This is how I disappear

Poor Unfortunate Souls ~ Atto III

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    Io sono il Buio.
    Sono silenzio e oscurità e notti che odorano di pioggia e orrori antichi di cui il mondo si è ormai dimenticato.

    Io sono Ragione.
    Sono logica glaciale e piani elaborati e intrighi e inganni e tradimenti compiuti sempre col sorriso sul volto.

    Io sono il Nulla.
    Sono il nichilismo più assoluto, pura assenza di morali, leggi, regole ed emozioni. Una macchina che cammina, il guscio vuoto e secco di una cicala.
    Eppure io ho paura, e non so perché.

    To un-explain the unforgivable
    Drain all the blood and give the kids a show
    By streetlight this dark night, a seance down below
    There's things that I have done you never should ever know!

    Ho paura perché ho chiesto informazioni ai mercanti che mi stanno trasportando, ma nulla di quel che ho sentito ha senso.
    Questo Bid'daum che tanto cerco è un ufficiale, ora. Un paladino della città. Ha combattuto in Arena Nera con un pugno d'altri eroi, salvando Merovish da un mucchio di Titani assassini.
    Ma non era un mercenario, lui? Un essere votato al Caos più assoluto?
    Avrebbe dovuto ballare sulla testa dei robot distruttori. Ridere come un pazzo, il sapore del sangue sulle labbra e la follia che scintillava negli occhi.
    Nulla di quel che mi ha detto Khatep pare avere valore, qui a Sud. Non è un altro Presidio: è un universo differente, con leggi della fisica a me incomprensibili e aliene.
    La mia testa è un computer rotto.
    Mi raggomitolo più strettamente sotto la mia protezione solare, un telo bianco tutto macchiato di olio e sabbia. Sto cercando di respirare con la bocca, di non percepire odori, ma sento il sapore del mio sudore sulla lingua unito all'appiccicume della crema solare. Nonostante la protezione del lenzuolo e occhiali da sole, i miei occhi sono come uova sode.
    Serro le palpebre, premo forte gli auricolari contro le orecchie.

    And without you is how I disappear
    And live my life alone forever now
    And without you is how I disappear
    And live my life alone forever now


    Ho paura perché la mia vita non ha più controllo, e io non so come fermare lo schianto.
    Per fermare una forza occorre opporvi una forza uguale e contraria, giusto? Non so. Ero una schiappa in fisica, e anche in matematica e in economia.
    (Se non lo fossi stato, forse non sarei qui. Sarei ancora sulla Terra a studiare per gestire l'azienda di famiglia, non ci sarebbe molta magia nella mia vita e i miei genitori mi vorrebbero bene.)
    Forze ed energie. Azioni e reazioni.
    Non ho nulla da contrapporre a questo delirio. Sono un venditore di desideri privo di sogni, un mercante d'anime con lo spirito a pezzi e lo stomaco in subbuglio.
    Non ho nulla oltre alla nausea, e alla certezza che tutto finirà male.

    Who walks among the famous living dead
    Drowns all the boys and girls inside your bed
    And if you could talk to me, tell me if it's so
    That all the good girls go to heaven
    Well, Heaven knows...


    Ho paura perché non c'è qui Khatep a tenermi la manina - Intet mi sta spiando telepaticamente, lo so, ma non è la stessa cosa. Sono un bimbo abbandonato a se stesso, ma forse è meglio così.
    Ho paura di quel che la mummia potrebbe farmi, se fosse realmente al mio fianco. Paura di quello che potremmo scoprire su di me, e delle sue reazioni.
    Del suo sguardo vuoto.
    "Mi hai deluso".

    And without you is how I disappear
    And live my life alone forever now
    And without you is how I disappear
    And live my life alone forever now...


    Ho paura perché sono giunto a destinazione.
    La musica sfuma via, gli auricolari tornano nel taschino. Salto giù dal carro traballante, saluto il mercante e le sue botti. Lui mi urla di fare attenzione, arrivando persino ad offrirmi una torcia tutta storta. Gratis.
    Un indice di quanto io debba fargli pietà.
    Cenno di diniego con la mano: i miei occhi non hanno bisogno di luce per vedere. Mi addentro tra i cunicoli di ingresso, lo zaino sulle spalle, sentendomi più tranquillo in mezzo alla gelida oscurità.
    Inspiro profondamente, e il buio respira con me.

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    È buio.
    È buio, ma non hai paura. L’oscurità è il tuo elemento. Nel nero indistinto tu sei a casa. Le tenebre filtrano attraverso il tuo corpo. Nei cunicoli c’è soltanto il rumore tamburellante dei tuoi passi. Forse non te ne sei nemmeno accorto, preso come sei dalle tue inquietudini, ma nessuno sta camminando con te in quella discesa verso l’inferno. Ma a te non interessa, c’è sempre la Tenebra al tuo fianco. L’unico alleato su cui puoi contare è un’entità che ti ha infettato lo spirito, sbrindellandoti dall’interno e facendoti soffrire in modo tanto indicibile che il tuo organismo ha preferito cambiare l’andamento delle tue percezioni, perché altrimenti saresti impazzito dal dolore. La vita a volte è così: si diventa schiavi dei propri carnefici e non si riesce più a staccarsene.

    Hai pagato un caro prezzo, ma i poteri che hai ottenuto in cambio sono notevoli. Il buio di quei tunnel non ti spaventa, perché puoi fenderlo con lo sguardo. Hai anche sviluppato un istinto verso i pericoli imminenti, il proverbiale campanello d’allarme che ti avverte dell’esistenza di una minaccia.

    E se ti dicessi che proprio ora quel campanello è impazzito?

    Hai a malapena il tempo per accorgertene.
    L’aria è stata velata, il buio naturale è stato sovrascritto da un’oscurità diversa, che non puoi scrutare. Ogni suono è sparito. Un black-out totale. Ti senti un pesce fuor d’acqua, perché questo tipo di tenebra non risponde al tuo controllo. Confusione. Panico. Forse con uno sforzo di memoria puoi associare quell’evento ad un termine specifico: “Upperdark”. Il buio supremo che inghiotte ogni cosa. È una di quelle dicerie dai contorni spesso indefiniti: oltre alla vista è in grado perfino di privare le vittime di tutti i canali sensoriali? Perché adesso ti senti così, come se avessero tranciato i circuiti che collegano il tuo cervello con i cinque sensi. È una delle sensazioni più destabilizzanti che si possa provare (e forse non è nemmeno la prima volta che ti capita, o no…?).

    Non sai più collocare il sopra e il sotto.
    Non senti più l’aria viziata delle grotte, né il suolo accidentato.
    Non ti esce un filo di voce per quanto tu voglia urlare.
    Sei rimasto da solo con i tuoi pensieri.

    Dopo un tempo imprecisato ti sembra di sentire una voce direttamente nella tua testa.

    Benvenuto a Merovish, straniero. Cerchi per caso qualcuno?

    È un timbro che non conosci.
    (Eppure è così familiare).
    È un’accoglienza che ti coglie del tutto alla sprovvista.
    (Eppure continui ad avere un forte senso di déjà-vu).

    Come se stessi rivivendo la tua stessa vita.

     
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    Una volta ho letto che gli eschimesi hanno più di cinquanta parole diverse per indicare la neve.
    "Oscurità" è, invero, un termine incredibilmente generico. Ci sono vari tipi di buio, variegati e ben distinguibili per chi sa cosa guardare.
    C'è il buio di una stanza vuota dalle lampadine appena spente, ad esempio - un nero pallido e grigio, impalpabile come nebbia, la luce appena persa che indugia ancora nell'aere. Il tipo di oscurità che non fa mai paura.
    C'è poi il buio dei tunnel sotterranei, che puzza di polvere e umidità. Un'oscurità spessa e pesante, che fendi come un coltello che taglia della gelatina. O come un fluido non newtoniano, che attraversi veloce per evitare di affondare.
    Poi c'è il buio spaziale, che rimane nero nonostante lo sfavillio delle stelle. È gelido e vuoto, sa di cuori spezzati e rieccheggia del ticchettio di miliardi di orologi. "Mai più" sembra sussurrare "e a nessuno fregherà mai niente".
    Questo tipo di buio si avvicina più a quello del cosmo che a quello di un classico cunicolo. La densità dell'aria è cambiata, i miei occhi si sono spenti davanti alla cortina scura.
    È l'oscurità dell'Upperdark, attraverso cui nulla entra e nulla esce.

    Ho paura perché il mio senso del pericolo è impazzito. La Tenebra trema e si contorce, sentendosi stritolare in questa asfissiante atmosfera. È confusa, agitata, e... Penso che ci sia anche qualcos'altro, sotto tutto ciò.
    Un pizzico di invidia.
    Ricordi sfocati. Una nostalgia che mi colpisce improvvisa, chiudendomi la gola.
    Una lacrima mi brucia una guancia. Perché? Tenebra, che cazzo ti prende? Avanti non è il caso di fare tanti drammi or-

    ....Dove stai andando?!

    Uno strattone della mano, come ad afferrare il filo di un acquilone. Per un attimo, mi è sembrato di sentire come se la Tenebra si... Scollasse.
    Come se avesse allungato un tentacolo verso il nero dell'Upperdark, sporgendosi in un abbraccio tra oscurità sorelle.

    Ho paura perché non sono abituato a sentirmi a disagio nel mio elemento. So perfettamente cos'è; ho attraversato più volte questi tunnel, e anche il mercante di poco fa, nel porgermi la torcia, ha rimarcato "ti aiuterà solo per un pezzo". Eppure il disagio permane, facendomi rizzare ogni pelo sul collo.
    Accelero il passo. Conosco queste gallerie, so che basta andare sempre più in giù e accelerare il passo. Il percorso non è così lungo, basta stare attenti a non perdere la via.

    Ho paura perché non avevo minimamente capito di essere solo. La voce mi strappa un gemito di sorpresa, una contrazione della gola che non sono sicuro possa aver sentito. Io nemmeno percepisco il suono dei miei passi, al momento.

    Benvenuto a Merovish, straniero. Cerchi per caso qualcuno?

    «No.» rispondo deciso.
    Chi è quest'uomo? Difficile che sia un brigante: mi avrebbe già attaccato. Più probabile che sia l'equivalente merovisho di un vucumprà, un accattone che cerca di guadagnare spicci aiutando gli stranieri dispersi.
    «So la strada. Sono solo di passaggio.» spiego, accelerando il passo.
    Non sono uno straniero, so come muovermi nella Tana. Ho i miei piani, i miei obiettivi da seguire e non ho bisogno di nessunissimo aiuto, grazie.
    Stammi lontano, a meno che tu non voglia rogne: non sarebbe la prima volta che aggredisco qualcuno in questi tunnel.

    Non ho paura di te.
    Saresti tu a dover averne.

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    Che fenomeno curioso l’autoconvincimento.
    È uno di quei meccanismi automatici che il cervello attua per difendere la propria sanità mentale. Prendi per esempio la tua discesa verso Merovish: tu sei ancora convinto di star camminando a passo spedito in quel cunicolo, vero? Sei anche sicuro di aver usato le tue corde vocali per rispondere a quell’uomo che sta comunicando direttamente con le tue sinapsi cerebrali. Ma come potresti sentire la tua stessa voce se tutti i suoni sono spariti al sopraggiungere dell’Upperdark? E non ti sembra strano che nei dintorni non ci siano aure di qualche tipo?

    Forse stai iniziando a capire.

    Non hai soltanto smesso di sentire i tuoi passi, ma la stessa percezione di avere le gambe attaccate al corpo è svanita. Eri convinto di poter parlare, ma non hai più una bocca, come quando in certi incubi notturni cerchi di strillare ma ti esce soltanto silenzio… e cerchi di scappare ma non fai presa sul terreno, restando fermo.

    Sei una coscienza che galleggia nel buio.

    Capisco.

    La voce lontana - l’unica prova che sei ancora in comunicazione con un mondo esterno al tuo io - incassa il rifiuto senza scomporsi.

    Ero convinto che tu volessi incontrare Bid’daum, ma devo essermi sbagliato.

    Silenzio.

     
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    Ho paura.

    Ho paura perché questo non è l'Upperdark, ma qualcosa di peggio.
    Questo buio non è vero buio: non mancanza di luminosità, ma assenza delle percezioni sensoriali, della differenza stessa tra "luce" e "non luce".
    La Tenebra si avvinghia intorno a me, una coperta di Linus tessuta in velluto scuro - una metafora assurda, a metà tra pop-art e mitologia. Non chiedetemi il mito preciso, ma mi ricordo della déa.
    La divinità che ad ogni calar del sole avvolgeva la Terra in una cortina scura.
    «Si è sbagliato.» dico - ma sto davvero parlando? Le mie labbra non si muovono, nessun fiato mi esce dalla gola.
    Il mio corpo non sembra più esistere. Una brutta sensazione, ma in fondo ci sono abituato: la proiezione astrale è la mia specialità; l'eterno oblio, il desiderio di una vita.
    Provo a muovere il braccio per mordermi il dorso della mano. Non lo sento davvero spostarsi, ma cerco di immaginarmi il movimento, manovrando alla cieca un arto fantasma. Aprendo con foga fauci invisibili.
    Ho bisogno di una stilla di dolore, per essere certo di essere ancora vivo.

    «Si è indubbiamente sbagliato.»
    Ho paura perché questo non è un semplice vucumprà. Devo essere finito tra le grinfie di una guardia, un sorvegliante dai poteri psichici specializzato nell'interrogare gli stranieri.
    Perché proprio io? Immagino di essermi fatto notare parecchio, nell'ultimo periodo. I pettegolezzi debbono essere giunti fin nella Tana, la presunta alleanza tra me e il Castigo è ormai una chiacchiera da bar.
    La Seele opera da mesi a Merovish, oltretutto. Sanno chi sono, cosa facciamo...
    Sanno che per essere dove siamo ora dobbiamo avere contatti con qualcuno di potente.
    «Il signor Bid'daum mi incuriosisce, in quanto collega sciamano, ed è mia intenzione informarmi meglio su di lui. Ma non mi sono mai sognato di volerlo incontrare di persona.»
    Ho paura perché la mia testa, ultimamente, è così piena di voci non mie. E questa che sento ora mi fa rigirare lo stomaco, per motivazioni che davvero non riesco a capire.
    Nostalgia.
    Probabilmente è colpa della Tenebra, che continua ad agitare le manine ricercando la stretta dell'Upperdark. Pare una bimba sperduta, la sadica puttana, e io mi trovo a sibilarle "dignità".

    «Troppo potente.» continuo, anticipando il "perché?" del mio interlocutore «Troppo impegnato e troppo pericoloso. Non intendo disturbarlo con la mia presenza.»
    Ho paura perché non ho studiato abbastanza.
    Potrei creare una sfera luccicante con l'anello di Khatep, ma sarebbe come accendere un cerino in mezzo al vuoto siderale. Non sono un mago di Luce abbastanza bravo, e la Tenebra pare più propensa a farsi inghiottire dal buio che a spazzarlo via.
    "Pericolo pericolo pericolo" continua a pigolare. Parole che mi rimbalzano nel cranio, accelerandomi il respiro.
    Nessuna intrusione psionica, nessuna illusione. Nessuna aura, nessun rumore, nulla che possa farmi capire dove sono e cosa stia accadendo.
    Panico?

    Al contrario, rabbia.
    Nessuno prende in giro Lazarus Lee nel proprio elemento naturale.
    «Mi faccia passare.»
    Un ordine che non intendo ripetere una seconda volta.

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    Curiosità, niente di più. Il naturale interesse di un cittadino del semipiano verso una personalità di spicco, su cui giravano voci di dubbia fondatezza. Ma chi era veramente costui? Era Bid’daum, il ricercato numero uno di Laputa? Oppure era Bid’daum, l’oscuro marionettista che - secondo alcuni - aveva manipolato il capo della Seele? Altri si sbilanciavano ulteriormente con l'altisonante appellativo di Sciamano Nero più corrotto – e probabilmente nemmeno immaginavano cosa comportasse dover sopportare tutto il peso degli inferi. Ma altre voci, stavolta di ammirazione, lo chiamavano Comandante Bid’daum, l’eroe di Merovish, l’ammazza-Titani.

    Dove stava la verità?

    La tua Tenebra sembra pensarla diversamente, Lazarus.

    C’era forse una punta di divertimento in quelle parole?
    Ma soprattutto, perché quella voce sembrava sapere ogni cosa?

    Ma se vuoi passare, ti accontenterò.

    Un lampo accecante nel buio. Le tenebre si diradarono di colpo. Il ritorno alla realtà avrebbe lasciato l’albino intontito a lungo. Tutto era confuso e indistinto. Lazarus si trovò accasciato su di un pavimento, con un soffitto sconosciuto sospeso sopra la sua testa. Dopo un’immersione prolungata nel buio, la luce artificiale di quell’ambiente pareva il bagliore di mille soli. Non appena i timpani tornarono a funzionare, avrebbe potuto cogliere uno stralcio di conversazione nelle vicinanze.

    « …basta così, Generale. Ci lasci soli. »

    Il tono era risoluto e fin troppo simile a quello percepito poco prima. Una sagoma informe si allontanò da un secondo individuo che invece restò fermo, aspettando che gli occhi del ragazzo riuscissero finalmente a mettere a fuoco dove si trovava. Le pareti blindate dello stanzone erano ricoperte di strumentazioni di origine ignota, apparentemente degli ibridi tra tecnologia avveniristica e artefatti arcani. Bracci meccanici a riposo intarsiati di rune, sensori taumaturgici e perfino dei piccoli droidi con dei cristalli stregati incastonati sul dorso. Sembrano essere stati disattivati da poco. Tra le altre cose, il signor Lee avrebbe anche notato di non avere al dito l’anello delle Catene Eteree, ma stranamente il suo fisico non ne risentiva in alcun modo.

    E infine c’era lui, in piedi a pochi metri dal ragazzo. Indossava la divisa nera della Legione, decorata soltanto dai suoi gradi militari. Il suo sguardo era fisso su alcuni oggettini posati a terra davanti a Lazarus. Erano dei ciondoli lucenti.

    « Se vuoi scoprire tutta la verità, non devi fare altro che raccoglierli. Ma se preferisci continuare la tua vita attuale, lasciali dove sono. »

    Davanti a Lazarus Lee - chiamato a fare la sua scelta - si ergeva Bid’daum in persona.

     
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    Ho paura perché non ho più il controllo.
    Io avevo un piano. Precise linee guida da seguire. Non farsi notare, controllare come stanno i miei impiegati del Sud, iniziare a raccogliere informazioni in maniera discreta. Nessuna operazione di intelligence, ma un semplice ascoltare le chiacchere che girano in città. Mandare in giro i miei gremlin, parlare con Gressil, tenere un basso profilo.
    Piccoli passi. Massima prudenza e zero rischi. Non farsi assalire, mettere fuori combattimento e imprigionare chissà dove..

    «Ah...»
    La luce.
    Mi rannicchio in posizione fetale, cerco di schermarmi il volto con le braccia. Ma il bagliore sembra invadere ogni pertugio, trapelando attraverso le pieghe della pelle e friggendomi le palpebre con un milione di laser.
    Ora so come si sentono le formiche bruciate con le lenti di ingrandimento.
    «Ugh!»
    Vomito. Non è una cosa che riesca a controllare: finisco carponi sputare bile sul pavimento prima ancora di capire perché. Mi hanno drogato con qualche sostanza? Qualcosa mi sta strizzando e torcendo lo stomaco come fosse un panno bagnato. L'aria, c'è qualcosa di strano nell'aria...


    Non è un gas.
    È un'anima.

    Ho paura perché non somiglia a niente che io abbia mai visto.
    Non è un'aura demoniaca. È ugualmente ignobile, ma lo spirito di un demone conserva una sua... Nobiltà, diciamo, nel sopportare la sua corruzione. I demoni sono neri in maniera totale e armonica, osceni per natura e perfettamente a loro agio nello schifo.
    Questo spirito, invece...

    Penso che fosse umano, svariati secoli di torture fa. È una scena del crimine disgustosa, un'essenza vivisezionata e riempita di merda per poi venir ricucita tutta sbagliata. Braccia al posto delle gambe, una bocca piena di vermi, il ventre colmo di lerciume.
    Annaspo, mi pulisco le labbra col dorso delle mani. Vorrei analizzarlo meglio, capire cos'è, ma non riesco a fissarlo troppo a lungo. È un sole nero e putrescente che acceca col suo icore purulento.

    Ho paura di voltarmi. Temo di trovarmi alle spalle un mostro disgustoso, una creatura deforme quanto lo spirito che lo contamina - perché è questo che sembra quell'anima, una malattia. E come il ritratto di Dorian Gray, un corpo non può sopportare un peso simile senza uscirne corrotto.
    Gemo. Ho voglia di piangere, ma no. Sarebbe poco dignitoso, è che...
    È che sono così stanco. Perché a me? Cosa sta succedendo?
    Perché io devo sempre soffrire?
    Oh, vaffanculo: qualunque cosa sia, non si sta avvicinando per mangiarmi. Mi rotolo di lato, voltandomi di scatto verso la bestia.


    Ha una divisa nera, i capelli color sangue incrostato, e un corno deforme che gli esce dalla fronte.


    «...Bid'daum?»
    Sì, è lui. Riconosco il volto, l'ho visto sui volantini a Laputa - il disegno era approssimativo e scolorito, ma dubito ci siano molte altre persone con un simile bernoccolo in testa.

    "Se vuoi scoprire tutta la verità, non devi fare altro che raccoglierli. Ma se preferisci continuare la tua vita attuale, lasciali dove sono."

    Ho paura perché tutti, qui, sembrano saperne più molto di me. Mi chiamano per nome, parlano di verità nascoste, percepiscono la Tenebra come se fosse una vecchia conoscenza.
    Forse Khatep aveva ragione, e la mia memoria fallace non è dovuta ai miei poteri.
    Forse qualcuno mi ha sempre manipolato fin dall'inizio. Approfittando dei miei timori, delle mie incertezze, del mio carattere sempre docile e passivo.
    Ho paura di continuare ad avere paura, perché continueranno ad abusare della mia debolezza.

    Perciò decido di smettere di averne.


    «Col cazzo.»
    Mi tiro in piedi. Il mondo gira, gli occhi bruciano e lo stomaco urla, ma non importa. Accasciato contro una parete, riesco a rimanere in verticale.
    Tiro fuori gli occhiali aranciati dal taschino dei jeans. Ora va megl- che cazzo non ho più l'anello.
    Per un attimo rimango lì fisso, a guardarmi le mani come un coglione.
    Poi serro i pugni, e tutta la mia rabbia torna a concentrarsi sulla bestia.

    «A cosa dovrebbero servire, a rendermi nuovamente una sua pedina? Un ubbidiente burattino smemorato?»
    Un'occhiata sprezzante ai ciondoli per terra, prima di oltrepassarli. Passi barcollanti, la comica decisione di un ubriaco.
    Sono in un campo di contenimento, giusto? Sento la Tenebra pressata contro il mio spirito, pressata giù da una forza invisibile. È per questo che la mia anima non sanguina, sono in una prigione magica.
    Poco male. Possono tenere a cuccia la Tenebra, ma non fermeranno me.

    «Spiacente, ma non intendo toccare oggetti magici senza sapere cosa sono. Sono stufo di farmi manipolare.»
    Sei tu il famoso Bid'daum, dunque? Come sei basso!
    Raddrizzo bene la schiena. Non fai così paura, visto da quassù. Sei uno sputo che si regge insieme a stento, con un'anima messa peggio della mia.
    Sei patetico.

    «Perché non me la dice lei la verità, invece? Niente trucchi, niente inganni, niente frasi criptiche.»
    E magari io evito di masticarti quella merda che ti trovi al posto dell'anim- ugh. No, non dovevo nemmeno pensarci, mi è venuto un altro conato di vomito.
    Un secondo di stop. Una mano sulla bocca, un'altra a premere sullo stomaco.
    Scusa, Tenebra. Non ti darò da mangiare uno schifo simile, prometto...

    «Oh, ma se invece preferisce punirmi per la mia arroganza, faccia pure!» allargo le braccia, faccio un passo indietro «ha già rapito un cittadino di Laputa sotto la diretta protezione dell'Inquisitore Khatep. Vogliamo aggiungerci anche i reati di omicidio e occultamento di cadavere? I laputensi saranno estasiati dall'avere un smile pretesto diplomatico.»
    Un ghigno.
    «Ansioso di sperimentare il potere di quel migliaio di anime che hanno fatto esplodere?»

    Ho paura per te. Perché non ho nulla da perdere, ormai, nulla che mi controlli e nessuno che mi freni.
    E tu non hai mai visto Lazarus Lee veramente incazzato.


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    Edited by Zero - 1/12/2015, 12:10
     
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    Lo osservò in silenzio mentre vomitava sul pavimento. Gli ci volle qualche secondo di troppo per capirne il motivo: insieme ai ricordi, Lazarus aveva perso anche l’assuefazione al putridume della sua anima. Un primo impatto così improvviso non poteva che provocare una reazione simile. Il Castigo faceva vomitare, su questo non c’erano dubbi.

    Il ragazzo si alzò in piedi e iniziò a sfogare la sua frustrazione. Era una reazione prevedibile, che Bid’daum incassò senza battere ciglio. L’amnesia, sommata alla confusione del rapimento, aveva avuto effetti deleteri sulla sua capacità di ragionare. Era talmente disperato e con le spalle al muro da muovere addirittura delle provocazioni, nonostante non avesse in mano le redini della situazione. In circostanze diverse e nel pieno delle sue facoltà, era sicuro che Lazarus sarebbe riuscito a vendersi molto meglio.

    « Hai ancora il vizio di minacciare tirando in ballo cose su cui non hai il controllo. »

    Rispose alla sua ultima sparata con un tono un po’ annoiato.

    « Non so cosa ti abbiano detto i laputensi, ma credi davvero di essere improvvisamente diventato il loro protetto? Non ti hanno equipaggiato come un emissario intoccabile… a giudicare da quell’anello che ho fatto togliere ai miei artificieri, direi che ti considerano più come una cimice occasionale da far esplodere a distanza in caso di problemi. »

    Ovviamente aveva preso le sue precauzioni: una squadra di specialisti della Legione si era assicurata che l’albino fosse pulito prima che il Comandante si avvicinasse.

    « Perciò non cercare di fare il duro, e rilassati. Le circostanze mi hanno costretto a prelevarti all’improvviso, ma non avevo alternative per rendere possibile questo incontro. »

    Non emanava alcuna ostilità, nonostante tutta la bile - vera e figurata - che il signor Lee aveva buttato fuori.

    « Chiarito ciò, devo dire che in parte sono lieto che tu non abbia accettato senza fare domande: “non fidarti di nessuno” è stata la prima regola che ti ho insegnato. »

    Si dice che alcune esperienze restino incise nella mente in uno strato ancora più impenetrabile dei ricordi. Chissà se da qualche parte nella sua testa era davvero rimasto un imprinting comportamentale?

    « Sarà una lunga storia, ma ti racconterò cos’è successo nei periodi di cui non hai memoria. È iniziato tutto prima ancora che apriste la vostra filiale nel Distretto delle Luci. Tu e Gajeel Redfox siete venuti qui a Merovish a chiedere di me, sventolando l’annuncio che riporta la mia taglia sul suolo di Laputa. »

    Il metodo migliore, ma anche il più rischioso, per attirare l’attenzione del diretto interessato.

    « Volevi che t’insegnassi a manipolare gli spiriti, e in cambio offrivi i servigi della Seele. Su mio consiglio ti sei recato a Daleli e, grazie alla forte attività spiritica del luogo, sei riuscito a riconquistare la metà mancante della tua anima. A questo punto è cominciato il tuo apprendistato, durante il quale ti ho fatto prendere dimestichezza con le arti sciamaniche. Ti ho anche portato alla Libreria Perduta delle Cave del Sapere, da dove provengono tutti i testi che riesci a leggere ogni volta che chiudi gli occhi. »

    Parola dopo parola, con una sicurezza disarmante, il Comandante della Legione ricostruiva un passato fin troppo assurdo per essere un’elaborata menzogna.

    « In seguito sei finito invischiato nella raccolta delle anime per il tuo Sommo Inquisitore e me ne hai parlato, offrendoti di spiarlo per potermi riferire l’uso che ne avrebbe fatto. Bada bene, io non ti ho costretto a fare nulla, l’iniziativa è stata tua. Mi sono limitato a consigliarti il metodo per riuscire ad assistere al rituale. »

    Ai tempi si era detto intenzionato a sdebitarsi per gli insegnanti ricevuti, ma forse aveva avuto qualche altro motivo per imbarcarsi in un’operazione così rischiosa. Forse Lazarus voleva apparire meritevole ai suoi occhi, o magari voleva provare il brivido di camminare su di un filo sospeso sopra le armi di un intero Presidio.

    « Dopo la tua infiltrazione al Magisterium, i laputensi hanno scoperto che in qualche modo ero a conoscenza del loro segreto scomodo, e hanno ordinato il tuo arresto non appena avessi messo piede sulla loro isola. E adesso veniamo al motivo per cui non ricordi niente di tutto ciò… in breve, è stata ancora una tua idea. Hai voluto a tutti i costi tornare a Laputa e farti processare senza aver nessun ricordo di me. Non ho idea di cosa volessi dimostrare, ma ti ho lasciato fare. »

    Quando aveva concepito quel piano contorto, probabilmente l’albino non aveva immaginato in che stato si sarebbe ridotto a farsi sballottare tra due Presidi, totalmente inconsapevole delle macchinazioni avvenute dietro le quinte. Ne era valsa la pena? Solo lui avrebbe potuto stabilirlo.

    « Questa è la verità: non sei mai stato un mio burattino. Tutti i ricordi perduti si trovano in quei ciondoli. Ma non sei costretto a recuperarli: se preferisci rifiutare quanto ti ho detto, puoi uscire da qui col tuo piccolo anello e dimenticare questa storia. Sarebbe uno spreco immenso di potenziale, nonché l’occasione mancata per far compiere alla tua azienda un salto di qualità, ma se la tua volontà sarà questa… »

    Si tirò di lato, mostrando una porta pneumatica sul lato opposto della sala.

    « …io non ti fermerò. »

    Perché se c’era una cosa che aveva sempre lasciato al suo allievo, quella era la libertà di scelta.
    Ma purtroppo non poteva ricordarsi nemmeno di quello.

     
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    LAZARUS LEE.

    "direi che ti considerano più come una cimice occasionale da far esplodere a distanza in caso di problemi."

    «Rimango comunque un laputense.» ringhio in risposta. Implicazioni diplomatiche, hai presente? Sono un cittadino straniero sul tuo territorio, se sparisco e mi ritrovano in un fosso poi sono cazzi del tuo Presidio...
    Ma so che non è vero.
    Se io morissi, nessuno a Laputa batterebbe ciglio. "Finalmente" bisbiglierebbe Drusilia, mentre Khatep si chiederebbe se sfruttare la mia morte a fini politici o insabbiare tutto. Solo la giullare si degnerebbe forse di dedicarmi una lacrima, prima di tornare alle sue acrobazie.
    Grifis ha già cercato di uccidermi, con la nonchalance di chi sa che non verrei rimpianto.

    Rilassati, mi dice. Sì, come no.
    Torno ad accasciarmi contro un muro, ancora squassato dalla nausea. Faccio lunghi respiri, mi preparo ad ascoltare con attenzione.
    C'è familiarità nel modo in cui Bid mi apostrofa, la voce pacata e chiara. Risponde alle mie minacce con pazienza, senza rimanerne infastidito.
    È gentile.
    Mi sta certamente ingannando.




    «Non le credo.»
    La sua storia non ha il minimo senso.
    Punto. Non può esserci nulla di vero in ciò che ha detto, è tutto così... Esagerato.
    Lazarus Lee, il potente sciamano nero. Il Signore del Male, allievo prescelto dal malvagio più malvagissimo di tutta Endlos. Lazarus Lee che trolla i laputensi per il puro gusto di farlo, danzando sul filo del rasoio. Lazarus Lee che elabora piani in stile Death Note, facendo a pezzi la propria memoria per il puro gusto di continuare a giocare.
    Sta cercando di lusingarmi, di convincermi di mia volontà a raccogliere quei pendagli. Non so perché, forse si diverte a torturarmi e basta.
    Mai fidarsi di nessuno.
    Vorrei che Gressil fosse qui, che urlasse a Bid'daum "tu menti!" e gli soffiasse contro come il Gatto Bugia di Saga. Ma non posso fidarmi nemmeno di lui, in realtà.
    Non si è presentato al processo. Per quanto ne so, il gremlin potrebbe essere l'evil mastermind dietro tutta l'operazione.
    Labbra che tremolano, trattenendo una risatina.


    «C'è un buco di logica grande più o meno... Così» allargo le mani «nella storia che mi ha raccontato.»
    Il buco di logica è largo due volte me.
    Deglutisco, rialzo il capo per fissare lo sciamano negli occhi.
    Iridi rosse, sclera gialla. Ha lo sguardo di un gattaccio assassino, ma... Non mi fa paura.
    In lui non vedo nulla del mostro che ha descritto Khatep.

    «Non mi ha detto perché l'avrebbe fatto. Cosa ci avrebbe guadagnato lei nell'addestrare un piccolo signore del male?»
    Dice di avermi condotto a Daleli, di avermi insegnato questo e quell'altro, ma... Per quale motivo?
    Impossibile che i servizi di un'azienda neonata gli abbiano fatto gola. E se quel che ha detto è vero, l'idea di dar fastidio ai Laputensi è venuta a me in mezzo all'addestramento.
    Non vedo alcun vantaggio nella sua linea d'azione; nessuna logica nel trattamento che dice di avermi riservato.
    Io, allievo del Castigo. L'unica opzione possibile è solo una...

    «È davvero così divertente vedermi soffrire?» mormoro, la voce strozzata. Mi sforzo di ghignare, ma il mio è il sorriso fragile di una vetrata macchiata di nero.
    Dev'essere stato tutto un gioco, uno "stritoliamo il giocattolo finché non si spezza".
    (Però non mi sono spezzato.)
    Deve aver riso della mia ingenuità, del piccolo nerd che voleva essere un Signore del Male.
    (Però ha parlato di potenzialità.)

    Una scrollata di spalle. Attendo la sua risposta, ma in realtà ho già deciso che mi chinerò a raccogliere quei pendagli.
    Perché la scelta che mi ha offerto non è veramente tale.
    Tornare a Laputa. Tornare ad essere quello cattivo e tenebroso, da tenere sempre sotto osservazione. Quello che non può fare niente, oltre ad essere l'obbediente cagnolino di Khatep. Trattato bene, per carità, ma senza la minima possibilità di fare carriera.
    Di essere veramente accettato.

    No.

    Voglio capire.
    Ricordare.
    Sapere.

    Lui almeno me l'ha offerta, una scelta - vera o finta che sia.
    A Laputa ho avuto solo costrizioni.

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    Mancava un tassello in tutta la sua retrospettiva: la motivazione. La ragione per cui aveva accolto sotto la sua ala scheletrica uno smidollato che giocava con forze più grandi di lui. Incrociò le braccia e gli rivolse uno sguardo affilato.

    « Sapevo che nel breve periodo non ci avrei guadagnato molto, ma la situazione cambia se si guarda sul lungo periodo. »

    Un businessman come il signor Lee avrebbe certamente capito il significato di un investimento.

    « Ho scommesso sul tuo potenziale e su quello della tua azienda, tutto qua. Ho avuto modo di osservare alcuni dei tuoi sottoposti - Azazél, Shalysanne e Jack Bloodheart, nello specifico - e devo dire che siete ancora piuttosto acerbi come gruppo. Ma lavorando su di te, che sei il loro capo, potrei aiutarvi a coprire un ampio margine di miglioramento. »

    Aveva risposto al suo dubbio, ma così facendo sollevava altre domande non meno pressanti. Forse c’era un motivo sottostante alla sua volontà di puntare tutto su di un’agenzia di mediazione spirituale. Un’esigenza primaria per istruire un giovane talento sullo Sciamanesimo Nero.

    Possibile che il Castigo stesse preparando il terreno per qualcosa?

    « E sì, devo dire che le tue sofferenze sono un buon intrattenimento – ma non tanto per l’agonia in sé, quanto invece per quello che sei in grado di ottenere ogni volta che le superi. »

    Vide il suo allievo tornare verso i ciondoli. Ancora una volta non lo avrebbe deluso. Il cerchio si sarebbe finalmente chiuso, e il piano architettato per farsi beffe di un intero Presidio sarebbe giunto a compimento.

    « Bentornato a Merovish, Lazarus. »

    Bentornato nel tuo mondo.

     
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    LAZARUS LEE.

    Sono un investimento, a quanto pare. È per questo che si comporta così con me? Sono un bene troppo rischioso per rischiare di perdermi?
    Ma allora perché è disposto a lasciarmi andare?

    Fisso i pendagli, la mano ferma a pochi millimetri dal cristallo. Lo guardo vola alla porta pneumatica.
    Mi immagino di attraversare il portone, Bid'daum immobile sullo stipite. "Potenziale sprecato" sibilerebbe, nel vedermi andare via.
    Qualsiasi scelta io faccia, finirò per deludere qualcuno. Inutile pensare al giudizio altrui, quindi.

    Io cosa voglio in tutto questo?

    Scelgo di stringermi quei cristalli contro il petto, e iniziare a ricordare.
    Scelgo di non essere più un bambino che piange.







    Ricordo quando sono andato a Merovish per la prima volta, stringendo Gajeel con una mano e un volantino con l'altra.
    Quanto sono stato stupido!
    Andare a caccia di un ricercato laputense dopo aver aperto una sede nel Presidio Errante. A cosa stavo pensando, esattamente?
    Non certo al bene dell'azienda. Cercavo solo l'adrenalina, il gusto di rischiare come se non avessi nulla da perdere.
    Le mie pulsioni suicide finiranno mai di stupirmi?
    Quanto sono stato stupido!
    Ma anche visionario, ambizioso, audace. Ho mostrato le palle, sono andato a stanare una bestia nella sua tana e l'ho costretta a guardarmi negli occhi.
    Ho avuto paura, ma ho sempre saputo che avrebbe funzionato.
    Un rischio calcolato. Avventatezza per attirare l'attenzione
    La certezza che ne valesse assolutamente la pena.
    Ricordo Daleli, il trip allucinogeno in mezzo al deserto. Gli spiriti, il dolore, la mia mezz'anima tirata fuori a forza dalle profondità del limbo.
    "Divorala."
    Cosa ho risvegliato?
    È in quel momento che la Tenebra ha iniziato a svilupparsi, diventando sempre più grande e cattiva.
    Ha iniziato ad avere FAME.
    Ho mai pensato a quello che la Tenebra può avermi fatto, a livello psicologico?
    Sono sempre stato ossessionato dal buio, dalla morte, dalla mancanza di ogni senso nella vita. Sono i pensieri nichilisti di un ragazzino viziato, o i riflessi allucinati di quello che ho dentro?
    Forse sono malato e non l'ho mai capito, infettato da concetti troppo profondi per la mente umana. E se ero così miserabile e triste anche quando era in stato dormiente...

    ...Cosa mi accadrà ora che sta crescendo?
    Cosa ho risvegliato?
    Qualcosa di antico, viscido e meraviglioso. Qualcosa che è figlio degli eoni eppure è parte di me, metà perfetta della mia essenza bacata.
    Sono poteri che un essere umano non dovrebbe utilizzare. Ed è così ESALTANTE poterlo invece fare, essere l'amante della notte e il figlio del Nulla stesso.
    Nessuno riderà mai più di me. Nessuno oserà più pensare che sono inutile e rotto.
    Mi rifiuto di farmi dire ancora una volta "Lazarus, ci stai andando troppo piano".
    Ricordo quando ho divorato quell'infante.
    È stato orribile. Mi viene la nausea solo a pensarci, io...
    Sono davvero così insensatamente crudele? So di essere un bastardo senza morale, ma credevo di avere dei limiti. Limiti dettati dal mio stomaco, dal mio essere un rammollito tremolante, dal non voler fare qualcosa di così... Grave. Un'azione priva di cause ma con un milione di conseguenze.
    Ci sarà pure del buonsenso in me. Una vocina che ogni tanto mi dica "ora basta".
    Un barlume di umanità...
    È stato orribile, sì. E allora? Tutta la vita è orribile! Non c'è morale, non c'è senso, non ci sono regole e non c'è logica. C'è solo un pozzo nero in cui scivolare, e il mio unico obiettivo è RIDERNE mentre continuo a cadere.
    Perciò chiamatemi mostro, bastardo, figlio di puttana, abominio. Disprezzatemi con tutta la vostra forza, sentitevi al sicuro nei vostri fortini di convinzioni.
    Alla fine finiremo tutti sotto lo stesso suolo. E come litania funebre, avremo solo il silenzio cosmico di un Dio che dice "non me ne frega niente".
    Ricordo la biblioteca, il dolore, la visita a Kerak. Ricordo complotti sussurrati nel buio di una prigione e maledizioni urlate in mezzo alla sabbia. Ricordo quando mi hai insegnato a giocare a Poker, quando ti ho detto "ti voglio bene", e tutte le volte che ti ho ringhiato in faccia.



    Io.

    Ricordo.

    Tutto.


    Rido.
    È una risata che inizia piano, strozzata dalla mia posizione: inginocchiato con la fronte contro il pavimento, riesco a malapena a gorgogliare qualche vocale.
    Raddrizzo la schiena, volgendo lo sguardo al soffitto, e allora la risata si allarga. È una sghignazzata a pieni polmoni, il liberatorio urlo di un giullare che scopre di essersi ingannato da solo.
    È una risata lunga, e piena di soddisfazione. Rido finché non mi trovo ad ansimare, i polmoni totalmente privi di aria. Rido finché non mi sento il petto dolorante e il cuore che mi batte a mille.
    «...Ah.»
    Mi rialzo in piedi, piano piano. Mi sfrego le palpebre sotto gli occhiali, cercando di togliere le ultime chiazze nere.
    Lazarus Lee non piange più, ora.
    Il vecchio Lazarus Lee è morto.

    EYelSip
    «Just as planned.»
    HO SEMPRE SOGNATO DI DIRLO.


    «Mi sento... Così strano.»
    Mi sto fissando le mani, rigirandole. Dorsi e palmi, dorsi e palmi. Sono sempre le mie, nodose e pallide e con le dita troppo lunghe, ma io non me le sento mie. Eppure sono sempre uguali!
    Devo essere io ad essere cambiato.
    Cresciuto.
    «È come se mi fossi svegliato dopo un coma di mesi.» mormoro, ma non è del tutto corretto. L'altra persona che sono stato fin'ora è comunque me, e mi sento ancora notevolmente confuso.
    Penso che "delfini" sia un paragone più calzante. So che dormono con solo un lato del cervello alla volta, così evitano di affogare.

    «Ah, ciao!»
    Mi volto di scatto verso Bid. Mi pare di star dimenticando qualcuno!
    «Non posso dire che mi sei mancato perché in realtà mi ero scordato di te, ma in un certo senso ho sentito la tua mancanza.
    Sto cercando di ricordarmi se ti odio o cosa.
    » inclino il capo «Ma sono felice di rivederti.»
    Sorrisone da orecchio a orecchio.
    Sono felice. Davvero. Presente quando fissi un cane e anche lui ti fissa e ti senti proprio il cuore che si scioglie?
    Gioia pura e semplice. Pensavo che per l'insensibile me funzionasse solo con gli animali, ma a quanto pare provo dei sentimenti anche per questo buffo omino cornuto.

    «Devo controllare se la Seele è ancora in piedi, raccontarti Cose, informarmi sul Nord, cercare Gressil... C'è un mucchio di roba da fare!»
    Così tanti punti esclamativi, eh? Perdona l'eccitazione, Bid, è che mi sento così iperattivo. Cose da fare ovunque! Però magari la smetto di urlare, sì. Ora poi riesco ad avvicinarmi a te senza problemi, dopotutto, l'aura non mi dà più fastidio allo stomaco. Anzi, è un putridume piacevole, dopo aver subito per mesi le lucine della mummia.
    «Hai spiato Az, Shaly e Jack hai detto? Devi assolutamente dirmi cosa hanno combinato! Oh, ma prima devo parlare con Khatep!» giungo le mani «Mi dovresti ridare l'anello. Cioè, non so ancora bene cosa dirgli, ma improvviserò. È complesso. E poi devo trovare un piano per toglierlo, di nuovo, l'anello, ma definitivamente. Questa stanza è magica, vero?» mi guardo intorno «Non voglio vivere per sempre in una boccia per pesci. Potrei, potrei, potrei...»
    Socchiudo gli occhi. Momento di calcoli, libri da sfogliare e nozioni da recuperare. Ho studiato a lungo quel dannato cerchiolino di metallo, avevo già elaborato qualche metodo per...
    Riapro gli occhi.

    «Ti spiego il piano.»

    Io ho sempre un piano.

    _ __ ___ ____________ ___ __ _


    Un'ora dopo, più o meno.


    Di nuovo in mezzo ai cunicoli, con l'anello al dito e un mucchio di casino in testa. Il casino di ora è organizzato, però, non macchiato più da sentimenti inutili come la paura.
    Ho un piano. Inizia con l'urlare "Intet! Mi senti?" ma solo nella testa, cercando di ricollegarmi al famiglio di Khatep. Ho perso il senso del tempo, ma immagino che il collegamento sia stato interrotto per almeno un paio d'ore.
    Sono stato rapito, gli spiego velocemente. Nell'Upperdark! Ma ora è tutto chiaro, ho di nuovo i miei ricordi e so chi sono, gli dico.
    Ora sono pronto a spiegare. La verità, tutta la verità, nient'altro che la verità.

    "Io sono il figlio del Castigo."



    Passi molto lenti. So dove sono, questo è il tipo di oscurità attraverso cui riesco a vedere. Non sono molto distante da Merovish, ma preferirei terminare questa conversazione al buio.
    È uno scenario molto più affascinante.
    "L'idea di spiare voi Laputensi è sempre stata mia, papà mi ha aiutato solo nella realizzazione. Solo che poi ha deciso di sputtanarmi totalmente il piano, usando quello che avevo scoperto per suo divertimento, quindi abbiamo litigato e io ho deciso di cancellarmi la memoria."
    Ahh, questi litigi padre-figlio. Si sente che sono ancora incazzato? Perché sono ancora incazzato.
    Avremmo potuto scatenare il Caos con quell'informazione! Rivoltare l'Est contro Laputa, scatenare una nuova guerra civile. Ma lui ha preferito farsi una risata, cieco ad ogni conseguenza a lungo termine.
    Forse è stata pura avventatezza. Follia.
    Forse creare il Caos per il puro gusto di farlo non è mai stato il suo obiettivo, al contrario di quel che crede Khatep.

    "Volevo capire come fosse vivere come voi Laputensi, senza pregiudizi. Capire se esistesse un altro mondo oltre a quello a cui ero abituato.
    Ho dovuto ingannare persino me stesso perché il piano funzionasse, ma... Volevo davvero provare a cambiare.
    "

    Potrai mai perdonarmi?


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    Edited by Zero - 3/12/2015, 14:04
     
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    Le sabbie del tempo.

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    Plans…


    within plans.

    Ma certo che ti sento.
    Mi senti tanto mancato in questo tempo, tanto davvero.


    La voce melliflua del piccolo drago ti risuona nitida nella mente non appena ti metti a sbraitare, per poi farsi immediatamente silente quando ti metti a spiegare tutto ciò che ti è successo per filo e per segno.
    Non senti nulla, non una voce e non un solo senso di approvazione né tantomeno disapprovazione, soltanto quegli occhi di brace che ti scrutano fin nei più profondi recessi dell’anima.

    Io sono il figlio del Castigo.
    L'idea di spiare voi Laputensi è sempre stata mia, papà mi ha aiutato solo nella realizzazione. Solo che poi ha deciso di sputtanarmi totalmente il piano, usando quello che avevo scoperto per suo divertimento, quindi abbiamo litigato e io ho deciso di cancellarmi la memoria.
    Volevo capire come fosse vivere come voi Laputensi, senza pregiudizi. Capire se esistesse un altro mondo oltre a quello a cui ero abituato.
    Ho dovuto ingannare persino me stesso perché il piano funzionasse, ma... Volevo davvero provare a cambiare.


    Una creatura si forma appena oltre il tuo arco visivo, anche se non sai bene se possa essere reale o meno, sicuramente pare più un allucinazione che non una solida realtà.
    Se decidessi di osservarlo, l’umano appena creato potrebbe quasi somigliarti: la pelle e i capelli sono bianchi come la neve, il completo è anch’esso bianco e con esso il cappello, i guanti, le scarpe e persino il bastone da passeggio.
    L’unica nota di colore sono gli occhi, rossi come il fuoco che muore.

    Bravò, Lazarus, bravò.


    Intet ti applaude lentamente, il bastone da passeggio tenuto sotto al braccio perché non cada.

    Suppongo che la vecchia ciabatta avesse ragione, hai davvero un talento per i piani diabolicamente machiavellici.
    Mi piaci.


    L’”umano” ti gira attorno pigramente, camminando e facendo roteare per gioco il suo candido bastone da passeggio, di quanto in quanto noti che ti lancia delle occhiate furtive come se ti stesse valutando.
    Come se stesse decidendo come procedere, decidendo come giudicarti, decidendo se ucciderti lì in quel preciso istante lasciandoti ad agonizzare nella tua stessa energia vitale che lentamente abbandonava il tuo corpo.
    Lo vedi mordersi leggermente il labbro, come se la prospettiva di farti morire in quel modo atroce in qualche modo lo eccitasse.

    E dimmi, piccolo Lazarus dal grande potenziale, cosa farai adesso?.
    Da un lato c’è Bid’Daum, tuo padre…per favore…pensavo avessimo superato queste piccole bugie, no?
    Come dicevo, tuo padre che è uno sciamano potentissimo, dicono il migliore, che probabilmente potrà aiutarti a sviluppare i tuoi poteri sciamanici letali…


    Un sorriso affilato si disegna sulle labbra sottili della creatura, mentre il cilindro bianco torreggia sulla sua testa e i suoi occhi si puntano suoi tuoi.

    …ciò ti risparmierebbe di dover fare tutto da solo sfruttando quell’infinita libreria che ti ritrovi nell’anima, piuttosto comodo questo è certo.
    Sono sicuro anche che aiuterà in questo nuovo mondo che è la magia della luce, sarà certamente capace di insegnarti tutto ciò che c’è da sapere…dato che la tua biblioteca è così sfornita a riguardo.


    Era una supposizione, naturalmente, ma la magia della luce era una cosa estremamente rara nel multiverso e praticata sporadicamente al di fuori di Nehekhara, era estremamente improbabile fosse trattata in modo esaustivo.

    Certamente è disposto a scommettere su di te contro i pronostici del proprio Alfiere e a difenderti davanti a chi non vorrebbe altro che eliminarti sbrigativamente.
    Sicuramente si batterebbe per te, assicurandosi che al tuo ritorno a casa tu possa passare dall’essere considerato una minaccia a una risorsa, evitandoti ripercussioni negative per il tuo operato passato.
    Che padre premuroso che ti ritrovi, vorrei tanto che fossimo stati tanto fortunati.


    Con posa incredibilmente teatrale Intet si portò una mano alla fronte, allungando l’altra come per allontanare qualcosa.
    Gli piaceva quella forma, in essa poteva dare libero sfogo al suo senso del melodramma.

    Dall’altra invece Khatep, che non ha fatto niente per te a parte avere tanta considerazione di un lavoro fatto con astuzia e ingegno, a rischio della vita e con molto dolore, da mandare tutto a puttane solo per farsi una risata, distruggendo l’operato della tua azienda, brandendoti come traditore e fondamentalmente distruggendo gran parte di ciò che hai costruito; per una risata.
    Gran stima per il lavoro altrui senza dubbio.


    Un dito portato alle labbra mentre il volto bianco assume un’espressione stupita.

    O forse li confondo?
    A volte faccio fatica a ricordare chi ha fatto cosa…ma tu no vero?
    Quindi, piccolo grande Lee, cosa farai ora?.

     
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    LAZARUS LEE.

    Qualche minuto prima.

    Fuori dal campo magico, ma prima di riprendere il collegamento con Khatep. Un impulso telepatico, i fili della Tenebra che vengono tirati come stringhe di un marionettista. Stattonano i miei ragazzi ancora imbucati a Nord, facendo risuonare un quesito nelle loro testoline dannate:

    "Ragazzi miei? Sondaggio d'opinione velocissimo: se dovessimo farci sbattere fuori permanentemente da un presidio, preferireste rimanete a Laputa o a Merovish?"
    Perché mi sa che sto per farsi sbattere tutti fuori da un presidio.

    "I LAM puzzano." è la prima risposta che mi arriva.
    Sorrido. Shalysanne e la sua lingua di vetro.

    "MEROVISH PERCHÈ C'È L'ARENA E POSSO PICCHIARTI."
    Un ruggito. Gajeel.

    "Merovish."
    Jack. Nessuna esitazione.

    "Vista la divergenza d'idee tra lo reame sospeso e quello delle cave, io propendo la nostra casa sia tra le sabbie."
    Sionn, un ragazzo che ha letto troppo Tolkien da giovane.

    Seguono piagnucolii e insulti indistinti. Penso sia Azazel che mi manda a fanculo.
    Ah, una filiale in meno! Profitti in meno! Sciagura e disperazione!
    Che vicepresidente responsabile.
    Nessuna risposta da Morfeo e da Akio. Il primo era prevedibile, ma che ne è del ragazzino?
    Come se non avessi già abbastanza preoccupazioni...

    _ __ ___ ____________ ___ __ _



    Intet. Non l'avevo mai visto in questa forma pseudo-umana, tutto candore e sguardi come braci.
    Non mi piace.
    Odio le persone troppo bianche. Odio anche il modo in cui mi sta girando intorno: pare un felino in cerca dell'angolazione ideale per saltare addosso alla sua preda. Perché non ha creduto alla cosa del padre, poi?
    Uhmmm, forse per via del corno.
    «Padre adottivo.» correggo annoiato, come se davvero non ci fosse bisogno della precisazione.
    Mi è venuto spontaneo parlare, avendo Intet qui davanti agli occhi. Ma torno subito al linguaggio della mente, perché a Merovish anche i sassi hanno le orecchie.
    Non penso che Bid apprezzerebbe questa conversazione.

    "Vuoi la triste storia della mia vita? Sono naufragato da ragazzino. Bid mi ha trovato, ha visto la Tenebra e ha capito che avevo potenzialità. Si è preso cura di me, a modo suo."
    Mi ha insegnato a giocare a poker.
    Mi ha tenuto la mano quando sono andato per la prima volta nei piani dello spirito.
    Quando mi sono quasi ucciso, ha passato giorni a rattopparmi l'anima con pazienza. E nonostante il suo animo violento, non ha mai alzato un dito su di me, mai (con mio gran rammarico).
    Chiamatelo mostro, io lo chiamo papà.

    "Esattamente come ha fatto Khatep.
    Non posso schierarmi: sono entrambe persone importanti per me. Non puoi chiedermi di sceglierne uno e iniziare a odiare l'altro...
    "
    Pondero brevemente come sarebbe, in un momento in pieno stile Sliding Doors.
    Schierarsi dalla parte di Khatep.
    Tornare a Laputa con preziose informazioni su Merovish e su chi la governa. Lavorare per il Presidio Errante, tenendosi stretta la nausea e il disprezzo per i loro pseudo-ideali.
    Studiare la Luce con Khatep, scoparsi la giullare, cercare di non farsi odiare da Drusilia. Stare lontano dal falchetto.
    La sede su Laputa che prospera. Sempre sotto osservazione, sempre disprezzati, ma con bei soldi nelle tasche e tante anime fresche.
    Controllati a vista, ma soddisfatti.

    Schierarsi dalla parte di Bid.
    Macchinazione politiche ed intrighi. Insultare i Laputensi per il mero gusto di farlo.
    Addestramenti, sciamanesimo, dolore. Esperimenti nei sotterranei, le urla degli schiavi.
    Il dolore, sempre il dolore. Ma anche bere intrugli con Zimmer ed il biondino, giocare a carte con Bid, formattare per l'ennesima volta il pc di Ariste.
    Anarchia. Caos e pace.


    "...No, non è che non posso.
    Io non mi voglio schierare.
    "
    Incrocio le braccia, sostenendo lo sguardo di Mr. White.
    "Qualsiasi presidio io scelga, la Seele finirebbe coinvolta in macchinazioni politiche e giochi di potere che non la riguardano. Prendere per il culo voi Laputensi è stato divertente, lo ammetto, ma... Ora basta giocare."
    La carriera politica non è veramente il mio obiettivo. Morirei di noia nell'essere un ufficiale come Khatep, sommerso costantemente da burocrazia e impegni.
    Già a stento riesco a star dietro alla contabilità della mia azienda.
    " Tra Bid'daum e Khatep, io scelgo me stesso.
    Non so ancora bene cosa farò, ma intendo provarci da solo.
    "
    La Seele è cresciuta, ormai. Basta maestri, basta esperienze da stagista. Basta persone che ti insegnano le cose solo per poterti sfruttare.
    Non so se ci sto andando troppo piano con tutti, come al mio solito, o se sto mandando tutti affanculo. Però mi piace, questa strana idea.
    Volto le spalle a Intet e riprendo a camminare.

    "Per iniziare... Pensavo di auto-esiliarmi volontariamente dal Presidio Errante."
    Un pensiero scandito con calma, un'ipotesi che suona strana anche a me.
    "Come segno di non ostilità.
    Siamo sinceri: Laputa non è luogo per me. Troppi ideali, troppe regole in cui non mi riconosco. A me non piace viverci, né mi sentirei mai accettato. Del Presidio non me ne frega niente, ma mi piacerebbe rimanere in buoni rapporti con il tuo padrone.
    Se tornassi, lui finirebbe per scontrarsi con Drusilia pur di proteggere me. Gli creerei solo problemi.
    " scuoto il capo "Meglio che io sparisca, per poterlo semmai aiutare in maniera meno ufficiale. Tu cosa ne pensi, Intet?"
    Mi spiace che il mio primo discorso da persona adulta e indipendente sia così pacato. Vorrei urlare con più convinzione, sboroneggiare un poco, ma Intet continua ad avere il potere di uccidermi con uno schiocco delle sue dita scheletriche.
    Devo stare attento.
    Devo restare vivo.


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    [Auspex spirituale | anti-auspex spirituale | +10% energia | manipolazione delle ombre gdr-only]

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    [Cast da altre tecniche/evocazioni | percezione pericoli | bugie perfette | percezione attive psioniche | conoscenza di demonologia&sciamanesimo | resistenza al dolore]



    Edited by Zero - 4/12/2015, 01:11
     
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    Death is only the beginning.

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    Choose to not choose…


    …it’s its own choice.

    Quando cominci a raccontare la “triste storia della tua vita” la creatura ti lascia parlare, ma dallo sguardo annoiato capisci facilmente che se gli avessi lasciato il tempo di rispondere avresti ricevuto una secca negazione.
    Non gliene fregava niente del povero e piccolo Lazarus, tanto più che il fatto che Bid’Daum sia il tuo padre adottivo o meno semplicemente non gli interessa.
    Ci sono ben altre cose che premono al piccolo Intet.

    Vediamo vediamo se ho capito bene…


    La voce del drago è melliflua come sempre, sebbene il suo sesto senso avverta una profonda nota di pericolo in quel tono altrimenti tanto affabile.

    Scegli di non scegliere, molto astuto, ma allo stesso tempo “autoesili” da Laputa…che pare molto un modo carino per dire che non tornei mai più indietro.


    L’uomo procede assieme a te, senza camminare ma rimanendo sempre nello stesso punto del tuo campo visivo, in fondo è una proiezione nella tua mente.

    Qualcosa del tipo “resterò in giro, fuori dai Radar di Laputa, senza ripagare minimamente l’aiuto che mi è stato dato, il supporto e l’appoggio.
    Oh non preoccupatevi, non sarei una minaccia…promesso…infondo non ho elaborato un piano diabolico e quasi suicida per rubare informazioni e uscirne pulito, informazioni che ho poi consegnato nelle mani di un perfetto imbecille, ma che avrebbero potuto causare enormi danni nelle mani di qualcuno senza il putridume nel cervello.”
    E in tutto questo noi dovremmo fidarci di te…sulla parola.


    Il sorriso di Intet lascia scorgere l’unica parte che aveva scelto di mantenere draconica, le file di denti seghettati e acuminati fanno bella mostra di se in quelle fauci perfettamente capaci di lacerare la carne e spezzare le ossa.

    Magari senza sfruttare il trucco della camera magica, o qualsiasi zona di magia morta in cui tu sia stato, per poter trovare il modo di ricucirti lo spirito ed evitare la morte togliendoti l’anello.
    Sempre sulla parola.


    Il bastone vola rapidissimo verso il tuo fianco, attraversandolo completamente innocuo.

    Non mi pare di aver sentito anche una sola ragione per cui dovrei lasciarti vivere, naturalmente potrò sbattere in faccia al mio padrone il fatto che su di te avevo ragione io e potrò farlo per molto, molto tempo, ma non è proprio sufficiente.

     
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    LAZARUS LEE.

    Minacce, minacce, minacce.
    Un sospiro annoiato. Sempre la solita storia, eh? Però belle, le zanne da squalo; quelle sono nuove. Chissà come dev'essere farsi mordicchiare da una simile dentatura...
    Momento di flash sconci. No ok, è passato.

    "Non mi ucciderai perché sai che nell'ultima ora ho elucubrato almeno tre piani diversi per neutralizzare il tuo piccolo anello senza morire."
    Sono cinque, per la precisione.
    "Avrei potuto toglierlo ore fa con l'aiuto di Bid, e sparire senza farmi mai più rivedere. Ho insistito io per rimettermelo, perché volevo chiarire le cose."
    Che discorsi fastidiosi, tutte queste chiacchere su sentimenti e buona volontà. Vorrei farle senza guardare Intet, perché mi imbarazzano abbastanza, ma lo stronzo continua ad apparire ai margini del mio campo visivo.
    Prossimo passo: diventare meno umano. Le emozioni sono così fastidiose.

    "Voglio ripagare il mio debito col tuo padrone.
    Bid potrà anche essere il mio padre degenere, ma Khatep è il mio maestro. Mi ha preso sotto la sua protezione, nonostante tutti i casini che ho fatto. E ha cercato di farmi da guida, nonostante la certezza che prima o poi lo avrei tradito di nuovo.
    Ha voluto credere in me anche se non c'era nulla in cui credere. Lo ammiro molto per questo.
    "
    Un debole sorriso. È stato molto carino nel prendermi come allievo, davvero. Mi è piaciuto per studiare con un istruttore normale, anziché con uno che per insegnarti a nuotare ti getta in piscina legato mani e piedi.
    Khatep è una persona a posto, a modo suo. Il problema è tutto l'ambiente che gli sta intorno.
    Laputa.

    "Ma dopo tutto quello che ho scoperto... Non credo che tornare a Laputa sarebbe il modo migliore per ripagarlo. Lui rischierebbe contrasti sempre peggiori con l'Alfiere, mentre i miei amici qui a Sud mi considererebbero un traditore.
    Mi sentirei ancora meno onesto del solito. E non sarei molto utile se qualcuno finisse per ammazzarmi, non credi?
    "
    Storco la bocca. Oh, in realtà lo sarei.
    Khatep potrebbe prendere la mia anima al volo e metterla in una gabbietta. Schiaffarmi in una vergine di ferro in cui soffrirei per l'eternità, salvo venir ritirato fuori quando serve la consulenza di una mente sveglia. Una palla 8 spirituale, di quellle che agiti per ottenere frasine criptiche.
    Briiividi.

    "Sto offrendo al tuo padrone la possibilità di avere un agente privo di identità. Qualcuno che lavori in contesti in cui i LAM non possono agire, e che non debba rendere conto al volere di Drusilia. Qualcuno che conosca lo sciamanesimo più nero, che non è esattamente il campo di Khatep, e che è schifosamente bravo nell'ordire piani macchiavellici."
    Mi passo una mano tra i capelli. Avanti, sono il consulente ideale quando si tratta di trollare il mondo! Chi ti rimarrebbe oltre a me, mummietta? Il cane dei LAM, il falchetto, la giullare?
    Prova a fare una sessione di brainstorming con Jester senza uscirci scemo, dai.

    "Mi offro di lavorare per Khatep, anziché contro di lui.
    La mia mente geniale al suo servizio. In cambio chiedo solo di allontanarmi da un presidio che non mi piace, e in cui potrei fare solo disastri.
    Così facendo perderei anche una sede della Seele, ci tengo a sottolineare. Metà della mia attività. E tutto questo quando avrei potuto togliermi l'anello e scappare ridendo con Bid.
    "
    "Lavorare" non vuol dire farsi sfruttare, eh - l'ho detto, il tempo di fare lo stagista è finito. Ma voglio rimanere in buoni rapporti con la mummia, e se ciò significa fare qualche lavoretto per lui ogni tanto... Così sia.
    Quello che ho veramente imparato da Bid è che non posso diventare come lui. Sono troppo razionale per la sua furia, troppo raffinato per la sua potenza cieca.
    Gli insegnamenti del Castigo vanno integrati con quelli del suo opposto. Solo così riuscirò a superarli entrambi.

    "Quindi si, ti sto chiedendo di credermi. Sulla parola. Perché sai benissimo che per uno stronzo amorale come me, la sincerità è l'unico valore che abbia una qualche importanza." concludo, guardando la proiezione di Intet negli occhi.
    Chissà se Khatep ci sta ascoltando.

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    ♦ Damned Soul
    [Auspex spirituale | anti-auspex spirituale | +10% energia | manipolazione delle ombre gdr-only]

    ♦ Dangerous Mind
    [Cast da altre tecniche/evocazioni | percezione pericoli | bugie perfette | percezione attive psioniche | conoscenza di demonologia&sciamanesimo | resistenza al dolore]

     
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