Giorno 3

{passato X presente X futuro}

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    -Fa strada.

    Dopo un breve momento di riflessione, la Darkettona aveva accettato la proposta del Dottore, ed era stato con un mezzo sorriso compiaciuto -e forse anche un po' grato- che quegli si era alzato dalla sua poltrona, recuperando il fascicolo sulla visitatrice dalla scrivania per ricollocarlo al suo posto; prima di invitarla ad uscire dalla stanza, il giovane aveva scambiato il camice bianco che indossava con una valigetta ventiquattr'ore al ganci di un appendiabiti, e -in abiti borghesi- aveva chiuso a chiave la porta. E anche per quel giorno, lì aveva finito.

    « Comunque... Il mio nome è Leorio Paladinknight. »
    le aveva detto, porgendole la mano in mezzo al corridoio
    « Piacere di conoscerti, Signorina Alhandra. »

    Perché, dopotutto, anche le formalità vogliono la loro parte.

    png

    Ripercorrere i corridoi dall'ufficio del Primario fino all'uscita dell'ospedale fu già di per sé una via crucis: quasi ogni quattro passi -oltre ogni porta, dietro ogni angolo, all'entrata all'uscita e dentro ogni ascensore- qualcuno li aveva fermati per domande, istruzioni, saluti o altre chiacchiere... e anche se nessuno le aveva esplicitamente rivolto la parola, in molti le avevano lanciato occhiate incuriosite, indagatore e penetranti.

    Non appena varcata la soglia, la piacevole e fresca brezza della sera li aveva avvolti, e -finalmente all'aria aperta- ad Alhandra erano state restituite sigarette ed accendino... ma solo per il tempo di arrivare al parcheggio, venire invischiati in altre chiacchiere dal custode -a cui Leorio l'aveva spacciata per una cugina che vive altrove- e salire in macchina: un'elegante berlina dalla carrozzeria grigio metallizzata, con gli interni in pelle e dove -ovviamente-
    non era permesso fumare.

    La guida di Leorio era accorta e sicura, ma il viaggio in auto richiese quasi un'ora abbondante, più per il traffico dell'ora di punta che per altro; tuttavia, tra il paesaggio urbano che sfrecciava al di là del finestrino -con le sue luci, colori ed umanità-, le canzoni che passavano in radio, e le discutibilissime prove canore dell'autista ce ne fu abbastanza per non dar peso al tempo.

    jpg

    La corsa si concluse in un quartiere decisamente altolocato, e dopo aver posteggiato la macchina in un posto riservato, il suo ospite le fece strada attraverso l'ingresso di un grattacielo più simile ad uno sfavillante albergo extra-lusso che ad un condominio, dove il portinaio -seduto alla reception nell'atrio- ricambiò il saluto dell'inquilino con un cenno vago e uno sguardo annoiato; poi, finalmente, l'ascensore... e una lunga lunghissima salita che li condusse nientemeno che all'attico.


    Un super-attico, in realtà. La chiave girò nella toppa della porta blindata, sciogliendo quattro mandate prima di schiudersi sull'oscurità fitta, e non appena il padrone ebbe battuto le mani due volte, i faretti incastonati nel soffitto si accesero, illuminando un gigantesco salone pavimentato con parquet di legno, con un ampio divano dalla curiosa forma circolare al centro dell'ambiente, un gigantesco televisore dallo schermo piatto, e tutti quei pezzi di arredo -mobili, quadri, tappeti e suppellettili- che sembravano urlare “sono ricco e di successo”.
    La cosa che maggiormente colpiva l'attenzione di chiunque, però, era senza dubbio la vetrata dall'altra parte della stanza: occupava un'intera parete, e si affacciava sulla città rischiarata dalle luci artificiali, come piccoli gioielli incastonati nel buio... una vista che in molte avevano certamente trovato romantica.

    jpg
    « Eccoci arrivati, finalmente...! Non so tu, ma io ho una certa fame...!
    Se hai qualche desiderio particolare sul cibo, non hai che da dirlo, ed ordiniamo subito. »

    esordì, avanzando verso il divano e abbandonando la giacca sulla spalliera
    « ...così, nel tempo della consegna, ti mostro la casa e tutto quello che ti può occorrere. »

     
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    Si dice spesso "il mondo è bello perchè è vario", ma ad Alhandra capitava sempre gente strana e con qualche fissazione che, come minimo, finiva per romperle irrimediabilmente le scatole. I genitori con la vocazione per il lavoro che l'abbandonavano a casa per mesi interi, il fratello e le passioni per l'horror che, a quei tempi, furono la ragione di molte sue future sindromi e psicosi, Aisiling e le gelosie che in qualche modo l'avevano quasi uccisa, il Capocasata Von Kramer e le manie di persecuzione che... in effetti, anche quelle l'avevano quasi uccisa. Poi il boss della Quinta Bolgia che la costringeva a comprare bussole, tutte rotte, Virginia e gli esorcismi insensati, Drusilia ed i mocciosi che le ronzavano attorno e... Leorio e le sue dannatissime regole sul fumo.
    Ma che cazzo, la macchina era sua!!! Decideva lui se si poteva, non c'era mica una legge a riguardo! Se solo fosse stata vera una boiata simile e si fosse trovata uno sbirro a farle la multa perchè fumava in macchina, come minimo gli sarebbe scoppiata a ridere in faccia.
    E invece no. In quel particolare caso dovette rintanarsi sul sedile di fianco all'autista, braccia incrociate e sguardo truce diretto all'orizzonte, costretta non solo a non poter sfogare lo stress con una buona sigaretta, ma anche ad ascoltare il dottore nelle sue performances canore. Che poi, se faceva il medico e non il cantante... un motivo doveva esserci, no?

    Per non parlare poi dell'attico.
    Passi la gente che continuava a fermarlo così da leccargli il didietro -metaforicamente parlando, anche se per alcuni ebbe il sospetto che potesse verificarsi anche l'altra opzione, quella realistica- passi il fatto che l'avesse spacciata per una cugina, passino le regole sul fumo e le stonature in grado di provocarle incubi e notti insonni per i mesi a venire... ma quella casa era la rappresentazione di tutto ciò che lei non tollerava. Lusso, sfarzo e una parete di vetro con vista mozzafiato. Chissà quante puttane si era portato a letto.
    Che poi, parlava proprio lei...
    A ben pensarci, sembrava quasi la protagonista di Pretty Woman, disorientata in tutto quel lusso e trascinata a destra e manca dal riccone di turno. Peccato che Sanglante non fosse carismatica o sorridente come Julia... e lui non fosse gnocco. Ma nemmeno un pò.

    « Eccoci arrivati, finalmente...! Non so tu, ma io ho una certa fame...!
    Se hai qualche desiderio particolare sul cibo, non hai che da dirlo, ed ordiniamo subito.
    ...così, nel tempo della consegna, ti mostro la casa e tutto quello che ti può occorrere. »


    scelsel
    -Mh... è da tanto che non mangio cinese.
    Alhandra si trovò a riflettere ad alta voce, mano sul mento ed occhi puntati sul paesaggio così non mostrare il proprio disagio davanti allo sfarzo. Poi, senza nemmeno cercare un menù o aprirlo, continuò con tono pragmatico e risoluto, voltandosi in direzione del suo salvatore.
    -Mi piacerebbe assaggiare tutto.
    A quel punto avrebbe mostrato il suo primo sorriso della giornata... e per quanto fosse sicuramente meno minaccioso delle sue solite occhiate, aveva un che di maledettamente inquietante.
    Sarebbe stata realmente in grado di fagocitare "tutto ciò che c'era sul menù"?


    Edited by Drusilia Galanodel - 29/6/2017, 20:47
     
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    -Mh... è da tanto che non mangio cinese.
    guardandosi intorno, la ragazza si era avvicinata alla vetrata
    -Mi piacerebbe assaggiare tutto.

    ...e il giovane Dottore, che si era limitato a recuperare il telefono dalla tasca interna della giacca con un'indifferente alzata di spalle al suono della prima frase, si immobilizzò nell'udire l'ultimo commento, portò lo sguardo scuro sulla figura di quella ragazzina ossuta, trovando per la prima volta il suo faccino sorridente e -dopo un attimo di allibito silenzio- scoppiò in una fragorosa risata già per la seconda volta dacché si conoscevano.

    « Ah ah ah ah! E dove la metteresti tutta quella roba? »

    Gli uscì spontaneo chiederglielo, ma più che per una battuta di spirito, Leorio lo prese per uno scherzo: uno di quegli scherzoni da “visto che offri tu, ti dilapido un patrimonio per dispetto”, e... certo, adesso i soldi non erano più un problema, ma per chi è cresciuto nelle ristrettezze è sempre un crimine sperperare il cibo.

    « Guarda che sono un tipo di parola: ti ho promesso vitto e alloggio... »
    le disse gentile, immaginando chissà quale paranoia nella sua testolina diffidente
    « ...e vale per tutti i giorni in cui sarai mia ospite. »

    Di solito -gli aveva spiegato una volta Kurapika-, le persone diffidenti come lei cercano di sfruttare sempre al massimo ogni occasione sul momento, non dando mai troppa fiducia agli accordi o -per estensione- alle leggi stabilite, perché possibilità ipotetiche e senza riscontro concreto, perciò... agli occhi del giovanotto, risultò quindi più probabile che Alhandra intendesse ingozzarsi nell'incertezza di quando avrebbe visto il prossimo pasto, piuttosto che fosse semplicemente un manico di scopa con l'appetito di una mandria di Tarrasque appena usciti dal digiuno quaresimale in mezzo al deserto del Gobi.

    Eh... Povero ingenuo Leorio... ma, dopotutto,

    lui che ne poteva mai sapere?

     
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    « Ah ah ah ah! E dove la metteresti tutta quella roba? »
    Oh, Leorio... non darle modo di esser volgare.
    -Nello stomaco, ovvio.
    Ecco, brava.
    Sta di fatto che Alhandra non sorrideva più, ma esibiva un'espressione perplessa ed al tempo stesso incuriosita. Un pò come quando ci si trova congelati ed attratti contemporaneamente da un'argomentazione che non sta nè in cielo e nè in terra.

    « Guarda che sono un tipo di parola: ti ho promesso vitto e alloggio... e vale per tutti i giorni in cui sarai mia ospite. »
    Beh, ok. Bene... credeva di esserci arrivata a quel punto. A che pro dirlo proprio in quel momento? Era una specie di premessa a qualche strana dichiarazione che lei non coglieva? Oppure era lui quello psicoleso?
    -Mmmmh... ok- avrebbe risposto, arretrando -Me lo hai detto anche prima, no?
    Oppure soffriva di perdite di memoria a breve termine? Bel problema, per uno che faceva il medico.
    -...quindi? Cioè... che centra con la mia cena?
     
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    -Mmmmh... ok. Me lo hai detto anche prima, no?
    rispose perplessa la giovane, fissandolo interdetta
    -...quindi? Cioè... che centra con la mia cena?

    « Quindi non sforzarti troppo: non ti farò mancare il cibo. »

    Con un'alzata di spalle, Leorio si rassegnò e selezionò dalla rubrica del telefono portatile il suo ristorante cinese di fiducia: un po' distante, ma non troppo costoso, porzioni abbondanti, e molto buono...

    Certo, dubitava ancora -comprensibilmente- che la sua ospite potesse essere fisicamente in grado di mangiare tutto, e in vero era piuttosto sicuro che la ragazzina avrebbe finito per sbocconcellare quattro cose prima di arrendersi, ma non si tormentò col rischio del cibo sprecato: aveva un frigorifero bello grosso per essere uno scapolo -oltre che praticamente vuoto-, perciò c'era tutto il posto per stipare gli avanzi che neppure lui sarebbe riuscito a far fuori.

    La chiamata fu lampo, ma c'erano pochi dubbi in merito al fatto che -con un'ordinazione di quella portata- sarebbe trascorsa forse un'altra ora piena prima dell'arrivo della cena; ad ogni modo, si erano appena tolti un pensiero, così non restava che mostrare il resto della casa ad Alhandra e prepararsi per la notte; intanto, nell'attesa, il Dottore si alzò dal divano e passeggiò fino al frigo per prendersi una birra.


    « Ehi, te ne va una, mentre aspettiamo la cena... »
    le chiese, affacciando la testa fuori dal frigo ed esibendo la bottiglia di vetro
    « ...e intanto ti mostro il resto della casa? »

     
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    Quando lui le fece quell'appunto sul cibo, Alhandra rimase in silenzio. Ciò nonostante fu combattuta riguardo le emozioni da provare: una parte di lei ghignava all'idea che quel poveraccio non aveva ancora capito con chi aveva a che fare... ovviamente tutto a suo vantaggio, mentre un'altra -più orgogliosa e testarda- si sentì abbastanza risentita del fatto di essere trattata come un animaletto bisognoso d'affetto, abbandonato chissà dove dai propri padroni. Si, insomma... conservava ancora un briciolo di orgoglio! Certo, in parte era finito perduto in seguito alle bizzarre richieste della marmaglia di clienti che si era trovata costretta a "soddisfare" a Merovish, ma... era certa che qualcosa per indignarsi fosse ancora rimasto.

    « Ehi, te ne va una, mentre aspettiamo la cena... e intanto ti mostro il resto della casa? »
    "Si, dato che non si fuma, almeno posso darmi all'alcool", o almeno così avrebbe detto. Ciò nonostante si concesse alcuni secondi per riflettere, ancora indecisa su dove volesse andare a parare quell'idiota.
    -Una bionda, se ce l'hai.
     
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    -Una bionda, se ce l'hai.

    Annuendo, il Dottore pescò una bottiglia di vetro bruno dal fondo del frigorifero e richiuse lo sportello con un colpo di gomito, stappò le bibite, e porse alla Darkettona quanto aveva richiesto, prima di tornare in direzione della porta d'ingresso all'attico, rivelando -occultata dall'effetto ottico dovuto alla curvatura delle pareti del salone a pianta rotonda- l'esistenza di due corridoi che si allungavano in direzioni opposte lungo quella parete. Per prima cosa, imboccò a destra.

    « Da questa parte ci sono la mia stanza, un bagno e il ripostiglio. »

    Riassunse, conducendola al termine dell'andito a “L”, in fondo al quale si aprivano tre camere decisamente spaziose, ben arredate con mobili praticamente nuovi fiammanti, e tutte impeccabilmente ordinatissime... quasi come se fossero state abitate tanto poco quanto niente; al confronto, l'ufficio dell'ospedale era molto più vissuto - e, le cose dovevano stare davvero così.

    L'unica nota di colore, il tocco realmente personale che poteva aver attirato l'attenzione di Alhandra, sarebbe probabilmente stata la fotografia incorniciata sullo scrittoio della camera da letto del padrone di casa...


    jpg

    Doveva essere vecchia più di dieci anni, a giudicare dal divario di età che il Leorio ritratto lì aveva con il sé stesso attuale, ma a giudicare dalla sua essenza immortalata nello scatto, c'erano parti di quel ragazzone sorridente, affettuoso ed invadente che erano felicemente sopravvissute; nessuna idea su chi fossero il biondino e i due bambini insieme a lui.

    « Dall'altra, abbiamo la cucina, il secondo bagno, e la camera per gli ospiti. »
    concluse, accompagnandola nell'altra sezione, speculare alla prima
    « ...e qui è dove pensavo di sistemarti. »

    In un muto invito ad entrare a dare un'occhiata, il Medico si appoggiò allo stipite della porta, facendosi da parte e liberando il passaggio sulla soglia; dall'altra parte, una semplice ma elegante camera dalle pareti azzurre, un letto ad una piazza e mezzo, una scrivania con una lampada, e un armadio che ricopriva l'intera parete: un ambiente ancora una volta impersonale... Non fosse stato per un'altra foto. Dopotutto, sarebbe stato difficile non notarla: era piuttosto grande, l'elaborata cornice sembrava più adatta ad un quadro, e la qualità dello scatto faceva intendere che fosse stata realizzata in uno studio di alti livelli.

    I soggetti immortalati in un luminoso salotto di stile coloniale erano una coppia di sposi, giovani e bellissimi nei loro abiti di alta sartoria: lei -una bionda in abito bianco, bella come una bambola, con gli occhi verdi come smeraldi e le labbra rosse come petali di fiore piegate in un morbido sorriso- sedeva in braccio al consorte, con il capo reclinato all'indietro e il bouquet in grembo; lui, assiso in poltrona “like-a-boss”, vestiva in un completo elegante, sorrideva scaltro e affascinante mentre si reggeva il capo con la destra -puntellata su uno dei braccioli- e teneva la mancina sospesa a mezz'aria, le dita intrecciate a quelle inguantate in bianco della sposa. E il lui in questione era Leorio.

    « Negli ultimi due tiretti della cassettiera nell'armadio ci sono le lenzuola e gli asciugamani.
    Ti serve qualcos'altro per stanotte? »

     
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    Non appena il dottorino le passò la bottiglia, Alhandra si attaccò senza troppe cerimonie, finendo per svuotarne metà in un sorso. Poi, osservando il livello attraverso il vetro, giunse alla conclusione che era meglio non lasciarsi prendere la mano. Quando era ubriaca faceva un sacco di cazzate ed era abbastanza convinta che probabilmente ci sarebbe finita a letto, cosa di cui si sarebbe amaramente pentita la mattina seguente.

    « Da questa parte ci sono la mia stanza, un bagno e il ripostiglio. »
    La prima cosa che notò di quelle camere fu la sensazione di gelo che la fece rabbrividire. Per carità, erano belle come quelle esposte nei mobilifici a cinque stelle ma... oltre alla vetrina non le davano l'idea di un ambiente caldo e familiare. A dirla tutta sembrava molto più caldo il suo ufficio, il che era tutto dire.
    -Questi sono i tuoi pazienti?- domandò con aria di sufficienza, lanciando un'occhiata all'unico tocco personale in quel posto -... o sono i tuoi cuginetti?
    Fratelli no, perchè non si somigliavano per niente.

    « Dall'altra, abbiamo la cucina, il secondo bagno, e la camera per gli ospiti ...e qui è dove pensavo di sistemarti. »
    Altra occhiata veloce in un ambiente altrettanto freddo, che le mise i brividi. Più che altro le ricordava la camera dei suoi genitori, sempre vuota e maledettamente ordinata. Fu per questo che fece non poca fatica a muovere i primi passi, per poi guardarsi intorno con aria disorientata. L'occhio cadde su un'altra fotografia, questa volta più grande. I soggetti la lasciarono di stucco.

    -Quindi sei sposato- osservò secca, quasi infastidita -Non ho visto nessuna donna in casa.
    Fra le infinite soluzioni, infondo, due sole erano quelle maggiormente probabili. La prima che fosse vedovo, la seconda che l'avesse lasciata chissà dove, per seguire la sua vocazione di medico.
    Deja-vu?
     
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    -Questi sono i tuoi pazienti? ... o sono i tuoi cuginetti?

    Arricciando le labbra in un abbozzo di sorriso, Leorio si limitò a rigirarsi nella gola una risatina leggera; a giudicare dalle parole scelte, doveva trattarsi di un qualche rimando alla sua vita in ospedale, ma... non ne comprese il significato profondo: dopotutto, cosa poteva saperne lui dell'avversione di Alhandra per la dedizione al lavoro?

    « Nah: quelli sono i miei amici. »
    aveva risposto con tono colloquiale, sorseggiando la sua birra
    « I miei migliori amici. »

    Stavolta, un sospiro vagamente malinconico gli evase dal petto, ma bastò mandare giù un altro sorso di birra per evitare che parole a sproposito risalissero su: sarebbe finito per sembrare un vecchio nostalgico che rimpiange i “bei vecchi tempi andati”, e... visto il lungo periodo che avrebbero probabilmente dovuto trascorrere insieme, per fare quell'impressione ci sarebbe stato tutto il tempo. E poi, il tour doveva proseguire.

    Giunti alla stanza degli ospiti -quella che sarebbe divenuta per un po' la “sua” stanza-, la ragazza esitò sulla soglia, e la sua espressione facciale -venata di scazzo- sembrò indice che qualcosa dentro di lei si fosse nuovamente indispettito; tuttavia -per sfortuna o fortuna-, il Medico non era così sensibile ai mutamenti d'umore altrui, così gli fu piuttosto facile agire in maniera naturale reagire alla frecciatina che la sua ospite gli lanciò subito dopo, quando ebbe notato la foto... perché non se ne era minimamente accorto.

    -Quindi sei sposato-
    commentò secca, guadagnandosi una lunga occhiata da parte dell'altro
    -Non ho visto nessuna donna in casa.

    Ora, come si suol dire: “non c'è due senza tre”, e... successe ancora: Leorio scoppiò allegramente a ridere; quando ebbe finito -pochi istanti più tardi-, le iridi color nocciola si levarono sulla foto e la contemplarono per un lungo istante.

    « No... non sono sposato. »
    esordì, con un sorriso scaltro, come se qualcosa lo divertisse
    « Quella nella foto è il Quattordicesimo Presidente dell'Associazione degli Hunter:
    Corinne Sarah Sybille Lewis Hargreaves – per alcuni, è una celebrità. »

    spiegò, con pazienza, ma anche con un certo misto di orgoglio e compiacimento
    « Alcuni anni fa, uno degli atelier di moda più famosi al mondo le ha chiesto di posare come modella per la linea di abiti da sposa, e lei ha accettato. »

    jpgNonostante avesse tutto l'aspetto di un bambino sborone intento a vantarsi, il viso del Dottore si era illuminato, e anche se solo poco prima era riuscito a schivare la trappola dei ricordi nostalgici, adesso ci era cascato in pieno, con tutto le scarpe; si ritrovò a ricordare l'esperienza sul set del servizio fotografico, e non poté trattenersi dal ridacchiare, riportando lo sguardo sulla darkettona per condividere l'aneddoto.

    « Il suo fidanzato, uno dei miei amici, ce l'ha avuta con me per mesi. »
    ammise, col tono di chi declina ogni responsabilità
    « Però... io non c'entravo proprio nulla: è stato lo stilista a scegliere.
    Non è mica colpa mia se il completo elegante stava meglio a me...! »


    Eh sì che avere ogni tanto qualcuno per casa con cui chiacchierare era una bella cosa, ma... Quanto poteva interessare la sua vita ad Alhandra...?

    « E' sempre un buono spunto di discussione, quando ho ospiti. »
    continuò, apparentemente cambiando argomento e tornando a fissare la cornice
    « ...e poi, oggettivamente, è una bella foto, no? »

    Aveva qualche anno di meno, lì, certo... però era uscito decisamente figo.

     
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    « No... non sono sposato. » esordì il tipo, anche se fino a quel punto sarebbe benissimo potuta essere una scusa per portarsi ragazze in casa « Quella nella foto è il Quattordicesimo Presidente dell'Associazione degli Hunter:
    Corinne Sarah Sybille Lewis Hargreaves – per alcuni, è una celebrità. Alcuni anni fa, uno degli atelier di moda più famosi al mondo le ha chiesto di posare come modella per la linea di abiti da sposa, e lei ha accettato. »


    Avrebbe voluto fare la hipster e commentare con un "mai sentita" ma... sebbene non le fregasse assolutamente nulla di vestiti ed abiti da sposa, il capo dell'associazione Hunter era famoso all'incirca come il Papa e qualche altro famoso regale. Inoltre, da ragazzina, era quello in carica.
    « Il suo fidanzato, uno dei miei amici, ce l'ha avuta con me per mesi. Però... io non c'entravo proprio nulla: è stato lo stilista a scegliere. Non è mica colpa mia se il completo elegante stava meglio a me...! »
    Si, si... certo. Come ci credeva.
    « E' sempre un buono spunto di discussione, quando ho ospiti ...e poi, oggettivamente, è una bella foto, no? »
    -Penso l'abbiano ritoccata, sai?- e non per la bella ragazza, ma per lui.

    Senza aggiungere altro, si portò nuovamente le mani in tasca. Questa volta, però, non estrasse alcuna sigaretta o droga di qualche tipo... piuttosto il portafogli. All'interno era nascosta una foto un pò stropicciata di quattro ragazzine in posa. Avevano all'incirca tredici anni e sorridevano: portavano un'uniforme abbastanza conosciuta, considerando che appartenesse ad una scuola d'elite della città in cui era avvenuto il famoso massacro. Una di queste, nonostante il visino più giovane, tondo, i capelli corti e a spazzola come un ragazzo e... meno piercing, era proprio Alhandra. La più alta di tutte. Abbracciava una ragazza molto carina con gli occhi verdi e dolci ed un viso da bambola: perfino i capelli si raccoglievano in ordinati ed eleganti boccoli castani. Ai lati, infine, una biondina con i codini e lo sguardo timido ed una rossa dall'aria abbastanza anonima.
    -Lei è la puttana che ti dicevo- disse Alhandra, accennando proprio a quest'ultima -Le altre due sono mie amiche. Una è morta. E' stata uccisa.
    ...e risorta come santa vivente. Si concesse di tralasciare quel punto, sicurissima che quel sempliciotto non avrebbe capito.
    -L'altra è una Galanodel. In effetti... è una specie di Capocasata, ora.

    Nonostante non le avesse direttamente distinte, era abbastanza palese chi fosse la Figlia del Cielo: una delle quattro -quella abbracciata ad Alhandra- mostrava una carnagione particolarmente candida, quasi luminosa, e dei lineamenti oggettivamente perfetti... esattamente come ci si aspetterebbe da un bellissimo angelo.
     
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    -Penso l'abbiano ritoccata, sai?-

    Il commento della ragazza aveva un sottinteso tanto facilmente intuibile quando gratuitamente caustico, ma... vuoi per la stanchezza della giornata di lavoro -che in teoria sarebbe dovuto essere un giorno di riposo- da una parte, vuoi per la ingenua buonafede (leggi “tontoneria”) e l'istinto protettivo che lo spingeva a sentirsi sempre addosso il ruolo del “fratello maggiore” dell'altro, il Leorio non ci badò; dopotutto, era anche sempre stato piuttosto sicuro del suo aspetto, per questo la velata illazione di Alhandra fece miseramente cilecca.

    « Beh... sì, in effetti hanno cambiato un po' le luci, i colori delle tende sullo sfondo... »
    assentì guardando la foto, assorto, prima di concludere con un sorriso e voce più bassa
    « ...e probabilmente avranno rimosso i tentativi di sabotaggio di Killua... »

    Nel frattempo -accanto a lui-, la Darkettona aveva recuperato il portafogli dalla tasca, e quando il Dottore riportò su di lei lo sguardo color nocciola, la vide estrarre una piccola fotografia un po' sgualcita dal suo interno: oltre la patinatura liscia -a cui il tempo doveva aver tolto parte della sua lucentezza-, c'erano i volti di quattro ragazzine... Erano in posa, vestite con la divisa dell'Istituto Rosenstolz -un collegio dei più rinomati per ospitare solo gioventù di un certo status sociale-, e sorridevano, persino una più giovane Alhandra, con meno piercing, più carne sulle ossa, e un taglio di capelli piuttosto mascolino.

    Era la più alta del quartetto -una cosa in cui si ritrovò-, e stava abbracciando una fanciulla di una bellezza assoluta, una cosa oggettiva e lampante su cui chiunque avrebbe concordato a prescindere dai gusti e dai canoni di riferimento: lunghi capelli castani, labbrucce rosse e ben disegnate, l'incarnato lunare e privo di ogni estetica pecca, e poi, quegli occhi verdi... Delle altre due, il Medico si accorse solo quando l'ospite vi indirizzò la sua attenzione.


    -Lei è la puttana che ti dicevo-
    esordì, introducendogli un soggetto con i capelli rossi e l'aria insipida
    -Le altre due sono mie amiche. Una è morta. E' stata uccisa.

    “Mi dispiace...” fu il primo pensiero che gli attraversò la mente alle sue dichiarazioni, perché -certamente- quelli non dovevano essere ricordi felici: non più, ora che l'ombra della tragedia ne aveva in qualche modo sporcato memoria; se avesse potuto farne a meno, avrebbe evitato di caricare altro stress su quel corpicino ossuto, ma capire cosa fosse successo quella notte poteva essere di cruciale importanza per dare un senso a fin troppe cose: il massacro di centinaia di innocenti, l'estinzione di una delle dinastie più illustri sul globo, il nuovo assetto dei V6, la scomparsa della Presidentessa...

    “Mi dispiace”, pensò, eppure non lo disse: si sarebbe allontanato dall'argomento di discussione, e sarebbe stato più traumatico tornarci su appositamente il giorno seguente; così, invece, sembrava quasi una chiacchierata tra amici, ed era meglio approfittare dell'occasione... perché -senza illudersi-, quell'intera faccenda si sarebbe senza dubbio rivelata un grosso stress per Alhandra, soprattutto quando avrebbe dovuto spiegarle cosa fosse successo alla famiglia con cui cercava di ricongiungersi; era per questo aveva deciso di iniziare le indagini a partire dall'indomani, cominciando pure a monitorarne le condizioni di salute, ma tanto valeva...

    -L'altra è una Galanodel. In effetti... è una specie di Capocasata, ora.

    « Immagino che lo sarebbe, sì... »
    mormorò con una mesta alzata di spalle, “essendo l'unica rimasta” pensò
    « Sai cosa ne sia stato di lei? »

     
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    Gameaccount di Drusilia Galanodel

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    « Immagino che lo sarebbe, sì. Sai cosa ne sia stato di lei? »

    -Quattro giorni fa stava allenando un paio dei suoi soldati, se non sbaglio- rispose con aria di sufficienza, alzando le spalle e tirando un altro sorso di birra -Però non posso dirti dove si trova. Era una delle condizioni che ho promesso di rispettare per tornare qui.
    Gli lanciò un'occhiata, lievemente difficile da interpretare.
    -Sai, dopo quello che è successo...
    Diversamente a come si sarebbe potuto immaginare, la promessa non era stata fatta a Drusilia, forse perfino all'oscuro di quel viaggio, piuttosto al Magister che l'aveva aiutata a ricreare un portale sicuro verso il mondo natio. Curiosamente, Dan era stato abbastanza pignolo su quel punto: tutto le era concesso, a parte rivelare l'attuale posizione della Dama del Vento. Chissà perchè, poi.

    -Senti, è una situazione complicata: non so grazie a quale miracolo siamo sfuggite a qualcosa di tremendo, non so per quale colpo di culo siamo riuscite a tornare insieme... però lei è viva, ed ha parecchie rogne di cui occuparsi- sospirò, lo sguardo un pò triste -Quella poveraccia si impegna... ma è piena di nemici. Un pò per quello che è, un pò per quello che rappresenta. Non voglio incasinarle la vita. Non più di come è già.
    Ultimo sorso, e la bottiglia si svuotò.

    -Prima o poi tornerà. Non ha mai dimenticato nulla, nemmeno la sua terra. L'idea che quel giorno arrivi mi mette un pò d'angoscia...
     
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    -Quattro giorni fa stava allenando un paio dei suoi soldati, se non sbaglio-

    Per quanto la risposta non potesse essere nulla che si aspettasse, ciò udì lasciò Leorio oltremodo sorpreso... e per l'enorme quantità di informazioni insite in quella singola frase: la Galanodel era ancora viva. E la sua interlocutrice vi era ancora in contatto abbastanza stretto per avere informazioni sul suo conto vecchie di nemmeno una settimana. La Galanodel aveva dei soldati -una decisione comprensibile, visto quello che le era capitato-, e il fatto che li “stava allenando” dava tanto l'idea che lo stesse facendo personalmente, lasciando intendere una preparazione militare di qualche tipo. E non che il Dottore avesse nulla da ridire sulle capacità combattive delle donne, ma... da quel che aveva letto su di loro, non era esattamente quello il tipo di educazione che il casato impartiva alle sue figlie. Certo, c'era anche l'eventualità che Alhandra mentisse, ma.... non avrebbe avuto senso.

    -Però non posso dirti dove si trova.
    specificò la Punk, anticipandolo e lanciandogli un'occhiata strana
    -Era una delle condizioni che ho promesso di rispettare per tornare qui.
    Sai, dopo quello che è successo...


    Qualcuno la teneva nascosta, dunque... ma chi? L'Associazione Hunter era completamente all'oscuro della sola esistenza di una superstite del Casato, figurarsi della sua posizione! E, proprio per questo, gli parve ancora più sospetto che -in un modo o nell'altro- nessuna notizia anche solo segreta o ufficiosa fosse mai trapelata e pervenuta alle reti di informazione dei Cacciatori. E quell'interrogativo si fece ancora più pressante ed ingombrante nella sua testa: chi accidenti poteva avere le capacità o l'influenza per mettere in atto una tale manipolazione delle notizie? Ma soprattutto: a quale scopo farlo...? La risposta più probabile non tardò a farsi annunciare.

    -Senti, è una situazione complicata: non so grazie a quale miracolo siamo sfuggite a qualcosa di tremendo, non so per quale colpo di culo siamo riuscite a tornare insieme... però lei è viva, ed ha parecchie rogne di cui occuparsi...-

    Eccolo lì, il perché... e mentre realizzava quell'oscura verità, un brivido freddo gli risalì la schiena. Perché qualunque cosa si fosse abbattuta sui Galanodel quella notte, non era ancora finita.

    -Quella poveraccia si impegna... ma è piena di nemici.
    Alhandra si lasciò sfuggire un sospiro afflitto, e lo sguardo le divenne triste
    -Un pò per quello che è, un pò per quello che rappresenta.
    Non voglio incasinarle la vita. Non più di come è già.


    « E non lo faremo. »
    garantì prontamente il Medico – ed era sincero

    -Prima o poi tornerà. Non ha mai dimenticato nulla, nemmeno la sua terra.
    L'idea che quel giorno arrivi mi mette un pò d'angoscia...


    « ...è proprio per questo che è così importante riuscire a ricostruire i fatti. I nemici suoi e della sua famiglia sono ancora là fuori: liberi e impuniti... perché protetti dall'anonimato. »
    perchè, sì: potevano conoscere l'identità della traditrice, ma... tutti gli altri?
    « Io e i miei amici abbiamo motivo di pensar-.... »

    DLIIIIIN-DLOOOOON

    Il suono familiare del citofono interruppe... qualunque cosa il giovanotto stesse per dire, e come in replica ad un irresistibile richiamo mistico ed ancestrale il suo stomaco tuonò un lungo, profondo e sofferente boato, come se il direttore d'orchestra avesse appena dato il “La” di apertura, e l'orchestra fosse partita di gran carriera con la sinfonia; il che, naturalmente, non era stato un male: avrebbero ripreso l'argomento domani, a stomaco pieno e dopo una bella nottata di sonno.

    « Signorina, le annuncio: la cena...! »

    Prima di lasciare l'ospite da sola nella stanza per andare a ricevere il pony-express (o, data la mole dell'ordine, un'intera carovana o magari un furgoncino), Leorio le lanciò qualche ultima parola per chiudere la discussione.

    jpg
    « Non angosciati per la tua amica: faremo in modo che quando quel giorno arrivi,
    lei possa essere al sicuro. Ti do la mia parola di Hunter...! »

    promise, con tono serio e con sincerità, prima di voltarsi ed uscire
    « Adesso non pensiamoci, però: sono proprio curioso di vedere come farai
    a mangiare tutto quello che hai ordinato...! »


    “Curiosità” per modo di dire. Sapeva già che non ce l'avrebbe fatta.
    Sarebbe troppo per un umano.



    Edited by - Destino - - 5/8/2015, 18:48
     
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