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[ DEAD END ]
Non ricordava molto degli ultimi giorni, ma non era una perdita. Erano stati una merda, gli ultimi giorni. Aveva ricevuto qualche telefonata, scambi veloci, nomi-date-ore. Bongol che si risvegliava e se ne andava. Tante grazie, sai. L'indirizzo del suo ufficio. Era tutto una spirale confusa di eventi e parole, forse dovuto al fatto che bruciava di febbre. Poco male. Non si era mai sentito di una demonessa morta di febbre; sarebbe stata lo zimbello del Piano-L. Ammesso che non lo fosse già.
Nessuna notizia di Nina. Oppure la notizia l'aveva ricevuta, ma non riusciva a districarla dal tritacarne della sua memoria. Voleva bere qualcosa. Afferrò una lattina di birra, fece per alzare la mano sinistra per stapparla, e una scarica indignata di scintille elettriche le risalì nella spalla. Con tanta grazia di Herr Doktor. Giusto, pensò. Si mise la lattina tra le cosce, metallo freddo contro la pelle caldissima, e stappò con la destra. In un sorso mezzo contenuto se n'era già andato, ma era solo una trentatrè centilitri che sapeva di alcol e piscio di cammello. Forte, però.
«Questo posto è un bordello. » disse, calciando via un pacco di scartoffie dalla scrivania e appogiandoci i piedi nudi.
La sedia girevole stava diventando la sua casa, in pratica; si alzava a fatica, le scendeva la pressione se ci provava e vedeva tutto nero. Non era proprio in condizioni di mettere a posto. Per chi, poi? Per gli assicuratori? Nella maggiorparte delle ipotesi sarebbero morti con lei nei prossimi ventisei giorni. Avrebbero potuto sopportare un ufficio disordinato.
Prese una scatola lì vicino del take-away, e cominciò a spilluzzicare qualche avanzo freddo. L'attesa la stava uccidendo. Quattro giorni: un bel periodo di vacanza, vista la loro corrente situazione. Avrebbe accolto i suoi colleghi in quel tugurio, dietro la sua professionalissima scrivania, la spada appoggiata dal suo lato del mobile e la pistola lì vicino, su una pila di documenti. Non poteva sapere, dopotutto, chi sarebbe entrato da quella porta. Eclaire, magari. Lei e la spadaccina avevano ancora un conto in sospeso.
Sentì dei passi avvicinarsi alla porta d'ingresso. Fuori pioveva, come sempre in quella cazzo di città. Id non si premurò di togliere i piedi dal tavolo, facendo bella mostra delle gambe nude ma assicurandosi che il braccio sinistro rimanesse ben coperto dal poncho.
La porta si aprì, cigolando appena.
«Benvenuti al Demon Solutions. » disse ai nuovi arrivati.SPOILER (clicca per visualizzare)Note: Questa ruolata serve da interludio per i partecipanti del ciclo di Dead End.
Il tutto si svolge nell'ufficio di Id, che ho tratteggiato nel post: lo potete trovare in una stradina secondaria di un quartiere periferico - perlopiù residenziale - di Blood Runner. Una volta entrati potete vedere una larga scrivania, che ha davanti un paio di poltroncine, più ovviamente la sedia girevole di Id sull'altro lato. Se necessario ci sono delle sedie pieghevoli accatastate da un lato. Altri elementi importanti dell'arredamento sono un paio di scaffali semivuoti, un termosifone, un frigobar e un mobile su cui campeggia una caffettiera elettrica. In un angolo c'é un monitor rotto, appartenente forse a un pc. Dietro di Id, sulla destra, c'é una porta che conduce al "resto" dell'ufficio, ovvero camera da letto e bagno.
Il tutto è in una condizione di caos e disordine. Non un bel biglietto da visita.
Id vi accoglie in pantaloncini e poncho. A voi la penna, se vi servono altri dettagli ci sono.. -
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Erano passati quattro giorni. Quattro giorni di merda, per essere davvero precisi. Il maledetto scheletro aveva dato loro un ultimatum, un mese di tempo per prepararsi a quella che presumibilmente doveva essere la fine per tutti gli assicuratori. Dimitriy aveva sprecato il suo tempo in quei quattro giorni infernali, almeno questo era il suo punto di vista... e non aveva neanche tutti i torti. Era rimasto nascosto, a leccarsi nell'ombra le ferite inferte al suo fisico ma soprattutto quelle inferte al suo orgoglio. Aveva fatto ben poco per migliorare le cose, inoltre era stato un pessimo bodyguard, visto che non sapeva nulla del boss... probabilmente era morto, non aveva sue notizie da almeno una settimana.
Alla fine comunque decise di muoversi, aveva un appuntamento con gli altri suoi colleghi e forse in quel caso sarebbe successo qualcosa di utile... fare un po' di brainstorming e raccontarsi le poche cose di cui erano a conoscenza, non poteva fare che bene. Oppure il caos che regnava nelle loro menti sarebbe diventato ancora più incasinato, generando soltanto un nuovo buco nell'acqua. Aveva evitato anche il Nirvana: prima di tutto non sapeva quanto era tranquilla la situazione nel locale, e poi ormai non si fidava neanche più del cinghialone. Dimitriy rimase dunque in attesa, riapparendo solo nel momento necessario, proprio come ci si poteva aspettare da uno come lui... anche se dubitava di avere qualcuno alle calcagna. Chiamiamola deformazione professionale.
Il russo svoltò varie volte fino a raggiungere la strada giusta, facendo il possibile per risultare normale e non attirare l'attenzione. Portava i capelli legati in una coda e sul viso era visibile una sottile barba incolta, un fatto davvero strano per un tipo così preciso e ordinato, ma in quei giorni non aveva avuto il tempo per farsi la barba... quello era proprio l'ultimo dei suoi pensieri. Ad ogni modo raggiunse il breve la porta giusta e prima che ci fosse effettivamente un suono di passi, lui era già davanti alla superficie di legno. Bussò tre volte, poi abbassò la maniglia.
...ciao.
Non sapeva bene cosa dire, soppesò diverse parole ma questa era l'unica abbastanza informale da non farlo passare per ridicolo. Ormai ne avevano passate talmente tante insieme, che mantenere il distacco era soltanto una cazzata. Una volta dentro il biondo si guardò attorno, notando immediatamente il disordine... che pareva quasi un'entità in carne ed ossa. Si avvicinò comunque a una delle poltrone, sedendosi con le braccia incrociate e una gamba accavallata sull'altra.
Questo posto ti si s'addice.
La stanza urlava a tutti “me ne frego di quel che pensa la gente”, anche se ciò non era proprio un bel biglietto da visita... visto anche il lavoro che svolgeva. Le parole del ragazzo non erano comunque offensive e si basavano sul poco che aveva imparato a conoscere della demonessa. Non aggiunse altro comunque, rimase semplicemente in attesa.. -
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— PoV: Saori
{Blood Runner, da qualche parte in periferia}
Il rumore degli stivali sul marciapiede bagnato giungeva ovattato alle sue orecchie, quasi del tutto sovrastato da quello ben più imponente dell'acquazzone. Pozzanghera dopo pozzanghera camminava ormai da diversi minuti sotto la luce opaca delle insegne e dei cartelloni, all'incirca da quando il taxi ordinato dal suo principale l'aveva scaricata qualche via più in la, non prima di aver ovviamente intascato la mancia. Non se l'era meritata quell'uomo barbuto alla guida: avrebbe dovuto tecnicamente lasciarla dinanzi al posto dell'incontro, ma tra una scusa campata per aria e l'altra non l'aveva voluta sapere di addentrarsi oltre tra i vicoli sporchi di periferia. Aveva deciso di dargli lo stesso qualcosa, perché sapeva che rinunciare alla cortesia in quella città poteva paradossalmente costare più caro che in qualsiasi altra più civilizzata. E poi in fondo non le dispiaceva una camminata sotto l'acqua. Le era sempre piaciuta la pioggia. Ne adorava il suono, l'odore, persino il sapore.
Quando per la prima volta aveva preso coscienza di esistere, di essere al mondo, lo aveva fatto sotto un temporale assordante. Probabilmente aveva giocato un ruolo in quella sua particolare delizia. Del resto, aveva avuto modo di apprendere che la prima impressione era quella che lasciava il segno più profondo, e tanti anni dopo - ripensandoci nel calore delle coperte, un giorno - si era paragonata al pulcino che nascendo riconosceva la propria madre nella prima immagine che ne sfiorava gli occhi. E per lei la pioggia era veramente come una mamma; ne cullava i sogni di sera e ne faceva viaggiare la fantasia di giorno, verso lidi sempre più distanti. Quando mancava tutto sembrava essere un po' meno colorato e un po' meno saporito. Soprattutto, veniva dallo stesso posto da cui era caduta lei: il cielo.
Trovando abbastanza divertente quella balzana considerazione da ridacchiarci sopra, decise di accelerare il passo: non desiderava arrivare in ritardo all'appuntamento. Vi era troppo sulla posta in gioco, e il tempo era diventato più prezioso del diamante.
Gli scorsi giorni erano stati tutto fuorché divertenti, in particolar modo per lei. Aveva subito le torture e le sevizie di uno squilibrato, esattamente come era accaduto in passato alla persona nel corpo che ora lei ospitava; ma non come quella donna si sarebbe arresa alle conseguenze, rinunciando a guardare avanti. Nessuno poteva derubarla della speranza, nessuno che non fosse lei stessa. Era stato con l'idea di piantare il seme di quella certezza anche negli altri individui coinvolti in quel gioco spietato, che aveva deciso di uscire al posto di Maximillian quella sera; ed era con la medesima intenzione che si apprestava ora a varcare la soglia del Demon Solutions.
Aprì la porta e chiuse l'ombrello, riversando tante piccole gocce di pioggia sul pavimento prossimo all'entrata. Quando risollevò lo sguardo, ai presenti rivolse un ampio e spontaneo sorriso - che appaiato alle labbra tumefatte e al cerotto sul naso sarebbe forse apparso come dolceamaro. Non disse niente, poiché non sentiva necessario dire nulla per il momento. Non trovando un attaccapanni, afferrò una delle sedie pieghevoli e dopo averla sistemata vi appoggiò sopra la sua roba e il cappotto fradicio, tenendo per se solamente la borsa. Infine si avvicinò alla scrivania, sistemandosi con qualche scrollata i lunghi capelli violacei ora sciolti e lasciati cadere sulle spalle. Regalò a entrambi un secondo sorriso e si mise a sedere, in attesa.CITAZIONEHo deciso di partecipare con Saori alla giocata, in qualità di "portavoce" di Max. Nel caso l'abbiate scordato, la ragazza è muta e comunica telepaticamente. Qui indossa un paio di calzoni di seta nera aderente, gli stivali e una felpa bianca.
Edited by Agente Smith - 20/12/2015, 23:55. -
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[ DEAD END ]«... Dimitriy. »
Il russo apparve all'improvviso, in anticipo rispetto i passi che sentiva sulla via. Non era poi una grossa novità, però. L'assassino era sempre stato silenzioso, discreto. Un pugnale che viene estratto dal fodero senza produrre il minimo rumore di sfregamento, liscio come la seta nel buio della notte. Eccetto che, a quattro giorni dal loro ultimo incontro, Kozlov sembrava aver perso un po' di ... affilatura. Aveva i capelli legati e un'ombra di barba bionda sulle guance. Per qualche motivo, le piacque. Dimostrava solo che anche lui era un essere umano - o umanoide che fosse - e non una macchina. Dopo quanto era successo sarebbe stato strano non mostrare qualche segno di stanchezza. Strano come uno scheletro in impermeabile e cappello.
«Questo posto ti si s'addice. » La demonessa gettò lo sguardo negli occhi del "compagno assicuratore" per un po'. Forse per via della febbre, non le era chiaro se si trattasse di un complimento o di una battuta. O magari, era una semplice constatazione, pieno nello stile del russo.«Grazie, lo so. » rispose, calma. «Ti trovo bene. »
Per essere uno con una ghigliottina sulla testa.
In realtà, quel posto stava diventando un porcile e per quanto non si considerasse certo una fanatica dell'igene avrebbe voluto sistemare un po', buttare via la spazzatura. Ma non in quel momento. Magari Dimitriy aveva avuto veramente l'occhio lungo - diciamo pure telepatico - così lungo da capire che la confusione dello studio rispecchiava solo il disordine e la febbre nella sua testa. Che poi, avrebbe potuto liberarsi di entrambe le cose con facilità, come aprire le finestre e sbattere via la polvere da un tappeto. Ma non era ancora il momento. Id sapeva cosa doveva fare, ma la consapevolezza rimaneva mezza addormentata in un angolo del suo cervello, una bestia dormiente. Allo scadere del mese, volente o nolente, la bestia si sarebbe dovuta svegliare e allora non ci sarebbero stata pausa né riposo.
Si prese una sigaretta, con la destra, e la portò alla bocca. Poi appoggiò il pacchetto sul lato della scrivania più vicino all'ospite. Che se ne servisse, se voleva. Nel frattempo, la porta si aprì di nuovo, facendo entrare una ragazza. Per un attimo gli occhi la ingannarono, e la ingrannarono di brutto. Dopotutto alla vista di due belle gambe in pantaloni attilati non deve per forza corrispondere il solito bel faccino, contornato da capelli nerissimi. In questo caso, invece, capelli erano violacei. Buffo perchè non si trattava neanche di Violet.
Lasciò che la nuova ospite si mettesse a suo agio in quel campo di battaglia. Nel frattempo prese un accendino - stava quasi per usare la mano sbagliata, ma si corresse e fece tutto con la destra - e si accese la cicca.«Benvenuta. » disse infine. «è ... un piacere vederti, Saori. Stavo appunto chiedendo a Dimitriy se posso offrirvi qualcosa da bere. O d fumare. »
La frase non corrispondeva completamente alla realtà. Avrebbe fatto i suoi doveri di ospite, certo, ma vederla più che un piacere le procurava un gran mal di testa. Non perché la ragazza le stesse antipatica, no: piuttosto perchè non aveva ancora capito - così come non c'era modo di capire - da che parte fosse l'ombra massiccia e suina che si portava appresso.
«Come sta il nosto comune amico? » chiese Id. «Come sta Max?»SPOILER (clicca per visualizzare)Continuo peer smaltire i primi convenievoli: come si è detto in confronto si può fare che gli altri arrivino in lieve ritardo.. -
_MajinZ_.
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Dimitriy annuì, ma non se la stava passando molto bene. La ferita alla spalla ancora non voleva decidersi a guarire e ad ogni movimento, ricordava al biondo che era li, in un punto nevralgico e fin troppo delicato. Inoltre, come un po' tutti gli assicuratori, aveva un enorme cronometro sulla testa che segnava in modo inesorabile un conto alla rovescia lungo un mese... già, proprio come l'ultimatum che aveva dato loro 42. Avevano un mese per prepararsi alla fine, ma se quello pensava che toglierli di mezzo sarebbe stato così facile, allora si sbagliava di grosso. Avevano più di un motivo per fargliela pagare.
No, grazie.
Non aveva mai fumato in vita sua e non avrebbe di certo cominciato ora, anche se la situazione in cui si trovava probabilmente necessitava di un modo per rilassare i nervi... ma già aveva una condanna a morte alle spalle, non voleva uccidersi pure con le sue stesse mani. In quel momento comunque la porta si aprì ancora, lasciando passare una persona che, almeno per il biondo, non si aspettava di incontrare. Pensava di vedere Violet fare la sua comparsa, invece a entrare nella stanza fu Saori, una delle dipendenti del Nirvana. La salutò con un cenno del capo, vederla significava che forse il cinghiale era ancora dalla loro parte... dubitava che si trattasse di una spia. Ma nel loro mondo la prudenza non era mai troppa.
Già, vorrei saperlo anch'io.
C'era un sospetto non troppo velato, nel sua tono di voce. Era evidente che non si fidava, non più come prima ormai e per farlo di nuovo aveva bisogno di una giustificazione convincente... altrimenti non avrebbe semplicemente aperto bocca. Era stanco, voleva delle risposte e soprattutto aveva bisogno di conferme. Erano fondamentali per lui, al momento si sentiva come un naufrago in mezzo all'oceano e la sua zattera si era appena spezzata.. -
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Edited by Zaho's Violet - 22/12/2015, 13:13. -
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Declinò gentilmente con un cenno l'offerta della demonessa, rispondendo poi a entrambi - senza aprir bocca.
“Il piacere di rivedervi ancora vivi è tutto mio. Sono desolata di aver sottovalutato l'urgenza del vostro problema, quando vi siete per la prima volta presentati al Nirvana.”
Le sue parole erano un eco distante, rimbalzavano tra le orecchie come arrivassero da più punti differenti, eppure erano stranamente nitide e comprensibili.
“Max sta bene, più o meno. Ci tiene a farvi sapere... ”
...qualcosa che non riuscì a finire di elaborare. Con un lampo roboante Violet comparve al suo fianco, catalizzando comprensibilmente l'attenzioni di tutti - in particolar modo la sua; e non riuscì a trattenersi dallo sciogliersi in un sorrisetto divertito nel percepire la sua genuina preoccupazione, più ancora che le parole che le rivolse.
“È bello rivederti.”
Le rispose, e lo fece a modo suo. Immagini, suoni, odori, sensazioni: stava versando un bacillo di frammenti d'esistenza nella sua testa, soddisfando la sua curiosità nella maniera per lei più naturale possibile. Così Violet avrebbe visto il secondo e più subdolo attacco al Nirvana, la violenza di un folle mascherato, i suoi turpi giochetti e indovinelli, le prostitute ammazzate, i suoi scambi con Jester, Cherry e Blossom - inconsapevoli prede finite nella tana della bestia - e infine la sua patetica disfatta. Tutto questo agli altri non sarebbe che apparso uno sguardo più lungo del normale: lei invece avrebbe visto e sperimentato una brutta storia con un lieto fine, sembrava, non fosse per l'eccezione che in realtà quella storia era tutto fuorché conclusa.
“Non ti preoccupare, sto bene ora.”
Aggiunse infine con disarmante candore, prima di spostare lo sguardo di nuovo sugli altri ed estendere anche a loro il contatto coi suoi pensieri.
“A quanto pare ora ci siamo quasi tutti: Jester era presente quando il Nirvana è stato preso d'assedio per la seconda volta, quindi non si offenderà se vi racconterò questa storia in sua assenza.” fletté le lunghe ciglia con naturale sensualità “Siamo stati attaccati anche noi, non dubitatene: Maximillian è stato raggirato, e voi siete stati attirati in una trappola. Per fortuna, ne siamo tutti usciti indenni.”
I segni che portava sul viso parevano suggerire diversamente.CITAZIONEViolet, puoi considerare come se fossi venuta a conoscenza di ogni dettaglio circa la quest: Dead End ~ Fury Unchained. -
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Edited by Zaho's Violet - 26/12/2015, 20:16. -
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[ DEAD END ]
Violet apparve alle spalle di Saori, in un'entrata che sarebbe stata degna anche della demonessa. Nemmeno il tempo di parlare, e già il volto della psiomante era incrinato di preoccupazione per il volto tumefatto della ragazza del Nirvana. Id fece una smorfia, aspirando avidamente dalla sigaretta. Forse Id si era macchiata di un eccesso di freddezza, preoccupandosi di lanciare insinuazioni su Maximilian più che sulla salute di lei. Eppure ... chi, dopotutto, non aveva ricevuto ben più di qualche pugno? Quell'accorata espressione di Violet era fastidiosa, così come quel suo espandersi, così diverso alla mente a scatole chiuse della demonessa.« A quanto pare ora ci siamo quasi tutti: Jester era presente quando il Nirvana è stato preso d'assedio per la seconda volta, quindi non si offenderà se vi racconterò questa storia in sua assenza. Siamo stati attaccati anche noi, non dubitatene: Maximillian è stato raggirato, e voi siete stati attirati in una trappola. Per fortuna, ne siamo tutti usciti indenni. »
Id tolse i piedi nudi dalla scrivania, in uno svolazzo del poncho che le ricoprì le gambe. Si appoggiò col braccio destro al bordo del tavolo, il braccialetto misterioso ancora stretto al polso.« Un demone non fa l'inferno, »
Anche se forse non era un traditore, il cinghiale sapeva molto di più di quel poco che aveva accennato nel suo ufficio, in presenza di Shifter, una notte che sembrava avvenuta anni prima.
disse, la vista che le si annebbiava un pochino, per poi ritornare a fissare Saori. Un angolo della sua mente registrò che l'espressione era diversa su quel piano della realtà, e che forse i suoi ospiti non ne avrebbero colto il senso
« Maximilian è ben lungi dall'essere stato chiaro con noi. Un attacco non lo solleva da ogni dubbio. »« Abbiamo tutti molto di più da perdere che un locale. »
Gli ingranaggi si muovevano lenti nella sua testa. Il Nirvana era stato attaccato, Jester doveva essere presente; il tutto doveva essere successo prima dell'incontro finale, ovviamente. Il damerino e la sua guardia del corpo avrebbero potuto confermare. Dovunque fossero.. -
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Come era prevedibile, Violet sbucò fuori dal nulla e si presentò nel mezzo della stanza quasi come se nulla fosse. Anche lei però portava i segni delle spiacevoli avventure in cui si erano cacciati, alla fine chi più chi meno aveva qualcosa da raccontare, riguardo gli eventi avvenuti appena una settimana prima. Dimitriy comunque rimase abbastanza infastidito da tutte quelle smancerie, non lo diede a vedere, ma continuava a non fidarsi di quelli che erano i tirapiedi di Maximilian. Lo riteneva ancora abbastanza responsabile per ciò che era successo, non bastavano delle semplici scuse per cambiare la sua prospettiva.
Credo che non basti qualche giustificazione, mi interessa sapere tutto. Per il momento non mi fido ne di te e ne del tuo capo. Disse voltandosi verso Saori. Quindi spero che le prossime notizie siano quantomeno più convincenti, perché fino ad ora mi sembra davvero poca cosa.
Non era nervoso o arrabbiato, la sua freddezza continuava a circondarlo... ma era evidente che lo stress influiva sulle sue parole. Era stanco e infastidito, non era la prima volta che scampava alla morte ma farlo così tante volte nel giro di pochi giorni... poteva stancare chiunque, nemmeno lui si sottraeva a questa verità. Per questo aveva sollevato diverse barriere e per il momento non aveva nessuna intenzione di abbassarle, almeno finché i suoi dubbi non sarebbero stati chiariti... e per il momento ne aveva davvero tanti.. -
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La paura li dominava, la frustrazione li torturava; comprendeva bene il loro stato d'animo, non poteva realmente biasimare la diffidenza nei suoi confronti né tantomeno in quelli del suo principale. Così, con la calma che la contraddistingueva, iniziò a spiegare lentamente la serie di eventi che si erano inanellati nel costruire la sua disavventura. Avrebbe potuto trasmettere tutto nella loro coscienza come aveva fatto con Violet, ma non desiderava imporsi sulle loro già affaticate menti: un contatto così invasivo avrebbe anzi potuto sfavorirla nel tentativo di riappacificare gli animi. Elencò tutto più nel dettaglio possibile, dal momento in cui l'assassino mascherato aveva fatto irruzione - uccidendo alcune delle prostitute e prendendo lei prigioniera - alle successive peripezie, di cui in larga parte erano stati protagonisti Jester e l'improbabile coppietta. Dal gas allucinogeno alle richieste deliranti del suo aguzzino, particolarmente ossessionato dalla donna in rosso, dai momenti in cui pensava di essere ormai spacciata al rocambolesco confronto finale, dove la giullare era stata capace di ingannare e infine sconfiggere il folle liberando lei e tutti gli altri rimasti. Del corpulento pappone, parlò solo alla fine.
“Max è sopravvissuto per errore, si può dire.”
Le sue parole echeggiavano prive di fonte apparente nella sala, ma di certo gli assicuratori avevano già fatto l'abitudine al fatto.
“Il sicario era convinto di averlo ucciso, aveva perso conoscenza e lui non era al corrente delle sue capacità rigeneranti. Quando si è ripreso nel suo ufficio era già tutto finito.” fece una piccola pausa di riflessione “Mi rendo conto che possa sembrare una comoda scusa, e non siete costretti a credermi; se i segni che porto sul corpo non sono abbastanza, forse lo saranno le parole del mio principale. Sono sicura che avrà modo di ricevervi nei prossimi giorni, non appena le cose si saranno stabilizzate.”
Incrociò le braccia sotto al seno, facendo poi scorrere lo sguardo su tutti loro a turno.
“Quanto all'informazione che vi ha condotto in una trappola, era un falso spedito dai nostri nemici. Blossom non ha mai scritto quelle parole, e vi assicuro che Maximillian non se le è inventate: la prova è ancora nel suo cellulare, se vi è necessario visualizzarla per mettervi il cuore in pace. Dopotutto, considerando ciò che è accaduto nei giorni scorsi, non ritengo sia difficile da parte vostra accettare la possibilità che questi misteriosi individui siano riusciti a falsificare un banale messaggio.”. -
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Il fastidio nel discorso di Violet era evidente. Non che non ne avesse dato prova altre volte, ma sapeva tirare fuori i denti quando voleva. Id la fissò dritto negli occhi per tutto il tempo, le parole che fluivano da telepate a demonessa come un fiume ininterrotto. Un dolore alla spalla sinistra pulsava come una spia intermittente.
Sollevò una mano, il palmo rivolto verso le due interlocutrici.«Sia. » Non era il caso di trasformare la riunione in un dibattito sul giusto o sull'ingiusto, sul fidarsi o meno. Per un po' ci fu silenzio, poi riuscì a trovare la lucidità per continuare la frase.
« Diciamo pure che Max non c'entra. Questo riduce solo di poco l'entità del problema in cui siamo dentro. Abbiamo un mese, meno qualche ... »
Si fermò. Non aveva idea di quanti giorni fossero passati, con precisione.
« ... giorno. Dopodiché 42, premesso che sia stato sincero e non anticipi, tornerà.
Ho intenzione di sapere quali sono le vostre intenzioni a riguardo. Certo, potrei indovinare. »
Prese una lunga boccata dalla sigaretta. La nicotina era rinfrancante.
« Per quanto mi riguarda, potrei essere fuori da questo buco di città in un battito di ciglia e prendermi tutto il tempo che serve per pianificare una vendetta contro quel bastardo. Ma non ho intenzione di mollarvi qui. Ho ... interessi su questo piano, questo tempo. Ha superato da tempo i limiti di ciò che considero affari ed è diventata una cosa personale. Per quello che mi riguarda, affronterò quei cagacazzi su questo piano, in questo tempo. »
Avrebbe potuto scommettere su quello che pensava. Il russo probabilmente le sarebbe venuto dietro a ruota, annuendo in un cenno del capo. Dell'opinione di Violet si poteva essere altrettanto sicuri. Ma, di nuovo, era il livello di impegno a cui lo staff del Nirvana poteva dirsi disposto a essere un'incognita. Era chiaro che, nell'ultimatum di 42, potevano anche
essere inclusi anche loro. Un'idea le brillò in mente, in un attimo di lucidità:«Saori, Max conosce forse un certo Gurno? »
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Fidarsi era una parola grossa, dopo tutto quel che era successo. Dimitriy era un tipo che lo faceva difficilmente, ma a causa del casino con 42 e tutto il resto, gli riusciva difficile farlo senza prima farsi un sacco di domande e alzare al massimo il livello di prudenza. Il biondo chiuse per un attimo gli occhi, cosa poteva fare ormai? Saori stava facendo di tutto per chiarire le cose e dal suo tono pareva sincera, così come Violet. E se anche una tipa come Id rinunciava ai sospetti, allora forse la pioggia la fuori era mutata in neve. Dimitriy sospirò, per quanto la cosa non lo entusiasmasse per nulla, doveva fare come gli altri. Almeno per il momento.
Shifter morto? Sei sicura?
Questo complicava e non poco le cose, anche se ormai la sua presenza era alquanto irrilevante: erano nel mezzo di un casino talmente profondo che era impossibile ritornare su. Poco importava se colui che dovevano proteggere era passato a miglior vita, lo scheletro infatti aveva scelto le sue vittime e non potevano fare nulla per evitarlo.
Comunque per il momento accantonerò i miei dubbi, mi fiderò di voi. Anche se vorrei avere ulteriori informazioni.
Una cosa era certa, non aveva nessuna intenzione di farsi da parte, voleva portare a termine tutto questo casino e voleva prendersi la sua vendetta su quel maledetto scheletro... in un modo o nell'altro ci sarebbe riuscito. Doveva farcela, non aveva alternative se voleva sopravvivere e non voleva dare a 42 la soddisfazione di morire per mano sua. Non gliel'avrebbe permesso.
Nemmeno io ho intenzione di scappare, faremo questa costa cosa insieme.
Se volevano avere qualche possibilità, dovevano restare uniti ed essere pienamente sinceri l'uno con l'altro, se non volevano cadere nei tranelli di quei mostri. Prima di tutto era fondamentale mettere in chiaro ogni cosa, solo dopo potevano pensare a un piano adatto alla situazione.. -
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“Signori e signore, a questo punto credo di non essere in grado di rispondere alle vostre più importanti domande, qui e oggi.” si introdusse nel discorso con la tenue gentilezza che solo un contatto telepatico poteva avere, senza per questo perdere la capacità di calamitare l'attenzione immediatamente “I vostri dubbi sono legittimi, ma se non siete disposti ad accettare la mia parola, non posso far altro che rimandare la discussione a quando Maximillian sarà in grado di ricevervi. Il che non dovrebbe richiedere più di qualche giorno.” si volse in direzione della demonessa “Potrebbe anche certamente dirvi qualcosa su questo Gurno, nell'eventualità che lo conosca; io purtroppo non posso dire di sapere chi sia.”
In effetti, si era resa conto di non sapere fin troppe cose sugli eventi che li avevano travolti, come aveva espresso con le proprie parole. Probabilmente era stato uno sbaglio venire al posto del principale; ma che doveva fare? Lasciarli soli, a pensare e sospettare? In casi come quello bisognava agire subito per chiarire le cose prima che fosse troppo tardi. Eppure non aveva fatto un gran lavoro.
“Ritengo quindi che la mia presenza qui non sia più necessaria.” si alzò dalla sedia, sistemandosi i vestiti “Farò piuttosto meglio ad adoperarmi per fissarvi un appuntamento il prima possibile. Inoltre, sospetto che abbiate diverse cose da dirvi ancora, e non voglio essere d'incomodo.”
Prima che chiunque avesse anche solo tempo d'obbiettare, la cortigiana aveva già raggiunto e afferrato il proprio ombrello.
“Abbiamo già i vostri contatti, quindi vi faremo sapere.” rivolse infine un ultimo sguardo e un sorriso a Violet, accompagnandoli con un pensiero che solo lei sarebbe stata in grado di afferrare “Sono felice di averti rivista in salute. Spero ci rivedremo presto.”
Un cenno di commiato e fu di nuovo fuori, nella pioggia.CITAZIONEIo mi ritiro dalla giocata, penso di non aver altro da aggiungere alla discussione via Saori, e in ogni caso - avendo poco tempo in questo periodo - non voglio rallentare ulteriormente la scena. Quando avete finito di scambiarvi le info che volete, mettete pure tutto voi in valutazione..