[Quest] ~ Dead Man Tell no Tales

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    Dead Man Tell no Tales



    ~ { durante le indagini

    Benvenuti nell'angolo dove il mistero si contorce con il grottesco.
    Dove il buio crepita -il silenzio ascolta -la tenebra geme.
    Benvenuti dove le fobie prendono ogni forma, e al tempo stesso...
    Nessuna fretta, ci arriveremo.
    Il tempo è tanto.

    *

    Gli occhi possono mentire, eppure in quel caso eravate certi che essi stessero dicendo il falso -che l'atrio davanti a voi dovesse avere qualcosa. Doveva avere qualcosa! Potevano i vostri sensi aver fallito? Potevano le vostre tecniche aver miseramente mancato il bersaglio?

    La risposta è una sola.
    No.

    Scandagliate i dintorni con parsimonia.
    Davanti a vostri occhi c'era una stanza rettangolare, affiancata da una scala che conduce a un soppalco.
    Una sorta di secondo piano. Curioso. Era evidentemente un appartamento di quelli antichi, con i soffitti così alti da permettere di dividerei in due la casa e creare un secondo piano -evidentemente.

    Lungo la scala scorgete tre quadri. Marito, moglie e figli. Le scale imbrattate di rosso.
    Proprio davanti a voi, come sbucato dal nulla, un grammofono.

    Un vecchio strumento, un mangiadischi malandato.
    Solo soletto. Come ad ammonirvi.
    Andate via! Andate via!
    Ah se avesse potuto parlare!

    Ma il punto era che, per coloro che si erano avvalsi del fantastico potere della magia, quel grammofono conteneva da solo tanto potere ectoplasmatico -o psionico- da poter fare esplodere tutto il quartiere.
    Un modo sinistro per dire che quell'aggeggio era tutto fuorché normale.
    Ma cosa c'era di normale in questa maledetta storia?

    Se bisognava però iniziare da qualcosa, forse valeva la pena iniziare dal grammofono.
    O no?

    *

    Frattanto, tu Dhav ti davi all'investigazione forense.
    O meglio, te ne sbattevi di rimanere fermo in un punto e procedesti a scandagliare i tre punti principali dell'omicidio: l'atrio, ovvero a pochi passi dal grammofono -e le due camere, quella dei genitori e del figlio più grande.

    Non c'era molta enfasi. Era giusto n'occhiata fugace e rapida.
    Tanto sangue. Segni di indagini. Sagome umane stilizzate in bianco a terra.
    Niente di niente. Nessuna incredibile e immensa manifestazione di...
    Cos'era quello?

    Ricapitoliamo.
    La madre era stata uccisa nell'atrio. Lì non c'era niente.
    Un figlio era stato ucciso nella culla, vicino al letto matrimoniale.
    L'altro era invece stato ucciso nel bagno, in cui si era rintanato e dove, invece, il padre lo aveva fatto uscire.
    Niente di strano.
    A parte la radio.

    Qualsiasi fosse il motivo, qualcuno alla radio parlava di un omicidio.
    Di una famiglia brutalmente massacrata dal padre. E ne stava descrivendo in maniera precisa le vicende.
    Solo... nessuna delle parole che disse combaciava con la vostra storia d'omicidio. Semplicemente, parlava di qualcos'altro successo altrove.

    Se non fosse che c'erano molte similitudini.
    Se non fosse che, di colpo, l'uomo alla radio disse:

    Guarda dietro di te!
    Ho detto, girati!









    Qualcuno piangeva alle tue spalle, Dhav.

    Post Scrittum
    Dunque

    il TEAM INDAGINI scopre che il grammofono ha una strana e immensa concentrazione ectoplasmatica/psionica

    il DETECTIVE DHAV invece ispeziona i luoghi dei delitti ma non trova niente, se non una radio su un comodino nel corriodio che racconta di un caso analogo di omicidio... e gli dice di girarsi!


     
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    Pentauron: Abitazione delle Anomalie - Atrio



    E così le indagini sono cominciate. La mia concentrazione serve a poco, o almeno..mi mostra solo ciò che pare alquanto ovvio per tutti. L'atrio è una sala rettangolare. Volgo lo sguardo su un determinato lato. Uno dei metodi più usati nell'osservazione sta proprio nel guardare prima tutto l'insieme, poi ciò che lo compone e infine i dettagli. Questi ultimi non compongono concretamente l'insieme ma possono essere distorsioni, o meglio dire..alterazioni. Una scala porta ad un piano superiore. Capisco..un appartamento non proprio di recedente costruzione, senza alcun dubbio questa casa è composta da almeno un altro piano. Porto la mano al mento, mentre il gomito della stessa viene sorretto dal braccio posto in orizzontale. I miei vispi occhi guardano ovunque, quasi con affanno..forse nel tentativo di trovare qualcosa che non posso identificare o che realmente non c'è. Mi sto impuntando troppo, è più che evidente. Chiudo gli occhi per un istante, mi rilasso. Le braccia scivolano giù, riapro gli occhi. Di certo non mi rassegno per una cosa insensata come questa. D'accordo, credo di dovere tornare indietro sulle mie parole. Davanti a me c'è un oggetto che prima non avevo notato. Quasi fosse uscito dal nulla..o forse era già lì e non me n'ero minimamente accorto? Ignoro i quadri appesi raffiguranti i membri della sfortunata e tragica famiglia. Ora la mia attenzione è completamente catturata da quel grammofono. Lo fisso dapprima con aria impassibile, sguardo tranquilla. Un secondo dopo, il mio viso si fa teso. Un tremolio agli occhi, come se cercassi di vedere attraverso l'oggetto. Stona. Stona maledizione. E come se fosse qualcosa di importante per le indagini. Sono sicuro che sia importante. Non catturerebbe così tanto la mia attenzione. Un grammofono..un antico strumento musicale. Tecnicamente non me ne intendo molto, però ho avuto modo di dare una letta veloce un tempo. Dopotutto a me basta una letta, che sia veloce o meno..qualsiasi cosa si imprime nella mia mente. Così come quello strumento. Distolgo lo sguardo, sembro in pena per chi ha empatia. Riemerge l'immagine, come se si spostasse di fronte ai miei occhi. Poi realizzo di non essermi accorto di aver ruotato il collo per tornare a portarlo al centro della mia visuale. Sospiro abbassando lo sguardo, mi gratto dietro il capo scompigliando quei già disordinati capelli. Ho capito, un impulso irrefrenabile mi dice che è meglio se diamo un'occhiata allo strumento.
    "M-mitsuki Seishin" - lo chiamo. No, non volevo farlo apposta lo giuro..o forse si, magari è stata colpa del mio subconscio. Non volevo..chiamarlo in quel modo, non volevo balbettare. Il mio sguardo tranquillo fa sembrare tutto decisamente inquietante. Come se lo stessi sfottendo ma cercassi di non farlo notare..no, aspetta! Come se lo stessi prendendo in giro e gli mostrassi una sfacciataggine incomprensibile per quella situazione. D'altro canto pare mi sia presa troppa confidenza subito..magari inimicandomelo pure.
    "Perdonami..non sarebbe il caso di spiegartelo" - sospiro abbassando il capo sconsolato. Lo risollevo con uno sforzo tale che i miei occhi inquadrano il noioso soffitto. Mi pesa. Mi cade di lato, quanto ridicolo sembro per fingere di essere un Detective? Torniamo seri, senza offesa amico, è colpa della mia memoria, mi ci affido così tanto che ripeto pure nel medesimo modo ciò che ho sentito.
    "Ci sono delle scale, preferirei focalizzare prima la nostra attenzione su questo strumento" - mi riferisco ovviamente all'apparato per i sordi in versione gigante..o forse dovrei identificarlo come un sostituto? Torniamo seri! Credo non siano necessarie troppe persone qui. Mister Agni sta svolgendo le indagini per conto suo. Qui credo possiamo bastare io e Mister Seishin. Mi piace l'idea di usare l'appellativo Mister per tutti.
    "Riesci a vedere qualcosa?" - sono sicuro che capirà al volo, insomma..fai le tue analisi paranormali su questo oggetto! Io, nel mentre, senza timore o preoccupazione o, addirittura, prudenza, mi avvicino ulteriormente, abbassandomi sulle ginocchia se necessario. Non mi aspetterei mai qualcosa d'improvviso, semplicemente perché non posso vedere ciò che altri, come Mister Seishin, possono vedere.
    "Vediamo un po'.." - vediamo con più occhi, io mi occuperò della parte fisica, reale, quella che seppur tutti possono vedere, solo pochi come me sono in grado di cogliere ciò che sta dietro.

    Stato Mentale: Normale - Questo grammofono..chissà!
    Stato Fisico: Normale
    Energia: 80%
    Attive:
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    Know the Truth:
    Conoscere la verità. Un insieme di capacità che permettono all'individuo, attraverso l'analisi, di riuscire a trarre maggiori elementi o informazioni possibili su un dato oggetto o soggetto. Una completa scansione attraverso la vista, l'esperienza di tutto ciò che ha visto e conosciuto e la mente. Church sarà in grado di fare una serie di ipotesi tali da portarlo a fare un'affermazione più vicina alla certezza possibile, sempre a seconda delle situazioni. In sintesi, grazie alla memoria, potrà capire cosa è entrato a contatto con l'oggetto, gli odori, il gusto e le tracce su esso, potrà immaginare l'insieme di fatti che hanno ridotto in uno certo stato qualcosa, andando a toccare più sensi possibili.
    [Consumo: Variabile][Medio]
     
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    Sangue a terra, sagome tracciate col gesso bianco: è tutto come nei film, anche se non so veramente cosa significhi. Cos'è un film, cervello mio? Non distrarmi! Altri me sono già stati in L'Ombra scarlatta. E poi, un pesce trovato nella gola di un cadavere.
    (O era una farfalla?)
    Che confusione. È davvero brutto avere delle voci nella testa...

    Un attimo, questa non è una voce nella mia testa. La sto sentendo! Con le orecchie.
    È la voce di una radio.

    Che strano, che strano. Una radio accesa in questo posto? Impossibile che quel taccagno del proprietario non l'abbia fatta spegnere. L'energia elettrica costa!
    (Cos'è una radio? È una scatola che fa i suoni. Io non ne ho mai vista una di persona, ma gli altri me invece sì)
    Mi lascio guidare dai miei deja-vu. Tendo le orecchie, ascoltando la voce che sibila e crepita.
    Non so che stazione sia, ma di certo non è una di allegra musica pop. Sta parlando di una famiglia massacrata, però non è questa. Ci sono sempre una madre, un padre e dei figli, ma i dettagli non quadrano...

    "Guarda dietro di te!
    Ho detto, girati!
    "

    Un secondo di paralisi.
    Una trappola?

    Faccio un balzo alla mia sinistra, per non essere più in linea d'aria davanti alla radio. Poi, stiletto alla mano, una rapida giravolta di 180°.
    Ho più paura di dare la schiena a un corridoio buio che a una stupida scatola di plastica.
     
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    Dark Side of Super Sayan

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    Narrato-Parlato-Pensato


    Nulla, non riuscì a trovare la minima traccia di qualsiasi cosa avesse causato quello scempio, nemmeno la più piccola traccia ectoplasmatica, neanche il minimo segno del passaggio di uno spirito, niente di niente.
    Mi sentì chiamare, per nome e cognome dal detective, Mi chiami p-pure per nome n-non ho p-problemi, dissi al detective prima che mi chiedesse di analizzare un grammofono, V-vediamo, dissi quindi prima di analizzare il grammofono; rimasi sconcertato da quello che vidi: Q-questo grammofono è e-esageratamente c-carico di energia ectoplasmatica, è c-come una sorta di a-accumulatore di s-spettri caricato al massimo, dissi, quell'oggetto era ripieno di energia ectoplasmatica, come se una miriade di fantasmi vi stanziasse all'interno, C-che facciamo? Chiesi quindi al detective, indeciso sul da farsi riguardo al grammofono.

    Stato Fisico:Ottimo
    Stato Psicologico:Indeciso sul da farsi e preoccupato
    Energia:90%

    Tecniche Passive:

    Ghost Vision :[Passiva di visione di anime e spiriti (Auspex Spirituale)]
    [Tecnica a consumo medio tramite la quale, a discrezione del Player o del QM, Mitsuki può conoscere l'identità, i poteri e la storia di chi subisce la tecnica, fino ad un massimo di 6 bersagli]

    Ghost Power :[Bonus +50% a Resistenza]

    Tecniche Utilizzate:


    Code © *Kikyo-chan*



    Chiedo scusa per il ritardo esagerato, non si ripeterà, scusatemi davvero ><
     
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    Dead Man Tell no Tales



    ~ { sala principale

    Vi raccoglievate davanti al grammofono. Era divertente vedervi contorcervi. I dubbi hanno il sapore del veleno a volte, perché ti accorgi dei danni che provocano solo quando hanno già corroso il tuo corpo; e in quel frangente cosa c'era di più delizioso che farvi immergere nell'ansia e nel dubbio? Eravate davanti a un oggetto unico e singolare. Cos'era? Cosa fare? Perché era lì? Chi ce l'aveva messo?
    Sapete... una domanda necessita di una risposta. Oh suvvia, lo so che è una banalità ma rifletteteci: che senso ha domandarsi qualcosa di cui non si potrà mai avere il responso? Non tornerà quella domanda a perseguitarvi? Non si insinuerà nella vostra mente come un invitante ma fastidioso tarlo? Rimuginerete a lungo sul perché, ancor più che sul come. E io vi avrei guardati annaspare in questo mare.

    Dunque eccovi!
    Entrambi concentrati su quell'oggetto del mistero.

    "M-mitsuki Seishin"
    -oh finto detective, sarà divertente vederti sguazzare nella tua menzogna fino a quando non sarai costretto a rivelarti-

    Mi chiami p-pure per nome n-non ho p-problemi.
    -gli rispondi, giovane Mitsuki, intento a cogliere l'energia insita nel grammofono-


    "Ci sono delle scale, preferirei focalizzare prima la nostra attenzione su questo strumento. Riesci a vedere qualcosa?"
    -sarei curioso di chiederti perché gli hai parlato delle scale, ma trovo più divertente osservare-

    V-vediamo

    Tra i due, sei tu Mitsuki quello che possiede i poteri per svelare l'arcano. Forse il loro uso è ancora grezzo e arcano, ciò nonostante ti servì a scoprire ciò che nascondeva quell'arnese: una carica spiritica al suo interno, come se celasse qualcosa o.... forse conteneva qualcosa? Che fosse una sorta meccanismo di confinamento spirito? Cosa sarebbe successo se aveste deciso di aprirlo? E perché ora vedevi una specie di filo rosso partire dal grammofono e salire lungo le scale?
    Il dubbio ti morsicò le corde vocali.

    Q-questo grammofono è e-esageratamente c-carico di energia ectoplasmatica, è c-come una sorta di a-accumulatore di s-spettri caricato al massimo. C-che facciamo?

    "Vediamo un po'..."

    Per essere un falso detective, caro Curch, avevi dalla tua un prezioso asso nella manica del tuo finto giubbino da finto investigatore. Questo potere ti permise di conoscere la verità: ti fu possibile vedere una sagoma familiare -Elsemann- che staccava dal grammofono la manovella (quella che, quando girata, faceva partire la musica) e sottraeva dal piatto il disco musicale. Tuttavia, non appena la sua essenza mnemonica si distanziò dal grammofono, ne perdesti anche la traccia.

    Avevate fatto le vostre analisi e potevate trarne una conclusione.
    Ora dovevate decidere di operare diversamente: uno poteva cercare nella direzione dove aveva visto dirigersi Elsemann.
    L'altro, invece, poteva decidere di seguire la scia spiritica simile a un filo in un labirinto.
    O potevate farlo assieme: prima una cosa e poi dopo l'altra.

    Ah, altri dubbi? Cosa fare? Cosa non fare?
    Com'è dannatamente divertente!

    *

    ~ { corridoio

    Bel salto Dhav. Sul serio. Sei un circense o cosa?
    No a dire il vero ho visto tante persone balzare dalla paura come te.

    E mi piace.

    Però tu avevi qualcosa di speciale. Eri un acrobata? Ma cosa te ne facevi dell'acrobazia quando, una volta girato e con lo sguardo verso il corridoio -quella sezione che avevi percorso pochi attimi prima- non vedevi assolutamente nulla? Il vuoto. Il bello di un corridoio vuoto ma così maledettamente silenzioso che... era un verme quello che ti strisciava addosso?

    No scherzo! Niente di niente. Però sia, si dice che la fantasia galoppa anche nel buio, e nel buio le ombre si animano, diventano qualcuno, quel qualcuno sembra guardarti oltre il bordo del tuo letto, dove inizia lentamente a strisciare. Magari ora scoprivi che stavi galoppando con la testa, che immaginavi cose che non c'erano, che la donna apparsa dal nulla non stava realmente strangolandoti.
    Ah
    no
    in realtà
    stava succedendo.

    Mentre le sue mani fredde ti spezzavano il collo e i suoi denti sporchi di sangue digrignavano, potevi guardare nel vuoto del suo cranio bucato e sentivi la radio incalzare come indemoniata.

    "Adesso è il momento di agire!
    La nostra società è corrotta fino al midollo!
    Sto parlando con tutti quelli che hanno perso i propri averi, il lavoro e i risparmi di una vita!
    Tu lo sai cosa va fatto! Adesso devi agire! ORA!
    "

    Ti lasci scivolare a terra mentre la sua presa si allenta. Ma non devi temere, non sei morto. Ti risvegli subito dopo in una stanza vuota. A parte due scarafaggi che fanno sesso davanti a te, e un tavolo nell'angolo con una busta di nonsaicosa sopra (si sta muovendo?), non c'è praticamente niente.

    L'unica certezza è la porta dirimpetto.
    Puoi davvero uscire da questo incubo?


    Post Scrittum
    Dunque

    il TEAM INDAGINI scopre rispettivamente:

    - che il grammofono manca di due elementi importanti (il disco in vinile e la manovella), portati via dall'uomo che vi ha chiesto di liberare la casa dagli spettri;
    - il grammofono a quanto pare sigilla qualcosa di molto potente, la cui natura è di tipo spettrale ma di cui non riuscite a capire la vera identità (poiché protetta dal sigillo).

    Questi due fatti sono ovvi, cioè non c'è bisogno di fare un post dove vi fermate a fare un sunto della scoperta. Tuttavia, potete O cercare insieme le due piste scoperte O potete cercarle ognuno per sé. Ogni scelta ha i pro e contro: se cercate insieme, dovrete spendere il doppio del tempo perché finita una pista vi resta l'altra (ma siete in due); se vi dividete, potrete esplorare le due piste contemporaneamente ma sarete separati completamente.

    il DETECTIVE DHAV viene aggredito da un fantasma e si ritrova in una stanza chiusa. L'aggressione è autoconclusiva e consta di un critico di malia/finta morte. Al risveglio è completamente illeso ma in una stanza vuota fatta eccezione per: due scarafaggi che copulano, un tavolo con una busta di dio solo sa cosa dentro, e una porta. Qui non c'è una vera scelta di fondo: vai verso la porta esci, vai verso la busta e scopri cosa contiene. Nessuna delle due scelta ha un peso sull'altra o determina alcunché. E' solo la tua curiosità qui che deciderà cosa ritieni sia meglio fare prima: capire che diavolo succede nel corridoio o capire che ci fa una busta (che trema) su un tavolo.

    Vi avviso che causa tesi non sarò troppo presente e non rapidissimo nel postare. Ma la tesi dovrei concluderla a breve e, salvo discuterla, dovrei riprendere un ritmo più costante (si spera) verso i prossimi mesi. Detto ciò, alla prossima :3

     
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    Meno male. Mister Seishin non si è minimamente preoccupato del modo in cui l'ho chiamato. Sarebbe complicato spiegargli che data la mia memoria infallibile, mi capita spesso di ripetere proprio completamente ciò che sento, qualsiasi sia il modo in cui lo sento. A prima occhiata mi sembra un ragazzo affidabile e pieno di capacità. Mi piace - Anche a me! - altro che se mi piace. Molto collaborativo. La sua presenza sembra innalzare maggiormente la mia persona di detective, nonostante non abbia alcun titolo. Ma nessuno lo sa, quindi.
    "Energia ectoplasmatica, dici? Quindi ci sono tracce di entità spirituali a quanto pare" - ottimo, di sicuro non so se è proprio vero, ma mi fido molto, l'impressione che mi ha fatto è tale che se mi dicesse che ci sono galline invisibili, io ci crederei..credo. Come dobbiamo procedere? Questa è la domanda. Ma è il caso di andare un po' per volta. Ora è il mio turno di estorcere informazioni a questo maledetto strumento, non riuscirà a tenere la bocca chiusa! Non davanti al sottoscritto neo Detective Leonard Church!
    "Oh!" - esclamo, ho trovato qualcosa! Ho trovato qualcosa! Ne sono sicurissimo. Ho analizzato il grammocoso e ho notato che ci sono due pezzi mancanti, ovvero la manopola e il disco. E uno potrebbe dire..ma cosa c'entra il disco? Poteva non esserci già di suo! E invece no! Io dico no! Accigliò lo sguardo e mi avvicino col busto, vorrei essere sicuro. Ho un sospetto, ho il sospetto che qualcuno abbia tolto quei pezzi. Potrebbe benissimo essere correlato a qualche entità spiritica, ma io credo che sia stato qualcuno in carne ed ossa. Piegò obliquamente la testa, come se qualcosa mi avesse turbato e stessi cercando di comprenderla. Lo vedo. Sto unendo i vari pezzi del puzzle, le due parti sono state tolte manualmente, è il caso di farlo notare anche al mio compare.
    "Ascoltami, Mitsuki" - lo chiamo, per nome, così come mi ha chiesto, anche se avrei preferito chiamarlo Mister Seishin, non importa..continuerò a chiamarlo così nella mia mente.
    "Ho un sospetto: qui mancano due pezzi, vedi? La manopola e il disco" - indico con la mano per aiutare maggiormente, non ho dubbi, il ragazzo non ha problemi di comprendonio, mi capisce al volo, fantastico!
    "Dalle tue informazioni verrebbe naturale collegare una possibile entità spiritica a questo dettaglio apparentemente poco importante" - continuo, ogni dettaglio, seppur piccolo, è molto importante. Anzi, non suona strano che questo strumento, che ci appare intatto e perfetto, manchi di due elementi?
    "Ti dirò di più! Secondo le mie analisi, punterei il dito su qualcuno che conosciamo entrambi" - e ora lo guardo negli occhi con espressione seria, molto seria. Perché avere l'espressione seria rende tutto più importante, no?
    "No no..non sto parlando di noi, ma dell'uomo che ci ha convocati: Elsemann" - zon zon zon! Guarda qua, sembro come quel piccolo detective famosissimo il cui nome è molto simile a quella marca famosa delle fotocamere!
    "Non so se c'entri molto, do molta importanza ai dettagli, oltre a noi lui è stato l'unico a mettere piede qui e l'ha fatto prima di noi" - forza che è così palese, non servono ulteriori spiegazioni, al momento verrà considerato come il nostro sospettato numero uno! Avere il suo nome in questa lista, non implica che sia troppo coinvolto. Ho bisogno di più informazioni.
    "In questi casi, potremmo essere tentati di dividerci secondo le piste studiate singolarmente..ma io credo sia meglio se andiamo insieme" - non voglio insistere, stiamo parlando di entità spiritiche..i film horror insegnano a non agire palesemente da stupidi. Inoltre io non saprei come comportarmi, ho bisogno di tenermi questo ragazzo vicino.
    "Mitsuki, seguimi" - pare un ordine, vero?
    "Procederemo in questo modo: controlleremo per capire dove siano finiti quei pezzi, successivamente prenderemo le scale" - d'altronde preferirei prima analizzare in modo ordinario. Quindi prima sarebbe fantastico controllare l'intero ambiente del piano terra e poi spostarsi di sopra, sto forse sbagliando? Ora che ho un minimo di traccia, non resta che ampliare la mia mente, osservare le pareti, guardare il pavimento e lasciarmi guidare dal mio geniale istinto. Come se tenessi un filo, che mi condurrà dritto verso il prossimo livello.

    Stato Mentale: Normale - Abbiamo già una svolta, chi l'avrebbe mai detto, non voglio ancora giudicare!
    Stato Fisico: Normale
    Energia: 85%
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    Follow the Truth:
    Seguire la verità. Non solo a livello investigativo, un percorso che porta verso un determinato obiettivo. A volte serve soffermarsi su una determinata cosa o concetto, non basta avere un semplice elenco di informazioni. Attraverso un misto di fortuna, coincidenze e istinto o intuito, Church seguirà un determinato percorso, indipendentemente dalla lunghezza, per arrivare al suo obiettivo o almeno sulla pista giusta. Trovare ulteriori indizi, un dettaglio che potrebbe sfuggire a chiunque, un luogo cui nessuno cercherebbe ma dove potrebbe esserci la chiave della soluzione, o una parte, oppure un vero e proprio passaggio segreto.
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    E nel corridoio dietro di me...


    Nulla.

    «Ha.»
    Hai visto, Dhav? Era solo uno scherzone della tua mente. Ansia e immaginazione! Non c'è nulla nel corridoio, guarda.
    «Ha. Ha. Ha.»
    Nulla oltre a una donna dai denti insanguinati che sta cercando di strangolarmi.
    «AGH!»
    Da dove è uscita? Chi cazzo è? Cosa sta succedendo? Perché non l'ho vista arrivare?
    Spalanco gli occhi, artiglio braccia gelide. Gorgoglio e sputo e mordo.

    Muoio.


    Oppure no.

    _ __ _____________ __ _



    Spalanco gli occhi. Una stanza diversa, ugualmente pezzente ma più vuota. Nessuna radio, nessuna voce, nessuna presenza assassina.
    Mi tocco il collo. Chissà se ho dei lividi? Sarebbero un buon modo per capire se qualcosa mi ha aggredito davvero, o se il mio cervellino bacato sta dando segni di rottamazione. Mi alzo in piedi, cercando una finestra in cui specchiarmi.
    Nulla. Solo una porta chiusa su una parete, degli scarafaggi, e una busta sul tavolo che si muove.

    La busta.
    Si muove.

    Non sono inpanicato. Davvero. Questa è tutta un'allucinazione, chiaramente, e le malattie mentali sono la mia specialità.
    L'importante è evitare di farsi domande. Non chiedersi come, quando e perché, perché la risposta sarà sempre perché no. Lasciarsi trascinare dalla follia, perché contraddirla significa diventare pazzi - e al tempo stesso, evitare di farsi totalmente sovraffare dall'illusione. È un difficile equilibrio tra fantasia e raziocinio, quello di chi danza ai confini della sanità mentale.

    La porta e la busta, dunque. Quale studiare per primo? Quale il più spaventoso?
    La scelta ricade sulla busta: un possibile pericolo già presente nello spazio nella stanza, una minaccia impellente da eliminare.
    Spingo il tavolo contro la porta, attento a non far cadere la busta nel mentre. Non è molto grande, non servirà a bloccarla, ma è pur sempre un solido pezzo di legno tra me ed eventuali minacce.
    Fatto questo, mi sfilo con calma lo stivale destro.
    Spiaccico i due scarafaggi in amore. Animali minuscoli, apparentemente innocui, ma che possono sempre essere dei famigli o delle spie. Fatto questo, riservo lo stesso trattamento alla busta, colpendola ripetutamente con il mio stivale.
    La apro solamente quando smette di muoversi.
     
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    ~ { sala principale

    Vi raccoglievate davanti al grammofono. Era divertente vedervi contorcervi. I dubbi hanno il sapore del veleno a volte, perché ti accorgi dei danni che provocano solo quando hanno già corroso il tuo corpo; e in quel frangente cosa c'era di più delizioso che farvi immergere nell'ansia e nel dubbio? Eravate davanti a un oggetto unico e singolare. Cos'era? Cosa fare? Perché era lì? Chi ce l'aveva messo?
    Sapete... una domanda necessita di una risposta. Oh suvvia, lo so che è una banalità ma rifletteteci: che senso ha domandarsi qualcosa di cui non si potrà mai avere il responso? Non tornerà quella domanda a perseguitarvi? Non si insinuerà nella vostra mente come un invitante ma fastidioso tarlo? Rimuginerete a lungo sul perché, ancor più che sul come. E io vi avrei guardati annaspare in questo mare.

    Dunque eccovi!
    Entrambi concentrati su quell'oggetto del mistero.

    "M-mitsuki Seishin"
    -oh finto detective, sarà divertente vederti sguazzare nella tua menzogna fino a quando non sarai costretto a rivelarti-

    Mi chiami p-pure per nome n-non ho p-problemi.
    -gli rispondi, giovane Mitsuki, intento a cogliere l'energia insita nel grammofono-


    "Ci sono delle scale, preferirei focalizzare prima la nostra attenzione su questo strumento. Riesci a vedere qualcosa?"
    -sarei curioso di chiederti perché gli hai parlato delle scale, ma trovo più divertente osservare-

    V-vediamo

    Tra i due, sei tu Mitsuki quello che possiede i poteri per svelare l'arcano. Forse il loro uso è ancora grezzo e arcano, ciò nonostante ti servì a scoprire ciò che nascondeva quell'arnese: una carica spiritica al suo interno, come se celasse qualcosa o.... forse conteneva qualcosa? Che fosse una sorta meccanismo di confinamento spirito? Cosa sarebbe successo se aveste deciso di aprirlo? E perché ora vedevi una specie di filo rosso partire dal grammofono e salire lungo le scale?
    Il dubbio ti morsicò le corde vocali.

    Q-questo grammofono è e-esageratamente c-carico di energia ectoplasmatica, è c-come una sorta di a-accumulatore di s-spettri caricato al massimo. C-che facciamo?

    "Vediamo un po'..."

    Per essere un falso detective, caro Curch, avevi dalla tua un prezioso asso nella manica del tuo finto giubbino da finto investigatore. Questo potere ti permise di conoscere la verità: ti fu possibile vedere una sagoma familiare -Elsemann- che staccava dal grammofono la manovella (quella che, quando girata, faceva partire la musica) e sottraeva dal piatto il disco musicale. Tuttavia, non appena la sua essenza mnemonica si distanziò dal grammofono, ne perdesti anche la traccia.

    Avevate fatto le vostre analisi e potevate trarne una conclusione.
    Ora dovevate decidere di operare diversamente: uno poteva cercare nella direzione dove aveva visto dirigersi Elsemann.
    L'altro, invece, poteva decidere di seguire la scia spiritica simile a un filo in un labirinto.
    O potevate farlo assieme: prima una cosa e poi dopo l'altra.

    Ah, altri dubbi? Cosa fare? Cosa non fare?
    Com'è dannatamente divertente!

    *

    ~ { corridoio

    Sono colpito.
    E lo era anche la busta.
    No forse la busta lo era anche più di me.
    Si, insomma. Cioè. Ci siamo capiti.

    Succede che passa un bel minutino buono. Sai, di quelli che si fermano ai semafori per far passare le vecchiette, o lavorano dando da mangiare ai poveri alle mense. Succede che non succede niente. E mentre non succede niente ti viene da pensare che c'è qualcosa di strafigo nello scamazzare scarafaggi. Potresti decidere di farlo diventare uno sport. Campione mondiale di stivalate agli scarrafoni. Pensaci.

    Passato quel minutino buono, non accadde niente.
    A parte la busta che prese a parlare.

    "Camminavo.
    Non potevo fare altro che camminare.
    E infine, ho visto me stesso camminare davanti a me.
    Eppure, non ero davvero io.
    Stai attento.
    Lo spazio nella porta conduce a una realtà parallela.
    L'unico me sono io.
    Ma tu sei sicuro che l'unico te sei tu?
    "

    Intanto che ti domandavi che diavolo stesse succedendo, la porta alle tue spalle si aprì. Ovviamente avresti potuto passare del tempo a capire quando dove e come il tavolo era tornato al suo posto, e tu eri dall'altro lato della stanza, e gli scarrafaggi stavano ancora copulando come gente in astinenza da anni. La cosa che prendeva pieghe sempre più assurde precipitò notevolmente quando ti parve di vedere te stesso nel corridoio su cui sbucava la porta.

    Che fai, lo insegui?
    O forse sei già fuori nel corridoio?
    E se metto il punto interrogativo alla fine di ogni frase si sente l'angoscia?

    Post Scrittum
    Dato che l'altro team pare sparito, per ora mi preoccupo di muovere solo Dhav :3 Mi farebbe piacere sapere però che fine hanno fatto gli altri.

     
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    Pentauron: Abitazione delle Anomalie - Atrio



    Tempo di continuare con le indagini. Ora che so qualcosa di più, voglio spingermi oltre, andare avanti, scoprire tutto. Però a me non piace puntare il dito solo per "sensazioni". Voglio vedere tutto il percorso, tutti i dettagli, mettere assieme ogni pezzo del puzzle anche se ne basterebbero più di metà per descrivere bene l'immagine. Sono fatto così e quando si tratta di misteri mi emoziono, sempre più quanto maggiormente mi avvicino al finale. E noi siamo ancora all'inizio. Si spegne la luce, ottimo.
    "Che succede?" - chiedo con naturalezza, anche se in realtà dovrei avere paura di queste cose. Una casa in cui vi sono entità spirituali e si spegne la luce. Sta per succedere qualcosa di brutto me lo sento.
    "Mitsuki, va tutto bene?" - chiedo spontaneamente. Preferirei averlo vicino, proprio per questo gli ho chiesto di starmi vicino, per evitare che succedano tipici inconvenienti da filmato. Proprio come se qualcuno mi avesse letto nel pensiero e casualmente avesse deciso di agire..perché appena riapro gli occhi e mi accorgo che non è più buio, ecco che mi ritrovo all'aperto.

    Città Bassa: Entrata della Villetta



    Si, avverto l'aria sfiorarmi la pelle. Un vento insolito, non di questo luogo. Mi guardo intorno, non mi pare proprio il Pentauron. Non puzza da Pentauron. Questo ambiente non è assolutamente del Pentauron. Posso solo concludere che..non mi trovo più al Pentauron.
    "Fantastico" - commento a bassa voce, tuttavia ancora sono mezzo incredulo di fronte a quanto mi è appena successo. D'altra parte, finché non ho modo di ribattere a queste evidenze, posso solo crederci. Si va sempre avanti, anche con le bugie, tanto prima o poi la verità sale a galla. O almeno qualche errore lo si trova sempre, ne sono certo. Quindi, non mi resta che credere di trovarmi altrove. Ma dove? Mi pare di aver visto strutture simili su alcune immagini. Non ho viaggiato molto, però riconosco al volo la locazione dei paesaggi ritratti su immagini. Posso azzardare senza timore che questa è Laputa. Non ha senso. Come ho fatto ad arrivare a Laputa? Non riesco a rispondermi al momento, preferirei continuare a rifletterci ma la casa di fronte a me ha qualcosa di invitante. La porta è aperta, come se fossi stato portato lì appositamente. Non avanzo subito, analizziamo ancora una volta la situazione. Elsemann ha messo mano al grammofono e si è diretto nel luogo in cui volevo indagare. Improvvisamente mi ritrovo qui, di fronte a questa villa a due piani con giardino nella Città Bassa. Forse in quel luogo c'era qualcosa di troppo evidente..qualcosa cui si voleva tenere segreto. Meglio evitare supposizioni privi di fondamento, non mi resta che proseguire. A passo deciso mi dirigo verso la villetta. La porta è già aperta, dovrei bussare? Prima diamo un'occhiata.
    "C'è nessuno?" - cortesia prima di tutto.
    "E' permesso?" - mi accingo a entrare, le buone maniere non mi mancano, non sono certo nella posizione di fare arrabbiare qualcuno! Tanto meno gli spiriti! Dovrei avere paura, ma mi contengo. Ho più la sensazione di trovarmi qui per un motivo, se c'è qualcuno che si sente il dovere di confessare qualcosa a me può dirlo di certo! Credo proprio che sono già stato licenziato da Elsemann, sempre se è pesantemente coinvolto e macchiato di coscienza.

    Stato Mentale: Normale - Non posso rifiutare questo invito!
    Stato Fisico: Normale
    Energia: 80%
     
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    Questo, signor GM, si chiama barare. Si chiama "voler far seguire ad ogni costo binari prestabiliti, ignorando l'iniziativa dei player".
    O forse si chiama solo Ineluttabilità e Destino. Perché non potevo fare una cosa utile una volta tanto, no? Oh no, la busta doveva mettersi a parlare, ignorando ogni mia volontà di neutralizzarla. Per dire cosa, poi?
    "Camminavo. Non potevo fare altro che camminare. E infine, ho visto me stesso camminare davanti a me. Eppure, non ero davvero io. Stai attento. Lo spazio nella porta conduce a una realtà parallela. L'unico me sono io. Ma tu sei sicuro che l'unico te sei tu?"

    Rido. È una risata lunga e incontrollabile, di quelle che ti obbligano a tenerti la pancia per evitare l'arresto respiratorio. Rido per parecchi minuti, la mente in totale blackout. Rido fino a pulire il pavimento con le lacrime. Lunghi respiri. Addominali indolenziti. Stavo quasi per riuscire a riprendermi, ma la visione fugace del me stesso sulla porta mi costringe ad altri minuti di divertimento isterico.
    Sei sicuro che l'unico te sei tu, mi chiede. E lo dice con così tanta serietà, come se cercasse di mettermi paura.
    A me.
    «Ci sono tanti me. Uno l'ho pure scopato.» rispondo alla lettera, prima di accartocciarla tra le mani. Ci faccio una bella palla, così forse ora sta zitta. Me la infilo in tasca, rimetto lo stivale ed esco dalla stanza, piano piano.
    Passi piccoli, sensi all'erta, tanta cautela. Andiamo a vedere se l'altro me è più antipatico del solito me!

    Edited by Zero - 13/7/2016, 20:22
     
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    ~ { casa sconosciuta, Laputa

    Nessuno ti risponde, perché nessuno era in casa. Eppure avevi la sensazione di essere osservato. Sensazione che cresceva spasmodicamente a causa dei numerosi quadri appesi alle pareti, il cui sguardo arcigno, spesso cancellato dal tempo -o da chissà cosa-, pareva spostarsi ad ogni tuo passi. Ed eri certo che un tornado dalle dimensioni assai domestiche, ma non altrettanto confortevole, avesse messo sottosopra praticamente ogni cosa. Incedere, in questo caso, era un imperativo. Esplorare? No direi, nuotare nelle cianfrusaglie.

    Il fatto che Elsemann, o la sua figura evanescente, camminasse a pié spedito ti faceva capire che egli era in un piano diverso del tuo. Forse un remoto passato, che si soprapponeva al tuo sbiadito presente. Ti accorgesti con imperdonabile ritardo che il tuo compagno di viaggio era svanito nel nulla, il che ti lasciava semplicemente solo.

    Solo contro l'ignoto.

    Elsemann intanto svirgolò rapidamente verso uno scantinato, affondando la sua ectoplasmatica faccia nella porta, inzaccherandola di un rosso acre e terribile. Qualsiasi cosa ci fosse lì, valeva la pena investigare?

    *

    ~ { corridoio

    Accartocci la busta. La busta accartoccia te.
    O meglio, errata corrige: infili nella tasca qualcosa che svanisce non appena apri la porta.

    E non appena apri la porta sei nuovamente nel corridoio.
    E appena sei nel corridoio ti accorgi che niente è cambiato.
    E appena capisci che niente è cambiato, sei sicuro di essere finito in un loop.
    Ed essendo finito in un loop capirai che potresti tanto uscirne, come non uscirne mai.
    E sapendo che potresti non uscirne, ti domandavi se non fosse quello il significato dietro: sei sicuro che il vero te sei te?

    Appunto.
    Io sono Io.
    Il corridoio sa di essere tale.
    Era sempre lo stesso. Niente era cambiato.
    Ma tu?

    Tu sei cambiato rispetto al corridoio?
    Invero, sì. Ora sai cosa che prima non sapevi.
    Hai visto e fatto cose che non hai fatto prima
    Tu non sei più tu.

    Così potevi vederti camminare davanti a te.
    Con la memoria, certo. Potevi ricordare perfettamente cosa avevi fatto prima.
    E sapendo cosa avevi fatto prima, sai adesso che tu non sei più lo stesso tu.
    Perché non farai le stesse cose? Probabile.

    O forse perché, anche se tu le ripetessi, avesti sempre una novità in più.
    Non era questo forse il concetto di labirinto?

    Perdersi fino a non ritrovarsi, pur rimanendo sempre nello stesso luogo.
    Ma come ogni ripetizione, essa si base su regole scritte e, come tali, potevi infrangerle.
    Potevi uscirne.






    Forse.

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    Ok, sono in una specie di loop temporale.
    Io odio i loop temporali. L'ultima volta che sono finito in un paradosso simile sono diventato un'ombra ghignante, Angeldust era piena di mostri e c'era una malattia che trasformava in pietra la gente.
    Brutto casino.

    Cosa fare, dunque, che fare?
    Metodo scientifico. Sperimentazione. Comprendere le regole del loop, così da poterle aggirare.
    Mi guardo intorno. Come sono i muri? Poggio i palmi sui mattoni, tiro dei colpetti.
    Pareti troppo spesse per poterle distruggere a unghiate, temo. Nessuna finestra. Unica via di fuga, il corridoio.
    Scienza sia, allora.

    Primo esperimento:

    superare l'uscio. Correre nel corridoio.
    Tirare un coltello da lancio contro la spalla destra della mia copia.
    Perché? Per vedere se il loop è retroattivo, ovviamente, capire se il qui e ora può alterare il passato e quindi il futuro. Per vedere se attirare l'attenzione del mio doppio può portare a un'interazione.
    Tanto sono un dottore scriteriato. Potrei farmi un po' male, ma poi passa.

    CITAZIONE
    Utilizzo uno dei 5 pugnali da lancio che mi ero segnata nell'equip a inizio quest per colpire la mia copia. :^|
     
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    ~ { corridoio infinito

    Il primo passo è sperimentare, il secondo è verificare.
    Ma in un loop che si ripete puoi davvero farlo; e se sì, in che misura?

    Scopri a tue spese che il coltello si pianta facile nella spalla del tuo doppio.
    Così come appare bello e vivido dentro e dietro la tua, come se ci fosse lì da sempre.
    Così capisci che è il corridoio è intrappolato nel loop e quindi tu -e gli altri te- siete legati dallo stesso.

    Ma il tuo esperimento introduce un'altra novità: non ti eri più fermato a sentire la radio.
    Lo spettro non era uscito, o meglio, lo vedevi agitarsi fuori da una finestra ma non osò aggredirti.
    Svanì poco dopo.

    Il te stesso ferito si voltò ma parve non vederti.
    A quel punto una porta sul lato si aprì: conduceva nel bagno.
    Un pianto proveniva dall'interno.

    Il te stesso del passato vi stava per entrare.
    Il te -tu- del futuro doveva ancora agire.

    Notasti che c'era un buco nella parete.
    Potevi sbirciare cosa faceva l'altro te.
    Lo avresti fatto?

    *

    ~ { casca sconosciuta

    Seguisti Robert finché non raggiunse una stanza da letto. Lo vedevi rovistare tra la roba, mentre due corpi giacevano riversi a terra. C'era sangue ovunque. Qualsiasi cosa li avesse uccisi doveva essere enorme: i segni degli artigli che percorrevano le pareti sembravano appartenere a... un titano del recupero? Possibile?

    Mentre eri intento a sbirciare i segni dell'aggressore, Robert parve tirare qualcosa da sotto al letto. Era una scatola nera con una manovella e... un grammofono! Lo vedevi analizzare l'oggetto, finché non decise di utilizzarlo facendo ruotare la manovella. Tuttavia, invece che nella direzione giusta, fece girare la manovella al contrario e come per incanto i corpi e la stanza iniziarono a muoversi.

    L'ambiente stava palesemente tornando indietro nel tempo, come un film riavvolto su nastro; e man mano che Robert girava la manovella con più rapidità, tanto più rapidamente la scena si riavvolgeva. Così, quando arrivò al limite e lasciò andare la melodia del grammofono, potevi vedere la camera sconquassata e i corpi brutalmente colpiti.

    Da cosa?
    La domanda ti colse impreparato.

    "Questo giocattolino mi tornerà decisamente utile!"

    Poi tutto scomparve. Ti parve di svenire, e intanto una creatura orribile ringhiava da chissà dove.


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    Ho un coltello piantato nella spalla, urrà!
    Cioè, forse non dovrei festeggiare. Avere una lama tra le scapole fa male, dopotutto. Ma soprattutto, questa mia azione ha portato ad un seguito del tutto imprevisto, e non sono del tutto certo che la cosa sia positiva.
    Ho retconnato il passato. Oddio Odio i paradossi temporali, e saperne di averne creato uno mi fa venire la nausea. Il mio vecchio me ha ignorato la radio, e ora procede dritto e spedito verso il bagno.
    E io cosa faccio? Beh, lo seguo e lo spio attraverso il buco del muro, direi. Sono sicuro che finirà male, anzi, spero che succeda così - perché di me stessi nel mondo ce ne sono già fin troppi. L'importante quindi è osservare le sue mosse, capire dove sta sbagliando e cercare di fare la cosa giusta.

    E se sbaglio?
    Nuovo loop.

    Cerchiamo di uscire da questa follia, un nauseabondo cadavere alla volta.

    (In tutto ciò, sarebbe estremamente carino se riuscissi a togliermi il coltello dalla schiena - ma non riesco bene a raggiungerlo, e non posso permettermi di distrarmi. Agh.
    Caro me stesso, la prossima volta mirerò ad un braccio, promesso.)
     
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    ~ { corridoio infinito

    Ci sono due cose di cui fosti sicuro, dopo aver spiato in quel buco: Robert Elsemann nascondeva più di quanto non sembrasse; quel posto era maledetto come il cogurt dei Simpson. Però è gratis, quindi fa niente!

    Mentre l'altro te entrava nel bagno, e tu lo spiavi dall'interno, una figura stava nascosta tra le tende della vasca (tipo Skyrim, che la gente ti passa davanti e non ti vede!). Il fatto era che la figura stava a pochi passi dal buco da cui tu stavi spiando, per cui lo sentivi respirare. L'altro te, invece, non se ne accorse affatto e virò bello dritto verso... il feto. No, non diminutivo di fetore: un feto umano. Un aborto. Un coso sanguinante e deforme che prese a piagnucolare furiosamente.

    CHE
    SCHIFO
    (i bambini ndr)

    Le cose però si complicarono. Robert Elsemann si avventò sull'altro te alle spalle, approfittando del coltello piantato in esso per piantartelo in profondità nella schiena. Il dolore colse anche te, ovviamente. Tuttavia notasti un particolare: mentre il dolore fra voi era condiviso, non lo fu la sorte. L'altro te fu brutalmente ammazzato; la testa sbattuta più volte sul lavandino e il sangue ovunque. Tu eri ancora vivo.

    Le domande erano sicuramente tante, ma la risposta a molte di queste si presentò così: il rumore di una porta che si spalancava. La porta del bagno, appunto. E se quello che tu avevi visto non era il te del passato ma... del futuro? Forse Elsemann era ancora nel bagno, in attesa. Magari potevi fargli una sorpresa!


    *

    ~ { Appartamento

    Al tuo risveglio eri ritornato nuovamente dentro l'appartamento. Ti sentivi vagamente rimbambito e con difficoltà tornasti ad alzarti. Avevi tra le mani la rotella del grammofono. Non eri sicuro di come fosse arrivata nelle tue mani, ma niente ti avrebbe impedito di usarla: della figura di Robert non v'era traccia. Tutto era rimasto esattamente come quando eravate entrati, con l'eccezione che eri solo.

    Ti avvicinasti al grammofono. Incastrasti la manovella.
    E iniziasti a girare.

    Post Scrittum
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