Let's talk about Things.

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    Alyah maireld

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    Tecnicamente, non dovevo trovarmi ad Endlos.
    Solo tra gli incartamenti vari del Forgotten Obelisk risultava la mia richiesta di permesso per passare uno o due giorni al massimo di libertà fuori da Suspiria. Per il resto non lo dissi a nessuno e mi inventai un impegno, così da non ritrovarmi oggetto di troppe domande.
    Fu una faticaccia organizzare il tutto, impedire il più possibile che trapelassero le informazioni sbagliate. Perché tutta quella segretezza? Decisi di andare da sola.
    Ricevetti la lettera di Daniel, dove mi diceva di aver trovato un modo per entrare nella mente di qualcuno senza troppi rischi. Era una notizia che aspettavo da tempo e... a parte l'argomento che mi riguardava strettamente, volevo parlare faccia a faccia all'ex Capitano. Da sola.
    Andrew mi avrebbe sicuramente seguito, quindi arrivai a mentirgli pur di non averlo lì con me. Inoltre lo sentii dire chiaramente quanto poco sopportasse Daniel.
    Alla fine era una piccola bugia a fin di bene, no? O quasi. Ci andava vicino.
    In ogni caso era una questione mia, personalissima, e già non ero nelle condizioni ideali da garantire un esemplare autocontrollo.

    Passai il portale e arrivai al Presidio Est, quello più florido e verdeggiante di tutta Endlos. Oltre ad essere la regione dove solitamente Daniel si trovava, ospite dell'ambasciatore turchino Quarion Galanodel.
    Ovviamente avvisai Daniel del mio arrivo e gli diedi appuntamento ad una delle tante locande del Mercato delle Sette Note. La divisa dell'Accademia la lasciai a casa, optanto per un molto meno appariscente e pratico abbigliamento di calzamaglia nera, il massimo che sopportavo come pantaloni, stivali, blusa chiara e corpetto a stingere la vita.
    Per i primi momenti ebbi la forte impressione di essere ritornata ai giorni della vita nella Dimensione d'origine, dove anche lì uno stile nel vestire del genere era praticamente nella norma, tipico di un avventuriero.
    Per farmi riconoscere al volo da Daniel lasciai i capelli scoperti... per una buona parte, quella superiore ad essere precisi. Per il resto non mi restò che augurarmi di vantare anche lì la caratteristica sfumatura violetta, affinché saltassi all'occhio facilmente.
    Seduta ad un tavolo attesi il suo arrivo, ingannando il tempo ad osservare le persone che avevo attorno e sorseggiando del vino rosso speziato. Ogni tanto gettavo un'occhiata all'ingresso e quando lo vidi, sollevai un braccio a richiamare l'attenzione.
    « Ehilà, Daniel! »

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    Edited by Alyah - 16/11/2015, 19:05
     
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    Vestirsi su Endlos per me è un po'un casino.
    Mi sento fuori ambientazione qualsiasi cosa io indossi. I miei abiti vittoriani non sono abbastanza fantasy, quelli da accademia militare sono troppo seriosi, e poi c'è Quarion che insiste nel farmi provare i suoi meravigliosi completi leopardati.
    Infine c'è Dhav che mi ruba il mantello.

    Alla fine ho optato per camicia bianca, pantaloni scuri e sciarpa rossa, perché sono una persona originale. E perché di certo le persone non stanno a guardare me, quando sono in compagnia di Alyah.

    «Ciao!»
    Saluti, bacino sulla guancia, raccattamento di una sedia a caso. Lei è adorabile come sempre, con quei folti capelli viola che sono il perfetto amalgama tra il mio fetish per le rosse e quello per la gente azzurra.
    «Allora, cosa mi racconti?»
    Un sorriso. Non la vedo da un paio di mesi, e mi sembra che sia passato così tanto tempo.
    Qui a Endlos è tutto molto carino, ma... Ogni tanto mi manca casa. Certe routine, certe persone che vedevo più spesso. Giulius, Céline, Gulnar, John.
    Chissà se loro pensano ancora a me di tanto in tanto.

    «Io ho creato qui una copia della macchina del Sogno Lucido, come ti ho già detto via lettera. Appena vuoi provare a cincischiarci, io ci sono.»
    In realtà è stato Dhaval a lavorarci, insieme a un suo amico tritone. Non mi fido di nessuno dei due, ma mi fido dei progetti che hanno usato per costruirla.
    Quello è tutto lavoro mio, dopotutto.
     
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    Ricambiai il bacio sulla guancia e per quelle poche volte in cui mi concedevo uno slancio maggiore di entusiasmo, approfittai del momento per stringerlo in un rapido abbraccio.
    Tornai seduta al mio posto e attesi che anche Daniel facesse lo stesso, osservandolo con un sorrisetto stampato sulle labbra nato dalla sincera felicità di averlo davanti, rivederlo di persona e sentire la sua voce dopo tanto tempo. Magari qualcuno si sarebbe stranito, sentendomi fare considerazioni di questo stampo. Ero sì una persona difficile a legarsi alle persone, questo non significava che con quelle poche con cui ce la facevo fossi troppo fredda. Non lo manifestavo molto apertamente e spesso, tutto qua.

    « Sono qui a posta per sperimentare quel macchinario, come ti ho anticipato nell'ultima lettera. Ti chiedo scusa per averci messo un po'. Un po' troppo, anche. »
    Allontanai le mani dal piano del tavolo per avvicinarle alla base del collo, dove si trovava l'aggancio del mantello. Cominciai ad armeggiarci per aprire la spilla.
    « Diciamo che cause di forza maggiore mi hanno costretto a rimandare. Prima un incarico lungo una settimana, poi... nuovi cambiamenti. Non so se ci hai già fatto caso, ma non hai visto per niente male: non ho allungato i canini per un vezzo estetico. »
    Dal tono serio, per quanto mantenesse una nota tranquilla data dall'accettazione, era chiaro che nelle mie parole non ci fosse neanche mezza vanteria. Sinceramente avrei fatto volentieri a meno di guadagnarmi le nuove caratteristiche fisiche, considerando quanto mi costarono.
    E quella era solo una parte, infatti quello che stavo facendo col mantello non era casuale.
    Liberai del tutto il cappuccio, prima sollevato a metà come a voler proteggere il collo da sporadici e fastidiosi spifferi d'aria, invece dietro un altro scopo. Con esso coprii le ciocche più lunghe della capigliatura, dove era ben più visibile come sfumassero dal violetto al nero.
    Una manifestazione palese della dicotomia di Luce e Tenebra della mia anima.
    Liberai i capelli dal peso della stoffa, passando le mani al di sotto della nuca e li sollevai per farli ricadere in avanti sul petto, affinché Daniel li vedesse chiaramente. Come se i cambiamenti finissero lì, però quelli più radicati non era possibile metterli in mostra.

    « Mi presento a te nella nuove vesti di Mezza Vampira! »
    Esclamai, mentre con allargavo le braccia con i palmi delle mani rivolte al soffitto.
    Non molto tempo prima avrei affrontato l'argomento con decisamente meno leggerezza, mettendoci pure una vaga paranoia di ripercussioni da parte di chi mi aveva resa in questo stato. Quest'ultima non se ne era andata del tutto, persisteva in una minima parte a causa di un cauto ottimismo. Impossibile dimenticare come Grixis lasciò il campo di battaglia.
    Adesso parlavo così per non dare all'altro delle preoccupazioni non necessarie.
    « Per questo ho preferito parlarti, prima di lanciarci negli esperimenti. Ci sono dei dettagli di cui preferivo parlartene di persona, un po' per avvisare di possibili complicanze. O molto semplicemente per.. non tradire la tua fiducia, tacendo su cose di una certa importanza e che sarebbero in ogni caso uscite una volta entrati nella mia testa. »
    Arricciai le labbra, tradendo un po' di apprensione al pensiero che Daniel non l'avrebbe presa bene alla scoperta di ben altri dettagli. Avvertii una specie di stretta al cuore, lo stomaco pronto a chiudersi alla sua bocca e a non darmi pace.
    « Ma prima di lanciarmi negli spiegoni e affini, tra cui un divertente dettaglio di cosa ho pensato riguardo ai canini e possibili ostacoli in pratiche lussuriose, raccontami di te. »
    Gli sorrisi, allungando la mano destra al calice per prenderne un sorso. Mi fermai un momento prima di posare le labbra al bordo, indecisa se aggiungere un qualcosa in più a spronare Daniel a prendere la parola. Un pizzico di tenerezza ci stava a dimostrare quanto tenessi a lui.
    « Quasi mi mancava sentirti parlare, quindi.. ti va di accontentarmi? E ordina quello che più ti piace, offro io e nulla mi farà cambiare minimamente idea. »
    Conclusi con un sorriso gentile e poi bevvi.

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    Meches nere.
    Dentini appuntiti.
    Mezza vampira.

    Inarco un sopracciglio. Ma quindi ora è una morta vivente? Una viva morente? Non penso di voler sapere come sia scientificamente possibile tutto ciò, la mia testa potrebbe implodere. Voi e la vostre dannate Nature Sovrannaturali! Sempre così insensate.

    "Ma prima di lanciarmi negli spiegoni e affini, tra cui un divertente dettaglio di cosa ho pensato riguardo ai canini e possibili ostacoli in pratiche lussuriose"

    Poker face.
    Impassibilità totale.
    Una statua di ghiaccio e impassibilità.
    Sto flashando Cose che non volete sapere, davvero. E la cosa peggiore, è che Alyah in realtà nemmeno c'entra.
    Conosco troppi vampiri ultimamente.
    «Vino anche per me.» ordino a un cameriere, agitando la manina. Sento che avrò un gran bisogno di bere entro un paio di post.

    Cosa sto facendo ultimamente? Mhhh.
    «Ah, nulla di troppo interessante da raccontare, in realtà - ho portato Claimh Solais in una tomba a Nord insieme a John, qualche mese fa, ma è la cosa più esaltante che mi sia successa ultimamente.
    È un periodo di organizzazione. Mi sto allenando, sto cercando di capire in che Dimensioni andare per cercare mia figlia, assemblando un kit di sopravvivenza, cercando artefatti per spostarsi nel Multiverso senza perdere arti per strada...
    Il difficile è trovare un qualcosa che guidi il mio viaggio. Chessù, una pietra magica che preveda il futuro o una per identificare le persone. Non posso viaggiare totalmente alla cieca
    »
    Mi gratto il capo. Sembra un compito noioso et rognoso? Beh, lo è. Giorni e giorni passati a Palanthas, contrattazioni coi peggio mercanti, voci e leggende che si rivelano cazzate. Mi sto letteralmente sdoppiando per questo lavoro, e ancora non mi sento in grado di partire.

    «Poi ho passato tutte le mie ricerche a un collega, perché non penso avrò molto tempo per continuarle e mi dispiaceva lasciare tutto a metà - te lo presento, se capita da queste parti, se hai bisogno di me in futuro e non sai dove sono ti conviene contattare lui.
    Abbiamo un prototipo di Macchina del Sogno Lucido funzionante, anche se funziona in maniera diversa da quella che avevo su Angeldust, e... Avrebbe bisogno di un nome figo, ora che ci penso.
    » intreccio le dita «Suggerimenti?»
     
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    Finchè Daniel andò avanti a raccontare come se aveva trascorso gli ultimi tempi su Endlos, mi limitai ad ascoltare. Il massimo di movimento che mi concessi fu uno sporadico annuire col capo, lasciandogli intendere di avere la mia attenzione. L'alternativa a fare su e giù con la testa fu sorseggiare quieta il vino, fino ad arrivare al fondo del bicchiere.
    Sentendo nominare Claimh Solais e John, calai le palpebre ad assottigliare gli occhi e indicare uno sforzo di concentrazione. Inizialmente cercai di ricordare la spada di luce e la vicenda intorno ad essa, poi mi soffermai a considerare il Sottotenente. In particolare mi venne istintivo pensare a come potrebbe essersi comportato Daniel, dopo aver saputo quanto divenne intima la conoscenza con lui. Non provò a farlo sparire tra le montagne, vero?
    Arricciai impercettibilmente un angolo della bocca, divertita all'idea.

    « Quindi avresti bisogno di una specie di... bussola? »
    Commentai titubante, riguardo a come spostarsi tra le varie Dimensioni.
    « Magari una fatta su misura, come un vestito cucito addosso da un sarto. Solo che al posto di stoffa e fili, si dovrenne mettere qualcosa di molto più personale. Una traccia del proprio codice genetico? Mana? Energia vitale? Oppure spirituale? »
    Chissà se esisteva un oggetto simile. Chissà se poteva essere creato dal nulla.
    Fossi stata in grado di applicare liberamente le conoscenze apprese durante l'apprendistato nella Dimensione natale, forse lo avrei potuto aiutare in maniera migliore, invece di fermarmi alle supposizioni. Peccato che su Suspiria una parte dei miei studi si rivelarono presto inefficaci, per non parlare di quanto poco conoscessi di Endlos. Sperimentai solo quanto fossi instabile nel richiamare gli incanti solitamente efficaci e distruttivi, qui inutili.
    Quindi dovetti zittire la vocina sul fondo della mente, la quale mi pungolava e suggeriva di passare ad azioni concrete. Il tempo di seppellirmi in una biblioteca e far ricerche non ce l'avevo, per quanto non mi dispiacesse l'idea.
    Maledizione alle responsabilità e al mio senso del dovere.

    Meglio che non mi interessassi troppo alla questione, altrimenti sì sarei finita tra i libri.
    Oh, quasi dimenticavo: sempre se Daniel, alla fine dell'appuntamento, non avesse deciso di non volermi vedere mai più. Feci uno sforzo per non pensarci, non costruirmi scenari prima dell'evento effettivo e così tenere a livelli controllati la tensione alla bocca dello stomaco.
    Ma forse mi stavo preoccupando troppo, nascondendomi dietro una facciata tranquilla.
    Comunque: arrivò a parlare della nuova Macchina del Sogno Lucido.
    Sbattei le palpebre una, due e tre volte a sentirgli nominare una fantomatica terza persona: qualcuno che sarebbe diventato il ponte di contatto tra me e Daniel, una volta che lui fosse partito alla ricerca della figlia. Annuii calma col capo.
    « Va bene, sono curiosa di conoscerlo. »
    Replicai con un sorrisetto, allungando la mancina a prendere la caraffa di vino al centro del tavolo. Ci impiegai più tempo del dovuto tra riemprire nuovamente il bicchiere e risistemare la brocca al suo posto, occupata a riflettere su che nome proporre.
    Sinceramente, mi trovò impreparata e i momenti di silenzio ne furono la prova.
    « Mh, prima una conferma: com'è che si chiama quella tempesta particolare fuori da questo semi-piano? Maelstrom? Visto che la macchina è qui, ci si potrebbe ispirare a quello, vedendola come un nuovo accesso ad una Dimensione più intima: la mente di una persona. »
    Giocherellai con le dita della destra attorno al sottile stelo del calice, salendo e scendendo come se stessi pizzicando le corde di uno strumento.
    « Il "Vortice della Mente". Come significato mi sembra adatto, mi rimane il dubbio di come suoni nella tua lingua madre. Sperando che il TAST non abbia fatto una traduzione strana. »
    Mi umettai le labbra, concentrandomi maggiormente a richiamare quelle poche parole in inglese che riuscirono ad entarmi nella testa. Mossi le labbra a mimare il movimento necessario a pronunciarle, senza dare fiato alle corde vocali. Lo feci solo quando fui sufficientemente sicura del suono corretto da far uscire.
    « Maind... no, aspetta. Mind Maelstrom. Che ne dici? Oppure lo trovi banale? »

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    "Magari una fatta su misura, come un vestito cucito addosso da un sarto. Solo che al posto di stoffa e fili, si dovrenne mettere qualcosa di molto più personale. Una traccia del proprio codice genetico? Mana? Energia vitale? Oppure spirituale?"

    «Qualcosa del genere, ma tarato sulla traccia di mia figlia anziché la mia.»
    Il che non dovrebbe essere così impossibile. Così come io ho mille copie dimensionali in giro, anche mia figlia ne ha. Basterebbe esplorare qualche Londra a caso, trovarne una in cui mia figlia è ancora a casa, e copiare il suo... Mana, spirito, o quel che è.
    Avere una traccia da cui partire. Un modello base.
    «Buona idea.» concludo con un sorriso. Devo investigare meglio sulla questione, ma così a pelle mi piace come idea. È molto... Concreta. Logica. Più sensata dell'affidarsi a predizioni e indovini.
    Ma andiamo oltre! Macchine della mente, stavo dicendo. E Alyah ha appena proposto un nome figo.

    «È un nome figo.» dichiaro, mentre mi verso del vino «Mi piace.»
    Mind Maelstrom. Peccato che Dhaval lo storpierà in qualcosa di tamarro come Mindstorm, Mega-Mind-Incredible-Storm o qualcosa del genere... E a proposito del piccolo sgorbio, lo sento avvicinarsi.
    Strizzo un occhio con una smorfia. Sì, dev'essere a qualche isolato di distanza. Ho qualche flash confuso (un acciottolato, una signora col cappello rosso) delle strade di Istvàn, segno che si sta avvicinando a me.
    Vino. Sapevo io che ne avrei avuto il bisogno.
    «Temo che il mio collega passerà a farci visita tra poco. Hai ancora una decina di minuti per i pettegolezzi personali.» arriccio gattosamente le labbra «Missioni interessanti? Nuove storie d'amore in Accademia? Pratiche lussuriose?»
     
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    Ritorno alla narrazione in terza persona singolare.
    Appena avrò tempo/voglia, forse sistemerò i post precedenti.

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    Sia l'idea che proposta di nome avanzate da lei ebbero successo; sentimento che si manifestò sul volto della donna come un allargarsi del sorriso, rendendolo più vivace di prima. Come a festeggiare tra sè, sollevò quel calice appena riempito di vino e ne mandò giù un paio di sorsi.
    Come la bevanda arrivò a scaldarle lo stomaco, tornò alla consueta tranquillità, quasi trascendentale e al primo impatto scambiata più volte come serietà e formalità.
    Daniel affermò che il suo misterioso collega non era molto lontano da loro, in prossimità di arrivo. La maga non si soffermò a considerare come l'altro lo sapesse, ipotizzando si trattasse di una sorta di abilità appresa nell'attuale dimensione. Magari qualcuno del posto gli insegnò come ampliare le proprie percezioni, un po' come riusciva lei tramite la Rilevazione del Mana.
    Oppure, vedendola da un altro punto di vista, quello stesso individuo lo avvisò mentalmente.

    Ma, appunto, non si lasciò distrarre dalla cosa, essendo passata lei dalla parte di chi doveva rispondere alle domande. Intanto, potevano partire da quella più leggera, quella che richiedeva meno spiegazioni e arrivare a resto per gradi.
    « Beh, parlando di denti, puoi ben immaginare che tipo di attività. »
    Ridacchiò piano, senza nascondere minimamente della malizia.
    « A quanto sembra, ad un uomo non ispira molto vedere una paio di zanne affilate, specie se possono minacciare ciò che hanno di più caro. Ammetto di dover farci l'abitudine con questi cosi e non parlo solo in arte oratoria. A volte ci sbatto contro pure con i bicchieri. »
    Evento scampato pure sul momento, dove Alyah stava avvicinando di nuovo il calice alle labbra e, ricordandosene per averne appena parlato, controllò di non spezzare il discorso con un tintinnare del vetro e un ringhio irritato da parte sua.
    Rinfrescatasi la gola, riprese a parlare.
    « Oh, non ti ho ancora raccontato come mai ce li ho. »
    Si interruppe una seconda volta e qui per riordinare le idee, in modo da non spendere più parole del necessario. Alcuni dettagli potevano essere risparmiati, per esempio il primo combattimento di quella settimana di torneo. Ecco, quello lasciò un bel segno: se tornava ad allora, la maga avvertiva una fitta fantasma al costato, dove le ossa si spezzarono.
    « Per farla breve: più volte siamo andati in questa dimensione abitata da una specie di stirpe angelica e una demoniaca, tra loro rivali. Inizialmente sembrava che fossero gli angeli i cattivi, coloro che con la forza si presero più terre e potere. Ma il capo dei demoni ci mentì e abbiamo fatto in tempo a buttare giù quattro o cinque guardiani angelici, prima di scoprirlo. »
    Fece una pausa a riprendere fiato.
    « Jeral si occupava dei contatti e, sentendosi preso in giro e pronto a rimediare, trovò un accordo con gli angeli. Andò da loro, senza nessun altro dell'Accademia, finì in una trappola dei demoni e passarono una ventina di giorni, prima che partisse la missione di salvataggio. Sai che lui è di Etheria, no? Il dogma lo avrebbe ucciso, se non fosse tornato a casa alla scadenza dei trenta giorni. Per riaverlo, ci costrinsero a partecipare ad un torneo mortale. »
    Avrebbe potuto saltare quella parte, ma Alyah era una persona precisa. Senza l'adeguata introduzione, l'intreccio degli eventi non sarebbe risultato chiaro ad un ascoltatore esterno, specie se poco o per nulla pratico della vicenda.
    « Il vampiro che mi ha trasformata, nonchè un pezzo grosso tra i demoni, era il padre di uno di quei cavalieri angelici uccisi. Uno dei due ammazzati da me, Taaka e Bry. Come vendetta, pensò di portarmi dalla sua parte e rivoltarmi contro i miei compagni. Ci riuscì, quando ci affrontammo in arena. Mi infettò lo spirito con la sua Tenebra e rese vampira. »
    Altra pausa, dove si lasciò andare ad un lungo sospiro di sfogo.
    Il volto di Grixis le si presentò di nuovo davanti, quegli occhi rosso intenso e famelici, minacciosi. Però non portò con sè eccessiva paura, siccome ormai quella fase l'aveva passata, accettando di non aver mai avuto i mezzi per contrastarlo. Pure Jeral lo trovò spaventoso ed inquietante, il che era tutto un dire.
    « E come vedi mi è rimasta addosso, come suo regalino d'addio. Al momento non so controllare la nuova "parte sovrannaturale", al massimo cambio aspetto: capelli neri, occhi azzurri e strani tatuaggi traslucidi sulla pelle, i sigili che mi porto addosso da sempre. Mi spuntano dalla testa pure quattro corna. »
    Sorrise, mostrando maggiormente il nuovo paio di canini e, in particolare, di non reagire in modo strano a tirare fuori l'argomento e parlarne con Daniel.
    « E prima che me lo chiedi: no, non bevo sangue. Fino adesso non si è manifestata nessuna voglia di affondare i denti nel collo di qualcuno. »
    La maga sospettava potesse manifestarsi più avanti, perché, come disse pochi istanti prima, si trovava ad un livello di controllo piuttosto basso.

    Le risposte da dare non era ancora finite: rimanevano i pettegolezzi amorosi.
    Teoricamente si trattava di un argomento ben più leggero, rispetto alla perdita di parte della propria natura umana. Dal punto di vista di Alyah non era così, siccome sarebbe saltata fuori una novità e temeva la reazione di Daniel. Più di quanto avrebbe ammesso.
    Dunque, dopo aver giocherellato col bicchiere, prese fiato e tornò a parlare.
    « Comunque, che altro hai chiesto? Nuove storie d'amore? »
    Arricciò le labbra in una smorfia di riflessione.
    « Il Colonnellissimo Valentine, ora promosso a Generalissimo, fa coppia con Rhea, la bionda spadamunita e i modi da maschiaccio. La mia ultima conquista è stato Andrew... »
    Un momento di esitazione, dove valutò come proseguire: attaccarci una spiegazione che sapeva sarebbe stata confusionaria? Oppure, come se dovesse strappare un cerotto, mollarla lì e pensare in un secondo tempo al risultato? Si schiarì la voce.
    « E-da-poco-mi-sono-messa-con-lui. »
    Disse tutto d'un colpo, pronunciando la frase come una sola parola.
    Sperò l'altro avesse capito, perché non sapeva se avrebbe avuto a forza di ripeterlo.
    Almeno non sfuggì con gli occhi di lato, continuando ad osservarlo con aria preoccupata.

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    Edited by Alyah - 15/2/2016, 11:59
     
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    Ma come, i canini vampirici non ispirano i suoi ammiratori? A me piacciono un sacco, invece!
    Certo, il modo in cui li ha ottenuti non è uno dei più felici. Ascolto con attenzione, allungando una mano sul tavolo per stringere quella di lei.
    Angeli, Demoni, vampiri e tornei di magia. Il tipo di casini in cui mi cacciavo io di solito, e che ora sembrano così lontani e insensati.
    Era quasi divertente, una volta. Ora mi chiedo perché lei debba soffrire così.
    «Beh, nel caso ti venisse voglia di bere del sangue, mi offro volontario.» commento sorridendo, cercando di tirarla su. Pettegolezzi amorosi, ecco: questo è un argomento che riuscirà a risollevarle il morale. Il Generalissimo si è trovato una signorina, quindi? Mi ricordo vagamente di lei, dobbiamo aver scambiato un bicchiere d'alcool e qualche pensiero triste molte sere fa. E Alyah, invece? Sono curiosa di sapere se la sua relazione con John è continuata, lui era troppo terrorizzato per dirmi qualcos-

    "La mia ultima conquista è stato Andrew...
    E-da-poco-mi-sono-messa-con-lui.
    "

    «Ah.»
    Sbatto le palpebre. Un istante di blackout.
    Andrew. Quell'Andrew? Andrew lo pseudo-medico?
    Il coglione che ho preso a calci nelle palle perché aveva insultato un sovrano. Andrew che è solo un moccioso, e si crede più figo di me perché ha qualche centimetro in più.
    Andrew che ora ha preso il mio posto, probabilmente. Peccato, mi sarebbe piaciuto vedere Giulius primario.
    Andrew che ora ha preso il mio posto.
    «Sono felice per te.»
    Ma è una felicità che di non traspare di certo nella mia voce, né dal mio sorriso vuoto.
    Le mollo la mano. Realizzo ora che gliela stavo stritolando.
    Sono felice per te. Perché voglio dire, noi non eravamo certo fidanzati. Io sto andando via, poi, è giusto che ti allontani anche tu.
    Se ne vanno sempre tutti via.

    «Voglio dire, è bello che tu abbia deciso di riprovare ad avere una relazione seria dopo quello che ti è successo. Andrew è un bravo ragazzo, sono sicuro che saprà renderti felice.»
    La guardo negli occhi, ma in realtà non sto realmente guardando lei. Tutto quel che sento è un rombo soffuso, come se le mie orecchie fossero conchiglie e ci fosse il mare in mezzo.
    Inspiro espiro ed il resto è solo nebbia.
    Bang.

    BAM.

    Porta che si spalanca, la mia testa che si leva di scatto. Ancora prima di alzare lo sguardo, so cosa vedrò: Dhaval, tronfio nel suo giaccone rosso, che entra nel locale come un uomo della croce rossa che arriva sul luogo di un incidente.
    «Daniel! Tutto bene?»
    No, non va tutto bene. E lui lo sa, percepisce il mio malumore così come io sento la sua preoccupazione. Così fastidiosamente utile, questa osmosi mentale.
    Sospiro.

    «Ti presento il mio socio in affari.» spiego, voltandomi verso Alyah «Dhaval Agni, una mia copia dimensionale alla lontana. Ragazzino esasperante, ma nessuno capisce le mie ricerche meglio di me stesso.»
    Scrollo le spalle con rassegnazione. Moccioso che mi salta al collo entro tre, due, uno...
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Alyah maireld

    La Furia degli Elementi
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    Saper leggere le persone con uno sguardo era utile, ma possedeva pure dei lati negativi.
    Strappava il velo del dubbio dai gesti e le parole di chi si aveva di fronte, lasciando la realtà per come era veramente. Alyah non si sentì confortata dalle parole di Daniel, per nulla. Al contrario, sentì la morsa allo stomaco peggiorare e di riflesso serrò la mascella.
    Per un momento provò ad immaginare a cosa stesse pensando l'uomo seduto davanti a lui, osservandolo con una strana luce negli occhi. Una scena simile si era già ripetuta, mesi e mesi prima, solo che adesso sembrava si fossero scambiati i ruoli: Daniel a trattenersi nel dire cosa pensasse veramente e la maga dai capelli argento-violetti costretta a guardare.
    Neanche lo ascoltò, gli parlò sopra e se ne infischiò di interromperlo a metà frase.
    « Non provare a pensarlo nemmeno! Non ti sto abbandonando, maledetto! »
    Esclamò con voce tetra, quasi stesse lanciando la peggiore delle minacce.
    Magari non lo dimostrò molto apertamente, però se non tenesse a Daniel, da lui non sarebbe tornata e avrebbe pensato di tentare quel viaggio nella mente a Suspiria, senza scomodarsi fino lì. Non era quello ad interessarle maggiormente. Peccato di tempo per andare oltre non le fu concesso, altrimenti avrebbe pure rivelato in che circostanze lei si fosse presentata su Endlos. Alyah era una donna fin troppo abituata alla solitudine, se non addirittura testarda quando si trattava di inseguire un'intenzione. Oppure a spingerla era una specie di attaccamento morboso verso chi visse esperienze d'abbandono simile alla sua.

    Distratta dal rumore di una porta sbattuta, voltò gli occhi verso il tizio in giacca rossa.
    In un primo momento lo trovò una visione leggermente disturbante, colpa dell'estrema somiglianza tra lui e Daniel. Sapeva dell'esistenza di diverse copie di una stessa persona sparse nel Multiverso e nonostante tutto si stupiva, quando gliene capitava una davanti. Fissò il nuovo arrivato avvicinarsi a loro, perdendosi a considerare in che dettagli loro due fossero differenti. Primo tra tutti i capelli, più lunghi nella copia dimensionale.
    Scosse debolmente la testa, risvegliandosi dal momento di confusione.
    « S-salve. Sono Alyah Maireld, ma forse lo sapevi già. »
    Alternò lo sguardo tra Dhaval e Daniel, sottintendendo la possibilità che il secondo potesse aver già detto qualcosa sul suo conto. Si passò la lingua sulle labbra ad inumidirle.
    « Daniel mi ha anticipato che dovrò rivolgermi a te, quando cercherò di contattarlo. »
    Concluse, sforzandosi di mantenere la voce calma e priva di alterazioni.
    Perché ci pensò lo sguardo a dare suggerimenti del dubbio che le attraversò la testa: magari Daniel aveva cambiato idea e l'avrebbe tagliata fuori, avendo reagito in quella maniera alla notizia della sua situazione sentimentale.



    . ♦ Code © Alyah.

     
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    Daniel Ember
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    «Oh.»
    Va bene, Alyah, non urlare, ho capito: non mi stai abbandonando. Rimarremo best friend forever.
    È che... Non puoi impedirmi di rimanerci male lì per lì, almeno un pochino, anche se forse in effetti non dovrei.
    Pensavo di essere abituato, ormai, all'idea che non avrò mai una relazione stabile e decente con qualcuno. È successo così tante volte che dovrei semplicemente smettere di provarci.
    Anche se la nostra non era davvero una relazione. Anche se eravamo solo due sfigati che si consolavano a vicenda perché le relazioni per noi non funzionavano.
    (Era bello essere sfigati insieme.)

    «Ho capito.»
    Mi sforzo di sorridere. Basta fare gli emo. Anche perché è difficile farlo, quando hai un Dhaval attaccato al collo come una scimmietta.
    «Salve.» dico - cioè, dice lui ad Alyah. Poi corruga la fronte «Non ci eravamo già salutati?»
    Scuote il capo.
    «Ah. No.» ha l'aria estremamente confusa, e lo capisco: più due cloni si avvicinano, più i rispettivi ricordi tendono a impasticciarsi. Gli faccio pat pat sulla testa, anche se non se lo merita.

    «È molto confuso perché ha miei ricordi relativi a te anche se non ti ha mai visto, ergo non sa bene come comportarsi.» le spiego «Quando lo incontrerai senza di me tra le scatole andrà meglio, eviteremo di incasinarci la mente a vicenda. È uno sgorbio intelligente comunque: ha trovato il modo di ricostruire la mia macchina del sogno lucido - anzi, il Mind Maelstrom» sorrido «utilizzando una tecnologia del tutto diversa. Domani la proviamo, se te la senti.»
    «Non sono uno sgorbio.»
    Mi inchino fortissimo di lato per evitare che mi azzanni un orecchio. Dannato lui e i suoi dentacc da squalo.
    «...Ah, ecco, puoi chiedere a lui come fanno i vampiri a fare i pompini.» sogghigno. Ecco, parlate, diventate amici: avete così tante cose in comune.
    Io mi dedico al vino, intanto. Per i discorsi seri sulle memorie e la Scienza ci risentiamo post-sbronza.
     
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