Panic! At The Library

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    I am the "who" when you call "who's there?"

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    Vai alle Cave del Sapere, dicevano. Lì troverai sicuramente delle risposte, dicevano.
    Sì, grazie tante. Funzionerebbe se riuscissi a metterci meno di un quarto d'ora per leggere solo il titolo di un volume. Sarebbe tutto fantastico e perfetto se almeno metà dei caratteri in cui incappo avessero un senso anche vago per uno che è cresciuto a scarabocchi e rune incise sui sassi.
    A casa mia, il disegnino di una freccia significa "una freccia", o al massimo "vai da quella parte". Le rune invece esprimono concetti, forze e magie. Semplice e conciso.
    Questo è tutto quello di cui pensavo di aver bisogno.
    E invece qui esistono le lettere!

    « M... Mia sur... No, so-rel-la è... » Corrugo la fronte.
    "Mia sorella è una foca monaca"? Che razza di titolo è?! Devo aver letto male. E mi sa anche che sono nel reparto sbagliato.
    Cercavo libri su argomenti come "anime", "sciamanesimo", "cure spirituali", "ripara la tua anima in sei semplici mosse". Cose così. Se è vero che lo scopo dei libri è quello di tramandare conoscenze antichissime per secoli e secoli, allora è impossibile che non ci sia qualcosa che potrebbe aiutarmi.
    Eddai, non posso essere l'unico coglione che rischia di morire per un'anima rotta! ...Vero?

    L'ennesimo tonfo sordo nel richiudere l'ennesimo libro inutile.
    Poi l'ennesima arrampicata sugli scaffali per rimettere l'ennesimo libro inutile al suo stupido posto.
    E si ricomincia: altro reparto e altra odissea. Almeno però sto facendo pratica: ora riesco a leggere titolo e incipit in meno di cinque minuti. Questa volta raccolgo una decina di volumi, tra cui "Yoga dell'Anima" e "Purificare l'anima della tua casa".
    ...Mmh, forse quest'ultimo in effetti non mi serve.

    Tutta la pila finisce su un tavolone impolverato. Mi siedo e ricomincio a sfogliare in silenzio, tutto solo soletto e concentrato.
    Sarà un luuungo pomeriggio.



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    “Non conosco niente di questa città, ne di questa zona del mondo, ne di tutto Endlos: non so neanche cosa ci sia oltre questa fossa abitata, sotterranea ed immensa, di cui non conosco praticamente nulla. Sono una dispersa in una realtà non mia, e per quanto io vivi e respiri in essa, non mi sento legata ad essa? E' forse solo una questione di tempo? O forse è mio destino sentirmi per sempre dispersa nelle correnti di questo mondo? Non che ad Hopetown fossi un'onesta cittadina, ma almeno lì avevo delle flebili certezze, anche dopo che Alex ci ha tradito... una parte di me si sente ancora di appartenere ad Hopetown, o almeno vorrebbe continuare ad essere lì. Alla fine non importa quanto sporca, putrida ed ingiustamente crudele sia la nostra casa; sviluppiamo un legame viscerale con lei e con la sua struttura, tanto da esserne impregnati e costruiti sulla sua essenza, in una maniera o nell'altra. Non importa quanto mi lavi, puzzerò sempre di lamiera e sangue, nonostante cerchi di lavare via quell'odore con il sapone...dovrò arrendermi alla cruda realtà che neanche tutto il fondotinta del mondo potrebbe togliere dal mio volto olivastro quella cicatrice. Non che mi dispiaccia, infondo: alla fine tutto ciò fa parte del mio essere e forma il mio orgoglio di abitante dei bassi fondi della Megalopoli...eppure qui mi sento completamente estranea, nonostante non si direbbe di essere così lontani dal quella topaia. Non credo che riuscirò a tornare molto presto a casa, quindi devo trovare il modo per conoscere di più su questo posto.”

    Questi pensieri si dimenavano nella mia testa, questa mattina, mentre ero sotto la doccia a lavare i miei dread con il sapone alla cenere “offerto gentilmente” dall'ostello in cui soggiornavo, non molto dissimile a quello che usavo ad Hopetown: La tonalità di nero era la stessa, eppure sembrava addirittura troppo morbido per la mia pelle inspessita dal sole ed imbrunita dallo smog. Mi asciugai con dei panni ruvidi e indossai su una tunica marrone e dei pantaloni spessi dello stesso colore, poi uscii dalla porta della del putrido bagno comune. Anche questo mi ricordava quella bettola, teatro degli anni più belli dei più disperati della mia vita. “Non posso credere di star provando nostalgia per quel posto di merda...” pensai, eppure era così. Chiesi al portinaio, un uomo grasso e nullafacente, dove si potesse trovare una biblioteca. Lui, con fare accidioso e molle, mi diede le indicazioni. Ripensandoci, ogni volta che muoveva le sue braccia flaccide ua smorfia di disgusto voleva impadronirsi del mio volto, e solo grazie alla regola aurea “se non hai qualcosa di carino da fare/dire, non farla” sono riuscita a trattenermi...davvero: che schifo.

    Ed eccoci qui, ordunque, dentro la biblioteca: Un luogo di conoscenza e cultura, nel quale ho avuto modo di formare me stesse e, sempre nel suddetto, dovrei trovarmi a mio agio a crackare tutto il crackabile perché ad Hopetown puoi leggere solo se hai i soldi e sei un borghese di merda, eppure è proprio qui che si palesa un piccolo e fastidioso problema: chiedo al bibliotecario se ha un archivio elettronico da dove poter vedere quali libri ci sono e scaricarli un mini-computer, e lui mi guarda come se gli avessi urlato in faccia “HO UNA SPLENDENTE BICI DI CARNE! AAAAAH!”...Questa palla di polvere deve essere parecchio indietro con la tecnologia, anche se il livello di lerciume complessivo è circa lo stesso dalla mia zona: i volumi negli scaffali sono ricoperti di polvere e regnatele, ed è evidente che nessuno li sposta da un bel po'. Poco male, si fa alla vecchia maniera. Girando un po' tra gli scaffali, trovo tutto quello che mi serve: dagli annali, a libri di riguardanti il folclore a cartine del...pianeta ? Effettivamente sembra, a leggere un paio di righe, che questo luogo non si tratti di un “pianeta” in senso stretto, ma di una sorta di “punto d'incontro” tra svariate realtà, un bivio dimensionale definito “semipiano”, il che mi suona assurdo quanto affascinante, e non fa altro che invitarmi a saperne di più. Apro il primo libro, sto per iniziare l'immersione...

    Ma il mio sguardo si posa inavvertitamente su qualcosa, o meglio dire qualcuno: un ragazzino, all'incirca di tredici anni, vestito di stracci e dai capelli verdi e l'aspetto bizzarro. Anche se io sarei l'ultima degli ultimi a dover parlare, con il mio aspetto assolutamente antifemminile e questa matassa di dreads che mi porto sulla testa; certo, non che mi sia mai importato di apparire carina, ma decisamente non devo essere la donna più attraente dell'universo conosciuto. Su una cosa però si focalizza la mia attenzione: sul suo sguardo, uno sguardo che esprime una concentrazione flebile ed uno sforzo immane nel cercare di tenere il segno; lo stesso sguardo che avevo anche io, quando ero alle prese con i miei primi libri. Si, ha evidentemente bisogno di una mano. Chiudo il libro e mi avvicino con calma al suo tavolo, distante appena un banco dal mio. Con calma gli dico “Hey, tutto bene? Ti serve una mano?”.

     
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    Davvero, non potevano essere disegnini? Voglio un libro con le figure! Lo voglio!
    "Yoga dell'Anima" si è rivelato essere un altro buco nell'acqua, uno dei tanti libri da chiudere con l'ennesimo tonfo sordo. Aaagh! Lo spostamento d'aria ha sollevato una stupida nuvoletta di polvere che mi è finita tutta in faccia.

    Hey, tutto bene? Ti serve una mano?


    Un momento. Momento...
    « ...Et-cì! » Aww, avete mai sentito uno starnuto più carino di questo? No che non lo avete sentito, ora però fuori dalle palle che sto cercando di studiare.
    « Hmm. » L'espressione seccata, la faccia mezza nascosta da un volumone dalla copertina rossiccia e gli occhi sottili e scrutatori di chi avrebbe davvero bisogno di una mano, ma è troppo sulle difensive per accettarla.
    Di cosa ho paura? E' una donna con un'anima normale e con degli strani capelli. Si muove con calma, parla con calma, è completamente calma. Nulla di tutto ciò mi fa sentire calmo, eppure lei non sembra nascondere qualcosa.
    No grazie, me la cavo da solo. Normalmente risponderei così. Ho un foglietto tutto mio dove ho scritto le lettere che ricordo e i loro equivalenti scarabocchi nella mia lingua natìa, posso farcela. In altre tre o quattro ore, forse, potrei tornarmene a casa con una manciata di informazioni utili al riassetto della mia anima.
    Tre o quattro ore.
    ...Oh, beh.

    « ...Ssssì. » Sussurro, sconfitto dalla necessità di qualcuno che sappia decifrare questa dannata scrittura comune. Senza staccare gli occhi da lei, volto la copertina del librone rosso in sua direzione: c'è il disegno di un pentacolo circondato da una specie di serpente che si mangia la coda. Credo di aver già visto qualcosa del genere nei libri di Amber, dev'essere un tomo sull'alchimia o roba simile. Il titolo è lunghissimo: in sei o sette minuti sarei stato capace di decifrare "Riflessioni sulla Trasmutazione dell'Anima nell'Alchimia".

    « ...Cosa c'è scritto qui? »



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    « ...Et-cì! »

    “Salute! Ottimo modo d'iniziare una conversazione.”

    Sorrido, osservando il giovane lettore che starnutisce a causa di una vampata di polvere lanciatagli contro da un libro antico e polveroso, di cui riesco a scorgere il titolo: Yoga dell'Anima. Yoga...dell'Anima ? No, c'è qualcosa che non torna: perché un ragazzino, potremmo quasi dire un bambino, dovrebbe leggere un libro del genere ?Per quanto ammetto di essere l'ultima a poter giudicare dall'apparenze, non ha l'aspetto di un accademico, uno storico, quindi perché dovrebbe leggere tale “robaccia” ? Possibile che qui sono così “arretrati” da credere nell'animismo e nelle pratiche sciamaniche ?

    “...Sììììì...Cosa c'è scritto qui?”

    La voce del mio giovane interlocutore rompe i miei pensieri con una richiesta: voleva che gli leggessi il titolo di un altro libro sul tema spiritismo: "Riflessioni sulla Trasmutazione dell'Anima nell'Alchimia".

    “Dammi solo un attimo.”


    Continuo a sorridere, afferrando uno sgabello lì vicino e sedendomi affianco al ragazzino, notando che anche da seduta dovevo inclinare la testa per poterlo guardare nei suoi occhi color delle nuvole. Altri dettagli mi si parano davanti agli occhi, nascosti prima dall'enorme volume e da parte del tavolo, che a vederlo bene è quasi alto quanto lui. Il primo e lampantissimo “particolare” è lo stato di denutrizione a cui quel ragazzo era sottoposto: costole esposte, viso smunto e ventre piattissimo, a malapena coperte dal suo abbigliamento decisamente originale e “selvaggio”. E a proposito di dettagli insoliti, il giovane possiede anche una cicatrice che si estendeva dal basso ventre su tutto il fianco destro, irregolare ed inquietante. Quale animale di quale taglia era in grado di causare quella ferita ?

    “Allora: Riflessioni sulla Trasmutazione dell'Anima nell'Alchimia. Ti serve un'informazione in particolare? Possiamo vedere se questo libro ha qualcosa di potenzialmente utile tramite l'indice.”

    Magari posso non condividere i suoi studi da un punto di vista scientifico, ma sicuramente ciò non m'impedisce di dare una mano ad un ragazzo, solo, in difficoltà. Ha bisogno di sentirsi a suo agio, di essere aiutato, in qualche modo...o forse...

    “Ad ogni modo, il mio nome è Sofia. Il tuo qual è ?”

    O forse sono io ad aver bisogno di aiuto...



    Edited by Ruina Mundi - 1/2/2016, 10:08
     
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    Trasmu-che?
    ...Cosa vuol dire "trasmutazione". Aiuto. Ma perché deve essere tutto così difficile.
    E perché si è seduta così vicinaaaAAAH. Paura.
    « ...No, ecco-- » Cerco di rimettere qualche centimetro in più tra me e lei, trascinando la sedia a piccoli scatti. Le gambe di legno vecchio strisciano sul pavimento e fanno rumore, non sono proprio antisgamo.
    Ora però va meglio.
    E' che le femmine mi mettono ansia, è un riflesso condizionato. Scusate se ho i complessi perché sono stato mezzo mangiato vivo da una stramaledetta cannibale, eh!
    Va bè. Provo a ricompormi. Deglutisco, mi schiarisco la voce e raddrizzo pure la schiena.
    « Mi... Mi chiamo Xar. » Assottiglio lo sguardo, diffidente come al solito. Sto cercando di capire se posso mettere al corrente questa Sofia delle informazioni che mi servono.
    Ho un piano.

    « Uhm... Dice qualcosa sul come agire direttamente sulla struttura base di un'anima? » Domandona alquanto specifica. In base alla sua reazione dovrei riuscire a capire se è una che questi argomenti li mastica abbastanza, o se non ha la più pallida idea di cosa significhi operare sull'anima.
    Sto studiando ogni suo movimento ed espressione. Sono davvero bravo a trovare motivi per i quali diffidare di una persona, io.
    Bene, ora passiamo alla seconda mossa.
    « Sei gentile. » Accenno un sorrisino da bimbo.
    « Perché sei gentile? » Ah ah! Sorrisino sparito, ecco di nuovo quell'espressione sospettosa da adolescente sulle difensive. Chissà se ci era cascata.




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    Le mie valutazioni non erano poi così lontane dalla realtà: un ragazzo introverso, o quanto meno dalla pronunciata diffidenza, è quello che mi trovo di fronte. Non me la prendo per il suo tentativo di mettere distanza tra me, anzi, mi sarebbe sembrato strano il contrario: questo posto è una cazzo di giungla, e sono abbastanza sicura che, senza un po' di diffidenza si cada facilmente vittima di bestie di ogni tipo e dimensione, principalmente bipedi ottusi e violenti. Inoltre, quelle cicatrici...quelle cicatrici nascondo qualcosa del suo passato, qualcosa di terribile e violento. Povero ragazzo...

    “Il mio nome è Xar”

    E' davvero un bel nome, Xar.

    “Uhm... Dice qualcosa sul come agire direttamente sulla struttura base di un'anima?”

    Possiamo vederlo subito.

    Continuo a sorridere, ma non riesco proprio a non lasciar traspirare la mia preoccupazione per questo giovane, per quest'anima lasciata sola a se stessa: avrà una famiglia ? Una qualcuno da cui tornare a casa ? Oppure anche lui è solo, solo come lo sono stata io in anni di sopravvivenza tra gli scheletri in acciaio di Hopetown (e come, effettivamente, lo sono tutt'ora) ? Prendo il libro e lo apro, cercando di non pensarci per un attimo e di concentrarmi sul l'aiutare il mio sospettoso amico, non fa altro che osservare le miei azioni dalle feritoie contratte che sono diventate i suoi occhi. Scorrendo il dito sull'indice trovo quello che potrebbe fare al caso nostro: Capitlo 30 – Composizione dell'anima. Il mio dito scorre tra gli altri numeri, e più esso scende, più gli argomenti diventano specifici e per me impensabili: si passa da semplici spiegazioni a vere e proprie prassi, trattate in maniera quasi scientifica, come ad esempio la, oddio mi vergogno anche solo a pensarla una tale assurdità, “segmentazione dell'anima” o la “trasfusione di materiale ectoplasmatico tra corpi”. Non a so a cosa servano tutte queste “informazioni” a Xar, ma sicuramente è qualcosa che, in una maniera o nell'altra, sta catturando la mia attenzione: evidentemente, in questo mondo la terra gira in una direzione a me sconosciuta.

    Ma mentre cercavo di mettere in ordine le idee, di immaginare potenziali risposte, la voce del ragazzo m'interrompe ancora.

    “Sei gentile”


    Grazie.

    “Perché sei gentile?”

    Il mio tentare di mascherare una certa preoccupazione fallisce miseramente in uno scambio di battute. I muscoli facciali si distendono, i miei occhi tristi cadono sul lato, cercando consolazione dai batuffoli di polvere alla destra della mia sedia. Quanto deve essere ardua la vita qui, quanto male deve aver visto e subito questo ragazzo, per sorprendersi di un gesto di gentilezza così spontaneo e semplice? Non ce l'ho con lui, tutt'altro, però...

    “Perché so come ci si sente...”

    Risposi io, guardandolo negli occhi. Abbozzo un sorriso, ma ormai una certa angoscia si era depositata sul fondo della retina.

    “So come ci si sente ad essere soli, e a non avere nessuno a cui chiedere aiuto.”

    Sospiro, trattengo tutto, come sempre. Sorrido ancora, ho già dato sufficiente spettacolo per oggi, torniamo a lavoro. Riprendo il libro e con l'indice segno le pagine interessanti.

    “Comunque, questo capitolo sembra che faccia al caso tuo: le ultime duecento pagine sono piene di modi su come intervenire sull'anima. T'interessa qualcosa nello specifico ?”

     
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    Non ha fatto una piega. Eppure la domanda era bella specifica. Dovrei esserne felice? O dovrei preoccuparmi?
    Non capisco. La fisso mentre scorre le dita sulle pagine, sbirco le pagine che sfoglia. Non so decifrare le lettere, ma posso interpretare le sporadiche illustrazioni. Sono un muro di diffidenza, almeno finché non risponde alla mia seconda domanda.
    La cosa mi spiazza un attimo.

    « Non sono da solo. » Risposta secca. Toccato su un nervo scoperto. « Non... completamente. »
    Ed è vero! Ho... ho solo preferito avere pochi amici, ma buoni. Tutto qui. Amber. Dimitriy. Ted. Cosa vuol saperne di me questa donna? Tsk.
    Il broncio dura poco. Forse questa Sofie ha trovato qualcosa di interessante. Sgrano gli occhi, illuminati di una nuova luce.
    Vedere!
    Allungo le mani per prendere il libro e sfogliare avidamente le pagine che mi ha indicato. Non capisco una tega di quello che è scritto, ma poco importa: mi basta un disegno, uno scarabocchio, un grafico che confermi che ho finalmente tra le mani il libro giusto.

    « Sì, mi serve... Uhm. » Corrugo un attimo la fronte. Cosa mi serve? Non lo so nemmeno io quello che sto cercando, so solo che ha a che fare con l'intervento di tracce spirituali esterne all'anima di un individuo. Cose più di sciamanesimo che di alchimia, ma è già un grande passo avanti rispetto a "Yoga dell'Anima" e compagnia bella.
    Il mio foglietto di appunti e lettere scribacchiate è appena stato promosso a segnalibro. Per il momento, va bene così.

    « Mi hai risparmiato un sacco di tempo, ma questo capitolo me lo voglio leggere da solo. Tanto ho tutta la notte. » Ghigno. Non crederebbe a quanto è letteralmente vera questa mia ultima affermazione. Il non aver bisogno di dormire è davvero un gran vantaggio, in certi casi.

    « E tu, invece, cosa stai cercando? » E' un tentativo di spostare l'attenzione su qualcos'altro: non voglio che inizi a interessarsi troppo ai miei studi, non sono ancora certo di sapere con chi ho a che fare. Però c'è anche della genuina curiosità: la gente di solito non bazzica le Cave, se non è in cerca di qualcosa.



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    Forse sono stata troppo precipitosa, forse le mie valutazioni erano sbagliate, forse la sua diffidenza è solo una giusta precauzione: infondo, ribadiamolo, qui può succederti di tutto. Ad ogni modo, sono riuscita a dargli una mano, il che mi solleva, o quanto meno diminuisce la presa dell'angoscia su di me. Xar sembra voler proseguire la lettura da solo, nonostante la limitatezza dei suoi mezzi: un gesto, un'attitudine che io non posso non trovare ammirevole.

    “Io, cosa cerco?”

    Oltre che un modo per sentirmi meno sola ?

    “Libri, annali, saggistica e mappe geografiche di vario tipo: sono da poco qui, e sto cercando di capire 'come gira il mondo'.”

    In parte, qualcosa l'avevo già intuita: d'altronde lo sviluppo delle varie civiltà, sopratutto se queste si basano su sistemi economici simil-capitalistici, ha poche varianti di sviluppo, ma qui non siamo su Helios ed i massimi sistemi potrebbero essere leggermente diversi da quelli a cui siamo abituati. Inoltre, “la conoscenza è potere”, e più so di questo mondo, più posso muovermi agilmente attraverso le sue maglie ed essere meno vulnerabile.



    Edited by Ruina Mundi - 23/2/2016, 11:02
     
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    Come gira il mondo, dice? E' una domanda così scontata che mi ritrovo un po' confuso e allo stesso tempo un po' sorpreso.

    « Il mondo gira come al solito. » Rispondo dopo un istante di riflessione. « Il forte mangia il debole. »
    E no, l'enfasi su quella parola non è esagerata. Io lo so quanto è vero quello che sto dicendo: ho qui una cicatrice grande come un piatto a provarlo.
    Spallucce accompagnano le mie parole: sono semplicemente rassegnato -e neanche triste- all'unica realtà che conosco. Nella tribù era così, con Taaka era così, a Merovish è ancora così. Quindi sarà sempre così, è logico. E' questo il naturale stato della realtà.
    Ma io ho imparato a difendermi! Sarò anche nato debole, ma finché saprò sfuggire alle zanne andrà tutto bene.

    « Per le mappe, invece... » Mi alzo abbracciando tutti i libri presi finora. « Credo che sarà più complicato. Ho sentito dire che a questo mondo piace cambiare, perciò le mappe possono valere sia come oro che come carta straccia. »
    Ma tanto io non sono il tipo di ragazzino pieno di sogni e voglia di avventure in questo nuovo magico mondo tutto da esplorare, quindi sto bene anche senza sapere cosa c'è oltre i confini del Sud.

    « Io, beh, vado a rimettere a posto "Yoga dell'Anima" e compagnia. » Ancora la guardo un po' stranito. Meno diffidente, ma sempre in guardia: non sono ancora sicuro di aver capito esattamente con chi ho a che fare, anche se la tensione è decisamente diminuita.




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    Le sue parole mi colpiscono come una scarica di bastone stordente in faccia, e non è difficile capire perché: la violenza a cui questo ragazzo è stato sottoposto dev'essere stata disumana, e ne porta ancora i segni. No, non parlo della vistosa e raggrinzita cicatrice che porta sul petto, ma della sua mentalità: tanto “adulta” quanto superficialmente cinica. Un sessantenne vecchio nel corpo altrettanto martoriato di un appena adolescente, le stesse ferite e la stessa rassegnazione nei gesti e nelle parole. Non posso accettarlo; non posso accettare che un ragazzino neanche ventenne si rassegni a questo modo di vivere e che appassisca nel cinismo più bieco.

    E poi: Al mondo piace cambiare...cosa vuol dire ? Probabilmente che la tettonica di questo mondo e decisamente meno stabile di quella di Helios ? O forse...o forse è qualcosa collegata al Maelstorm ? Se è vero che quest'entità tende a strappare persone e cose da altri mondi, per portali in questa sorta di pattumiera dimensionale, non è da escludere che non possa fare lo stesso anche con intere zolle di altri mondi. Dovrò indagare su questi aspetti, a me ancora sconosciuti.

    Xar afferra i libri, e si dirige verso la presunta collocazione degli scaffali.

    “Aspetta,”

    Cerco di fermarlo.

    “ti do una mano.”

    Senza neanche dargli il tempo di dire qualcosa, afferro una porzione dei suoi libri e lo seguo. Una scusa per stargli vicino, ovviamente: non mi rassegnerò al fatto di non poter fare niente per lui, tipico atteggiamento da giovane ribelle che ancora si ostina a fare “la cosa giusta”, anche in un mondo non suo, anche ad anni luce di distanza da casa.

    Si vaga tra i libri e gli scaffali, finché non si trovano parte di quelli dedicati ai vari volumi di...”Sciamanismo” ? “Taumaturgia” ? “Animologia” ? Whatever.

    “Non credi che sia possibile un mondo diverso ? Non ti sei mai chiesto del perché esiste questa presunta legge del “cane mangia cane” ? Forse dovresti interrogarti su tutto ciò: sei troppo giovane per vedere il mondo in questa maniera, non credi ? Ci sono meccanismi più grandi di noi, che possiamo comprendere e, perché no, cambiare, e sono sicura che tu sei un ragazzo sufficientemente intelligente per capire che la realtà non può fermarsi alla nostra esperienza personale.”

    Riaprire (od iniziare?) la discussione a bruciapelo non è una grande strategia di conversazione, lo ammetto. Ho cercato d'indorargli la pillola, di trattarlo con i guanti bianchi: un atteggiamento troppo brusco potrebbe spaventarlo, e già prima non ho dato prova di grande delicatezza. Il tono di voce è morbido, lo sguardo incrocia il suo. Spero vivamente di non metterlo in soggezione.

    “So che sei una persona che ha sofferto tanto, si vede dai tuoi comportamenti schivi.”

    Ironicamente, sto cercando di farmi largo verso la sua anima.

    “Anche io porto i segni di ferite visibili e non, so bene cosa significhi avere paura del prossimo e trovarsi in una situazione più grande delle proprie capacità. Non so cosa hai passato, e probabilmente non lo saprò mai, ma sono abbastanza sicura che io e te non siamo poi così diversi.”

    Sto davvero cercando di aiutare Xar? Sto davvero cercando di farmi largo nella sua anima? Forse noi cerchiamo di aggiustare la vita degli altri, alla ricerca disperata dei pezzi di ricambio per le nostre.

     
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    Xar

    “Aspetta”


    Sobbalzo.

    “ti do una mano.”


    Ah ok, uff, che colpo. Pensavo che volesse fare chissà cosa. Devo darmi una calmata, sì, perché si vede troppo che non sono abituato a socializzare. "Nontoccarmi nontoccarmi nontoccarmi", prego mentre prende metà dei libri che ho in braccio. Il contatto fisico è ancora la cosa che sopporto di meno, tra tutte le altre mie fisime. Per fortuna riesco ad evitarlo, e insieme rimettiamo a posto i libri inutili.
    Solo il volumone rosso scuro rimane tra le mie braccia, ben schiacciato contro il petto.

    « Sarà. » Spallucce, rispondo scettico a quel discorso sui meccanismi del mondo da cambiare per un futuro migliore. Ci credo poco, e si vede molto.
    E' la seconda parte a risvegliare la mia attenzione. Allarme! Questa donna sta capendo troppe cose. E la sua voce modulata ad hoc placa solo di pochissimo il mio stato super vigile.
    Prima di rendermene conto mi ritrovo con le unghie affondate nel cuoio rossiccio della copertina. Un misto di rabbia e sarcasmo saetta nelle mie parole. Vuol dire che siamo simili? Ma per favore!
    « Ma tu sei grande. » Adulta. Forte. E probabilmente hai quella cosa, la volontà. Forse è vero che la vita ci ha tirato addosso la stessa quantità di merda, ma c'è chi è nato per rialzarsi e chi invece va avanti strisciando. Odio sentirmi dire che tutti soffriamo alla stessa maniera, e che tutti possiamo affrontare le avversità. Perché non è vero. La stessa quantità di dolore è accusata in maniera diversa da persona a persona. Un lupo adulto sopporta dieci frecce sulla sua schiena, ma una sola potrebbe essere fatale per il suo cucciolo.
    « ... » Perché non riesco a formulare qualcosa che riassuma tutta la mia frustrazione? Detesto quando vengono a galla tutte queste emozioni violentissime, che di solito se ne stanno ben chiuse in qualche remoto angolo della mia testa. Calma, caaaaalma.
    Respiro profondo.

    « C'è differenza tra quello che può fare chiunque e quello che può fare un... me. Io posso adattarmi. » E' tanto sbagliato? Ho sentito che ci sono intere filosofie di vita che si basano su questo concetto. Potrebbe essere interpretata come una mentalità da perdenti, ma non credo che sia così. Dopotutto sono vivo nonostante tutto l'universo mi abbia gridato in faccia più volte che no, che dovrei essere morto. Eppure eccomi qui, ancora ad aggrapparmi con le unghie e con i denti alla vita.
    Scusa, Sophia, non credo proprio di essere nelle condizioni di fare qualcosa di più che sopravvivere.
    « Sono a malapena in grado di provvedere a me stesso, figuriamoci cambiare un mondo che conosco da una manciata di mesi. Ma auguri a provarci. »
    Sì, auguri mentre vai ad offrire il collo a chicchessia che decide le regole del mondo, mentre io trovo un modo per continuare a vivere tranquillo e inosservato.



    ♦ Stato fisico: Ottimale
    ♦ Energia: 100%
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    Ciò che resta di Waza [Eterna giovinezza + Connessione spirituale con Waza | GdR only]
    Vivo, più o meno [Immunità a fame, sete e sonno. Influenzabile da tecniche attive]
    Anima Camaleontina ["Mimetizzazione" (Maschera dell'Anima) spirituale]
    Rivelazione delle Ossa [Auspex sensibile ai resti organici + Auspex spirituale]
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    Il suo corpo s'irrigidisce, le sue unghie affondano nel cuoio rosso del suo libro. Merda, ho toccato un nervo scoperto.

    La sua risposta, corrosiva come il vitriolo, non è altro che una reazione impulsiva: questo bimbo è cresciuto come un'animale, è evidente, e reagisce come tale. È questo che genera ogni mondo che basa i suoi rapporti sull'autorità e sulla violenza: animali spaventati, privi di fiducia, speranza, sogni. Quanta tristezza mi causa il suo silenzio, quanta rabbia è possibile vedere in quegli occhi. Poco importa che lui ha fatto spallucce alle mie parole: è evidente, sta soffrendo, e lo sta facendo per causa mia.

    Il cinismo nelle sue frasi mi annichilisce: un ragazzo come lui non merita ciò, non merita di essere privato dei sogni; non merita di diventare un guscio vuoto, pieno di paura e delusione. La cosa peggiore è il silenzio: infiniti attimi di tensione e sofferenza, mille aghi che feriscono al ritmo del cuore.

    Dovrei smettere, dovrei chiedergli scusa e andarmene...ma no, non posso lasciarlo qui: io devo salvarlo, in qualche modo. Devo, almeno lui.

    “Pensi davvero che io sia nata già grande, Xar? Già con l'armatura addosso?”

    Cerco di ristabilire un contatto, per quando dovrei lasciar perdere e andarmene.Il tono rimane calmo, ma incerto: ormai non riesco più ad essere lucida.

    “No, non è così.”

    Sospiro. Non vorrei aprirmi ad uno sconosciuto. Sarebbe più facile se io me ne andassi. Si: potrei prendere e sparire, come il fume delle ciminiere del distretto delle ceneri. Potrei volatilizzarmi nell'aria e confidare che un giorno il destino incrocerà i nostri cammini in circostanze più favorevoli. Peccato che io non creda nel destino, e come potrei credervi dopo tutto quello che ho passato?

    “Io o perso tanto, anzi: posso dire di aver perso tutto nella mia vita, più e più volte. sono cresciuta in un posto dove la violenza la faceva da padrone, dove il più forte mangia il più piccolo, esattamente come hai descritto tu. Ma ho deciso di prendere posizione, di non essere passiva nei confronti del mondo e di reagire. Certo: nessuno si fa da se, pretende che da solo tu possa cambiare le cose è semplicemente folle, ma nessuno pretende questo da te.”

    M'inginocchio: ormai i nostri sguardi sono sulla stessa retta.
    Xar ha bisogno di qualcuno che lo aiuti, che pulisca lo sporco sui suoi occhi: è giovane è fragile, come giovane e fragile sono stata anche io. Ha bisogno di qualcuno che allarghi la sua percezione, che lo catalizzi. Ha bisogno...

    “Hai bisogno di qualcuno che ti mostri nuove prospettive, Xar; di qualcuno che si prenda cura di te e che curi le tue ferite. Sei un ragazzo estremamente matura per la tua età, ed è qualcosa che io ammiro, ma questa tua maturità non basta per capire il mondo che ti circonda. Io sono disposta ad aiutarti, a lenire il tuo male...devi solo lasciarti aiutare.”


    Allargo un po' le braccia, il petto è scoperto; non è qualcosa che sono disposta a fare con tutti, anzi.
    Non è solo un gesto, è un simbolo pieno di significato: per una volta sento che vale la pena essere vulnerabili, per una volta posso rischiare di rimanere senza difese, se questo potrà aiutare una giovane anima in difficoltà. Non meriti tutto questo Xar: non meriti di appassire in questa valle di sale e non-curanza. Ci sono io qui: posso aiutarti, posso accudirti e, se cadrai, posso rialzarti.

    Ti prego, aiutami a salvarti.
    Aiutami a salvarmi.

     
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    La sua risposta taglia come la carta. Dovrei bloccarmi, realizzare la verità di quelle parole, apparire sorpreso e colpito da una tale acutezza: perché è vero, nessuno nasce "già grande".
    Eppure quello che ha detto non mi causa niente di tutto questo.
    Mi fa solo ridere in quel modo che si fa per non piangere.

    « Ah... Ahahahah! » Come ho fatto a non pensarci? Lei non sa che io non potrò mai crescere. Ormai lo do per scontato, è parte di me come lo è il fatto di avere la pelle scura e i capelli verdi. Mi sono espresso male! Dovevo dirlo subito: "non sono forte e non potrò mai diventarlo, dato che sono intrappolato nel corpo di un preadolescente". Ecco, così nessuno avrebbe da ridire.
    Che poi mi sono sempre chiesto se qualche tipo di crescita "mentale" è ancora possibile; insomma, la mia esperienza di vita ha superato di un po' quella di un tredicenne medio, quindi a rigor di logica dovrei essere qualcosa di più? Però non mi sento neanche un -quanti anni ho adesso?- sedicenne o diciassettenne, ecco, e poi anche lei ha detto che sono molto maturo. E' tutto un grande boh!

    « Ahah... » Meglio ricomporsi, qui tira aria di momento serio. Deglutisco, alzo lo sguardo ad incrociare il suo -ho gli occhi stanchi, questa conversazione mi ha davvero prosciugato le energie.
    « Le uniche cose di cui ho bisogno in questo momento sono lo sciamanesimo o l'alchimia, non il prendere a calci e pugni il dannatissimo Mondo. » Mi sento ribollire il petto. Non saprei dire se di rabbia o adrenalina, ma credo che sia una sensazione positiva: quest'ultimo scambio mi ha svegliato. Sfoggio un sorriso cupo.
    « Ma ti ringrazio. Non trovo tutti i giorni persone disposte ad aiutarmi. In realtà sto proprio combattendo contro una delle regole del mondo, sai? » Si chiama Morte, è una tizia abbastanza silenziosa e con uno strano senso dell'umorismo. Ma sorvolo, Sofia mi sembra già fin troppo preoccupata per me. « Quindi, se riuscirò a batterla, ti prometto che farò un pensiero alla cosa del "provare a cambiare il mondo". »
    Ed ora è il mio mezzo ghigno a tagliare come la carta. Sì, sono uno che si tiene tutto dentro: ho imparato che meno debolezze rivelo, più le chance di sopravvivere aumentano.
    Arretro di un passetto: voglio proprio rimettermi a studiare.

    « Forse ci rivedremo. La Tana è più piccola di quel che sembra. »




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    Perché stai ridendo? Perché mi tratti così ?
    Io...io sto solo cercando di aiutarti; ho fatto uno sforzo immane per aprirmi a te, perché stai ridendo? Perché ridi di me ?

    Ora mi è tutto chiaro...

    “Si...capisco.”

    Mi rimetto in piedi, l'aria è palesemente quella di un cane bastonato.
    Mi sento ridicola, umiliata. Non avrei dovuto farlo; lo sapevo.

    “Allora, io ti lascio alle tue cose. Buona fortuna”

    Mi giro e vado. Dove ? Vorrei dire a casa, ma sarebbe una bugia: io non ho una casa.

    Stupido ragazzino, perché tendo sempre a sopravvalutare il prossimo ?
    Perché penso che la gente di questo posto possa capire certi concetti ?
    Perché cerco sempre un confronto, di seminare dove la terra è fredda e sterile?

    Perché so di non poterne fare a meno; so che è più forte di me, qualcosa di istintivo, quasi trascendentale...
    Sono una stupida...

    Stupida Sofia, stupida tu e la tua voglia di salvare tutti.
    Stupida tu e la tua ossessione di poter cambiare le persone.
    Stupida tu ed il tuo cercare un contatto umano con chi palesemente non lo vuole.

     
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13 replies since 19/12/2015, 23:05   219 views
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