No Prohibition!

[Rhaziel - Denver]

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    Cappio di Bronzo, Città Bassa.
    Presidio Errante, Endlos.

    Quella di entrare in un bar, dirigersi verso il bancone ed ordinare un bicchiere di whisky senza dover assumere atteggiamenti circospetti o vergognarsi come un ladro è una sensazione che gli è mancata non poco. Potrebbe perfino dire di non ricordarsi quando era stata l'ultima volta che gli è capitato, ma qui mentirebbe: se lo ricorda bene, ed è stato poco prima che entrasse in vigore il Diciottesimo Emendamento, in quel Gennaio 1920.
    Difficile dimenticarsi quella notizia in prima pagina su ogni giornale, specie quando uno di questi giornali lo gestiva lui. Diavolo, ancora gli è impresso il volto indaffarato di Lane che si affretta a mandare quel pezzo alle rotative.
    Ne sono seguiti undici anni dove l'unico modo in cui si poteva bere qualcosa senza lasciare gli Stati Uniti era recarsi nelle numerose distillerie clandestine che erano fiorite come ciliegi in primavera. Un business da milioni di dollari sui quali molti avevano rivendicato la propria fetta. Chicago non avrebbe dimenticato mai il caos che ne era conseguito al suo interno.
    Egli stesso era stato, spesso, cliente di quelle attività, fino a poco prima di giungere qui.
    Quando tornerà -se tornerà-, vuole sperare di trovare un'America più libera, e ravveduta. Vista la situazione in cui versava, però, non è sicuro che ciò accadrà tanto presto. Aveva lasciato dietro di sé degli Stati Uniti oramai in ginocchio, che ancora risentivano del tracollo economico di Wall Street di un paio d'anni fa. Salvo un miracolo di Dio Onnipotente in persona, dubita che la situazione decollerà tanto presto.
    Parallelamente, anche lui avrà il suo bel da fare prima di riuscire a riprendersi a propria volta. Denver Brockmann, ex-caporedattore del Chicago Daily, era allora a sua volta stato ridotto sul lastrico. Addirittura, era stato disperato abbastanza da fuggire in un'altra dimensione in toto e cercare lì nuova fortuna.
    « Un altro giro, per favore. » dice al barista, dopo averne richiamato l'attenzione. Questo posto non è un bar, bensì una locanda, ma visto che serve alcool se la farà andare bene lo stesso.
    Entrare lì dentro forse è stato un errore. Più si guarda intorno, e più si ritrova a pensare a quello che si è lasciato dietro. È come se quel posto potesse leggergli nella mente, e sussurrargli, tentatore, di recuperare quegli undici anni arretrati in una sera. Il problema è che, più che recuperarli, vorrebbe dimenticarli del tutto.
    Teme, però, che la soluzione non cambi in tal caso di una virgola.



    Edited by Kuma. - 10/12/2015, 02:42
     
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  2. _MajinZ_
     
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    Eccolo la, il Cappio di Bronzo. Da quando aveva abbandonato il Blood Runner, per Rhaziel quella locanda era diventata il suo posto preferito. Si trattava di un locale piuttosto tranquillo, le risse erano qualcosa di molto raro e soprattutto nessuno faceva domande se bevevi troppo, l'importante era pagare e tutto si risolveva. A patto di non scatenare risse, ovviamente. Insomma, era un luogo comodo dove potevi anche pernottare, nel caso quella sera il gomito fosse stato un po' troppo alto... e inoltre la cucina era ottima. Il Cacciatore amava posti come quello, simile a quello della sua amica Maria nel Pentauron. Anche se li c'era un piacevole bonus in più.
    Ad ogni modo, quando Rhaziel non era impegnato, amava andare a farsi una bevuta al Cappio e questo era proprio uno di quei giorni. Entrò nel locale e il proprietario lo salutò con un cenno del capo, prontamente ricambiato. Da quando aveva smesso di portarsi dietro le armi, quell'elfo aveva smesso di guardarlo male, con sollievo anche per i clienti. Comunque il mercenario avanzò fino al bancone, notando un tizio che non aveva mai visto prima. Diventando cliente affezionato di una locanda si entrava in possesso di informazioni uniche, quindi quando arriva uno nuovo, era facile accorgersene.

    Quel che prende lui.

    Disse il guercio andando a sedersi nello sgabello di fianco.

    E lascia la bottiglia.

    Il barista scosse la testa sconsolato, ma fece come gli fu chiesto. Non capiva quelli che bevevano fino a farsi del male, ma l'importante era che pagassero... anche se probabilmente non aveva visto Rhaziel talmente distrutto da dover chiamare un medico. Il LAM mandò giù il liquore, tutto d'un colpo, socchiudendo gli occhi per godere di quel fuoco liquido che scendeva fino allo stomaco. Posò poi il bicchierino sul tavolo, riempiendolo ancora.

    Anche tu sei qui per affogare qualche dispiacere nell'alcool? Ti dico per esperienza che, beh, non funziona.

    Erano anni che provava a dimenticare bevendo, ma in tutto quel tempo non aveva ottenuto nulla: i ricordi erano ancora li e facevano sempre più male. Si voltò in direzione del tizio, un volto totalmente nuovo, allungando poi una mano nella sua direzione.

    Sono Rhaziel, piacere.

    Attese di conoscere il nome dell'altro, con calma, stasera aveva voglia di essere un po' più socievole del solito.

     
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    Si gira verso l'uomo che si è appena seduto accanto a lui, e per qualche secondo lo osserva con aria interrogativa. Nel frattempo, ne analizza l'aspetto nei limiti del buon costume di chi, comunque, sta per iniziare il suo terzo giro e non è più abituato a bere alcool regolarmente. Anche se per ora ha tutto sotto controllo.
    Anzitutto, come corporatura devono essere lì e lì. Come età, gli dà qualche anno in meno di lui -poco più di una trentina, circa-, ma le numerose cicatrici e la benda sull'occhio gli danno un aspetto perfino più vissuto. Chiaro, certo, che ciò sarebbe stato molto più sconcertante se fosse stato il caso di un ragazzo di diciassette, diciotto anni al massimo; lui però sta guardando in faccia un uomo del tutto adulto, qualcuno che ha avuto un margine di tempo più che ampio per accumulare esperienze, e i loro relativi ricordi.
    L'abbigliamento, invece, gli ricorda quello di un cowboy; e nel frattempo Denver riavvolge e poi riproduce una seconda volta il filo dei suoi pensieri degli ultimi quindi secondi. È a quel punto che realizza quanto in realtà sia disabituato a cercare di pensare lucidamente dopo il secondo bicchiere e mezzo. I suoi ragionamenti, poi, non gli sembrano nemmeno tanto campati per aria in quel momento; solo li ha elaborati in un modo piuttosto idiota.
    Scuote la testa, un gesto carico sia di una certa autocommiserazione che di intento di ripigliarsi un minimo.
    Poi, nota che il suo nuovo compagno di bevute ha già cacciato giù il primo bicchiere in un solo sorso. Subito dopo, ha già preparato il secondo.
    Competitivo.
    Anche tu sei qui per affogare qualche dispiacere nell'alcool? Ti dico per esperienza che, beh, non funziona.
    Gli rivolge il suo ghigno più largo e amichevole. Lo sa già.
    « È quasi ironico, davvero. » esordisce, facendo oscillare il bicchiere mezzo pieno. « Sto cercando di dimenticare qualcosa proprio nel posto che più di tutti me lo fa tornare in mente. »
    Una parte di sé si stupisce di aver ammesso così candidamente di stare cercando uno sfogo nell'alcool davanti ad una persona sconosciuta o, più in generale, di avere un problema.
    Ma è proprio a causa del whisky che si sente così sciolto. E poi, proprio perché è uno sconosciuto, non gli importa troppo di se e come verrà giudicato.
    Come se tra l'altro si fosse messo a spiegare i dettagli.
    « E io sono Denver, piacere mio. »
    Gli stringe la mano, e ora lo sconosciuto sta diventando un po' meno tale.

     
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  4. _MajinZ_
     
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    Tra bevitori spesso si creava una certa empatia, non importava se erano due sconosciuti che si incontravano per la prima volta: l'alcool aveva la capacità di avvicinare personalità anche molto diverse, ma che alla fine cercavano di risolvere i problemi nel solito... sbagliato modo. Arrivati a quel punto potevano succedere due cose. Nel primo caso poteva scattare la classica rissa, ma solo se il livello di sbronza si avvicinava già a livelli critici e sfuggiva quella solita parolina fraintesa, a cui in genere si rispondeva con un pugno. Oppure si verificava il secondo caso, dove ci si accorgeva di avere lo stesso problema e si finiva per fraternizzare per forza di cose. Questa era proprio una di quelle volte.

    Deve esserti successo qualcosa di grosso allora, se per dimenticarlo hai bisogno di un whisky così pregiato.

    La bottiglia recava delle decorazioni dorate e anche se non si trattava di qualcosa di estremamente prezioso, apparteneva comunque a un'annata speciale, fatte apposta per ricordare cose piacevoli se bevuto in piccole quantità... o per provare a dimenticare, facendosi male non solo al fegato ma anche alla tasca. Insomma, per quelli che hanno poco da perdere. Rhaziel aveva una grande esperienza nel campo, anche se ormai per lui una bottiglia valeva come un'altra. Con gli anni aveva imparato a essere meno schizzinoso.

    Non ti ho mai visto qui.

    Continuò poi il guercio, portandosi alla bocca il bicchiere pieno di liquido ambrato, dando questa volta solo un sorso. Appoggiò il bicchiere nuovamente sul bancone, proseguendo con il discorso appena intrapreso.

    Sei un forestiero di Laputa o un naufrago?

    Deformazione professionale. Aveva fatto il Cacciatore di Taglie talmente a lungo, che ormai faceva delle indagini anche senza volerlo: una persona avrebbe chiesto semplicemente la provenienza in modo generico, mentre lui ridusse le ipotesi a due, segno che non era un pincopallino qualunque. Ad ogni modo non aveva intenzione di fare un interrogatorio, anche lui era li per rilassarsi e mandò giù un altro sorso, lasciando questa volta solo un velo di alcool nel bicchiere.

     
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    Deve esserti successo qualcosa di grosso allora, se per dimenticarlo hai bisogno di un whisky così pregiato.
    Studia con più attenzione la bottiglia, e ne legge l'etichetta con il fare di chi si sta pressoché sforzando a mantenere la giusta concentrazione. La verità è che non aveva fatto alcun caso a quale tipo di whisky avesse ordinato poco fa. Ma dovrebbe avere comunque abbastanza denaro con sé da poterselo permettere; mal che vada berrà di meno, ma meglio. Poco dopo, nota gli abbellimenti dorati e sorride un sorriso piuttosto amaro rispetto a quanto sia stato poco accorto. Tuttavia, non pensa ne farà un dramma, non quando non si gode una bevanda decente da oramai oltre un decennio.
    « Non ne hai idea. » commenta, senza però voltarsi verso Rhaziel, assorbito com'è da quel piccolo tesoro ambrato.
    Ora che sa quanto vale, ha intenzione di goderselo almeno fino in fondo.
    Si riempie un altro bicchiere, e ne svuota la metà nel giro di un paio di sorsi.
    « Forestiero. » rispose, stavolta degnandosi di guardare in faccia il suo interlocutore. Sorride amichevolmente, mentre lo fa. « Giunsi qui dall'Est. »
    E dagli Stati Uniti era approdato, appunto, nel Presidio Orientale. Considerato, tuttavia, che era giunto qui di sua volontà, non può ritenersi davvero un "naufrago"; piuttosto un immigrato o una sorta di rifugiato. È però ancora presto per raccontargli la storia della sua vita.
    « Tu, invece, sei un nativo? »

     
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  6. _MajinZ_
     
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    Uno dell'Est, non se ne vedevano molti lontani dal loro pacifico presidio. In quel posto la vita era come una favola, non c'erano troppi casini e praticamente la criminalità era inesistente... la Dama Azzurra era un'abile governatrice, non c'erano dubbi su ciò. Era difficile quindi vedere un abitante di quella zona trasferirsi, insomma, vivere in quel presidio era la cosa migliore che ti potesse capitare e di occasioni simili, su Endlos, non se ne presentavano davvero troppe.

    Capisco. Immagino sia stato difficile abbandonare l'Est... anche se Laputa è molto simile, per certi versi.

    Commentò il guercio mentre fissava il bicchiere ormai vuoto, anche se stranamente attese prima di riempirlo di nuovo. Non aveva fretta di sbronzarsi e soprattutto non aveva voglia di perdere il filo di quel discorso appena cominciato. Era abbastanza raro per lui fare una conversazione duratura e soprattutto senza perdere la pazienza, quindi aveva intenzione di tenere duro per un po'... se però le cose prendevano una brutta piega, poteva sempre continuare a bere fino a rendere tutto più leggero. Tutto tranne il mal di testa del giorno dopo.

    Un nativo... forse, non lo so. Per quel che ne so potrei anche essere un naufrago: nella mia memoria c'è un enorme buco e non ho idea di che ho fatto in quel lasso di tempo. Hai presente quando ti becchi un colpo forte in testa? All'inizio non ricordi nulla. Ecco, la mia mente è sempre in quelle condizioni riguardo quel preciso periodo.

    Rhaziel si riempì nuovamente il bicchiere, bagnandosi nuovamente le labbra.

    Diciamo però che prima di venire quassù, vivevo stabilmente al Blood Runner. Poi ho smesso di cacciare taglie ed eccomi qua.

    Non sapeva perché stava raccontando queste cose a uno sconosciuto, forse perché appunto era uno straniero o magari gli ispirava semplicemente fiducia. Al momento comunque non aveva voglia di pensarci, aveva solo bisogno di sfogarsi un po', tutto qui.

     
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    Lo è stato molto meno di quanto Rhaziel immagini.
    Istvàn è una città tanto bella da mozzare il fiato, ma non ha vissuto lì abbastanza da sviluppare nei suoi confronti un qualsivoglia attaccamento. Non in un solo mese. È stato a malapena abbastanza per perfezionarsi con la lingua locale ed apprendere i rudimenti di quello che c'è da sapere sull'Est, e su Endlos. Su Laputa, ha passato fino ad oggi pressapoco lo stesso periodo di tempo.
    « Non saprei, guarda. Laputa vola, e sono piuttosto abituato a viaggiare. »
    Sofferma lo sguardo sul bicchiere ancora mezzo pieno. Ha detto la pura verità: è nato nel Wisconsin, ma in gioventù ha avuto la possibilità di vedere almeno una parte del mondo al di fuori degli Stati Uniti. È stato sia a Londra che a Parigi, come a Dublino e Monaco... Uno dei motivi, la fortuna di essere nato in una famiglia piuttosto benestante.
    Un altro, la Grande Guerra.
    Per il resto, non sono state rare le occasioni in cui si è recato in una o quell'altra città per motivi di lavoro. In una di esse si è stabilito poi in pianta stabile fino al giorno in cui non si è trasferito su Endlos. Chicago.
    Si decide infine a svuotare il resto del bicchiere; prima di riempirlo di nuovo, però, attende il suo compagno di bottiglia.
    Stavolta, però, sembra che stia rallentando il ritmo. Forse è perché l'alcool sta cominciando a fare effetto anche su di lui.
    Ascolta interessato la risposta che gli viene data, e conferma a sé stesso che deve essere proprio così.
    « Che diavolo. » commenta, visibilmente stupito. « Brutte cose, amico. »
    Schiocca la lingua, e si rimprovera di non aver trovato nulla di meglio da dire. È tutt'altro che abituato a sentire storie di questo genere; tanto meno in questo tipo di contesti.
    È stato colto alla sprovvista.
    Riempie per l'ennesima volta il suo bicchiere, appena dopo Rhaziel. Non beve, non subito; gli è sufficiente la certezza di avere dell'alcool a portata di labbra.
    « Taglie, huh? » La sua impressione di poco fa si è rivelata giusta, dunque. Si ferma a riflettere per un momento sul concetto, poi manda giù un ennesimo sorso di whisky. Stavolta, più moderato degli altri. Infine, sorride ironico. « In tal caso, non siamo nemmeno tanto diversi. Io, caccio notizie. »

     
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    A dire il vero Rhaziel non sapeva quanto brutto c'era nel suo passato, sicuramente però era davvero molto. Tuttavia non ricordava molto di quel periodo, aveva solo dei frammenti di ricordi senza capo ne coda, senza una giusta datazione temporale e soprattutto senza un senso logico. Erano frammenti di memoria così confusi che spesso sembravano dei sogni, anzi, degli incubi... ma in ognuno di essi c'era sempre qualcosa di vero che rendeva tutto ciò reale. Ma la cosa più brutta era vedere volti familiari, il tutto però si fermava a una sensazione, priva di tutti quei dettagli fondamentali come un nome o dei fatti legati ad essi. Nebbia totale. Lentamente però tutto quel mare di pensieri si faceva sempre più leggero da sopportare, anche se certe notti... essi tornavano ancora più vividi e facevano ancora terribilmente male.

    Col tempo ci si fa l'abitudine.

    Commentò con il capo chino, per poi annuire all'accenno riferito al suo lavoro precedente. Anche li aveva un sacco di aneddoti da raccontare, ma preferiva provare a dimenticare anche quel periodo... che però a differenza del precedente aveva anche diverse cose piacevoli, come alcune epiche sbronze oppure delle donne da perderci la testa. Il Blood Runner era un brutto posto, però nascondeva delle chicche per chi sapeva cercarle. E il Cacciatore quasi sorrise quando Denver gli confidò di essere un giornalista. In un certo senso potevano quasi considerarsi colleghi.

    Un giornalista, eh? Interessante.

    Un piccolo ghigno sul volto, mentre l'occhio andava a posarsi sul compagno di bevuta.

    E dimmi, c'è qualche notizia interessante in giro? Quelli come voi non perdono mai l'occasione per agitare le acque.

    Concluse poi il mercenario, fra il curioso e il provocatorio, giusto per movimentare un po' i loro tristi discorsi. Era la prima volta in cui incontrava un giornalista in un bar, seduto al bancone con davanti una bel bicchiere di whisky invecchiato... bisognava quindi festeggiare l'evento in qualche modo, anche se in effetti lo stavano già facendo.

     
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    Un giornalista, infatti. Non l'ha detto esplicitamente, ma Rhaziel è riuscito a fare due più due fin da subito. Denver potrebbe perfino dispiacersene, se solo non fosse già al corrente di non essere nulla di nuovo sul semipiano. In un certo senso è un peccato, tuttavia non è stato nulla per il quale si è sorpreso troppo.
    È sicurissimo che esempi di protogiornalismo possano tracciarsi, nel suo mondo, già ai tempi degli antichi romani. Certo, il format -non solo fisico- del Chicago Daily Bugle è visibilmente differente da quello delle locali Novelle Erranti; tuttavia Denver non ha ancora una conoscenza sufficientemente approfondita della cultura e delle strutture sociali del semipiano né i mezzi per tentare di lanciare un suo giornale.
    Se trasferirsi in Europa o in Canada sarebbe stato un semplice "voltare pagina", finire su Endlos è stata invece una completa tabula rasa. Avesse una ventina d'anni in meno, forse tutto sarebbe un po' più facile da gestire.
    Annuisce in risposta al suo compagno di bevute.
    « Già, sebbene faccia anche un po' di tutto. » per campare; ma fin da ragazzo ha sempre saputo arrangiarsi con i lavori manuali, per non menzionare il fatto che al college ha studiato ingegneria -e non lettere-. « Beh, tanto per cominciare c'è un tizio che vuole fare... qualcosa al Nord; tipo una liberazione. Voci di corridoio, eh, di quelle parti per il resto non so assolutamente nulla. Manco chi ci sta a governare. »
    L'idea di fare un salto laggiù lo tenta; ma oltre ad arricchire il suo diario che riuscirebbe a ricavarne?
    Per ogni articolo scritto, serve qualcuno che sia interessato a leggerlo. E, fin qui, nessun problema: è certissimo che di gente interessata ce ne sia. Ecco, il problema è che per ogni articolo scritto, serve qualcuno che sia interessato anche a pubblicarlo. Senza una redazione al suo comando, lui da solo non può farlo. Servirebbe, al momento, qualcuno che lo appoggi.
    Il guaio è che Denver ancora non conosce nessuno che possa o voglia farlo.
    Ma Rhaziel forse sì.
    « Dimmi un po' tu, invece: conosci qualcuno che possa essere interessato a pubblicarmi a cui posso rivolgermi? »
    Guarda il compagno di bevute con un ghigno che arriva quasi a sfiorare i lobi delle orecchie.
    La bottiglia, intanto, è oramai quasi vuota.

     
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    In effetti doveva essere complicato fare del giornalismo su Endlos, insomma, ogni presidio era un po' come un mondo a se stante ed essendo abitati da popolazioni spesso molto differenti, era difficile fornire informazioni utili con un unico giornale. Motivo per cui molte testate funzionavano localmente e solo nelle città più importanti esistevano dei giornali prodotti in un numero superiore al paio di copie.

    Quel che si sa sul Nord è sempre frutto di voci, da quel che so i governanti si sono chiusi in una specie di esilio a casa loro... e ad oggi non si sa chi ne sia l'alfiere. Se il solito oppure un altro.

    Il Presidio Settentrionale era un luogo abbastanza enigmatico, si sapevano poche cose a causa della riservatezza di quei popoli e di chi viveva sopra di loro, il che rendeva difficile ogni contatto che non fosse di tipo commerciale. Vendere qualcosa era probabilmente l'unico modo per farsi capire dalle varie tribù che popolavano l'Etlerth. Ad ogni modo trovare un editore non era semplice, ma sembrava proprio che Denver aveva incontrato la persona giusta almeno per ricevere qualche imbeccata. Quando viveva al Blood Runner aveva le mani invischiate in diversi ambienti, facendo un lavoro come il cacciatore di taglie, e quindi l'aiuto di un giornalista poteva ritornare utile e, a quel che ne sapeva, adesso quel tizio aveva un giornale tutto suo. Non lo vedeva da anni, ma gli aveva fatto talmente tanti favori che non poteva dirgli di no, anche perché reclutava sempre nuovi inviati.

    In effetti conosco qualcuno.

    Esordì il guercio allungando la mano verso la bottiglia, per poi sollevarla e inclinarla leggermente di lato, constatando come ormai il liquore fosse agli sgoccioli. Riempì ancora una volta il bicchiere, voltandosi poi in direzione dell'uomo.

    Quando cacciavo taglie c'era un tizio, giù al Blood Runner, che mi forniva dritte utili... era un giornalista dall'intuito molto fine. Lui ora ha un giornale tutto suo, potrebbe interessarti la cosa? Non conosco il suo vero nome, ma nell'ambiente lo chiamavano Jack l'Impiccione.

    Un nome che faceva intendere molto bene quali fossero le sue abilità, bisognava solo capire quanto in la voleva spingersi Denver, visto che quel quartiere non era per nulla facile... e servivano le palle grosse per evitare di farsi mettere i piedi in testa.

     
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    « Un esilio a casa loro... » ripete, cercando di interpretare la frase. Il whisky ancora non lo ha portato ad esibirsi in discorsi od atteggiamenti idioti, ma certo gli sta rendendo un po' più difficile pensare come si deve. « Ah, tipo che si sono chiusi dentro e rifiutano contatti con tutto ciò che sta fuori. Insomma, si sono barricati. »
    Perché l'abbiano fatto è la prima domanda che mentalmente si pone. Si aggiungono, con altrettanta naturalezza, numerosi altri interrogativi in merito, per esempio, all'identità dell'Alfiere e -di nuovo- perché questa non sia conosciuta al pubblico, cosa in generale sta succedendo al Nord, quanto guadagnerà sui diritti del diario di viaggio che farà sicuramente pubblicare una volta tornato nel mondo reale, e quanto caspita gli costerà quella bottiglia.
    Denver ha tutta l'intenzione di andare con ordine e più a fondo fin quanto gli possa convenire in merito alla faccenda. Sentirsi dire che qualcuno che possa aiutarlo c'è lo rallegra non poco. Anche senza aprire necessariamente un'inchiesta -per quanto la prospettiva lo stuzzichi-, potrebbe se non altro ottenere un qualche punto di riferimento. Una guida no; a quasi trentotto anni sarebbe a dir poco imbarazzante doversi ridurre a fare l'apprendista.
    Meno rincuorante è il fatto che il suo uomo operi in un posto malfamato come il Blood Runner e che abbia un nome praticamente degno di un criminale.
    Ma Denver è già riuscito a restare a galla nella Chicago di Capone, tempo addietro. Sopravviverà anche a questo.
    Un giornale tutto suo, per l'amor del cielo; non può restare indifferente.
    « Veramente interessante. E come posso mettermi in contatto con uno come lui? »
    Fatta la domanda, svuota il bicchiere, per poi riempirlo un'ultima volta. Anche l'ultimo goccio ora è andato.
    Inutile dire che offre lui. Se Rhaziel lo sta mettendo davvero sulla pista giusta, è il minimo che si possa meritare.

     
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    Quei due beoni alla fine erano riusciti a svuotare la bottiglia, con sommo dispiacere da parte di Rhaziel. Era quasi un peccato aver finito una bevanda di tale qualità, ma sarebbe stato ugualmente uno spreco lasciarla in un angolo buio, a impolverarsi e continuare a invecchiare in attesa di qualche buongustaio. Bisognava comunque onorarla nel modo giusto, quindi il mercenario mandò giù l'ultimo bicchiere tutto d'un fiato, proprio come voleva la tradizione in questi casi. La tentazione era forte, ma forse non era il caso di aprirne un'altra... soprattutto perché dopo un assaggio del genere si tendeva a volere di meglio e quel meglio non era proprio per tutte le tasche.

    Jack è un tipo difficile da contattare e in genere non ha interessi verso qualcuno che non ha nulla di scottante tra le mani, quindi spero prima di tutto che tu abbia qualcosa del genere.

    Lavorare in certi ambienti faceva cambiare le persone, soprattutto quando erano in pochi quelli di cui ci si poteva fidare veramente e fare il giornalista al Blood Runner era un lavoro davvero pericoloso... anche perché Jack mica si accontentava dei pesci piccoli: lui puntava sempre al pesce più grosso dello stagno.

    Però se lo conosco ancora bene, dovrebbe bazzicare ancora in un locale chiamato Ace of Spades... lo riconoscerai subito, fidati. In quel posto circola parecchia malavita, quindi stai attento.

    Rhaziel fece quindi un sorrisetto furbo.

    Dovrai andarci da solo, la mia faccia non è molto gradita laggiù. Quando incontri Jack digli che ti mando io, non potrà fare a meno di ascoltare ciò che hai da dirgli... il resto, beh, dipende solo da te.

    Il Cacciatore aveva fatto la sua parte e Denver doveva essergli grato, visto che il suo momentaneo compagno di bevute non era solito aiutare gli sconosciuti, anzi, non era solito aiutare proprio nessuno... ma a volte l'alcool faceva miracoli.

     
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    Se solo avesse davvero avuto qualcosa di interessante fra le mani, Denver sarebbe forse entrato in azione già un po' di tempo fa. Ancora non è a conoscenza di nulla che altri non possano già aver udito per proprio conto.
    Ciò che davvero possiede altro non è che un paio di orecchie disposte ad ascoltare tutto e tutti, e una mente inquisitiva. L'unico problema è che su Laputa nulla di davvero rilevante tende a sfuggire alla sorveglianza delle autorità; troppo piccola e sempre sorvegliata da milizie cittadine e aviatori.
    Vuole però immaginare che lo stesso non valga per il Pentauron; anzi, il solo fatto che questo fantomatico Jack sia riuscito ad ottenere successo prima di lui è una conferma più che sufficiente.
    « Non ancora, ma penso mi vorrò ambientare a dovere prima di rischiare di tirare le cuoia troppo presto. »
    L'idea per i primi tempi è quella di limitarsi a mantenere un basso profilo, e osservare. Nel frattempo, anche trovare un qualche altro appoggio, oltre a quello non ancora certo di Jack.
    « Ace of Spades, huh? »
    Estrasse un taccuino e una penna stilografica dalla tasca della giacca, e si appuntò il nome.
    « Grazie dell'avvertimento e della dritta. Un giorno forse mi dirai cos'hai combinato, laggiù. »
    Sorrise, furbo, a sua volta. Subito dopo chiamò il barista e si fece dare il conto della serata: salato, ma non insostenibile. Denver dà all'uomo i fiorini necessari e, controvoglia, anche una piccola mancia.
    Dopo questa serata, pensa che sopporterà per un po' un'altra dose di Proibizionismo, stavolta auto-inflitto.
    « Ci vediamo, e facciamoci un'altra bevuta un'altra volta, okay? »
    Salutato Rhaziel e con un cenno della mano anche il barista, si dirige con passo lievemente claudicante verso l'uscita del locale.
    L'alcool è magico per davvero, santo cielo.

     
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  14. _MajinZ_
     
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    Quel locale... quante ne aveva passato, non si contavano le volte in cui Rhaziel aveva superato quella porta e quante volte aveva dormito su uno di quei tavoli, completamente sbronzo. Aveva anche incontrato diverse persone per altrettanti lavori e aveva amato svariate donne, ma non era per questi motivi che la sua persona non era più ben voluta in quei luoghi, c'era dell'altro che però era meglio non raccontare. Chissà, magari sarebbe stato lo stesso Jack a raccontare tutto a Denver, sempre che quest'ultimo l'avesse trovato. Per quel che ne sapeva il Cacciatore, quel suo amico poteva essere anche morto, conoscendo la vita che faceva, ma forse con un po' di fortuna era riuscito a salvarsi e continuava a rompere le palle ai potenti.

    Certo, ma per arrivare a tanto una bottiglia non basterebbe.

    Sorrise, osservando quella bottiglia ormai vuota. L'aveva aiutato ad aprirsi, aveva aiutato entrambi a fare conversazione, ma per scendere in certi dettagli serviva una dose ancora più alta, cosa che al momento era impossibile. Ma ci sarebbero state di sicuro altre occasioni, persone come loro in genere avevano la pelle dura e di morire non se ne parlava proprio.

    Alla prossima! E salutami Jack... se è ancora vivo.

    Sussurrò l'ultima parte della frase, salutando con un cenno della mano il suo compare di bevute, restando fermo al suo posto. Era simpatico quel tipo, ma ancora non riusciva a capire perché l'aveva aiutato... insomma, neanche lo conosceva e per quel che ne sapeva poteva anche essere feccia, eppure qualcosa gli aveva detto di no. Forse l'istinto, forse l'alcool o magari entrambe le cose, restava il fatto che gli aveva dato un grande aiuto e doveva essergliene grato. In genere non andavano così le cose. Rimase comunque al bancone, con le braccia incrociate su di esso, perso in pensieri malinconici e tristi. Alla fine le sue serate terminavano sempre così.

     
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13 replies since 29/11/2015, 00:20   205 views
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