Questions about trust

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    Forse, sotto certi aspetti, Jester era stata sfortunata. Dapprima ignorata dai sopraggiunti soccorsi, poi di botto preda delle attenzioni di un quartetto di ragazzine che più che infermiere o paramedici sembravano meccanici. Tutte quante addobbate con pesanti salopette da officina e strani copricapi scuri su cui spiccavano un minimo di 3-4 coloratissimi badge appuntati alla rinfusa e tutti diversi, salvo uno in particolare che per qualche motivo era comune a tutte quante, raffigurante la silhouette di una streghetta in arcione di quella che ricordava più un utensile da meccanico che la classica scopa. Non erano esattamente aggressive, non più di uno stuolo di commesse di un outlet di grandi marche nel periodo pre-saldi, ma di certo erano apprensive e per la stragrande maggioranza nel totale dubbio su che cosa fare, evidentemente non avvezze a catastrofi come quella che si presentava sotto i loro occhi. Quelle che approcciarono la giullare, in particolare, erano chiaramente novelline: decisamente terrorizzate, con di fronte a loro una loro quasi coetanea imbrattata di sangue che stringeva in mano il proprio braccio mozzato, e non sapendo che cosa fare e visto che tutte le colleghe più anziane si erano già dileguate (portando con se i feriti) costrinsero con gentilezza Jester a salire su di una di quelle grosse ambulanze tinte di nero su cui spiccavano brillanti simboli tribali di vario genere.

    Forse perché stanca, forse perché anche Drusilia, Junichi e Augustus erano a bordo di mezzi simili e presumibilmente nella stessa direzione, ma più verosimilmente perché praticamente obbligata a farlo, Jester non ebbe altra scelta se non assecondarle e si ritrovò, di lì a poco, nel ventre del furgone modificato ad autoambulanza, sorprendetemente pulito ed attrezzato con una quantità perfino eccessiva di scorte mediche di tutti i tipi, compresa una barella su cui la giullare era invitata a coricarsi mentre le quattro prendevano posto ai suoi lati ed il mezzo schizzava via sotto la pioggia battente.

    « S... stai perdendo un sacco di sangue... »
    Fece una di loro, provando a srotolare goffamente alcuni bendaggi ed offrendoli alla giullare, come se fosse lei a doversi arrangiare.
    Alla fine, solo se la saltimbanco avrebbe fatto esplicita richiesta di aiuto, due delle quattro ragazzine si sarebbero date una svegliata e si sarebbero resi conto che con una mano sola difficilmente la loro paziente era in grado di arrstare l'emorragia.

    Nell'inevitabile silenzio di tomba carico di nervosismo che seguì, una di loro tirò fuori una cartella ed una biro, che degluendo a fatica si ritrovò costretta ad aprire con uno scatto della molla, guardando Jester come se avesse di fronte un fantasma.

    « Ecco, dovrei anche... ma è proprio necessario...? »
    Disse, dubbiosa delle sue stesse parole. Le altre si guardarono in faccia, poi guardarono Jester parimenti spaventate.
    « Se la portiamo là senza compilare cartella medica la dottoressa Gastropoda ci ammazza. »
    Ammise una di loro con tono di voce da funerale.
    « E allora... T... team di appartenenza...? »

    Prima cosa da tenere in considerazione all'interno della Foresta, nel territorio delle Tribù della Tempesta: il team, la squadra a cui appartieni. Che nel mondo civilizzato equivale a dire la famiglia, il clan da cui provieni. E' come chiedere il cognome, un dato più importante anche del gruppo sanguigno. E cosa doveva rispondere Jester, ad una domanda del genere...?

     
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    Rumori ovattati e un via via di gente, bisbigli di persone confuse. Il caos che scoppia al proprio fianco, il corpo che viene spostato su una brandina e trasportato su un’ambulanza. La stanchezza, un velo che ricopre completamente il corpo e lo lega all’immobilità. Una droga dolce che ti permette di non pensare, di non avere paura, gli occhi si chiudono il respiro si affievolisce. Basterebbe solo essere egoisti e concedersi del riposo senza preoccuparsi di scivolare poi in un oblio senza fine. Ma non si può pensare sempre a sé stessi a volte ci sono situazioni in cui si deve mettere l’amor proprio da parte e combattere.
    Un respiro affannato e le palpebre si spalancarono svelando le iridi d’onice che iniziarono a roteare alla ricerca di qualcosa di familiare. Tuttavia tutto quello con cui si scontrarono furono gli sguardi confusi e preoccupati di diverse ragazze che si davano da fare per tenerla in vita. Poi una di loro si avvicinò con un block notes e balbettò una domanda…

    A quelle parole la Strega della Luna chiuse gli occhi e mosse le labbra ma nessun suono uscì da esse pur formando la chiaramente per tre volte di seguito la parola ‘Selvatica’. Forse non era la risposta che la sua interlocutrice si aspettava ma era quella più vicina essendo la famiglia di Jester priva di cognome. Fatto che sarebbe potuto apparire strano a chi non sapeva che suo padre era un orfano cresciuto come guitto di strada e sua madre lontana dalle consuetudini umane.

    Con uno sforzo sovrumano la Circense tentò di mettersi a sedere ma tutto quello che riuscì ad ottenere fu un giramento di testa che la incollò nuovamente alla brandina. Sbuffo respirando a fatica mentre dentro di lei mille imprecazioni urlavano disperate… doveva resistere!
     
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    Seduta sul retro dell'autoambulanza, Jester avrebbe continuato a rimuginare a lungo, finché le voci che la circondavano divennero dapprima distanti, poi sempre più ovattate. Le giovanissime "riparatrici" che la circondavano iniziarono a farsi agitate, mano a mano che il mezzo scorreva sotto la pioggia costante di Klemvor. Da un momento all'altro la giullare si rese conto di averne un paio addosso, che si davano da fare attorno al braccio amputato con aria affannata. La cosa buffa era che le ragazzine stavano perpendicolari al suolo, i piedi ben piantati sulle pareti ed i faccini incombenti su di una Jester sempre più debole... sempre più assente. Il momento in cui la saltimbanco si rese conto che non erano le ragazze a fare i funamboli sulle pareti dell'automezzo, ma bensì era lei che in qualche modo era finita sdraiata lungo il sedile, corrispose anche al momento in cui l'ultimo barlume di coscienza l'abbandonò, e scese del tutto nell'oblio...

    ...
    _________________________

    Jester riprese coscienza un istante più tardi, solo che era buio. Un buio pesto, tremendo. Era ancora sdraiata, ma sotto di se non aveva più il morbido sedile dell'autoambulanza, bensì una superficie fredda e metallica, il cui tocco glaciale era a malapena mitigato da della stoffa sottile. La coscienza ed i ricordi furono i primi a riattivarsi, ma dopo la vista fu il senso del tatto il primo a ridestarsi del tutto. E subito iniziarono i campanelli d'allarme.
    Faceva un freddo infernale. Jester riusciva a malapena a muoversi, compressa dentro una specie di scatola di metallo con a malapena lo spazio sufficiente per sollevare un braccio. Metallo sotto di se, metallo su entrambi i lati, metallo sopra la testa. Luce! C'era un barlume di luce, ma ci volle un sacco per capire da dove proveniva. Luccicante, sfolgorante, nonostante fosse una minuscola lama di luce che filtrava da un millimetro di spazio. Si trovava dietro di lei, o per meglio dire: sopra la sua testa. Impossibile girarsi o alzarsi in piedi, però doveva sbrigarsi perché... quel freddo era tremendo! Rischiava di perdere rapidamente la sensibilità degli arti, e rimanere bloccata là dentro. Lasciata a morire...

     
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    La realtà bussò alla mente di Jester assieme alla sensazione di claustrofobia. Ogni movimento le era limitato e il freddo del metallo sotto di lei le entrava nelle ossa. Si trovava forse in una tomba? Tentò invano di girarsi e solo parecchi minuti trovò la salvezza. Una punta di luce si faceva largo tra le tenebre come una falce di luna. La Strega fu sovrastata dal panico e sbatté l'unico pugno...

    -Qualcuno mi sente?
    C'è forse della gente?-


    Urlò per cinque minuti buoni senza ottenere risposta e a quel punto seppe che c'era una sola cosa da fare. Strinse le palpebre e si fermò un attimo per ragionare meglio. Poi fece un paio di respiri profondi costringendosi a sentire tutto il suo corpo. Inizio a prendere a cazzotti quello che sospettava essere un coperchio usando più forza possibile. Poi facendo leva sugli addominali prese a testate lì dove c'era l'apertura. Se questo non fosse bastato avrebbe utilizzato parte del suo mana per riuscire ad uscire.

    Energia: 110%-10%=100% (solo se necessaria per uscire)
    Stato fisico: Freddo
    Stato d'animo: paura
     
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    Il primo colpo fu infruttuoso, ed in un primo momento l'unico risultato sembrava essere il dolore alla testa ed un principio di bernoccolo. Tuttavia lo sprazzo di luce si era allargato di un poco, appena pochi millimetri... abbastanza da convincere chiunque a tentare... E tentare di nuovo.
    Al quarto colpo la piccola serratura si ruppe, e lo sportellino si spalancò, permettendo a Jester di strisciare fuori da quel posto che rischiava di diventare la sua bara, emergendo in una stanza che chiunque avrebbe trovato fredda, ma che rispetto alla temperatura a cui la giullare era stata costretta fino a quel momento sembrava quasi tiepida. La sensazione illusoria di benessere durò sì e no pochi istanti, poi sopraggiunsero di nuovo i brividi, anche se stavolta non si rischiava di morire ma al massimo una polmonite. La saltimbanco aveva addosso soltanto un drappo bianco, una di quelle sottolissime coperte tipiche degli ospedali, adatte a coprire le vergogne di un malato (o di un cadavere?), ma tutt'altro che adeguate per tenere al calduccio, quindi c'era da procurarsi qualcosa. E per fortuna nella stanza c'era l'imbarazzo della scelta.

    L'ambiente ricordava una lavanderia. C'era nell'aria odore di saponi e di detergenti, nonché una quantità di tavoli da lavoro di tutti i tipi, nonché ben due barelle dall'aria scomodissima, troppo alte e strette per essere adatte ad un paziente. A meno che non si tratti di qualcuno incapace di protestare per il mal di schiena e disposto a rimanersene immobile mentre viene trasportato, ovviamente. E pareva questo il caso, dato che alle spalle di Jester c'erano una dozzina di celle identiche a quella da cui era appena emersa, le quali venivano refrigerate tramite grossi tubi da cui proveniva un rumore sordo di ventole in azione. Erano tutte quante occupate, e se dall'interno poteva essere scomodo aprirle, dall'esterno era vergognosamente facile: bastava girare un piccolo lucchetto che serviva a tenerle sigillate per non disperdere la temperatura.
    Dentro grossi secchi neri, che ricordavano tanto bidoni della spazzatura di quelli in uso agli spazzini, Jester trovò una quantità di abiti di tutti i tipi, per lo più sporchi, lacerati e macchiati di sangue rappreso, divenuto nero e friabile. Tre su quattro erano vestiti normali, abiti indossati da ragazzi o ragazze di giovane età, ma fra di essi c'erano un paio di uniformi dall'aspetto eccentrico, e un vestito multicolore dall'aria estremamente familiare menomato di una manica, che era appartenuto ad una saltimbanco dalla corporatura precisa identica a quella di Jester: se avesse provato a indossarlo avrebbe scoperto che era esattamente della sua misura. Su di un'altro banco, invece, erano ammassate cianfrusaglie di tutti i tipi: portafogli, orologi, monili, campanelle, monete, bottoni e perfino dei piercing di vario tipo, nonché su di un banco a parte tre grosse calzature dall'aria futuristica, munite di ruote come pattini e parzialmente smontate, come in riparazione. Una volta eviscerate, le Air Treck -le famose "ali" degli Storm Riders che permettevano a dei semplici ragazzini di compiere balzi sovrumani- mostravano componenti elettronici sorprendentemente complessi, perfino quello che sembrava un piccolo motore. Le tre paia di scarpe futuristiche erano molto diverse fra loro, per forma e colori, danneggiate in modo più o meno grave ma tenute ugualmente in gran considerazione, separate dalle altre cianfrusaglie come se nemmeno l'oro o il denaro fossero paragonabili ad esse per importanza.

    La stanza era chiusa ma non a chiave, e dava su di un lungo corridoio. Non c'era nessuno in vista, ma ciò non significava che l'edificio fosse vuoto. Forse le persone che lo abitavano erano in pausa, o magari era notte. Impossibile dirlo: non c'era una singola finestra in vista...

     
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    La Strega si trascino fuori alla sua vecchia prigione con aria affannata. Le faceva male la fronte e con ogni probabilità le sarebbe venuto un bel bombolone. Una volta uscita fuori vide con orrore che si trovava in un obitorio. Fantastico... doveva essere morta! Eh sì, se no come spiegare il fatto di non esser mutilata? Ridacchiò tra sé e sé strofinandosi le braccia. Poteva andare peggio, poteva esser cremata. E poi cosa sarebbe successo, sarebbe stato in grado di rigenerarsi? Sicuramente non intendeva provare.

    Una volta cacciati via quei molesti pensieri si accorse del sobrio vestitino bianco che copriva appena le sue grazie e si disse che era ora di cambiare. In un angolo della stanza vide dei sacchi neri informi. Probabilmente erano pieni di vestiti e quando ne sbirciò il contenuto capì di aver fatto tombola. Le basto uno schiocco di dita per vederne uno cambiare forma e colore in blu scuro e capire che era il suo. Meraviglioso avere un abito fatato. Si precipitò ad infilarselo e poi si avventurò tra i monili ammassati sul tavolo. Lì trovò i suoi campanelli e li attacco il vestito, sempre modificando lo stile di quest'ultimo. Scavò per un po' tra la roba in modo da ritrovare tutte le perline rosse che sarebbero andate ad ornare la treccia che si era fatta. Tuttavia per le scarpe aveva progettato qualcosa di nuovo. Iniziò ad armeggiare con i pattini finché non trovò delle 'Ali' o come si chiamavano della sua misura. Ne parlavano tanto le ragazze di Laputa definendoli favolosi. Se li mise ai piedi e si avviò verso la porta felice di lasciare alle spalle quei rumori di tubi congelatori assordanti. Nonostante ciò si ritrovò ad indugiare sulla maniglia e tornò indietro. C'erano dozzine di corpi costretti dentro a quelle 'casse', persone buttate così a cavolo. Il Giullare non era mai stato troppo sentimentale, ma pensò che fosse doveroso rendere loro omaggio. Si tolse il cappello.



    -Scommetto che eri molto carina
    E tu sei solo una piccola bambina.
    Tu sei stato un bravo ometto
    Tu invece hai la testa ad ovetto!-


    La Strega della Luna aveva inizito ad aprire ognuna di quelle gelide bare e si era messa a parlare per un minuto buono con tutti. Infine chiuse la stanza e si mise a rollare per il corridoio. Non c'erano finestre ma con ogni probabilità era notte, in caso contrario le sarebbe stato impossibile resuscitare. Comunque, pensando a cose importanti, doveva cercare gli altri.

     
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    Un dettaglio che la semioscurità del corridoio nascondeva alla vista erano i solchi appena superficiali sul linoleum, due lunghe striscie parallele dove l'olio di lino era stato grattato via dal continuo e costante attrito contro ruote di schettini molto simili a quelli che Jester indossava in quel momento. Probabilmente era impossibile farci caso, senza delle Air Treck ai piedi: un dettaglio troppo piccolo e insignificante, chi cammina con i piedi per terra non se ne sarebbe nemmeno reso conto, invece per chi calza delle AT è quasi un'epifania. Era come se al suolo vi fossero due striscie sicure in cui le ruote fin troppo sensibili dei pattini scorrevano sicure, senza slittare minimamente, ma uscire da esse era un'autentica avventura. Mano a mano che ci si spostava verso i lati del corridoio, i pattini diventavano sempre più difficili da governare, come un vascello uscito dalla corrente sicura per finire nel bel mezzo di una tempesta, finché la natura di quelle futuristiche calzature non si rivelava del tutto mostrandosi quanto di più lontani da un semplice giocattolo. Una minima pressione verso il suolo le faceva scattare via come se fossero vive, reagivano a praticamente qualsiasi spinta dei muscoli delle gambe amplificandoli oppure ponendovi un'inspiegabile resistenza che si trasformava in un attimo in un'energia cinetica esplosiva. Determinati movimenti troppo innaturali per chi utilizza i pattini non erano scaricati sulle ruote, ma bensì incanalati in una sorta di accumulatore che li restituiva decuplicati sotto forma di energia cinetica, utilizzabile però solo per movimenti "corretti" come scatti in avanti o... balzi. Guardando degli Storm Riders all'opera poteva sembrare che avessero delle molle sotto i piedi, ma una volta nei loro panni diventava ovvio quanto riduttiva e misera fosse quella metafora. Le Air Treck erano quanto di più distante dall'immagine di una molla, era piuttosto come se ci fossero quattro uomini nerboruti pronti a spingere il rider in avanti o verso l'alto, e comunicare con loro era un'impresa tutt'altro che scontata. Ad un'inclinazione specifica delle ruote corrispondeva l'intervento di quella specie di freno a mano tirato che in realtà era l'accumulatore che entrava in funzione, ma bastava veramente un nulla per riottenere indietro tutto lo sforzo fatto moltiplicato per dieci e ritrovarsi improvvisamente a scattare in avanti oppure ad essere spinti con forza verso l'alto, e ci sarebbe voluta tutta l'arte di una saltimbanco esperta per non finire proiettati verso il soffitto con forza tale da guadagnarsi un secondo bernoccolo bello grosso. E così, la prima gita di Jester con ai piedi delle Air Treck si trasformò in un'avventura della durata di una decina di minuti abbondanti trascorsi in un soffio.

    Il corridoio dava in un'atrio spazioso ma interamente al buio, fuori c'era una vetrata come quella dei supermercati che un tempo doveva contare su porte automatiche capaci di spalancarsi con l'approssimarsi di una persona come per magia. Tuttavia nel pieno della notte e sotto la pioggia scrosciante era necessario ricorrere alle piccole porticine di servizio poste ai lati delle tre grandi porte scorrevoli per uscire, ed immergersi in quella che era la notte di Klemvor, esposti alla pioggia tiepida e sporca fra le strade illuminate malamente da lampioni che funzionavano ad intermittenza e senza stelle sopra la testa, troppo timide per superare la pesante cappa di nubi scure che infestavano il cielo notturno. Non c'era un'anima viva, ma voltandosi per scoprire la vera natura dell'edificio in cui si era trovata fino a poco prima Jester ebbe da meravigliarsi. Alle sue spalle c'era l'enorme stadio che faceva da quartier generale delle bellicose Tribù della Tempesta, la titanica struttura fatiscente occupata dagli Storm Riders ed illuminata solo per un terzo, probabilmente le sezioni ancora attive nonostante l'ora tarda. La notte era meravigliosamente silenziosa, in certe notti i rave party scatenati dai rider erano udibili perfino da Laputa, ma quella era una notte particolare e Klemvor sembrava immersa in un silenzio religioso. Jester poté incamminarsi indisturbata in una direzione casuale in cerca di un'anima viva che potesse fornirle un qualche punto di riferimento, ma tutto ciò che trovò fu la morte incarnata nell'aspetto color ceramica di un demonio meccanico delle dimensioni di un'automobile...

    La bestia sostava in un'angolo ai piedi di un lampione morto da chissà quanto, nel varco di buio fra i fasci di luce pallida che lo circondavano su entrambi i lati. Per qualche scherzo di ombre cinesi, la luce rendeva la proiezione della parte superiore del suo corpo vagamente umana, tanto che a distanza pareva la figura di un uomo seduto su di una panchina ad aspettare. E invece era una bestia, e divenne chiaro appena Jester fu abbastanza vicina. Era diversa dalle piccole sentinelle delle dimensioni di un cane, aveva il corpo segmentato come quello di certi insetti, con il busto umanoide che sbucava come il corpo di un mostruoso centauro di acciaio e ceramica. Otto zampe muovevano l'essere, tutte lame in grado di maciullare la carne e sfondare le ossa, e quelle collegate al busto sembravano braccia armate e pericolosissime. Il cranio triangolare era rivolto verso il basso, su quello che in un primo momento sembrava un mucchio di stracci, e che invece si scoprì essere un grumo confuso di carne e sangue, un essere decisamente non-umano che a prima vista ricordava un piccolo leone, poco più grande di un giovane grifone appena svezzato, ma che presentava strani elementi come una coda nera e chitinosa, identica in tutto per tutto a quella di uno scorpione con tanto di letale cuspide rossastra posta alla sommità. Il drone guerriero lo stava letteralmente sventrando, muovendo gli arti superiori lungo il ventre spalancato della fiera ormai morta, lambendo brani di carne con calma e metodo, finché un movimento di troppo da parte di Jester non lo allertò, convincendolo a sollevare il cranio triangolare e rivolgerlo in direzione della giullare. Subito dopo ci fu un rumore metallico, il suono di pistoni in azione e la coda segmentata della bestia meccanica scattò tanto rapida da sorprendere, prolungandosi in un sussulto fino a schiantarsi sul cemento a pochi passi da Jester, sfondando l'asfalto e penetrandovi di due spanne. Un colpo del genere andato a segno e la saltimbanco se ne tornava dritta al freddo della cella che aveva appena abbandonato, e chissà che stavolta non scopriva se gli Storm Rider sono soliti cremare o meno i loro morti...

    Il tuo avversario è un drone guerriero modello standard, non è un avversario da sottovalutare tant'è che ai tempi creò qualche grattacapo anche a Raylek e perfino a Khatep. Normalmente non si vede un modello del genere in giro per Klemvor, non in superficie almeno. In realtà credo sia la seconda volta che qualcuno lo incontra in superficie, ma piuttosto che sentirti lusingata ti consiglio di trovare il modo per sbarazzartene o seminarlo perché questo mostro corazzato non segue l'abitudine dei droni di attaccare solo individui armati e pericolosi: questo coso massacra qualsiasi cosa gli si pari di fronte e sia viva e tu corrispondi alla descrizione.
     
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    Le Air Treck sono uno spasso di pericolo, Jester ne fu convinta quando rischiò di spappolarsi al soffitto. Tuttavia lei non era una semplice giullare, lei era il Giullare. Roteando in aria si ritrovò a pattinare a testa in giù, ovviamente grazie alle sue tecniche Hunter che ormai le venivano del tutto spontanee. Dopodiché continuò a rollare nella città immersa nel silenzio notturno.

    La saltimbanco percorse innumerevoli vicoli passando addirittura per uno stadio ma non trovò nessuno. Stava quasi per esser convinta che si trattasse di una città fantasma quando qualcosa il suo En segnalò dei movimenti da un singolo essere. Euforica la fanciulla si diresse a tutta birra verso di lui finché i suoi occhi non riempirono di meravigliato orrore. A pochi metri da lei c’era una bestia androide dal viso triangolare e il corpo umanoide intenta a dilaniare le carni di qualche povero sfortunato, o forse un animale? In mezzo a quell’ammasso sanguinolento era difficile dirlo. Con una piccola pressione i roller frenarono forse un po’ troppo di botto, infatti il rumore che produssero attirò l’attenzione della bestia. La sua coda saettò al fianco di Jester sfondando il cemento di due spanne ma la Strega non si scompose calcolando che il colpo non sarebbe andato a segno. Tuttavia si preparò perché il panico insieme all’adrenalina già erano schizzati alle stelle dentro di lei. Quel coso l’avrebbe fatta a pezzi e _ detto tra noi_ le faceva paura. Certo, probabilmente avrebbe potuto vincere lo scontro, di questo ne era certa. Ma perché rischiare di esser ferita quando si ha una missione più importante?!

    -Be’… un’altra volta dai
    Ora sono già nei guai.-


    Rimandando l’appuntamento il Giullare scattò verso destra lì dove si apriva un vicolo che percepiva non essere cieco. Era certa che avendo le Air Treck e aggiungendovi il fatto di essere di per sé molto veloce sarebbe stata un’impresa acchiapparla.



    Non dire Khatep se non hai la carta igienica! ù_ù

    Energia: 100%
    Stato d'animo: spaventata
    Stato fisico: buono

    PASSIVE:

    Auspex movimento 30 m
    +50% agilità +50% velocità
    Tela di nen: Cammina su qualsiasi superficie e pendenza
     
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    Non c'è da stupirsi che gli Storm Rider assegnano nomi molto fantasiosi ai vari "trick" eseguibili con le Air Treck, probabilmente uno per ogni singola mossa inventata dal giorno in cui il primo adolescente ha calzato quei pattini futuristici ed ha iniziato a volare per i cieli di Endlos. Talvolta però riescono ad essere anche molto scontati: quella che stava appena eseguendo Jester si chiamava semplicemente "Run", ma è tutt'altro che un'azione stupida come potrebbe sembrare. Vista da fuori si tratta semplicemente di correre, porre uno dei pattini di fronte all'altro e lasciare che siano le ruote a fare il resto. Niente di più sbagliato! Anzitutto quelle sono Air Treck, non banali pattini in linea! Se si "corre" in quel modo si sprecano solo energie, bisogna sfruttare i motori interni e sopratutto il potente sistema di riciclo energetico che poi è il vero "cuore" delle AT. Accumulare energia nel motore e poi rilasciarla moltiplicata per cento, è questa l'essenza del "Run". E Jester se ne sarebbe resa conto ben presto, precisamente dopo i primi trenta/quaranta metri percorsi quando i muscoli delle gambe avrebbero iniziato ad implorare pietà. Poi c'era l'altro, tremendo problema che la giullare non aveva preso in considerazione...

    I Droni di quel modello in particolare sono veloci.
    Ed anche parecchio.

    Come la giullare si voltò e si dette alla fuga, il drone warrior abbandonò la carcassa maciullata su cui si era concentrato fino a quel momento, e con un movimento violento dell'enorme coda segmentata balzò in piedi, i pistoni che macinavano potenza a pieno regime. Le zampe sfondarono l'asfalto facendo volare via detriti di ogni grandezza, mentre l'essere meccanico divorava letteralmente la distanza che lo separava dalla saltimbanco, la superava portandosi alla sua destra e poi con uno scatto le tagliava la strada, letteralmente devastando una porzione di strada prima di puntare l'inquietante ed inespressivo volto triangolare sulla ragazzina. Non aveva tratti somatici, né occhi in cui specchiarsi. I droni non provano sentimenti e non sono disposti a trattare: si tratta di macchine. Fredde, efficienti, letali macchine assassine che hanno reso Klemvor una città morta che ben pochi sono disposti ad affrontare.

    La letale coda della bestia saettò in avanti, falciando l'aria diretta sul costato di Jester. Poteva benissimo dividere in due un toro, con tutta la potenza di cui era capace, per un'arma del genere la giullare era meno di un ramosciello secco di fronte ad un colpo di zweihander piazzato a due mani. Ed in quel momento avere ai piedi delle Air Treck e non essere abituati a governarle era di ben poco aiuto, se non piuttosto un impedimento potenzialmente mortale, specie se il drone decide di caricarti a testa bassa, un autentico treno in corsa color ceramica grosso tre volte tanto un essere umano...

     
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    Dannazione! Le Air Treak stavano facendo i capricci.

    Al simpatico Giullare parve quasi di non avere ai piedi non un paio di rollers bensì due cavalli da domare. Quando le sue gambe iniziarono a chiedere pietà decise di utilizzare solo mosse che aveva già messo in pratica quella sera. In alternativa poteva togliersele, ma quello non era il momento. Pur avendo percorso diversi metri il suo En l'avvertì che non era sola. La bestia cibernetica aveva lasciato la sua vittima vendendo in Jester la sua prossima preda. Tuttavia la Selvatica non era d'accordo. Quel giorno era stata già uccisa da un'adolescente mestruata e non voleva ripetere l'esperienza con un rottame. In più doveva dimostrare di esser degna di star con Khaty. Perché sì, era ovvio che prima o poi la mummia avrebbe ceduto al suo amore.

    Approfittando della potenza dei pattini la ragazza balzò in modo da evitare la coda dell'essere che puntava alle sue costole. Trucchetto che aveva imparato quando aveva rischiato di spalmarsi sul soffitto. Tuttavia non si limitò a questo decisa a non dar tregua a quel robo lì. Mentre volteggiava in aria la Selvatica staccò due sonagli dal suo abito circense e li lanciò verso la bestia. Il primo si sarebbe schiantato a pochi centimetri dall'essere creando una trappola di veri e propri rami elettrificati del raggio di cinque metri. Il secondo sarebbe invece detonato sul corpo della creatura così da procurare danni alla sua corazza.

    Infine il guitto sarebbe atterrata sul suolo a quattro zampe aiutandosi con le mani per non scivolare sui suoi stessi piedi. Ovviamente nel farlo non si sarebbe distratta e avrebbe controllato il suo radar di movimento. Era difficile scordare il terrore provato pochi istanti prima alla vista della carcassa lacerata dalle zampe del robot. Inoltre non voleva neanche immaginare il dolore atroce di quella terribile morte.



    Se vuoi la guerra CHE GUERRA SIA! ;)

    Energia: 100%-10%-10%=80%
    Stato fisico: ottimale

    PASSIVE

    - Jester's Art -
    Ogni Corte che si rispetti è provvista di un artista pronto a soddisfare, compiacere e divertire le persone che la abitano.
    Beh, nel mondo Hunter x Hunter Jester era quell'artista!
    Infatti il Giullare assieme a suo padre si esibiva non solo nel raccontare storie in rima ma anche in giochi di abilità. E fu così che con il passare del tempo ha sviluppò dei power-up di agilità e velocità del 50%.

    -L'anima mia danno tutti lo sanno-
    Essendo Jester una Hunter è in grado di percepire le aure che la circondano attraverso l'En. Con il passare del tempo trascorso su Endlos la giovane è riuscita ad affinare tale tecnica rendendola non solo migliore, ma del tutto spontanea. Così la Strega della Luna riesce ad avvertire la forma e il movimento di qualsiasi cosa entri nel raggio d’azione dell'aura (30 metri).

    -Tintillandus-
    Passiva sui campanelli che permette a questi di diventare i centri delle tecniche del personaggio.

    ATTIVE

    La Ragnatela che Lamentela -
    La ragnatela che lamentela: Jester lancia un campanello riempiendolo di Nen e questo al contatto col suolo si trasforma in una ragnatela. Essa sarà pronta ad intrappolare chiunque si trovi nel suo raggio d'azione _ovvero 5 metri_ e a donare al fortunato simpatiche scosse elettriche. (Consumo Variabile / durata massima due turni) 10%


    - Campanello che Macello -
    Quando un campanello viene staccato dal vestito (è attaccato con un bottone) il Giullare lo riempie di Nen. Poi lo lancia e quando il sonaglio tocca un oggetto, o un essere vivente rilascia la sua energia come una piccola bomba. (Consumo Variabile) 10%
     
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    I barbigli di nen si avvinghiarono sulla bestia meccanica, stringendosi sul corpo meccanico di ceramica vivente come una rete, ed intrappolandolo sul posto. La bestia si bloccò, incapace di reagire istantaneamente a quell'improvviso, inatteso e sopratutto incomprensibile ostacolo, mosse le zampe con foga ma tutto ciò che ottenne fu solo di stringere ulteriormente la morsa di energia spirituale su di se, finché il secondo campanello non lo raggiunse, detonando. Si sollevò in aria una nube di fumo, là dove lo scoppio aveva sollevato una quintalata di polvere e detriti pre-esistenti. E la cosa sembrò richiamare ulteriori attenzioni, dato che ad una decina di metri dalla creatura, a ragionevole distanza da Jester, atterrò un ragazzino dalla pelle nera all'apparenza più o meno coetaneo della giullare, uno Storm Rider vero e proprio con ai piedi delle Air Treck scure dall'aria pesantemente modificata, e che esibiva una sottile cresta di capelli bianchi palesemente tinti che gli dava un buon quaranta centimetri in più, facendolo sembrare quasi alto. Quasi. Perché in realtà era un tappo per un maschio della sua età: era alto paro paro quanto Jester stessa.

    « Wow! »
    Esclamò fissando il punto dove era avvenuta l'esplosione, mostrandosi impressionato. Aveva la faccia pasticciata di bianco, un simbolo tribale difficile da distinguere chiaramente. Fece distrattamente il giocoliere con una specie di strana spada luccicante che non aveva per niente l'aria di essere affilata, anzi pareva più una mazza da baseball a forma di spada, con entrambi i lati che avrebbero dovuto essere affilati, e invece erano piatti e squadrati.
    « Che forza, era di quelli grossi? Senti, comunque non è che avresti per caso visto in giro una specie di gatto alto più o meno... »
    Il rumore di servomeccanismi si intensificò, e quando la polvere finalmente si diradò la bestia ne emerse, ancora imprigionata nella tela di nen e con la corazza superiore intaccata dall'esplosione, la ceramica scalfita e quasi del tutto annerita dallo scoppio, ma ancora in grado di muoversi, combattere... e uccidere. Con un gemito bestiale, dette fondo a tutta la potenza dei pistoni che l'animavano, strappandosi di dosso la tela di nen e risollevandosi in tutta la sua altezza, la mortale coda da scorpione che saettava a destra ed a sinistra.

    « ... Così. Esatto, alto più o meno così... Okkey, era uno di quelli grossi. »
    Prese un oggetto di forma sferica delle dimensioni di una palla da tennis da una tasca posteriore, e lo attivò facendolo brillare di una luce azzurrognola simile a quella della spada. Lo sventolò davanti al Drone Guerriero, che reagì immediatamente con un movimento aggressivo.
    « Ti piace...? »
    Chiese il giovane,
    « Beh, PRENDILA!!! »
    Lanciò la sfera il più lontano possibile, ma ne risultò un lancio pessimo e l'oggetto rimbalzò ad una decina di metri oltre la bestia, che come d'istinto si fiondò sulla sfera, inseguendola come un grosso cane farebbe con un bastoncino, salvo però raggiungerla e farla a pezzi in un istante. Per allora, lo Storm Rider dalla pelle nera si fiondò su Jester, l'afferrò per un braccio e la costrinse a correre via di gran carriera, praticamente trascinandola se necessario.

    « Muovitiiiiiii, Genbu era qua in giro, ci penserà lui!!! Nel frattempo scappa!!! Quei cosi non vanno giù neanche con le cannonate!!! »
    E bisognava fare una scelta: decidere se scappare o meno, e se fidarsi o no...

     
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    La Selvatica si mise sull'attenti, un altro puntino era entrato nel raggio del radar e certamente lei non si sarebbe arresa. Velocemente afferrò un campanello pronta a vender cara la pelle ma qualcosa la bloccò. Non si trattava di un altro robot, bensì di un ragazzino dalla pelle scura e i capelli bianchi. Sono tinti!!! Urlò una vocina nella testa della giovane. Tuttavia non ebbe il tempo di accertarsene che già la tela del suo En rivelò dei movimenti provenienti dalla bestia cibernetica. A quanto sembrava il campanello trappola non era servito a granché.

    -Al mio tre attacca
    E la testa stacca!-


    Ordinò il Giullare all'altro pronta a dar battaglia, ma questo non le badò. Si limitò a lanciare una sfera luminosa che la creatura si mise a rincorrere e trascino via la nostra eroina. Questa non ne fu molto contrariata, anzi, tenendo stretto il braccio dell'altro prese il suo ritmo. A differenza sua il ragazzo era davvero bravo a portare gli Air treck, magari gli avrebbe chiesto di insegnarglielo. Solo dopo qualche minuto si chiese se fosse bene fidarsi di uno sconosciuto. Lo guardò di sottecchi e si disse di sì... anche se in decisa se fosse più un volersi fidare o doversi fidare.

     
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    Daje e daje, ma in pratica Jester sbucò a pochi metri dal punto di partenza: l'angolino buio dove il drone stava "lavorando" la sua ultima preda, un attimo prima di ritrovarselo addosso. La giullare si scoprì stanca. A ben vedere non aveva sfruttato che un decimo dell'abilità con cui gli Storm Rider, quelli veri, si libravano nell'aria grazie a quei giocattoli, ma le Air Treck avevano letteralmente prosciugato ogni energia della saltimbanco, ed era peggio di cinque ore di corsa a perdifiato. Anche il ragazzino dalla pelle scura era senza fiato, ma la cosa non era di certo una buona consolazione, specie considerando che lui era un normale essere umano! O almeno lo sembrava...

    « Ma dove diavolo sono finiti gli altri...? »
    Chiese col cuore che gli batteva all'impazzata, però al contrario di Jester si riprese in gran fretta e si ritrovò a guardarsi attorno, come cercando qualcosa...
    « Hai mica visto qui in giro una specie di gatto molto grosso...? Tipo... grosso così? »
    Indicò con la mano un'altezza che non apparteneva a niente di simile ad un micio, anzi... adeguata per una mucca, magari, o anche per un pony. Ma non per un gatto, e neanche per un cane di grossa taglia!
    « pelo nocciola, manto tigrato, una grossa e chitinosa coda da scorpione... se eri alla notte bianca, ieri sera, magari l'hai visto sfilare con gli stendardi della Highway Circus! I tizi tutti in bianco... io sto cercando uno di quegli enormi bestioni che si portano appresso, solo un po' più piccolo... in effetti dovrebbe trattarsi di un cucciolo. Ecco, vedi... »
    Gli si avvicinò, parlandole sottovoce, la facciotta che si illuminava di un vago rossore:
    « In realtà una stra-gnocca sarebbe molto felice se glielo riporto, quindi mi saresti davvero, davvero utile se me lo sapresti indicare! Davvero, ti sarei eternamente debitore, farei qualsiasi cosa per ricompensarti! »
    In quel momento sullo sfondo si udì un gran fracasso, ed una voce maschile che sbraitava a più non posso.

    « DUUUUUUUUUUUUUUUNK, MOTHAFOKA!!! »

    Urlò ad un certo punto quel qualcuno, e ci fu uno schianto simile ad un rombo di tuono. Chiunque fosse o era pazzo o era drogato per gridare così, fatto sta che un paio di rottami di quello che fino a pochi attimi prima era un letale drone warrior iniziarono a piovere perfino dove si trovavano Jester ed il ragazzino dal volto dipinto.

    « Ecco. Quello era Gembu. Io, invece... »
    Puntò il pollice contro il proprio petto con aria trionfante, dandosi un sacco di arie mentre si presentava:
    « Io sono il famoso Byakko! Immagino che avrai sentito parlare della elitaria guardia del corpo del Comandante Generale di Trident, no...? »
    E certo! E come no?

    Spiegazione! Le Air Treck richiedono la classe Tecnocrate abbinata ad una classe guerriera per funzionare in modo accettabile! Essendo Jester Elementalist - Trickster - Fighter, dispone dell'una ma non dell'altra classe necessaria a sfruttarle. Come risultato, non può ottenere dal loro uso risultati superiori a quelli dettati dai suoi normali limiti -in pratica non può fare niente che non sa fare già- e per di più usarle le comportano grandi sforzi fisici.
     
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    Un puntino apparve sul radar, un urlo squarciò l'aria e fu il momento di Jester di esclamare 'Wow!'. L'onda d'urto provocata da un'esplosione fu accompagnata da diversi detriti della bestia robotica. A quanto pareva era stato il tizio di cui il ragazzo dalla pelle scura aveva parlato prima. In più il suo giovane salvatore le chiese nuovamente se avesse visto un gatto gigantesco più simile ad una chimera a parere della Strega. Quest'ultima scosse il capo.

    -Mi spiace non ho visto il gatto
    E piacer son Jester il Giullar matto!-

    Fece un mezzo inchino

    -In più devo ammettere che non chi sei
    Ma venendo d'altrove giustificata direi! -

    Un sorrisone si allargò sulle labbra della fanciulla sperò che quella breve consolazione la sollevasse dalla propria ignoranza.

     
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    « Cavolo!!! »
    Byakko si disperò terribilmente, grattandosi il capoccione rasato.
    « Devo davvero ritrovare quel dannato gatto! Possibile che non c'è un cane in tutta la Foresta che l'ha visto...? »
    Ridacchiò senza motivo apparente.
    « Ehi! "Un cane"... l'hai capita? Beh, allora ci si annusa in giro, Jester il Giullare Matto! La parlata in rima è figa! »
    Senza attendere oltre si lanciò lungo la via, con le Air Treck portate al massimo, poi dopo una breve derpata si proiettò verso l'alto, gridando all'indirizzo dei compagni -evidentemente non tanto distanti:

    « Ehi!!! Seiryu! Gembu!!! Aspettatemi, cavolo!!! »
    Non aveva dato a Jester nemmeno il tempo di rispondere, evidentemente aveva fretta. E non c'era da stupirsene: se cercava una giovane manticora faceva bene a sbrigarsi, con droni assassini come quello che aveva appena incrociato Jester in giro, un animale rischiava di fare la brutta fine della bestiola ridotta a striscioline che aveva incontrato poco prima...
    Adesso la giullare aveva da scegliere il da farsi, perché di restare a mollo sotto la pioggia battente era poco salutare, specie per una che è appena resuscitata dopo essere morta dissanguata a causa di un arto mozzato di netto da una psicopatica con la parlantina Moe ed in completino rosa. Trovare Drusilia? Sì, ma da dove cominciare...? Poteva essere ovunque. Tornare a Laputa? Beh, quello era un po' più facile: anche al buio, la sagoma scura della città volante era ben visibile, bisognava solo camminare un po'. Giusto qualche chilometro in un labirinto di strade pullulanti macchine omicide, niente di che... Oppure cos'altro?


    Prego selezionare nuova destinazione-barra-obbiettivo! XD
     
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19 replies since 13/10/2015, 12:30   303 views
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