Eredità.

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    "Non esiste sepazione definitiva fino a quando c’è il ricordo".

    Isabel Allende.


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    Klemvor, Possesso delle Macchine.
    Presidio Occidentale, Endlos.

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    Percorreva da sola un sentiero sperduto nel pieno del Possesso delle Macchine: per quanto in realtà fosse pericoloso girare da soli in una terra di droni assassini e popoli tendenzialmente ostili, Drusilia si sentiva personalmente a suo agio. Aveva combattuto le sue prime vere battaglie in quella terra, da sola, quando sul Presidio Errante risultava ancora un'emerita sconosciuta o quasi. Certo, non pretendeva -nè desiderava- ripercorrere nuovamente quei primi passi, ma nonostante Klemvor fosse ostile, lei non provava alcun timore nel percorrerla. Aveva imparato molto durante le Guerre di Fondazione... e perso molto.

    -Ma che diavolo... ???

    Persa com'era nei suoi pensieri, non si rese nemmeno conto di aver appena raggiunto la propria meta. Si trattava di una strana costruzione diroccata già presente da chissà quanti anni. La ragione di tutto quell'interesse da parte di un Alfiere erano invece le "decorazioni" sparse in giro che, con orrore, alcune sentinelle dell'Approdo avevano scoperto essere corpi umani a volte mutilati ed altre scuoiati e crocifissi.
    Una scena raccapricciante... che non aveva tardato a raggiungere le orecchie del Gran Maestro degli Aviatori, molto sensibile ad atti così disumani, anche se avvenuti in altri Presidi.

    -...

    Rimase qualche attimo di fronte ad un corpo dal volto irriconoscibile, estremamente disturbata da quel gesto ed ancora indecisa sulle decisioni da prendere a riguardo. La situazione dell'Ovest era ancora instabile, infondo, e forse contattare qualche responsabile avrebbe comportato troppo tempo...

     
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    Tutto il nervosismo accumulato dalle sentinelle dell'Approdo nella snervante attesa dell'arrivo dell'Alfiere fu dissipato quando infine quest'ultima li raggiunse sul posto, segnando il momento in cui finalmente potevano rimuovere i cadaveri di quei poveretti dalle loro posizioni e nasconderne i volti orribilmente scuoiati. Le palpebre recise dei corpi facevano sì che gli occhi sembrassero fissi in uno sguardo di agonia, le labbra tagliate accuratamente creavano l'effetto di sorrisi raccapriccianti, e trascorrere troppo tempo sotto quegli sguardi e al cospetto di quei ghigni ledeva gravemente anche alla salute mentale dei più coraggiosi. Furono in due a chiedere conferma dell'ordine di portare a Laputa quei corpi martoriati per una degna sepoltura, tuttavia anche una volta ottenuta risposta rimasero sul posto di fronte a Drusilia, poiché avevano ancora qualcosa da dire. L'uno, il più alto dei due, quasi imbarazzato abbozzò una mezza spiegazione riguardo ad un prigioniero, ma decisamente non ci sapeva fare granché con le parole. Di fatto ciò che ottenne fu un borbottare confuso riguardo un certo individuo per la cui sorte attendevano l'Alfiere.

    « Stiamo cercando di dirle che siamo abbastanza certi che non sia implicato direttamente nei fatti... »
    Tentò di spiegarsi l'altra sentinella, più basso e un po' più svelto con le parole del collega,
    « insomma, molte volte ci è stato detto e ripetuto di non fidarsi delle apparenze, ma in questo caso... beh, se vede lei stessa forse capisce meglio. »
    Lo smilzo annuì di conseguenza e con un certo vigore dette manforte al compare:
    « Mi creda, quel tipo non era in condizioni di fare del male ad una mosca! Con tutto quello che ha bevuto... »

    « Beh, sì. » Il più basso si grattò la testa, su cui spiccava un principio di calvizie precoce, « c'è anche dell'altro. A giudicare dall'abbigliamento e quant'altro, quel tipo è decisamente... »

    « un rider. »
    Lo esclamarono all'unisono, tutti e due, e all'unisono annuirono convinti.
    « L'abbiamo trovato che farfugliava qualcosa riguardo la pioggia e qualcos'altro. Gli abbiamo chiesto chi fosse e quello... beh. Ha vomitato. »
    « Giuro: mai visto qualcuno vomitare così tanto. »
    « Aveva in corpo diversi litri di alcolici scaduti. E' un miracolo non l'abbiano ammazzato. Ricordo che fino a qualche anno fa i liquori provenienti da Klemvor venivano contrabbandati spesso anche nei bassifondi del presidio, e a volte c'era gente che ci si bucava lo stomaco con quella roba, considerando tutti gli anni in cui è rimasta a giacere lì dove l'hanno trovata! »
    « Inizialmente volevamo portarlo con noi, però lei capisce... » lo smilzo non trovava le parole per finire la frase, quindi gli venne in aiuto il compagno più tarchiato: « temevamo le vomitasse sulle scarpe, ecco » e l'altro annuì convinto « già, è così. »
    L'edificio su cui erano stati crocifissi quei poveretti era stato sventrato da oltre un decennio, probabilmente una conseguenza del passaggio dei bellicosi pelleverde che invasero la città della macchine durante le Guerre della Fondazione, oppure con tutta probabilità conseguenza di qualche vandalismo o scontro fra rider e quelle bande di saccheggiatori di i primi anni dalla scoperta di Klemvor talvolta facevano scorribande nella città. Doveva essere stato un bar, in origine, o magari un ristorante, un hotel o qualcosa del genere. C'erano poltroncine bruciate da chissà quanto, erose dalla muffa e dal tempo. Sedie ribaltate, quello che poteva essere stato in origine il bancone di un bar oppure la reception di una hall. Su uno sgabello che aveva visto tempi migliori, la faccia riversa sul tavolo nascosta da un braccio, un uomo dall'aspetto trasandato, abiti punk bianchi e neri punteggiati di borchie e simboli tribali, un collare chiodato che poteva star bene sul collo taurino di un pitbull, i capelli incolore sporchi sparsi ovunque e -fra le dita di una mano riversa ed esanime-, un groviglio di cinghie e borchie che con molta fantasia poteva essere una maschera.
    « Oh, e un'altra cosa: »
    Lo smilzo si affrettò ad aggiungere a bassa voce, mentre conduceva l'Alfiere dal prigioniero.
    « Io ne ho visti parecchi di rider, già. Insomma, non è il primo che trovo che sta fatto o ubriaco. Il punto è che questo qui... secondo me è un po' vecchio. »
    L'altro annuì serio in viso.
    « E' vero. Negli ultimi anni si fanno vivi sempre più di rado, ma anche quando erano abbastanza comuni non ne ho mai visto uno con più di vent'anni. Questo qui ne avrà... quanti? Trenta? »
    Sarà che puzzava come una distilleria, sarà che era più trasandato della media locale... ma all'occhio di Drusilia quel tizio sarebbe apparso anche più vecchio di trenta inverni. Il che, c'era da ammetterlo, non era effettivamente una cosa tanto comune fra le Tribù della Tempesta...

     
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    La situazione, a quanto pareva, era decisamente più complessa di quanto potesse immaginare.
    Ad esser sincera, nell'ammirare quelle opere macabre, Drusilia aveva finito per convincersi che la colpa fosse del medesimo culto che -tempo prima- aveva evocato il Drago Divoramondi. Un'idea assolutamente irrazionale, ma che si fondava principalmente sull'esperienza di quanto certe cose fossero estremamente difficili da estirpare.

    Sta di fatto -però- che non fosse così.
    Si trattava pur sempre di una minaccia del passato, ma assolutamente diversa da quella che aveva immaginato. Qualcosa che credeva di aver dimenticato.

    « un rider. »

    Quando le sentinelle lo pronunciarono in coro, Drusilia si fermò un attimo. Paralizzata. Da quando l'invasione degli orki sembrava esser terminata, gli stessi giorni in cui Dorian fu dato per morto, di quei gruppi di fanciulli non ne aveva più sentito parlare, forse a causa di qualche trattato di pace scritto da Raylek e di cui ignorava completamente l'esistenza.

    « L'abbiamo trovato che farfugliava qualcosa riguardo la pioggia e qualcos'altro. Gli abbiamo chiesto chi fosse e quello... beh. Ha vomitato. »
    « Giuro: mai visto qualcuno vomitare così tanto. »
    « Aveva in corpo diversi litri di alcolici scaduti. E' un miracolo non l'abbiano ammazzato. Ricordo che fino a qualche anno fa i liquori provenienti da Klemvor venivano contrabbandati spesso anche nei bassifondi del presidio, e a volte c'era gente che ci si bucava lo stomaco con quella roba, considerando tutti gli anni in cui è rimasta a giacere lì dove l'hanno trovata! »
    « Inizialmente volevamo portarlo con noi, però lei capisce... »
    « temevamo le vomitasse sulle scarpe, ecco »
    « già, è così. »

    Per quanto la situazione fosse in effetti abbastanza curiosa -sia per le circostanze che per l'età del rider- Drusilia ritenne che non c'era comunque molto da stupirsi sul suo stato. Quando era ancora un soldatino sacrificabile nelle mani dell'ex Alfiere aveva avuto modo di frequentarne alcuni e le era parso abbastanza evidente quanto la loro cultura fosse, oltre che strana, costruita da menti infantili per menti infantili. Dalle tradizioni ai modi di fare. Che quel rider avesse trenta, quaranta o cinquant'anni poco importava: se era cresciuto in una società come quella, probabilmente l'età mentale era rimasta quella di un ragazzino.

    -Spero gli abbiate dato almeno qualche intruglio per riprendersi, o almeno un pò d'acqua- disse l'Alfiere, portandosi una mano al capo e sospirando -Forza, portatemi da lui.

    E con ciò, si lasciò guidare dalle sue truppe.

     
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    I due soldati fecero come chiesto, ma dal loro silenzio imbarazzato e da un rapido scambio di sguardi Drusilia poté facilmente intuire che i suoi sottoposti non avevano assolutamente pensato di provare a far rinvenire quel relitto umano con dell'acqua, il che era un po' stupido da parte loro dato che avevano entrambi delle borracce. Bisogna anche ammettere che farlo rinvenire non era esattamente il loro interesse primario, ai rider in fondo non piacciono gli abitanti di Laputa e non c'è molto di cui stupirsi se anche ad alcuni abitanti di Laputa non piacciono i rider. Quei due soldati, oltretutto, soffrivano anche a distanza di anni le ripercussioni di un certo scherzetto per cui alcuni di quei ragazzetti ebbero la meravigliosa idea di imbrattare nottetempo gli edifici nei pressi dell'approdo con graffiti a dir poco scurrili ed osceni, costringendo loro due ed un paio dei loro commilitoni a trascorrere una mattinata di licenza a pulire con acqua, sapone ed olio di gomito perché rei di non essersi resi conto del simpatico scherzo durante il loro turno di guardia. Questo successe prima dell'ordine di ampiare lo spiazzo aperto attorno all'approdo fino ai confini attuali, quindi è roba che si riconduce alla preistoria, ma ci sono persone che hanno la memoria lunga e la capacità di trasformare nel corso degli anni il rancore in disprezzo.

    « Ehi, sveglia! »
    Lo smilzo precedette Drusilia ed il collega e seguì il consiglio del suo Alfiere, portandogli dell'acqua.
    E rovesciandogliela in testa.
    Il rider dai capelli cinerei si riscosse all'istante, tirando su la testa con fare disorientato. Non doveva aver avuto un volto sgradevole, in passato, però il tempo l'aveva segnato con rughe attorno agli occhi e delle ferite terribili ne solcavano tutto il lato destro del viso deturpando lineamenti che invece dovevano essere stati gentili. Era come se gli avessero passato una spada incandescente dal mento alla fronte e dallo zigomo sinistro al destro, passando dritti per l'occhio al posto della quale c'era solo compatta carne artificiale di un bianco pallido che nascondeva totalmente l'orbita. Lo sfregio restava, ma l'uomo non si prendeva la briga di nasconderlo o vergognarsene, anche se aveva con se una specie di maschera.
    « Vedi di darti un contegno! » Lo rimbeccò lo smilzo, visto che fissava imbambolato Drusilia senza spiccicare parola, o anche solo provare a sistemarsi i capelli fradici e sporchi o gli abiti che puzzavano di liquori scadenti. « Sei al cospetto dell'Alfiere di Laputa. Mostra rispetto. »

    « Io... »
    Anche se non sembrava granché lucido, l'uomo seguitò a fissare Drusilia ed infine si alzò dal banco, quasi stupito.
    « Io ti conosco. Io so chi sei! »

    Che si fossero già incontrati, i due? Difficile dirlo, le Guerre della Fondazione risalgono a un decennio prima, e quel tipo all'epoca doveva avere venti-venticinque anni e magari avere tutti e due i lati della faccia. Però la sua espressione era dannatamente seria, come se stesse per rivelare una grande, grandissima verità. Come se quanto stava per dire avrebbe potuto condizionare il futuro di Laputa, Klemvor e dell'intero presidio dell'Ovest!
    E... Drusilia se lo ritrovò in ginocchio di fronte a se. Posizione da perfetto cavaliere, intento a domandare con un gesto ampio e galante l'onore di poterle stringere la mano diafana..

    « Io ti ho conosciuta ed amata nei miei sogni più incofessabili! »
    E gli mancava un enorme mazzo di rose rosse e la calzamaglia azzurra per sembrare il perfetto Romeo Montecchi.
    « Oh, mia signora, la scongiuro di conderemi la sua mano in matrimonio, o potrei non sopravvivere ad un rifiuto! Sento che il mio cuore e la mia anima le appartiene, interamente! »
    Chinò il capo in un gesto drammatico, senza sciogliere l'inchino principesco con cui si era avventato sull'Alfiere.
    Quel tizio, chiunque egli sia, non aveva proprio l'aria di avere tutte le rotelle al loro posto...

     
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    I due soldati rimasero in un silenzio imbarazzante ed imbarazzato, ragion per cui Drusilia comprese immediatamente che no, nessuno di loro due aveva avuto il buonsenso di aiutare realmente il rider sospetto.

    Ad esser franca, l'Alfiere Errante sapeva bene quanto i rapporti fra la sua fazione ed i rider non fossero dei migliori, in particolar modo per le sentinelle che -fin troppo spesso- fungevano da cuscinetto fra Laputa e le scorribande dei ragazzacci di Klemvor. Come se non bastasse, quell'Approdo era stato costruito e frequentato assiduamente da Raylek in persona nei primi anni di governo ed i militanti avevano da sempre adottato la politica del vecchio governante; era stata anche questa la ragione per cui, durante la Guerra Civile, molti di loro non si erano schierati al fianco dell'allora Ufficiale Galanodel, scegliendo la neutralità piuttosto che contravvenire agli antichi giuramenti.

    Ciò nonostante, pur scegliendo di risparmiarli da un rimprovero abbastanza ispirato, Drusilia fu profondamente scossa nel momento in cui una delle due borracce che lo straniero avrebbe dovuto bere gli fu rovesciata addosso con rabbia.

    Lo sconosciuto si scosse, ma la Dama del Vento lanciò un'occhiataccia fulminante allo smilzo che si era permesso di giocare con i suoi comandi per dar sfogo alle proprie frustrazioni. Come se poi le importassero davvero: c'erano degli esseri umani ridotti a carne da macello poco distante, alcuni ancora in posa sull'edificio diroccato. La testimonianza dell'ubriacone era utile alla causa molto più di quanto sarebbe potuto servire il supporto di una sentinella. Doveva solo permettersi di marciarle contro un'altra volta: al terzo errore avrebbe parlato, e non sarebbe finita bene.

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    « Io... Io ti conosco. Io so chi sei! »

    Il rider richiamò l'attenzione di Drusilia alzandosi in piedi; lei sollevò un sopracciglio, perplessa.
    Lo aveva già incontrato prima di allora?
    Con un enorme sforzo mentale -ripercorrere i propri passi per oltre dieci anni non era certo uno scherzo- cercò di mettere a fuoco tutti i volti incontrati o anche solo incrociati ai tempi in cui era un semplice soldato. Si impegnò con tutta se stessa ma... non riuscì davvero ad inquadrarlo.

    « Io ti ho conosciuta ed amata nei miei sogni più incofessabili! »

    Wait... what?!?!?!?
    Se quell'esclamazione non fosse stata già abbastanza destabilizzante di suo, sicuramente inginocchiarsi e prenderle la mano fu di grande aiuto. Di aiuto -ovviamente- se voleva mandarla in crisi.

    « Oh, mia signora, la scongiuro di concederemi la sua mano in matrimonio, o potrei non sopravvivere ad un rifiuto! Sento che il mio cuore e la mia anima le appartiene, interamente! »

    Panico.
    Si diceva che fra Laputa e le popolazioni di Klemvor non ci fossero buoni rapporti... ma lei, ogni volta che ci finiva, si ritirava sempre con qualche proposta strana. Sta di fatto che divenne completamente rossa, orribilmente imbarazzata per le assurdità e per la presenza dei due soldati. Cosa avrebbero pensato di lei???

    -Ehm... i-io... c-cioè... cioè lui...- farfugliò, cercando di riprendersi, prima di rivolgersi ai soldati -LUI E' SOLO CONFUSO, OK?!?!?!
    Senza aggiungere altro, prese con forza la borraccia rimasta, strappandola dalla cinghia del soldato più tarchiato. Si accovacciò infine davanti allo straniero e quasi gliela infilò in bocca.
    -Quella robaccia ti ha dato alla testa, amico- commentò semplicemente, distogliendo lo sguardo, ancora rossa in volto -Bevi un pò d'acqua e dicci che è successo lì fuori.

     
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    Ancora un po' e l'eccessivo entusiasmo della Dama del Vento uccideva per soffocamento il poveretto, che si ritrovò una borraccia ficcata in gola e costretto a svuotarla controvoglia. Non che tentò propriamente di divincolarsi, apparentemente aveva quel genere di reazioni davanti ai soprusi che sono proprie delle persone che ne subiscono spesso. Il che stando ai più comuni manuali di psicologia si traduce in rassegnazione o masochismo... o entrambe. Comunque per fortuna il tizio si rivelò più resistente della media umana e riuscì a sopravvivere, anche se gli costò l'annaspare scosso da violenti ma compostissimi colpi di tosse che praticamente si tradussero in un imbarazzante balletto volto a nascondere nel più cretino dei modi gli inevitabili sputacchi di una persona quasi morta annegata. Ai due soldati prudevano le mani e avevano più di una mezza idea di malmenare il tizio appena l'Alfiere girava la testa, perché alla naturale avversione che provavano per i rider, ed i modi forse effettivamente meritevoli di un omicidio, c'era anche quel comportamento frivolo: ai loro occhi l'uomo voleva a tutti i costi salvare le apparenze di fronte all'Alfiere, e questo nonostante di fronte a loro non si era di certo risparmiato dal rimettere il contenuto del proprio stomaco allagando di conseguenza il retro del bancone poco distante.
    Forse tutto sommato Drusilia non poteva biasimarli.

    « Coff... Coff... L'... l'amore ti lascia senza fiato... coff. »
    Si riprese completamente, animato dalla forza di volontà tipica degli scarafaggi, poi recuperò una posa eretta e ben piazzata, valorizzando per quanto possibile le sue fattezze che una decina di anni e qualche centinaio di bottiglie prima dovevano essere state anche quelle di un uomo aitante e gagliardo, anche se la cicatrice su di un lato del viso era talmente estesa ed appariscente nel suo pallore artificiale dovuto alla carne sintetica, da calamitare su di se lo sguardo generando un involontario quanto inesorabile moto di fastidio.
    « In ogni caso... ebbene sì: l'ammetto. Sono confuso. Confuso dalla sua bellezza, mia signora. »
    Poi si affrettò a tenere una certa distanza per evitarsi ripercussioni fisiche:
    « Ehm, piano con le botte. Lasciate che mi presenti: io sono Black Burn, e questa zona appartiene al team di cui sono affiliato ad honorem, di fatto sono un cavaliere solitario che vaga per queste lande di acciaio e cemento per portare luce là dove l'ombra è più fitta. »
    Si esibì in un inchino elegante, e andò dritto al punto:
    « Comunque non so niente. Stavamo cercando un team superbellico di Genesis che è scomparso una settimana fa, io mi sono diviso dal gruppo in cerca di rifornimenti, e... » ... e considerando il posto a cui aveva puntato non c'erano dubbi circa la natura liquida dei "rifornimenti" di cui sopra « ... mentre vagavo nella zona, mi sono imbattuto in quei corpi. Credevo di aver trovato quello che stavo cercando e mi sono accampato, ho inviato un segnale e mi sono messo ad attendere i miei compagni. Nell'attesa ho pensato di bere qualcosa per tirarmi su il morale... non avevo capito che si trattava di Abusivi. »
    Indicò i soldati e si rivolse a loro, senza il minimo astio nella voce. A dire il vero non sembrava il tipo rancoroso o capace di volerne ad altri solo perché lo trovano sgradevole. Dal canto loro, i due soldati non erano sulla stessa lunghezza d'onda pacifica.
    « Scusate, amici, ero sinceramente convinto che si trattasse di rider... »

     
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    Ascoltò le parole del rider con attenzione, ben cosciente di quelli che erano gli animi dei suoi soldati. Non li biasimava, questo no: lei per prima, fosse stata al loro posto, avrebbe fatto ben di peggio. Soprattutto dopo le incursioni, gli insulti ed il clima d'intolleranza perpetrato per anni.

    « ... mentre vagavo nella zona, mi sono imbattuto in quei corpi. Credevo di aver trovato quello che stavo cercando e mi sono accampato, ho inviato un segnale e mi sono messo ad attendere i miei compagni. Nell'attesa ho pensato di bere qualcosa per tirarmi su il morale... non avevo capito che si trattava di Abusivi. »

    A quanto Raylek le aveva detto molti anni addietro, però, per quanto potesse sembrare bizzarro, era forse l'unica cittadina laputense in grado di comunicare con quei pazzoidi senza terminare con risse o minacce velate o meno, ragion per cui era suo dovere frapporsi fra le due fazioni e tentare -se non di riappacificarle- almeno di non peggiorare le cose.

    -Sono un'abusiva anche io.

    Affermò con voce tranquilla, non senza una curiosa nota d'orgoglio.
    Certo, quella parola doveva essere un'insulto... ma se serviva per indicarla come laputense andava più che bene.

    -Uomini, vi prego di lasciarci soli. Se arrivano i suoi amici, cercate di mantenere la calma e portateli da me.

    L'ordine sarebbe giunto immediatamente e forse inaspettatamente. Nonostante sulle prime sembrasse un'idea buttata lì, l'Alfiere sarebbe rimasta su quella posizione anche in caso di rimostranze. Infondo non potevano far nulla, e sicuramente lei sarebbe bastata a difendersi da sola. Tenerli in compagnia del rider avrebbe solo incupito gli animi.

    -Comunque non mi hai ancora detto come ti chiami.

    Osservò infine, quando gli altri furono andati.

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    -Io mi chiamo Drusilia, piacere di conoscerti!

     
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    Quando l'Alfiere ordinò loro di lasciarla da sola in compagnia dello sconosciuto, lo smilzo abbassò lo sguardo sull'Alfiere con negli occhi un'espressione fra lo sconcertato ed il panico. L'altro fece un esatto movimento speculare ruotando il collo taurino con un grugnito ed un verso che sapeva di profonda disapprovazione. Entrambi scoppiarono in un concitato coro di proteste praticamente all'unisono.

    « E' poco prudente che l'Alfiere di Laputa resti da solo senza una scorta. »
    « Vuole veramente fidarsi di quest'individuo? Potrebbe... »
    « E' chiaramente una persona poco raccomandabile. »
    « Chiaramente, già. »
    « E potrebbe celare cattive intenzioni. »
    « Potrebbe, già! »
    « Inoltre non sappiamo se è armato! »
    « Esatto! »

    Ribadire l'ordine non sarebbe stato sufficiente per Drusilia. Lo zelo dei soldati si accompagnava alla pessima impressione che avevano del rider e di tutti quelli della sua risma, alla fine vuoi perché alla fine un ordine è pur sempre un ordine, vuoi perché non potevano permettersi di discutere un ordine diretto con un superiore di fronte a individui delle Tribù della Tempesta -ne andava della buona immagine della milizia dell'Approdo!- furono costretti a ritirarsi borbottando una sfilza di raccomandazioni che potevano essere facilmente tradotte come un "non ci fidiamo per niente" a caratteri cubitali. In ogni caso lo sfregiato sembrò apprezzare, e non si poteva volergliene a male se dimostrava con un sospirone sollevato di non gradire la compagnia dei due soldati.

    « Dunque... credo sia meglio ricominciare daccapo. »
    Allungò una mano a Drusilia per stringerla mentre l'altra restava sulla nuca.
    « Quello di prima non era un soprannome o un nome di battaglia. »
    Disse un po' contrito riferendosi al nome con cui si era presentato in precedenza.
    « Mi chiamo veramente così. Black Burn è il mio vero nome, non ho mai avuto bisogno di adottarne altri, anche se in passato i bambini della Foresta mi chiamavano sempre in un altro modo. »
    Aveva assunto un'aria diversa. Ancora assai distante da qualcosa vicino ad aggettivi come "serio" o "normale", però comunque diversa da quella di un disadattato ed irrecuperabile ubriacone su di età.
    « Ed immagino che nemmeno tu abbia mai avuto bisogno di adottarne altri, bella come sei. Quindi, salvo un clamoroso caso di omonimia, immagino di trovarmi al cospetto della più alta carica di quella che voi chiamate Laputa, giusto...? Beh, se il mio nome ti mette a disagio, sentiti pure libera di usare un nomignolo. Ne ho a pacchi: Blacky, Burnie, Burny o... »
    « Bi-Bi. »
    « Sì, anche quello, però preferirei che ne scegliessi uno meno antipatico. Sai, quel nomignolo lo usa sempre... »
    « Non vi siete presentato al rendezvous come le era stato detto. » Fece un'espressione impagabile, incassando lentamente la testa nel collo come una persona che si è appena beccata uno schiaffo in piena nuca e si morde il labbro inferiore. Alle sue spalle Drusilia poté intravedere la sagoma minuta di una ragazzina di quattordici anni albina, occhi di un profondo rosso sanguigno, la pelle pallidissima e quasi trasparente, uniforme scolastica beige linda e perfettamente in ordine così come i suoi modi e ogni singola sillaba della sua voce educata e composta. Era letteralmente apparsa dal nulla, e non aveva neanche solleticato le percezioni extrasensoriali dell'Alfiere, chissà come. « Il Comandante Generale le manda il suo disappunto e le intima di ricongiungersi con il resto della squadra per il "turno delle pulizie", pena privazione delle razioni di cena e colazione per le prossime due settimane. »

    « Accidenti... » Black Burn allungò una mano e, sorpredentemente, attraversò letteralmente quella figura minuta, che per un attimo sfarfallò a quel tocco rivelandosi come un ologramma, o un qualche genere di immagine virtuale. « Prima o poi mi farai venire un infarto, signorina... »
    « Vi raggiungeremo in pochi istanti. »
    Aggiunse la ragazzina, atona.
    « Siete pregato di non allontanarvi. »
    L'immagine si spense, e un piccolo disco piatto e delle dimensioni di un cd brillo alla sua base, sollevandosi e schizzando via attraverso il tetto sfondato dell'edificio, probabilmente tornando al proprietario...
    « Immagino che sono fregato... »
    Sospirò l'uomo, rassegnato.

     
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    -Penso che ti chiamerò Black.

    Strinse con gentilezza la mano dell'altro, ascoltando divertita il suo discorso.
    Assistette anche in silenzio a quello che avvenne dopo: la chiamata di una ragazzina attraverso un ologramma. Nulla di troppo strano, per quel che le riguardava; benchè Laputa fosse di stampo medievale, il suo mondo d'origine non lo era.

    « Immagino che sono fregato... »

    L'Alfiere Errante, a quel punto -convenendo al fatto che non fosse poi così svitato- finì per tranquillizzarsi. Certo, presto ne sarebbero arrivati altri, ma almeno aveva ancora alcuni minuti per parlargli.

    -Oh, avanti. Qualunque sia il problema, c'è sempre una soluzione...- tentò di rincuorarlo, degnandolo di una carezzina sul volto -E... si. Sono Alfiere di Laputa da pochi anni.

    A quel punto si prese un attimo per riflettere, portandosi le mani in vita e fissandolo concentrata.

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    -Quindi è vero che non sai nulla di quei corpi lì appesi?

    Chiese nuovamente, cercando di far chiarezza sulla questione principale.

    -Perchè, vedi... è vero che non sono l'Alfiere dell'Ovest, ma non penso di poter ignorare la tragedia. A prescindere dalle fazioni, restano comunque dei cadaveri e per come sono stati ridotti credo abbiano sofferto più del dovuto. La mia preoccupazione è che non si tratti di un caso isolato e sono interessata ad indagare su quanto successo. Per questo ho bisogno di informazioni, capisci?

     
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    « Giusta intuizione: non si tratta di un caso isolato, solo il primo che vi coinvolge personalmente, da quanto ne sappiamo. Scusami un momento, non ti dispiace se ti do le spalle, giusto? »
    Si voltò, fece alcuni passi verso una delle pareti ridotte a calcinacci dell'edificio e rovistò in un armadietto socchiuso tirandone fuori una specie di lungo soprabito bianco, che aprì con cura e appese fra due sedie. A quel punto distese le braccia, stirò i muscoli e... si mise al suolo iniziando a fare flessioni, e forse quella di Drusilia sul suo conto era stata solo l'impressione del momento e quel tizio in realtà era davvero svitato come sembrava.
    « Negli ultimi tre anni Genesis ha perso un totale di undici team all'interno dell'area di Klemvor, di cui uno è dato per certo essere andato distrutto a causa del risveglio accidentale di una "Bestia Guardiana" e l'altro facente parte dell'enturage del "Re della Pietra" considerato disperso in seguito al crollo di una sezione della metro, stavano facendo riparazioni. Cose che capitano. »
    Passò a piccole e brevi serie di flessioni, poi piazzò un braccio dietro la schiena e proseguì con una mano sola.
    « I restanti nove team... beh, in realtà dieci, se si considera il "Midnight" dell'Apollo Road disperso ormai da due giorni, sono stati tutti quanti distrutti in combattimento con uno o più individui non identificati, codename: "Headhunters" per la loro abitudine di prendere trofei dai corpi. Non abbiamo dati precisi sul numero di rider rimasti uccisi, però i team superbellici vanno da minimo cinque fino ad otto membri, quindi si parla di cinquanta-ottanta cadaveri in tre anni. Un'ecatombe, se si considera che ormai i team bellici sono solo una manciata. »
    Mise anche l'altro braccio dietro la schiena, si sollevò una, due, tre volte, poi... stramazzò al suolo, faccia a terra, incapace di proseguire.
    « Damn. »
    Si lamentò col fiatone, prima di stendersi sulla schiena e iniziare con le addominali.
    « Beh, il numero di morti è destinato ad aumentare. Genesis mantiene un'orfanotrofio con quasi duecento mocciosi e quasi duemila rider all'interno del Big Bird, morirà d'inedia nel giro di pochi mesi se cessa di inviare team all'esterno per le manutenzioni d'ordinanza sulle linee di rifornimento. Prima della "Seconda Grande Guerra d'Invasione" potevano far giungere rifornimenti direttamente dal Pentauron con "Caronte" e "l'Ermes", ma l'enemy ha fatto crollare i tunnel e la guerra civile ad ovest ha dato a Genesis il colpo di grazia bloccando sul nascere ogni tentativo di ripristinare le linee su cui viaggiavano i treni. In tutto in questi tre anni hanno anche perso una mezza dozzina delle cosiddette "Icone dei Senzacorona", cioè le nuove regalia di quarta generazione. »
    Si bloccò un istante e fissò Drusilia, dubbioso sul fatto che l'Alfiere riusciva a seguirlo o meno nei suoi discorsi.
    « Quante informazioni avete sui rider? Sapete cos'è una regalia, giusto...? »

     
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    -S-si... fai... fai pure...

    Diciamolo francamente: a una che ha fatto il soldato per tutta la vita i muscoli fanno praticamente lo stesso effetto di un mattone sulla psiche un carpentiere. Quindi, se era per impressionarla... era un'idea stupida. Se non era per far colpo, invece, lo stupido era lui. Come al solito, però, Drusilia applicò quell'utilissima abilità di disattenzione selettiva che nel tempo l'aveva resa così tollerante e ben disposta verso tutti. Ascoltò quindi quello che aveva da dire, seguendo a stento ma senza mai perdersi nulla del discorso.

    « Quante informazioni avete sui rider? Sapete cos'è una regalia, giusto...? »

    -In realtà non troppe: ai tempi ero un soldato come quelli che ti hanno preso- confessò con un'alzata di spalle -Dopo gli ultimi conflitti aperti ammetto che non si è più parlato di voi. Poi il vecchio goblin è andato e... eccomi qui.

    Sospirò, un pò afflitta.

    -Però credo di sapere cosa sono le regalie: Orm era un re, giusto?
    Abbiamo fatto una missione insieme.

     
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    « Andato...? E' morto? Oh, non ne sapevo niente, qua sotto le info arrivano con un certo delay. »
    Si stava... beh, stava facendo stretching. Ed anche in modo abbastanza banale. Non aveva proprio l'aria di uno che vuole impressionare, sembrava che stesse... facendo riscaldamento? In realtà nemmeno, in quel modo frettoloso di fatto si stava soltanto affaticando a caso. Però si interruppe ISTANTANEAMENTE appena Drusilia nominò Orm. Ci rimase di sasso, paralizzato nell'istante esatto in cui l'Alfiere tirò fuori quel nome. Interruppe immediatamente le sue operazioni e, bianco come un cencio, faticò perfino a spiccicare le parole successive.
    « T-t-t-t-t-tu conosci Orm??? »
    Gesticolò vivacemente, indicando un'altezza che poteva essere ottanta centimetri e poi formando una sfera con le braccia.
    « Un coso deforme alto così, fattoappalla che si muove a quattro zampe e con un casco che sembra quello di un'astronauta? »

     
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    « Andato...? E' morto? Oh, non ne sapevo niente, qua sotto le info arrivano con un certo delay. »

    Ignorando bellamente i suoi esercizi, Drusilia annuì con aria estremamente seria.
    In realtà non sapevano che fine avesse fatto ma... era meglio per lui che fosse deceduto.
    Altrimenti ci avrebbe pensato lei.

    « T-t-t-t-t-tu conosci Orm??? »

    Il suo interlocutore, intanto, sembrò impallidire al solo nome di Orm, la simpatica ragazza che parlava per metafore culinarie durante la sua missione nel sottosuolo. Da come la descrisse, però, sembrava non conoscesse esattamente la sua identità, piuttosto lo scafandro a forma di uomo enorme in cui si nascondeva solitamente.

    « Un coso deforme alto così, fattoappalla che si muove a quattro zampe e con un casco che sembra quello di un'astronauta? »

    Annuì con una naturalezza disarmante.

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    -Siamo stati anche insieme...- no, non era falso -... per qualche ora. Circa.

    Chiariamo: Orm era una donna, anche se Black probabilmente non lo aveva capito. E si, per colpa di incomprensioni varie dovute alle già prima citate metafore... Drusilia si era fidanzata con lei ed aveva inavvertitamente programmato di andarci a vivere insieme. Ovviamente aveva risolto l'equivoco prima che fosse troppo tardi ma... lo sapevano tutti quelli che erano presenti quel giorno, a missione conclusa. E quel giorno c'era tanta gente. Tanti quanto metà dell'Esercito Errante e chissà quanti riders.

    -Perchè me lo chiedi?

    Ovviamente non rivelò la vera identità dell'amica.
    Per correttezza e buon senso.


     
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    Black Burn è di carnagione pallida. Sentir nominare la Regina dell'Acqua era già stato sufficiente a farlo sbiancare. Ma quando Drusilia ammise che erano state assieme, beh... divenne più che pallido. E per poco non perse i sensi.

    « Io... io... ecco... »
    Era a metà fra una crisi di pianto ed un eccesso di isteria. Gli tremavano le mani, ma alla fine scavò a fondo nel suo animo virile e si risolse ad esprimere ciò che pensava veramente.
    « Che spreco abissale. »
    E si corresse:
    « Voglio dire. Capisco. Già. »
    Annuì solennemente.
    « Capisco benissimo. »
    Poi si guardò attorno e aggiunse, sottovoce:
    « Sta venendo qui. Tu non dirle che ti ho chiesto di sposarmi, altrimenti mi uccide. L'ultima volta che ci ho provato con una sua ex quasi non sono sopravvissuto. »

    « Ah-ehm, dicevo. Sì, esatto, Orm è in possesso delle regalia dell'acqua, incorporate nelle AT che porta ai piedi. Come tutti i membri di Sleeping Forest è un "Re", e le regalia sono gli item superspeciali che ne esaltano le caratteristiche e ne attestano l'autorità. Quando Genesis ha occupato la foresta reclamandola come propria... prima della Seconda Grande Guerra, prima dei tumulti ad ovest... all'epoca c'erano cinque Re: Yoshitsune del Rombo, Nue del Fulmine Viola, Udo delle Zanne Insanguinate, Nike della Pietra e Spitfire delle Fiamme. Di questi, tre hanno cessato di essere degli Storm Riders, ed oggi le loro regalia, in mancanza di degni successori, sono state smembrate ed utilizzare per creare le cosiddette "Icone dei Senzacorona", speciali parts che incrementano le prestazioni di Rider le cui capacità sono considerate al di sopra della norma, ma comunque non all'altezza di un "Re". I "Riparatori" sono in grado di ripristinare le originali regalia, ma come ho già detto cinque o sei di esse sono andate perdute a causa degli Headhunters, che le hanno rubate. Oggi come oggi, anche se comparissero dei riders in grado di reclamare il ruolo di "Re" non sarebbe più possibile incoronarli. Inoltre, essendo comunque parts molto rare, le Icone sono oggetti molto importanti per Genesis, una percentuale non irrilevante del suo potenziale bellico. »
    Sospirò, apparentemente stanco, e non solo per tutto il moto che aveva fatto mentre parlava.
    « In pratica sono armi, anzitutto, e simboli, in seconda battuta. Ma i simboli sono fondamentali, qui da noi. Inoltre la leggenda dice che il mitologico "Re del Cielo" apparirà solo quando tutte le regalia saranno radunate. Allo stato attuale delle cose, gli Headhunters si sono portati via anche la speranza dei Riders, oltre che le vite di quasi un centinaio di loro. »
    In quel momento irruppe uno dei soldati, in tono deferente ma deciso. Annunciò che erano stati avvistati dei riders. Gli uomini volevano sapere dal loro capo che cosa fare.

     
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    « Sta venendo qui. Tu non dirle che ti ho chiesto di sposarmi, altrimenti mi uccide. L'ultima volta che ci ho provato con una sua ex quasi non sono sopravvissuto. »

    A vedere quella reazione, per poco Drusilia non scoppiò in una fragorosa risata. Fortunatamente si trattenne, anche perchè l'altro era davvero pallido come un cencio. A quel punto, notando il "le" appena pronunciato, fu combattuta se dirgli la verità o lasciarlo con quell'amara certezza, così che non ci provasse più. Anche se, in effetti -con Orm come guardia del corpo- a quel punto doveva stare relativamente tranquilla.

    « In pratica sono armi, anzitutto, e simboli, in seconda battuta. Ma i simboli sono fondamentali, qui da noi. Inoltre la leggenda dice che il mitologico "Re del Cielo" apparirà solo quando tutte le regalia saranno radunate. Allo stato attuale delle cose, gli Headhunters si sono portati via anche la speranza dei Riders, oltre che le vite di quasi un centinaio di loro. »

    Peccato, davvero.
    Non che le importasse minimamente dei loro miti e leggende, nè li riteneva reali. Però erano comunque tradizioni a cui aggrapparsi e speranze verso un futuro migliore. Non si giocava sulle speranze della gente.

    -Vedrò che posso fare per dare una mano- disse semplicemente, annuendo all'indirizzo del soldato, prima di seguirlo fuori -... e comunque non sono lesbica.

    Gli diede una scrollata amichevole alla zazzera albina, prima di sparire oltre la soglia.
    L'idea di aver a che fare con altri la preoccupava... però almeno c'era Orm.

     
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