Brave Shine

Mi sarei aspettato qualcosa di diverso, qualcosa di più. Di alzarmi carico di ogni sentimento combattivo, pronto a schiacciare il mio ultimo nemico e ad abbandonare per sempre le scure mura dell'Arena Nera. Da quando ho memoria, da quando qualcuno mi lasciò sull'uscio delle porte dell'arena, non ho mai visto nulla al di fuori di queste mura. Ogni cosa che so, ogni curioso dettaglio o stranezza esterna le so solo grazie ai pazzi che vengono qui di loro spontanea volontà. In fondo è comprensibile, la fama di Gladiatore tende ad attirare tanto i disperati quanto i professionisti del campo di battaglia. Uomini indebitati fino al collo in cerca di soldi facili, ex mercenari che preferiscono la fama e le donne al semplice conio. Poi ci sono quelli come me, gli schiavi. Schiavi privilegiati, a detta di alcuni. Questo certo dipende da quanto sei bravo. I deboli non passano i primi scontri, ma i forti diventano delle piccole star. Il termine esatto sarebbe "animali da spettacolo". Infondo non è diverso da un circo, se ci si ragiona su un poco. Un bravo direttore circense si disfa delle bestie deboli e malaticce, prendendosi però grande cura di quelle in grado di garantirgli un guadagno consistente. In sostanza ho sempre avuto una bella gabbia, coccolato come un pupo, non mi facevano mai mancare niente.

« Cani... » Sorrido divertito alle parole del Cerimoniere che tenta, invano, di sottolineare i pochi lati positivi di quella vita in catene. « Un cane da guerra osannato da altri cani. Ecco cosa sono. »

Non ho mai avuto nulla di cui lamentarmi a parte il fatto di essere una bestia in catene. Con un pedigree di tutto rispetto, ci mancherebbe. Ma una bestia, non di meno. Non so se sia stata fortuna, abilità, il mio addestramento o il grande mistero dietro al "cosa" io sia. Però sono sopravvissuto, mi sono ritagliato un posto di rilievo tra le gerarchie di questo branco di bestie. Ma in fondo cosa è una bestia incatenata, se non una triste rappresentazione di ciò che potrebbe essere? Sono un'animale. Non lo nego e tantomeno me ne vergogno, sopravvivere imponeva una scelta ed io ho fatto la mia. Eppure sono un'animale stanco delle sue catene, che aspira alla libertà e al desiderio di mostrare al mondo le sue fauci. Ho sprecato più di due decenni della mia vita senza poter vedere nemmeno il cielo del giorno, intrappolato in una città sotterranea piena di parassiti e cani randagi. Gli dei solo sanno quante bambine mi hanno mandato nelle camere, tremanti e sconsolate, schiave per altri scopi che alla fin fine erano probabilmente anche peggiori dei miei. Ed un'intera città non vede alcun problema in qualcosa di così diabolico, così rivoltante e indiscutibilmente maligno.

« Mi hai dato una bella gabbia, questo te lo concedo. » Finisco di controllare il mio equipaggiamento, mettendo Devoratrix sulla mia spalla mentre mi avvio verso il familiare ingresso. « Ma una gabbia è pur sempre una gabbia... »

Un'ultima volta mi incammino per il corridoio polveroso e già da qui riesco a sentire le urla, le incitazione e i ridicoli cori dei miei "ammiratori". Ed intanto immagino le molte mani che scorrono tra la folla, con sacche piene di monete per sfidare il fato e guadagnare soldi sulla mia pelle e quella del mio nemico. Perché alla fine è questo ciò che conta, qui al presidio Sud. I soldi, il potere, il controllo su i più deboli. Sfruttare quell'inesauribile miniera di male che permette ai più spietati di vivere agiatamente sul sangue e la sofferenza altrui. E mentre mi fermo dinanzi ai cancelli, attendendo la loro apertura, la mia mente va un po più in la di quanto non faccia di solito. E penso che è meglio che me ne vada, che volti le spalle a tutto questo. Perché se mai tornerò, se mai metterò piede in questo insulso buco di fogna. Li ammazzerò tutti, Dal primo all'ultimo figlio d puttana. Gli farò capire cosa significa stare riversato al suolo, con l'intestino che ti cola dal tuo ventre sventrato mentre un basilisco ti sgranocchia le interiora. Stupidi figli di puttana.

« Vi ammazzerò... » Sussurro un'ultima volta tra me e me, mentre gli ingranaggi del portone iniziano a scricchiolare. « Vi ammazzerò tutti... »

La mia convinzione non cambiava la realtà dei fatti. La mia scomparsa dalle scene dell'arena avrebbe comportato una perdita per l'arena. Ed il cerimoniere, dietro al suo comportamento enigmatico e i suoi inconsueti modi di fare rimane innanzitutto se stesso. Ovvero un uomo d'affari, un mercante che guadagna in sangue e spettacolo. A questo punto rimane una sola cosa da fare per ammortizzare la perdita in vista. Indire un grande scontro e fare tutto ciò che è in suo potere per renderlo memorabile. Di bestie e schiavi ne ho affrontati a bizzeffe. Di veterani in cerca di fama anche di più. Ma oggi non sarà così semplice. Oh no, il gran figlio di puttana deve aver orchestrato qualcosa di eclatante per celebrare il mio addio. Qualcosa che potrebbe far concludere suddetto addio in una fossa con una cassa di legno. Ah no, col cazzo che te lo lascio fare. Ed eccolo, con la sua voce baritonale mentre ripete quel familiare mantra di morte.

« Spero che oggi vi divertiate un ultima volta! » Urlo al pubblico, allargando le braccia in segno di sfida e di semplice spavalderia. « Perché da domani dovrete trovarvi un altro stronzo per farvi divertire! »

C'è qualcosa che non va, però. Entro nell'arena solo per trovarla... vuota? Anche il mio fedele pubblico sembra essere confuso da tutto ciò, che razza di trucchetto ha avuto in mente il Cerimoniere? Un mostro invisibile? O forse molti? Sono talmente preso dal cercare il mio avversario da non notare nemmeno il curioso sigillo disegnato al centro dell'arena. Per un attimo penso che forse il Cerimoniere volesse semplicemente farmi fuori con una runa esplosiva, ma non avrebbe senso. Quale profitto si può ricavare da una semplice esecuzione? Uno sciame di folgori nere mi lambisce il corpo, ma nulla di più. Non una bruciatura, un graffio o un ematoma. Niente di niente, forse la trappola non ha funzionato come doveva? Difficile a credersi, il Cerimoniere non fa mai le cose a metà. Ed ecco che noto qualcosa di insolito, un'esplosione di fumo nero come l'inchiostro al lato opposto dell'arena. Da cui esco... io? A quale diavolo sei andato a chiedere favori, stavolta? Bah, non c'è motivo di essere poi così sorpresi. Un clone magico è solo un'approssimazione, nulla più. Un semplice fantoccio.

« Allora? Vuoi startene li tutto il giorno? » Impugna la lama, distendi i muscoli. Non c'è fretta, ho tutto il tempo del mondo. « O non sai neanche come intrattenere il pubblico pagante, eh? »