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Drusilia

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    Risvegliarsi e scoprire che è piena notte. Fuori è buio e non c'è luna né stelle, solo le luci di Klemvor ed il rumore incessante della pioggia contro i vetri spessi della camera ospedaliera, una cacofonia ossessionante capace di provocare incubi tremendi. I diluvi non cessano, e proseguiranno ancora a lungo. La stagione delle piogge reclamerà tributi in forma di nostalgia per gli astri, che non ci saranno altro che nubi scure gravide di pioggia ancora per parecchi giorni. Dieci anni prima era durata nove giorni, di cui quattro di guerra intensa. La pioggia era cessata assieme agli spari, ma la terra d'asfalto e cemento della Città delle Macchine continuò a lungo a bagnarsi con le lacrime di chi restava, più intense delle gocce d'acqua che l'avevano percossa. Drusilia si trova a fissare un soffitto estraneo, immersa fra odori che le sono completamente alieni, un misto di medicinali e disinfettanti che impregnano pareti di un azzurro tenuo ed i pavimenti bianchissimi come se vi avessero passato dello smalto di fresco. L'ospedale degli Storm Riders era straordinariamente identico ad un vero e proprio ospedale, forse perché in mezzo a quelle bandacce di ragazzotti esagitati c'era gente con senno sufficiente dal rendersi conto della necessità di un luogo perfettamente sterile e attrezzato per ridurre almeno di un poco l'impatto di incidenti e tentati omicidi che non dovevano essere poi tanto rari fra le Tribù della Tempesta. E avevano avuto tutta Klemvor a disposizione, piccoli ambulatori e perfino vasti istituti capienti a sufficienza per accogliere piccoli eserciti di persone: avevano preso ciò che serviva loro e l'avevano trapiantato lì, da qualche parte nelle vicinanze del Big Bird, il monolitico stadio che faceva da quartier generale per Genesis e che spiccava fuori dalla finestra come la sagoma di un titano adagiato su di un fianco. C'era anche Laputa, sullo sfondo, a malapena visibile a causa del velo di pioggia e nubi grigie e moleste.
    Provare a muoversi è un brutto vizio che si traduce in un pessimo errore. Il ventre fa talmente male da piegarsi in due per il dolore, il che significa altri movimenti involontari, altro dolore che si aggiunge al dolore ed i successivi grappoli di crampi. La Dama del Vento è preda di fasciature abbastanza strette da creare una sensazione di oppressione al petto ma che dovevano celare una brutta cicatrice, di quelle di cui non ti liberi semplicemente facendo passare gli anni. Dovevano averci dato dentro di ago e filo, ed era un bene che in quel momento l'Alfiere fosse privo di sensi. I vaghi flash si fermano alla corsa in sala operatoria, durante la quale le luci bianche accecanti avevano destato Drusilia forzatamente per non più di pochi momenti, ma il fisico non ce l'aveva fatta a tenerla sveglia.

    Provare ad alzarsi e sgranchire le gambe preda dei crampi è più che una necessità: è istintivo. Però così facendo si finisce inevitabilmente con l'urtare qualcosa che qualcuno aveva adagiato in posizione precaria di fianco a lei, facendolo rovinare al suolo. Con un certo fragore un sacchetto contenente una varietà infinita di dolcetti e caramelle vivacemente colorate si spargono sul pavimento, punteggiando il bianco linoleum di una varietà di colori facendolo assomigliare all'abito a pallini di un clown. I suoni finiscono inevitabilmente con l'evocare una presenza minuta, che si affaccia spaventata all'ingresso socchiuso della stanza, che poi dopo una primissima esitazione accorre con un gridolino spaventato in soccorso della paziente.

    « Ah! La prego, non deve soforzarsi...! »
    Accorre tentando uno slalom fra le caramelle sparse ovunque, offre a Drusilia ogni possibile aiuto nel compiere qualsivoglia gesto,
    poi si volta e chiama qualocuno nel corridoio.
    « Dottoressa Makigami??! Che qualcuno mi chiami la dottoressa, per favore!!! Ami?? Dalila?? Qualcuno??? »
    Ci furono voci che le risposero, ma abbastanza distanti. Tuttavia la Dama del Vento non era l'unico ospite di quella struttura...

     
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    Mastio, Presidio Errante
    Qualche anno prima...

    -Lo sai che non ti credo.
    Il raid era appena finito, il Sodalizio aveva vinto quella piccola battaglia guidata da pochi mercenari ed era infine giunto a conoscenza della scomparsa di Raylek. Dalla strada, appena fuori al Mastio, Drusilia già sentiva le voci concitate dei primi cittadini allo sbaraglio. Ad ogni porta aperta di scatto, ad ogni mormorio, l'allora Ufficiale di Laputa si sentiva pugnalata, terrorizzata da un effetto a catena che era completamente sfuggito al suo controllo. Da lì ai successivi nove giorni, quasi un terzo della popolazione del Presidio Errante sarebbe stato trucidato da un fratello e, come colta da una premonizione, Drusilia già ne avvertiva il peso.

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    -Riguardo cosa, mio amore?
    Di fianco a lei suo fratello, l'ultima persona che probabilmente Drusilia avrebbe voluto presente in un momento come quello. Non Yoko, non Abel, non Owl e nemmeno Kora. Lì al suo fianco, in quel momento, c'era solo Quarion. Tranquillo nella sua uniforme indaco osservava distrattamente la città fuori dalla finestra. Per un attimo si permise addirittura di sogghignare.
    -Non ti sei soltanto difeso. L'hai spinta ad attaccarti.
    Drusilia alzò lo sguardo, incrociandolo a quello del fratello come le spade ad un duello.
    Quarion, arrogante e sicuro di sè, la ricambiò con occhi languidi ed appassionati, sicuro di poterla ferire soltanto con quello. Conosceva bene la sorella, più di ogni altro. Sapeva anche come prenderla, quando si impuntava così. In un certo senso era l'unico in grado di condizionarla per davvero.
    -Perchè mai avrei dovuto farlo? Era già stata catturata!
    Fece spallucce, come se per lui la morte di una donna, per quanto schiava e mutaforma, non significasse nulla, ancor meno le accuse di omicidio della sorella.
    -Non prendermi in giro- continuò lei -Potrei giustiziarti domani stesso.
    -Giustiziarmi... per averti salvata?

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    Ne seguì un lungo attimo di stasi. Drusilia ammutolita e Quarion in silenzio a godersi l'espressione della sorella: sembrava sul punto di esplodere, ma evidentemente non aveva ancora le parole giuste per farlo, presa in contropiede.
    -Lo sai che sarebbe tornata. Tutti gli "ostacoli" prima o poi si ripresentano, se ti ostini a chiudere i tuoi splendidi occhi ed ignorarli- le si avvicinò piano, carezzandole il viso e muovendo le labbra rosse, così che la bella potesse leggere anche il labiale -Vanno eliminati, prima che tornino.
    A quella dichiarazione, sdegnata, Drusilia si discostò di scatto.
    Lui si limitò a sorriderle ancora, prima di darle le spalle ed incamminarsi verso l'uscita con passo leggero e cadenzato.
    -Lei aveva fatto la sua scelta.
    Ha scelto di esser debole... e di combattere dalla parte sbagliata.
    Quella che distruggerà il Presidio, nel caso vinca.

    Prima di varcare la soglia, si voltò appena, così che potesse ammiccare divertito.
    -Ho solo accelerato i tempi.

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    Klemvor, ora...

    Era notte.
    Una notte senza luna e stelle: solo foschia e tanta pioggia.
    Portava delle bende, segno che probabilmente qualcuno l'aveva medicata e tentato di cicatrizzare quella brutta ferita che si era procurata a causa dell'incidente. Non che le importasse per davvero: il suo corpo, perfetto solo in apparenza, nascondeva anni di torture e menomazioni. Quella ferita sarebbe presto scomparsa... come tutte le altre, celando al mondo ogni segno evidente di sofferenza. Un destino beffardo ma banale, almeno per un Galanodel.

    Sapeva di essere in salvo: ricordava ancora il volto di Black.
    Ciò nonostante, ebbe l'istinto di muoversi... ma quello che accadde dopo non fu piacevole.

    « Ah! La prego, non deve soforzarsi...! »
    Qualcuno si avvicinò, cercando di evitare qualcosa portata in dono che, nel trambusto, l'Alfiere aveva lasciato cadere.
    « Dottoressa Makigami??! Che qualcuno mi chiami la dottoressa, per favore!!! Ami?? Dalila?? Qualcuno??? »
    Sentì un vociare... ma non le importò molto, in quel momento.
    -D-dove sono? Dove li avete portati???

     
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    « Uhm...? Non capisco... »
    Una seconda figura femminile si affacciò per qualche attimo alla porta, un'ombra minuta che oscurava la lama di luce bianca dei neon oltre l'ingresso. Apparve solo per constatare che la paziente era vigile ed agitata, dopodiché si dileguò immediatamente chiamando a gran voce il nome di una certa dottoressa Makigami.
    « Dove sono cosa...? »
    Insisté preoccupata la prima ragazzina, che si mosse con nervosismo nel dubbio su cosa fare e come agire. Nel dubbio, riempì un bicchiere di plastica con l'acqua contenuta in una bottiglietta poggiata sul comodino di fianco al letto e la offrì alle labbra dell'Alfiere. Di lì a poco la luce venne oscurata di nuovo da presenze nuove e ben più imponenti, e col gemere sommesso della porta che si spalancava Drusilia poté udire anche una voce di donna, nel cui tono si poteva leggere un'autorità che sfiorava l'imperioso.

    « Chi ha portato dolciumi in questo luogo...? Avevo detto niente visite! Per nessuna ragione! »
    Alti tacchi a spillo lambirono le piastrelle con schiocchi secchi, mentre la Regina del Legame si faceva strada fra le caramelle ed i bonbon dai colori chiassosi.
    « Noi non lo sappiamo... » si affrettarono a rispondere le ragazzine in tono dimesso, « noi le togliamo perché violano il regolamento, ma ogni sera ricompaiono come per magia... »
    La donna scoccò un'occhiata accusatoria alla vicina finestra,
    « se scopro chi è entrato, farò in modo che si penta di averlo fatto. »

    Pur sul versante sbagliato dei quaranta, Ine Makigami era comunque una donna avvenente, con un aspetto che pochi attribuirebbero ad un'irriducibile lavoratrice avvezza a lunghe veglie sul lavoro in modo da sostenere la sua doppia vita di primario d'ospedale nel pentauron nel più moderno istituto ospedaliero di tutto il semipiano e Regina della Rising Road a Klemvor. Dietro sottili occhiali dalla montatura rigida brillavano occhi sottili di un castano caldo che un tempo dovevano essere stati accesi di una qualche luce sacra, ma che il tempo e le miserie avevano trasformato in pietre levigate. Su di un volto ben costruito erano appena percettibili segni di mille battaglie e di molte altre ancora tutt'ora in corso, parte di una guerra senza fine cui sono chiamate le persone dannate dalla vocazione verso il prossimo. Magari un tempo era stata una persona piacevole, ma di certo non l'appariva in quel momento. Di certo nessuna delle ragazze della Tool Toul To la riteneva tale, d'altronde sono rimasti in pochi quelli che possono dire di averla mai vista manifestare apertamente modi che non siano quelli di una fredda lastra di ghiaccio. Ora incombeva su Drusilia come lo spettro di un antico progenitore giunto a valutare l'operato di un proprio discendente in difficoltà, gestendola a piacimento come se stesse maneggiando una bambola e non un essere umano.

    « Dimmi che cosa ricordi. Il nome di questa città. Ricordi che cosa stavi facendo prima di svegliarti qui...? »
    Accese una piccola lampadina e la puntò dritta nell'occhio destro di Drusilia, valutandone i riflessi. Poi premette una mano su di una spalla e premette con forza crescente.
    « Fa male? Qui...? »
    Ripeté l'operazione sull'altra spalla. Sull'avambraccio. Sui reni.
    Nel mentre, la ragazzina di prima si azzardò a dire:
    « Ehm, prima diceva... credo cercasse qualcosa... »

    « Qualcuno, piuttosto. »
    Rispose Ine mentre cercava di capire quali e quante ossa rotte erano sparse per il corpo malconcio di Drusilia.
    « Sei arrivata qui con altre due persone, un giovane ragazzo con l'aspetto di un intellettuale e poi un ragazzino albino. Il primo versa in stato comatoso, non sono in grado di dirti se e quando si sveglierà. Ho già disposto il suo trasporto nel Pentauron, lì sarò un grado di gestirlo al meglio delle nostre possibilità. Il secondo aveva solo ferite superficiali, salvo gli occhi. »
    Sospirò, spegnendo la pila.
    « E' stato sfortunato. Ho rimosso in tutto trentasette schegge di vetro dai suoi occhi, quasi tute nell'occhio sinistro. Ha i nervi danneggiati, forse in modo permanente. Per il momento abbiamo dovuto metterlo sotto sedativi, era comprensibilmente poco collaborativo. Provengono entrambi da Laputa, immagino... »
    Terminò la visita disponendo alcune mansioni alle ragazze sue sottoposte, che frattempo erano aumentate di numero passando da una a quattro, poi aggiunse:
    « ... le implicazioni della vostra presenza qui sono estremamente gravi. Non oso pensare a quali conseguenze avremmo dovuto affrontare con fra le mani il cadavere di un Alfiere. Ci sono autorità del Pentauron capaci di radere al suolo l'intera città usando un fatto di talle gravità come pretesto, con tutta probabilità. »

     
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    « Chi ha portato dolciumi in questo luogo...? Avevo detto niente visite! Per nessuna ragione! »

    Un rumore di tacchi a spillo echeggiò per i corridoi asettici di quella struttura, interrompendo bruscamente quell'attimo di smarrimento e panico generato dal risveglio turbolento di Drusilia. Ad indossarli, una donna matura e bella, di quella solida avvenenza che -ormai privata della gentilezza giovanile di un tempo- aveva acquisito con gli anni ed i lineamenti più duri del carisma non indifferente.
    « Noi non lo sappiamo... noi le togliamo perché violano il regolamento, ma ogni sera ricompaiono come per magia... »
    « se scopro chi è entrato, farò in modo che si penta di averlo fatto. »

    Drusilia la osservò in silenzio, gli occhi smeraldini privi di sentimenti troppo evidenti, che fossero gratitudine o arroganza. Anche perchè, obbiettivamente, non sapeva nemmeno chi fosse per davvero e perchè era lì.

    « Dimmi che cosa ricordi. Il nome di questa città. Ricordi che cosa stavi facendo prima di svegliarti qui...? »
    -Si, lo ricordo.
    La bella dottoressa non si risparmiò di far domande, anche se all'Alfiere non fu ben chiaro se si trattasse soltanto di accertamenti o era una specie di doppio gioco. Per tal ragione preferì non rispondere nel dettagio; per poco non erano stati ammazzati da una guida chiamata appositamente per loro... dubitare di tutto prima di avere le idee chiare, a quel punto, era ovvio quanto giustificato.
    « Fa male? Qui...? »
    -Un pò, ma migliorerà rapidamente.
    Risposte evasive a domande semplici: per quanto non fosse la prima volta che finiva in una struttura del genere -in Accademia aveva anche lavorato come infermiera- ebbe in effetti qualche timore sulla possibilità che qualcuno avesse notato delle differenze di troppo fra lei e gli esseri umani, principalmente perchè le piaceva esser trattata come una di loro. A distanza di giorni, infatti, molte ferite superficiali sarebbero dovute già scomparire per magia... senza lasciare nemmeno cicatrici. Per non parlare del sangue.
    Santo cielo, il sangue.
    Lo ritenne improbabile, ma sperò davvero che nessuno avesse provato a berlo... o a fare qualche trasfusione. Conoscendone l'indole, degli Storm Riders ultracentenari erano troppo anche per lei.

    « Ehm, prima diceva... credo cercasse qualcosa... »
    « Qualcuno, piuttosto.
    Sei arrivata qui con altre due persone, un giovane ragazzo con l'aspetto di un intellettuale e poi un ragazzino albino. Il primo versa in stato comatoso, non sono in grado di dirti se e quando si sveglierà. Ho già disposto il suo trasporto nel Pentauron, lì sarò un grado di gestirlo al meglio delle nostre possibilità. Il secondo aveva solo ferite superficiali, salvo gli occhi.
    E' stato sfortunato. Ho rimosso in tutto trentasette schegge di vetro dai suoi occhi, quasi tute nell'occhio sinistro. Ha i nervi danneggiati, forse in modo permanente. Per il momento abbiamo dovuto metterlo sotto sedativi, era comprensibilmente poco collaborativo. Provengono entrambi da Laputa, immagino... le implicazioni della vostra presenza qui sono estremamente gravi. Non oso pensare a quali conseguenze avremmo dovuto affrontare con fra le mani il cadavere di un Alfiere. Ci sono autorità del Pentauron capaci di radere al suolo l'intera città usando un fatto di talle gravità come pretesto, con tutta probabilità. »


    Due persone?
    Per quel che ricordava erano in cinque... e se Jester e Rhaziel non risultavano nella lista, c'erano due spiegazioni: che fossero stati portati altrove oppure che erano scappati. Per quale motivo, poi, in quel caso lo avrebbe scoperto in seguito.

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    -Possibile- confermò il dubbio della donna, anche se non ne ebbe la certezza per ciò che sapeva del Pentauron: Lord Aeon non era particolarmente gravido di amor paterno e, se le era possibile osare, anche discretamente stronzo. Non si sarebbe aspettata reazioni da parte sua, piuttosto dall'Est loro alleato. -Proprio in virtù di questo e del fatto che mi sentirei più tranquilla ad averlo sempre sotto la mia autorità, preferirei che Augustus -il ragazzo in coma- sia portato nel Presidio Errante con una mia lettera sigillata.
    Non lo pronunciò come un ordine, piuttosto come una gentile richiesta.
    -Junichi, l'altro ferito, rimarrà qui con me dato che è ancora in servizio.
    Perchè a Laputa le ferie per malattia le decide l'Alfiere... soprattutto se si è il suo famiglio.

    -Quanti giorni sono stata incosciente, se posso?



    Edited by Drusilia Galanodel - 27/10/2015, 19:26
     
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    -Proprio in virtù di questo e del fatto che mi sentirei più tranquilla ad averlo sempre sotto la mia autorità, preferirei che Augustus -il ragazzo in coma- sia portato nel Presidio Errante con una mia lettera sigillata.
    Con quell'affermazione, Drusilia si guadagnò un'occhiata obliqua trasudante glaciale disapprovazione, che però non sarebbe sfociata in alcun tipo di opposizione. Si poteva facilmente dedurre che la regina della Ring Road fosse molto poco felice di vedersi sottrarre un paziente in condizioni critiche, ma probabilmente vi erano anche altre motivazioni.
    -Junichi, l'altro ferito, rimarrà qui con me dato che è ancora in servizio.
    Ine Makigami si costrinse a sistemare gli occhiali sul viso dai lineamenti ricercati ed annuì.

    « Inviate un messaggio a mio nome al signor Kokuen dalla Flame Road, chiedete loro appoggio sotto forma di due team bellici di classe A o superiore al completo. Poi allestite il trasporto mediante "l'Hermes" per il paziente della '52 fino alla "zona" degli Abusivi, dove consegnerete la missiva dell'Alfiere. Abbiate cura di lasciarlo nelle mani di un medico. »

    -Quanti giorni sono stata incosciente, se posso?
    La donna sollevò il polso, dove sotto la manica bianca luccicava un piccolo orologio dal laccio scuro.

    « Stando alla mia esperienza di medico, avresti dovuto rimanere incosciente per almeno due giorni... »
    Disse leggendo l'ora, con un tono di disappunto sul volto.
    « ... Circa diciotto ore in tutto. E' la sera del quarto giorno del mese del Vento stando calendario delle Tribù della Tempesta, e non ho bisogno di analizzare il tuo sangue per capire che non hai assunto droghe o medicinali in grado di giustificare una ripresa tanto rapida. Ed in virtù di ciò, non intendo nemmeno trattenerti più del dovuto. Anche se visto l'accaduto nessuno vi biasimerebbe qualora voleste tornare alla vostra isola nei cieli. Poche ore dopo la serie di attentati in cui anche voi siete rimasti coinvolti, si sono presentati presso il Dome i "Re" di Sleeping Forest, con l'intento di partecipare alla Messa dei Diluvi, come non accadeva ormai da dieci anni. A tal proposito: avete rischiato di presentarvi in ritardo per la Messa, Alfiere. Avrebbe dovuto iniziare due ore fa, Simca ha fatto l'impossibile perché fosse rimandata. Nui Harime ha pensato bene di crocifiggere i corpi straziati di quattro Storm Rider di vari team superbellici nella Sala delle Acque, come una sorta di monito, o sfida. Nike ed i membri di Trident hanno fatto la voce grossa per convincere la Rondine Migratoria a rispettare le tradizioni e svolgere la Messa il terzo giorno del mese delle piogge, ma a quanto pare gli eventi complottano per darvi la possibilità di presenziare, dato che perfino il Comandante Generale di Sleeping Forest si è esposto per rimandare la riunione. Questo vi da circa ventidue ore di tempo per riposare e riprendervi. »
    Uno scalpiccio annunciò l'arrivo di Junichi, accompagnato da una delle giovanissime infermiere dell'ospedale che faticava a convincerlo ad appoggiarsi a lei. Il famiglio di Drusilia aveva l'aria decisamente provata e ben lungi dall'essere al meglio della forma. Aveva parte del volto fasciata, compresi gli occhi che quindi non erano visibili. Sotto quelle bende dovevano nascondersi delle brutte ferite, anche se non era dato capire l'estenzione del danno inflitto dai vetri. Indossava un pijama bianco di foggia semplice di una taglia troppo grande, che finiva con impacciare i suoi movimenti più di quanto potesse la sua stessa cecità.
    « ... Come medico vi consiglio di trascorrere la notte in ospedale, e di permetterci di tenervi sotto osservazione. Siete passata attraverso un incidente che vi è quasi costato la vita, non è cosa da prendere sotto gamba. Tuttavia, la mia posizione non mi permette di tenervi nascosto che avete ricevuto diversi inviti, tutti formulati con una certa urgenza. »
    Disse sfiorando di nuovo la montatura degli occhiali.
    « Fin dal momento in cui siete stata ricoverata, Genesis ha insistito affinché siate condotta presso alloggi adeguati al vostro rango, sotto la protezione del Dio della Genesi. Due "Re" di Sleeping Forest sono inoltre piombati chiedendo di vedervi, provocando non pochi disordini quando ho dissentito fermamente alle loro richieste... »

     
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    Diciotto ore.
    Aveva dormito per diciotto ore; nonostante la rapidità di guarigione ed il fatto che fosse già in grado di parlare e camminare, Drusilia non potè fare altro che pensare a quanto avesse rischiato. Un qualsiasi umano non sarebbe probabilmente sopravvissuto al suo posto.

    « Ed in virtù di ciò, non intendo nemmeno trattenerti più del dovuto. Anche se visto l'accaduto nessuno vi biasimerebbe qualora voleste tornare alla vostra isola nei cieli. »

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    -Non intendo farlo- rispose l'Alfiere Errante con calma serafica -Sono venuta con la volontà di allentare le tensioni reciproche... ed andarmene ora sarebbe scortese.

    Abbassò lo sguardo per un attimo, prima di essere attratta da un suono nelle vicinanze.

    -Junichi?

    Camminava come un bambino ai suoi primi passi:
    insicuro, frettoloso, in parte spaventato.
    Era anche ferito: lunghe bende gli coprivano gli occhi,
    rendendolo di fatto cieco, qualunque fosse stato il danno da esse celato.
    Una veste abbastanza ampia gli rendeva gli spostamenti ancora più ardui.

    -D-Drusilia-chan?- disse lui, con un mugolio che presagiva un pianto davvero poco virile -...siete viva. I-io... ho avuto tanta paura.

    La Dama del Vento arrossì, distogliendo lo sguardo dai presenti e mettendo il broncio per il disagio. Intanto si appuntò mentalmente di insegnargli a non darsi alle effusioni in pubblico.

    -Paura di cosa?- disse, lievemente piccata, in un goffo tentativo di rasserenarlo -Ci vuole ben altro per buttarmi giù.

    « ... Come medico vi consiglio di trascorrere la notte in ospedale, e di permetterci di tenervi sotto osservazione. Siete passata attraverso un incidente che vi è quasi costato la vita, non è cosa da prendere sotto gamba. Tuttavia, la mia posizione non mi permette di tenervi nascosto che avete ricevuto diversi inviti, tutti formulati con una certa urgenza. »

    A quelle parole Drusilia sollevò il capo, incrociando il proprio sguardo con quello della dottoressa.

    « Fin dal momento in cui siete stata ricoverata, Genesis ha insistito affinché siate condotta presso alloggi adeguati al vostro rango, sotto la protezione del Dio della Genesi. Due "Re" di Sleeping Forest sono inoltre piombati chiedendo di vedervi, provocando non pochi disordini quando ho dissentito fermamente alle loro richieste... »

    -Dio della Genesi?- domandò, sinceramente curiosa: nonostante avesse (circa) frequentato quegli ambienti in passato, non ricordava nessun nome di quel tipo -...e chi erano i Re di Sleeping Forest?
    Immaginava che uno fosse Orm.
    Ma... l'altro?

     
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    -Dio della Genesi?-
    « Esatto. »
    Annuì la donna.
    « E' il nome con cui si personifica l'entità composta da tutti gli Storm Riders che si pongono sotto l'egida della megastorm chiamata "Genesis". Porsi sotto la protezione del Dio della Genesi significa avere dalla propria parte circa due terzi della comunità di Riders di Klemvor, fra cui gli unici due "Re Incoronati" al di fuori di Genesis, ovvero Nike della Giada Scarlatta e Nue del Fulmine Viola. Dal momento in cui siete stata ricoverata in questo ospedale, nella hall al piano terra vi attendono quattro riders di classe "S" appartenenti a team superbellici pronti a farvi da scorta nel caso in cui accettaste l'invito. »

    -...e chi erano i Re di Sleeping Forest?
    La Makigami si prese un istante per rispondere:
    « Il Re dell'acqua ed il Re del Rombo della Foresta del Riposo. Non conosco i loro nomi, sono noti rispettivamente come la "Bestia della Pioggia" e "l'Alfiere". Il primo è un essere deforme dal corpo gonfio come quello di una palla e che si muove su quattro Air Treck. » Disse descrivendo l'aspetto con cui Drusilia aveva conosciuto Orm prima della missione nel ventre di Klemvor, « L'altro è un individuo massiccio, di circa due metri e trenta di altezza. Indossa sempre un casco integrale ed è solito portare lo stendardo personale del Comandante Generale di Sleeping Forest, recante le insegne della Sonia Road, la strada dei Rovi. »

     
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    -Capisco.

    Nonostante l'aria serena, la mente della Dama del Vento era in moto già da un paio di minuti. Fra i dettami del fratello e le sue preoccupazioni, si era resa conto di trovarsi ad un bivio: al suo posto, Quarion avrebbe scelto ad occhi chiusi Genesis, fondamentalmente perchè si trattava del gruppo di cui si fidava meno e che avrebbe dovuto "plagiare" con calma. Di Orm si fidava, e così anche dei suoi alleati: la razionalità suggeriva pertanto quella soluzione.
    Eppure, considerando gli ultimi avvenimenti, era giunta all'idea che non fosse saggio fidarsi delle offerte inattese. Ancor più la se pazza che li aveva quasi uccisi diceva di essere del team di Nue. Inoltre sarebbe stata in inferiorità numerica, qualora si fosse trovata in una trappola; certo che era stata salvata dagli stessi Storm Riders, ma erano fin troppo spesso in lotta fra loro. Non tutti avevano buoni propositi.

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    -Prima di tutto, vorrei ringraziarla- prendendo un profondo respiro, chinò lievemente il capo verso la signorina che, nonostante i modi rudi, si era in ogni caso presa cura di lei -Si è presa cura di me pur senza conoscermi e... il lavoro di un bravo guaritore necessita un'anima pulita. La ringrazio anche dei preziosi consigli, ma la mia salute non è prioritaria in questo momento: se mi dite che posso sopravvivere va più che bene. Quindi preferirei declinare l'offerta di restare.

    Spiegata la sua prima scelta, passò quella politica.
    In entrambe c'erano pro e contro... ma forse poteva trovare un modo per non scartarne nessuna.

    -Per quanto riguarda gli inviti, mi trovo in difficoltà: mi spiacerebbe molto non accettare la gentilezza del... ehm... Dio della Genesi. Però avrei necessità di scambiare due parole con i Re di Sleeping Forest. Mi basterebbe meno di un'ora, credo.

    Lo sguardo smeraldino andò a cercare quello della dottoressa, quasi in una tacita richiesta di farle da complice.

    -Sarebbe possibile incontrarli prima di incrociare i team superbellici che mi attendono fuori e dar loro una risposta?

     
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    « E' certo che ci sono persone nate per procurare guai al prossimo. »
    Premette la montatura degli occhiali, corrugando la fronte in segno di forte disapprovazione.
    « Un Alfiere praticamente in fin di vita mi piomba fra capo e collo, portando con se il rischio di far scoppiare una guerra, non fa in tempo a svegliarsi che già pretende di raggiungere da sola il Des Artes, il grand hotel dove alloggiano i "Re" per tutta la durata della Messa dei Diluvi, e dove si trovano in questo momento sia la Sleeping Forest al gran completo, sia Nike, il Re della Giada Scarlatta che da sempre è ai ferri corti con gli "Abusivi". Quando per farlo dovrebbe aggirare praticamente una metà del Big Bird. »
    Si avvicinò alla finestra e ne aprì le tende bianche, aprendo a Drusilia la vista notturna di Klemvor, le cui luci brillavano. L'ospedale in cui si trovavano era affacciato sulla titanica sagoma dello stadio abbandonato che gli Storm Rider, da sempre, usavano come base e casa. Quel luogo aveva rischiato di essere seppellito sotto tonnellate di detriti durante le Guerre della Fondazione, quando l'Arka del Mazzakro degli invasori vi aveva puntato, ma erano stati gli Aviatori a fermarla facendone saltare il reattore e facendola schiantare in un'altra zona di Klemvor, dove adesso era praticamente impossibile spostarsi a causa della vegetazione che l'aveva trasformata in una sorta di Undarm in miniatura. Lo stadio era un ovale maestoso, ma attorno ad esso vi erano strade per chilometri, e gli edifici che vi si affacciavano erano tutte strutture speciali come l'ospedale in cui Drusilia si trovava in quel momento. Circumnavigare il perimetro dello stadio per arrivare dall'altra parte era una bella impresa, una persona normale ci avrebbe messo ben più di un'ora, a piedi.
    « I "riparatori" sono un team neutrale. Noi non ci schieriamo. Farlo equivarrebbe a far decadere lo status che ci permette di svolgere il nostro lavoro. Dunque, se l'Alfiere preferisce non incontrare subito Genesis, non ho obiezioni. »
    Con un gesto imperioso, fece scattare di colpo ogni ragazzina rimasta nella stanza, comprese quelle arrivate assieme a Junichi, che avevano fatto l'errore di rilassarsi. Praticamente le cacciò via con pochi secchi ordini, degni del più inflessibile degli ufficiali istruttori, e nel giro di un istante quelle scattarono come cadetti di un'accademia militare, correndo alle proprie mansioni senza voltarsi. Nell'uscire si voltò un'ultima volta:
    « Tornerò qui fra un paio di ore, vi consiglio di riposare. Nel caso vogliate indossare abiti più comodi, nell'armadio sono riposti gli abiti con cui siete venuta, anche se naturalmente non sono più in buone condizioni. Se preferisce, può disporre degli indumenti che troverà. Non si faccia venire strane idee come uscire dalla finestra e fuggire attraverso la scala anti-incendio, e rammenti la sua posizione. »

     
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    « E' certo che ci sono persone nate per procurare guai al prossimo. »

    Drusilia sorrise imbarazzata mentre la dottoressa la fissava male. Intanto una gocciolina di sudore le scese lentamente sul lato del viso, rendendo abbastanza evidente il suo imbarazzo. Per quanto le dispiacesse, non era la prima volta in cui si sentiva un peso per qualcuno -e probabilmente non sarebbe stata l'ultima- ma... se c'era una sola cosa che aveva imparato in tutta la sua vita era che le situazioni non si risolvevano standosene buoni buoni al proprio posto. Il mondo non cambiava se ci si limitava a fissarlo.
    Diversamente da quello che Drusilia si aspettava come risposta, parole ed atteggiamenti della dottoressa tradirono di gran lunga i fatti: aprendo la finestra le mostrò l'ambiente circostante, rivelandole nomi e dati che sarebbero risultati abbastanza utili alla sua folle impresa. Disse anche che il loro team era neutrale, pertanto non poteva schierarsi... un pò come il Magisterium a Laputa. Questo Drusilia lo trovò positivo, in un certo senso.

    « Tornerò qui fra un paio di ore, vi consiglio di riposare. Nel caso vogliate indossare abiti più comodi, nell'armadio sono riposti gli abiti con cui siete venuta, anche se naturalmente non sono più in buone condizioni. Se preferisce, può disporre degli indumenti che troverà. Non si faccia venire strane idee come uscire dalla finestra e fuggire attraverso la scala anti-incendio, e rammenti la sua posizione. »

    -Sissignora.

    Annuì convinta, fingendo di rimettersi a letto. Quando fu finalmente sola, si sarebbe gettata alla ricerca di qualche abito nuovo: trovò un completo a caso e lo indossò senza problemi, per poi rivolgersi al suo famiglio, un pò confuso e piagnucolante.

    -Junichi, tu mi assisterai nella tua forma animale.


    -Drusilia-sama, s-siete sicura? Io non ci vedo...

    -Ed è per questo che ti stringerai alla mia vita: procederemo più rapidamente.

    Nonostante un paio di singhiozzi commossi, il ragazzo si limitò ad obbedire: in pochi secondi mutò in un serpente bianco molto piccolo che, senza perdere ulteriore tempo, andò ad arrampicarsi e stringersi alla vita della padrona. Drusilia, intanto, trovò un trench di una taglia più grande, ottimo per coprire Junichi e con delle tasche abbastanza ampie per infilarci una sveglietta, giusto per non perdere la cognizione del tempo.
    Infine, prendendo un profondo respiro e focalizzando mentalmente i suoi obbiettivi, si lanciò fuori dalla finestra, dritta sulla scala antincendio.
    Aveva solo due ore di tempo: a quel punto sperò solo che i suoi sforzi servissero a qualcosa.

    Permessi ed autorizzazioni del caso concessi ed accordati dal QM
     
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    Le condizioni della scala anti-incendio sono bel lontane dall'ottimale, pur sostenendo il peso dell'Alfiere e del suo famiglio, in più punti il metallo traballa e minaccia di staccarsi dai giunti, complice non tanto l'usura del tempo quanto le innumerevoli cicatrici che lo punteggiano, minandone la struttura. Era come se quella scala fosse percorsa di frequente da giganteschi insetti muniti di lame al posto delle zampe, che con il loro passaggio graffiavano il metallo, lo incidevano e lo sfondavano con la loro mole, con il risultato che la struttura della scala a malapena si reggeva in piedi. Una volta scesa nel vicolo all'ombra del massiccio palazzo che conteneva l'ospedale, Drusilia avrebbe anche avuto modo di scoprire i responsabili -o meglio: alcuni dei- di tale deterioramento della scala antiincendio e di tante altre cose nella Città delle Macchine.
    Con un fragore metallico tremendo, una palla metallica color ceramica si schiantò ad una dozzina di metri dall'Alfiere, rimbalzando al suolo con clamore. Momentaneamente immobile, il grumo di rottami agitò debolmente le zampe, accartocciate e spezzate, e si dimenò debolmente sul posto, mentre i pochi servomotori rimasti in funzione cercavano inutilmente di ripristinare una posizione che le permettesse di agire. Tempo pochi istanti e quella che un tempo era una sentinella meccanica venne di nuovo sbalzata al suolo quando un ragazzetto in chiassosi abiti bianco e arancio gli piombò di fianco e calciò con forza il terreno, scagliando in aria il drone come se fosse una palla da basket.

    « ED ECCOLA CHE ARRIVA, SIGNOR TESTA DI CAZZO! »
    Gridò sorridendo mentre il rottame era ancora a mezz'aria, poi lo colpì con violenza usando una specie di futuristica mazza che emise uno scoppio di energia quando impattò contro il drone morente. Con una risata cristallina il ragazzo utilizzò le Air Treck che calzava ai piedi per darsi la spinta e lanciarsi di nuovo alla carica, raggiungendo i suoi compagni nella via principale, sotto la pioggia. Emersa dall'ombra del vicolo, Drusilia venne proiettata nel cuore di una specie di fiera, un gigantesco carosello di bancarelle e colori che si estendeva sotto la pioggia a perdita d'occhio. C'erano lanterne ovunque, di tutti i generi, ed emanavano un coro di luci in un turbolento avvicendarsi di florescenze vivaci. C'era una vera folla a terra, ma sopra le loro teste diverse dozzine di ragazzetti volavano sulle Air Treck, giocando nell'indifferenza degli altri, come se avere gente impegnata a passarsi le carcasse di droni assassini fosse la cosa più normale del mondo. Se uno solo di quei mocciosi avesse perso il controllo della "palla", finendo col gettarla fra la folla, avrebbe sicuramente procurato ben più di qualche ferito lieve, ma non c'era un solo viso preoccupato all'idea, tutti parevano assorbiti nelle loro faccende, troppo impegnati a divertirsi per prestare attenzione a qualche preoccupazione da poco.

    Quei ragazzi che non si muovevano in gruppetti assortiti, erano sempre puntualmente in dolce presenza, probabilmente San Valentino arriva con la stagione delle piogge, fra gli Storm Riders. Le varie bancarelle si rivelarono anch'esse piuttosto eccentriche, giacché pochissime esibivano cibi o vestiario, e quasi tutte mostravano un vasto assortimento di pezzi meccanici, per lo più piccoli ingranaggi, ruote per Air Treck, telai o gadget in stile più o meno punk. Ben presto, passeggiando fra loro, Drusilia si sarebbe resa conto che fra gli Storm Riders non circolavano monete, il che era ovvio giacché nessuno degli acquisti avvenuti sotto gli occhi dell'Alfiere prestava scambi di denaro. Apparentemente tutto quanto era gratis, i ragazzi passavano di fronte alle bancherelle, occasionalmente si fermavano e si sfilavano i calzari tecnologici che venivano smontati, revisionati e potenziati con l'aggiunta delle componenti desiderate, le "parts" vecchie o non più in uso venivano ritirate ed i ragazzi, felici come bambini a natale, si limitavano a re-indossare le loro Air Treck e ripartire sotto la pioggia battente. Era tutto molto bello, ma ciò creava un problema: come fare ad arrivare dall'altra parte dello stadio e tornare indietro in meno di due ore, in mezzo a tutta quella ressa...?
    Il problema iniziava già a farsi pressante, quando ad un incrocio stradale si generò un vero e proprio ingorgo quando un centinaio di ragazzini formò un autentico muro umano, impegnati ad assistere con i volti meravigliati a qualcosa che transitava in quel momento. Sotto gli occhi di Drusilia, una colossale bestia felina delle dimensioni di un autobus marciò a testa alta, il volto bestiale nascosto da una maschera funebre di fattezze umane che contribuiva a generare un effetto straniante, ali da pipistrello che sembravano finte, ma che sbucavano fiere direttamente dalle carni della fiera e si muovevano in accordo con i passi della stessa, la criniera bruna sotto cui serpeggiavano tatuaggi bianco avorio, e poi quella che doveva essere una coda e che invece sembrava più una spessa mazza metallica, alla cui sommità vi era un aculeo che ricordava quello degli scorpioni. Era un'animale imponente, rivaleggiava certamente per le dimensioni e l'aspetto spaventoso con i grifoni, e cosa più stramba sulla sua groppa vi era una fanciulla che non poteva avere più di dodici o tredici anni, e sembrava direzionare la cavalcatura con naturalezza e pochi, flebili comandi sussurrati direttamente all'orecchio dell'animale. Seguiva una parata di Storm Riders in alta uniforme bianca ed una fascia nera al braccio, tutti con maschere funebri molto simili a quella portata dalla bestia e stendardi raffiguranti l'icona della manticora. Non poteva non definirsi uno spettacolo impressionante, ma di certo non poteva capitare in un momento meno opportuno. Era una processione che proseguiva con lentezza esasperante, e di questo passo sarebbe costata a Drusilia un buon quindici minuti se non di più...

    Fai finta di essere al Lucca Comix.
     
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    Nonostante il piano fosse di per sè non troppo complicato, Drusilia era ormai ben consapevole di quanto le portasse sfortuna Klemvor: ogni volta che vi aveva messo piede, infatti, le era capitato qualcosa di brutto. Litigare con l'ex Alfiere, far piangere Dorian, doversi scontrare con scarafaggi giganti, trascinarsi per chilometri di gallerie sotterranee il peso morto di un concittadino svenuto che voleva sventrarla, assecondare bambine piagnucolanti, combattere orki scemi e -fondamentalmente- rischiare la vita imprecisate volte, finire in situazioni molto equivoche e pentirsi fin troppo spesso di dar fiducia a qualcuno.
    Mai una passeggiata tranquilla.

    « ED ECCOLA CHE ARRIVA, SIGNOR TESTA DI CAZZO! »

    Come volevasi dimostrare: il giorno che aveva scelto di scappare in sordina per qualche vicolo buio della città delle macchine... per puro caso coincideva con qualche strana festività a stampo amoroso per gli Storm Riders. Sarebbe stato carino, se solo l'Alfiere Errante non avesse celati in sè innumerevoli traumi e psicosi; avanzare fra la folla trasudante ormoni era per Drusilia una specie di incubo ad occhi aperti: non solo esibizionisti in pieno periodo di accoppiamento, ma anche ragazzini. Ragazzini che, prima o poi, avrebbero fatto cose. Cose brutte.
    Un brivido le percorse la schiena, assieme ad un orribile ricordo del fratello risalente alla sua passata adolescenza.

    -Concentrazione. Concentrazione. Concentrazione.

    Si battè i palmi delle mani sulla faccia, nella speranza di riprendere lucidità e mascherare la causa del rossore diffuso sulle sue morbide gote. Poi si trovò bloccata in mezzo ad una specie di processione... e fu a quel punto che iniziò a mancarle pure l'aria. Avrebbe potuto volare, ma l'avrebbero scoperta immediatamente: quegli stendardi erano troppo vistosi e troppo alti. Meglio qualcosa di più discreto.

    -Junichi, resta fermo.

    Avrebbe detto al famiglio alla cintola, sfiorandolo con la mano.
    Poi sarebbe avanzata comunque, tramutandosi nel proprio elemento.
    Nessuno avrebbe trovato strano un pò di vento, no?

    Energia: 110-5=105%

    Sublimazione I »
    E' così chiamata transizione dallo stato solido allo stato gassoso di un qualcosa, senza passare per lo stato liquido. Una delle capacità della Dama del Vento, giunta ormai ad un elevatissimo livello di potere sul proprio elemento, è quella di rassomigliargli al punto di raggiungere la sua stessa consistenza in pochi attimi, divenendo una nuvola di vapore visibile all'occhio umano ed inconsistente, che le permette di attraversare spazi molto piccoli come serrature, crepe e molto altro. Ovviamente il principio vale per tutto ciò che è in diretto contatto con il suo corpo durante l'attivazione della tecnica, come ad esempio gli abiti.
    Consumo: basso.
     
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    « Ma... hai visto...? » Chiese una giovane donna che si trovava accalcata fra la folla a pochi metri da dove si trovava Drusilia.
    « Visto cosa...? » Domandò in tutta risposta il suo lui, che per tutto il tempo non aveva staccato gli occhi dalla colossale manticora e dalla sua avvenente domatrice, finendo quindi col perdersi il piccolo spettacolo di giochi da elementalist del vento appena passati sotto il suo naso. « Mi è sembrato che quella tipa... ehi, aspetta! Ma tu cosa guardi, la bestia oppure culo di quella?!! » La ragazza stava per dire qualcosa tipo "una tipa si è appena volatilizzata davanti ai miei occhi", e probabilmente era lo stesso identico pensiero formulato da almeno altre due o tre persone fra la calca sempre più grande che andava ammassandosi sul posto. Magari l'Alfiere Errante di Laputa avrebbe finito col generare una qualche leggenda metropolitana, o più probabilmente quei pochi ad assistere alla sua piccola magia avrebbero pensato di essere un po' stanchi. Ma dopotutto, Drusilia era di fretta e non aveva la minima intenzione di curarsene.

    Sarebbe riapparsa diversi metri oltre l'incrocio, alle spalle del grosso dei curiosi che assistevano al transito della colossale manticora e del nutrito squadrone di Storm Riders in bianco in processione solenne, riuscendo infine ad intravedere la luce alla fine del lungo tunnel di giovani esagitati, là dove infine le bancarelle terminavano e lasciavano il posto ad un vasto, infinito lago di cemento male illuminato che dai palazzi dava dritto verso il Big Bird, l'enorme stadio che ospita il QG delle Tribù della Tempesta. Solo pochi lampioni discontinui illuminano la via, Drusilia non è da sola mentre passeggia per le vie di Klemvor sotto la pioggia battente, ma quelle poche anime che le fanno compagnia sono per lo più i pochi ritardatari che si affrettano a raggiungere la festa, oppure casi ancora più rari di giovanissimi che abbandonano il grande party all'aperto per un po' di privacy, quasi tutti con destinazione i palazzi che costeggiano la strada. Non ci vuole poi molto perché le luci, la musica ed il vociare si riducono a pochi echi, e guardando la sveglia non è ancora scoccata la prima mezz'ora da quando la Dama dei Venti aveva abbandonato il suo letto d'ospedale, il che le forniva un'ora e mezza abbondanti prima di dover riprendere il suo posto. Ma, naturalmente, i guai erano appena iniziati.

    Lo stadio e i grandi palazzi che lo costeggiano sono occupati da una vasta spianata completamente al buio, dove probabilmente un tempo si estendeva il più grande parcheggio a cielo aperto della città. Prima che Klemvor fosse fagocitata dal Maelstrom e piombasse su Endlos, là dove adesso non ci sono altro che asfalto e pozzanghere dovevano esserci file e file di auto ed autobus, ma i rider per qualche motivo avevano deciso di non far uso di quel vasto spazio all'aperto, forse per motivi di sicurezza perché così facendo era veramente impossibile che anche solo una singola persona riuscisse a raggiungere lo stadio non vista. E per lo stesso motivo, anche in lontananza era del tutto impossibile non notare il gruppetto di Riders in bianco che sembravano danzare sotto la pioggia, vibrando sfavillanti oggetti luminosi che sembravano torce a forma di spade, più che armi. Loro compagno di giochi era un drone guerriero di quelli particolarmente ostici, una belva a sei zampe metalliche delle dimensioni di un SUV, dal corpo schiacciato come quello dei centopiedi e con la coda identica a quella di uno scorpione che vibrava in ogni direzione, cercando di eliminare gli elusivi riders che si avvicinavano solo per punzecchiarla con poche rapide sferzate delle loro armi, prima di ritirarsi lasciando sul carapace simile a ceramica della belva profonde striature da bruciatura. Due di loro spiccavano come un'anomalia: correvano, invece di saltare qua e là come i loro compagni, stavano di fianco a fianco e l'uno sorreggeva l'altro, come in una sghemba corsa a tre gambe in cui la posta in palio era la vita. Erano vulnerabili, avevano una scorta di tre compagni che cercavano di tenere alla larga il drone assassino mentre tutti gli altri tentavano disperatamente di abbattere la bestia o quanto meno distrarla dal suo tentativo di eliminare i più deboli e vulnerabili del team. Puntavano allo stadio, ma salendo in alto Drusilia poté facilmente appurare che non vi erano manifestazioni gladiatorie o qualche altra barbara esibizione in corso: l'interno del Big Bird era al buio, la zona interna completamente dismessa, probabilmente stavano spingendo il drone assassino verso il Big Bird in cerca di rinforzi, o per allontanarlo dalla festa pericolosamente poco distante.

    « Aspettate!!! »
    Un elemento del gruppo aveva notato Drusilia mentre scendeva dall'alto, staccandosi dal caos della rissa per raggiungerla di un balzo. Fortunatamente, le Air Treck comunemente usate fra le Tribù della Tempesta consentivano balzi ed acrobazie non dissimili da quelle appena performante da Drusilia grazie alle sue abilità di elementalist, quindi pur essendo appena discesa al suolo praticamente volando nessuno ci fece troppo caso. Di fronte alla dama dei venti si parò quindi una ragazzina giovanissima, forse quattordicenne, l'unica fanciulla del team a giudicare dalla foggia dell'uniforme bianca, marcatamente diversa e femminile nel suo caso. Con un click secco sembrò "spegnere" la sua arma, e lo sfavillare lattaceo che emanava cessò mentre si rivolgeva alla Galanodel frapponendosi fra quest'ultima ed il drone impazzito, parlandoin tono ansioso:
    « La prego cortesemente di abbandonare il campo!
    L'operazione è sotto competenza della Gladius Road ed è interdetta ai riders di livello inferiore a...
    »

    « LEVATEVI DAI PIEDI!!! »
    Trovatosi di fronte al ben di dio di ben DUE bersagli immobili, il drone assassino aveva immediatamente abbandonato l'inseguimento del duo di rider in difficoltà, puntando con decisione sui nuovi target con intenti omicidi. In coro, due o tre dei compagni di squadra della ragazzina le gridarono di spostarsi, ma questa invece di agire immediatamente fece l'errore di voltarsi, rimanendo paralizzata per un brevissimo istante alla vista della personificazione della morte che piombava su di lei alla velocità di un autotreno, con la coda da scorpione equipaggiata con una mortale lama che scattava verso di lei alla velocità di un proiettile...

    Piccola nota: no, non sono impazzito e non ho mosso autoconclusivamente il personaggio di Drusilia, semplicemente abbiamo fatto alcuni passaggi via chat per evitare due-tre turni potenzialmente del tutto inutili.

    Il drone guerriero sferza la coda puntando al volto della ragazzina. Il completamento della sua azione comprende la decapitazione di quest'ultima, ma non pago di ciò il drone tenterà anche di travolgere Drusilia stessa, che si trova sulla sua traiettoria, utilizzando gli arti simili a speroni per ridurne il corpo ad una poltiglia di sangue ed ossa mentre le passa sopra. Il colpo di coda è assimilabile ad una tecnica fisica di livello Medio, mentre il tentativo di travolgerla è da considerarsi un attacco di potenza Alta.


    Edited by Yomi - 12/1/2016, 03:28
     
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    « Aspettate!!! »

    Doveva essere un'emergenza: questo spiegava le divise ed il fatto che stessero tentando di allontanare quel drone così simile ad uno scorpione dal resto della festa. Più precisamente, in uno stadio illuminato ma vuoto: aveva osservato bene il campo, prima di scendere. A quel punto Drusilia avrebbe dovuto comunque procedere in sordina per non farsi scoprire ma... poteva negare aiuto a chi ne aveva urgente bisogno? Se non fosse stato necessario, sarebbe nuovamente fuggita altrove.

    « L'operazione è sotto competenza della Gladius Road ed è interdetta ai riders di livello inferiore a... »

    Lì davanti, però, c'era un mostro.
    Non un drone di quelli che solitamente potevano incrociare i laputensi o qualche mercante accorto: uno ben peggiore, difficile da incontrare perchè solitamente distante dall'Approdo e le strade ad esso connesse. Somigliava ad uno scorpione, per certi versi. Non appena ebbe comunque modo di notare il nuovo tentativo di attacco: Drusilia si sarebbe lanciata al salvataggio, avvicinando a sè la ragazzina con un rapido scatto braccio destro. Levando la mancina avrebbe invece aperto la mano, generando una barriera invisibile al primo, brutale, colpo di coda.

    -Non muoverti ora.

    Avrebbe inoltre suggerito, prima di generare attorno a loro un violento intreccio di correnti che sarebbe infine culminato in un vero e proprio ciclone di dimensioni ridotte: troppo piccolo per travolgere gli altri riders, ma abbastanza potente da proteggerle entrambe dalla mole della bestia meccanica.

    Energia: 105-10-20= 75%
    Barriera Eterea »
    Ponendo le mani aperte, nella direzione dell'attacco subito, è in grado di creare una vera e propria barriera invisibile, in grado di proteggerla solo ed esclusivamente nella direzione in cui sono rivolti i palmi delle sue mani. Protegge sia da attacchi fisici che da attacchi magici.
    Consumo: variabile. medio


    Occhio del Ciclone »

    La persona che la applica diventa il fulcro (il centro, l'"occhio") di una corrente d'aria molto forte che, in pochi attimi, si trasforma in un piccolo ciclone. Il ciclone è alto 2m, di forma troncoconica con la base inferiore rivolta verso il basso e funge da scudo su tutti i fronti (esclusi attacchi provenienti dall'alto e dal basso) e, se qualcuno si avvicina o lancia un qualsiasi attacco e sfiora soltanto quello che è il piccolo ciclone, esso ha anche il compito di deviarli e scaraventarli via. La tecnica è molto pericolosa perchè se la persona che vi è dentro si muove, rischia di fare la stessa fine di chi attacca dall'esterno.
    Consumo: variabile alto.
     
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    -Non muoverti ora.
    La ragazzina annuì a quella raccomandazione, ma non sarebbe stata in grado di fare comunque granché, salvo restare aggrappata a Drusilia, bianca in volto e scossa come può esserlo solo chi ha appena visto la morte passarle molto vicino e sfiorarla per un breve istante. Il drone guerriero aveva impattato la barriera di vento venendone sbalzato via, diversi quintali di acciaio bianco che venivano sradicato al suolo e gettati a lato, deviati ma non fermati definitivamente. La bestia era tenace, le sue rutine primarie non comprendevano timore o esitazione: le zampe simili a quelle degli insetti si piantarono al suolo ed il dorso ruotò riportando l'animale meccanico in posizione eretta, ma per allora una mezza dozzina di Storm Rider gli erano già addosso, conficcando le loro armi termiche nella corazza bianca. La bestia emise uno stridio che pareva un ruggito, la coda da scorpione saettò venendo deviata da una coreografica acrobazia di un rider, che ancora in volo poggiò le mani al suolo dandosi lo slancio per impattare la letale arma metallica con un calcio reso poderoso dalla spinta delle Air Treck modificate. Quattro dei suoi compagni vennero prontamente in supporto, aggirando l'animale su tutti i lati in uno schema chiaramente non casuale, frutto di gioco di squadra e chissà quante ore di pratica. Il protagonista di quell'azione corale si riportò in posizione eretta con un'elegante mossa tipica della capoeira, si dette di nuovo lo slancio e si gettò ancora all'attacco. La bestia arretrò in difficoltà, mancò due volte l'affondo con la coda da scorpione mentre lame termiche la percossero su entrambi i lati. Alzò la testa triangolare solo per registrare l'approssimarsi del primo rider, che colpì il cranio con un calcio discendente reso talmente forte dalla spinta delle AT da sradicare letteralmente il collo dell'avversario dal resto del corpo, lasciando la bestia praticamente decapitata, con solo pochi cavi sfrigoranti di elettricità che mantenevano la testa ancora collegata al tronco color ceramica.
    Il drone emise un ragliare stridulo, arretrando disorientato, ma il team di rider, seppur decimato nel numero, non gli dette tregua. In cinque lo circondarono e gli furono addosso, come formiche sul corpo morente di un calabrone. Con le armi cercarono varchi nella corazza, colpendo giunture e quei rari spazi nelle placche metalliche creati dagli orti e dai danni. Alla fine, quello stesso rider che aveva vibrato il colpo decisivo mise fine al combattimento, insinuandosi sotto la bestia ormai morente in un'azione allo stesso tempo audace e sconsiderata, spegnendo la propria spada per usare entrambe le mani e sradicare letteralmente la piastra ventrale del drone, scoprendo un groviglio di circuiti e cavi dentro cui ficcò l'elsa della propria arma. Dopo che premette il tasto di accensione della lama termica, il drone emise un grido e si inarcò ormai morente, gli arti ebbero un fremito e si irrigiridono, poi lo abbandonarono lasciandolo al suolo, morto. All'istante, i ragazzi emisero grida di gioia e si precipitarono sul compare, che si rivelò il leader, sommergendolo di lodi e pacche sulle spalle. Tutti salvo la ragazzina salvata da Drusilia, che scura in volto evitò fino all'ultimo di dover incrociare gli sguardi dei compagni di team.

    I festeggiamenti durarono poco. Vennero raggiunti da altri tre Storm Rider in bianco, due dei quali feriti in modo lieve. Uno aveva uno squarcio alla gamba, ed era ansioso di raggiungere le cure necessarie. Sanguinava molto, per quanto cercasse di tamponare come poteva. L'altro dichiarò di avere la spalla lussata, o forse rotta, ed il leader gli ordinò di attendere mentre estraeva da una tasca un oggetto simile ad una piccola radio ricetrasmittente dall'aspetto datato. Drusilia lo sentì dire ad alta voce che la sua squadra aveva appena eliminato la bestia -il nome gergale che i rider usavano per riferirsi ai droni di Klemvor- ed ora attendeva istruzioni. Frattempo un ragazzo si avvicinò alla ragazzina ancora aggrappata a Drusilia.

    « Stai bene...? »
    Chiese in un tono che probabilmente voleva essere gentile, ma risultò più che altro cauto.
    La ragazzina non rispose, ma il ragazzo glissò subito rivolgendosi invece a Drusilia con un sorriso di circostanza abbastanza imbarazzato.
    « Ehm, ti ringrazio. » Disse con un inchino, come se l'Alfiere di Laputa avesse salvato lui, invece che la compagna. « Quel trick era fantastico, sei della Wind Road, non è vero? Mio fratello era dei vostri, era un rider di classe "A" ed apparteneva alla Zephyr!!! Sei di Trident...? »

    « Ma ce li hai gli occhi...? »
    Insorse in tono insolente un altro del gruppo, in tono di biasimo.
    « Quello ti sembrava un trick da nulla...? Ha scagliato via una bestia di due o tre quintali senza neanche muoversi! Devi avere almeno delle regalia per fare una roba del genere. » Improvvisamente sulla scena calò il gelo, e Drusilia si ritrovò gli sguardi di tutti puntati addosso.

    « Tu... »
    Chiese la ragazzina, esitante, mentre finalmente riusciva a staccarsi dalla sua salvatrice per squadrarla meglio con un'espressione colma di timore reverenziale.
    « Sei la Regina del Vento di Sleeping Forest!!! »
    Silenzio di tomba. Per fortuna proprio allora il leader terminò la sua chiamata, e per nulla impressionato dai "gradi" di Drusilia la ignorò rivolgendosi alla ragazzina.

    « Renge, da adesso sei fuori. »
    Lei ci mise un po' ad assimilare quella frase. I suoi compagni furono leggermente più reattivi, ed insorsero con un coro stranito di "che cosa...?" che non sembrò smuovere minimamente il giovane.
    « Scorta Kalim e Goro dalle Tool Toul To, la Regina del Legame si trova lì per prestare le cure alle vittime dell'attentato di ieri, con un po' di fortuna li riavremo entrambi per i prossimi giorni. Poi consegna loro le S.A.B.B che hai avuto in dotazione. Da oggi non sei più dei nostri. »
    Di nuovo un silenzio di tomba. Teso, ruvido. Glaciale. Tutti quanti rimasero a bocca aperta, ma nessuno ebbe il coraggio di ribattere. Il leader si voltò e tornò a dare ordini secchi:
    « Ci aspettano all'uscita ovest del "dome" con le cariche da demolizione e le cartucce di scorta per le S.A.B.B, controllate l'equipaggiamento e non esitate a riconsegnare alle "riparatrici" tutto ciò che è rotto o difettoso. Ci hanno assegnato un'altra zona, affrontare una "bestia" così grossa con solo una carica a disposizione è stato un errore. Andiamo. »
    Si voltò e fece cenno agli altri di seguirlo.

    asfdfsad

    « Mi rifiuto. »
    Rispose lei, togliendo la maschera.
    Il silenzio divenne pesante. Una densa, scura cappa scura carica di tensione.
    « ... »
    Il leader si voltò, si avvicinò alla sottoposta ribelle, tolse a sua volta la maschera rivelando un volto sfregiato ed un'espressione carica di ira a malapena repressa.
    « Che cosa hai detto...? »
    Lei sembrò raccogliere il coraggio a due mani, gli occhi ormai gonfi di lacrime ma decisa a non soccombere:
    « IO MI RIFIUTO DI... »
    Lo schiaffo arrivò improvviso. Un ceffone rabbioso, tanto forte da gettarla di nuovo a terra, dove rimase. Troppo sbalordita per provare a rialzarsi -o reagire.

    « Ti rendi conto che potevi morire? Riesci a realizzare quanto sei andata vicina a lasciarci la pelle...? Puoi per un attimo, solo per un istante, far finta di non essere una stupida e di essere in grado di accendere quel poco di buon senso che hai? Ti hanno appena salvato la vita, stupida! Ringrazia che hai ancora la testa attaccata al collo! Ti avevo ordinato di tenere alla larga altri rider, non di farti ammazzare! Hai sbagliato tutto quanto, mettendo in pericolo te stessa ed i tuoi team-mate. Ti avevo avvertita: questo è un team superbellico, noi rischiamo la pelle in battaglie vere. Qui non c'è una seconda chance. »
    Non c'era un solo rider in bianco capace di guardare. Tutti distoglievano lo sguardo, o tenevano gli occhi bassi.
    « E adesso fai come ti ho ordinato. »
    Si voltò di nuovo, fece cenno agli altri.
    « Andiamo, abbiamo del lavoro da fare. »
    Tutti quanti seguirono il loro capo, in silenzio. Uno ad uno, balzarono via nel cuore della notte, sparendo nel buio.

    « Noi... »
    I due feriti si guardarono l'uno con l'altro, e decisero di incamminarsi da soli.
    « Ce la facciamo da soli. Tu torna a casa, Renge. »
    E la lasciarono da sola, sotto la pioggia battente. Difficile dire se ciò che le bagnava il volto era pioggia, oppure lacrime.

     
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