Giorno 0

-Mio cosa?-

Si trattenne dal rispondere “Niente! Niente!”, perché avrebbe attirato ancora di più i sospetti della ragazza, ma gli costò comunque abbastanza il fingersi impassibile e glissare, facendo finta di non aver sentito e concentrandosi sulle altre questioni.

-Accetto-
sillabò, concisa ed ostile, fissandolo quasi torvo
-Il "perchè" che cerchi è presto detto: una puttana ce l'aveva con la mia amica.
E la mia amica era una Galanodel. Cioè, non è stata proprio lei...-
iniziò a raccontare in modo caotico, mandandolo ben presto in confusione
-...ma ha permesso a dei tipacci di entrarle in casa grazie ad un passaggio segreto molto antico ed in disuso, che era riuscita a scoprire parlando con questa mia amica... che era anche sua amica. Circa.

Ok: gli serviva un momento. Dunque: un soggetto con nome in codice “puttana” (valeva come insulto o come qualifica?) ce l'aveva con una sua amica... Galanodel -stando alla dichiarazione-, e per questo motivo aveva guidato gli assassini all'interno della Magione. All'incirca, Leorio poteva dire di aver afferrato il senso, ma per essere attendibile una storia aveva bisogno di prove e verifiche... e, data l'abbondanza di punti oscuri in quella vicenda, la cosa si sarebbe senza dubbio rivelata più lunga e complessa di poche ore di chiacchiere da amici del baretto.

-Non ho idea di come sono scomparsa dall'ospedale perchè non mi sono svegliata lì e...
...non sono l'unica sopravvissuta. E' sopravvissuta anche la mia amica. La Galanodel.
annunciò la darkettona, dando ulteriore motivo di sorpresa al Dottore
- L'ho salvata con lo specchio che mi ha ferita e le ho detto di scappare,
rimanendo indietro a permetterle la fuga.

Non ricordava che l'Hunter che l'aveva trovata -ferita ed incosciente- avesse segnalato altre tracce, oltre a quelle della vittima e del colpevole, ma... poteva sbagliare: erano passati tanti anni, e a quei tempi non era di sua competenza condurre le indagini del caso di conaca, quanto più seguire le evoluzioni di quello medico. Sospirò: aveva bisogno di un ambiente più calmo e... sicuro dove passare al vaglio le informazioni in possesso di Alhandra, ma sopra ogni altra cosa aveva bisogno della sua documentazione e del supporto logistico con cui poter consultare i suoi contatti.

-Ne vuoi una?-

Visibilmente più nervosa -anche più di quando aveva aggredito verbalmente le infermiere-, la punkettona aveva tirato fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca, e -con uno dei bastoncini artigianali già appiccicato alle labbra- gli puntava ora addosso gli occhi blu, in attesa di una risposta.

« No. »
rispose laconico, togliendole il pacchetto di mano e la cicca di bocca senza preavviso
« E non è permesso fumare qui: non nel mio ufficio, né nel resto dell'ospedale.
...e neppure negli edifici pubblici in genere, a dirla tutta. »

L'aria seria e autorevole, insieme al suo aspetto maturo, l'avrebbero di certo fatto sembrare un fratello maggiore o un padre severo, e... effettivamente, non si trattava di un'impressione molto lontana dalla vera essenza della sua indole; ad ogni modo, non era sua intenzione bisticciare, così come non gli interessava negare a quella ragazza la libertà di fare qualcosa. Gettò un'occhiata all'orologio sulla scrivania: erano già quasi le sei.

« Senti, facciamo così: adesso usciamo, fumi -se davvero ci tieni ad incatramarti i polmoni-, e poi ti porto a casa mia; mangiamo qualcosa, ci dormiamo su, e domani mi aiuti con la ricostruzione degli eventi della notte dell'attentato. »
propose con tono neutro, cercando di essere pragmatico ma accomodante
« Purtroppo, ti dico subito che non sarà una cosa facile o veloce: ci sono molte faccende in sospeso intorno al caso dei Galanodel, e ci vorrà del tempo.
Tempo che ti ripagherò. »
garantì, avendo una vaga idea di come funzionasse la mente umana
« Te lo risparmierei, se potessi,
ma sei l'unica cosa più vicina ad un testimone che ci sia. »

E... niente, taque, aspettando di vedere cosa avrebbe risposto.

« No.
E non è permesso fumare qui: non nel mio ufficio, né nel resto dell'ospedale.
...e neppure negli edifici pubblici in genere, a dirla tutta. »

Si certo, come no. "Non si può qua", "non si può là"... "c'è un'entità che non mi permette di fumare nell'ufficio, anche se è il mio ufficio" e gne gnegne. Tutte balle.

« Senti, facciamo così: adesso usciamo, fumi -se davvero ci tieni ad incatramarti i polmoni-, e poi ti porto a casa mia; mangiamo qualcosa, ci dormiamo su, e domani mi aiuti con la ricostruzione degli eventi della notte dell'attentato. Purtroppo, ti dico subito che non sarà una cosa facile o veloce: ci sono molte faccende in sospeso intorno al caso dei Galanodel, e ci vorrà del tempo. Tempo che ti ripagherò. »

La prima cosa a cui pensò -così, per istinto- fu che fosse un tentativo molto triste di abbordarla. Infondo le era già capitato a Merovish, nel periodo in cui per vivere era stata costretta a prostituirsi; quello e molto altro ancora, in effetti. Nonostante ciò, la logica riuscì a portarla sulla retta via, suggerendole che con molte probabilità quel tale la voleva a portata di mano per le sue indagini e sicuramente non sarebbe stato disposto a dormire in un buco pieno di scarafaggi con lei. Meglio a casa propria, con tutti i comfort.
Infine promise di ripagarla e, anche se Alhandra poco credeva alle promesse campate per aria, l'idea di riposare al caldo e su qualcosa che non fosse una brandina sgangherata la convinse anche quella volta ad accettare.

-Fa strada.
Se poi i suoi dubbi si fossero rivelati corretti e il dottorino avesse iniziato a provarci... gli avrebbe chiesto un anticipo molto, molto salato.