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    Daniel Ember
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    Laputa mi dà la nausea.
    Basta isole volanti! Basta Accademie!
    Incredibile come l'abitudine possa renderti noiosa anche una cosa incredibile come un pezzo di roccia che fluttua. Voglio dire, sono dentro una delle scuole di magia più grandi e importanti di tutto il Multiverso, e tutto ciò a cui riesco a pensare è quello che troverò oltre il prossimo portale.
    Posti più strani. Avventure più incredibili. È come una droga, vero? Vivere. Mi sembra di non averne mai abbastanza.
    Ma sapevo che a Gulnar sarebbe piaciuto questo posto. È per lui che ho organizzato questa piccola gita extradimensionale.

    «E questo è il Magisterium di Laputa.» spiego, mentre attraverso i portoni spalancando le braccia. Da daaaan!
    Sicuramente il Magisterium fa la sua bella impressione: soffitti merlati d'oro, pavimenti in marmo e pareti tutte affrescate. Mi sento un po'fuori luogo in un ambiente tanto sfarzoso, ma Lady Drusilia ha detto che possiamo visitarlo senza problemi.
    «Qui sono riuniti i maghi più potenti di tutto il semipiano. Nessun argomento è taboo, dalla magia elementale alla necromanzia più nera: tutto è possibile e studiabile, per puro amore della ricerca.»
    L'art for art's sake applicato alle scienze magiche. Una mentalità un poco pericolosa, a mio parere, ma chi sono io per giudicare?
    «Ci puoi trovare aule, laboratori, e immense biblioteche - anche se la più grande di tutta Endlos si trova a Istvàn, nel presidio Est.» spiego, mentre percorro i corridoi con fare sicuro.
    Non ho la minima idea di dove stiamo andando.

    «Non mi hai detto come stai comunque, Gul.»
    Mi volto verso di lui. Il come stia io, gliel'ho già spiegato: durate il percorso gli ho fatto un riassuntone degli ultimi, caotici mesi della mia vita. La figlia comparsa del niente, le difficoltà al lavoro, la decisione di accettare un congedo per andare a cercare una mocciosa.
    Il senso di colpa, perché non mi sento poi tanto diverso da un disertore. Ma è una cosa a cui sto lavorando, l'imparare a non sentirmi male per ogni cosa che faccio.
    L'accettare di non poter essere perfetto.
     
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    Io... non lo so.

    Ci sono persone la cui storia non finisce mai. Persone per cui l'eterna avventura della vita non deve avere una fine, che adorano l'esistenza in quanto continua scorta di sorprese, di imprevisti e di sciagure.
    Non sono in uniforme. L'ho lasciata... non ricordo con precisione. I pochi giorni passati qui, da quando sono arrivato in questo posto, sono piuttosto annebbiati. Credo in una camera che ho preso qui, su questa... isola volante. A pensarci bene, disprezzo il concetto di isola volante. La magia non è fatta per questi sfoggi grossolani di potere. Non è una mazza, è un fioretto. Non importa.
    Per me la storia non è così. La vita. Potrei dire di essere depresso? Non credo sia il termine giusto. La depressione implica - credo, non sono uno psicologo - una certa irritazione, un fastidio alla vita, una noia inappagabile che man mano ti divora e consuma come un tarlo, lasciando alla fine un invisibile foro che si può riempire solo con un coltello.

    Non sto male, se è quello che vuoi sapere. Mi stringo nelle spalle. Vero, si, non sto male. Mi sento un pò vuoto. Preferisco il vuoto che la paura. Ho provato troppe emozioni in questi ultimi anni. Forse ognuno di noi è come una fiamma, e nel vivere troppo intensamente, si brucia troppo in fretta. Ma non sono certo sia il mio caso. D'altro canto, mi definivo in base a lei, e ho ancora delle difficoltà a definirmi, qualche mattino.
    Insomma... non... Non provo niente. Credo oggi sia una giornata in cui mi sento un pò nostalgico. Non ti capita mai di alzarti e pensare a com'era la vita... una volta? N-non voglio dire che lei mi manchi, solo che ogni tanto mi sento... solo. Sospiro. Ho una spilletta a forma di rosa, d'oro, che mi tiene chiuso il colletto della veste.
    Scuoto il capo e quindi tento un sorriso - un poco forzato - verso Daniel. Non farci caso. Sono felice di essere qui. Grazie di avermici portato. Mi guardo intorno. Un'enorme biblioteca e luogo di cultura! Di sapienza e di occultismo! Sono felice. Si, davvero. Sotto il vuoto, sento un poco di felicità. È solo molto in fondo, come in un'enorme camera vuota. Difficile da raggiungere. Secondo te, c'è qualcuno che si occupi di quello che facevo io...? Lo spiritismo, intendo. All'accademia mi sembrava una forma di magia diciamo piuttosto rara.
    E tu? Tu stai bene? Volto il capo per non guardarlo, mentre gli faccio la domanda. Non so bene perchè. Non voglio vederlo felice forse, mentre era lontano da me? Ma era solo un amico. Il mio unico amico. Non guardarlo proprio, allora, è la soluzione ideale.
     
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    «Non balbettare.»
    Il rimprovero mi esce automatico, così come il coppino sulla nuca. Credevo che si fosse lasciato questo problema alle spalle, ma oggi dice di essere "nostalgico".
    Ci sono due modi di essere nostalgici: quello sereno, e quello con Rimpianti&Rimorsi. Gulnar pare affetto dal tipo #2, tanti piccoli "se" e "ma" che gli inzuppano l'anima come goccioline di pioggia.
    «E non iniziare a lagnarti, ok? Il passato è passato. Se ti senti solo, trovati qualcun altro. È semplice.» rispondo, con troppa acidità nella voce. Forse perché, come al solito, sto facendo la predica più a me stesso che a lui.
    Vorrei che fosse davvero così semplice. Eppure, eppure... Tornare al passato non sarebbe davvero così impossibile, vero?
    Viaggi dimensionali e timeline alternative. Credo che con i giusti calcoli potrebbe tornare a qualche anno fa, ammazzare il se stesso del passato e tornare a vivere con Corvo, senza rischiare di autocancellarsi e tutto. Il Multiverso è mutevole, e non conosce il concetto di "paradosso".
    Ma Corvo se ne andrebbe lo stesso, prima o poi. Dovrebbe trovare un mondo in cui lei non svanisca, e... E non so se esista. Il Mulviterso è mutevole e ampio, ok, ma le linee temporali più improbabili muoiono sempre come rami secchi.
    Certi futuri, semplicemente, non sono destinati a esistere.
    E io mi chiedo se esista un mondo in cui Lynn è una donna, e mi vuole bene. O uno in cui Sorry non è lesbica, e mi vuole bene. Oppure uno in cui Tiresia...

    ...Rettifico: vorrei un mondo in cui sono capace di NON innamorarmi di persone orribili, grazie.
    Come sto? Ora sono io quello che inizia ad essere nostalgico nel modo sbagliato.

    «Ci sono un sacco di sciamani su Endlos, comunque!» annuncio felice, battendo le mani. La mia voce troppo squillante rimbomba per i corridoi.
    «Lo spiritismo è un campo molto studiato. Troverai un sacco di libri in biblioteca... Sciamani non ne conosco personalmente, ma possiamo andarne a cercare. Ci sono un mucchio di cervelloni al Magisterium.»
    Ho visto il cartello di un negozio che offriva "consulenze spirituali" venendo qui, ma non so se siano sciamani veri o imbroglioni del tipo "ti aiutiamo a conoscere le tue energie vitali, il tuo karma, il destino e tutto il resto".
     
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    Il rimprovero non mi sorprende, il coppino sulla nuca un po' si. Mi mancava, Daniel, ora che ci penso. Mi mancava anche quando mi legava e frustava ma va beh, non sarà il genere di cose che ammetterò a voce medio-alta in un corridoio dove ogni minimo sussurro rimbomba come se fosse il battocchio di una campana. Ahem. Credo di essere arrossito, per un istante. Pensa a qualcosaltro... pensa a qualcosaltro... ok, gli sciamani. Si, cerchiamo uno sciamano.

    Bene. Uhm, possiamo... cercare uno spiritista. Tossisco un attimo, mentre camminiamo. Come per cercare di rompere nuovamente il ghiaccio. Quindi... come ti va? Nel senso, qui. Su questa... isola volante, giusto? Ugh. Al pensarci, mi gira un poco lo stomaco. Forse a pensarci bene non è tanto per lo sfoggio grottesco e volgare di magia. Forse è perchè è un'isola. Solo che vola. Quindi ha tutte le cose peggiori del mare, eccetto il fatto che quando scivoli dal bordo, invece di morire piano, muori piuttosto in fretta, mentre ti spiaccichi a terra. Conti di mettere radici qui o di fare altro, Daniel?

    Gli lancio un altro sguardo. Comunque, stavi meglio con i capelli neri. Comunque, non hai risposto alla mia domanda. Come ti senti?
     
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    Annuisco mestamente. Sì, isola volante. Fortuna che non soffriamo di vertigini, eh?
    Vorrei poter cambiar panorama. Vedere una città sommersa, una volta tanto, o una nascosta dentro una montagna. Mi hanno detto che al Sud c'è una città sotterranea, ma non credo di volerci andare: sabbia, povertà, criminali puzzolenti.
    Non sono fuggito da Londra per finire in un posto peggiore.

    «Nah, è una sistemazione provvisoria. Te l'ho spiegato, no? Devo partire per cercare mia figlia. Sono qui per sistemare alcune faccende, poi mi butterò nel primo portale disponibile.»
    Sono qui per fingere di aver bisogno di aiuto. Sarà Dhaval quello che scroccherà un favore ai Laputensi, in realtà, mentre io sarò già lontano.
    Ho già salutato chi dovevo. Spenderò tutto quel che ho guadagnato all'Accademia per comprare un mezzo di trasporto extraplanare, e poi via. Qualcosa che mi permetta di aprire portali, chiuderli, scegliere una destinazione.
    Libertà che su Suspiria, per colpa dei Dogmi, non erano possibili. Buffo ripensare all'isola volante, segno massimo di libertà possibile, e ricordarla soltanto come una prigione.

    «Come sto, beh... Non ho avuto molto tempo per pensarci, ultimamente.» faccio spallucce «Troppi casini. Sono ansioso di partire, immagino, anche se un po'mi sento in colpa. Cioè, c'è sempre bisogno di una figura come me, in zona di guerra. L'Accademia starà un pochino peggio senza di me.
    Ma anche mia figlia ha bisogno di me, ed è la fuori.
    »
    Sentirsi egoista dopo due vite passate a fare il medico. Continuare a pensare "non hai fatto abbastanza, Daniel".
    So che è un problema, ma non capisco come possa guarire.

    «Per i capelli, invece, ho solo una cosa da dire.» mi arriccio una ciocca bianca tra le dita «Ricrescita.»
     
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    C'è sempre bisogno di una figura come lui, in accademia. Legàmi.
    Ho un rapporto conflittuale con i legàmi. Da un lato, faccio fatica a costruirli. D'altro canto, una volta costruiti, trovo molto difficile spezzarli. Estremamente... difficile. Poi non so quanto sia vero che l'accademia peggiorerà, senza di lui. Si, ottimo medico; ma d'altro canto, c'è pur sempre Cèline. Non penso quindi che l'ospedale ne soffrirà. Però... voglio dei legàmi.
    Se poi mi legano è anche meglio.
    Spero di non essere arrossito al pensiero. Tento di sviare il discorso per non sembrare un maniaco che si imbarazza al sentire parlare di ricrescita, quando in realtà vorrei solo venire bloccato e fustigato.

    A-hem. Hai già qualche idea da dove partire? O andrai più o meno a caso? E hum, per i capelli, cioè, non si può fare qualcosa con la magia? O con quelle cose... tecnologiche. Insomma, se riusciamo a tirare palle di fuoco, non vedo quanto difficile possa essere rendere dei capelli neri. Alzo una mano per andare a pungolargli i capelli con un dito. Non può essere più dura che fare volare un'isola. Mi blocco e abbasso la mano prima di terminare il gesto, senza toccarli.

    Alla fine sono ricaduto nel discorso sui capelli. Non sto più neanche dando troppa attenzione alla strada che stiamo percorrendo, tanto che potremmo benissimo essere davanti ad uno spiritualista con annessa orda di spiriti ed io non me ne accorgerei. Sto fissando i miei piedi. Senti... non è... insomma, non è che hai voglia di compagnia? Insomma... non sai quanto ci metterai, giusto? E... i-io non so... dove andare, c-che - colpo di tosse per schiarirmi la voce e tentare di cancellare il balbettio, mano che si alza e va a chiudersi intorno alla spilla dorata che porto come fermaglio, sul colletto, a forma di rosa - e vorrei, se non hai nulla in contrario... venire con te.
    Ok, ce l'ho fatta. Ora posso avere un infarto e collassare. Tanto ho un medico accanto.
     
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    «Li preferisco bianchi.» rispondo, scostando i capo di scatto per evitare che mi tocchi.
    Mi mette a disagio il fatto che si sia così incollato a me. È stata colpa mia, ok, ma non credevo che le cose avrebbero preso una piega così imbarazzante.
    Io... Non posso dargli quello che vuole. Non ho un paio di tette, non voglio tornare coi capelli neri, e non ho l'attitudine a trasformare i miei amici in zerbini.
    Ma probabilmente, nel Multiverso ci sono mille altre Corvo che possono adottare un Gulnar sperduto.

    «Venire con me? Perché no.»
    Faccio spallucce. Ho ancora un'oncia di potere in Accademia, dovrebbe bastare per chiedere un congedo anche per il signorino Agatsuma. Nessuno sentirà la mancanza di un soldato scarso, no? E poi è uno dei miei soldati.
    Uno della Triumph. Oh, la mia prossima squadra la chiamerò I Disastrosi Sei, così non mi verrà un groppo in gola ogni volta che ripenso al nome.

    «Però non posso assicurarti che il viaggio sarà interessante o piacevole.
    Il piano è di cercare qualcosa che permetta di tracciare le persone, così da restringere il campo. Pietre magiche, tecnologia, qualcosa.
    » gesticolo
    «Si tratterà di saltare tra una dimensione e l'altra, passare ere geologiche in biblioteche e dare corda a leggende assurde. E poi boh, spero che qualcosa funzioni.»
    Sarà la più grande partita a nascondino del Multiverso.

    «Se vieni con me, però, una cosa.» tengo la testa alta e abbasso la voce. Le parole qui rimbombano come in chiesa.
    «Niente corde e niente giochetti. Mi spiace, ma proprio non me la sento.»
    Sono uno stronzo.
    Lo so.
     
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    Ricordo di aver letto una volta un'interessante teoria su un libro della biblioteca; come l'eccesso di uno specifico tipo di 'umore' come la bile gialla o nera potesse causare degli scompensi nella psiche di un individuo. Perchè mi viene in mente ora? Beh, per spiegare quella differenza di base che c'è tra me e Daniel. Perchè siamo entrambi tristi, depressi, eccetera; ma se da una parte io sono un malinconico, lui è un collerico.
    Quantomeno è quel che credo in base alla risposta che mi ha dato, pronunciata con un tono che avverto eccessivamente asciutto - infastidito dalla domanda che non ho posto? - come a voler dire 'no, non sono felice, e non dovresti esserlo neanche tu'.

    Vorrei poter ammettere a me stesso che la cosa non mi dispiaccia, o che questo improvviso cambio di tono (è stato così o è stata solo una mia impressione?) non mi ferisca. Mi sforzo di sorridergli contro. Volevo dire verso di lui, non contro.
    Capisco. Non... non è un problema, davvero. Sospiro. Raccolgo le mani dietro la schiena, le dita intrecciate. E suppongo che le biblioteche siano il mio ambiente naturale... per così dire. Insomma, non è un problema.

    E poi sono seriamente curioso sul come sia la figlia di Daniel Ember. Avrà forse preso dal padre l'acutezza mentale e la passione per il fare le cose con un misto di sotterfugio e strafottenza? O forse il suo bell'aspetto? O forse i capelli bianchi? Ma no, aspetta. Non era nato con i capelli bianchi, se non sbaglio. E poi hai ragione. Saresti un cattivo esempio per tua figlia, se la trovassi per caso con me legato accanto. Ecco, ora riesco a sorridere senza sforzarmi. Però non è un sorriso felice. Diciamo che è più vicino ad un sorriso saccente.
     
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    Sospirone. Ma sono proprio sicuro sicuro di volere Gulnar come compagno di viaggio? A lui farà sicuramente bene, ma ai miei nervi?
    Non voglio che battutine e recriminazioni corrodano la nostra amicizia. Sono così stufo di odiare e di essere odiato.
    Chissà come se la caverà Dhaval qui, al posto mio. Chissà se anche lui diventerà una palla di rancore e rimpianti, come tutti noi Daniel paiamo destinati a diventare.

    «Temo che sarei un cattivo esempio in generale, ora come ora, ma dubito che la troverò in tempi brevi. Il tempo di migliorarsi c'è sempre.»
    Migliorare come, esattamente? Come dovrebbe essere un bravo padre?
    Un tempo pensavo che bastasse non fare quel che ha fatto il mio, di papà. Non sbattere tuo figlio in manicomio, lasciagli seguire le sue inclinazioni, non scordarti mai di dirgli ogni tanto "sono fiero di te". Facile, no?
    Non può essere così facile.

    «Ricordami che prima o poi devo portarti a donne, comunque.» un cenno col capo. La biblioteca a poche porte di distanza «Hai preferenze? Capelli neri a parte.»
    Forse posso esercitarmi partendo da progetti più semplici. Insegnando a una persona già adulta a vivere, ad esempio.
    Ha fatto così tanti progressi dalla prima volta in cui l'ho incontrato, quando pensava di essere già morto. Mi piace pensare che un pochino sia merito mio.
     
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    Daniel che sospira è un po' una novità. Devo averlo contaminato con un poco del mio modo di fare, anche per le recriminazioni che si sta facendo. Ma no, ad essere onesti ha sempre avuto anche lui una piccola vena di depressione, e solo a confronto mio appariva pimpante. Ma suppongo sia anche l'aver lasciato l'accademia... per non parlare poi del fatto che a confronto mio, tutti sembrano allegri.
    Tento di tirarlo su. Hey, non è vero. Sollevo lo sguardo e gli lancio uno sguardo di sostegno. Sai fare un sacco di cose. In fondo sei un grande medico. Nel mio mondo nessuno mi avrebbe salvato dopo un sacco di cose che ho subito. Breve interruzione mentre un ricordo doloroso mi colpisce. T-Ti ricordi quando sono tornato da quella missione nel deserto...? Con la creatura... illusoria? Il cerusico medio di Asho avrebbe legato la ferita e l'avrebbe lasciata suppurare e sarei morto.
    E forse sarebbe stato meglio così. Pensieri del cazzo.

    La seconda domanda mi colpisce come una mazza. Mi fa abbassare lo sguardo, e sollevare una mano alla spilla che ho, quella a forma di rosa, d'oro. La stringo nella mano, lasciando che il metallo freddo prema contro la carne.
    Ti ho mai raccontato di Rinne? Chiudo gli occhi. So che non è esistita davvero. Lo so... però fa male comunque. Vorrei che sia allegra. Però... ora non... credo di volere. P-penso di aver bisogno di qualcosa da bere, prima. Scuoto il capo. C'è sempre del timore, nella mia voce, quando Daniel solleva questo argomento. Suppongo che dopo la prima volta mi passerà.
    P-Pensi che a tua figlia piacerebbe imparare un poco di necromanzia?
     
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    «Essere un buon medico non significa essere una brava persona.» ribatto, e non ho intenzione di continuare oltre il discorso.
    I medici sono generalmente delle merde, chirurghi in primis. Boriosi, arroganti, assetati di potere e soldi.
    Mio padre.

    Non voglio litigare. Più che altro, non penso che Gul possa capire.
    Ha ricevuto così... Poco, dalle persone. Per lui, basta avere un pattino sulla nuca per qualificarti subito come "persona buona". Mi picchi? Sei malvagio. Non mi meni? Allora va bene.
    Ha fatto molti progressi, ma in parte ragiona ancora come un cane bastonato.

    Cambiano argomento, vah. Parliamo di donne! È sempre così bello metterlo a disagio con questi discorsi.
    Sì, so tutto di Rinne. E sono orgogliosissimo odi te, Gulnar: per una volta, non pari totalmente contrario all'idea di inzuppare il biscotto.
    Con il giusto quantitativo di alcool, potrei riuscire a combinare il tutto. Mi serve una ragazza coi capelli neri, che sia allegra ma non troppo prepotente...
    Mhhhh. Seras!

    «Non lo so, Gul: non ho idea di che tipo sia mia figlia.»
    Ho cercato di chiedere qualche informazione alla madre, ma ho ricevuto solo piatti in faccia. Immagino sia impulsiva quanto me, se è fuggita di casa a 16 anni.
    Impulsiva e imprudente. Spero che sia ancora in vita, ma in realtà non è veramente un problema: basterebbe tornare indietro nel tempo e salvarla al momento giusto. Però non sarebbe realmente un salvataggio; creerei solo una timeline alternativa in cui lei vive. In qualche universo, lei morirebbe comunque.
    Non si può mai veramente aiutare tutti. Tutti noi medici lo sappiamo, eppure... Non ci accontentiamo mai, eh?

    «Penso che sarebbe una buona idea, comunque. Cioè, non so se l'argomento le interessi, e forse è piccola per approcciarsi a una materia così lugubre... Ma ti ho sempre detto che saresti un buon insegnante, no?» un sorriso «Se vuoi vedere come ti sta il ruolo, provaci pure.»
    Spero che trovi qualcosa che gli piaccia fare nella vita, ora che non è più un soldato.
    Spero che impari a sorridere.

    «Oh, ecco la biblioteca!» lo acchiappo per una manica, accelerando il passo. Libri! Non è entusiasmante? Libri di sciamanesimo! Finalmente Gulnar classa shaman!
    Sarà tutto così il nostro futuro? Chiaccherate imbarazzanti, alcool e fogli di carta?
    Se è così, forse, non sarà poi così male.
     
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