. Non so se perché stesse capendo, magari solo in quel momento stesso, o per una bizzarra reazione neurologica delle sue sinapsi alla mia invasione.

    «Mi hai fatto piangere, cazzo..! Dovrei picchiarti tutto il giorno per questo..!»


    Sorrido ancora di più, tenera, perché è lei a farmi tenerezza. Ha un modo così...strano, bizzarro, perfettamente spiegabile dal mio cervello, eppure fatica ad afferrare perché mai uno dovrebbe scegliere quella strada. So benissimo che la risposta è "Perché non conosce alternative", eppure continuo a domandarmi come possa fare a non conoscerle allora.

    «Sarò pure stupida e una patetica di merda..! Ma tu sei una stronza e basta!»


    Le sue parole suonano ancora vuote alle mie orecchie. Quello "stronza"...non ha alcun senso. Non riesco a capire come lo intenda, perché mi ritenga tale, e...non lo so, più lo ripete più mi suona surreale e fuori dal mondo, lontano dalla realtà.

    «Ho perso tutto...Io non sono te, non sono come te..e non voglio nemmeno diventarlo.»


    È con queste parole che mi fa capire di non aver capito niente di quello che le ho mostrato. Non vuole diventare come me. È forse detestabile il mio alto senso morale? È forse odioso il mio forte senso del dovere? O è forse riprovevole la mia disperata ricerca di amore, di essere amata e di amare con tutte le mie forze e la gioia, con le lacrime di felicità agli occhi ogni singolo giorno della mia vita? Fa veramente così schifo, essere jedi e scienziati? No, affatto ovviamente: ed è per questo che, col suo "non voglio nemmeno diventare come te", mi fa capire di non avere capito niente.
    Scuoto la testa, continuando a sorridere, più triste ora, più rammaricata, più rassegnata
    .

    «So benissimo chi sono..non m'interessa del tuo giudizio di merda, voglio che quando si legga la mia storia si arrivi fino a un finale felice.»


    Corrugo momentaneamente la fronte, al centro tra le sopracciglia, ritirando ed inclinando la testa di pochissimo, tutto ovattato. Leggere la sua storia? Un po' di egocentrismo...O forse è solo una metafora? Una metafora...lei? E se sì, forse denota lo stesso un po' di egocentrismo megalomane, in fin dei conti, perché la scelta delle parole è sempre molto importante.
    Vuole un finale felice. Perché, io no? Mi ha ascoltata, mentre le mostravo il mio mondo? Non è forse quello che voglio anch'io, forse più di lei, per tutte le volte che sono stata ferita
    ?

    «Non ti capisco e, probabilmente, non ti capirò mai a fondo..mi sono sbagliata su di te, come tu ti sei sbagliata sul mio conto, ma almeno io vado avanti.»

    «...Non mi capisci, è proprio così. Io vado avanti più di te: io cerco il futuro, cerco l'amore per una felicità futura. Tu cerchi vendetta per il tuo passato, e una volta che ti sarai vendicata cosa pensi che ti rimarrà? Non volevi sprecare la tua vita deprimendoti e disperandoti, così hai deciso di sprecarla odiando...Sei più incastrata nel passato di quanto tu ti renda conto, mentre io del passato porto solo le ferite sul mio cuore ma vado avanti, pronta ad amare se mai trovassi veramente la persona giusta...
    ...
    Sei ancora piccola, bambina mia...»


    Sussurro, con una pace serena e solenne nella voce e nel portamento, per poi abbracciarla delicatamente, con l'amore di una mamma. Non sono sua madre, potrei essere sua mentore, e volevo essere solo sua amica: che circostanze strambe e singolari.
    Avrà tanto tempo per crescere, ma chissà se lo farà mai..
    .



    _Specchietto Tecnico:



    Specchietto Tecnico_

    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura, 1pt).
    ¬ Chakram seghettato (Lama circolare, 1pt).
    ¬ Pugnale (Lama, 1pt).
    ¬ Glock 19 (Pistola, 2pt).
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone, 1pt).
    ¬ Fangs & Claws (Armi naturali, 3pt).
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Pervasa da un senso di quiete, ascolta passivamente per poi controbattere con dolcezza ed abbracciarla con calore.

    Note_

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    Tornano alla mente le frasi che citava suo padre su sua madre, lei che era scomparsa per prima. Lei la guardava, come se già si aspettasse la continuazione, come se ormai non c'era più altro su cui discutere, più o meno. La guardava paziente e in attesa di sentire tutto ciò che aveva la bionda da dire. Quell'altra invece in parte era agitata, in parte aveva capito cosa le voleva far vedere..purtroppo, o per fortuna, non tutto, sia per la mole d'informazioni e il poco tempo per comprenderle, ricordarle e rifletterci sopra per trovare i vari significati, sia perché non vedeva ancora con gli stessi occhi di Violet. Aveva sentito le sue sensazioni, provate come fossero le sue, ma di fatto non lo erano..e se prendersi una responsabilità così grande, voleva dire ridursi in quel modo..Alison non ha intenzione di distogliere se stessa dal suo obiettivo.
    Dopo..? - vero, tutto vero, alla fine era lei quella che si trovava immersa nel suo passato, come se cercasse un riscatto nel futuro compiendo, appunto, la sua vendetta. Aveva pensato più volte a cosa fare dopo, ma ogni volta che ci tornava si dava sempre la stessa risposta.
    Quando sarà il momento ci penserò - e la ripeté in mente con lo sguardo a terra. Sintomo di chi non poteva rispondere apertamente, poiché in definitiva non aveva nessuna idea e Violet accumulava una ragione dopo l'altra. Niente da fare, non sapeva che dire, rimase in silenzio. Non aveva un'idea precisa del futuro, avendo perso entrambi i genitori, non poteva far altro che temerlo quel futuro, non affidarci nulla a quello. Così da evitare di finire in illusioni o di perdere il desiderio di un sogno. Eppure così pare contraddittorio, poiché lei ricercava nell'avvenire il momento in cui avrebbe posto termine alla sua caccia personale. O forse proprio per questo che voleva fare il prima possibile, per evitare spiacevoli e insensati incidenti. Che avesse capito o meno l'altra, Alison attualmente non era in grado di prendersi una responsabilità del genere, un impegno che una "mortale" come lei era decisamente enorme. Se non riusciva Violet, come poteva farcela Alison? Era davvero il suo prossimo destino? Seriamente le sarebbe importato qualcosa? Se doveva cercare un ideale per proseguire nella vita..se vi erano altre opzioni tanto meglio conoscerle per poi poter tentare di scegliere, sperando di imbroccare la via più corretta e adatta a lei. Quella nobile morale..poteva davvero essere adatta ad una come lei? Una..delinquente?
    Non so cosa dirle - chiuse lei il discorso, chiamandola bambina..accigliò lo sguardo, infastidita dal nome, però lasciò correre per questa volta, la situazione era nettamente diversa rispetto a prima, in confronto a tutte le altre volte. L'abbracciò di ricambio, molto più timido e leggero, le mani sfioravano la parte bassa della schiena, per poi posizionarsi meglio verso il centro, coi gomiti verso il basso per via delle braccia di Violet che passavano sopra. Ma non era sincronizzata a lei, il suo sguardo si perdeva nella preoccupazione.
    Questo è il mio posto? - si domandava turbata e dubbiosa, nemmeno il calore di mamma poteva distrarla, quella simulazione le faceva solo venire in mente i suoi doveri di figlia: presto sarebbe dovuta partire per il presidio orientale per andare a trovare la tomba di suo madre, come faceva ogni anno e come quest'anno avrebbe fatto per la prima volta da sola..ormai senza padre. Poteva solo ignorare il futuro e rimandare la domanda ad un altro giorno, in quel momento non aveva nulla tra le mani, niente che potesse soddisfare totalmente le richieste che faceva a se stessa.

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    Non dice niente, la piccola Alison, bloccata dalle mie parole, costretta a riflettere. Tra le mie braccia, sembra che ogni odio ed aggressività sparisca, si dissolva, immersi in un caldo mare d'amore cosmico tipico mio.
    Si muove, mi abbraccia anche lei. Titubante, imbarazzata, per niente convinta: si muove timida e lenta, incerta, sposta un paio di volte le sue mani ed i suoi gomiti, fino a trovare una posizione che le sia congeniale, e poi finalmente sembra abbandonarsi.

    Tuttavia, dalla mia posizione di altezza e potere, posso guardare nella sua testa, nella sua mente. Posso percepire le sue onde psioniche, i mulinelli psicologici che animano questo catino d'acqua in tempesta. Vorticano, le correnti, frenetiche e spasmodiche, senza requie; si intrecciano e sciolgono, confliggono tra di loro, si scontrano a vicenda, tremano paurosamente e si affannano per accavallarsi e dominare le une sulle altre. Non riesce a capire, non riesce a decidersi, non sa trovare se stessa né il suo futuro: non sa trovare ordine, perché non sa come fare. Parte con approcci sbagliati, le manca la scienza, sento i suoi ragionamenti e sanno di teleologia, di "dottrina del fine"...le manca il concetto di causa ed effetto, di "parti dai dati e trai le conclusioni, no matter what, indipendentemente da dove ti porteranno. Non avere paura della realtà, perché è la cosa giusta da fare." Lei è una credente. Lei è una persona allo stadio animale, vittima e schiava dei suoi stessi istinti, dei ragionamenti istintivi, dei bias psicologici, delle misconceptions, dell'apofenia, della pareidolia, delle pulsioni istintive che ti fanno cercare un agente volitivo specie nelle cose inanimate, che ti modificano la visione della realtà per causa di un fine e non di una causa. "Anteporre il carro ai buoi", una cosa ridicola da fare, insensata, ma che viene istintiva -come anche esperimenti di psicologia sui bambini dimostrano- come prima opzione e solo con l'apprendimento del metodo scientifico si riesce a liberarsene, o per meglio dire a reprimerla e trattenerla. Educarla.
    Potrei essere la sua educatrice, sì
    .

    «C'è tempo, piccola Alison: non avere fretta...
    E parti dai dati, parti dalla realtà. Non dagli scopi, dai fini, da ciò che vuoi dimostrare.
    Parti da cosa ti dice la situazione, non da ciò che vorresti tu. Questo è il più grande dono che ci fa la scienza: il pensiero scientifico, il metodo scientifico...Onestà intellettuale, prima di tutto verso noi stessi. È una forma di rispetto, sai? Verso noi stessi intendo...È una forma d'amore, la più calda e sicura al mondo. Non ci tradirà mai, a differenza del potenziale di tutte le altre. Essere onesti con noi stessi, invece, non può tradirci, può solo rafforzarci.»


    Bisbiglio poggiando una guancia sul suo capo, e concludendo mentalmente tra me e me il pensiero: prima si affrontano i problemi, prima si risolvono. Prima guardi in faccia la realtà, prima smetterai di porti in posizioni tali che la realtà ti ferisca, e il bello è che ogni danno che subisci te lo procuri tu stesso con la tua irragionevolezza.

    Sospiro, lascio scivolare le braccia fino a prendere delicatamente le sue all'altezza dei gomiti, guardandola con la stessa espressione stanca ed amorevole di prima, ma forse un po' più speranzosa per la sua crescita. Forse riuscirà davvero a cambiare, a migliorare, a essere più felice. Per sé stessa
    .

    «Andiamo nelle nostre stanze, ora...Andiamo a riposare, ne abbiamo davvero bisogno...»


    Propongo di nuovo a voce bassa e dolce, con una certa sicurezza nel tono, una sicurezza amorevole come quella di una madre che sa cosa è meglio per il bene di tutti.
    Se lei ha in mente altro, però, sono sempre qui, pronta ad ascoltare
    .


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    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
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    Specchietto Riassuntivo_

    Cerca di insegnarle qualcosa, un pezzettino alla volta, partendo dalle basi, e poi la libera dall'abbraccio e la invita a tornare ognuna alle proprie stanze per dormire.

    Note_

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    Interpretazioni



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    D'accordo, ora Violet cominciava a sembrare davvero bizzarra, sotto gli occhi di Alison. Più ci parla, più si confronta con lei e più prova indecisione nei sentimenti verso di lei. Dopo quel bacio improvviso e inevitabile, era rimasta totalmente colpita da tale atto. Non ha nessuno a cui pensare, nessuno con cui discutere, non deve basarsi su qualcosa, su giudizi o pensieri altrui. Ci trova un po' al buio in questo genere di situazioni, scelte importanti da stabilire, posizioni da prendere. Troppo complicato, eppure bastano alcune parole. Non sa se è realmente innamorata di Violet, non sa se deve sentirsi male per un possibile fraintendimento, traducibile da lei, non è da escludere, come una presa in giro. Lei odia venire presa in giro, parecchio. Non sopporta chi si prende gioco di lei. Rimase attaccata a lei ancora un po', ascoltò con attenzione tutte quelle parole difficili che uscivano dalla bocca di Violet, come..si, stava forse cercando di convertirla? Certamente Alison è povera di mente in confronto a molte altre persone, però non si sta chiedendo un po' troppo ad una come lei? Essere scienziati non è da tutti, Alison è ben lontana dal seguire quella via, nonostante sia una ragazza che segue molto il concreto. Ma è soltanto questione di sentimenti e fatti, non ha nulla a che fare con la verità. La bionda ascoltava in silenzio, faticando a comprendere il senso del discorso. Tutto troppo vago per lei, almeno l'ultima parte, mentre per la prima si ritrovò un po' confusa e forse non era sicura di approvare quel pensiero. Percorrere strade secondo la realtà e non secondo gli scopi..se aveva davvero interpretato così, e se questa interpretazione era corretta, voleva dire che non doveva vivere secondo i suoi obiettivi?
    Cosa vuol dire..? - evidentemente stava facendo un po' di confusione, magari non stava facendo riferimento agli scopi di vita personali. La bionda non può far altro che annuire, senza però dimenticare di far notare un certo irritamento su un determinato termine.
    "D'accordo, ma non chiamarmi bambina, mi fa incazzare" - sbottò seria e infastidita, senza alzare la voce e mantenendo il controllo. Però..faticava a fissarla dritta negli occhi, specialmente quando parlava in quel modo, con quella tonalità di voce e l'ambiente attuale favoriva a rendere tutto più particolare. Come molto raramente accade, Alison si trovava a disagio. Annuì ancora e diede lei l'input all'altra di staccarsi e separarsi. Fece cenno con la destra per mandare avanti Violet, lei sarebbe andata nella sua camera del locale un pochino dopo. Avevano dormito tutti pochissimo, forse le era parso di sentire un'altra porta chiudersi, magari doveva essere Isaac che tornava dal suo meeting con Dimitriy. Poco importava, la ragazzina aprì la porta e la richiuse rimanendo poggiata con le spalle alla porta. Sospirò con un sorriso spontaneo, era tranquilla e sollevata, ma quella sensazione durò pochissimo per tornare a fissare il pavimento con aria cupa e preoccupata. Non che fosse arrivato il momento di tirare le somme giornaliere, o anche si, però di certo non poteva ignorare i discorsi fatti. Guardò il soffitto rimanendo alla porta, tentò nuovamente di domandarsi cosa fare nel futuro..e forse solo in quel momento capì che non doveva porsi quella domanda, che non aveva senso rispondere. Doveva basarsi sulla situazione, piano..mica stava facendo un'altra errata interpretazione, vero? Perché a questo punto stava per far coincidere ciò che le aveva detto Violet con la sua linea di pensiero sul decidere sul momento. Sospirò nuovamente arrendendosi, poi improvvisamente..come un lampo si animo, gli occhi aperti, la bocca pure, il cervello lampante che dava l'allarme su qualcosa di cui si era dimenticata.
    Dovevo chiederle quel favore, merda! - si scompose totalmente avanzando e facendosi prendere al volo dal letto, la faccia sbattuta e infossata emanava calore alle lenzuola come sinonimo di un altro sbuffo. Voleva chiedere a Violet di darle una mano a trovare il bersaglio, cioè disobbedire gli ordini.
    "Non lo farebbe mai!" - esclamò voltandosi, quella non avrebbe mai disobbedito ad un ordine di Dimitriy, che ci fosse sotto qualche storiella che Alison non sapeva? Un ghigno dipinse il suo volto prima di infilarsi sotto le coperte per dormire. Pigiama? Non importa, va bene anche l'uniforme classica.

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    «D'accordo, ma non chiamarmi bambina, mi fa incazzare»

    «Va bene...Alison


    Rispondo sorridendo, un po' a fatica, trattenendo di nuovo quel bambina e cercando di..."mentire". Mentire perché chiamarla con il proprio nome e basta significava attribuirle un grado di maturità degna di un adulto. Chiamarla per nome in questo momento significa metterla sul mio stesso piano, al mio stesso livello, quando palesemente non è così, dopo tutto ciò che è stato detto, dopo tutti i sentimenti provati. Una parte di me lo trova sbagliato, mi fa sentire a disagio, mi fa sentire disonesta...ma so che le serve, so che fa parte del suo percorso di psicoterapia, di crescita personale. Vero è anche che ottieni una responsabilizzazione se ti comporti come se l'altro fosse adulto, e quindi chiamandola per nome come una persona "normale" potrei riuscire a spronarla a comportarsi come una persona "normale". Normale per i miei standard, intendo, ovviamente: una persona matura, razionale, posata, virtuosa. Mi riesce quasi inevitabile, concepire tutti coloro che non riscontrano tali requisiti come sub-normali, inferiori (a sé stessi! Non a me!), e quindi privarli della dignità di un nome, ed iniziare a chiamarli con appellativi. "Feccia", "analfabestie", "mortale", "umano", "bambina"...Meccanismo istintivo, che segue il corso dei miei pattern neurali naturali.

    Si stacca, mi fa cenno di fare da apripista, e così m'incammino lasciandola indietro. Forse avrà bisogno di tempo per stare da sola, per riflettere, con se stessa: tempo lontana da fonti di pensiero diverse, da rapporti che possono metterla in discussione, da persone che possono criticare il suo modo d'essere. Ha bisogno di elaborare, di fagocitare quelle idee, di assorbirle e metabolizzarle. Ha bisogno di comprendere che non le sono ostili, malevoli, anzi...che possono farle addirittura bene, chissà.

    Sorrido lievemente, osando perfino essere speranzosa, mentre percorro il corridoio fino alla mia camera. Davanti alla porta mi fermo, perché mi ricorda quella di Dimitriy a cui mi ero appoggiata poco tempo fa, prima dell'intera faccenda con Alison.
    Il mio sorriso sfuma, svanisce, si dissolve, ed ora le mie labbra disegnano un'espressione triste, depressa, abbattuta: giro la maniglia, scosto la porta di poco e m'infilo nella stanza con un movimento felpato, istantaneo ma fluido, come un'alga nella corrente del fiume. Voglio impattare il meno possibile sull'universo ora, sulla realtà, sull'esistente: non lasciare traccia, non fare rumore, non generare vibrazioni, non scaricare rozzamente e con violenza la mia energia cinetica con passi pesanti o urti di varia natura. Non non esistere.

    Inspiro, resto ferma, trattengo, osservo la stanza al buio, espiro. I miei occhi si adattano, si abituano a quel filo di luce che filtra da diverse fessure tutt'attorno, e senza accendere quella elettrica del lampadario -anche questo è non impattare, nell'ambiente e contro le mie retine che non han voglia di esser ferite nemmeno loro- mi trascino fino al letto, come un fantasma.
    Mi siedo, composta, compatta, contenuta, senza occupare spazio non necessario; mi spoglio, un vestito per volta, piegandolo uno ad uno, posandolo di lato in una pila perfettamente ordinata e geometrica, in ordine di dimensione -i più larghi sotto, i più piccoli in cima-; poi, sposto la pila sulla sedia avvicinata al letto rimanendo seduta, e sempre senza alzarmi -solo dondolandomi un po' con accorti e coscienziosi movimenti- sposto la coperta, m'infilo sotto e la tiro fin su in cima, in modo che mi copra la testa fino all'orecchio, dove la ripiego un paio di volte per renderla più spessa ed ovattarmi ancora di più il senso dell'udito. Per isolarmi, dal mondo esterno. Per non sentire più niente, in ogni senso.
    Chiudo gli occhi, ascolto il mio respiro, osservo il nero tutt'attorno a me, e piano piano perdo coscienza scivolando nel sonno.

    Domani è un altro giorno
    .


    _Specchietto Tecnico:



    Specchietto Tecnico_

    [☆] Condizioni Fisiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Psicologiche: Ottimali.

    [☆] Condizioni Energetiche: Mana al 100%.

    [☆] Equipaggiamento e Poteri:
    Equipaggiamento

    ¬ Revan's Robes (Armatura, 1pt).
    ¬ Chakram seghettato (Lama circolare, 1pt).
    ¬ Pugnale (Lama, 1pt).
    ¬ Glock 19 (Pistola, 2pt).
    ¬ Pertica delle Notti Stellate (Bastone, 1pt).
    ¬ Fangs & Claws (Armi naturali, 3pt).
    ¬ Bacchette magiche, libri di magia et similia (GdR).
    ¬ Bussola dei Desideri (GdR).


    Passive

    ¬ ThoughtDensity (Telecinesi).
    ¬ PsicoEssenza (Immortalità/Autorigenerazione).
    ¬ Mentalist (Telepatia).
    ¬ Mente Blindata (Auspex rilevazione intrusioni mentali/psion).
    ¬ Disturbance in the Force (Sesto senso per il pericolo/Instant-Casting).
    ¬ Disturbance in the Force (Preveggenza/Premonizioni, GdR/Quest).
    ¬ Cerebro (Auspex rileva-menti).
    ¬ Alterazione: Somatizzazione Metapsichica (Shapeshifting, GdR).

    Specchietto Riassuntivo_

    Si ritira nelle sue stanze XD.

    Note_

    ---.


    Ramona_super-1-_zps41489fec



     
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