Superando la bocca di Pietra

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    Cammino nella sabbia con passo deciso, finalmente ho la sicurezza di essere sempre più vicino a Merovish, la capitale del sud. Un posto tra colmo di soldi, potere e morte, un posto dove la gente venderebbe la propria madre per un sacchetto di monete, dove l'oro ha lo stesso colore del sangue e dove l'equilibrio del potere è così instabile che dittatori su dittatori si susseguono a velocità disarmanti...Un posto perfetto per un mercenario specializzato, un posto perfetto per me. Il caldo cocente non mi disturba, a grandi falcate commino verso l'entrata della città, ora sempre più in vista. Già Percepisco l'odore del sangue il suono dell'oro che scivolava nelle mie tasche, già provo l'estasi d'imbracciare di nuovo la mia fidata Decadenza, già sentivo le urla di terrore ed il vociare dei bifolchi al mio passaggio. Sento che i bei vecchi tempi stanno per tornare, i tempi in cui gli uomini pronunciavano con timore il mio nome ed i terrore serpeggiava tra le strade e tra le menti. Prima di procedere, però, mi fermo dietro ad una duna, a pensare a come avrei potuto superare le guardie, poiché sicuramente mi avrebbero fatto un sacco di domande sul perché volessi scendere a Merovish, e la risposta è tanto scontata quanto efficace: mi fengerò mercante di reliquie antiche, e mostrandogli i pezzi della spada che ho nella borsa, difficilmente potranno obbiettare. Mi alzo da dietro la duna, e ad ogni passo che faccio verso quelle porte scavate nella dura pietra rossa del deserto riempiono il mio cuore di estasi; l'estasi di sporcarsi le mani, di continuare ad uccidere.

    Un po' scarno come post introduttivo, mea culpa
     
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    Se qualcuno dovesse chiedermi com'è andata la mattinata, gli risponderei "male perché sono stato stalkerato da un tizio inquietante".
    Insomma uno cerca di stare un po' in pace, di rilassarsi un attimo nel silenzio della deserta e per nulla inquietante Daleli e... e...!
    ...Ooook, forse sono stato poco furbo. In fondo è sempre il Sud, sempre splendidamente pieno di personalità per nulla amorevoli. Mi ero illuso di poter passare qualche momento tranquillo fuori dalla Tana ma mi sbagliavo. Tsk. Beh, allora tanto vale tornare nel covo del pericolo.
    Per seminare Caim ho usato la Nuvola d'Oro per un bel pezzo, poi ho preferito camminare e recuperare le energie. Mai farsi cogliere impreparati a Merovish, mai.
    Questa è l'ora in cui il sole comincia a farsi più cocente e tutti si affrettano a raggiungere l'ombra e il fresco delle gallerie sotterranee. Io compreso: sono immune alla sete (il che pure è un gran vantaggio), ma non al caldo.

    « Unf. » I pantaloni scuri non aiutano, anche se li ho tirati su fino al ginocchio. Però ho imparato ad avvolgermi il mah'ri in modo da coprirmi il viso e la testa in una sorta di largo turbante, così almeno rendo utile quel vecchio pezzo di stoffa che di solito è una sciarpa.
    E poi così conciato sembro un vero merovisho.

    Sono quasi alle porte. Per entrare di solito ricorro al comodo trucchetto dell'invisibilità. Da quando l'ho imparato lo uso tantissimo, non so come ho fatto a non pensarci prima.
    Mi guardo intorno. Non vedo nessuno. Procedo.
    Puff. Incredibile come un semplice legame spirituale mi permetta di sparire, sia spiritualmente che visibilmente parlando. Mi sento un sacco al sicuro quando sono in questo stato. Tutto tranquillo e spensierato a farmi beffe dei guardiani, ah ah. Non che abbia qualcosa da nascondere, eh, ma non mi va di rischiare.
    Appena sarò oltre allenterò la connessione e mi infilerò in qualche cunicolo.



    ♦ Stato fisico: Ottimale
    ♦ Energia: 95%
    ♦ Passive:
    Ciò che resta di Waza [Anti-invecchiamento + Connessione spirituale con Waza | GdR only]
    Vivo, più o meno [Immunità a fame, sete e sonno. Influenzabile da altre tecniche attive]
    Anima Camaleontina ["Mimetizzazione" (Anti-Auspex) spirituale]
    Rivelazione delle Ossa [Auspex sensibile ai resti organici + Auspex spirituale]
    ♦ Attive:
    ♦ Illusione del Camaleonte
    Amplificando la connessione spirituale con le ossa del camaleonte, Xar è in grado di mimetizzarsi visivamente con l'ambiente circostante in maniera praticamente perfetta, tanto da poter parlare di invisibilità. L'effetto coinvolge non solo il suo corpo, ma anche i vestiti e l'equipaggiamento.
    [Invisibilità - 1 turno - Consumo Basso]








     
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    Continuo a camminare, lasciando dietro di me solo le mie orme sulla sabbia. Non so cosa aspettarmi dietro quella porta scavata nella roccia, ma dai racconti che sono riuscito ad udire in giro, tra i tavoli di qualche taverna colma di viaggiatori avvinazzati, sembra che l'ingresso a Merovish sia qualcosa di unico nel suo genere: immense gallerie scavate nella roccia, ma più di questo non so. In effetti so poco anche della stessa Merovish, di cui praticamente conosco solo i trascorsi non proprio “legali” di gran parte della sua popolazione. Poco male, non voglio rovinarmi la sorpresa. Sicuramente, se voglio sopravvivere qui, dovrò imparare a conoscere il terreno che calpesto, sia quello geologico che quello sociale e politico. D'altronde le opportunità non vengono da sole e in una città caotica come Merovish bisogna sempre cercare di carpire subito ogni variazione del suo tessuto pulsante. Alla fine non è molto diversa dalle città del sud di Helios, dovrò solo rifare l'abitudine a caldo torrido. E proprio mentre il sole è più alto nel cielo, ed il caldo comincia realmente ad infastidirmi, che vedo un “miraggio” materializzarsi davanti a me: delle piccole orme scorrono veloci sotto i miei occhi, non curanti della mia presenza. A giudicare dalla dimensione e dalla lunghezza della falcata, direi che si tratta dei piedi di un ragazzino, di statura abbastanza esigua. Inizialmente, ho pensato che fosse solo un'illusione ottica, un riflesso della sabbia, uno di quei famosi miraggi, ma il mio intuito mi urla di non credere alle apparenze e, sopratutto, ho visto già troppe creature strane in vita mia (e sopratutto in questo mondo) per poter lasciar correre un piccolo gnomo furtivo davanti agli occhi. Decido, comunque, di procedere in maniera naturale e con aria placidamente vaga, in modo da non insospettire il mio nuovo “amico”. Mi avvicino, anzi CI avviciniamo, verso le sempre più imponenti porte di pietra, così imponenti che anche durante il mezzogiorno riescono a proiettare un minimo di ombra sulle cocenti sabbie del deserto. Le guardie, nonostante abbiano notato la mia presenza, non fecero nulla per fermare la mia avanzata. Poco male, penso mentre procedo a passo sicuro. Passo i cancelli insieme al mio simpatico compagno invisibile e ci apprestiamo a superare un breve corridoio di pietra adornato torce spente, e alla fine sbuchiamo davanti a quello che solo dopo capii essere il VERO cancello di Merovish: eravamo infatti all'interno di un'enorme faglia del terreno, solcato da un'infinità di tunnel e sorvolato da altrettanti ponti di pietra, illuminati da torce, talvolta alimentate a resina, talvolta sostituite da lanterne contenenti insetti luminosi. Il tutto si mescola in un affascinante quanto oscuro gioco di luci ed ombre che regalava a queste ciclopiche architetture un aspetto ancora più maestoso e terrificante. Purtroppo, la mia meraviglia mi fece perdere per un attimo di vista il mio mio amico folletto, ma poco importava dato che il genio è riuscito a lasciarsi una scia di sabbia dietro di se. Accelero il passo ed entro poco tempo ero già di nuovo dietro di lui. Allungai la mano verso la posizione del suo ipotetico colletto, per cercare di afferrarlo e frenare la sua avanzata. Il nostro nuovo amico avrebbe dovuto rispondere ad un bel po' di domande, pena un volo di sola andata per l'inferno: tra questi corridoio non sarebbe stato difficile trovare qualche buco sufficientemente profondo dal quale sarebbe stato impossibile uscire.

    Edited by Restless - 23/11/2015, 22:51
     
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    Ah-ha! Ve l'ho fatta anche sta volta, guardie dei miei stivali.
    Caccio una linguaccia mentre ci passo affianco. E' proprio vero che si diventa più coraggiosi quando si ha l'assoluta certezza di non poter essere beccati.
    Ancora qualche metro prima di allentare la connessione spirituale. Sfrutterò il passaggio di una delle tante carovane per rispuntare dal nulla senza essere notato. C'è parecchio via vai: nessuno farà caso all'ennesimo ragazzino mendicante ai bordi dei cunicoli d'ingresso.
    La spaccatura nella pietra che funge da entrata ha già gettato la sua ombra su tutti i passanti. Scale e ponti sospesi sopra di noi non fanno altro che contrastare ancora di più i giochi di luci e ombre del passaggio.
    Il terreno comincia ad andare in discesa. Tra poco diremo ciao-ciao ai cocenti raggi del sole e abbracceremo solo le ombre e la nuda roccia.
    Tutto procede straordinariamente bene.
    Cosa potrei fare oggi pomeriggio? Amber è sempre lì a cincischiare con i suoi tè magici e io non capisco quasi nulla di quella strana scienza. Rokki l'armadillo mangia e dorme, non è esattamente divertente. Potrei... Boh, fare un giro al bazar. Osservare la gente. Imparare cose.
    Il fatto è che la vita di uno che non mangia non beve e non dorme è abbastanza noiosa.
    Sospiro, completamente assorto nei miei soliti chennoiachissàchepossofareperilrestodellagiornata.

    E' proprio a causa di questo che prendo un colpo molto più colpo quando sento che qualcosa mi afferra da dietro.
    E' qualcosa di forte. Di muscoloso.

    « Gah! » A momenti mi strozzo! La sua presa si è saldata sulla stoffa del mah'ri, ancora attorcigliato nel turbante che mi copre il collo e buona parte del viso.
    Non riesco nè a staccarmi nè a girarmi!
    E come se non bastasse l'iper-connessione spirituale è arrivata al suo limite!
    La magia si spezza, il trucco si rivela: ciao, sono un bambino magro-magro e tutto agitato che cerca di liberarsi da una presa tanto forte quanto terribilmente inaspettata.

    « Ngh-mollami! » Annaspo, tentando di girarmi verso il mio secondo misterioso stalker della giornata. Le mie manine ossute contro un braccio che pare tre volte una mia gamba.
    Chi è?! Che vuole?! Come avrà fatto a vedermiii?!



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    Ah ah! Guarda un po', guadate che piccolo insetto ha rigettato il diserto! Guardate come scalcia e si dimena, fa quasi tenerezza. Sollevo il ragazzino, portandolo all'altezza delle mie spalle e, lo giuro sull'essere morto due volte, di tutte le persone che ho sollevato da terra questa probabilmente è tra le più sgraziate e patetiche che io abbia mai visto: un sorcio dai capelli verdi, di appena un metro e mezzo, rachitico e con un evidente cicatrice sul fianco destro. Generalmente io non mi vergogno a fare del male ai più deboli, ma qui sarebbe talmente gratuito da non essere neanche lontanamente divertente. Ciononostante, voglio delle risposte da lui, e le voglio ora. Il nostro nuovo amico pelle ed ossa chiedeva di essere mollato, cercando di divincolarsi dalla mia morsa con tutte le sue energie. Curioso il fatto che percepisco il suo violento sbracciarsi a malapena, e più che rendermi le cose difficili mi da solo fastidio, in maniera non molto dissimile dal fastidio che può causare una mosca o da una zanzare. “Non sei nella posizione di trattare, topo verdognolo.” dico io, sorridendo. Decido quindi di vedere in faccia il mio nuovo ed effimero intrattenimento: alzo ancora un po' il ragazzino e piego il gomito, in modo tale che il suo sguardo, girando la testa verso di me, potesse intersecarsi col mio. “Ora tu mi dirai tutto quello che voglio sapere, altrimenti la prossima persona con cui giocherai a nascondino saranno i Wyrm che si nascondono nelle grotte, chiaro ?” Ho sentito anche questo su Merovish: le caverne, alcune almeno, sembrano abitate da piccoli esemplari di Wyrm. Ora, non so se sia vero o meno, ma sono abbastanza sicuro di poter trovare una buca sufficientemente profonda dove lasciarlo a marcire finché morte non sopraggiunga. Ho bisogno di tutte le informazioni possibili, e sarà estremamente facile estorcerle con la forza a questo piccolo ammasso di pelle ed ossa.
     
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    Aaagh, mi solleva!
    La cosa si sta facendo più seria del previsto. Scalcio a vuoto ed è inutile. Cerco di allentare la stoffa attorno al collo per scivolare via ma... Niente, inutile anche quello.
    E poi il proprietario di questa misteriosa mano grossissima decide di girarmi e di guardarmi bene in faccia.
    E' un umano (...credo?) alto e pallido e dannatamente inquetante.
    Deglutisco, o almeno ci provo cercando di non soffocare.

    Mille pensieri mi saettano in testa. La maggior parte di questi sono improvvisatissimi piani di fuga, però non riesco ancora a capire come diavolo ha fatto a vedermi così precisament-
    AH!
    Facepalm mentale. Mi è caduto lo sguardo alle sue spalle, proprio lì su quella sottile scia di sabbia che sembra ricalcare perfettamente tutto il mio percorso.
    Sono un deficiente. Probabilmente è da prima che mi lascio dietro impronte sulla sabbia, neh?

    « Io-ugh ...s-sì? » Sono confuso.
    Era davvero necessario afferrarmi così e farmi prendere un colpo per chiedermi delle stramaledette informazioni?
    Tsk. Comincio a innervosirmi, sono stufo di essere trattato così da tutti.

    « Per le latrine comuni quarto cunicolo a sinistra, scendi finchè trovi un incrocio a tre vie, prendi la destra e giù altri cento metri. A quel punto fai tre capriole e si apre un passaggio segreto. L'odore non è il massimo ma ti ci abituerai. »
    "Mandare a cagare la gente con gentilezza", lezione uno di molte.

    MA! Non dimentichiamo le cose importanti. Tipo fuggire il prima possibile.
    Lancio occhiate fugaci alla gente che passa, alle belle e brave persone di Merovish sempre pronte ad aiutare il prossimo.
    Aiuto? ...Qualcuno?
    Un ragazzino indifeso sta venendo bullizzato da un adulto inquietante, gli date una mano?
    Per favore...?



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    L'insetto vuole fare il simpatico, eh ? Molto bene, avrà quello che si merita. Ciononostante non vale la pena attirare attenzioni indiscrete, non più del necessario: già qualche viandante ha girato lo sguardo verso me ed il mio amichetto alga marina, prima di procedere sulla sua strada ed un intervento delle guardie era l'ultima cosa che desideravo. Avrei potuto mettere delle monete addosso al ragazzo e costringerlo a farmi da guida fino a Merovish, ma non credo che sia una tattica che possa funzionare in questa città così caotica e, a quel che ho capito, all'insegna dell'illegalità. Inoltre, io sono uno straniero e lui invece mi sembra un'abitante abbastanza sedentario di queste terre; ergo, le guardie crederebbero molto più facilmente a lui che a me. Un altro piano sarebbe stato quello di portarlo alle latrine e lì torchiarlo per bene, quasi a deriderlo della sua scelta di parole poco saggia, ma anche lì ci sarebbe stata troppa gente...Oh, tu guarda: la conformazione geologica dell'entrata mi è appena venuta in aiuto: una piccola e poco illuminata galleria alla nostra sinistra, il posto ideale per il mio scopo. Con rapidità, e con ancora il nostro amico verde alga sotto mano, mi dirigo lì dentro. Occultato dalle ombre della grotta e con alle spalle l'uscita, lascio la presa sul ragazzino. “Molto bene.” dico, fissandolo, per poi continuare il discorso “Ora dimmi tutto quello che sai sulla città: voglio sapere come arrivarci, come funzionano le cose da queste parti e chi detiene il potere. Sono sicuro che tu abbia tutto quello che cerco: se il mio intuito non m'inganna, sembri conoscere molto bene questa zona...”
     
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    Ehi ehi, dovemistaportando?!
    In antri oscuri e desolati dove nessuno mi sentirà gridare. O-okay, ora sì che devo ingegnarmi e cercare di liberarmi il prima possibile. Sto già inziando a raccogliere il mana quando sento la sua presa allentarsi. Finalmente i miei piedi toccano di nuovo la terra!
    L'atterraggio un po' brusco solleva una nuvoletta di polvere.

    Vuole sapere tutto della Tana, dice.
    Poteva anche chiedermelo gentilmente, eh. Il suo atteggiamento continua a darmi fastidio. Non è il primo e non sarà l'ultimo avventuriero arrogante che incontro, e io sto imparando ad averci a che fare ogni giorno.
    Prima di rispondergli mi sistemo il mah'ri con estrema calma. Per fortuna non si è strappato, ci tengo un sacco a questo lurido e vecchio pezzo di stoffa.
    Quindi sollevo lo sguardo senza mascherare minimamente il mio fastidio.

    « Hai ragione, conosco molto bene la Tana. » E' la verità. Non sono nato qui, ma ho avuto un sacco di tempo per esplorare quasi ogni cunicolo e ogni buco di terra di questo posto.
    « Ed è molto facile perdersi nei tunnel se non stai attento a dove vai. » Basta un attimo, una svolta sbagliata, una strada secondaria e... Puff! Addio all'ennesimo avventuriero presuntuoso. « Tuttavia, se segui le carovane non dovresti avere problemi a raggiungere la zona centrale. Il Bazar. Quasi tutte vanno lì. »
    Certo, poi dipende se si seguono quelle con gli schiavi, quelle con le gemme o quelle con il cibo. O quelle super protette che trasportano l'Oro Blu. Ma lascerò la scelta al suo buon senso, ammesso che ne abbia uno.
    « Per quanto riguarda il "come funzionano le cose"... » Incrocio le braccia. Segno di chiusura e irritazione. « Ti consiglio di non sottovalutare nessuno. Non puoi mai sapere con chi hai davvero a che fare, qui. »
    Oh sì, sto parlando anche a mio nome. Ci puoi giurare.
    Ho amici importanti io, li chiamo e vedrai come ti fanno la pelle!

    E dovrebbe ringraziarmi per le informazioni, nessuno è così disponibile dopo che qualcuno tenta di soffocarlo a quel modo.
    (Sì ok ho rispondo anche un po' per scaga, però che cavolo, ci sono modi e modi di approciare qualcuno!)




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    Lo sguardo infastidito del ragazzino mi da decisamente fastidio, ma effettivamente non ha tutti i torti: essere preso alle spalle in quel modo non deve essere assolutamente piacevole, sopratutto nella sua situazione. Non che mi pentissi del gesto, anzi, è stato estremamente divertente vederlo ciondolare ed annaspare per aria, ma sicuramente il suo risentimento è giustificabile. Ancora avvolti dall'ombra della piccola buca, il ragazzino inizia a sbottonarsi, dicendomi a dirmi alcune, seppur frammentarie informazioni su questo luogo: In primis, che tutte le carovane vanno verso il cosi detto Bazar. Ad intuito, potrei quasi affermare che si tratti del cuore pulsante della città, il centro dove avvengono tutti gli scambi commerciali, e con la butta reputazione che ha Merovish posso solo immaginare COSA venga scambiato e commerciato qui. In secondo luogo, mi ha intimato di non sottovalutare nessuno, e non aveva tutti i torti. Pensandoci bene, i miei gesti sono stati troppo avventati: non so niente su questo ragazzino, e per quanto mi riguarda è meglio avere degli amici, per quanto insulsi ed insignificanti, che dei nemici. Mi inginocchio, sollevando qualche piccola nuvola di polvere, in modo da poterlo guardare negli occhi e cerco di “riparare” la situazione forse sfuggita troppo di mano. Del resto, una parlantina svelta può essere molto più efficace delle forza bruta. “Scusami per l'atteggiamento di poco fa:” dissi al ragazzino “Ammetto di essere stato poco ortodosso nei tuoi confronti, ma mi hanno sempre dipinto questo luogo come il ricettacolo della peggior feccia, e ho dovuto, non conoscendoti, fare il duro. Mi spiace davvero. Tieni, queste sono per il disturbo”. Tiro fuori delle monete d'oro dall'ormai inseparabile borsa, strappata dalle fredde mani di un viaggiatore, e gliele porsi, in segno di “pace”. Naturalmente non sono davvero pentito; è solo un modo per garantirmi l'entrata a Merovish e avere meno nemici possibili. “Il mio nome è Shaid-Arkhar, e scusami ancora per le mie maniere.”. Presentarsi infondo è un atto di cortesia, e sono abbastanza sicuro che, quanto meno, non cercherà di uccidermi: ho già uno spirito del vento con i capelli blue e le tette a pallone ad inseguirmi, ho già saziato la mia voglia giornaliera di guai.
     
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    Ecco una cosa che non mi sarei mai aspettato: delle scuse.
    Devo ammettere che un po' rimango interdetto. Tuttavia non distendo le braccia, non rilasso la posizione: solo il mio sopracciglio si inarcua leggermente mentre continuo a studiare l'avventuriero. Non capisco se sia davvero sincero, sono un disastro a intrepretare le microespressioni facciali che solitamente rivelano le bugie. Di solito vado sul sicuro e non mi fido proprio di nessuno.
    Oggi non farò eccezioni.

    « Ti hanno detto bene. » A proposito del "ricettacolo della peggior feccia", intendo. Fisso con scarso interesse le monete che mi porge. Non sono così povero come sembro: essendo indipendente dai bisogni primari che invece affliggono la maggior parte degli uomini (bere, mangiare, un tetto per dormire...), ho davvero pochissime spese di cui occuparmi. Quasi tutto quello che guadagno coi miei compiti di eversore lo do ad Amber.
    E' solo per lei che decido di prendere quel denaro. Un gesto furtivo e veloce come quello di un animale selvatico molto diffidente.

    « Questa in realtà è la lingua più parlata qui a Merovish, bravo. » Mi passo una moneta tra le dita prima di infilarmela in tasca assieme alle altre. L'oro tintinna allegramente, e anche io credo di avere un'espressione un po' meno scazzata di poco fa.

    « Che strano nome hai. Io mi chiamo Xar. » Nessun "piacere" o cavolate del genere. Non è stato un primo incontro divertente o tantomeno piacevole.
    « Cosa ti porta in questa Tana di tagliagole? » Oh sì, lo so che dovrei farmi i cazzi miei, ma la deformazione professionale comincia a pesare. E' mio compito, in quanto spia e Voce, monitorare le azioni dei loschi individui più loschi-loschissimi che bazzicano la Tana.
    E lo è ancora di più se i loschi-loschissimi individui ci sono appena arrivati, alla nostra Tana.



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    Se solo Dio è in grado di fare miracoli, l'oro ci si avvicina parecchio: Xar, il nome del bambino dai capelli verdi, sembra già molto meno innervosito dal nostro precedente “diverbio” in cui cercavo di “farmi dare gentilmente informazioni utili”. Non mi aspetto di piacergli, e tanto meno m'interessa il suo gradimento, ho solo bisogno di arrivare a Merovish nella maniera più veloce e sicura possibile, e sono sicuro che questo moccioso farà al caso mio. Alla domanda “cosa ti porta in questa tana di Taglia gole”, risponderò con una tecnica tramandata da padre a figlio, da generazione in generazione di bugiardi e mentitori: la mezza verità. “Sono un viaggiatore, e vengo da un altro mondo. Naufraghi, li chiamate voi, sbaglio ?” dico, alzandomi di nuovo in piedi, per poi riprendere il discorso “Ho viaggiato tanto, per mari e per monti, visto luoghi che rasentano la divina bellezza e baratri abissali senza fondo. Semplicemente, dopo anni di viaggi, senti il bisogno di fermarti e di stabilizzarti. Sono venuto qui a Merovish perché, a quel che ho sentito, mi ricorda la mia città natale: enorme e caotica.”. In mezzo al mare di menzogne, forse l'unica cosa realmente detta è il fatto che Merovish mi facesse sentire a casa, la mia vera casa, quella dove sono morto come Rastko Markov I e sono rinato come il “portatore di miseria”: il profondo sud. “So di non averti trattato bene, e me ne dispiaccio tantissimo: spero che tu non ti sia fatto male.”gli chiesi io, mascherando il mio disinteresse per la sua condizione. Butto un occhio al di fuori del cunicolo: le carovane colme di merci e di schiavi solcano il sentiero di terra sterrata che separa le due pareti di roccia rossa, precedentemente esplorata dai picconi degli abitanti di questa terra ostile. Rivolgo di nuovo uno sguardo a Xar, per caripirne le espressioni facciali, per poi rivolgermi a lui “Ti dispiacerebbe accompagnarmi alla città vera e propria ? Da lì posso anche proseguire da solo, e nel frattempo potrò rispondere a tutte le tue domande”. Per quanto sarebbe estremamente divertente vederlo correre dentro una buca inseguito dai Wyrm, penso sia più intelligente farselo amico che nemico, almeno finché mi sarà utile.
     
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    Xar

    Ma dai, pensa che io sia un nativo. In effetti la mia pelle scura e il mio abbigliamento si conformano perfettamente all'ambiente meridionale. Glielo lascerò credere: la cosa potrebbe tornare a mio vantaggio.
    Lui però non ha l'aspetto di un viaggiatore. O meglio, non sembra solo un viaggiatore. Fisico imponente e aria da duro, un corpo che pare temprato da anni e anni di allenamenti, e maniere a dir poco brusche.
    Sono un ragazzino diffidente io, non uno stupido. Se non mi sta dicendo tutto dovrò semplicemente spiarlo da lontano per qualche giorno.
    Non commenterò nemmeno la sua discutibile scelta di prender domicilio in un posto del genere.

    « Nah, sono stato peggio. » Rispondo alla sua probabilmente falsa preoccupazione per la mia salute stiracchiandomi con nonchalance. Bella vero? La cicatrice dico. Una meraviglia di carne impastata e ribaltata sottosopra.
    Sì, sono stato decisamente peggio.

    Oltre alle indicazioni, il signor Shaid-Arqualcosa vorrebbe pure che lo accompagnassi in città. Vuole anche il tè e i biscotti, per caso?
    All'improvviso un'idea.
    Mi trovo in una di quelle rarissime situazioni in cui io, ragazzino scheletrico che non vale un soldo bucato, sono effettivamente in vantaggio su "grande e grosso straniero tutto muscoli e cattiveria".
    Io conosco i cunicoli. Io so come arrivare alla città. La Tana è intricata e distorta, la sua terra è malvagia e traditrice. Non c'è alcun tipo di indicazione, nessuna certezza per chi si approccia al buio dei tunnel per la prima volta.
    Sorrido appena.

    « Sicuro. »

    Per poi voltarmi con un cenno che dice "seguimi".
    Ho la faccia come la pietra che ci circonda: immobile, impassibile, imperscrutabile. O almeno ci provo.
    Torniamo nella fenditura principale, mescolandoci al via vai di gente e carovane. Io mi infilo con facilità attraverso la folla, riesco quasi sempre a evitare il contatto fisico, schivo carretti e donne che trasportano grandi cesti sulle loro teste. Avanzo rapido. Un topolino perfettamente a suo agio nel suo ambiente.
    Il mio stalker potrebbe pensare che lo voglio seminare, e invece ogni tanto lo aspetto e mi assicuro che mi stia dietro.
    In meno di dieci minuti arriviamo alle prime ramificazioni del tunnel principale. C'è meno gente e più silenzio per parlare. Oh sì, ed è anche molto più buio, ma le torce alle pareti funzionano. Per ora.

    Mi volto verso Shaid con il mio miglior sorriso innocente.
    « Cominciamo a scendere. » Secondo cunicolo a destra, quindi. E' abbastanza largo da far passare comodamente i carretti che incrociamo. Non c'è nulla di sospetto. Gli sto di fianco, leggermente più avanti, il passo più tranquillo rispetto a prima.
    « Allora, che lavoro sai fare? Sei tipo un guerriero o cosa? » O un mercenario?
    Incredibile come possa risultare tagliente la voce di un pre-adolescente negli echi dei cunicoli, eh?



    ♦ Stato fisico: Ottimale
    ♦ Energia: 95%
    ♦ Passive:
    Ciò che resta di Waza [Anti-invecchiamento + Connessione spirituale con Waza | GdR only]
    Vivo, più o meno [Immunità a fame, sete e sonno. Influenzabile da altre tecniche attive]
    Anima Camaleontina ["Mimetizzazione" (Anti-Auspex) spirituale]
    Rivelazione delle Ossa [Auspex sensibile ai resti organici + Auspex spirituale]
    ♦ Attive:
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    Avanzo insieme a Xar tra le moltitudini di genti che percorrono questi cunicoli. Non ci sono stati grandi giri di parole, dopo la conferma delle sue apparenti intenzioni. Infondo non mi sembra così remota la possibilità di ritorsioni; l'ho afferrato e sollevato come una sacchetto di pelle pieno di ossa spolpate dai cani. Per ora, però, continuiamo a seguirlo, non sta ancora dando motivo per sospettare di lui. Continuiamo ad avanzare tra la fiumana di gente, Xar è abbastanza piccolo da passare completamente inosservato, evitando quasi sempre il contatto fisico con i viandanti. Appena il nostro nuovo “amico” dei cunicoli fa qualche passo in avanti di troppo, si ferma e attende il mio arrivo. Non che debba aspettare molto: le mie lunghe falcate recuperano facilmente la distanza tra i due. Arriviamo alle prime diramazioni dell'intricato sistema di cunicoli che è l'entrata di Merovish e da subito cerco di cogliere più riferimenti ambientali possibili: da muri dall'erosione particolare, a dettagli delle travi che reggono le gallerie, fino a spuntoni di roccia rotti o geologie particolari dell'ambiente. Infondo, se dovessi fare avanti e dietro da questi tortuosi cunicoli, e meglio che impari subito ad orientarmi al loro interno. La luce si fa più fioca e le genti sono decisamente minori. Forse ciò dovrebbe mettermi in allarme, ma per ora sembra tutto normale, vedremo come si comporterà il nostro insetto dei cunicoli e vedremo se cercherà di fare qualcosa di tremendamente stupido. Arriviamo all'ennesima diramazione e Xar m'informa che stiamo iniziando a scendere verso Merovish, annuisco senza aprire nessun tipo di dialogo e continuiamo sulla nostra strada. Dopo un po' Xar, che si trova un po' più in là rispetto alla mia posizione, mi chiede cosa so fare, se fossi un guerriero o comunque un individuo specializzato nel corpo a corpo. “Indubbiamente so combattere,” gli risposi io guardando dritto davanti a me, “ma non mi definirei un guerriero, ho dovuto imparare per necessità”. Il che è vero: non puoi trarre giovamento dall'arte del omicidio senza una quantomeno discreta abilità con le armi, anche solo per tirarsi fuori da situazioni scomode. “Fondamentalmente sono venuto qui a Merovish perché sono stanco di viaggiare: ho visto paesaggi incantevoli e abissi senza fine, ho conosciuto piaceri e dolori solo immaginabili, ma ormai sono stanco di viaggiare per mari e monti Ho voglia di stabilirmi in un posto, trovare un lavoro ed una casa, e da come mi hanno descritto Merovish mi ricorda la mia cara e vecchia città natale: “caotica e rumorosa”. So che per tanti può essere un inferno, ma ad un certo punto della tua vita senti il bisogno di tornare alle tue radici, ed essendo stato strappato dal mio mondo, Merovish è ciò che si avvicina di più”.
     
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    Xar


    « Aha. L'hai già detto. » Annuisco annoiato. Il suo ripropinarmi lo stesso discorso non fa altro che alimentare la mia diffidenza.

    I cunicoli hanno cominciato a farsi più stretti e le discese più ripide. Persone e fonti di luce sono meno frequenti. L'aria è umida. L'eco dei nostri passi è molto più opprimente rispetto a prima.
    Agli occhi di uno straniero questi tunnel dovrebbero apparire più o meno tutti uguali. Ricordo che nelle prime settimane ho fatto una fatica bestiale ad ambientarmi, e probabilmente ci sono riuscito solo grazie alla mia estrema prudenza. Ora so riconoscere le sottilissime differenze tra questo e quel buco di terra: uno scalino particolare, una venatura dalla forma strana, una svolta improvvisa o una fessura nella roccia. Fortunatamente, ricordarsi i piccoli dettagli è una mia specialità. Ma i cunicoli che sto seguendo li conosco solo perché sono segnati da una personale nota mentale: non andare di qua.
    Rabbrividisco. L'unica cosa che mi esorta a continuare è la mia vena vendicativa, più infida di quanto vorrei ammettere.

    « Anche io lavoro. Faccio un po' di tutto, ma non combatto. Ah, dobbiamo girare qua. » Mi infilo in una crepa larga abbastanza larga da far passare un uomo di profilo.
    « Vuoi sapere una curiosità su questi cunicoli? » Accelero il passo una volta superata la svolta, ma Shaid non mi vedrà perché sono sparito di nuovo. Cammino veloce, una mano alla parete e l'altra in tasca per impedire alle monete di tintinnare. Conto i miei passi e memorizzo la morfologia della roccia.
    « Di qua! » Lo chiamo da dietro l'ennesima svolta.

    Ci pensano i cunicoli a rispondere alla mia domanda.
    E' un piccolo trauma ogni ogni volta, anche per me che ho cercato di prepararmi psicologicamente. Buio. Improvviso, denso, invincibile buio. Niente di anche lontanamente simile alle volgari ombre notturne. No, questo buio pare anche più antico del concetto stesso di "notte". Inghiottisce tutto, mangia le luci, si appoggia come una freddissma coperta sulla pelle e gela le ossa.
    L'Upperdark.

    Non faccio rumore. Non sono visibile nemmeno a livello spirituale. Le mie uniche guide sono la mia mano sulla parete e la mia memoria del tunnel appena percorso.
    Ripercorro i miei passi a ritroso.
    « Te l'ho detto di non sottovalutare nessuno. » Stranamente, la mia voce non trema.
    « Benvenuto alla Tana. »




    ♦ Stato fisico: Ottimale
    ♦ Energia: 90%
    ♦ Passive:
    Ciò che resta di Waza [Eterna giovinezza + Connessione spirituale con Waza | GdR only]
    Vivo, più o meno [Immunità a fame, sete e sonno. Influenzabile da tecniche attive]
    Anima Camaleontina ["Mimetizzazione" spirituale (Maschera dell'Anima)]
    Rivelazione delle Ossa [Auspex sensibile ai resti organici + Auspex spirituale]
    ♦ Attive:
    ♦ Illusione del Camaleonte
    Amplificando la connessione spirituale con le ossa del camaleonte, Xar è in grado di mimetizzarsi visivamente con l'ambiente circostante in maniera praticamente perfetta, tanto da poter parlare di invisibilità. L'effetto coinvolge non solo il suo corpo, ma anche i vestiti e l'equipaggiamento.
    [Invisibilità | 1 Turno, Breve | Consumo Basso]






     
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    “cambio stile narrativo, forse preferisco narrarlo in terza persona passata.”

    Bella mossa, campione: il grande Shaid, lo spettro della tundra, il portatore di miseria che si fa fregare da niente poco di meno che da se stesso. Quel “haha, l'hai già detto" suonò nella testa di Shaid come una palese dimostrazione della sua sconfitta...ad opera di un ragazzino. “Merda,” Pensò tra se e se, senza emettere un fiato “come cristo è possibile che io mi sia lasciato ingannare così? Come ho fatto a perdere di vista un dettaglio così fondamentale ?”. Tranquillo Shaid, anche i migliori sbagliano ogni tanto: in gergo lo chiamiamo “legge dei grandi numeri” o “l'attimo del coglione”. I due avanzavano tra le gallerie sempre più strette, mentre la luce piano piano si affievoliva, braccata dalla fredda ed umida oscurità, Shaid seguiva Xar senza togliergli gli occhi di dosso: ormai era sicuro del fatto che il ragazzino avesse capacità magiche, come non pochi abitanti di questo mondo, e probabilmente avrebbe provato a tagliare la corda, lasciandolo marcire nei freddi ed umidi cunicoli. Più avanzavano nel ventre della bestia, più i cunicoli si facevano stretti e più shaid sentiva le suo ossa gelare; una sensazione che non provava ad un po'. Ed ecco che quello che tutti, fin dal principio, sapevamo sarebbe successo semplicemente successe: Xar si liberò della compagnia del suo violento e pretenzioso amico. Infatti, capelli d'alga sibilò un « Vuoi sapere una curiosità su questi cunicoli? » poco dopo essere entrato dentro all'interno di una fenditura del terreno, mentre Shaid lo seguiva, o meglio cercava di seguirlo, dato che la fessura permetteva solo a stento di passarci attraverso. Un' uomo normale sarebbe stato in grado di attraversarla senza troppi problema, ma Shaid ha il problema di essere leggermente più massiccio di un normale essere umano; probabilmente Xar lo sapeva bene, e sapeva anche bene che le monete producono un rumore riconoscibilissimo, sopratutto nel buoi più asettico. Dopo aver svoltato Xar divenne invisibile, Shaid, lento com'era in quei cunicoli così stretti, non riuscì a stargli dietro, e tanto meno poteva percepirlo, poiché i suoi poteri ancora non si erano ripresentati e, sopratutto, Xar ebbe l'astuta pensata di tenere le “sue” monete ferme nelle sue tasche “Quel piccolo bastardo...” pensò, mentre arrancava tra le pareti di roccia. Il “Di qua” di Xar echeggia nello stretto corridoio... ed alla fine arriva lui, il terrore di tutti i nuovi abitanti della Tana, il buio che divora ogni forma di luce, un oscurità così profonda da gelare il sangue e far smarrire il senno...L'upperdark incombe su Shaid. Xar lo sbeffeggia con voce sicura, mentre si allontana, lasciando solo il nostro “eroe”. “Maledetto figlio di un cane...”, pensò. Purtroppo, la sua probabilmente unica speranza di raggiungere la tana è scappata con le sue monete d'oro. La rabbia ed il risentimento lievitarono velocemente nel cuore dell'imbrogliato e sbruffone “portatore di miseria”, ma ben presto si spensero lasciando il posto ad un'altro sentimento...qualcosa che non sentiva da parecchi decenni: la paura. Una paura antica e primordiale, che accomuna tutti gli esseri viventi, quella che fa trasforma un essere umano in qualunque cosa: da un eroe ad un assassinano, da un debole ad un forte, da un potente tiranno ad un ammasso di carne lacerata. E' questo che riesce a fare la paura della morte, uno dei sentimenti più universali del mondo, una morsa gelida come quella del freddo che entrava nelle sue ossa. Nonostante Shaid non fosse teoricamente in grado di provare emozioni, quella parte primitiva del suo cervello lo spingeva a temere per la sua vita, e fu allora che la sua mente fredda e calcolatrice riuscì, ancora una volta a tirarlo fuori dai guai. Con estrema calma cercò di sottrarsi a quell'oscurità così fitta, indietreggiando e tenendo le mani ben appoggiate ad entrambi i muri. Il suo piano era quello di individuare una possibile faglia che, nella foga dell'inseguimento gli fosse sfuggita. Dopo un tempo interminabile, finalmente ne trovò una. “Speriamo solo di non fare brutti incontri” pensò, mentre imboccò la strada con fatica “Maledetto bastardo: se un giorno dovessi mai rincontrarlo, gli strapperò tutti i denti, uno ad uno e mi ci farò una collana. Sarebbe sicuramente un accessorio che porterei con piacere”. Quel piccolo lampo di sicurezza, però, fu ben presto inghiottito da quel freddo abissale “spero solo che questa sia la strada giusta: l'ultima cosa che voglio è morire per mano di uno stupido ragazzino”. Il tunnel sembrava senza fine: un'interminabile abisso e pieno di diramazioni che sembrava scendere giù fino alle radici stesse della terra. Solo una volta nella sua vita shaid sentì un buio così opprimente: solo il buio che cullava il suo non più eterno riposo era paragonabile a quello che infesta questi cunicoli. Ad ogni passo, la fiducia di Shaid moriva e dalle sue ceneri nasceva il dubbio di aver preso la diramazione sbagliata, il cunicolo che presto l'avrebbe portato ad una fine insegna...E proprio quando Shaid stava per tornare indietro, la luce lo avvolse, lo invase, e lo fece con una tale forza ed inaspettatezza che dovette chiudere gli occhi. La metropoli dell'oro e del sangue finalmente si era rivelata, e le sue luci quasi sembravano festeggiare il suo arrivo. Lui, dalla sua posizione, poteva vedere gran parte della tana dall'alto: i vari distretti, la prigione abbandonata e l'arena nera, che troneggiava dall'alto della sua magnificenza. Shaid sorrise, e seguendo uno stretto sentiero iniziò ad avvicinarsi alla capitale. Non meditava vendetta, almeno per il momento: era troppo stanco per poter pensare a come avrebbe trovato e barbaramente ucciso il suo nuovo “amico”. Da domani, avrebbe progettato la sua vendetta ed iniziato a cercare un ingaggio sostanzioso, ora voleva solo che il sonno lo avvolgesse.
     
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