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Isolato
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
Non era certo come stare nella propria abitazione. Questa stanza era piuttosto spoglia, ma non certo dimenticata. Tenuta in buono stato, pulito ovunque, come se non ci fosse entrato mai nessuno prima di lei..eccetto per chi puliva. Comunque sia non sono di certo queste le preoccupazioni di cui si occupa Alison. La bionda si ritrova stesa sul letto a fissare il soffitto a luci spente. La finestra aperta permetteva una certa illuminazione notturna naturale. E si girò a fissarla, poi si voltò dall'altro lato a osservare la legna superficie dell'armadio. Lo sguardo seguiva una delle tante linee del materiale, ogni tanto ondeggiando fino a poi fissarsi sull'estremità della medesima linea. Era tormentata. Doveva riposarsi per i giorni seguenti, ma proprio non riusciva a chiudere occhio. Troppo inquieta..la missione, la sabbia, questa sorta di patto cui aveva accettato inconsapevolmente, la vendetta che al momento sembrava ad un punto fermo, non andava avanti. Le infastidiva il fatto che ad alcuni ben noti preferivano attendere piuttosto che agire. Dimitriy e Violet, la seconda era una ragazza dotata di poteri straordinari, sangue freddo e..straordinaria senz'altro, abile quasi su qualsiasi cosa. Eppure preferisce assecondare gli ordini dell'altro, un assassino, anch'egli freddo da fuori, che pare agisca sempre per..qualcosa che riguardi il futuro, calcolatore, veramente un abile calcolatore. Tradizionalista, le mette il nervoso, non sopporta dover aspettare né tanto meno seguire ordini di questo tipo..hanno avuto l'idea sbagliata, tutti quanti. Finora dal primo all'ultimo degli Eversori conosciuti e combattuto assieme del Bloodrunner..nessuno si salvava. Forse Isaac, forse..ma dopotutto per Alison è un semplice individualista che non si fa problemi a lavorare per altri pur di raggiungere i propri obiettivi. Era veramente l'unica che voleva agire subito? L'unica che emanava fiamme ovunque andava? Tra tutti questi pezzi di ghiaccio, lei è la sola che evita di mutare nell'immobilità? Premettendo che Alison non conosca appieno le abilità di Violet, anzi..probabilmente ha avuto modo di sapere solo un quarto della totalità dei suoi poteri..se Alison avesse le straordinarie, uniche, caratteristiche che distinguevano la viola dagli altri, non avrebbe esitato a portare a terminare i suoi desideri e, non solo, magari incarnando un qualche ideale avrebbe fatto molto di più per questo mondo pieno di delinquenti. Giusto, c'è un problema irrisolvibile ora: anche lei è una di loro.
Io odio aspettare.. - sconsolata sospirò tornando a guardare il soffitto. Osservava quelle figure che appaiono illusoriamente nell'oscurità. Quelle macchie informe prodotte da un qualche scherzo dei suoi occhi. Occhi particolari capaci, per ora probabilmente, per chi ha buona dote di osservazione, di rivelare in parte il suo stato d'animo. Tuttavia al momento era tranquilla, i periodi erano passati ed ora si trovava in una fase intermedia, tra l'aver agito e il dover agire. Una fase insopportabile, ma necessaria. Non era pronta per combattimenti impegnativi, d'altra parte però voleva almeno riprendere in mano le ricerche. Si alzò dal letto, infilò i piedi negli stivali e uscì dalla stanza col solito abbigliamento. Guardò solo avanti a sé con passo leggero ma costante, senza toccare un oggetto, come se i suoi movimenti fossero automatici. Presto si ritrovò fuori dal locale, presso l'entrata. La fredda brezza della notte le metteva calma, come a chiunque. Raggiunse il centro della strada e lì si fermò. Pazza potrebbe credere qualcuno. Guardava entrambi gli orizzonti della deserta via. Non c'era anima viva, solitudine completa. A volte questa non era sempre da vedersi come completamente negativa. Stare da soli era un modo per tenere lontani i propri problemi, per un po' almeno.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Che silenzio..
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What do you fight for?
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
Per un momento la bionda avvertiva quasi di trovarsi fuori dal tempo. Che quest'ultimo non potesse essere un'unità di misura per lei. Per un attimo, tutto intorno a lei era scomparso, mentre il suo cuore si riempiva di sensazioni strane, non negative, ma nemmeno positive. Si ritrovò al centro del mondo, sola, con i suoi obiettivi da completare, che si era prefissata, che sentiva il dovere di completare. Cercava di guardare oltre con quello sguardo confuso e perplesso, non riusciva a vedere oltre quella linea così distante, equivalente alla sua vendetta. C'è chi dice che si viene definiti per come si agisce. Cosa significa? Che se avesse compiuto la sua vendetta sarebbe stata considerata semplicemente un'assassina? Vero, all'apparenza può sembrare che non sia in grado di fare del male a nessuno, un semplice cane che sa solo abbaiare. Ma se tiriamo le somme, ci sono già stati due morti, due gradini in meno. Senza esitazione, senza ripensamenti, sangue freddo, pieno di odio, niente rimorsi. Come Violet, che uccise tutti quei soldati senza pensarci due volte. No, non come Violet, il suo temperamento era caldo e i suoi avversari li considerava, perché aveva una questione personale con loro. Non erano semplici soldati, insetti, nulla. Strinse un pugno, si sentiva una sciocca, una stupida, ma in parte si domandava se stesse esagerando, sia nel giudicare se stessa, che nella furiosa fretta in tutto ciò che faceva. Se rimaneva ferma immobile per un istante, cosa sarebbe successo? Come in quell'attimo, i suoi occhi scintillano come lumi rossi nella notte illuminata dalla luna e da alcune luci di strada. A casa sua era tutto più semplice, non veniva interrotta nei suoi pensieri, nei suoi momenti necessari a confrontarsi con se stessa. In questo momento vedeva un'altra lei che a sua volta la fissava dritta negli occhi con la stessa espressione seria, contenuta fuori, incazzata dentro. Pure quella aveva gli stessi pensieri, gli stessi dubbi, le medesime sensazioni..non aveva risposta, non trovava differenze. Nell'attimo dopo tutto scomparve, gli occhi tornarono nella sua tonalità normale e si sentì innervosita. Come sapete, lei non ama essere interrotta, anzi il contrario e qualcosa aveva disturbato il suo momento. Dopotutto non poteva farci niente, per questa volta aveva deciso di dormire al Grumo, mentre si solito si stendeva sul letto facendo un riassunto della giornata, si appuntava i progressi e rifletteva su cosa mancava e che fare, cercava le strade brevi, le scorciatoie, per fare più in fretta..come sempre.
Lei - voltò solo la testa nella sua direzione, era lì a fumarsi una sigaretta e a bere un alcolico. Niente da fare, dall'inizio della missione a ora le cose si erano completamente ribaltate, come se all'improvviso non si sopportassero più. Credete a chi scrive, presto andrà peggio, molto peggio.
La spietata assassina che legge i pensieri - la definì, giudicandola implicitamente, l'altra già sapeva come la pensava sul suo conto. Non proferì parola, non si sentì più incerta, violata, controllata o spiata. Ovviamente non poteva farci niente, ma non si trovò più combattuta per l'eventuale disagio che le aveva provocato. Continuò su quella strada, niente parole, solo pensieri, poiché queste ultime sono più forti delle prime, più dirette e decise, più vere.
Non sono in grado di leggere la tua mente, ma so per certo che hai qualcosa da dirmi, anzi.. - no, aspetta, ma non si può lasciare in sospeso un pensiero, eppure pareva proprio così. Un misto di parole casuali di sottofondo contornavano la frase principale e ricca di suono, per quanto la mente possa percepire.
..Hai molte cose da dirmi, ma sai cosa? - rivolse l'intero corpo verso Violet.
In questo momento ho solo una domanda da farti - una semplice domanda che richiedeva una risposta pensata e complessa, con tanto di giustificazioni, verità, sopratutto quella.
Qual è il tuo obiettivo? - "Che cosa ci fai qui?" - per che cosa combatti? Non certo inteso stupidamente al momento, ma i motivi che spinsero Violet a entrare negli Eversori, voleva..che qualcuno le dicesse qualcosa sul suo conto, che qualcuno si esprimesse con lei! Che un suo..compagno? Amico? Collega..spiegasse a lei perché ha deciso di unirsi in quell'organizzazione, magari voleva sentire qualche motivo particolare, qualcosa che le faceva credere che non fossero semplici assassini, ma che avessero obiettivi precisi. Un po' come il suo. E proprio qui che comincia uno dei momenti più importanti di Alison, quello in cui potrebbe concretizzarsi un ideale. Pericoloso.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Qual è il tuo obiettivo, Violet?
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Confronto
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
D'accordo non era la reazione che si aspettava Alison, ma neppure Violet si sarebbe aspettata una reazione simile. Alison non reagì violentemente come suo solito, subì in pieno quella risposta ampiamente provocatoria.
Calmati Alison, calmati.. - la bocca si apre lasciando intravedere i denti serrati, gli occhi mutano nella colorazione dell'ira, ma non fa altro, non c'è nessun seguito. Violet, e chiunque conoscesse quanto bastava per aver visto cosa succede quando si arrabbia, sapeva benissimo che la bionda era infuriata, ma si stava trattenendo, si stava..controllando?
Non vuoi fare rissa ora, vero? Calmati Alison.. - chiuse gli occhi ed espirò voltandosi, dandole letteralmente le spalle. Vuoi forse mettere in mezzo il tema dell'educazione? Cosa gliene può importare a lei, pensa solo a se stessa e fa quello che crede di poter fare, come qualunque ragazzina che non può far altro che pensare a se medesima.
"Se questa strada fosse mia, ti avrei già buttato fuori!" - sbottò. La conversazione, se si poteva chiamare così, era partita col piede sbagliato e, sopratutto, stava prendendo una brutta piega. Tra una che non aveva più pazienza e l'altra che non l'aveva mai avuta..no aspetta, in realtà Alison aveva fatto un piccolo passo avanti, piccolissimo, forse impercettibile, ma era pur sempre qualcosa. Si era placcata di fronte ad una provocazione, non aveva preparato le armi e minacciato chi sia di sparargli addosso una tempesta di petardi o eventualmente pugni. Però adesso non esageriamo, una volta va bene, ma chissà se alla seconda provocazione sarebbe rimasta buona o avrebbe reagito, per di più con maggior violenza se aggiungiamo l'aver represso la reazione precedente. O forse sotto sotto c'era una spiegazione diversa, il contatto tra loro, quell'avversione che in parte era mutata in una sorta di legame, nel quale al mancare di una delle due, tutto perde senso. Avanzò, passò dall'altro lato della strada, sul marciapiede opposto e si voltò per poggiarsi di schiena sul muretto proprio di fronte all'altra. Accigliò lo sguardo inquadrandola per bene.
Cos'è? Fa finta di niente o non sta leggendo la mia mente? - cercava nel cielo una risposta a quel semplice dubbio, magari la stava prendendo in giro, faceva finta di non sapere e questo significava che non voleva in nessun modo conversare con lei, concludere la questione. Questione? Era così necessario chiarirsi? Potevano semplicemente fare finta di niente e tenere per loro i propri rancori, o almeno questo nel caso di Alison, poi magari all'altra poteva non fregargliene assolutamente. Abbassò nuovamente lo sguardo, cercò altri soggetti interessanti, eppure sembrava una calamità, puntualmente al centro della sua visuale appariva la figura di Violet, quasi un'ossessione. Ma perché? Che cavolo aveva..le dava fastidio il suo modo di comportarsi? La persona in sé? O era invidiosa? Invidiosa..di cosa? Che lei possedeva poteri particolari come la telecinesi e la telepatia?
Non me ne frega niente - giusto, lei prende a pugni le persone, per di più credeva anche di menare più forte dell'altra..però al momento non vi era nemmeno il senso di confrontarsi tra loro. Stava uscendo pazza.
Cosa cavolo vuole lei?! Cosa ci fa in un posto come questo?? Perché non se ne va da un'altra parte a uccidere la gente e a fare tutte quelle sue magie!! - si, si, si, le dava davvero fastidio, ma non riusciva a spiegarselo, non trovava una vera motivazione, forse..si sentiva ancora ferita, aveva ancora quella cicatrice e in cuor suo temeva, quasi con estrema certezza, che se la sarebbe presa ancora di più. Sbatté forte un piede per terra, quasi per attirare l'attenzione.
"Sai cosa? Sei una stronza! Una grande stronza!" - enfatizzando con l'indice quasi si stesse esercitando in qualche movenza da rapper. Come narratore, se fossi lì, in mezzo a quella strada, spererei tanto che ci fosse un tombino in cui calarmi e fuggire.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Sei una stronza, Violet!
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Fardelli
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
Quello che si sarebbe aspettato chiunque, per prima Alison, non credeva veramente che Violet sarebbe rimasta buona e zitta, tirò fuori le palle e rispose con la stessa moneta. Anzi, andò ben oltre, non potreste mai immaginare la reazione di Alison. O meglio, quella..ubriacona offese la bionda colpendola in pieno. Ma quella che realmente subì più danni era proprio la stessa Violet. Alison la guardava con un sorriso irritante. Mostrava un lato, già tirato fuori in parte durante la missione, quello di assumere un atteggiamento superbo e sfrontato, altezzoso si potrebbe dire, di fronte a chi si fa prendere dall'emoziona più nota dalla bionda. Le braccia incrociate, il gomito destro appoggiato alla mano sinistra, mentre la mano destro lascia che le due dita più lunghe si appoggino, quasi sostenendo, sulla tempia con un cenno negativo. Osservava curiosa, stupita per la reazione successiva della maggiore. Quella si lasciò cadere quasi abbandonandosi al suolo fisicamente e sprofondando mentalmente in un abisso di disperazione. Ma Alison non poteva comprenderla, non sapeva, non era in grado di percepire le sensazioni che turbavano Violet. Per questo continuò, infierì, seppur trattenendosi alla sola parola.
"Ma guardati!" - e con la stessa destra la indicò a mano aperta e dita unite. Una risatina forzata, così antipatica, così malvagia..se ne fregò perfettamente di ciò che provava l'altra, se ne fregò del suo stato attuale, lei non riesce a rimandare, deve finire, rispondere a tutto, chiarire, non andare contro se stessa.
"Tu chi cazzo sei per dirmi cosa fare??" - sbraitò, il sorriso era sparito immediatamente, l'espressione arrabbiata con quelli occhi rossi. Si stacco dalla parete e avanzò di un paio di passi soffermandosi al limite del marciapiede.
"Mia madre, forse??" - domandò retoricamente. Alison non ha più nessuno, l'unica cosa che la mantiene in vita, che le permette di continuare a camminare su quel percorso, è la forza della vendetta. Non vede altro, solo quella via da seguire. Non le frega assolutamente nulla del giudizio altrui, solo fiato sprecato.
Quante stronzate..ho ben altro da fare! - pensò stringendo i pugni, provava ribrezzo osservando come quanta debolezza aveva di fronte, non riuscire a sostenere un peso, che sfortunatamente Alison non potrà mai capire, eppure anche lei ha il suo, un fardello grosso per lei che ha un valore diverso da quello altrui. Nessuno può giudicare le croci altrui, non esiste il paragone.
"E..e poi che cazzo hai da piangere così all'improvviso?!" - esatto, è un sintomo di preoccupazione, i fatti contano per lei. Le sue parole non hanno valore, le sue offese nemmeno, gli ordini..neanche a pensarlo, ma i gesti, quello sono ciò che le fanno uscire i pugni dalle mani. Ma anche no. In questo caso, Alison si trattenne vedendo come mostrava il suo lato debole, lei non si permette di picchiare chi, in apparenza, non si può difendere, e viene sottolineato "in apparenza". Allo stesso tempo è infuriata, perché non comprende e quando non riesce a capire i motivi del comportamento di alcune persone, tanto più insolite, se la prende. Perché mai un'assassina a sangue freddo con abilità fuori dal comune..si sfoga in quel modo? Si abbandona in silenziose lacrime in una depressione che ricordava tanto lei qualche mese prima. Così rimase nella sua stanza intere giornate a piangere e singhiozzare per la solitudine. Dopo la morte del padre, non voleva più uscire, non voleva più vivere..a stento mangiava. Però ogni giorno che passava in quell'inferno e più si abituava a quel calore, sempre meno male sentiva, sempre più odio provava. Non avrebbe sprecato la sua vita per questo, non avrebbe condannato il suo nome con una fine priva di senso. Così si impose quell'obiettivo da raggiungere a tutti i costi. Per questo odia aspettare, perché più trascorre il tempo e più cresce la sua rabbia. Molti sostengono che la rabbia repressa sia la peggiore, anche se ogni tanto Alison trova il modo di sfogarsi.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Che cazzo ha adesso?!
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Perdere tutto
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
L'ha fatto ancora. Non è possibile l'ha rifatto, sa che la fa imbestialire, ma l'ha fatto ancora.
L'ha fatto ancora, brutta stronza! - pensò sul momento, quando quel gesto per mandarla via non è altro che l'effetto del suo potere di paralisi telecinetico. La bionda dagli occhi infuocati non smette di fissarla con una rabbia sempre più crescente. Non la sopporta, non quando fa così, sopratutto quando fa così. Eppure pare sia stato necessario, non darle modo di opporsi e sfruttare la possibilità di comprendere questo strano individuo. Sembrò attaccare, colpirla alla testa e su quel momento Alison che provò ancora quel timore, ma affrontandolo con uno spirito diverso, di chi è pronto a subire per poi tramare vendetta. Non sente niente, non fisicamente. L'istante dopo tutto cambia, percepisce i suoi sensi manipolati, gli occhi tornano del color naturale indaco, mentre le sue emozioni paiono inibite. Vuota. Si sente vuota e in lei entra un flusso, un fiume in piena, qualcosa cui non si può non assistere, non può rifiutarsi. Obbligata ancora, nonostante in principio fosse una semplice richiesta. Sembrava non poterlo esprimere a parole, quindi optò per una maniera più brusca, violenta. La mente di Alison non ce la fa, non può reggere una simile ondata di immagini. Si trovava sola in mezzo ad una serie di immagini che continuavano a girare in un cerchio irregolare. Come una successione di scenari. Un quadro in cui cadeva dentro, nel mondo che rappresentava. E lì avvertiva i momenti che Violet le stava trasmettendo. La missione, Dimitriy e la serata con lei di quel momento, i ricordi più recenti. Percepì fastidio, vedeva se stessa da fuori, con gli occhi di Violet. Vedeva lei stessa tirare fuori un coltello e sgozzare un soldato di guardia. Ma non era lei, era Violet. Eppure sembrava che le sue emozioni si fossero sostituite, clonate, una copia di ciò che sentiva Violet in quei momenti, in quelle situazioni. Provava odio per quella ragazzina, ella scomparve e un groppo di preoccupazione salì rapido. Poi arrivò lì davanti a lei che le risponde a se stessa, Violet, con aria sfrontata ignorando completamente il gesto d'aiuto dell'altra. Poggiò una mano su qualcosa, era una poltrona, staccò le gambe accavallate e osservò il nuovo soggetto di fronte a lei: Dimitriy. Provò una certa ammirazione, ma anche tristezza, come se stessi condividendo qualcosa, eppure..provava un forte senso di colpa, non aveva tempo per riflettere su ciò perché subito lo scenario cambiò. Avvertì l'impotenza terribile, quasi universale, con la coscienza di essere dotata di molto, forse meglio dire troppo. Intoccabile, indistruttibile, invincibile, immortale, può fare qualsiasi cosa. Bugia, non riusciva a fare niente di ciò che desiderava. Alison è terrorizzata, dall'occhio destro partì la prima goccia salata. Non può produrre pensieri, il suo animo rifiutava l'intensità di emozioni che provava al momento. Avvertì una grandezza infinita, un senso dello spazio..dove tutto andava sempre più lontano. Panico, ansia, paura. Tremerebbe se potesse, si piscerebbe addosso, se potesse. Il cuore, spera solo che quello non la tradisca come già fa la sua mente. Qualcosa la spinge ad adorare ciò, a sentirsi bene in quella sensazione puramente cosmica, che lei non dovrebbe provare, che non potrebbe capire, vorrebbe rifiutare. Come se cercare di camminare all'indietro, ma il corpo non risponde e continua avanti sempre più veloce. Passò tutte le nuvole, fino a sommergersi ancora nel tessuto che riveste l'universo, questo mostrò a lei tanti altri uguali, paralleli, intersecati. Buio. Nuovo scenario. Ora c'è la delusione. I ricordi di Alison si sovrappongono, come richiamati da quelli dell'altra, come se dovesse fare un confronto. Qual è la delusione più grande? Essere sfortunata? Aver perso molto? Tutto ciò che provò quella si rifletteva su di lei, veniva assorbito. Uno sbaglio, un altro..aspetta, ancora un altro, un'aspettativa distrutta, un'altra..ancora una, un'altra..aspetta, c'è da guardare oltre, guardare quello che ormai ci si aspetta, l'emozione si fa magra, sottile, esterno. Cambio. Ideali, Alison è troppo lontana da ciò, è già tanto se riesce a pensare a se stessa, come vuoi che possa sopportare tale peso? Come una tortura, cercava di dimenarsi, le grida mute e gli occhi chiusi dall'insopportabile dolore alla testa, l'animo stretto e il cuore a mille. Ma lei appariva normale all'esterno, una statua con gli occhi che guardava oltre l'orizzonte. Cercava di fuggire, di tapparsi gli occhi, ma qualcosa le tirava sempre via la mano. Cercava di urlare, ma qualcuno le tappava la bocca. Voleva scappare, ma si frapponeva sempre un ostacolo dopo l'altro. Poi ci riuscì, la mano copriva gli occhi che guardavano oltre essa. Nulla bloccava il canale della parola, ma non aveva fiato. Non c'era nemmeno luogo in cui scappare. Era ciò che provava, ma al tempo stesso era costretta a a percepire altre emozioni, certamente sue, ma non originarie. Immagini casuali, sensazioni casuali, prima arrabbiata, poi delusa, triste, piena d'odio. Tutto scomparì, un bianco assoluto, il vuoto. Costruzioni crollate, Alison cadde, scivolò sul pavimento illusorio e sprofonda verso qualcosa con un'attrazione esagerata. Avvertì la pressione, l'aria irrespirabile, un'altra guancia solcata. Che fastidio quello, che fastidio quella..che fastidio quello che sta facendo, ma perché lo sta facendo? Che fastidio com'è andata, che fastidio avrebbe potuto fare altro. Una somma che parte dal primo numero e spicca in alto all'infinito. Ma cosa può pretendere, non può capire nulla, troppa quantità e certamente qualità, ma il tempo..come lo può gestire il tempo? Come tirarle addosso mille monete d'oro e darle un secondo di tempo per raccoglierle. E trottolò, si capovolse e il fiume passò ancora. Amicizia e amore, nuovo scenario. Alison è un po' diffidente su questi temi e cerca sempre di evitarli, ma ora non sta guardando se stessa, ma quello che Violet vuole farle vedere di lei. Delusione..di lei? Ribrezzo di lei? Era così..aberrante? Inguardabile? Impossibile da stare vicino..vergogna. Profonda vergogna per una semi-sconosciuta, solo perché è fatta in quel modo? Non si può continuare con questo elenco, presto la bionda si adattò, non per scelta, ma pare che il tempo sia un infinito secondo e non può lamentarsi per i cambiamenti.
... - cadde a terra appena fu libera da quella prigionia. Gli occhi fissi sul terreno così vicino, per la prima volta si rese conto di non aver mai dato così importanza a tutti i granelli presenti sulla strada, non li aveva mai considerati. Si accasciò a terra, che altro poteva fare, poverina..non ha mai avuto a che fare con tutto questo, non sa come deve reagire e come può reagire il suo corpo. Respirava lentamente, la testa scoppiava, non riusciva a smettere di ricordare alcune di quell'esagerato numero di immagini. La bocca aperta rilasciava il suo lento respiro, gli occhi non completamente aperti non seguivano qualcosa in particolare. E' tutto troppo strano, difficile da spiegare, ha sentito cosa provava Violet. Ora, fuori da quel caos, tornò un pochino più lucida di prima. Può sembrare irrealistico, può sembrare assurdo per una come lei, lontanamente possibile, impensabile quasi, eppure la volontà forte in lei, la costringeva a tenersi in vita, a mantenere la sua identità. Riflessioni profonde, rare, ma limitate. Non riesce a esprimere a se stessa, le mancano le parole, può solo fare affidamento sul ricordo.
Tutto..questo..non..mi..riguarda.. - le parole si riproducono lentamente, come se stesse pescando in una vasca dei precisi pesci. Invece la riguardava eccome, voleva solo farle capire perché era così depressa, qual era il suo fardello, plurale semmai. Niente da fare, è stato un bel tentativo, un profondo segno nella sua mente, qualcosa su cui non può ignorare. Ma la rifiuta, rifiuta le emozioni condivise. Si alzò lentamente. I capelli scomposti erano tirati per la maggior parte da un solo lato, per poi riprendere la loro posizione nel momento in cui la giovane si fosse ritrovata più eretta. Non si può negare la difficoltà nel sostenere una tale esperienza, ma non è possibile riempire l'acqua di una piscina in un vaso. Alison non è più arrabbiata con Violet, ma non riesce ad accettarla. Per lei..l'altra viveva nel passato. Alison viveva nel presente, non è il comportamento, le parole o l'aspetto che definiscono una persona. Ma le azioni. Quanto avrebbe potuto cambiare lei? Avanzò, aprì la porta del locale, per lei non è finita, non così. Si bloccò improvvisamente, cosa doveva fare? Stava per sbagliare ancora? Come se n'era andata lei l'altra volta, ora se ne andava Violet. Per questo non può accettarla, per questo deve inseguirla e fermarla, perché non ha finito. Corse e, quasi guidata, si calò per il seminterrato, il loro luogo. Ancora con le guancia solcate, le ignorava, non era questo l'importante. Vista, avrebbe afferrato il braccio per voltarla o quantomeno per averla nuovamente di fronte. Uno schiaffo.
"Questo..questo per averlo fatto ancora" - disse con voce flebile, nonostante le lacrime di prima, spuntate per caso, per obbligo, uscite fuori da sole per la ricchezza di emozioni incontenibili, lo sguardo era quello di sempre, una cocciuta e determinata ragazzina che non si smentisce nel mostrare il suo carattere.
"Sei una stronza e ingiusta..!" - esordì guardandola con gli occhi ancora bagnati per prima, ma con una voce più sottile e flebile del solito. Aveva condiviso le sue sensazioni, senza però guardare i problemi di Alison. Certamente la quantità è incomparabile..ma ciò non significa che il fardello altrui è più leggero. Aveva perso tanto Violet, ma la bionda non era immortale, non poteva cambiare nulla, era più impotente di lei.
"Mi hai fatto piangere, cazzo..! Dovrei picchiarti tutto il giorno per questo..!" - continuò permettendosi di lasciare libera una risata forzata, nervosa. Boccheggiò ogni tanto, cercando di trovare le parole giuste, ma sul momento non sapeva che altro dire..almeno non con parole diverse dalle sue.
"Sarò pure stupida e una patetica di merda..! Ma tu sei una stronza e basta!" - il volume aumentò sempre più..per poco cadere nuovamente.
"Ho perso tutto.." - tre semplici parole, una dopo l'altra col giusto spazio tra loro. Vero, ha perso tutto, ha perso il suo mondo. Troppo facile cercare di far capire agli altri di se stessi, ma magari er apiù opportuno tentare di capire prima gli altri.
"Io non sono te, non sono come te..e non voglio nemmeno diventarlo" - indietreggiò di un paio di passi, lo sguardo cadde ai suoi piedi per poi tornare sui suoi occhi, ogni tanto evitando di mantenere troppo a lungo il contatto visivo.
"So benissimo chi sono..non m'interessa del tuo giudizio di merda, voglio che quando si legga la mia storia si arrivi fino a un finale felice" - ormai non c'era più nulla a metterle pressione, niente che facesse variare la sua voce.
Il passato non definisci chi sei, ma il punto d'inizio per chi diventerai.. - "Non ti capisco e, probabilmente, non ti capirò mai a fondo..mi sono sbagliata su di te, come tu ti sei sbagliata sul mio conto, ma almeno io vado avanti" - nessuno si sarebbe aspettato ciò, eppure Alison non è così stupida come si può pensare, non è così infantile..dopotutto, è giovane e il suo carattere ancora malleabile, non ha nessun freno e non può far altro che pensare a se stessa, non ha la testa molte volte..forse è solo un modo per combattere le ostilità, la paura di soffrire ancora, di perdere qualcuno, di non sentirsi capiti. Anche lei è sola.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Anche io sto male..
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Presente e passato
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
Tornano alla mente le frasi che citava suo padre su sua madre, lei che era scomparsa per prima. Lei la guardava, come se già si aspettasse la continuazione, come se ormai non c'era più altro su cui discutere, più o meno. La guardava paziente e in attesa di sentire tutto ciò che aveva la bionda da dire. Quell'altra invece in parte era agitata, in parte aveva capito cosa le voleva far vedere..purtroppo, o per fortuna, non tutto, sia per la mole d'informazioni e il poco tempo per comprenderle, ricordarle e rifletterci sopra per trovare i vari significati, sia perché non vedeva ancora con gli stessi occhi di Violet. Aveva sentito le sue sensazioni, provate come fossero le sue, ma di fatto non lo erano..e se prendersi una responsabilità così grande, voleva dire ridursi in quel modo..Alison non ha intenzione di distogliere se stessa dal suo obiettivo.
Dopo..? - vero, tutto vero, alla fine era lei quella che si trovava immersa nel suo passato, come se cercasse un riscatto nel futuro compiendo, appunto, la sua vendetta. Aveva pensato più volte a cosa fare dopo, ma ogni volta che ci tornava si dava sempre la stessa risposta.
Quando sarà il momento ci penserò - e la ripeté in mente con lo sguardo a terra. Sintomo di chi non poteva rispondere apertamente, poiché in definitiva non aveva nessuna idea e Violet accumulava una ragione dopo l'altra. Niente da fare, non sapeva che dire, rimase in silenzio. Non aveva un'idea precisa del futuro, avendo perso entrambi i genitori, non poteva far altro che temerlo quel futuro, non affidarci nulla a quello. Così da evitare di finire in illusioni o di perdere il desiderio di un sogno. Eppure così pare contraddittorio, poiché lei ricercava nell'avvenire il momento in cui avrebbe posto termine alla sua caccia personale. O forse proprio per questo che voleva fare il prima possibile, per evitare spiacevoli e insensati incidenti. Che avesse capito o meno l'altra, Alison attualmente non era in grado di prendersi una responsabilità del genere, un impegno che una "mortale" come lei era decisamente enorme. Se non riusciva Violet, come poteva farcela Alison? Era davvero il suo prossimo destino? Seriamente le sarebbe importato qualcosa? Se doveva cercare un ideale per proseguire nella vita..se vi erano altre opzioni tanto meglio conoscerle per poi poter tentare di scegliere, sperando di imbroccare la via più corretta e adatta a lei. Quella nobile morale..poteva davvero essere adatta ad una come lei? Una..delinquente?
Non so cosa dirle - chiuse lei il discorso, chiamandola bambina..accigliò lo sguardo, infastidita dal nome, però lasciò correre per questa volta, la situazione era nettamente diversa rispetto a prima, in confronto a tutte le altre volte. L'abbracciò di ricambio, molto più timido e leggero, le mani sfioravano la parte bassa della schiena, per poi posizionarsi meglio verso il centro, coi gomiti verso il basso per via delle braccia di Violet che passavano sopra. Ma non era sincronizzata a lei, il suo sguardo si perdeva nella preoccupazione.
Questo è il mio posto? - si domandava turbata e dubbiosa, nemmeno il calore di mamma poteva distrarla, quella simulazione le faceva solo venire in mente i suoi doveri di figlia: presto sarebbe dovuta partire per il presidio orientale per andare a trovare la tomba di suo madre, come faceva ogni anno e come quest'anno avrebbe fatto per la prima volta da sola..ormai senza padre. Poteva solo ignorare il futuro e rimandare la domanda ad un altro giorno, in quel momento non aveva nulla tra le mani, niente che potesse soddisfare totalmente le richieste che faceva a se stessa.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Non ci voglio pensare ora..
Stato Fisico: Infetta
Energia: 75%
Armi: Ember Celica - Colpi: 8 + 8. -
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Interpretazioni
Luogo: Bloodrunner - Locale Il Grumo
D'accordo, ora Violet cominciava a sembrare davvero bizzarra, sotto gli occhi di Alison. Più ci parla, più si confronta con lei e più prova indecisione nei sentimenti verso di lei. Dopo quel bacio improvviso e inevitabile, era rimasta totalmente colpita da tale atto. Non ha nessuno a cui pensare, nessuno con cui discutere, non deve basarsi su qualcosa, su giudizi o pensieri altrui. Ci trova un po' al buio in questo genere di situazioni, scelte importanti da stabilire, posizioni da prendere. Troppo complicato, eppure bastano alcune parole. Non sa se è realmente innamorata di Violet, non sa se deve sentirsi male per un possibile fraintendimento, traducibile da lei, non è da escludere, come una presa in giro. Lei odia venire presa in giro, parecchio. Non sopporta chi si prende gioco di lei. Rimase attaccata a lei ancora un po', ascoltò con attenzione tutte quelle parole difficili che uscivano dalla bocca di Violet, come..si, stava forse cercando di convertirla? Certamente Alison è povera di mente in confronto a molte altre persone, però non si sta chiedendo un po' troppo ad una come lei? Essere scienziati non è da tutti, Alison è ben lontana dal seguire quella via, nonostante sia una ragazza che segue molto il concreto. Ma è soltanto questione di sentimenti e fatti, non ha nulla a che fare con la verità. La bionda ascoltava in silenzio, faticando a comprendere il senso del discorso. Tutto troppo vago per lei, almeno l'ultima parte, mentre per la prima si ritrovò un po' confusa e forse non era sicura di approvare quel pensiero. Percorrere strade secondo la realtà e non secondo gli scopi..se aveva davvero interpretato così, e se questa interpretazione era corretta, voleva dire che non doveva vivere secondo i suoi obiettivi?
Cosa vuol dire..? - evidentemente stava facendo un po' di confusione, magari non stava facendo riferimento agli scopi di vita personali. La bionda non può far altro che annuire, senza però dimenticare di far notare un certo irritamento su un determinato termine.
"D'accordo, ma non chiamarmi bambina, mi fa incazzare" - sbottò seria e infastidita, senza alzare la voce e mantenendo il controllo. Però..faticava a fissarla dritta negli occhi, specialmente quando parlava in quel modo, con quella tonalità di voce e l'ambiente attuale favoriva a rendere tutto più particolare. Come molto raramente accade, Alison si trovava a disagio. Annuì ancora e diede lei l'input all'altra di staccarsi e separarsi. Fece cenno con la destra per mandare avanti Violet, lei sarebbe andata nella sua camera del locale un pochino dopo. Avevano dormito tutti pochissimo, forse le era parso di sentire un'altra porta chiudersi, magari doveva essere Isaac che tornava dal suo meeting con Dimitriy. Poco importava, la ragazzina aprì la porta e la richiuse rimanendo poggiata con le spalle alla porta. Sospirò con un sorriso spontaneo, era tranquilla e sollevata, ma quella sensazione durò pochissimo per tornare a fissare il pavimento con aria cupa e preoccupata. Non che fosse arrivato il momento di tirare le somme giornaliere, o anche si, però di certo non poteva ignorare i discorsi fatti. Guardò il soffitto rimanendo alla porta, tentò nuovamente di domandarsi cosa fare nel futuro..e forse solo in quel momento capì che non doveva porsi quella domanda, che non aveva senso rispondere. Doveva basarsi sulla situazione, piano..mica stava facendo un'altra errata interpretazione, vero? Perché a questo punto stava per far coincidere ciò che le aveva detto Violet con la sua linea di pensiero sul decidere sul momento. Sospirò nuovamente arrendendosi, poi improvvisamente..come un lampo si animo, gli occhi aperti, la bocca pure, il cervello lampante che dava l'allarme su qualcosa di cui si era dimenticata.
Dovevo chiederle quel favore, merda! - si scompose totalmente avanzando e facendosi prendere al volo dal letto, la faccia sbattuta e infossata emanava calore alle lenzuola come sinonimo di un altro sbuffo. Voleva chiedere a Violet di darle una mano a trovare il bersaglio, cioè disobbedire gli ordini.
"Non lo farebbe mai!" - esclamò voltandosi, quella non avrebbe mai disobbedito ad un ordine di Dimitriy, che ci fosse sotto qualche storiella che Alison non sapeva? Un ghigno dipinse il suo volto prima di infilarsi sotto le coperte per dormire. Pigiama? Non importa, va bene anche l'uniforme classica.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Mentale: Normale - Non me ne frega, ora ho sonno!
Stato Fisico: Infetta
Energia: 75%
Armi: Ember Celica - Colpi: 8 + 8. -
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