[EM] Premonition of the End

All the World's Evil ~ Atto I

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    La sala circolare era più asettica del solito. Le proiezioni olografiche oscillavano pigramente nel vuoto, riproducendo luoghi distanti centinaia di miglia. La mappa era in modalità automatica, perciò seguiva la sua routine di monitoraggio tra le dune. L’andamento di quelle cunette dipinte nell’aria dai fotoni era ipnotico. Immerso nel silenzio più opprimente della sua vita, l’unico ospite di quelle mura blindate fissava il vuoto con gli occhi persi.

    Un segnale mentale lo riportò alla realtà. Era Aristotelis che chiedeva di aprire un ponte telepatico. Si riscosse un attimo e confermò il contatto.

    Fra poco dovrebbe raggiungerci anche Zimmer.

    Comunicò laconicamente al compagno ellenico. Nonostante non potesse essere presente di persona, il Greco avrebbe seguito la riunione a distanza. Era una pratica comune tra loro tre perché - date le funzioni pubbliche di ciascuno - era sempre difficile potersi riunire al completo sulla Behemoth.

    Si appoggiò meglio allo schienale della poltroncina, adagiando con cautela gli avambracci sui braccioli: non doveva sollecitare le fasciature fittamente inscritte di glifi che risalivano dalle sue dita fino alle spalle. Non stava nemmeno indossando l’armatura per evitare di sciuparle.
    Nel complesso Bid’daum aveva un aspetto sfatto. Aveva dormito più del solito, ma non era per niente riposato. Era veramente strano vederlo in quello stato. Lui stesso avrebbe preferito evitare di mostrarsi così ai suoi pari, ma le circostanze non consentivano di rimandare ancora. Confidava che le sue condizioni sarebbero state un ottimo biglietto da visita per far capire la gravità di ciò che incombeva su tutti loro.

    Quando finalmente la porta pneumatica si aprì, cercò il Boggart con lo sguardo.
    La riunione straordinaria da lui convocata aveva inizio.

     
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    Il vento gli sferzava forte il volto corrucciato, lo sguardo perso lungo la linea dell'orizzonte segnata dalle dune. Era talmente in alto da poter abbracciare con gli occhi quasi tutto il presidio. Era una giornata limpida, le nubi erano terse: si poteva scorgere il cielo nero che segnava l'inizio della regione vulcanica, e dalla parte opposta, quel verde puntino che era l'Orchidea, in risalto nell'arido deserto.

    Aveva perso di vista Merovish, o meglio, l'ingresso principale della città sotterranea. La capitale vera e propria era invisibile all'esterno, e si propagava per miglia e miglia sotto le sabbie dello Yuzrab.
    Ecco il suo regno. Un oceano di sabbia e morte, il suo personale giardino di intrighi, macchinazioni, sangue. Una volta, aveva sentito raccontare da un carovaniere che il presidio Sud era “come una brutta statua scheggiata, alla qual la vita si era attaccata ostinata come un edera rampicante”.
    Quando l'aveva sentito, anni fa, aveva riso così forte da sputare quello che stava mangiando. Ora... non poteva essere più d'accordo.

    Zimmertraugher di Merovish sospirò, si voltò e digitò il codice per sbloccare il portello stagno che portava all'interno della Behemoth.

    Dal ponte superiore alla sala di guerra degli Eversori non saranno stati nemmeno una decina di passi, il corridoio che fungeva da valvola fra la nave e l'esterno era angusto era corto e angusto, ma estremamente utile. Il Boggart si prese il suo tempo. Era appena tornato da una riunione con i Pasha, ed era stanco. I primi giorni, in mezzo agli intrighi e alle vicissitudini politiche, Zimmer si era sentito a casa. Era nato per quello. Dopo che l'entusiasmo iniziale ebbe fatto il suo corso, il Rosso avrebbe sgozzato personalmente gli altri cinque colleghi, per poi appendersi lui stesso a qualche trave per il collo.
    Merovish era... complessa.
    Più di quanto avesse preventivato. Il piano originale, pensato ormai talmente tanti anni fa da sembrare antico, era di eliminare l'organo di controllo del paese (l'esarcato) e prenderne le redini.
    Ora... non ne era troppo sicuro.

    Zimmer si grattò pigramente la barbetta incolta che gli spuntava sotto il mento scaglioso. Da rosso-nerastra qual'era, si era scurita improvvisamente, per poi virare, ai lati, sul bianco.
    La verità era che il Boggart cominciava a sentire i suoi anni.
    Si accorse di aver ancora addosso l'abito cerimoniale da Pasha: la giacca di pelle e cuoio rossa ornata d'oro e ebano, il pendente dell'esarcato al collo.
    L'eversore digrignò i denti, estrasse dalla tasca del vestito una pipa d'osso lavorata e prese a fumare nervosamente.

    Voi no stappa champagne, io no è ancora morto. esordì mentre entrava nel centro di comando della nave, lanciando un cenno di saluto al Castigo.
    La porta pneumatica si sigillò alle sue spalle, e una lucetta rossastra lampeggiò sopra le loro teste.
    La sala era ora completamente schermata, eccezion fatta per il canale sensoriale degli Eversori.

    Se anche nostro collega è d'accordo, direi di iniziare. commentò, sprofondando su uno degli scranni.
     
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    Per quanto una situazione potesse essere disperata, per quanto la frustrazione potesse aver preso il controllo, alcune cose non cambiavano mai: Zimmer riusciva sempre a strappargli una smorfia divertita. I suoi modi ruvidi e la sua ironia nera non perdevano mai mordente. Nel corso degli anni aveva imparato molto sul suo collega: sapeva quanta scaltrezza si celasse in quel metro di pelle verrucosa e di quanta forza di volontà fossero pregni quegli occhi stanchi. Non riusciva a immaginare il progetto dell’Eversione senza uno qualunque dei Triumviri: se per qualche scherzo del destino non fossero capitati nella stessa fazione, sarebbe naufragato tutto prima del tempo.

    Era sinceramente felice di averli come alleati.

    Purtroppo quella misera tavola rotonda non era propriamente uno spettacolo di forza. Da un lato c’era il Kuthiano - spossato e visibilmente privo di almeno tre quarti del suo solito smalto - mentre dall’altro lato c’era il Boggart, ormai più simile ad un vecchio sultano che ad un agile mercante pieno di risorse. Pur non potendolo vedere, aveva il sentore che anche il Greco non fosse nel pieno delle sue forze in quel periodo. Cos’era successo ai tre inarrestabili Gerarchi dell’Eversione, che avevano imposto la loro egemonia sull’intero Presidio?

    La causa primaria era il peso della responsabilità. Stavano provando sulla loro pelle gli effetti della lunga fase di assestamento successiva ad un colpo rivoluzionario; un processo per certi versi più logorante del fulmineo atto sovversivo: mantenere la stabilità dopo lo scisma. Era relativamente facile assestare un colpo di mano nell’ecosistema instabile del Sud, ma il difficile di una rivoluzione è ciò che accade dopo. C’erano mille coltelli nascosti nell’ombra che bramavano la vita degli Ufficiali. Mille nuovi problemi politici da sommare alle incombenze preesistenti.

    Il vero banco di prova degli Eversori non era stato lo scontro all’Arena Nera, ma tutto quello che da lì era scaturito. Con questo pensiero ben impresso, si decise a prendere parola.

    As66nvs« Sarò diretto e non farò giri di parole. »

    I virtuosismi verbali non sarebbero riusciti ad indorare la pillola. Non esisteva un modo indolore per scaricare anche su di loro quel fardello.

    « Il Presidio Sud è sul punto di essere annientato. »

    Provò un sollievo colpevole a condividere con qualcuno tutta la sua inquietudine.

    « L’origine di tutto risale ad un millennio fa, quando il Meridione fu devastato dal cataclisma ricordato negli annali come la “Grande Cristallizzazione”. »

    Le mappa olografica avviò una simulazione. I proiettori tridimensionali illustrarono il fenomeno della vetrificazione basandosi sui dati scientifici in loro possesso. I valori rossi e lampeggianti della temperatura al livello del suolo erano tanto terrificanti quanto il tasso stimato delle radiazioni.

    « Nessuno aveva previsto una catastrofe di tali proporzioni, ma gli sviluppi furono lenti a sufficienza da permettere a buona parte della popolazione di rifugiarsi nel sottosuolo. »

    Non era un caso se Merovish fosse comunemente nota come la Tana: era stata un rifugio sotterraneo prima di diventare un covo di serpi.

    « Quel che ho scoperto di recente è che il cataclisma si ripete ciclicamente. Il periodo di quiete ormai è agli sgoccioli, ma non si può calcolare con esattezza quando finirà: potrebbe essere fra un’ora come fra un mese. E il problema principale è che… »

    Si fermò, come per raccogliere le ultime energie necessarie.

    « Quello di mille anni fa era poco meno di un colpo di avvertimento. »

    Le proiezioni mutarono in maniera sempre più inquietante. I processori erano intenti a calcolare il nuovo output da visualizzare. Tutti i valori s’impennarono di colpo. I livelli di radiazioni raggiunsero una quota inconcepibile. La ricostruzione olografica non mostrava nulla, forse stava soffrendo di un malfunzionamento. Poi alcuni indicatori geografici si sovrapposero alla desolazione indistinta, rivelando l’amara verità.

    Il risultato della simulazione era una tabula rasa.
    Distruzione totale.

    « Contro una cosa del genere non si possono adottare mezzi convenzionali. È una minaccia di magnitudine infinitamente più grande di tutto ciò che abbiamo affrontato in passato. »

    Se anche tutti i Titani del Labirinto di Krarth fossero liberati all'istante, il pericolo non sarebbe ancora lontanamente paragonabile. Nell’istante in cui l’aveva capito, la sensazione d’impotenza di fronte all’apocalisse aveva frantumato il suo spirito.

    « In teoria esiste qualcosa che potrebbe contrastarla… »

    Gli ologrammi si convertirono ancora, rivelando uno scenario riconoscibile per chiunque. Sotto la scorza familiare, i fotoni tratteggiarono il segreto meglio custodito dell’intero Presidio. Una Verità di mole inaudita, completa di tutte le implicazioni e che spiegava chiaramente in che modo fosse coinvolto il Kuthiano.

    « Ma, come vedete, non sto facendo molti progressi. E non so se riuscirò a farne prima che scada il tempo. »

    Fece un cenno alle sue braccia fasciate.

    « Per questo motivo, anche se non mi sono chiari molti aspetti, ho deciso di parlarvene. Dobbiamo decidere cosa fare. Personalmente preferirei tenere all’oscuro l’Esarcato: temo che in preda al panico possano commettere qualche idiozia, azzerando le mie già infime probabilità di successo… ma vorrei sentire anche il vostro parere. »

    Ormai non poteva più farsi carico di ogni cosa. Piuttosto che collassare sotto il peso di quel segreto, aveva rivelato tutto agli altri due Triumviri, gli unici alleati su cui poteva contare.

    I suoi amici più fidati.

     
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    Le parole di Bid gettarono nuove ombre nel pozzo di oscurità che era ormai diventata l'agenda giornaliera del Boggart. Disastri naturali, titani impazziti, vecchi alfieri che non vogliono stare nella tomba, ex schiavi che si fanno rapire da potenziali divinità distrittruci.
    Zimmer quasi si accasciò sul tavolo luminoso, reggendosi mollemente il volto con una mano.

    Che mondo di fortune che è il nostro. commentò, cercando di farsi un idea a grandi linee dell'intricato discorso fatto dal gerarca.
    Parte di quelle informazioni in realtà già le sapeva, e tutte le altre si incastravano abbastanza bene nel panorama che era riuscito a ristrutturare.
    Magra consolazione, in fondo... però meglio di niente.
    Ora sapeva che stava guardando nella direzione giusta.

    Osservò gli ologrammi proiettati da macchinari che lui stesso aveva aiutato a calibrare, le evoluzioni, le statistiche... se Bid aveva ragione, questa volta non sarebbe bastato scappare sotto terra. Nulla, nel presidio che con così tanta difficoltà avevano conquistato, sarebbe sopravvissuto.
    Gli venne quasi da ridere.
    Il lavoro di cinque anni svanito per il capriccio di un fenomeno scatenatosi millenni prima.
    Cinque anni del resto non erano niente. Un millennio era poco più di una generazione, per lui. A volta, si dimenticava del fatto che tutto quell'impegno non era altro che uno spicchio, un piccolo capitolo in un volume molto più grosso.
    Eppure, senza troppe spiegazioni, era diventato quello più importante.

    E chissà, forse anche l'ultimo.

    I miei illustri colleghi... fhè. La metà di loro probabilmente accatasterebbe le sue ricchezze e fuggirebbe a nord. Altra metà cercherebbe di assassinare la prima, durante il tragitto. No, sono d'accordo. Lasciamo chesta cosa fra noi.

    Detto questo, schioccò le dita e parte degli ologrammi mutò, raffigurando ora un grosso tomo di pelle nera, la copertina finemente lavorata e chiuso da una grossa serratura sul dorso.
    Questo è il diario di un titano. Come voi può vedere, è sigillato con qualcosa che va oltre le nostre capacità: stiamo cercando di aprirlo.
    I segreti al suo interno dovrebbero darci posizione di ultimi titani liberi, che in questo millennio si sono nascosti.


    L'immagine del libro sfarfallò, lasciando spazio al rapporto stilato da Dimitriy dopo la sua disavventura alle cave del sapere.

    Cercando informazioni su come aprire il tomo, abbiamo scoperto qualche retroscena sul passato di Merovish... cheste fonti sembrano confermare la tua storia, Bidibi. Una copia digitale del diario stilato dal regnante di Daleli, durante gli ultimi anni prima del Disastro, sfrecciò fra gli ologrammi.

    Io sta sfruttando cheste risorse con l'obiettivo di... stringere un alleanza con i titani. Io no mi aspetta di trovare creature senza cervello che ci attaccheranno a prima vista, rese pazze dalla prigionia del labirinto o da chissà quale re passato. Io sta cercando creature intelligenti, abbastanza da capire, come spero, che la guerra contro il Conquistatore avrebbe portato ad una reciproca estinzione, e che hanno quindi preferito ritirarsi. Dalla guerra prima, e dal Disastro dopo.

    Chissà, potrei scoprire qualcosa.


    Lo sguardo andò sul Castico.
    Il monocorno aveva già un piano, Zimmer ci avrebbe scommesso tutti i suoi averi.

    E senza falsa modestia, l'ex venditore di bussole rotte e lampadine fulminate ora era oscenamente ricco.
     
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    Zimmer convenne sul fatto che era più sicuro per tutti tenere l’Esarcato fuori da quella faccenda. Gli altri Pasha erano troppo volubili. Se anche li avessero resi partecipi di ciò che incombeva sul Sud, non avrebbero potuto fare gran che per aiutare. Non c’era nemmeno da porsi il problema delle loro probabili rimostranze: se avessero fallito, non sarebbe rimasto più nessuno con cui lamentarsi; in caso di riuscita avrebbero avuto il successo a sostenere la loro posizione; e infine - nella remota possibilità che le previsioni non si avverassero - nessuno si sarebbe allarmato per nulla… ma quest’ultima ipotesi era più un esercizio di fantasia che un reale fattore da considerare. Se gli avessero chiesto di scommettere tutti i suoi averi, Bid’daum avrebbe puntato ad occhi chiusi su un qualunque altro evento assurdo, tipo la smilitarizzazione totale di Laputa o il Molliccio che si dava alla beneficenza.

    Il Boggart passò quindi ad esporre i risultati delle delicate missioni svolte recentemente da Dimitriy. Di una cosa ormai era certo: il passato oscuro di quelle terre li stava perseguitando, come se il Male accumulatosi nei secoli non potesse essere lavato via dal semplice scorrere del tempo. I peccati del Meridione si tramandavano di generazione in generazione, neri e coriacei come quel diario sigillato che i proiettori stavano mostrando.

    « Allearsi con gli ultimi Titani…? »

    Soppesò quelle parole per qualche istante, poi annuì.

    « In condizioni normali ti direi che il gioco non vale la candela, ma coi tempi che corrono dobbiamo tentare qualunque via… per non affondare in una catastrofe più grande di noi. Ma si tratta pur sempre di Titani, sappiamo fin troppo bene di cosa sono capaci. Se la situazione dovesse precipitare, non esitare a chiedere l’intervento della Legione. »

    Qualche abominio fuori controllo era proprio l’ultima cosa di cui avevano bisogno in tempo di crisi. Non avrebbe esitato a sguinzagliare l’esercito a piena potenza per contenere qualsiasi minaccia.

    « Per quanto riguarda il tomo, credo che ci sia una persona che potrebbe saperne qualcosa: il Cerimoniere dell’Arena. Forse uno come lui potrebbe perfino essere capace di aprirlo. »

    Dopotutto si stava parlando del custode dei segreti millenari del Sud.
    Il figuro spettrale che gli aveva rivelato il motivo
    per cui l’Arena Nera era stata costruita.

     
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    Zimmer poteva essere diventato oscenamente ricco, indiscutibilmente potente ed essere riuscito ad immergersi negli intrighi politici della città più violenta e pericolosa di Endlos pur restando a tirarne le fila... ma nulla, NULLA lo soddisfò come la sorpresa dimostrata dal Castigo in quel momento.
    Quella diabolica creatura che non avrebbe saputo battere ciglio davanti alle peggiori torture, subite ma sopratutto inflitte... quella stessa creatura che rispettava come un pari.

    Le fauci dello stanco Boggart si schiusero in un fugace ghigno divertito... e spaventato, al tempo stesso.
    Come se l'enormità del suo piano gli fosse appena caduta addosso, roboante e massiccia quanto l'intera Merovish.

    Erano riusciti a conquistare la Tana, avevano stretto patti con tagliagole, con eserciti, con politici... perfino con i mostruosi Eldroc.
    Sarebbero riusciti a fare lo stesso con un Titano?
    In fondo, il rossiccio non era nemmeno sicuro al 100% di riuscire a trovare chi cercava... anche se le recenti prove gli avevano dato ragione.
    Le ultime parole del monocorno comunque conquistarono un occhiata incuriosita da parte del molliccio.
    "Il cerimoniere, hu?" aveva senso.
    Le ultime scoperte legavano indissolubilmente il tomo all'anima di Merovish... e se quest'anima aveva un volto, non poteva che essere quella di quel misterioso essere.
    Zimmer annuì, prendendo mentalmente nota di indagare a fondo sulla questione.
    Gli indizi scoperti da Dimitriy e Asuna li avevano avvicinati al mistero... ma ancora, il Grimorio non era stato aperto.

    Soppesando i vari pensieri, Zimmer sfiorò i braccioli della poltrona, che come una creatura viva rispose alle carezze del proprio padrone inclinandosi, permettendo al Boggart si appoggiare i piedi sul bordo del tavolo.
    "Il gioco non vale la candela... Eh." mormorò pensieroso, con uno strano sorriso sul volto, mentre guardava verso il soffitto della nave.
    Pochi metri da li, fuori dal possente scafo, il vento soffiava forte, trasportando sabbia e ricordi.
    "Valeva la pena rotolare nel deserto, versare sangue sulla sabbia, combattere con quel poco che avevamo... ricordo che quei Tuskgor erano maledettamente feroci." continuò, fissando il vuoto con una strana nota di malinconia nella voce.

    "Ne abbiamo fatta di strada, da allora... dimmi, Bid'Daum. Il gioco è valso la candela, alla fine?"

    E per la prima volta nella sua vita, Zimmer non sbagliò il nome del compagno.
     
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    Il Pasha del Distretto della Fame si distese sulla poltroncina, lasciandosi andare a discorsi che semplicemente non erano da Zimmer. Cos’era successo al diavolo del Bazar, il mercante dalle mille risorse che era capace di rovesciare il mercato con le sue macchinazioni? Intorno a quel tavolo sembravano esserci soltanto i fossili dei due mercenari che erano andati a caccia di Tusk. Due derelitti fiaccati dalle responsabilità che si erano cercati da soli.
    Si rese conto di quanto fosse pietoso quello spettacolo.

    « Se tutto quello che abbiamo fatto è servito a farti azzeccare il mio nome, stai sicuro che lo rifarei altre cento volte. »

    A sorpresa sdrammatizzò con una risata.

    I Gerarchi non dovevano finire in quel modo. Loro erano uomini d’azione, non dovevano spegnersi come vecchi sommersi da nostalgia e rimpianti. Molto meglio andarsene col botto, rischiando tutto come avevano sempre fatto.
    Era questo l’unico finale che avrebbe accettato.

    « Sento che l’equilibrio nel Consiglio si sta avvicinando ad un punto di rottura. Teniamoci aggiornati e cerchiamo tutti di darci una svegliata: gli altri Pasha non aspettano altro che un nostro momento di debolezza per farci fuori. »

    Tornò alla sua serietà ma con rinnovato vigore.

    « Se ti servirà un incontro col Cerimoniere, fammelo sapere. Abbiamo una tabella di marcia quasi senza pause, giù all’Arena. »

    In assenza di altri argomenti da trattare, si sarebbe alzato in piedi. Una fitta attraversò le sue braccia bendate. Strinse i denti e ricacciò indietro la sofferenza. Non poteva più piangersi addosso.

    Se davvero su di loro incombeva un fato inevitabile,
    l’avrebbe affrontato a testa alta.

     
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    E in quel momento, un ghigno apparve sul volto tirato del Boggart, un ghigno antico, memore dei suoi primi giorni a Merovish.
    Lo stesso ghigno che l'aveva spinto a firmare quello stupidissimo contratto, affamato di soldi e pronto a pugnalare alle spalle quella gente che ora considera la sua famiglia.
    Quello stesso ghigno che lampeggiava nell'oscurità delle caverne ghiacciate del nord, quando trovarono quell'enorme gemma che adesso alimentava la Behemoth.
    Zimmer rise, rise di gusto, in risposta all'improvviso picco di umorismo del Castigo.

    Per un attimo, pensieri molto simili a quelli di Bid attraversarono la mente di Zimmer, rasserenandolo un poco.

    Perché l'ora era quasi giunta, lo sentiva. Lo sapeva.

    Il momento passò, e la discussione tornò a vertere sulle questioni del presidio.
    I miei colleghi sono creature … straordinarie, a dir poco. Li ho osservati bene, in questo periodo. commentò, appoggiandosi allo schienale del sedile, ora più rilassato.

    Preek è scaltro come la più intelligente delle volpi. Diavolo, credo perfino che sappia qualcosa di noi. Ma a differenza di tutti gli altri... sembra aver davvero a cuore le sorti della Tana.
    Il Pasha delle Luci è scaltro anche lui, ma in maniera diversa... si schiererà nel gruppo più grosso, se dovrà scegliere.

    A preoccuparmi davvero, è chi gestisce il mercato degli schiavi.
    Zimmer si concedette una pausa, domandandosi stancamente se valeva la pena ravvivare la fiamma all'interno della pipa di corno.

    Il Pasha dei Caduti ha in mano la più grande fonte di reddito della Tana. Non ho ancora avuto il piacere di incontrarlo... ma quello che sento dire di lui non mi piace.
    il Boggart aspirò una boccata di fumo, dopo aver accesso nuovamente la pipa. Quell'ultima frase l'aveva detta con un tono particolare... un tono che poteva anche voler dire “ad ogni problema, la sua soluzione.”

    Ah, vedremo, amico mio. Vedremo.
    commentò, imitando Bid e alzandosi dallo scranno.
    Quella chiacchierata l'aveva rinvigorito, ricordandogli per cosa si alzava ogni mattina, cosa lo spingeva a vestirsi con quegli abiti non suoi e a partecipare a noiose riunioni contabili.

    Ho un altro paio di piste da battere, per il grimorio... vediamo come maturano gli eventi. Ma si, credo che prima o poi, ti chiederò certamente un incontro.
    commentò in ultimo, ridacchiando.


    Chissà, io potrebbe anche chiedere autografo!
    gracchiò, tornando a vestire le sue cariche.
     
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