Once Upon a Time…

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    La stanza è in penombra e l’unica fonte di luce è quella che proviene dalla lampada sulla mia scrivania piena zeppa di scartoffie. La sveglia segna l’una del mattino ma io non demordo e continuo intrepido il mio studio. L’esame è la seconda settimana di settembre ma io so già la mia parte come un attore, tuttavia do’ ancora delle piccole modifiche per perfezionare l’opera. Non c’è che dire… mi compiaccio di me stesso rendendomi conto di essere un fottutissimo genio!
    Tuttavia il cellulare inizia a squillare e mi strappa dal mio folle mare di conoscenza per farmi tuffare in acque decisamente più piacevoli. Un sorriso non può che attraversarmi il viso raggiungendo un orecchio e l’altro mentre guardo il nome che appare sul display.

    -Pronto Aurora… ancora sveglia? Ti diverti? Come posso aiutarti?-

    Chiedo con tono gioviale fingendo interesse per dettagli si cui non mi frega assolutamente una mazza. L’importante è che il fine giustifichi i mezzi e non ho dubbi che ciò che ho programmato si compirà. Intanto la tipa sbiascica qualcosa evidentemente ubriaca marcia se non peggio.

    -Ovvio, che ho delle pizze! Sono o non sono il pizzaiolo di questo postaccio?- Rispondo riferendomi non al tipico piatto napoletano bensì ad una buona erbetta di cui sono venditore. –Allora tesoro ti aspetto domani alle quindici davanti al porto.-

    Oso cercando di apparire limpido e cristallino cancellando così ogni traccia del logico doppio fine intrinseco in quella proposta. Intanto son ben conscio che la tipa accetterà dato che una ragazza in vacanza fa pazzie. Infine chiudo la conversazione senza neanche salutare e mi appunto mentalmente di mandarle un messaggio l’indomani, perché non mi sorprenderebbe affatto se andata com’è se ne scordasse. Spingendomi sulla sedia girevole torno alla scrivania e chiudo i libri, dopodiché accendo il portatile e mi fiondo sul forum che mi ha consigliato, strano trovare una nerd che non assomigli ad fottutissimo topo di biblioteca. Infondo era qualcosa che avevano in comune la passione per i giochi di ruolo, un hobby davvero poco figo da tenere per me almeno che non serva per rimorchiare.

    Si apre la schermata blu dove c’è una tipa di un manga con l’aria sognante, sullo sfondo vi è una specie di montagnetta circondata da un anello volante, sui lati si vedono un mago e una guerriera e infine c’è il nome del GDR Endlos Realm. Senza pensarci troppo creo il mio nick Costa, non certo un dieci e lode per la fantasia ma chissene. Immetto la password, premo invio e attendo. Tuttavia accade qualcosa che mi lascia interdetto, sbuffo e fischietto mentre il pc va in palla. Poi una serie di lettere e numeri inizia a scivolare veloce sulla schermata, mi avvicino per cercare di capire cosa siano tutti quei codici ed è così che succede l’impensabile.

    &...&



    Seduta sola su un muretto una ragazza sghignazza armeggiando col cellulare. Si compiace di come quel simpatico Alessandro sia uguale a tutti i tipi che conosce, un vero credulone pronto a cadere nella sua trappola seguendo l’ombra di una promessa mai sussurrata. ‘Mi chiamo Aurora si era presentata, ‘Vorrei conoscerti meglio’e il baldo giovine ci aveva creduto. Ora la fanciulla cercava invano di trattenere le lacrime per le risate soddisfatta di avere un nuovo giocattolo nella sua lista, letteralmente. Infatti non si trattava di un modo di dire per descrivere un nuovo partecipante nella schiera dei suoi ammiratori, ma di un vero e proprio nuovo personaggio per il suo show. Con un gioco di dita sul touch del telefonino Aurora si ritrova sulla pagina di Endlos. I suoi occhi scintillano mentre invia la scheda del suo nuovo pg, Alessandro Costa.



    &...&



    Prendo coscienza. Credo di aver appena sognato di esser stato intervistato da Aurora con domande bizzarre di cui, stranamente, sapevo la risposta. Apro gli occhi e la realtà che mi si para davanti assomiglia terribilmente ad un incubo. Sono spalmato sul pavimento di quella che sembra una grande biblioteca in decadenza. Le volte dell’alto soffitto sono lerce, e la sala in penombra è illuminata da torce che sostituiscono le usuali lampadine al neon. In un primo momento cerco di alzarmi ma sono costretto a rimandare l’impresa per qualche minuto. Tutta colpa di un dolore lancinante alla testa che mi riporta a terra. Una volta che riesco a tirarmi a sedere scorgo con sorpresa il mio cellulare accanto a me. Inizia a squillare ed io rispondo. Aurora è sull’altra linea. Inizia a dire cose senza senso, dice che sono entrato a far parte del gioco di ruolo e che la mia avventura inizia ora. Farfuglio qualcosa confusamente mentre il dolore al capo continua a non darmi pace, ma prima che possa chiederle che razza di scherzo sia mai quello mi attacca il telefono in faccia e io ringhio un...

    -Troia! -

    A quanto pare quella pazza deve avermi fatto una burla spingendosi troppo oltre. Spero non si faccia rivedere mai più, per farsi perdonare non le basterà offrirmi il culo cuore. Tiro un sospiro di sollievo mentre noto che c’è campo, uscirò da questa situazione di merda con l’aiuto del mio migliore amico anche se so già che mi prenderà in giro da oggi in eterno. Sfortunatamente mi accorgo che sono fottuto, tutte le applicazioni del mio cellulare sono cambiate. Il linguaggio che ora appare è uguale a quello che ho visto sul mio pc. Socchiudo le palpebre e respiro a fondo cacciando via il panico che sembra volermi assalire, spero che una volta aperti i miei occhioni verdi mi ritrovi nella mia stanza e che scopra che si è trattato tutto di un brutto sogno. Inutile! Dopo aver ripetuto l’operazione per diverse volte non cambia nulla. Sono ancora in questa strana biblioteca steso al suolo. Impreco e bestemmio per poi decidere di iniziare l’ispezione. Mi alzo e mi scrollo la zozzeria dai jeans e sistemarmi poi la maglietta dei System of a Down. Mentre faccio ciò decido di accendermi una sigaretta, si fotta il divieto che mi impedisce di fumare nei luoghi pubblici.

    Energia: 100%
    Stato mentale: Incazzato nero
    Stato fisico: Mal di testa ma bene

    PS: Non c'è ancora la revisione quindi... CALMA!
     
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    Gran Mastro Gingillo. Per vendere, comprare e rendere le vostre giornate più liete.


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    Se la vita fosse un gingillo sarebbe una palla di vetro, sempre tenuta fra le mani di un bambino che non la smette di agitare.



    "E questo come si chiamerebbe?"

    L'ennesima domanda, dell'ennesimo cliente curioso che non smetteva di fare domande curiose. Ecco l'unico compratore della mattinata che si era fermato al rinomato banco del "Gran Mastro Gingillo", il quale, si aggiustò l'enorme lente d'ingrandimento ricavata da un fondo di bottiglia, per poter studiare meglio l'artefatto che si teneva fra le mani.

    "Quello dice signore? Beh, io lo chiamo "Strizzapelle", anche se come nome è un po troppo brutale. Meglio chiamarlo ... uhm ... TROVATO! Che ne pensa di "Lisciacute"? Perfetto direi io. Già proprio perfetto."

    Quello era il suo verdetto finale, inappellabile fino a quando la sua mercanzia rimaneva nel suo banco.

    "Non so se hai speso qualche secondo del tuo tempo a guardare il tuo "Lisciacute", ma è una cazzo di ... spugna!"

    "Una spugna con un bel nome. La sfido a trovare un'altra spugna con un nome così affascinante e anche se la trovasse, potrebbe non essere in buono stato come questa. Ma mettiamo pure caso che la spugna da lei trovata abbia un'ottimo nome e delle perfette condizioni, sarebbe proprio una rarità. Allora, per quale motivo non comprare quella che espongo al momento al mio banco?"

    La velocissima parlantina del Mastro, paragonabile a quella del fulmine che lo aveva colpito anni addietro, aveva mandato in confusione il pover'uomo che era uscito di casa soltanto per comprare qualcosa da mangiare.

    "Beh ... ecco ... uhm ..."

    "Decida in fretta. Un secondo in più e questa spugna potrebbe essere già a lavare la schiena di qualche vecchietta."

    "Va bene. La compro ... quanto?"

    "Soltanto per lei e dico soltanto per lei, giusto perchè la sabbia rossa dello Yuzrab si sta muovendo verso Laputa ... 200 monete d'oro"

    Il peacemaker del pover'uomo stava per esplodere dopo quella frase, ma l'unica cosa che riuscì a fare fu dire:

    "COSA?! 200 MONETE D'ORO? Ma è un furto bello e buono."
    "I furti, per quel che ne so, visto che non mi giudico un'esperto nel settore da lei nominato, si fanno con un coltello puntato alla gola della vittima. Lei vede coltelli da queste parti?"

    Disse muovendo il braccio ad una velocità così impressionante, che per poco non toccò le ottantotto miglia orarie rischiando di tornare indietro nel tempo.

    "Ma aspetti, quella non erano le rapine?"
    "Quelle invece con la pistola e giuro che la mia l'ho venduta stamattina ad un bambino."

    Ma ormai era tardi.
    Il cliente era scappato, magari in cerca di una nuova spugna.

    Ricco delle altre cose che aveva venduto quella mattina, il Gran Mastro Gingillo ripose tutto decidendo di andare a spendere il suo tempo libero con la lettura di un bel libro.
    Amava i libri.
    Pezzi di carta tenuti insieme da fili, colla, pece e quant'altro la mente umana decidesse di inventare.
    I libri erano ricchi d'informazioni e di parole interessanti, come anche di polvere.
    Più polvere che parole per alcuni.

    La sua attenzione venne però richiamata da un giovane ragazzo, umano probabilmente, intento a distendersi i nervi fumando una sigaretta.
    Brutte cose le sigarette, aveva perso due dita dei piedi per finirne una.

    "Ehilà giovanotto. Ma guarda come sei vestito bene, proprio da vero signore. Non sei di queste parti giusto? Immagino di no. Un naufrago ... ecco cosa sei. Prima che Merovish si prenda la tua verginità per rivenderla al Rosso, che ne dici di fare due chiacchiere prima con me?"

    Le labbra carnose per poco non toccarono terra da quanto profondo fu l'inchino.
    Incredibile come riuscisse a piegarsi in quella maniera nonostante l'età.
    Difficile che un ventisettenne fosse elastico in quella maniera.

    "Ma che maleducato che sono. Io sono Gran Mastro Gingillo, non ti serve sapere il mio nome, ma a me serve sapere il tuo. Non voglio discutere con te chiamandoti "Umano" oppure "Ragazzo". Sono uno all'antica ... io. Senza scordarsi quelli che sono io ... all'antica. Hahahahahaha. Gioco di battute. Prima ne facevo di magnifici, poi ho venduto il mio senso dell'umorismo a un comico che aveva perso il suo. Adesso ha fatto successo, ma penso che negli ultimi tempi sia morto."

    Edited by Blain - 19/8/2015, 00:10
     
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    La sigaretta mi rilassa e a dirla tutta cercare di creare dei cerchi perfetti col fumo mi distrae nella strana situazione in cui sono capitato. Sì, perché da quel che ho visto o in Italia si è sviluppato un deserto o davvero sono finito in una specie di film stile Jumanji. La biblioteca si sviluppa su due piani e fuori di questa c’è solo una cittadina che nasce nel mezzo di un mare di sabbia e questo mi disturba al dir poco. Naturalmente non ho alcuna intenzione di approfondire il fatto che una specie di hobbit verdognolo ha appena attraversato il corridoio con una pila di libri tra le manine pelose.
    Sono seduto a un tavolo e scenero nervosamente sul pavimento, intanto è così lercio che dubito che qualcuno ci faccia caso. Poi improvvisamente qualcuno attira la mia attenzione. Un uomo sul metro e settanta dall’aria svalvolata con abiti bizzarri che mi fanno pensare ad un misto tra il perfetto barbone e il venditore ambulante. Inizia a parlare e io cerco di seguirlo invano.

    -Na... naufrago?- borbotto confuso –verg… sì, mi interesserebbe parlare con…-

    Non finisco la frase che lo strambo individuo continua imperterrito il suo discorso. Si presenta come Gran Mastro Magistro e mi chiede il nome. Sono molto in ansia ma alla fine decido di presentarmi e cercare di cavare un ragno dal buco.

    -Alessandro… mi chiamo Alessandro. E’ un piacere conoscerla Gran Mastro Magistro- Sospiro. –Da quanto tempo lei è in questo Gdr? Come faccio ad uscirne?-

    La domanda nasce spontanea e spero e prego che l’altro mi dia la risposta che cerco, perché sono da meno di quindici minuti in questo posto e ne ho già piene le palle scatole.

    Edited by Jester - 30/8/2015, 15:56
     
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    La vita è proprio un gingillo interessante. Da qualunque angolazione la guardi, cambia sempre faccia.



    ”Alessandro dici dunque, che nome affascinante per un giovanotto della tua età. Non è cosa da tutti i giorni trovarne uno così … raro.”

    La lente d’ingrandimento sulla parte sinistra del volto iniziò a muoversi, mossa da qualche meccanismo che emanava un ronzio alquanto fastidioso.
    Si allungò, girò su sé stessa, cambiò perfino colore e tornò infine nella stessa posizione iniziale.
    Un sorriso compiaciuto da mercante solcò la faccia da vecchio del Mastro.

    ” Magistro. Ti prego di non chiamarmi con quell’appellativo, su Endlos quello è ben altro e non da tutti viene visto di buon occhio. GINGY … sarebbe un nomignolo perfetto con cui farmi chiamare. Sembra qualcosa di grazioso e se lo pronuncio ad occhi chiusi, mi sembra di sentire … Maggiorana. Si, maggiorana. Chissà se la vendano da qualche parte qui a Merovish, mi andrebbe proprio voglia di gustarla nuovamente, poiché credo che dall’ultima volta siano passati …”

    Gli occhi zaffiro costellato si persero nel nulla, mentre le labbra si muovevano a ritmo della sabbia che cadeva al suolo e le dita si alzavano per ogni certa cifra raggiunta.
    Rimase in quello stato per ventisette secondi precisi, poi riprese a muoversi.

    ” … molti anni. Già.”

    Si guardò attorno, come alla ricerca del libro perfetto da sfogliare in quel momento.
    Tastava le costole dei manufatti, guardava i bassorilievi e le sfumature, gustava la polvere che si perdeva nell’aria quando ne veniva spostato uno, annusava le pagine tenute chiuse troppo a lungo e sentiva le parole come pioggia nell’aria.

    ”Chissà se c’è un libro di cucina in questa magnifica biblioteca.”

    Poi il busto ruotò talmente veloce da sembrare un tornato.
    Gli occhi di nuovo puntati su Alessandro.

    ” GdR? Oh Oh, scusami giovane. Il vecchio Gingy non è bravo con le sigle, per caso vuol dire “Gara di Rutti”? Perché l’ultima a cui ho partecipato mi vide arrivare sesto, anche se devo ammettere che gli altri cinque prima di me erano particolarmente dotati. Facevano vibrare l’aria come se fossero cantanti d’opera. Mai andato all’opera Alessandro?”

    Per quanto fosse sicuro di aver detto tutto, nella sua testa di rotelle perse da altri e da lui trovate, sentiva che mancava qualcosa.
    Una risposta.

    ”No. Non so come si faccia ad uscire dal tuo fantomatico GdR. Ma posso dirti come puoi tornare a casa, ma ne sei proprio sicuro? Pondera bene. Adesso tu sei in una biblioteca e già ciò è magico, ma sei in una biblioteca situata in un mondo magico, quindi pensa te. Tornare a casa ora? Pff … che noia. Hai un mondo da esplorare, infinite possibilità e occasioni. Prenderti dal tuo mondo e portarti qui è stato il Maelstorm, vecchio birbante, ma è in questo esatto modo che Endlos, il mondo in questione, ti sta allungando un contratto. Hai una penna per firmarlo … Alessandro?”
     
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    La lente dello strano personaggio inizia a muoversi avanti e indietro ed io mi chiedo affascinato a quale meccanismo essa sia collegata. Faccio un paio di ipotesi ma subito il filo dei miei pensieri è interrotto dall’altro che mi chiede di non usare l’appellativo ‘Magistro’ e di chiamarlo semplicemente Gingy. Io ripeto quel nome ed esalo l’ennesima nuvoletta mentre il dolore alla testa ricomincia. Intanto l’uomo torna a parlare e mi dice che un modo per andarsene via esiste, ma invece di farmi sapere qual’é mi svela che è stato il Maelstorm a portarmi qui e mi consiglia di rimanere a visitare questo mondo fantastico.

    -Maelstorm?- Domando incuriosito –Ma è stata una tip…-

    Do un’occhiata al mio interlocutore e mi dico che forse parlare con uno senza qualche rotella di questo non mi avrebbe portato nessun vantaggio e decido di cambiare strategia. La ragione si da ai pazzi, no?!

    -Capisco! E’ MOLTO affascinante devo dire. Tuttavia credo che opterò per il ritorno a casa Gingy.-

    Sorrido cordiale e spero che l’altro conosca davvero un modo per andarsene. Intanto mi alzo dalla sedia e mi giro attorno cercando un cestino o qualcosa per buttare il mozzicone che mi è rimasto fra le dita.
     
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    Non tutti i gingilli comprati a basso prezzo sono sinonimi di qualità e affidabilità. Un po come l’amicizia, l’amore e la fiducia.



    Il Gran Mastro Gingillo storse leggermente il naso al rifiuto del ragazzo, che per sua comodità personale, preferiva tornarsene tranquillamente a casa.
    Molte altre volte i suoi occhi avevano incontrato quelli di un naufrago e la sua conoscenza di sguardi variava dai più curiosi ai più spaventati.
    Alessandro non gli sembrava né uno e né altro, come se si fosse ritrovato in quella situazione per colpa di qualcuno o qualcosa, a cui non riusciva a dare ancora una spiegazione.

    ”Beh, immagino che a non tutti possa piacere una situazione del genere. Sappi però, che non conosco il modo per ritornare al proprio mondo d’origine, se non quello di …”

    Si fermò per una nuova manciata di secondi, come se un incantesimo di ghiaccio lo avesse colpito in pieno, impedendoli di divulgare uno dei tredici metodi che conosceva per tornare nel proprio mondo d’origine.

    ” … andare al Magisterium. Già, non vedo altra soluzione. In quel buco di Laputa hanno veramente un sacco di cosucce interessanti, chincaglierie affatto male. Un vero peccato per me non potermi spostare dal presidio Sud, ma d’altronde ho fatto una promessa e non mi chiamo “Gran Mastro” per caso. Se vuoi però ti posso indicare la strada?”

    Aveva sempre sentito parlare molto bene di Laputa, della sua deliziosa cucina e delle sue portentose divinità Erranti. Un giorno sarebbe andato sicuramente a visitarla, quando la promessa fatta a quell’uomo si sarebbe risolta.

    ”La strada sarà sicuramente lunga e vedendoti, anche tortuosa. Ma sono disposto a darti una mano fino all’uscita di Merovish. Sappi però che non posso farlo gratis, sarebbe come disonorare il mio stesso codice morale. Se accetti l’offerta e ciò che essa comporta, ti dirò cosa voglio in cambio, altrimenti vai … la gola della morte è proprio fuori da questa placida e tranquilla biblioteca.“

    Sperava per il bene di entrambi che avrebbe accettato la sua generosa offerta.
    Merovish non era luogo adatto ai deboli, dove venivano uccisi per essere derubati dell’unica moneta bucata che avevano in tasca, che poi sarebbe andata all’asta dove sarebbe stata venduta come pezzo d’eccezione.
     
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    Non posso non storcere il naso quando Mastro Gingillo mi confida che conosce un unico modo per andar via da quel posto e che non è quello più semplice. Gioco nervosamente con l’accendino mentre decido di trattenere ancora il mozzicone tra le dita in mancanza del cestino.

    -Sono d’accordo! - annuncio alla richiesta dell’altro d’una ricompensa –Se sai fare qualcosa, perché farla gratis? -

    Inizio a tastarmi i pantaloni in cerca del portafogli ma tutto quello che ho sono le sigarette, il cellulare e due sacchetti di plastica. Ne estraggo uno e con sorpresa mi accorgo che è pieno di ganja, lo ripongo e tasto il secondo.

    -Tuttavia non ho soldi con me… – Sorrido – ma forse possiamo metterci d’accordo in un altro modo. –

    Tiro fuori dal pacchetto sopracitato quella che sembra una caramella e la porto sotto il naso dell’uomo. Probabilmente era abbastanza rintronato di farsi d’ecstasy.
     
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    Se brilla e viene adorato da tutti, non vuol dire che sia un gingillo degno di essere comprato.



    Le mani frullarono come impazzite.
    Alessandro sembrava proprio interessato alla sua proposta, anche perché dopo quella c’era soltanto la morte nel migliore dei casi.

    ”Uhm … un consiglio per uscire da Merovish vale molto di più che due spiccioli. Quello che voglio da te, oh caro orfano del Maelstorm, è una promessa. Ma non una di quelle che puoi infrangere incrociando le dita o altre cose …”

    La parte meccanica dell'armatura che portava sulla parte sinistra del corpo, iniziò a brillare di rosso come se fosse un'ardente pezzo di brace, nonostante non emanasse alcun tipo di calore.

    " ... il patto è questo quindi, mio caro Alessandro. Io mi prenderò la tua anima e quando tornerai per riprenderla, ti chiederò un favore. Solo se riuscirai a portarlo al termine riavrai indietro l'anima."

    La luce che aveva emanato l'armatura aveva coperto la comparsa di uno strano essere.
    Un'ammasso contorto di stracci e legna inchiodate tra di loro, il tutto condito da poca fantasia e da tanta voglia d'inquietare.
    Eppure la cosa più ipnotica e lugubre era la bambola.
    Un pupazzo appeso a un filo davanti allo sguardo vuoto della creatura.

    Lurebound_Scarecrow



    "Dammi la tua anima Alessandro, lui la terrà al sicuro per entrambi e quando tornerai ... il pegno verrà saldo e l'anima restituita."

    Quel tono giocoso che aveva avuto fin dall'inizio della conversazione, era scomparso nello stesso modo in cui era apparso lo spaventapasseri, che se ne stava tutto rannicchiato, come intimorito dalla figura del Mastro Gingillo.

    Allora, se accetti il patto, l'anima ti verrà presa dal corpo e più avanti potrai quindi metterti la passiva "Anima non imprigionabile e anti-auspex spirituale". Quando vuoi riavere l'anima vieni da Gingillo oppure lui verrà da te e con una scena masterata ti ridarà l'anima.


    Edited by Blain - 30/9/2015, 14:30
     
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    Oh mio Dio! Questo tizio mi sta chiedendo di vendergli l'anima? Ma, cosa più importante, esistono davvero le anime?
    I miei occhi di smeraldo fissano il vecchietto mentre alzo un sopracciglio. Non credo davvero che gli esseri umani abbiano uno spirito o qualcosa del genere, forse nel GdR è un valore aggiunto di ogni personaggio. Questo pensiero mi rincuora, magari potrei fare a meno di questo dettaglio.

    Perché no!? Infondo...

    Lascio la frase a metà quando una creatura dall'aspetto sinistro appare dal nulla. Un essere fatto di legno e stracci, un contorto burattino nero dalla forme grottescamente umanoidi che sfiora i due metri. Appesa alla sua struttura una bambola di pezza rossa dove sento esservi il fulcro di un potere oscuro e pericoloso. Mastro Gingillo mi spiega che questo si prenderà cura della mia anima finché non pagherò il prezzo ancora da stabilire. Io impallidisco un poco rimettendo la droga nella bustarella e mi accendo un'altra sigaretta lasciando il mozzicone sul tavolo.

    Direi che si può fare... ma come accade?

    Annuncio con un tono preoccupato mentre giro attorno alla creatura esaminandola alla ricerca di eventuali meccanismi. In realtà al momento non è' l'unica domanda che mi frulla nel cervello. Infatti dentro di me si fa forte il quesito sto facendo la cosa giusta?
     
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    Il gingillo più prezioso è talvolta quello più inaspettato.



    ”Devi sapere che hai fatto la scelta migliore che tu potessi fare. Per quanto riguarda prendere l'anima sappi che sarà una cosa veloce e ..."

    Un destro ben piazzato sulla tempia avrebbe fatto svenire il ragazzo ai piedi di Gingillo, che tutto euforico, lo avrebbe osservato con uno sguardo maniacale.
    Le assi iniziarono a gemere durante lo spostamento dello spaventapasseri, evocato dall’uomo al fine di quell’unico scopo.

    "... so già cosa dovrai fare quando tornerai. Ma per il momento è troppo presto Alessandro Costa.”

    La bambola che con ritmo cadenzato dondolava in maniera ritmica, si illuminò di rosso e tutto attorno a lei si fece buio.
    Molto buio.

    -.-.-.-.-.-

    Cunicoli d’Ingresso



    Tutti, entrando a Merovish, potevano notare riverso al suolo il corpo esanime di un giovane umano, che tra sabbia e detriti che le carovane gli tiravano addosso, nel suo taschino sventolava un foglietto color ambra che riportava la scritta:

    "Buona fortuna e sentiti ringraziamenti da Gran Mastro Gingillo."
     
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