[EM] Control

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    Luogo: Yuzrab - Sala Equipaggio Behemoth



    Notte fonda. Dopo aver deciso di passare un po' più tempo nella Behemoth, Alison non era per niente soddisfatta. C'erano alcune sezioni della nave volante cui non poteva accedere, precisamente due senza contare varie sale cui non era minimamente a conoscenza: la zona dove vi era depositata la gemma e la sala controlli. C'era solo un dettaglio, per distrazione, per dimenticanza..non sapeva che da sola non poteva accederci, era così sicura. Voleva realmente vederla di nuovo, nonostante avrebbe ricevuto una delusione a breve. Tutto doveva rimanere segreto, tutto doveva accadere nella notte, ogni azione nell'ombra. Dal suo letto la bionda aprì improvvisamente gli occhi. Rimase completamente immobile guardando la superficie di metallo sopra di lei. Il suo sguardo, come una parabola, segnò l'arco mentre in lei cresceva l'adrenalina di ripetere l'esperienza di agire come una spia, nonostante criticasse chi praticava come mestiere. Contenne un sorrisetto d'emozione e si assicurò che tutto tacesse. Non udì il minimo rumore, evidentemente tutti dormivano o non erano presenti. Naturalmente non era obbligatorio prendere residenza alla Behemoth e la stessa Alison, nonostante l'amore per la nave, preferiva la terra. Si alzò dunque con cautela, sperando che il materasso non facesse rumore. Era in pigiama, certo, ma si premurò di indossare le Ember Celica. Le teneva sempre vicino a lei, anche mentre dormiva e ogni volta che si spostava preferiva indossarle..per ogni evenienza. Non c'era da stare tranquilli, da nessuna parte. Anche se professava a se stessa fiducia ai compagni, sempre qualcosa stonava, dal profondo del cuore rispettava la diffidenza. Probabilmente per la consapevolezza della natura dell'organizzazione. Del fatto che prima o poi avrebbe dovuto trovare un modo per uscirne..non era da lei essere una bestia in gabbia, un soldato che segue ordini. Preferiva più..essere una freelancer, combattere per se stessa, lavorare per se stessa, per i propri ideali o, in generale, fare quello che voleva con libertà. Invece nell'eversione si era ritrovata praticamente in una gabbia: aveva dei superiori, doveva seguire degli ordini e rischiava la vita se pensava al tradimento o all'insubordinazione. Eppure..non aveva ancora nessuna prova per etichettare i membri dell'organizzazione segreta come criminali, ella stessa ebbe profondi dubbi. Si era confrontata più e più volte e credeva che appartenere a quella famiglia, significasse entrare in un circolo criminale. Tuttavia non aveva ancora fatto nulla di illegale, tranne perseguire l'obiettivo di vendetta nei confronti delle altre bande criminali e qualcosa che pareva più utile e benevolo che il contrario. Nonostante gli avvertimenti di più persone, nonostante le cattive sensazioni, ancora non aveva nulla di pratico o concreto tra le mani. Non aveva alcun motivo di abbandonare la gilda. Nemmeno le prese in giro, non letterali ma in termini di fatti, potevano essere un possibile movente per conseguire all'abbandono. Magari aveva bisogno di qualche chiarimenti, una prova tangibile, qualcosa che la svegliasse di colpo. Indossava un pigiama molto semplice, una canottiera arancione corta, tale da mostrare qualche centimetro di pancia, con uno stemma al petto e dei pantaloncini corti neri. Sgattaiolò dritta fino all'ascensore, cercando di fare meno rumore possibile e di stare lontana da qualsiasi oggetto, in modo da non finirci contro in modo maldestro. Aveva fatto una missione in stealth e si era fatta scoprire per impulsività, ora..nonostante non ci fosse alcun nemico, pareva proprio impossibile che potesse fallire.
    Cosa? - rimase sorpresa, pareva che non poteva accedere alla sala controllo, rimase imbambolata e riprovò più di una volta. Lei non aveva i permessi per salire ai piani superiori, per andare alla sala controllo..più che normale, dopotutto lei non era ancora nessuna da quelle parti. Forse il suo comportamento avrebbe potuto insospettire qualcuno.
    "Cazzo!" - esclamò e sbatté un pugno irato sul metallo della parete interna, così nervosa che non aveva nemmeno pensato alle possibili conseguenze, non aveva realizzato che era meglio eliminare alcuni atteggiamenti, anche se quella situazione non rappresentava alcuna minaccia. Magari il fato, o altro di provvidenziale, reputava Alison completamente inadatta a quel ruolo.

    Stato Mentale: Normale - Che stronzata!
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    La pressione era troppa. Il tempo correva sempre due passi avanti. La sua tabella di marcia giornaliera era fitta, troppo fitta. Ogni giorno pensava che la sua psiche sarebbe collassata definitivamente. Non poteva resistere da solo. Si fosse trattato solo delle incombenze militari - come cercare fondi per l’esercito oppure organizzare le esercitazioni - non si sarebbe ridotto in quello stato.
    Ma il problema era ben altro. Qualcosa che soltanto lui e il Cerimoniere dell’Arena Nera conoscevano. Un segreto sfibrante, capace di logorare tutte le sue energie e di costringerlo al riposo, nonostante potesse fare a meno di dormire – se fosse stato in condizioni ideali. Ma da molti giorni non era in uno stato ottimale: qualcosa di più torbido del solito gli stava rimescolando le viscere.

    Era notte fonda quando tornò all’aeronave. Mentre camminava per i corridoi stava ancora rivangando l’ennesimo fallimento di quel giorno. Gli strascichi d’odio e frustrazione sfregiavano l’aria come acido ribollente. Si convinse che il giorno dopo avrebbe finalmente parlato a Zimmer di tutta la questione. Non poteva più tenerlo all’oscuro. Non poteva più sopportare quel fardello da solo.

    Voltato un angolo, notò qualcosa d’insolito. A bordo c’era qualcuno in piedi a quell’ora. Pensava di essere l’unico a pernottare sulla Behemoth in quel periodo, ma evidentemente qualcun altro si aggirava per il ponte dell’equipaggio. Inseguì la traccia spiritica come uno spettro famelico. Trovò una ragazzina bionda che stava cercando di forzare la porta blindata della sala di calibrazione.

    L’incubo comparve in fondo al corridoio e prese forma.

    « Cosa stai facendo? »

    Scandì lentamente con un tono deviato. Fece un passo per uscire dalla penombra. Lo sguardo dei suoi occhi rosso sangue era pungente come un migliaio di spine.

     
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    Momento sbagliato



    Luogo: Yuzrab - Sala Equipaggio Behemoth



    Appoggiò addirittura l'orecchi nella speranza di captare qualcosa. In realtà non aveva nessuna capacità correlata all'udito, ma le venne istintivo fare quel gesto che molti definirebbero inutile e..un po' ridicolo. Poi si fermò, strinse i pugni, coi gomiti piegati, mostrandosi particolarmente alterata. Gambe piegate col busto anch'esso piegato in avanti. gli occhi chiusi e i denti ben tenuti coi propri opposti. Poi tutta la rabbia scomparve, passò a rassegnarsi, tutto sfumò, come se tutta la rabbia provata venne risucchiata e portata altrove. No, Alison..non pare per niente giusto provare a fare una cosa del genere.
    Forse potrei.. - azionò il guanto sinistro con un rapido gesto laterale del polso, osservò con un sorriso malizioso tutti i rapidi e ordinati meccanismi dell'Ember Celica. Tirò indietro il gomito e..e..udì all'improvviso qualcuno parlare alle sue spalle.
    "Ah!" - sobbalzò dallo spavento, riattivò il meccanismo dell'arma da fuoco che tornò alla forma di guanto e si voltò con una rapidità impressionante. Schiena e i palmi di entrambi le mani poggiate dietro di lei alla parete dell'ascensore.
    "I-io?" - domandò stupidamente, guardò a destra e a sinistra, un sorriso imbarazzante prese posto all'espressione di sorpresa precedente. Sbatté le palpebre un paio di volte realizzando la situazione in cui era, l'ipotetico guaio in cui si era cacciata. Insomma..si trovava al cospetto di quella persona..quella..andiamo, proprio lui, insomma!
    Non so.. - aguzzò gli occhi e, nonostante mostrato a lei, non le venne proprio in mente chi potesse trattarsi. Non l'aveva mai visto di persona prima d'ora. Era successa la stessa cosa con Mialee..aveva letto il suo nome e, forse..ma non è detto, anche visto una foto, ma poi le sfuggì completamente la sua persona. Si era scordata anche il nome e..aveva finito per scontrarsi con lei. Probabilmente non aveva prestato granché attenzione quando le toccò informarsi su chi apparteneva all'organizzazione segreta. Eppure..è un suo piccolo difetto, imputabile alla distrazione o al poco interessamento verso loro. Non aveva nulla per cui ricordarli, almeno personalmente..poi se era per lavoro, la faccenda era su tutt'altro piano.
    "Niente!" - l'approccio cambio completamente, cercò di invertire le parti, come se fosse lei a sorprendere lui o comunque ad essere la vittima della situazione. Incrociò le braccia guardandolo dritto negli occhi con un'espressione seria e, in parte, innervosita. Si aggrappò alla scusa dell'essere spiata o del qualcuno si stava facendo gli affari suoi.
    "Tu, piuttosto? Mi stavi spiando?!" - voltò il capo verso destra, come per sottolineare e far capire il sentimento di offesa che provava, ovviamente falso. Come spia era un fallimento, forse era stata solo sfortuna che quello sconosciuto..o meglio, qualcuno dell'organizzazione, era giunto lì in quel preciso momento. Non servì pensarci molto, il piano era andato in fumo in partenza, non potendo accedere agli altri piani non c'era molto altro che potesse fare. Ora però qualcuno pareva sospettare di lei. Tornò a guardarlo, stavolta da capo a piedi..o meglio, da corno a piedi. Il suoi occhi passavano dai suoi al corno che stava un pochino più sopra, non si curò nemmeno del fastidio che poteva provocare all'altro o la maleducazione, possibile, cui risultava esserne dotata in quell'incontro. D'altra parte, nonostante l'ingenuità della bionda, aveva capito che si trovava si fronte a qualcuno d'importante, però..a primo impatto e momento, non aveva saputo come reagire e preferì buttarsi sulla difesa, a suo modo.

    Stato Mentale: Normale - Perché si! La colpa è sua! Mica mia..
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    Aveva trovato una bambina con le spalle al muro, che davanti all’evidenza dei fatti aveva negato di riflesso, come una mocciosa scoperta a fare qualcosa che non doveva. Una reazione infantile decisamente pietosa, a cui si sommò l’assoluta mancanza di rispetto per l’autorità, dovuta alla sua ignoranza: lei non aveva la più pallida idea di chi fosse il suo interlocutore.

    Male, molto male.

    Nemmeno l’anima della bimba conteneva qualcosa che fosse degno di nota. Era una banalissima umana, senza tratti di qualche rilevanza. Sapeva però che era una recluta di Dimitriy, in attività al Bloodrunner: al contrario di qualcuno, lui era molto attento a leggere i fascicoli di gilda. Niente poteva sfuggire al suo controllo.

    « Mi stavo solo chiedendo chi stesse strisciando come un ladro dentro la mia nave. »

    C’erano dell’ostilità e del biasimo nelle sue parole. Camminò verso di lei tenendo lo sguardo fermo. Più si avvicinava e più l’oscurità di cui era intriso si faceva opprimente. Trascinava con sé pianti di disperazione e dannazione senza perdono. Nei suoi occhi si poteva scorgere qualcosa di malato, crudele e fine a se stesso. Chiunque avrebbe capito che quell’individuo non era una persona normale.

    « Ora allontanati da quella porta. È un ordine. »

    Il tono autoritario che impresse non lasciava spazio a rimostranze.

     
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    Piede sbagliato



    Luogo: Yuzrab - Sala Equipaggio Behemoth



    Alison non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, non si fa comandare a bacchetta da nessuno. O almeno così credeva di lei stessa il primo giorno cui era stata reclutata. Pian piano le cose cambiavano e man mano acquistava consapevolezza del suo ruolo in questo gioco pericoloso, fatto di segreti e azioni alimentati da forti ideali. Ideali che non le appartenevano..lei non aveva niente a che fare con il meridione, non le interessava proprio nulla. Però, le azioni che finora avevano svolto gli Eversori al Bloodrunner coincideva con i suoi desideri. Dunque..come dire: il nemico del suo nemico, è suo amico. Se l'organizzazione era contro le bande criminali del Bloodrunner, non poteva che accettarli e aggregarsi. Combattere..non per loro, ma con loro, è questa l'enorme differenza. Tuttavia, ora si trovava in una nave spaziale, precisamente di fronte al proprietario, un tipo dall'aria molto autoritaria, serio e pareva incutere molta paura. Alison non fa distinzione, le impressioni non la toccano. Se lui era il buio, lei era la luce e solo con la forza si può contagiare la luce. Era stata sotto il fuoco nemico, aveva improvvisato, era stata in serio pericolo senza nemmeno rendersene conto. Si può credere che quello identificato come uno dei superiori di Dimitriy possa farle paura? A vista decisamente no, poi le azioni..poteva conseguire a tutt'altro, interferire con la sua psiche.
    "Scusami?? Mi stai dando della ladra?! Non sono mica una criminale io!!" - si alterò offesa sentendosi paragonata ad una ladruncola orfanella, non che avesse aggiunto quest'ultima parola di descrizione. Ci stava, dopotutto l'atteggiamento e i modi di fare erano quelli, nonostante lo scopo fosse tutt'altro. In quanto proprietario, non poteva negare che la sua preoccupazione fosse giustificata e la situazione dava proprio l'impressione che la bionda fosse una ladra. Poi quello che pareva un ordine..un ordine, a sentirlo non poté non mostrare i denti e aveva una gran voglia di protestare. D'altra parte era ben consapevole che quella non era casa sua e che non aveva l'autorizzazione per girare da sola per quella parte della nave. Cercò di trattenersi e di serrare le labbra, poi le venne in mente l'idea peggiore di sempre. Non doveva proprio provare una cosa simile con lui..poteva essere pericoloso! Ma cosa ne poteva mai sapere lei? Se non vede non crede. Non è certo una richiesta di dimostrazione però..
    "D'accordo, Sua Altezza!" - disse regalandogli un titolo di derisione, vedete..ad Alison piace porsi in due modi: o facendosi pervadere dall'ira e tramutandosi in una pazza incontrollabile oppure rigirava completamente la situazione creando un'atmosfera più ridicola e ironica. Lei era in torto per principio e lo sapeva, quello di fronte a lui era qualcuno che si impostava in alto nella gerarchia e lei, al momento, stava semplicemente nel punto più basso. Con Dimitriy aveva molta libertà, il suo carattere non veniva soppresso, poteva esprimersi liberamente..e allo stesso tempo, senza accorgersene, collaborava e obbediva alle richieste del suo superiore. Ma questo..era su tutt'altro livello, tutt'altra persona. Si spostò con un inchino, dunque, ma non se ne andò, rimase lì vicino, che sia dietro o affianco, era uguale..diciamo che voleva intrufolarsi, usarlo come biglietto, un accompagnatore! Ecco, credeva di aver trovato l'accompagnatore..o che lei facesse da accompagnatrice.
    "Forse siamo partiti male" - disse con sfrontatezza senza guardarlo, come se non ci fosse alcuna ostilità tra loro, come se..esatto, stesse cercando di usare il trucco del ruffiano.
    "Facciamo che ti faccio da guardia del corpo, che ne pensi?" - un semplice accordo, tuttalpiù stupido, desiderava solo rientrare lì, in quella sezione per vederla. Poi quel che sarebbe successo dopo non le sarebbe importato per nulla.

    Stato Mentale: Normale - Rifacciamo! Così posso entrare!
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    La stupidità era davvero una brutta bestia: una di quelle che ti fa alzare a notte fonda mentre sei a bordo di un’aeronave che non conosci. Ti spinge a prendere a pugni una porta blindata per semplice curiosità infantile, ti fa comportare in maniera puerile davanti al proprietario della suddetta nave - che ovviamente non sai essere il tuo massimo superiore, nonché noto psicotico omicida - e addirittura ti porta a sfotterlo apertamente, sottovalutando tutti i segnali di pericolo che ha emanato fin dal momento della sua comparsa.

    Beati gli idioti, gli unici in grado di vivere felici perché non capiscono un beneamato cazzo.

    « Penso che tu non abbia ancora capito come funzionino le cose. »

    Rettifica: in grado di vivere finché non pestano i piedi alla persona sbagliata.
    E si dà il caso che Bid’daum fosse la persona peggiore da approcciare con sfrontatezza nel raggio di migliaia di chilometri.

    Il suo volto non perse compostezza, e questo era un male: significava che la sua pazienza era finita. Non mosse nemmeno un dito quando un globulo di spirito si staccò da lui per posarsi sulla ragazzina che tanto incautamente lo aveva affiancato. Non c’era nemmeno un metro a separarli e l’esecuzione era stata fulminea, senza segnali di preavviso: probabilmente non si sarebbe nemmeno accorta di quel frustolo trasparente, creato per avvinghiarsi all’Ember Celica ed impedirne il funzionamento.

    Poi il mondo finì. La realtà fu stracciata dal puro potere sciamanico. Niente più cielo, niente più gravità, né pareti, né aria da respirare. C’era soltanto un vortice, soffocante e atroce. Volti deturpati dal terrore roteavano nelle sua spire. Ogni boccata d’aria che tentavano disperatamente di prendere era un frammento di vita che spariva. La forza dei muscoli, l’aria nei polmoni, l’identità personale, la voglia di esistere, la sanità mentale, l’impulso a sopravvivere… si sarebbero portati via tutto. Nelle profondità oceaniche non c’era luce, niente a cui potersi aggrappare. La mente si dissolveva, prosciugata di tutta la linfa che la classificava come viva.

    Un fenomeno di osmosi dell’energia vitale, in gergo tecnico.

    « E adesso inginocchiati davanti a Sua Altezza. »

    Poco importava se sarebbe stato il gesto
    di un cadavere caduto sulle ginocchia.


    Energia: 110 – 5 – 40 = 65%
    Equipaggiamento:

    Kuthian Armour [ Armatura | passiva di peso trascurabile ]

    Comet Hammer [ Arma bianca ]

    Tàmerlein [ Spada | passiva di vibrazione ultrasonica | passiva di ferimento spirituale ]

    Bussola dei Desideri [ Oggetto GDR ]

    Istrice Maledetto [ Set di dieci spilli | tecnica a consumo medio di trasmutazione in acido ]


    Passive:

    Risorse Criminali [ Passiva di 110% di energia ]

    Oltre la Realtà [ Passiva di Auspex spirituale ]

    Senso di Morte [ Passiva di tatto ipersviluppato ]

    Burattinaio [ Passiva di controllo cinetico | manipolazione GDR-only dei PNG ]

    Anatema del Re Implacabile [ Passiva d’immunità alla fatica | passiva d'immunità al dolore (convertito in odio) ]

    Tentacoli di un solo Abominio [ Passiva di equipaggiamento caster ]

    Insano [ Passiva di instant casting ]

    Impaccio della Carne [ Passiva di assenza degli organi interni | passiva di rigenerazione (gdr only) | immunità alle proprie tecniche | passiva di tasca dimensionale ]

    Matrice dello Spirito [ Passiva di conoscenza dei piani di spirito ]


    Attive utilizzate:

    Manomissione
    Un distaccamento di spirito – viscido come i parassiti delle paludi – s’avvicina alla ferraglia brandita dal nemico, avvinghiandosi tenacemente all’oggettistica dell’opponente e impestandola con la sua malsana presenza. Subdolo sabotaggio ad opera del Castigo, la vischiosa manomissione interesserà il funzionamento e l’ ergonomia dell’equipaggiamento intaccato, portando i meccanismi ad incepparsi, le impugnature a scivolare via dalla stretta e i materiali a divenire fragili come il cristallo. In definitiva, questa sottospecie di bava spiritica rende inservibili tutti gli oggetti vulnerabili ai sabotaggi.
    Consumo: basso

    Ira dei Naviganti
    L’ex-detenuto richiama dall’aldilà il macrospirito di una ciurma di marinai morti in mare. Questo fantasma tormentato si manifesta come un globo etereo formato da poliedriche facce contrite dal dolore, boccheggianti marinai che tentano di annaspare un po’ di quell’aria che gli mancò al momento dell’affogamento. Questo spirito maligno è totalmente alienato dalle arti oscure del Kuthiano, che non esiterà a scagliarlo contro il nemico. Durante il tragitto lo spettro dell’intero equipaggio si decompone in singoli fantasmi, portati a vorticare intorno all’obiettivo designato, risucchiandone l’energia vitale e trasmettendo l’orribile sensazione del soffocamento: il respiro che non riempie, l’esagitato boccheggiare, la brama d’ossigeno; tale affogamento - per quanto sembri reale - è solo un’induzione derivata dalla vicinanza con i morti annegati. Solo alla fine del turno corrente (o di due turni, se lo si desidera) le anime si allontaneranno dalla stremata vittima, tornando nel mondo da cui provengono.
    Consumo: variabile (usato a critico)


    Riassunto:

    - Tenendo conto della passiva d’instant casting e della distanza irrisoria che li separa, attiva all'improvviso “Manomissione” a consumo basso per impedire il funzionamento dell’Ember Celica
    - In seguito attiva “Ira dei Naviganti” a consumo critico per prosciugare Alison della forza vitale
     
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    Persona sbagliata



    Luogo: Yuzrab - Sala Equipaggio Behemoth



    Povera Alison, quel sorriso sul suo viso presto sarebbe scomparso, si sarebbe tramutato in tutt'altro. Pura espressione di terrore e agonia. Bisognava però seguire l'ordine cronologico. La giovane, affianco al sinistro gerarca, è tutta contenta di visitare quella parte della nave, di cui è estremamente affascinata. Ogni cosa le piaceva, i colori assenti, l'ambientazione spaziale, futuristica, insomma..nonostante l'esagerazione, avrebbe potuto dire di volerne una. Purtroppo però qualcuno approfittò del momento per infliggere una chiara e dolorosa lezione all'ingenua bionda.
    "Come?" - chiese non avendo capito a cosa si stesse riferendo, il tipo le aveva detto che lei non aveva ben chiara la situazione e la giovane rimase perplessa dall'improvvisa frase.
    "Cosa int-!" - si allarmò vedendo che stava per arrivare qualcosa. Da un ipotetico centro creato da quell'altro, uno alla volta, manco fosse lei stessa in grado di assorbirli, una serie di spiriti cominciarono a vorticare intorno a lei ad una velocità inimmaginabile. Si distaccò dal gerarca, le gambe divaricate così come le mani pronte ad agire inutilmente, qualcosa di esageratamente unico stava mettendo in pericolo la vita della giovane combattente. Un flusso continuo di volti e grida, tutto ciò all'esterno scomparve coperto dal vortice. Lei stava in mezzo, totalmente confusa e impaurito di ciò che stava accadendo, temeva seriamente per la sua vita. Tutto era cominciato all'improvviso, non si era resa conto di nulla.
    Non riesco? Non riesco?! - panico, ansia, aveva provato a riattivare le Ember Celica, ma qualcosa le stava bloccando, non sapeva cosa stava accadendo..non poteva difendersi dall'attacco. Ci provò più di una volta e fu costretta subito ad arrendersi mentre il suo stato d'animo veniva seriamente compromesso. Osservava paralizzata dal terrore, destra, sinistra e ancora destra, sinistra. Orripilanti volti i quali, con le loro bocche, sembravano strappar via pezzi di vita di Alison. Gli occhi si socchiudevano ogni volta che accadeva, mentre presto avvertì le sue energie esaurisci, così come la sua mente, estremamente provata, non le diede altro che pensare all'imminente morte in arrivo. A proposito di morte, come sghignazzava di gusto osservando la giovane tanto vicina a lei.
    Che..Io..Padre..? - e già cominciavano a formarsi pensieri sconnessi, rimasugli della memoria. Un tormento continuo, alla faccia della luce, quella stava affondando nella più completa oscurità. Non riusciva a respirare, porto una mano alla gola, mentre l'altra sembrava cercare di afferrare qualcosa, l'impulso di scacciare via quei volti disumani. La sua forza era talmente debole che poté ripetere quel gesto un paio di volte prima di dover abbandonare il braccio. Lo accompagnò il secondo, quando ormai sembrava aver perso ogni speranza. Tutto sembrò esser successo senza motivo, in apparenza, invece, per forza di cose, c'era qualcosa dietro che lei avrebbe potuto comprendere solo al termine di ciò. Si era incontrata con una delle persone più importanti del presidio meridionale, della sua gilda e..ormai anche della sua vita. Si, perché in quel momento, quel losco figuro si era sostituito a dio, poteva scegliere se farla morire o darle un'altra possibilità con una cicatrice indelebile nella sua memoria e nel suo passato. Neanche avesse visto in faccia la morte, non poteva gridarle contro, non poteva reagire, completa sottomissione. Soffriva e subiva impossibilitata a muoversi, non poteva nemmeno piangere o udire il suono del singhiozzo. Le lacrime uscivano da sole, senza sforzi, senza suoni. La bocca aperta entrò anch'essa in paralisi, i muscoli non rispondevano più, non riusciva a prendere aria. Così si prova, quindi? Questa è la fine di un'ambiziosa ragazza? Morire per così poco? Un'esperienza che le avrebbe segnato decisamente tanto, troppo, un cambiamento radicale, completo, qualcosa che..si sarebbe potuto vedere solo alla fine, quando il vento avrebbe smesso di soffiare così forte da non lasciarsi prendere. Le gambe cedettero, cadde in ginocchio, mentre il suo stato mentale era ormai simile a quello di un vegetale. Le emozioni sparivano una ad una, i sentimenti e i ricordi del momento, il passato sembrò cancellato e la sua capacità d'intelletto si ridusse drasticamente. Ma ancora ci vedeva. Ancora fissava il vuoto lacerato da infinite linee, segno del continuò moto dell'uragano. Che gli occhi avessero cambiato colore non aveva importanza, le pupille si infossarono in alto lasciando vedere solo il completo bianco. Aveva toccato con mano la disperazione più grande, qualcosa che se non fosse stato così eccessivo, così duro psicologicamente, da non permetterle nemmeno la minima formulazione di pensiero, si sarebbe senz'altro suicidata. Tutto per annullare il possente peso dell'abbandono, della sofferenza..tutte le emozioni positive erano sparite all'istante, all'inizio, e dopo aver nuotato nel mare della disperazione, dove ogni cosa è perduta, dove non c'è barca o riva che la salvi. E ora, anche quelle scomparvero, lasciando solo il più insidioso vuoto in lei, radicato..era morta? O ci era andata tanto vicina? Oppure..la potenza era stata tale da non farle realizzare la fine, come ad un libro cui vengono tolte tutte le pagine dell'ultimo capitolo eccetto l'ultima. Il corpo cedette, il bacino scese fino a toccar terra, mentre le ginocchia con le cosce fecero lo stesso creando una W. Le dita toccarono il suolo e il mento finì per appoggiarsi al petto conseguendo la chiusura delle palpebre, mentre la bocca semplicemente si socchiuse. Non è forse il caso di descrivere completamente ogni dettaglio, nemmeno del brutto odore che stava per riempire l'aria..atto piccolo, per specificare. Dunque, non c'è altro per andare avanti, questa sarà, probabilmente, una delle tante scene viste dal gerarca.

    Stato Mentale: Compromesso - ...
    Stato Fisico: ???
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    La ragazza perse i sensi, inerme come un insetto indifeso. Non tentò nemmeno di opporsi in qualche modo ai poteri del Kuthiano. Occhi spenti, zitta e caduta in ginocchio. Niente più voce petulante, niente più sguardi sfrontati. Adesso sì che si ragionava.

    « Che ti sia da lezione, nullità. »

    Aggiunse con tono grave - anche se lei non poteva sentirlo - abbandonandola poi là dove si trovava. Le aveva voltato le spalle con una leggerezza disarmante, come se per lui non esistesse più. Il Gerarca doveva raggiungere la sua cabina: quell’esercizio di forza alla fine di una giornata tanto faticosa chiedeva in pegno del meritato riposo. Non gli importava niente di cosa sarebbe successo alla recluta: nel caso fosse morta sarebbe stato compito di Dimitriy smaltire il cadavere di una sottoposta tanto indisciplinata.

    Ma se dopo un numero imprecisato di ore avesse ripreso coscienza, con la coda dell’occhio avrebbe potuto notare un’ombra nera, tanto flebile da sparire al volgere dello sguardo. Ciò che non sarebbe scomparso era una sensazione pesante e sgradevole che pressava il cranio, impossibile da identificare. Un’allucinazione o un altro incubo?

    Solo il tempo avrebbe dato tutte le risposte.

     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Quanto tempo era trascorso? Quanti minuti? Ore? La giovane aprì gli occhi lentamente. Era distesa di fronte l'ascensore. Stava guardando un punto fisso della parete metallica, non si mosse, non emise alcun suono. La vista era in parte annebbiata e le idee erano troppo confuse per ricostruire perfettamente ciò che era successo. Provò a muovere qualcosa, un muscolo..una gamba o un braccio, niente. Non era in grado di muoversi, non aveva la forza necessaria, non sentiva nulla. Come se tutti i suoi nervi fossero stati inibiti. Spostò lo sguardo tra l'oscurità e la fastidiosa luce proveniente da alcuni punti per lei indefiniti. Passarono una decina di minuti e pian piano cominciava a ricordare. Le immagini apparivano comunque confuse e in rapida successione, quasi fossero momentanee, passeggere. Aveva subito un duro colpo, era successo qualcosa di molto pericoloso..aveva sentito la sua vita quasi venir strappata via. All'ultimo era stata forse salvata? Evidentemente la sua vita non contava nulla, i suoi servizi, la sua collaborazione..niente, è bastato così poco per venir buttata via. Si era cacciata nel posto più sbagliato di sempre. L'astronave..non le piaceva più, non voleva più rimettere piede dentro. Ma al momento, i desideri o voglie non sono il primo dei pensieri della giovane ancora in un pessimo stato. Aveva anche fame, credeva..il fastidio non era sufficiente a darle la "grinta" per alzarsi. Quasi si dimenticò subito di provare quella sensazione di bisogno. Cosa doveva fare ora? Non lo sapeva nemmeno lei, di sicuro uscire di lì. Non aveva più motivo di restare, aveva rischiato troppo per nulla. Cercò di ricordare, ma più ci provava e più sentiva la tua testa pesante.
    Io..Alison.. - tutto ciò che riuscì a emettere col suo cervello. La volontà di mantenere la sua identità, di ricordare che il suo nome è importante, che lei stessa era importante. Forse nella società non contava nulla, la gilda la considerava al di sotto di tutto e tutti. Però questo non l'avrebbe di certo fermata, aveva commesso un grave errore e non lo avrebbe mai più dimenticato. Poi il suo volto. Le iridi mutarono in un rosso acceso..ogni volta che si fissava la sua immagine cominciava a provare una rabbia sempre più elevata. Era stato lui, per forza..almeno credeva. Si accertò più volte..non c'erano dubbi, non l'aveva aiutata, l'aveva disprezzata. Peggio di..tralasciamo al momento.
    Vendetta.. - ecco l'ultima delle tre parole che rispecchiano la sua natura. Il suo animo oscuro. Il suo nome, l'egoismo o individualismo e i suoi obiettivi, la sua brama di vendetta. Presto o tardi, un giorno qualunque, quello segnato dal destino. Giurò vendetta, doveva fargliela pagare. Poiché stava in una situazione di vantaggio, non le rimaneva altro che fare l'unica cosa, la peggiore che potesse fare per lei. Restare al gioco, far finta di niente..insomma, ciò che sapeva fare peggio poteva rivelarsi l'arma vincente. Ci sarebbe voluto davvero troppo tempo..dopotutto aveva una vita, bastava e avanzava per realizzare i suoi desideri. Chiuse gli occhi lentamente. La sua mente si svuotò ancora una volta e si lasciò nella profonda stanchezza, tornò nell'oblio..dopotutto non poteva recuperare così in fretta dopo quello che aveva visto e subito.

    Stato Mentale: Compromesso - Vendetta..
    Stato Fisico: ???
    Energia: 100%
     
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8 replies since 8/9/2015, 20:45   235 views
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