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Edited by Zaho's Violet - 23/6/2015, 09:00. -
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Quando la porta pneumatica si aprì, alzò lo sguardo verso la nuova arrivata: una ragazza dai capelli viola. Non aveva bisogno di accertarsi della sua identità, avendo già riconosciuto un minuto prima la tonalità dell’anima che si stava incamminando verso quella sala. Davanti ai suoi occhi c’era lo stesso spirito che aveva visto sul ring dell’Arena Nera. Un’anima abbastanza comune, non di razza umana, senza danni vistosi. Ma aguzzando la vista si potevano notare delle minuscole increspature in quel tessuto spiritico: piccole contaminazioni di stampo demoniaco, in aggiunta ad una fibra di vampirismo trasmessale da qualche esemplare di cainita. C’era anche un alone soffuso di energia draconica, anche questo non originario della matassa principale. A giudicare dalla simbiosi raggiunta tra queste componenti minori, doveva essere il risultato di qualche esperimento controllato. Nulla di particolarmente singolare, ma comunque sufficiente a distinguerla dalla norma.
Era seduto al lato opposto della stanza. Tra i due c’era l’immensa mappa olografica. Dopo l’introduzione della recluta sull’attenti, si presentò a sua volta; non si alzò e mantenne un tono distaccato. I suoi occhi diabolici, invece, facevano presagire ben altri pensieri. O forse era solo un’impressione?
« Io sono Bid’daum, Comandante della Legione delle Sabbie e Ufficiale di questo presidio, nonché Gerarca degli Eversori. Ma ciò è noto soltanto ai membri di quest’organizzazione. »
Fece un cenno con lo sguardo, indicando la poltroncina diametralmente opposta alla sua.
« Siediti. »
Non un invito cortese ma un ordine, sostenuto da un timbro serio e non rude. Continuò a studiarla senza mostrare nessun interessamento morboso. Non avrebbe perso di vista la linea del suo sguardo: se la recluta avesse indugiato un istante di troppo a fissare il suo corno o la scarlattina bluastra che deturpava la metà destra del suo viso, lui l’avrebbe notato.
« Come procede il lavoro a Bloodrunner, sotto le direttive di Dimitriy Kozlov? Come ti trovi con gli altri membri di gilda là in servizio? »
Ovviamente lui conosceva già lo stato dell’Eversione alla punta Sud-Ovest. Non gli serviva nessun rapporto complessivo. Voleva sapere quale fosse il punto di vista di quella persona in particolare.
Ma in fondo quelle erano poco più di formalità.
I motivi della convocazione erano ben altri,
ma non era ancora il momento di rivelarli.. -
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Non c’era bisogno di ringraziare, la sua non era premura nei confronti della recluta. Non gli importava nulla del benessere del singolo, lui era interessato soltanto alla stabilità dell’organismo nel suo complesso. Fintanto che i meccanismi dell’organizzazione funzionavano, i singoli elementi potevano anche attraversare crisi esistenziali o depressioni croniche.
Ovviamente la situazione cambiava quando l’atteggiamento di una sola persona
minacciava l’intero gruppo.
Com’era facile prevedere, l’ostilità che Zygoin provava nei confronti di Violet era ricambiata. Il sottoposto gli aveva riferito di episodi d’insubordinazione e della leggerezza con cui l’interessata sottovalutava l’intera causa degli Eversori. D’altro canto, Bid’daum sapeva anche dei comportamenti del Biomante a cui faceva riferimento la recluta.
Ognuno aveva le sue parti di responsabilità,
ma in questo caso la bilancia pendeva spaventosamente da un solo lato.
« Autocontrollo e comportamenti opportuni. »
Ripeté quanto detto dalla ragazza. Sembrava soddisfatto da quei termini, come un professore che sente da uno dei suoi studenti l’osservazione che gli serviva.
« Compongono una delle caratteristiche fondamentali per un Eversore: la capacità di discernere tra un’azione conveniente e un azzardo senza guadagno. »
Tamburellò brevemente con le dita sul bracciolo della poltroncina, mantenendo lo sguardo fisso sulla sua interlocutrice.
« Tale capacità, insieme a molte altre, ci ha permesso di conquistare tutto questo. »
Bastò un gesto della sua mano e la mappa olografica avviò una presentazione mozzafiato dell’intero presidio. Partendo dal cielo solcato dalla Behemoth, la visuale si spostò verso le cime vulcaniche di Geisine. Tra le valli scavate dai fiumi di lava s’intravedevano alcune roccaforti abbarbicate sui costoni. La vista aerea raggiunse poi le rovine di Daleli, mostrando molti altri insediamenti sorti al limitare del deserto. In quei territori si diceva che ci fossero delle città-miraggio che attendevano soltanto di essere scoperte per rivelare le meraviglie che avevano custodito nei secoli passati. La proiezione tridimensionale evidenziò tutte le vie carovaniere in funzione, svelando un’intricata ragnatela di spostamenti mercantili che attraversavano tutto il territorio. La simulazione continuò a scorrere davanti a loro come un torrente di fotoni. Percorse lo sconfinato Yuzrab, la distesa di dune punteggiata dai Laghi di Vetro e interrotta sporadicamente da formazioni rocciose bucherellate alla base – le tane dei Wyrm di Granato. Comparve anche l’Orchidea, l’unica oasi di dimensioni considerevoli rimasta nel deserto, e perfino un singolare stabilimento racchiuso in diverse calotte sferiche isolanti. Ci fu una breve planata sulle remote coste che si affacciavano sull’oceano di Endlos, lungo le quali erano disseminati molte cittadine portuali.
« Non c’è stato bisogno di aizzare la folla proclamando i nostri ideali. Non è stato nemmeno necessario invadere la vita quotidiana della popolazione con i nostri simboli o la nostra propaganda. »
La panoramica s’immerse sotto terra, e fu allora che il vero spettacolo cominciò. Un cambio dei filtri visivi fu sufficiente a far comprendere la vastità del formicaio che si estendeva sotto quelle terre. Migliaia di chilometri di cunicoli s’intrecciavano e si perdevano in ogni direzione, persino in quella verticale, fino alle profondità innominabili del mondo. Caverne talmente grandi da sembrare spazi aperti contenevano le varie località che erano accumunate sotto il nome di Merovish. Vista così, la metropoli non sembrava nemmeno un covo di feccia, bensì assumeva i contorni di un vero e proprio miracolo.
« Il fattore chiave del nostro successo è stato uno solo: la nostra esistenza non è mai stata di dominio pubblico. Non sarebbe stato possibile arrivare al vertice operando alla luce del sole. Così facendo non abbiamo mai lasciato punti deboli scoperti. Nessuno dei nostri nemici è riuscito a colpirci, perché siamo una forza sommersa e senza forma. »
Dopo aver esposto con calma la teoria dietro la loro scalata al potere, fece una breve pausa. Il Gerarca le rivolse il primo sguardo realmente perforante. Il suo tono si fece più teso.
« Capisci quindi l’importanza della segretezza per la nostra organizzazione? ». -
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« Ti sbagli: nessuno sa di un’organizzazione chiamata “Eversori di Merovish”. Perfino i nostri informatori non sanno da chi ricevono gli ordini e a chi fanno rapporto. »
Ricordava bene come la giovane Lizzy “Stella” Jenkins, una delle tante Voci al loro servizio, fosse rimasta stranita sentendo quel nome uscire dalla bocca putrefatta di Raem, l’ex-Capo degli Eversori. Forse aveva pensato che facesse riferimento al sostantivo minuscolo “eversori”, come sinonimo di rivoltosi.
Non solo la recluta mostrò di aver travisato il grado di segretezza che la gilda voleva mantenere, ma espresse anche dei dubbi sul mantenimento di un anonimato così netto. Ma davvero era così difficile da capire? Eppure il suo fascicolo riportava il profilo di una persona estremamente logica. Non si sarebbe aspettato una lentezza del genere. Chi aveva stilato il rapporto aveva sopravvalutato quella ragazzina.
Odiava sprecare il suo tempo per spiegare delle ovvietà alla portata di qualunque straccione dei cunicoli, ma per quella volta si sarebbe sforzato. Sperò solo di non dover ricorrere anche a dei disegnini per farle capire il concetto.
« In questo Presidio le cose non funzionano come altrove. Da qualche altra parte sarà anche sufficiente sconfiggere una fazione rivale, bollare come traditori gli sconfitti e giustiziarli, per poi conquistare l’alfierato… ma non al Sud. »
Fermò con un cenno delle dita la mappa olografica, prima che contribuisse a fargli venire la nausea.
« Negli ultimi secoli non c’è stato un solo governo stabile. Qui la lotta per il potere non finisce mai. C’è sempre un pugnale nascosto nell’ombra pronto a rubarti tutto ciò che possiedi. L’ha scoperto troppo tardi l’alfiere Anubi, ammazzato dal suo successore, Jason lo Spaventapasseri. Quest’ultimo fu sempre molto prudente: dopo aver affermato la sua supremazia con una strage sommaria, non si mostrò mai in pubblico. Eppure nemmeno lui è resistito molto. »
Per loro era stata una manna dal cielo. Il vuoto di potere lasciato da “Cravatta-di-corda” era stato il terreno fertile per l’ascesa della loro gilda.
« L’ultimo che ha tentato di sedersi su quel trono, un tale Cheliax, non era nemmeno il legittimo successore. Era solo un fantoccio provvisorio, ma all’inaugurazione dei giochi dell’Arena gli è stato cavato il cuore a mani nude. »
Non riuscì a contenere un sorriso sinistro appena accennato,
che riassorbì un istante dopo tornando ad un atteggiamento formale.
« Noi tre Gerarchi facciamo parte del governo del Meridione e possiamo dormire tranquilli soltanto dentro questa cassa blindata, sospesa a cinque miglia dal deserto. Secondo te cosa succederebbe se si scoprisse il nostro sistema di spie, le missioni di boicottaggio che abbiamo ordinato e tutto il lavoro sporco che vogliamo lasciare sotterrato? »
Non si aspettava di dover impartire delle lezioni così elementari ad una recluta di Dimitriy. Di solito lui metteva subito le cose in chiaro con i suoi sottoposti. Invece toccava a lui gestire quella bambina che stava attraversando una crisi di senso. Fu addirittura costretto a ripetere l’accordo fondamentale che sanciva il legame di ogni nuovo arruolato alla causa comune dell’Eversione.
« Non è difficile da capire: ogni membro offre al gruppo le sue capacità, e in cambio la gilda gli garantisce qualunque cosa desideri. Tu hai voluto una villa a Merovish, noi te l’abbiamo procurata. »
Fece una breve pausa, chiedendosi se fosse il caso di proseguire con la spiegazione della loro Raison d'Être.
Sì, doveva farlo. Se voleva far capire a quella mocciosa indisciplinata la magnitudine del problema in cui stava cacciando tutti loro, doveva continuare.
« Oltre a questo, il nostro fine ultimo è di portare l’Eversione in ogni angolo del semipiano. Il motivo per farlo? Tutti quelli che hai detto, insieme ad ogni altra ragione immaginabile. Chi aderisce alla nostra causa vuole costruire un mondo che sia a sua misura, per raggiungere una realizzazione personale. Il Sud è stato il punto di partenza: il nostro primo obiettivo è stato quello di restituire una dignità alla terra che ci ha accettato per quello che siamo. »
Un Presidio crudele ma anche giusto, che metteva tutti sullo stesso piano. Una nazione che ignorava le comuni convenzioni sociali. Chiunque poteva far parte del popolo maledetto, a patto che fosse in grado di sopravvivere. Non importava se fosse una creatura deforme, un anarchico incapace d’integrarsi, un pluri-omicida o uno scienziato che non voleva essere ostacolato dalle obiezioni di coscienza.
I Cunicoli non emarginavano nessuno.. -
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La recluta restò imbambolata ad ascoltarlo. Che stesse intuendo dove voleva andare a parare il Gerarca? No, non aveva ancora capito niente, malgrado ciò che affermò a voce. Se avesse davvero capito la situazione, avrebbe riconosciuto per prima il suo errore. Le aveva lasciato fino all’ultimo l’occasione per costituirsi di sua sponte. Se l’avesse fatto, forse avrebbe mantenuto un briciolo di considerazione agli occhi di Bid’daum. Se l’avesse fatto avrebbe dimostrato di saper usare la logica di cui andava tanto fiera.
Ma non aveva detto niente. Non riusciva ancora a cogliere il motivo di una convocazione così urgente.
Avrebbe dovuto imboccarla fino all’ultimo.
« Certo, ti ho convocato perché anch’io ho bisogno di una spiegazione. C’è una cosa che proprio non capisco. »
Il suo tono era tremendamente serio.
« Se davvero rispetti immensamente la nostra opera, se davvero capisci l’importanza della nostra segretezza, potresti rispondere a questa mia semplicissima domanda? »
I proiettori olografici delinearono un viso fin troppo familiare. Una ragazza con una corta zazzera di capelli fulvi, la carnagione chiara punteggiata dalle lentiggini e gli occhi color dell’erba del suo paese natio. Era una dipendente della Torgue Corporation, il piccolo marchio che accompagnava la foto identificativa non poteva mentire.
« Perché hai coinvolto Muirne O’Gara? »
Doveva esserci una spiegazione perfettamente logica che a lui sfuggiva! Sapendo che tipo di affari trattavano gli Eversori - conoscendo i loro modi di operare - nessuna persona sana di mente avrebbe coinvolto un caro senza un valido motivo, giusto? Doveva esserci una ragione per mettere improvvisamente a rischio la propria vita e quella di una persona così vicina, senza contare il tradimento nei confronti di colleghi di lavoro e superiori con cui aveva condiviso il suo ultimo anno di vita.
Lui aspettava questa spiegazione, perché non riusciva davvero a capire.
Di una cosa però era sicuro.
Non pretendeva che tutti i suoi sottoposti capissero fino in fondo il senso della loro missione. Ma se anche l’Eversione fosse stata senza motivi, se anche fosse stata il parto contorto di un gruppo d’idealisti sbandati, se anche i loro piani fossero destinati ad affondare nel lungo periodo…
…lui non avrebbe mai permesso ad una recluta
di mandare a puttane il lavoro di quattro anni.
Mai.. -
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Livello di segretezza? Davvero si stava appellando ad una cosa del genere? Ne aveva immaginate di risposte stupide, come “è stata una sbandata da innamoramento” oppure “lei si è aperta totalmente con me e mi sentivo in debito”, ma questa…
Da quando un segreto ha diversi livelli? Doveva aiutarla usando un dizionario?
Segreto: fatto o informazione conosciuta da pochi e che non deve essere divulgata.
Quando ne parli con terzi, cessa di essere un segreto.
Era un concetto così inarrivabile per lei?
Malgrado sentisse chiaramente lo stridio delle unghie che grattavano sul vetro, s’impose di restare calmo. Non avrebbe risolto niente ad imbestialirsi con lei, se non renderla ancora più instabile e più propensa a fare altre cazzate. L’espressione sconcertata che lei aveva mostrato era già abbastanza significativa.
Stava capendo alla perfezione i motivi delle rimostranze di Zygoin mentre lei continuava a parlare. Ogni parola metteva a durissima prova la sua pazienza. L’istinto omicida che cercava di soffocare era un fiume in piena. Quando l’altra iniziò una dissertazione sui meccanismi di gilda, dall’alto della sua posizione sicuramente adatta a dispensare consigli in quel preciso momento, il Castigo si chiese per l’ennesima volta perché stava perdendo tempo con quella nullità. Cosa lo stava trattenendo dal prendere quelle due e sbatterle a Kerak, lasciandole a marcire come larve umane fino alla fine dei loro giorni? Forse era la posizione di Muirne nella Torgue Corporation, forse i residui di fiducia che gli erano rimasti nei confronti di Dimitriy e dei suoi criteri di arruolamento.
« Quindi adesso sarebbe colpa nostra? »
Dagli altoparlanti della sala uscì immediatamente una voce registrata.
“…faccio parte degli Eversori di Merovish ma sshhh mi raccomando, è un segreto, anche perché non ha tutto questo senso la mia partecipazione lì…”
Scosse leggermente la testa, come per scrollarsi di dosso la situazione patetica in cui la ragazzina lo stava trascinando.
« L’unica falla che vedo è una recluta che non riesce a tenere la bocca chiusa. »
Non le lasciò tempo per ribattere, si era stancato di sentirla blaterare.
« Fammi il piacere di non cercare altre giustificazioni. Adesso voglio soltanto che si arrivi ad una soluzione.
Oggi stesso rimuoverai dalla sua mente ogni informazione riguardante gli Eversori, avvisandoci non appena avrai finito. Un nostro specialista la avvicinerà e verificherà se la pulizia mentale è completa: se avrai fatto il tuo dovere, lo vedrà soltanto come uno sconosciuto che le ha detto qualche frase senza senso. Archivieremo questo incidente e potrai tornare a Bloodrunner, a lavorare con Dimitriy. È tutto chiaro? »
Stava a lei rimediare al danno fatto, e le conveniva davvero prendersi quell’onere: l’alternativa era lasciare la pulizia mentale a qualcun altro, e poteva star certa che sarebbe stato un processo molto più traumatico.. -
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Edited by Zaho's Violet - 13/7/2015, 00:50. -
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Era la fine della discussione, per la quale aveva perso anche fin troppo tempo.
Avrebbe potuto recapitarle direttamente l’ordine di pulizia immediata, senza darle nemmeno spazio per ribattere, ma - giunti a quel punto - credeva che un colloquio fosse un passaggio necessario. Gli serviva una risposta sull’adeguatezza di quella recluta. Non poteva più basarsi su informazioni filtrate attraverso rapporti di terzi, condizionate nel bene o nel male da chi le stava riportando. Quel giorno aveva valutato personalmente un caso che infastidiva l’intera struttura dell’Eversione. Per quanto ramificata e inserita in profondità negli strati sociali di un intero Presidio, restava comunque una macchina politica delicata. Come ogni meccanismo richiedeva una manutenzione certosina.
Dalle risposte e dall’atteggiamento dell'altra aveva ottenuto
la risposta che stava cercando.
Quell’incidente gli aveva permesso di riflettere anche su questioni secondarie, ma non per questo di minore interesse. Era palese che la recluta nutrisse dei sentimenti per quell’impiegata della Torgue, e in sostanza non era un problema di per sé: i suoi sottoposti potevano fare quel che volevano nella loro vita privata. Ciò che aveva stuzzicato la sua curiosità erano gli effetti di quell’amore. Aveva osservato spesso le conseguenze distruttive che un attaccamento morboso a qualcun altro poteva provocare. Per amore aveva visto persone gettare tra le ortiche vite di successo, dilapidare patrimoni per poi essere traditi alla prima occasione, abbandonare ogni cosa per inseguire una persona che obiettivamente non avrebbe meritato nemmeno un secondo della loro attenzione. Di fatto era uno dei prodotti più pericolosi che una mente potesse partorire, più coriaceo del fanatismo e più definito della generica schizofrenia. Induceva a compiere azioni totalmente irrazionali, come suicidarsi o mettere in pericolo mortale proprio ciò che si ama.
L’ultimo esempio vivente ce l’aveva proprio davanti agli occhi.
Bid’daum aveva un hobby particolare (che qualcun altro avrebbe definito “malato”). Da sempre trovava diletto nell’osservare i vincoli che incatenano le persone, per poi sbriciolarli davanti ai loro occhi, per puro sfizio personale. Infantili ideali di giustizia, concezioni dogmatiche, sistemi etico-filosofici, rapporti interpersonali, sentimenti irrazionali e via discorrendo.
Erano soltanto catene.
A volte passava l’idea che il suo obiettivo fosse quello d’impartire una lezione di qualche tipo, ma in verità lo faceva soltanto per se stesso. Era un processo che lo aiutava ad individuare gli ultimi legacci che ancora lo stritolavano. Era successo con Zygoin, durante l’amabile discussione che avevano avuto sulla sua fede incrollabile per la scienza. Era successo con Nadine, Azazel, Adam, Grifis, Raem, Isaac, per certi versi perfino con Lazarus, e chissà quanti altri. Riconoscendo le catene degli altri poteva migliorarsi in continuazione. La ragazzina dai capelli viola sarebbe stata l’ultima di una lunga lista.
« Vai. »
Non c’era bisogno di allegare minacce velate o qualche altro cliché d’intimidazione mafiosa. Quella parola detta con sufficienza racchiudeva tutto ciò che restava da dire ad una come lei.
Mentre quella lasciava la stanza, lui stava già pensando ad altro. La mappa olografica del Sud tornò ad inquadrare un settore che richiedeva un monitoraggio serrato. Come se fossero tante pedine sulla sua immensa scacchiera, pensò ad un modo efficiente di disporre i Legionari per tenere sotto controllo la zona. Ma i suoi pensieri correvano ancora più avanti, verso un futuro indistinto, un destino cupo che si celava nell’Arena Nera.
Dopotutto, non appena finisce la pausa di divertimento,
giunge il momento di tornare alle questioni serie..