Questions about trust

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    Jester non ebbe neanche il tempo di elaborare una rima con qualcosa che suonasse come 'Aspetta, non mi lasciare... c'ho paura!' che il ragazzino corse verso i suoi compagni ed insieme sparirono dal radar cerca sfere. A quel punto si poteva ammirare una Selvatica con la faccia impastata dal rimpianto di non saper usare le Air Treck e una mano alzata. Proprio lì, nel bel mezzo del nulla, la Strega iniziò a dubitare delle sue potenzialità. Appena quella storia sarebbe finita avrebbe rivisitato e migliorato tutto il suo codice di combattimento, poco ma sicuro. Tuttavia al momento aveva altro a cui pensare. I suoi occhi d'onice si imbatterono nella sagoma scura della città volante nel cielo dubbiosi. Poi la Strega girò i tacchi e portò le sue roller altrove. Doveva cercare Drusilia, Augustus e quell'idiota del suo collega di cui non ricordava il nome. Raffaele? Rahael? Boh!!!

    Prima di tutto doveva tornare sui propri passi, era sicura che solo in quel modo avrebbe trovato informazioni interessanti. In più se avesse trovato altre persone a cui poter chiedere della tragedia di quel mattino sarebbe stata una gran cosa. Facciamo che avrebbe cercato la metropolitana dando un occhio in giro per un pub/bar o qualche altr individuo.

     
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    Pub? Locali? Niente da fare! I bardi delle regioni più remote di Endlos cantano delle famose Luci di Klemvor, la festa di lucciole di cui sembra animata la città di notte, eppure in quella zona le uniche luci erano quelle dei lampioni, che a dire il vero erano anche abbastanza malridotte e discontinue. Non sembravano esserci neanche anime vive, fatta eccezione per quel ragazzino dalla pelle scura ed i suoi rumorosi compagni che seguitavano a scorrazzare da qualche parte in una delle vie parallele a quella in cui si trovava la giullare. In compenso, di ingressi della metro ce n'erano eccome! Già durante lo sfortunato incontro con Nui, ed il terribile attentato che ne era seguito, Jester aveva già avuto modo di notare come quella zona della città pullulava di questi ingressi, comunque tutt'altro che rari anche in praticamente ogni altra zona di Klemvor. E una volta scesi nel sottosuolo, il silenzio della notte era spezzato e c'erano segni inequivocabili di qualcosa di più simile a della vita, che non all'aperto sotto la pioggia incessante.
    Il riverbero di musica da discoteca rimbalzava fra le pareti tappezzate di graffiti, e si faceva largo nei corridoi sporchi della ex metropolitana di Klemvor, fra distributori di bibite ridotti a ruderi, rottami di sedie e tavoli, vetrine infrante dietro cui spiavano gli occhietti rossi di ratti abbastanza grossi da sembrare gatti. L'udito era più che sufficiente per trovare il posto: in breve la saltimbanco si ritrovò davanti ad una specie di montacarichi che dava ad un ingresso posticcio, praticamente un grosso foro nel soffitto da cui spiccavano ancora i cablaggi mozzati di netto. Gli Storm Rider avevano modificato quella zona della metro in modo che sbucasse dritta in uno degli edifici che avevano occupato, e la cui natura era inequivocabile. Dal foro infatti provenivano luci multicolore e musica house i cui testi erano praticamente un susseguirsi allegro ed aggressivo di insulti ed uscite arroganti che dopotutto sembravano piacere molto alle Tribù della Tempesta.

    Non c'erano guardie sul montacarichi. Niente buttafuori o biglietterie. Bisognava solo salire e smanettare un po' con la consolle, niente di troppo difficile visto che quasi tutti i tasti erano scollegati e non funzionavano. L'unico bottone effettivamente funzionante attivò i meccanismi del montacarichi, che gemendo e cigolando condusse con lentezza esasperante la giovane Hunter nel bel mezzo di una pista da ballo, circondata da una massa ribollente di qualche centinaio di corpi che si dimenavano al ritmo di musica. Decisamente, se Jester cercava "un qualche altro individuo" l'avevano accontentata. Il meccanismo che sosteneva la piattaforma posticcia, simile a quelle usate in certi cantieri, era a tempo e ben presto dopo aver portato la giullare a destinazione si animò di nuovo. Ben presto avrebbe intrapreso il percorso inverso, e quindi per la saltimbanco c'era poco tempo per scendere, superare le ringhiere protettive che servivano ad evitare che qualche quattordicenne ubriaco finisse nel vuoto, e buttarsi nella calca.

    Oltre alla pista gremita di adolescenti, le uniche due postazioni dove la luce dei riflettori era costante, e non l'alternanza multicolore della pista, erano una consolle rialzata, dove operavano un trio di tizi dall'aria stramba che sembravano avere la testa conficcata in televisori vintage anni settanta con tanto di antenne, ed un ampio semicerchio di luci bianche al neon sotto cui spiccava un bancone da bar dall'aria lussuosa, oltre il quale si affaccendavano una mezza dozzina di ragazzi sopra i venti, con indosso camici bianchi e lindi con cravattino a maniche corte, abbinati ad abbondanti tatuaggi recanti simboli tribali e capelli sparati e solitamente tinti dei colori più insensati. Oltre a quei due ambienti illuminati Jester poté intravedere dall'altro lato della pista una rampa che dava verso l'alto e su cui spiccava la luce verde di "exit", da cui proveniva una soffusa luce arancio, presumibilmente l'ingresso per un'altro ambiente, oppure più banalmente l'uscita. Il posto era una specie di seminterrato, ma vasto quanto un campo da calcio e con enormi pilastri di cemento che servivano a sostenere il soffitto. Piloni ai quali erano abbinate gabbie a forma di cubo che sembravano letteralmente fluttuare nel vuoto, dove si esibivano ragazzine dall'aspetto avvenente e chiaramente strafatte con indosso Air Treck, impegnate a ballare secondo il ritmo della musica ma che di tanto in tanto si esibivano in trick pazzeschi che sfidavano la gravità. Forse, ripensando alla tratta appena percorsa, Jester aveva praticamente percorso un semicerchio ed ora si trovava di nuovo nel monolitico stadio quartier generale delle Tribù della Tempesta, ma sotto di esso e non al suo interno.

     
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    Attacco di panico.

    La pioggia scrosciava sulla Selvatica senza sosta ma questa non avanzò il passo. Il pensiero di prendersi un malanno non le attraversò neanche l'anticamera del cervello. Non prendeva la febbre da quando aveva undici anni e le sembrava impossibile averla adesso. Invece la prospettiva di morire di freddo le apparve come il minimo delle penitenze da autoinfliggersi. Non solo Jester non era stata all'altezza della situazione quel pomeriggio ma era anche morta. Non poteva passarla liscia dopo una simile sconfitta. La Strega della Luna decise di mettersi al riparo solo quando sentì della musica da festa provenire dalle porte d'una metropolitana. Un'entrata aperta a quell'ora finalmente. Le ci volle un po' per scendere le scale senza spiaccicarsi al suolo a causa dei pattini. Tuttavia non li tolse. Erano una sfida per lei e voleva dimostrare a se stessa di potersela cavare.

    Una volta nel sottuosuolo i suoi vestiti iniziarono a grondare formando delle pozze d'acqua sul pavimento, ma lei non fece nulla per asciugarli anche se le sarebbe bastato schioccare le dita. Fece meno d'un passo quando i sensi di colpa si fecero risentire. Perché doveva essere tutto così incasinato? Come stava quella stronza di Drusilia? C'aveva lasciato le penne? Ed Augustus? Dei... cosa avrebbe fatto Khatep se avesse scoperto che non era stata in gredo di prteggere il suo pupillo?
    Del tutto incurante dei brividi che l'avvolgevano Jester iniziò a dare pugni alla parete più vicina per smorzare la tensione. Non smise quando sentì la pelle ritirarsi dalle nocche. Si diede una calmata solo quando il dolore fisico sovrastò quello del suo ego. A quel punto si guardò attorno sentendosi un po' stupida e scoppiò a ridere. Si passo le mani sulla faccia. Non aveva neanche un filo di trucco, gliel'avevano tolto tutto all'obitorio. Il fatto che non avesse dipinto alcun sorriso la fece sentire a disagio. Scosse la testa facendo oscillare le punte del cappello giullaresco come se il tintinnio dei campanelli potessero scacciare i suoi pensieri e si mise in marcia seguendo la musica.

    Ben presto delle luci fluo provenienti da quello che la Strega avrebbe descritto come un buco nel soffitto l'accolsero. Fortunatamente non fu troppo difficili da raggiungere. Alla Hunter bastò giocare con i bottoni d'un montacarichi per essere trasportata fin lassù e sorpassare una specie di parapetto. A quel punto si ritrovò in mezzo ad un gruppo di adolescenti ubriachi, se non peggio, intenti a ballare musica tunz-tunz. La Strega si ritrovò a fissare la sala per un po' dal basso e poi iniziò a scalare una parete verso sinistra. Con le quelle luci da disco sarebbe stato impossibile vederla e anche se lo avessero fatto era certa che nessuno c'avrebbe badato per più di qualche secondo. Al massimo avrebbero potuto prenderla come parte dello spettacolo. In poco tempo l'attenzione di Jester fu catturata da due dettagli. Una consolle con dei tipi strani e un semicerchio con dei ragazzi con più meno la sua età _ la sua vera età_ in un semicerchio. Fu proprio quest'ultima parte che la Hunter raggiunse con i suoi rollers orizzontalmente al terreno. Nulla di più semplice. Stava facendo una delle poche cose che era in grado di fare con le Air Treck aggiungendo una platina di Nen che la teneva appiccicata al soffitto.

    -Ciao a tutti
    Belli e brutti!-

    Urlò una volta atterrata proprio davanti a loro.

    -Io son Jester il Giullare
    Chi con me vuol parlare?-


    Un breve inchino per poi tornare a sovrastare la musica. Avrebbe portato qualcuno fuori da quel baccano così da poter prendere tutte le informazioni di cui aveva bisogno. Gli occhi scuri si soffermarono un attimo sui presenti in particolar modo sui loro camici bianchi e le acconciature multicolore. Sorrise, lì in mezzo si sentiva normale.

     
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    « Ehy! Quella tizia ha fatto un climb da paura! »
    Disse, indicandola, un tizio con degli orribili occhiali da sole in stile anni '80 (occhiali da sole in una stanza in penombra a malapena illuminata da luci intermittenti!)
    « Sei degli artistici? »
    Chiese un secondo tizio, che aveva l'aria piuttosto colpita. Nel giro di tre secondi quasi tutti quelli del gruppo fissavano la nuova giunta, sebbene almeno due su tre davano l'idea di essere piuttosto storditi. Di notte non è come di giorno, è più difficile stabilire l'ora. Inoltre fuori c'era il diluvio universale, neanche luna e stelle per farsi un'idea. Ma ad istinto era tardi, molto tardi. Come minimo quei ragazzi ballavano da tre o quattro ore, dall'impressione generale che davano. Colletti sfatti, occhi stanchi, sorriso tirato e quei grossi bicchieri di carta trabordanti coraggio liquido nonché magica sostanza antifatica universale: l'alcool. Alcool che Jester stessa, chissà come, si ritrovò fra le mani quando una tizia con un abito ristrettissimo le passò di fianco e chiese gentilmente di reggerglielo per un momento mentre si recava in pista con un ragazzo sotto braccio. « Anzi, scusa... puoi tenerlo! » Fece ridendo divertita, e a momenti scivolava sui tacchi se l'altro non la sorreggeva. Veniva da chiedersi come facesse a ballare se a malapena si reggeva in piedi, ma una volta nella calca dimostrò un equilibrio impeccabile mentre spariva fra la calca. Così facendo la giullare si ritrovò omologata agli altri, anche lei con il suo bicchierone formato maxi di liquido di un rosso intenso stile pompelmo, ma decisamente denso ed in cui galleggiavano cubetti di ghiaccio...

     
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    Ok, sì... ce la poteva fare.
    Alzò in aria il bicchiere che le aveva appena passato una tipa sui trampoli.

    -Questa è la festa?
    L'alcol va alla testa-


    Batté il bicchiere formato maxi sul tavolo e se lo scolò. Il liquido rosso le scivolò in gola pian piano riscaldandola come un fuoco. Non fu una grande impresa dato che l'altra ne aveva già bevuto metà, tuttavia Jester sapeva di dover star attenta.
    Una volta avuta l'attenzione _e magari l'approvazione_ dei presenti continuò.

    -Un quiz per tutti i presenti
    Per divertirci come fetenti.
    Chi non sa rispondere beve
    Ma chi la sa per forza deve!-


    La Strega della Luna lo disse come un rapper, ma abbastanza lentamente da farsi capire dal gruppo di scapestrati. Per attirare l'attenzione fece il giro del tavolo con i roller e salì anche sul muro. Riatterrò facendo una giravolta non troppo elegante ma abbastanza da essere decente da riportarla davanti ai ragazzi. La testa le girò in po', ma si portò una mano al cappello e sorrise...

    -Parliamo di cronaca nera
    Oggi limousine in gran carriera
    Va fuori strada con attentato
    Dove sarà chi da morte è scampato?-


    Attimo... una lampadina si accese nella mente della Selvatca. Qualcuno di loro aveva parlato di 'artistici', e lei ne aveva già sentito parlare. Cercò di spremere i neuroni. La tipa con le orecchie da coniglio del giorno prima, non la bionda. L'altra, quella della metro! Quella che si chiamava... Skill??? Skullod?

    -E sì, degli artisti faccio parte
    Qualcuno qui ha le stesse carte?-

    Due domande... dai, sì ce la poteva fare.

     
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19 replies since 13/10/2015, 12:30   303 views
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