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Bazar
Distretto dei CadutiIl sole è in procinto di sorgere. Al di fuori di Merovish. Mai sorge sulla città dei Distretti e dei Cunicoli ed i residui dei raggi di sole concessi all'intricato labirinto scavato. Le illuminazioni artificiali faticano a penetrare nella baracca dalle pareti d'amianto, larga come una suite d'albergo per i canoni del Distretto. Il motivo di tanta abbondanza è la natura della partita di schiavi di quel negriero in particolare. Tutte donne. Piccole, giovani, grandi, persino un'anziana. Una delle partite più pregiate si possano trovare al Distretto per quei tempi. Dormono nella sabbia, le nocche come cuscino e la vicinanza delle ginocchia al seno per tenersi calde.
La porta dalla baracca si spalanca violentemente. Le più giovani trasaliscono, urlano, piangono. Le più attempate le tengono per mano, le urlano di star zitte. Poche di loro rimangono silenziose, assieme all'anziana, mettendosi in ginocchio, mentre tengono il volto rivolto in basso. Non guardano il muso bavoso e gli occhi rossi che si stagliano, rubando il poco sole concesso con la propria ingombrante ombra. Rumore di catena. Dall'anziana, sino ad una grossa donna nera di quarantanni che urla improperi, è un domino che nasce dalla zampa del guardiano, passando per i polsi di ciascuna costringendole, chi prima, chi dopo ad alzarsi in piedi. I lamenti, i pianti, sono presto sommersi dagli improperi, in claudicante endlossino, del domatore e dei suoi compagni. Quattro coboldi maleodoranti, schifosi e dall'andamento caotico... ma nonostante quelle bestiali sentinelle, non un graffio era sulla pelle delle schiave, né le loro cosce puzzavano di loro. Erano, ognuna a modo proprio, immacolate.
Il loro orgoglio, invece, era ridotto ai minimi termini. Loro dovevano solo dormire in una baracca, troppo larga. Gli altri schiavi, per la colpa d'essere nati con una virilità, dovevano comprimersi in baracche dallo spazio per una persona, dovevano lavorare nelle miniere. Quelle donne no. Per il loro padrone. Gli occhi ostili degli altri erano più opprimenti dell'afa, come i sussurri serpentini. "Cagne fortunate", "Sgualdrine", "S***** col c*** al fresco". Peggio quando questi improperi diventavano realtà.
Durante il tragitto per la strada di Gesine, uno degli schiavi destinati alla cava, mosso da rabbia, invidia, frustrazione, urta di proposito, nel via vai, la più piccola delle schiave. Un'adolescente dai capelli blu e gli occhi cangianti, che crolla al suolo con i lsuo piccolo corpicino... e non si rialza. Rimane tra la sabbia, in posizione fetale, piangendo rumorosamente... finché uno dei fidi guardiani non la tira su dai capelli ed i gemiti del dolore prendono il posto dei singhiozzi. Tutte le altre schiave della partita urlano improperi al coboldo, in una babele di idioti. La gigantesca nera è la più feroce, tanto che due altri coboldi la tengono ferma, mentre le due coetanee implorano di lasciarla stare. Le uniche due silenziose sono l'anziana dallo sguardo triste, in capo alla file e la ragazza subito dopo l'anello debole. Capelli neri, occhi azzurri e sguardo perso nel vuoto. Catatonico.
Alcuna espressione neanche quando la zampa viscida della bestiola si abbatte sulla povera ragazzina appena adolescente, cercando di imporle il silenzio.
Edited by Mordreth - 2/9/2015, 01:53. -
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Edited by Zaho's Violet - 31/8/2015, 22:15. -
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Bazar
Distretto dei CadutiUn nuovo arrivo spezza la tragica routine. Un nuovo arrivo spezza le percosse che avrebbero dovuto spezzare ancor di più la giovincello dai capelli blu, i cui occhietti ora, pur non riuscendo a cessare con i singhiozzi, si spingono in alto, sino a sbirciare l'angelo indaco e nero che potrebbe portarla alla salvezza. O sprofondarla ancora di più in un'altra, diversa disperazione. Un nuovo arrivo spezza la facciata di furia e brutalità dei piccoli coboldi, che, spaesati, si voltano verso la giovane dai capelli viola. In particolare il mostriciattolo intento a picchiare la giovane dai capelli cerulei... forse non ha compreso quello che ha detto la potenziale acquirente, forse non sa come risponderle; fatto sta che febbrilmente si rivolge ai suoi compagni, che con altrettanta furia rispondono scuotendo il capo o battendo le nocche ossute sul petto. Il tutto in un idioma ignoto e gutturale. La babele si perpetua per qualche attimo, sino a che...
...: "Cosa succede?"Non è endlossino perfetto il suo, ma la voce è bassa e baritonale, autoritaria quanto basta per far rizzare le orecchie ai coboldi e zittire le proteste delle altre schiave, anche della gigantesca nera poco dietro. Mentre la catatonica muove quasi impercettibilmente la mascella. La figura è un uomo alto, scuro di pelle ed avanzato nell'età, ma ritto e veloce nel passo, mentre impugna un nervo, molto più grosso di quello del coboldo reo di tortura. Proprio su di si fissano gli occhi del figuro nero, avvolto da cappa e turbante. Prima che il coboldo possa dire qualcosa, il nervo dell'uomo alto s'abbatte sulla testa della maligna creatura. Si copre la testolina piagnucolando, ma ciò non lo salva da una seconda botta che lo stende, accanto alla ragazzina dai capelli blu.
...: "Chi volere comprare schiave, se tu le sguerci? Mh? Tu ripaghi poi me, miserabile creatura?"
La voce, calma e bassa, stona con la furia fisica dell'uomo sul coboldo, suo lacchè. Un'altra nerbata sulla schiena, altri piagnucolii ed il coboldo s'allontana dai suoi simili, a confabulare terrorizzati nella loro lingua gracchiante. L'uomo, il capo lì, pare, alza non troppo bruscamente la piccola dai capelli blu, finalmente tranquilla, le asciuga, mentre viene controllata come fosse un oggetto. Solo una volta sinceratosi della condizione della sua merce, lo schiavista si volta all'indirizzo di Violet e la saluta con un inchino del capo, riverente. Il tono è cordiale, da nobile quasi, di quelli che guidavano le armate dei Saraceni contro i temibili crociati di Cristo.
...: "As-salam alaykum, giovane donna. Mi scuso per comportamento dei miei servitori. Ho udito richiesta. Quanto voi offrire per entrambe? Avverto. La blu, nome Edena, può prendere. Ma Elisabetta, altra, solo per notte una. Non posso privarmene."
Edited by Mordreth - 7/11/2015, 21:28. -
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Edited by Zaho's Violet - 24/10/2015, 14:26. -
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Bazar
Distretto dei CadutiNell'udire il loro signore discutere con una possibile acquirente, Edena, rialzatasi sulle ginocchia, intenta a passare le manine sulle ferite, solleva gli occhioni blu verso Violet... la squadra bene, molto bene, con una sapienza che supera la sua età. Dalla curiosità, l'espressione si volge in puro terrore. Porta le dita alla bocca, sconvolta, mentre le emanazioni del pensiero della Zorak influenzano il suo umore. Perché la sensibilità di quella ragazzina, innata o meno, le fa comprendere tutto, popolando la sua mente di immagini in grado di farla trasalire, nonostante il terrore dell'esser punita si sarebbe mossa.
Edena: "Padrone... no... no, per favore... lei è... lei vuole..."
...: "No è mio problema cosa lei è, cosa lei vuole... fare silenzio ora, Edena."
Il tono dello schiavista è calmo e pacato, fermo ed indifferente. La piccola, abbassando lo sguardo tra i singhiozzi, obbedisce. Forte dev'essere la presa sull'anima d'ognuna di loro da parte dell'uomo avvolto di nero, se anche dinnanzi a genuina paura e ribrezzo si preferisce l'obbedienza. La catatonica, al contrario, non agisce, rimane ferma nel suo piccolo mondo, nella sua fortezza... almeno così pare. Difficile è dire se sia cosciente ed avverta tutto ciò sia attorno a lei o meno. Fatto sta che con un battere della verga quattro volte da parte del suo signore, lei si alza, essendo la quarta della fila e con lo sguardo alto e vitreo si porta un passo dietro al suo padrone. Che non sta guardando, così come non sta guardando Violet.
...: "Elisabetta, di' lei cosa tu sa fare."
Elisabetta: "So piegare e raddrizzare le volontà. So piegare e raddrizzare il mio corpo. So piegare e raddrizzare lo spirito. So piegare e raddrizzare la vita. So piegare e raddrizzare la morte."
Ha parlato. Il tono è cristallino e giovane, ma privo di qualsiasi inflessione, completamente atono come fosse un automa ed avesse inghiottito una registrazione a cui l'uomo in turbante nero ha concesso l'avvio con le sue parole magiche.
...: "Per rispondere a sua domanda, ella solo per una notte perché tutti vuole ella... lei da me fonte di denaro sicura, per me e mia figlia. Perciò se lei porta qui fonte altrettanto sicura e denaro... io lasciare ella a voi.". -
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Bazar
Distretto dei CadutiLa piccolina si porta prima le braccia all'addome, poi al capo, sfregando i capelli cerulei. L'enorme nera, incapace di capire, cerca di scuoterla, la sua coetanea chiude gli occhi, non vuole vedere, e la vecchia sospira sconsolata, ancora. La voce, le insinuazioni di Violet non fa che gettare benzina sul fuoco.
Edena: "Io non ho mai voluto... no... io non..."
Confusa, impaurita, incapace di distinguere la realtà dalla bugia, perché troppe immagini e troppe voci diverse provengono da quella donna dai capelli viola e lo sguardo sin troppo desideroso. Sembra una belva sbavante alla vista del suo prossimo pasto, eppure, tra le mille immagini di quelle torture di quelle cose Edena non saprebbe neanche nominare, vi sono sussurri ed immagini dolci, troppo dolci. Un sovraccarico terribile da sopportare.
Edena: "Per favore... non... quelle cose... no... Io non ho mai voluto..."
...: "Edena."
La ragazzina si calma al secondo richiamo del padrone, più laconico, più duro del primo. È evidente le esuberanze della schiava lo stiano alquanto spazientendo, specie ora, durante lo stipulare di un contratto. Il silenzio della ragazzina, seppure forzato, viene aiutato dalla premura della donnona di colore, che la abbraccia e culla. Elisabetta, nel mentre non s'è mossa d'un centimetro, né ha battuto ciglio, completamente immobile con gli occhi in quelli di Violet.
...: "Ora io mostrare perché accordo vostro non è saggio." si sposta.) "Controlli pure, tocchi come più vuole suo seno, senza volgarità. Ecco perché macchina non potrebbe mai sostituire carne. Chi viene da me volere carne, non freddo metallo. Io schiavista, non macchinatore di Ovest."
Avesse esaudito la richiesta dello schiavista, Violet l'avrebbe trovato soffice al tatto, ma alto e fermo nella forma, in grado di reggere dignitosamente un vestito regale o una tunica. Avrebbe potuto spremere a suo piacimento, eppure l'espressione di Elisabetta non sarebbe cambiata. L'argomentazione dello schiavista, avvezzo alla pratica, è tuttavia inoppugnabile da un certo punto di vista.. -
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Bazar
Distretto dei Caduti
<p align="justify">Elisabetta non sussulta, né sembra accorgersi della mano posata sul suo seno. L'uomo accanto sembra spronare Violet con lo sguardo, ma silenzioso. Non sembra neppure troppo attirato dall'idea delle dita dell'aliena sfiorare le grazie dell'altra. Tutt'al più, sembra frettoloso nel completare l'affare, perché, forse, possibili avventori potrebbero veder Violet comprarla e non tornare per un altro giro con Elisabetta. Le sue forme sono perfetta, ma la sua volontà pare assente. Non dev'essere dissimile aver piacere da lei come da un oggetto sostitutivo per il piacere.
Rimane così Elisabetta, ma un dettaglio non sfuggirebbe. I suoi occhi vitrei sono fissi in quelli di Violet, come farsi fissare da una bambola di porcellana. E se tentasse di carpirne le emozioni, i segreti, la storia, troverebbe una porta chiusa e sprangata, persino sorvegliata da immaginari elementi a tenere un tesoro al sicuro. Sembra la sua stessa corazza sia l'apatia si porta appresso e la rendono così appetibile a chiunque. Sembra quasi non respiri neanche. Non reagisce nemmeno al gaudio dell'aliena schiavista, al quale, con compostezza ed eleganza, il negriero sorride ed annuisce, con giusto un sobrio luccichio di cupidigia negli occhi.
...: "Molto bene, cifra per entrambe è..."
Ma non può finire. Una manina pallida di aggrappa al lembo nero del mantello e lo tira freneticamente, affondando il volto ed i capelli bluastri tra i lembi delle vesti, tentando di impietosire il suo padrone, chiedendo clemenza. Non vuole andare, non vuole essere messa sotto il giogo di quella malata, non dopo quel che le ha lasciato vedere il suo fantasticare esternando le emozioni in troppe parole per i gusti della piccola Edena. Immagini troppo dure perché possa sopportare anche solo l'idea possa accaderle qualcosa. Elisabetta è muta ed il Padrone si volge lentamente verso Edena. Brutto segno.
...: "La prego signore! Questa donna è... è... è una cagna! Quel che mi vuole fare... no, non potete permetterlo!"
Senza rovinare la merce e la proprietà, senza ledere al prodotto di scambio e di acquisto, il signore delle sabbie poggia una mano sul volto di lei, per poi spingerla via facendola finire sulla sabbia. Ne aveva avuto abbastanza dei piagnistei di quella mocciosa ed era il caso di farle comprendere non fosse più affar suo il destino di lei. Edena è finita accanto alla catatonica e non avendo più molto da perdere va per urlare, ma Elisabetta le pone una mano sulla spalla, calmandola per chissà quale strano tocco taumaturgico. L'unica azione, forse dettata dall'utile, vista l'ostinata inespressività.
...: "Grazie Elisabetta. Io chiede perdono ancora uno volta. Lei comportare meglio in casa, state certa. Ora tariffa per Elisabetta 3'000, costo Edena 5'000, accetta?". -
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Edited by Zaho's Violet - 15/2/2016, 13:15. -
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Bazar
Distretto dei Caduti
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Ovest
VillaUna vista non è per tutti, figurarsi per tutte. Edena trema per tutto il corpo sin da quando deve attraversare il portale, non riuscendo a guardare negli occhi quella ha timore sia la sua carnefice, nascondendosi quando la voce melliflua e suadente le annuncia un divertimento lei non vede, la esorta ad una conoscenza reciproca e l'effetto su di lei è il nascondersi ancora di più affondando il capo contro il petto, anche nell'entrare nella casa avrebbe visto il suo sangue.
Elisabetta tace. Sospira, ma null'altro, la sua mente sempre blindata. Porta uno sguardo al portale per pura incidenza, perché è verso avanti il suo sguardo si fissa da quando Violet l'ha vista e non ha voltato il capo d'altra parte, se non per calmare Edena, ancora sotto effetto di uno strano sedativo mentale. Lo oltrepassa con leggerezza, come fosse naturale per la sua figura viaggiare per più terre, addirittura per più mondi. Lo sceicco aveva fatto segno di saluto, pur contando i soldi.
...: "Spero lei soddisfatta, signorina. As-salam."
S'era inchinato in concomitanza con l'ultimo addio ad Edena, prima le tre se ne andassero via dal Bazar e da Merovish oltre il portale. Lei pare sperduta in quel mondo, tetro e buio, che pare non l'abbia neanche mai visto in alcuna immagine della propria educazione nel corso della vita. Il gusto gotico e scuro del maniero, la opprime, come ci si aspetterebbe da una ragazzina alle prime prese con concetti intrinsechi nella poetica dei luoghi, incapace di discernere cosa stia vedendo, se non un figure spigolose e l'assenza della luminosità. S'abbarbica al braccio di Elisabetta, affondando nella veste dell'altra le lacrime.
Elisabetta tace. Non fa altro che guardare in avanti, come se, similmente al portale, quel luogo non la coglie di sorpresa. Le iridi si spostano già coscienti, verso il candelabro per le fonti di luce, verso le porte per comprendere dove siano, prima si fissino ancora davanti a sé.
Elisabetta tace. Davanti ai tremendi strumenti di tortura di molti e piacere di uno, senza batter ciglio alla sguaiata presentazione. Ancora le iridi si alzano, così, impercettibilmente il mento, indugiando su di una catena penzolante ornata del sangue rappreso di chissà chi. Inclina lievemente il capo in concomitanza all'apparire di Giulietta. Forse una coincidenza, forse no.
Edena invece non ha abbandonato la sottana della compagna di sventure, che tuttavia non la stringe, né fa atto di proteggerla. Alle volte un occhietto ceruleo balza a vedere gli strumenti e le tremende strutture, ma una cosa è chiara a Violet, nell'entrare nella mente. Non vi sono idee o immagini di come funzionino quelli strumenti. La sua mente è invasa dalla paura più pura, atavica ed irrazionale, priva di reali immagini su cosa dovesse temere da quel museo delle torture privato.
Così rimangono assieme, sole e luna, ad attendere in silenzio o tra i singhiozzi ed il pianto disperato, il volere dell'altra.
Edited by Mordred. - 26/4/2016, 16:07.