[LAM] Stelle

"Siamo tutti nati nel fango,
ma alcuni di noi guardano alle stelle".

Oscar Wilde.

Barca a vapore, ponte.
Un altro mondo, un altro tempo.

Quel rumore era insopportabile.
In realtà i residenti di Laputa -soprattutto nella Città Bassa e nei Distaccamenti Industriali- erano abituati al baccano, colpa degli edifici ammassati gli uni sugli altri nel primo caso e delle forge ed industrie di vario tipo nel secondo. Drusilia, però, non aveva mai vissuto in nessuno dei gironi... ed il mondo da cui proveniva era decisamente tranquillo. Come se non bastasse, aveva il sonno leggero, di quelli che fanno sorgere il dubbio se il dormiente stia davvero riposando oppure abbia solo gli occhi chiusi. Anche perchè fortuna voleva che non avesse necessità di dormire a lungo come umani quali Augustus e Firion: per un avventuriero era buona cosa, ma per chi avrebbe potuto appellarsi alla stanchezza per sopperire a distrazioni di vario genere era solo un ulteriore invito a demordere.

Fu così che, ormai disturbata fino all'esaurimento nervoso, si levò con uno sbuffo dal giaciglio che aveva iniziato ad odiare già da un paio d'ore. Per sfuggire a quello stato di immobilità decise infine di prendere una boccata d'aria fresca sul ponte ed attendere l'alba in silenzio, come una sentinella.

Superata l'ennesima soglia e giunta all'aperto, Drusilia diede una rapida occhiata all'enorme distesa salata che, nonostante le insidie e le limitazioni territoriali, le dava il medesimo senso di libertà del panorama della sua isola.

Avanzò ancora, fino a raggiungere il bordo della nave.
Guardò in basso, sulla distesa color pece che si confondeva con l'oscurità del cielo; perfino le stelle erano riflesse alla perfezione. Sollevò lo sguardo e, in un moto di meraviglia quasi fanciullesca, rimase alcuni secondi in silenzio, immobile, a contemplare tutte quelle piccole luci che la osservavano dall'alto. Si sentì francamente a disagio nel pensare che, forse, una di quelle era proprio Endlos.

Specifichiamo: Drusilia era ammantata ma... non era un mantello quello che si porta dietro, anche se ne dava l'idea.
Era una coperta.
Si, gironzolava per la nave con una coperta addosso, come una vecchietta piena di reumatismi o una bambina che doveva andare in bagno e temeva che il mostro sotto al suo letto potesse prenderla e mangiarla mentre era seduta sulla tavoletta. E... si, anche se non era nè vecchia e nemmeno una bimba, rimaneva comunque buffa con quel lenzuolo.

«Non riesce a dormire, Mylady?»

A quelle parole, la bella voltò la testolina, lanciando incuriosita un'occhiata al suo interlocutore. Che stava facendo lì da solo? Anche lui insonne, o erano gli incubi a non permettergli di riposare? Lei li ricordava bene -gli incubi- e sapeva bene quanto le vittime preferissero la veglia a loro.

-No- rispose sinceramente, imbronciandosi un pò -Questo coso fa un rumore infernale.

Sospirò afflitta, accucciandosi di fronte alla balconata ed infilando le gambe in due fessure della barca, così da tenere i piedi all'aria. Nudi, ovviamente, perchè se girava con una coperta addosso era logicamente anche scalza.

-Tu invece? Qualche brutto sogno?

«Nah, in realtà sono piuttosto tranquillo. Ora che siamo tutti qui, che sappiamo circa dove andare e cosa cercare... Ho la sensazione che andrà tutto bene.
E poi non vado in India da un sacco di tempo! Spero di non scoprire che questo dottore stava a due passi da dove lavoravo io. Sarebbe una bella presa per il cul-»

Si bloccò all'ultimo istante, come se in un frangente di secondo si fosse immediatamente ricordato di chi era la donna con cui parlava. Come se a Drusilia importasse: era stata un soldato e ne aveva sentite di peggiori.

«Non mi ha ancora detto come posso sdebitarmi con lei comunque, Signora. Amico di suo fratello o meno, le sto facendo perdere tempo in una missione potenzialmente pericolosa. Mi piacerebbe sdebitarmi, anche se non so bene come. So curare la gente.»

-Signorina.

Specificò Drusilia, come a correggerlo. In realtà aveva dei figli ed un amante "fisso". Ciò nonostante non era sposata e, sebbene non le importasse più di tanto perchè interessata al sentimento più che alla legge, Arthur le aveva insegnato che ogni cosa andava comunque pronunciata col suo nome. Si astenne dunque dal continuare la discussione su quei binari e rimase alcuni minuti a contemplare l'infinito che si estendeva davanti a loro.

-Mio fratello mi ha parlato molto di te- avrebbe affermato, improvvisamente -Ci tiene molto a te, al punto da propormi cose... bizzarre. Fra noi tre.

Sospirò, per poi rialzarsi in piedi, cosi da guardarlo negli occhi, mani in vita e volto serio.

-Sarò franca. Non ti conosco ma penso tu non sia il mio tipo, come io immagino di non essere il tuo- avrebbe pronunciato quel due di picche in modo molto gentile, così che nessuno potesse davvero offendersi -Per questo immagino che l'unica cosa tu possa fare, oltre ad assisterci al meglio in questa missione, sia dissuadere mio fratello dai suoi progetti.

Fece un passo indietro, allontanandosi da Daniel e tornando a scrutare l'orizzonte, forse alla ricerca di qualcosa che la facesse sembrare impegnata... e la mettesse in meno imbarazzo di come era in quel momento. Le gote color pesca, infatti, si erano colorate di tinte cremisi al ricordo di tutte le oscenità pronunciate dal fratello. Ringraziò il cielo che fosse buio.

-Per il resto... non voglio nulla in cambio.
Se te lo chiedessi non sarei ciò che sono, ciò per cui ho lottato in questi anni.

«Io... Sono mortificato. Non so veramente cosa dire.» disse il giovanotto, il cui volto aveva assunto tinte dalle colorazioni bizzarre «Farò un lungo discorso al signorino Quarion, pregandolo di evitare queste proposte fuori luogo. »

Bene, molto bene.
Il messaggio era stato recepito e, sicuramente, dalla bocca di Daniel sarebbe potuto apparire molto più convincente agli occhi di Quarion; abituato alle sue ramanzine com'era, aveva ormai sviluppato un discreto talento nell'ignorare ogni sua osservazione riguardante la sessualità, gli amanti, i fidanzati ed i figli probabilmente sparsi per il Semipiano, considerando che non fosse solito usare protezioni di qualsiasi genere.

«E... Beh, mi spiace davvero per questa pessima prima impressione. Spero di potervi rimediare in qualche maniera.»

Davanti agli occhi incuriositi della Dama, quel soldato ormai pieno di cicatrici ed aneddoti prese a mormorare come un bambino timido, di quelli che nascondevano il volto fra le gonne della mamma. L'unica differenza era che, al posto della gonna, lui si era strofinato la faccia contro la balaustra.

-Il mio predecessore, il primo Alfiere del Presidio Errante, diceva sempre che la Prima Impressione e il Senno di Poi sono custodi di grandi verità... ma mai utili al momento giusto- spezzò il silenzio con quel pensiero sibillino pronunciato a bassa voce e con un tono malinconico, forse a causa di qualche ricordo molto doloroso -E' per questo che non ascolto le loro voci, anche se le sento.



-Ciò nonostante, sono una donna impegnata e madre di molti figli- spiegò con calma, prendendo la mano di Daniel nella propria, invitandolo a separarsi dalla balaustra e voltarsi a guardarla negli occhi -E' per questo che non nutro interesse per i "bei condottieri dal fascino esotico"...- gli lanciò un occhiolino furbetto, rimarcando con malizia le parole del fratello -...sei anche un medico, giusto?

Con un movimento aggraziato le dita affusolate sarebbero scivolate sulla stoffa dell'abito di Daniel con lo stesso fare distratto di una ragazzina annoiata. Quelle stesse mani -non certo imbellettate come quelle del fratello, ma curate e morbide- si sarebbero fermate alle spalle del guerriero così da stringerle in una morsa abbastanza confidenziale ed amichevole da farli sembrare due soldati amici di vecchia data.

-La tua professione richiede calma per operare e solitudine per studiare... ma dove passo io si odono tamburi da guerra e lampi di tempesta.

Si fermò un attimo, lo sguardo smeraldino estremamente dolce nonostante un sorriso amaro sulle labbra rosse.

-Nessuno sano di mente rimarrebbe a lungo al mio fianco, a meno che non sia follemente innamorato.

Lasciò che quel messaggio sibillino si disperdesse nella brezza notturna, celando volutamente il mondo di idee e significati che celava fra le righe.
Ma infondo, poco importava in quel momento.

-Quindi non hai nulla a cui rimediare: ci siamo voltati, scambiandoci uno sguardo lungo il cammino, ma le nostre strade viaggiano in parallelo.

«Sono più abituato alla guerra che al curare, invero, ma nessuna di queste professioni le ho scelte di mia volontà.» le rispose Daniel, distogliendo lo sguardo ed irrigidendosi «Si dice che ogni persona abbia la sua vocazione, un qualcosa per cui è particolarmente portato, ma non ho mai capito... Se è possibile che la propria vocazione possa essere qualcosa che si odia.»

A quanto pare, non era la sola in preda ai dubbi esistenziali.
Eppure, fortunatamente, quella volta poteva considerarsi addirittura in grado di dare una risposta sensata a quello che sapeva essere il fidanzato di Quarion. Una risposta ottenuta in anni di conflitti ma, in particolar modo, di governo e responsabilità.

-Oh, certo che no. La vocazione non è mica un talento!
E' la scelta di consacrare la tua vita a qualcosa in cui credi.
Se la odi non è una vocazione.

Sorrise allegra, non per mancanza di delicatezza ma nel tentativo di tranquillizzarlo. Anche se perfetti sconosciuti, era abbastanza evidente che quel giovanotto fosse scosso da qualcosa; turbato nell'intimo, forse da un problema che con molte probabilità le avrebbe tenuto segreto, proprio in virtù di quanto lei stessa aveva affermato poco prima.

«Perciò non si preoccupi se le serve aiuto per qualcosa di strano e rischioso. Mi piace sperimentare.»

-Hai appena segnato la tua condanna, allora!- la Dama del Vento gli avrebbe puntellato il petto con l'indice, fissandolo con espressione giocosamente malevola. Poi, dopo una risata soffocata dalla volontà di non alzar troppo la voce in piena notte, cercò di ricomporsi -E io? Posso far qualcosa per farti star meglio?

La mancina della donna, in quel momento sul petto del medico, si sollevò lentamente. Con un tocco gentile e quasi impercettibile superò il collo, carezzando le labbra fino a raggiungere la punta del naso. Poi lo premette, mantenendo un'espressione seria nonostante l'azione facesse abbastanza ridere, oltre ad essere destabilizzante.

-Sei tutto rigido, lo sai?

Che carino quel Daniel: ogni volta che gli si avvicinava o lo toccava, arrossiva sempre di più, come un pupazzetto per bambini. A questo punto si domandò in che modo un tipo sfacciato e trasgressivo come suo fratello fosse riuscito ad approcciarlo e -addirittura- fidanzarsi.

«Sta già facendo fin troppo, non si preoccupi. Voglio solo che questa storia finisca. Quando capirò meglio Cosa sono la smetterò con la tensione e le domande esistenziali, promesso.»

-Lo spero: sarebbe logorante altrimenti.

Rispose questa volta Drusilia con tono affettuoso.

«Dovrebbe cercare di dormire, comunque, domani sarà un giorno impegnativo. Posso darle qualche medicina per favorire il sonno, se lo desidera.» lui le porse il braccio e lei, con movimenti morbidi, avvolse le proprie al suo così da farsi scortare in camera. Normalmente non lo avrebbe fatto -non con uno sconosciuto, ancor peggio se fidanzato con Quarion- ma Daniel le sembrava davvero un bravo ragazzo. Le ispirò fiducia, anche se sapeva bene che quella chiacchierata non fosse nulla di consistente o adatto a comprendere la reale natura di una persona «E grazie per la chiaccherata.»

Sembrava essersi rilassato, almeno un pò.

-Se ne avrai bisogno non hai che da chiedere- lo rassicurò l'Alfiere -E non temere per i farmaci: è bene che mi abitui.