From bones, flesh.

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    With great power…


    …comes great possibilities.

    Laputa, Latifondo, Albero Casa, VIII Piano: Laboratori.

    Aveva requisito i laboratori dell’Albero Casa per quasi una settimana, lavorando ininterrottamente al suo piccolo progettino.
    Uno dei vantaggi di essere morti era di non subire affatto al spossatezza fisica, una caratteristica che era assolutamente intenzionato a mantenere.

    Eccolo lì, sul tavolo, quello che sarebbe diventato il suo nuovo corpo.
    Costruito esattamente com’era stato lui nella sua giovinezza, duemila e qualche cosa anni prima; la pelle olivastra, gli occhi dai colori diversi, la barbetta che era stata il suo orgoglio di giovanotto, aveva mantenuto persino la cicatrice che gli correva lungo l’occhio sinistro, quello color miele, poiché era un eterno monito a non abbassare mai la guardia.
    Era estremamente contento del proprio lavoro, l’aveva fabbricato a partire da materiale arcano che aveva successivamente infuso di puro mana della luce perché entrasse in risonanza con il tipo di energia che sarebbe poi andato ad ospitare.
    Nulla di particolarmente difficile per un incantatore del suo calibro, ovviamente, ma era stato comunque un procedimento incredibilmente lungo e la rarità delle componenti aveva portato via una discreta parte del suo patrimonio personale sebbene della cosa non gli importasse assolutamente nulla.
    Non era certo una cosa stupida come il denaro che avrebbe potuto fermarlo.

    Intet lo osservava incuriosito, sapeva che sarebbe stata solo questione di tempo prima che il suo padrone si stancasse di quella specie di carcassa scheletrica che si portava dietro e aggiornasse il proprio corpo con qualcosa di più consono.
    Onestamente aveva sperato nell’aggiunta di laser, ma a Khatep piaceva il vecchio se e non c’era senso nel discutere con lui quando ormai aveva preso una decisione.
    In ogni caso il momento dei rituale stava per avvicinarsi, tutti i simboli arcani erano in ordine e non restava che attendere il mezzogiorno.

    Mezzogiorno



    Il momento era finalmente giunto, ora che il potere della luce era al massimo era possibile incominciare la procedura.
    I collettori magici che aveva disposto all’esterno dell’Albero Casa cominciarono subito ad inviare la carica immagazzinata durante la giornata al suo cristallo di risonanza, che a sua volta convogliava il potere direttamente nell’Antico, che lo usava per alimentare la magia che gli avrebbe permesso di dare un nuovo burattino alla sua anima immortale.

    Le cose sembravano andare piuttosto bene all’inizio, uno a uno di fili di potere arcano che univano il suo spirito con la vecchia carcassa scheletrica andavano spezzandosi, tagliati da una lama tagliente come la volontà di chi operava l’incantesimo, per poi andare a riunirsi con il nuovo corpo.
    Era un processo lento che richiedeva molta concentrazione, ma non era complesso per qualcuno col talento di Khatep, quindi era con indole piuttosto rilassata ma concentrata che lui si apprestava a tagliare e cucire, separare e riunire, aprire e chiudere.
    Fu circa a metà del processo che si accorse che qualcosa non andava, le energie magiche scorrevano con troppa facilità e doveva fare uno sforzo cosciente per tenerle a freno, più di quanto ci si sarebbe normalmente aspettato per quella magia.
    Passarono altri dieci minuti, nei quali l’Antico necessitava di sempre più concentrazione per mantenere controllato l’incantesimo, prima che capisse che era il maelstrom!
    La tempesta aveva deciso proprio in quel momento di aprire uno squarcio tra le dimensioni per permettere il flusso di materia da una dimensione all’altra, dominando un cavallone di puro potere arcano Khatep maledisse quella stupida e randomica entità che doveva decidere proprio in quel momento di manifestarsi.

    La prova era difficile, molto difficile, e il Maelstrom si stava soltanto aprendo, quando si fosse spalancato il rinculo di energia avrebbe probabilmente ridotto in cenere il Sommo e la sua anima assieme all’intero piano dell’Albero Casa, non che potesse permettersi una cosa del genere.
    Decise di affrettare il più possibile, cominciando a trasferire il collegamenti con quanta più rapidità e accortezza possibile prima che fosse troppo tardi, uno dopo l’altro i fili venivano traslati mentre Intet lo aiutava nel tenere a bada i reflussi di potere corrusco che intanto diventavano sempre più potenti e incontrollabili.

    Non ce l’avrebbe fatta, troppi fili da spostare in troppo poco tempo, troppi i suoi poteri da traslare, troppe cose da fare…se solo avesse avuto un’anima più piccola avrebbe finito in tempo!
    Nell’arco di un istante prese una decisione della quale, sperò, non si sarebbe dovuto mai pentire dando in pasto a Intet parte della sua stessa anima.
    Il drago lo osservò sconvolto, ma tramite il collegamento telepatico capì subito che era l’unica cosa da fare, restava soltanto da decidere cosa portare via sebbene non fosse una vera domanda, delle abilità di Khatep quella che caratterizzava di più era certamente la Lucimanzia.
    Così, con un singolo morso e un dolore tanto lancinante da rischiare togliere a entrambi il senno per sempre, Intet strappò via la necromanzia dal proprio padrone, che con ciò che rimaneva dei suoi poteri arcani riuscì a terminare il rituale in tempo, sebbene non di tanto.

    L’uomo che si rialzò, molte ore dopo, aveva la pelle olivastra e la barbetta, lunghi e lisci capelli neri che gli scendevano fino alle spalle mentre osservava il mondo con occhi eterocromi, uno del colore del cielo e l’altro con la stessa tonalità del miele.
    Senza sforzo l’uomo si abbassò per raccogliere il Bastone del Serpente, notando che anch’esso era cambiato assieme al suo padrone: aveva assunto connotazioni più draconiche e una simpatica palla di luce risplendeva tra le corna della testa.

    Ce l’abbiamo fatta.

    Un successo parziale, ma non di meno un successo.


    Poteva sentire il profondo strappo all’interno della sua stessa anima, ma non se ne preoccupava particolarmente, forse aveva perso la sua affinità con gli spiriti ma non le sue conoscenze e sapeva bene che sarebbe bastato del tempo per guarire.
    Non avrebbe mai recuperato ciò che aveva perso, ma era un piccolo prezzo per la continuazione della sua esistenza immortale, tanto più che sebbene non potesse più richiamare i soldati di Nehekhara era pur vero che c’erano altri modi per garantirsi dei guerrieri.
    Senza contare che aveva favori da riscuotere…

    -°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-°-

    Non era ancora passata una giornata da quando aveva effettuato l’incantesimo, non era nemmeno uscito dal laboratorio.
    Si era messo direttamente a lavorare, cancellando i simboli del vecchio rituale per sostituirli con quelli di uno nuovo che gli avrebbe permesso di richiamare a se una sua vecchia conoscenza.
    Senza Maelstrom a dare fastidio, questa volta l’effetto fu un successo.

    Kitala, è un piacere rivederti.


    La creatura comparsa nella stanza era un angelo dalle grandi ali bianche e piumate raccolte dietro la schiena, una benda sugli occhi che pure sembrava non impedirle affatto di vedere, un grande spadone portato alla cintura e soprattutto una bilancia di pura energia che le aleggiava sopra le spalle, immobile.

    Vero, hai finalmente deciso di riscuotere il tuo favore, Khatep?
    È passato tanto tempo, per i vostri standard, da quando mi hai liberata ma questo non riduce il valore delle mie parole.


    Sapevano entrambi che una creatura come lei, Kitala la Bilancia della Legge, aveva una sola parola e una volta fatta una promessa o una concessione l’avrebbe mantenuta per sempre, in ciò i due erano estremamente simili e l’Antico era convinto fosse uno dei motivi che avevano spinto la creatura fare quell’accordo.

    Come immagino avrai notato, mi manca un pezzo di anima, nulla di grave naturalmente ma con esso ho perso gran parte dei miei poteri necromantici e ciò è un problema.


    Il volto dell’angelo si muoveva tra Kitala e Intet, che aveva riacquistato anch’esso la forma di un drago in carne ed ossa, come per decidere cosa dire.

    Capisco, quindi vuoi il mio aiuto in modo da recuperare almeno parzialmente i poteri persi, in qualche modo.


    L’unica risposta che ottenne fu un cenno di assenso, non servivano parole.

    Per quanto tempo?


    Un sorriso affilato comparve allora sul volto di Khatep, quanto gli piaceva sorridere.

    Per sempre.
    Ricordi?
    Ho diritto a una richiesta, la cui durata potrà prolungarsi fino e non oltre il giorno della mia morte, ma ho fatto in modo di essere immune alla Morte…lascio a te le logiche conclusioni.


    Anche la creatura sorrise, una piega sincera che designava onesto divertimento alle parole di quell’uomo che neppure il tempo era riuscito a piegare e a cambiare, sempre a danzare sulla definizione delle cose, sempre a rispettare le regole ma comunque un passo più in là.
    Sarebbe stata un’eternità interessante.

    Ricordo bene, e sia, hai i miei servigi fino al giorno in cui la morte riuscirà finalmente a mettere le mani su di te.


    Un collare di luce si formò al collo della creatura, da esso solo qualche anello scaturiva prima di dissolversi nell’aria e quell’abbozzo di catena puntava dritta a Khatep.

    Ottimo, ora andiamo, c’è da fare il giro delle presentazioni.


    La risata dell’uomo risuonò per tutto il piano dei laboratori e forse anche in quelli vicini, era una voce profonda e calda, ricca di promesse mai infrante e velati pericoli, nascosti dietro ogni parola.
    Era una voce che avrebbe potuto parlare dolcemente a un’amante e ordinare pubbliche esecuzioni con la stessa facilità
    Era la vera voce di Khatep.

    Edited by Settra - 7/12/2015, 16:45
     
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    Le due settimane erano passate veloci e Jester non poteva più aspettare, il momento era giunto!
    Correndo per i corridoi dell’Albero casa la Strega si fiondò allo studio di Khatep. Una volta davanti alla porta la ragazza prese un attimo fiato e si sistemò il cappello dalle punte ocra e bianche. Bussò. Un attimo dopo il Sommo la invitò ad entrare e subito il Giullare notò qualcosa di strano. La voce dell’Antico non aveva più quel retrogusto arrugginito che lei apprezzava tanto, era come se le sue corde vocali fossero state scrostate. Tuttavia la fanciulla scosse la testa e si disse che si trattava solo di un’impressione dettata dal ricordo del sogno in cui lui aveva forma umana. Con un sorriso la Selvatica si decise a non perdere più tempo e non far aspettare il Sacerdote, così scivolò nella stanza.

    -Buongiorno Mio Signore
    Re dello splendore!-


    Chiocciò la Circense forse con un po’ troppa più enfasi di quanto volesse prima di ammutolirsi.
    Con una sola occhiata la Strega capì che quella di qualche attimo prima non era stata un’impressione. Gli occhi scuri si incontrarono con quelli oro e smeraldo del Sommo e il sorriso imbarazzato si allargò sul volto di lei. Non se lo aspettava. Forse stava sognando? Per verificare quest’opzione Jester si diede un pizzicotto sul braccio e… no! Era decisamente sveglia. Fece un inchino.

    -Be’, proprio lo ammetto!
    Mi sorprende in ogni aspetto.-


    Sottolineò l’ultima parola per la dualità del termine inteso sia in senso letterale che astratto. Dicendo questo la Selvatica inclinò la testa e nessun suonò provenne dai sonagli sul buffo copricapo.
     
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    If you had to power to do whatever it is you like…


    ….what form would you take for yourself?

    Jester.

    Avevano deciso di fermarsi nel loro ufficio, prima del doveroso giro di presentazioni, per far sì che Kitala potesse prendere visione dell’ambiente in cui anche lei avrebbe passato gran parte del proprio tempo da lì in poi.
    Khatep si era appena seduto, mentre Intet si accoccolava nel suo punto preferito e l’angelo muoveva pigramente le ali, adattandosi alla piacevole luminosità e alla splendida vista che si godeva dall’ufficio del suo vecchio alleato.

    La poltrona avvolgeva morbidamente le sue forme ora più tornite, accogliendole come se non avesse atteso altro per tutta la sua esistenza, in fondo aveva acquistato quello scranno apposta per la sua qualità superiore sebbene al tempo non aveva pensato gli sarebbe servito per accogliere delle natiche vere.
    Stava congratulandosi con se stesso, mentre provava la sensazione dello splendido legno della propria scrivania sotto i polpastrelli, quando qualcuno bussò alla porta dell’ufficio.

    Avanti.


    La sua voce suonava strana a lui stesso, era come rivivere un ricordo da lungo tempo dimenticato o accantonato, ma pronto a riemergere quando fosse stato debitamente stuzzicato.
    Il Guitto entrò con la sua solita allegria, congelandosi temporaneamente quando i loro sguardi incontrarono, finendo col pizzicarsi come se non credesse a ciò che vedeva e finendo con una delle sue strane ma deliziose rime.

    Be’, proprio lo ammetto!
    Mi sorprende in ogni aspetto.


    L’angelo dai capelli di rame aveva puntato la giullare con il proprio sguardo bendato, annuendo con approvazione nel notare la serafica immobilità della propria bilancia, decise subito di ignorare la questione della nuova venuta, classificandola come qualcosa che riguardava Khatep, voltandosi ad osservare il panorama mentre accarezzava l’elsa della propria lama.
    Gli occhi di brace di Intet si posarono sulla ragazza, le scaglie bianche come neve rilucevano nella luce dello studio mentre le si avvicinava, lentamente.

    Dato che i miei poteri me lo consentivano, ho deciso di cambiare corpo.
    Quello vecchio, per quanto ci fossi affezionato, non era che un relitto del passato e come tutti i relitti del passato è stato sostituito da qualcosa di più funzionale…


    L’Antico fece un gesto omnicomprensivo di se stesso.

    …questo.


    Ci si accorge della presenza di certe cose soltanto nel momento in cui le si abbandona, ad esempio erano secoli che non si rendeva conto della piega che la propria schiena aveva preso sotto il peso delle ere e ora che quel peso, e curvatura, erano scomparse si sentiva meglio.
    Non era più nemmeno limitato dalla ridicola lentezza di un corpo mummificato e scheletrico, se lo avesse scelto avrebbe addirittura potuto mettersi a correre, per quanto la sola idea fosse ridicola: lui non aveva necessità di correre in nessun luogo.

    La mancina stava giocando con la testa di drago del suo nuovo bastone, mutato assieme alla sua anima, muovendosi attorno al piccolo sole luminoso che si trovava tra le sue corna.
    Con la dritta fece segno a Jester di sedersi sulla scrivania, proprio vicino a lui, nello stesso punto di due settimane prima.

    Gradisci il risultato del mio piccolo esperimento?


    Non che l’opinione della fanciulla in materia contasse qualcosa, naturalmente, ciò che era fatto non si poteva disfare e lui era più che gratificato del risultato, nondimeno gli interessava sapere cosa ne pensasse lei.
     
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    Gradisci il risultato del mio piccolo esperimento?


    La Strega annuì mentre si avvicinava al Sacerdote. Sì, lo gradiva molto! Tuttavia sapeva che le sarebbe mancato il vecchio corpo di Khatep. Certo era un po' in disuso ma era pur sempre l'aspetto con cui l'aveva conosciuto. Con grazia la Strega si sedette sulla scrivania sorridendo ad Intet.

    -Bella cera anche Lei,
    D'un bianco perla oserei!-


    Chiocciò il Giullare al draghetto che la stava osservando. Poi lo sguardo della fanciulla si posò sull'angelica figura intenta ad osservare il panorama dalla finestra.

    -Piacere della conoscenza
    Jester alla Sua presenza!-


    Si presentò la ragazza portando la mano sul petto in un mini-inchino ancora seduta a mo' d'indiana. Chi era quella donna? Non l'aveva mai vista. Una vecchia amica del Sommo? Un po' confusa la fanciulla portò nuovamente la sua attenzione su Khaty. I gomiti andarono a posarsi sul tavolo e le mani a tenere il mento. La Strega studiò il volto di lui, le piaceva. La destra di Jester corse ad accarezzare la cicatrice sul volto del Sommo.
    Gradiva decisamente!
     
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    What do you do if you see an angel…?


    …you introduce yourself in rimes, of course.

    Intet.

    Il piccolo mostro si portò accanto a Jester con un singolo battito delle ali bianche, annusandone l’odore per la prima volta, una singola volta la lingua biforcuta saettò rapidamente andando a leccarle il collo ma subito si ritrasse.
    Con un ringhio soddisfatto il drago si pose a sedere, rimirando le proprie squame bianche intanto che ancora gustava il sapore del Guitto.
    Quella fanciulla gli piaceva, in tutti i sensi.

    Il Sommo mise la propria mano sopra quella di Jester mentre questa lo toccava al volto, apprezzava sentire la pelle della ragazza contro la sua, il suo calore, ogni sensazione aveva qualità così diverse ora che era in possesso del suo corpo com’era stato millenni prima.

    Quella è Kitala, uno degli angeli con cui ho avuto a che fare molto tempo fa, diciamo solo che c’è stato un piccolo incidente durante il rituale e ho dovuto riscuotere un favore.
    D’ora in avanti sarà la mia nuova assistente.


    Un cenno d’assenso della creatura alata confermava le parole dell’Antico, mentre continuava a rimanere voltata verso la parete resa invisibile dalla magia, scrutando come rapita la bellezza del Castello nel Cielo, serafica e completamente disinteressata agli avvenimenti alle sue spalle.
    Con un singolo gesto l’Antico strattonò delicatamente il braccio del Guitto in modo da attirarla verso di se, facendola cadere dal tavolo solo per farla finire seduta su di se, la schiena e le gambe di lei appoggiate ai braccioli della massiccia poltrona.
    L’altra mano sarebbe andata a sfiorarle il volto nello stesso modo in cui lei aveva appena fatto con lui, occhi di zaffiro e miele che scrutavano tranquillamente nel nero notte.
    Il viso olivastro dell’Antico si avvicinò delicatamente all’orecchio di lei per poi sussurrare con voce flebile.

    Sentiamo, cosa ti andrebbe di fare?


    Ah comunque Lazarus Lee è crepato come un cane.


    La risata non fece in tempo a prorompere dalla gola del piccolo drago che una scarica di energia lo scagliò con violenza contro la porta, dall’altra parte dello studio, schiantandola sul colpo e mandando il corpo della creatura a impattare contro il muro dall’altra parte del corridoio.

    Ne è valsa la pena…


    Ebbene appena la forza di dire il famiglio, mentre a fatica si rialzava sulle quattro zampe, evidentemente aveva subito un colpo violento dall’urto col muro ma la magia del suo padrone non l’aveva ferito.
     
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    La lingua biforcuta della creatura carezzò il collo del Giullare in quello che rise credendo si trattasse di un saluto di benvenuto. Ridacchiò contenta... le aveva fatto il solletico.

    Quella è Kitala, uno degli angeli con cui ho avuto a che fare molto tempo fa, diciamo solo che c’è stato un piccolo incidente durante il rituale e ho dovuto riscuotere un favore.
    D’ora in avanti sarà la mia nuova assistente.



    Le iridi d’onice scrutarono la figura di Khatep. C’era stato un problema durante il rito? Si era per caso fatto male? Inutile, le preoccupazioni della Selvatica si dissolsero in un batter di ciglia mentre la sua mano veniva intercettata dal Sommo che la strattonò. La ragazza scivolò dalla scrivania e si ritrovò seduta sul Sacerdote. La bocca dell’uomo si avvicinò all’orecchio della ragazza.

    Sentiamo, cosa ti andrebbe di fare?



    La Strega si voltò verso Khatep. Il suo cuore iniziò a battere forte, stava accadendo sul serio? Il viso della giovane si avvicinò a quello dell’Antico, a separarli ormai c’erano solo pochi centimetri. Cosa avrebbe mai potuto distruggere quel momento magico?


    Ah comunque Lazarus Lee è crepato come un cane.


    MAINAGIOIA! (per dirla al modo dell’albino)



    Con uno scatto Jester si voltò nella direzione di Intet che veniva scaraventato fuori dalla porta dal Sommo. Tuttavia non fu quello a far sgranare gli occhi al Giullare. Lazarus, si ritrovò a dire pronunciare senza emettere suono. Le ci volle meno di un secondo per accorgersi di essersi irrigidita. Un mattone si materializzò sul petto della Strega e un nodo le si aggrovigliò in gola. Con calma si disse di respirare e tornare sciolta.

    Ne è valsa la pena…


    Era vero! Il drago non mentiva e Khaty non avrebbe reagito in quel modo. Ma perché non glielo aveva detto subito? Forse credeva che per lei non fosse importante? Forse era lui a non ritenerlo importante?

    I polpastrelli della mancina andarono sulla fronte del Guitto e poi furono trascinati fino alla bocca. La stella rossa sulla sua guancia della Strega si cancellò in parte. Angosciata si morse le labbra e guardò un punto fisso sul muro di fronte a lei. Lazarus era uno dei JT preferiti, lui era un suo amico… lui era il suo amante! Chi l’aveva fatto fuori? La domanda trovò subito risposta. Bid’Daum. Il ragazzo aveva detto che sarebbe sceso a sud per incontrare lui. Quell’essere gliel’avrebbe pagata, ormai aveva proprio rotto. La Strega annuì tornando al presente. Non doveva assolutamente piangere ne mostrare di starci male. Non avrebbe dato quella soddisfazione ad Intet e non si sarebbe dimostrata debole agli occhi del Sommo. Ma soprattutto… lei ci stava male! Lei non veniva minimamente toccata dalla morte delle persone, no?

    -Non c’è nessun problema.
    Ok… questo è natural-sistema!-


    Bugiarda… Bugiarda… una vocina le urlò nella testa mentre la Selvatica cercava di soffocarla. Nel frattempo la sua aura si diffondeva nella stanza in un secondo carica di oscura tristezza. Poi la quiete tornò sovrana e Jester sorrise continuando a fissare il muro.

    - Credo che il giallo sia un bel colore
    Apparentemente senza alcun dolore.-

    Si voltò nuovamente verso il sommo incatenando i suoi occhi a quelli di lui.

    -Lei mi fa pensare al giallo
    D’un prezioso metallo.-


    Mentre Laz le faceva pensare al grigio e al blu. Un po’ come un cielo coperto da nuvole cariche di pioggia. Un paesaggio triste che ti sorprende quando un raggio di sole lo trafigge, ma questo Jester non lo disse…
     
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    Why? Why do I ask…


    …do you have to turn my office into a house of lies?

    Lazarus Lee.

    Quella figura riusciva a generare problemi persino quando era da tutt’altra parte, una capacità che più di una volta aveva infastidito e l’Antico e che più di una volta si era ritorta contro il proprio possessore.
    Aveva percepito perfettamente il corpo di Jester irrigidirsi tra le sue braccia, aveva sgranato gli occhi per un istante e sembrava combattere con se stessa per trovare la forza di non mostrarsi debole, si morse il labbro, la mancina della fanciulla le scorse sul viso cancellando in parte uno dei suoi disegni.

    Non c’è nessun problema.
    Ok… questo è natural-sistema!


    La bilancia alle spalle dell’angelo oscillò vistosamente alle parole del Guitto, facendo voltare la creatura piumata intanto che Jester finiva di parlare dei colori.
    Sul suo volto candido e bendato era disegnata un’espressione di empio disgusto, come se stesse osservando un ratto malato o qualcosa di altrettanto riprovevole.

    Bugiarda.
    Come osi nascondere la verità in mia presenza?
    Come osi riempire questo luogo delle tue sporche menzogne?


    Con la mano libera l’Antico fece un gesto a Kitala, intimandole di lasciar perdere la questione, mentre con l’altra reggeva delicatamente la testa del Guitto.
    Sapeva, naturalmente, dello status di amanti che era intercorso tra Jester e Lazarus ma aveva dato così poco peso alla questione che gli era risultato naturale supporre che la questione fosse un’inezia anche per lei.
    Probabilmente era troppo giovane per aver già imparato quanto fragile e temporanea fosse la vita di coloro che non condividevano il dono dell’immortalità, sempre a un passo da una fine inesorabile, dopo una quantità di tempo sufficiente si cominciava a dare tutti per già morti e il fatto che invece fossero vivi come un accidente temporaneo che il cosmo avrebbe probabilmente presto risolto, generalmente in maniera rapida ed inattesa.
    La mancina che aveva ordinato l’alt all’angelo si mosse quindi a coccolare delicatamente il viso della ragazza, mentre un sorriso diabolico si disegnava sulle labbra di Khatep, non più abituato a controllare le proprie espressioni facciali.
    L’espressione da demone però si raddolcì e sciolse quando i suoi occhi incontrarono quelli di lei.

    Sì, si è tolto la vita in una delle stradine di Merovish, a quanto pare mal tollerava la pessima fama che le sue azioni avventate gli hanno provocato nel corso del tempo, stretto tra due fuochi ha semplicemente deciso di uccidersi.


    Fece una pausa, gli piaceva coccolare Jester, gli provocava una strana sensazione di calore già sentita in passato, sebbene così tanto indietro nei flussi del tempo che ormai si era dimenticato della sua esistenza.

    Naturalmente, essendo Lazarus Lee la piccolo viscida serpe che noi sappiamo essere, sono sicuro che in qualche modo abbia evitato la fine ultima pur lasciando morire il suo corpo.
    Credo che sentiremo ancora parlare di lui, in un modo o nell’altro.
    Sei più tranquilla, ora?


    Il potere grezzo irradiava la stanza da quando Jester aveva fatto uso della propria aura, il calore emanano dalla magia corrusca e intenzionalmente priva di controllo era piacevole sulla pelle, i disegni che l’energia disegnava nell’aria erano caotici e al contempo bellissimi, piccoli spettacoli di luce unici in tutto lo spazio e il tempo, senza uguali tra le dimensioni perché assolutamente irripetibili.
    C’erano cose che, Khatep pensava, l’Oscurità decisamente non poteva fare.
     
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    Grrr…

    La Strega ringhiò sull’orlo di una crisi di nervi. Come si permetteva quell’angelo di giudicarla? Le bugie non erano sempre cattive, qualche volta erano uno strumento utile. Ad esempio _ come in quel caso_ servivano per fuggire da una realtà troppo dura. A volte era meglio ripetersi ‘non importa’ finché non diventava reale. Tuttavia Jester non fece in tempo a dire nulla che il Sommo intervenne mettendo a tacere la creatura poi una sua mano le carezzò il volto. La Strega fece le fusa accocolandosi contro il petto della fu mummia che iniziò a parlarle. L’Antico le svelò che Lazarus si era sbarazzato del suo corpo suicidandosi, ma era sopravvissuto. Il Giullare si ripeté che non le importava nulla ma il peso sul suo petto si dissipò e lei si sentì più tranquilla. Le dispiaceva sentirsi a quel modo, sperava con tutta se stessa che Khatep non se ne fosse accorto. Purtroppo, per quanto potesse ripetersi che l’altro non sospettasse nulla, sapeva che era impossibile ingannarlo. Gli buttò le braccia al collo e nascose il suo viso nell’incavo del suo collo. Dei, si sentiva troppo in colpa! Non voleva essere così emotiva, non voleva essere così fragile. Eppure per quanto lei cercasse di opporsi sapeva che la sua natura era alquanto lunatica e che le sue emozioni passeggiavano sempre sul filo del rasoio. Si chiese se in futuro fosse possibile rafforzare la sua debole psiche o se il Sacerdote potesse accettarla.

    -Noi Selvatiche possiamo morire
    Questo segreto Lei vuole sentire?-


    Fu il sussurrò di Jester all’orecchio dell’amato. Un segreto che lei non gli aveva svelato neanche sotto tortura e che ora era pronta a rivelargli…
     
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    Knowledge is Power…


    …guard it well.

    Segreto.

    Aveva percepito perfettamente, dalla come i muscoli della ragazza si erano distesi, che la sua piccola rivelazione l’aveva di fatto tranquillizzata, lasciandolo però a chiedersi cosa sentisse effettivamente Jester per Lazarus.
    Si poneva questo tipo di domande mentre la ragazza si accoccolava sul suo petto facendo le fusa come una grossa gatta, lui adorava i felini, e continuò a porsele quando lei gli gettò le braccia al collo per nascondere il volto nell’incavo tra la testa e la spalla.
    Automaticamente la mano andò ad accarezzarle i capelli, smettendo solo per una frazione di secondo quando parlò.

    Noi Selvatiche possiamo morire
    Questo segreto Lei vuole sentire?


    Gli occhi eterocromi luccicarono per un istante per l’avidità di conoscenza, fortunatamente nascosti alla vista di Jester.
    L’aveva torturata a lungo per capire se era possibile ucciderla ma lei non aveva mai parlato mentre ora sembrava pronta a svelare quello che presumibilmente era il suo più grande segreto, così, senza alcun tipo di coercizione o richiesta.
    Evidentemente l’amore le aveva annebbiato la mente o forse la fiducia che ora lei riponeva in lui era tanta e tale da permetterle di aprirsi così, qualche che fosse il motivo lui ne era contento, sebbene sapesse che per lui ci sarebbe voluto molto, molto tempo prima di raggiungere un tale grado di intimità nei confronti della ragazza.
    In fondo era molto più vecchio, più saggio e soprattutto più cauto.

    Con un movimento prese il Guitto per le spalle, sciogliendo quell’abbraccio e portandola a guardarlo dritto negli occhi.

    Sì.


    Se avesse saputo cosa poteva ucciderla, avrebbe potuto evitarle di morire.
     
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    Disse l’uomo scostando la Strega da lui e guardandola negli occhi. Uno sguardo dove Jester lesse chiara la voglia di sapere. L’avida curiosità di uno studioso. A dir la verità nel suo mondo il segreto circa la morte di una Selvatica non era qualcosa di sconosciuto. Era nelle leggende popolari ed era stato confermato _ da lei stessa_ ad alcuni degli Hunter di livello più alto. La Strega portò una mano sulla guancia dell’uomo e aspettò qualche secondo. Voleva che lui attendesse, voleva tenerlo sulle spine. Si morse un labbro sorridendo… voleva avere il controllo!

    Strano, non si aspettava di desiderare così tanto di essere lei a condurre il gioco. Pensava che col Sommo sarebbe stato diverso. Credeva di non dover dimostrare di essere la più forte. Ed invece eccola lì a dettare le regole. In più il segreto celato dietro alla morte delle Streghe della Luna l’avrebbe resa ancora più potente. Perché…

    -…possiamo morire per nostra scelta
    Indolore, pian piano o alla svelta…-


    ...e nessuno può ucciderci o proteggerci almeno che noi non lo vogliamo. Scoppiò a ridere portando indietro la testa e congiungendo le mani per poi far battere le dita. Dopo qual’attimo di follia si ricompose asciugandosi una lacrima del troppo ridere e tornò a studiare il volto dell’Antico…

    Della serie: Ti lascio il control... mmm, proprio no, come non detto! :/
     
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    How can you hope to test my patience…


    …when I have all the time in the universe?

    Controllo.

    Era questo che sperava di testa Jester con quel sensuale morso sul labbro, quella mano posata delicatamente sulla guancia, quell’attesa di cui lei sola poteva dettare la fine.
    L’Antico rimase in tiepida attesa, il luccichio avido nei suoi occhi spento dal fatto che sapeva benissimo che arrivata al punto in cui era, la ragazza non poteva più ritrarsi dall’enunciare il suo piccolo segreto.
    Certo, lui era curioso di saperlo, ma lei voleva dirglielo e per questo non doveva far altro che attendere la fine di quel piccolo gioco, per questo continuò semplicemente ad osservarla aspettando l’inevitabile.
    In fondo non era diventato immortale per indugiare in una cosa stupida come la fretta.

    …possiamo morire per nostra scelta
    Indolore, pian piano o alla svelta…


    Il vago accenno di un sorriso gli increspò le labbra quando lei cominciò a parlare, sapeva che per quanto disperatamente lei desiderasse avere il controllo di tutte le relazioni che intesseva, avrebbe semplicemente dovuto comprendere che non tutte le bestie potevano essere domate.
    Sorriso che si allargò ascoltando ciò che lei aveva da dire, ridacchiando sommessamente mentre la risata cristallina e un po’ folle di lei si spandeva per tutta la stanza.

    Quindi…


    Cominciò parlando piano.

    …non è neanche troppo difficile, pensavo qualcosa di più complesso, ad esempio qualche materiale particolare incantato.


    Le mani dell’Antico si posarono sulle guance della ragazza, attirandola a sé per baciarla a lungo, ma una volta finito avrebbe continuato, parlando quasi tra se e se ma abbastanza forte per essere udito.

    Partendo dal presupposto che non fossero degli incompetenti e non esista qualche altro sconosciuto.
    Affascinante.


    Jester gli piaceva di più ad ogni mistero che portava in tavola.

    Edited by Settra - 2/3/2016, 15:30
     
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    Khatep attirò la Strega a sé e la baciò, lei non si oppose, anzi. Portandogli nuovamente le braccia attorno al collo ricambiò il bacio con altrettanta passione. Doveva essere proprio una strana scena vista da fuori. Uno studio pieno di luci dove un uomo vestito da sacerdote seduto su una poltrona baciava una circense e, in fondo, un angelo che fissava la parete.

    Partendo dal presupposto che non fossero degli incompetenti e non esista qualche altro sconosciuto.
    Affascinante.



    Fu il sussurrò del Sommo a cui Jester rispose inclinando semplicemente la testa... non era sicura di aver capito bene. Nonostante ciò non ci badò troppo e rubò un altro veloce bacio a Khaty per poi rannicchiarsi sotto il suo petto. Ne farlo s attorcigliò una ciocca scura dell'uomo tra le dita. Si sentiva così calma, i giochi di luce erano così belle. Se fosse stato per lei quel momento sarebbe durato per l'eternità...
     
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    Is it possible to enjoy stillness after millennia of running…?


    …yes.

    Guitto.

    Lei non si ritirò dal suo bacio, ma anzi lo ricambiò con altrettanta passione e la cosa gli diede un’intensa sensazione di calore estremamente piacevole.
    Un altro bacio veloce e rubato prima che la fanciulla sgargiante si accoccolasse al suo petto, un brivido di piacere gli scorse lungo la spina dorsale mentre lei giocava con i suoi capelli.
    Gli aveva sempre fatto questo effetto?
    Onestamente non riusciva a ricordarlo, non era particolarmente importante al momento.

    La mano dell’Antico si appoggiò delicatamente sulla fronte del Giullare, scendendo lentamente e andando a sfiorare con un tocco leggero dapprima il naso, abbassandosi poi sulla bocca e poi più giù lungo il mento e la gola passando tra i seni, muovendosi sul petto e poi sul ventre, dove si fermò per formare dei ghirigori sulla pelle bardata dalle vesti.
    Dita che si muovevano esperte e leggiadre formavano linee che si intrecciavano in quelli che potevano sembrare ghirigori casuali, ma che lui sapeva essere antiche rune nehekhariane dal significato protettivo e di guardia contro l’oscurità.
    Non che potessero avere un qualsiasi effetto, solo tracciate dal suo sfiorarla, ma probabilmente lei l’avrebbe vista come una coccola qualsiasi.

    Era molto strano avere interi minuti senza dover pensare a tutta l’idiozia e l’incompetenza che lo circondava, lì e in quel momento non c’era Lazarus, non c’era Grifis e nemmeno Bid’Daum, in quel momento c’era soltanto Jester.
    Non che potesse durare a lungo, entro breve avrebbe dovuto ricominciare ad abbaiare ordini a destra e a manca e non avrebbe desiderato il contrario, Khatep non era un uomo fatto per l’assenza di problemi, tuttavia era estasiante prendersi una pausa.

    Detesto ripetermi, ma per questa volta faro un eccezione.


    Esordì sussurrandole piano all’orecchio.

    Ho del tempo da dedicarti, Jester, quindi dimmi: cosa vuoi fare?


    Le mordicchiò delicatamente un orecchio mentre continuava a coccolarle il ventre.
     
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    Detesto ripetermi, ma per questa volta farò un eccezione.



    La Strega lo guardò di sottecchi, non era la prima volta che il Sommo faceva quel tipo di eccezione e questo fece maturare uno strano pensiero nella testa matta di lei. Forse far fare a Khatep cose che non faceva di solito era un modo per prendere il controllo. Benintesi, Jester non voleva cambiare il Sommo bensì assicurarsi di poter prendersi qualche vittoria. Un qualcosa che per una come lei era fondamentale in qualunque tipo di relazione.

    Ho del tempo da dedicarti, Jester, quindi dimmi: cosa vuoi fare?



    Il sussurrò del Sacerdote strappò il Giullare dai suoi pensieri ma questa non si scompose e si limitò a sorridere. Sorrisetto che non si spense anche quando lui le morse l'orecchio e lei divenne rossa come un pomodoro. Dopodiché il Guitto si portò le mani sugli occhi e farfugliò qualcosa. Probabilmente incavolata sul fatto che lui riuscisse a metterla in imbarazzo rispetto agli altri. Preso un po' di coraggio la fanciulla scostò le dita da un'iride scura e fissando il Sommo mosse le labbra senza parlare. Purtroppo neanche io _da narratice_ capii cosa la fanciulla disse quindi chiusi il sipario mentre la Selvatica si precipitava a dare l'ennesimo bacio a quella che fu la sua mummia.
     
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