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LAZARUS LEE.
La magia di luce io proprio non la capisco.
Non... Non me la sento dentro, ecco. Con la Tenebra è tutto così semplice: io penso a qualcosa e lei lo fa, come se fosse una parte del mio corpo.
Gli sbrilluccichii invece sono noiosi e antipatici. Distanti. Devo concentrare il Mana, plasmarlo secondo la mia volontà, dargli una forma, assicurarmi che non esploda al momento dell'emissione... Insomma, un casino.
I veri maghi elementali agiscono tutti così? Che rottura. Certo, forse per loro è più facile: nessun mago sano di mente sceglierebbe mai un elemento del tutto opposto alla sua essenza.
Ma io, ahimé, non sono del tutto sano di mente.
Sono stufo di studiare al Magisterium. Stufo di essere rinchiuso in quelle quattro mura, di avere addosso lo sguardo di Intet che contempla i miei fallimenti. Ho deciso di esercitarmi da solo in un posto isolato, stamattina, e quel posto è la Città del Riposo.
Location carina. Tombe, case diroccate, un sacco di piante. Pace e natura. Ho lasciato Lasher libero di scorazzare in giro, e sta fantasmosamente rincorrendo alcuni uccellini.
Sorrido, per poi tornare a concentrarmi sul mio anello. Sollevo il braccio e torco l'anima all'interno del gioiello, estraendo la sua energia. Canalizzandola.
Una sfera luminosa ora luccica pochi centimetri sopra il dorso della mia mano. La faccio ruotare su se stessa, cercando di farla diventare sempre più grande e luminosa.
Ok, sono riuscita a crearla. Il problema, adesso, è farle fare quello che voglio: come già detto, la Luce è antipatica. Sniffa la mia Tenebra e la trova repulsiva a pelle, si rifiuta di fare ciò che voglio. È come un pokémon di livello troppo alto, e io non ho abbastanza medaglie per controllarlo.
No, metafora sbagliata: la Luce non è più potente di me.
Basta una lampada per scacciare il buio, è vero. Ma non puoi illuminare con una lampadina gli abissi più profondi dell'oceano.
Focalizzo il mio bersaglio: un muro coperto di rampicanti a pochi metri di distanza. Immagino una linea tra me e quel punto preciso, trattengo il respiro, scaglio la mia sfera luminosa...
E lei va da tutt'altra parte. Schizza via come una palla rimbalzina. Ennesimo fallimento, energia sprecata, Lazarus sei un coglione.
Sento Lasher abbaiare. Cosa cazz-
Una persona. Che ci fa qui a quest'ora?
Il mio attacco magico sta per prenderla dritta in mezzo alla schiena.
«ATTENTO!» urlo, con tutto il fiato che ho in gola.
Troppo lontano per castargli una barriera magica alle spalle.
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RAZ0R.
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Tum. Tum. Tum. Tum.
Il rumore prodotti dagli stivali sul suolo, ancora inumidito dalla rugiada mattutina, risuonava nell'aria limpida della Città del Riposo. La luce filtrata dalla fitta vegetazione e l'odore di legno davano all'atmosfera un qualcosa di magico.
Chissà... Aveva sentito dire da qualcuno che quello fosse un posto sacro.
Passeggiare tra le rovine gli fece tornare in mente, con una certa malinconia, i vecchi tempi. Gli era sempre piaciuto camminare, così, senza una meta precisa, lontano da tutto e da tutti: era una sorta di rituale, per lui.
Quella mattina si era svegliato presto, dopo poche ore di sonno trascorse in una locanda. Era una locanda piuttosto povera, spartana, ma con un clima accogliente e un'ottima zuppa. Gli era piaciuta. Ci potrei tornare un'altra volta.
R era di buon umore, se così si può dire. La profonda tranquillità di quel luogo lo faceva sentire a suo agio.
Quello che accade nei brevissimi istanti seguenti, dunque, lo colse completamente alla sprovvista...
Un cane che abbaia.
- ATTENTO!
Mi volto.
- Eh...?
Dolore al costato.
Dopo un attimo di confusione, si ritrovò accasciato a terra, la mano premuta sul costato... Non faceva davvero male, però questo improvviso attacco lo aveva lasciato scombussolato.
Cercò di individuare il nemico.
Poteva vedere un tipo che lo osservava da una certa distanza. Era giovane, sembrava un ragazzino. Possibile che sia stato lui ad attaccarmi?
R balzò in piedi, sguainando la spada, e ringhiò contro il malcapitato:
- Ehi, tu, si può sapere che intenzioni hai?!. -
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LAZARUS LEE.
Ah, ottimo, l'ho ucciso. Ciao libertà, benvenute prigioni di Laput- no ok, si sta rialzando. Sono salvo.
Si sta rialzando e ha una spada. Come non detto.
«Scusa.» gli dico, alzando le mani in segno di resa.
Eddai, sono un ragazzino smunto coi capelli bianchi e una felpaccia dei Metallica addosso, si vede che non sono pericoloso. Credo. Se ignori il fatto che sono altissimo e ho un cane di pece che mi ringhia ai piedi.
«Mi stavo esercitando e ho perso il controllo della magia.»
Non era un attacco alle spalle, davvero - se avessi veramente voluto davvero ucciderti, saresti già morto. Perciò potresti reinfoderare la spada, per favore? Quella, e anche il braccio rosso dall'aspetto uncinato e cattivo. È davvero il tuo arto, o una specie di guanto? Non mi piace.
Un passo lento in sua direzione, le mani ancora alzate. Pace e amore, fratello, non l'ho fatto apposta: non pensavo che la gente facesse jogging mattutino nella Città del Riposo.
Questi laputensi sono così invadenti. Come fanno a starcene così tanti su questo stupido sasso? Capita mai che qualcuno caschi giù per sbaglio?
Deglutisco. Più probabile che sia l'alfiere a far volare giù qualcuno ogni tanto.
«Ti sei fatto male?». -
RAZ0R.
User deleted
- Scusa.
La rapida resa di quel ragazzino smunto lo colse alla sprovvista. Non sembrava avere cattive intenzioni, forse. Forse?
R non era tipo da sottovalutare l'avversario però, a guardarlo bene, l'aspetto di quel ragazzo non poteva davvero incutere timore. Alto, sproporzionato, goffo: R si sentiva più tranquillo.
- Mi stavo esercitando e ho perso il controllo della magia.
Ma-gia...?. La magia era sempre un argomento delicato da trattare con i guerrieri: buona parte di loro la considerava una cosa per vigliacchi. Anche R la pensava più o meno così, però la trovava affascinante ed efficace in combattimento. Del resto, anche lui si era fatto insegnare qualcosa da quel... Come si chiama?... Elementalista?
- Ti sei fatto male?
R si ritrovò a interrompere il suo flusso di pensieri: forse era meglio dare, finalmente, una risposta.
- Hm.
Non era molto loquace, però quella risposta era da intendere come un "no".
Quel ragazzino, tuttavia, lo interessava: diceva di saper usare la magia.
- Guarda.
Rinfoderò la spada, aprì la mano destra e fissò intensamente il palmo. Una fioca ma vivida fiammella si creò dal nulla, sospesa a pochi centimetri dalla mano. Anche sotto i guanti, percepiva un lieve calore sulla pelle.
Avvicinò poi la mano alle labbra: bastò un soffio per fare tremolare la fiamma e, infine, spegnerla.. -
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LAZARUS LEE.
Ok, dice di non essersi fatto male. Credo.
Ma sa parlare, questo tizio? Forse è un naufrago arrivato da poco, e non conosce ancora bene la lingua. Risponde per monosillabi, e mi mostra orgoglioso un cerino come se fosse chissà quale divino portento.
"Hey, guarda, anche io sono un mago scarso", mi sta dicendo.
Sento qualcosa rivoltarsi nel mio stomaco. Penso che si chiami "orgoglio".
Come lui allungo una mano, il palmo rivolto verso l'alto,per canalizzare una magia.
Quel che io evoco è un piccolo grumo di oscurità ondeggiante, malata imitazione della sua fiammella. La lascio fuocheggiare per qualche istante, così da dargli modo di guardarla bene.
Poi batto un piede per terra.
«Guarda.»
La mia ombra inizia a gocciolare.
Il terreno è ora un soffitto umido, da cui colano stralci di Tenebra liquida. Uno spettacolo capovolto, gocce di oscurità che piovono al contrario beffandosi di ogni legge della fisica. Occhietti gialli si aprono nelle gocce più grandi, decine di sguardi alieni tutti fissi sullo sconosciuto.
Potrei fare di più. Potrei oscurare il sole, se solo lo volessi, ed evocare dagli Inferi qualche abominio per farci compagnia. Mi contengo solo perché temo che il tizio possa vederla come un'aggressione, e attaccarmi con quella sua brutta spada.
Infilo le mani nelle tasche e gli rivolgo un sorriso dolce - quasi paterno.
No comunque carina la tua fiammella, eh. Continua a esercitarti, tra qualche milione di anni potrai sboronare pure tu..
Shine. |
