Atto I: Preludio

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    Kamar un tempo fu una città prospera. Quella che oggi è una distesa di ruderi prossimi al crollo, avvolti da una perenne foschia, una volta era conosciuta come la "Luce del deserto". Fu simbolo di pace e fratellanza, un luogo dove le differenti etnie del Meridione vivevano in armonia tra loro. Nei tempi in cui lo Yuzrab poteva definirsi ancora una terra abitabile, Kamar dominava il sud di Endlos come una delle città più prestigiose. Ironia della sorte, fu proprio per mantenere tale prestigio che la città cadde nell'oblio nella distruzione.

    L’epiteto di luce del deserto era dovuto alla sua innaturale lucentezza, diffusa dagli obelischi e dalle cupole di vetro, che di notte facevano rifulgere il centro abitato come un diamante sul velluto nero. La forza e lo splendore di Kamar non proveniva da potenti forze armate, ma dalle arti magiche. I cinque saggi di Kamar - cinque arcimaghi che governavano la città - all'inizio del loro mandato erano spinti dal solo desiderio di mettere ordine nel caos etnico del Sud. I loro cuori purtroppo non erano inossidabili, e col tempo furono corrotti. La ricerca di un potere arcano sempre maggiore li portò ad evocare un’entità sacrilega. Effettuando un baratto i saggi ottennero poteri che ai semplici mortali non era concesso nemmeno sognare, ma l’entità esigeva un congruo pagamento: non solo le anime dei cinque, ma anche quelle di tutti gli abitanti. Durante lo scambio i saggi tentarono di mettersi in salvo, contravvenendo ai patti: unirono le forze e con un potentissimo incantesimo occultarono la posizione della città. L'entità - terribilmente infuriata per l'inganno - iniziò ad inseguire giorno e notte le tracce magiche che si lasciarono dietro.

    In trent’anni di fuga continua Kamar divenne una potenza prospera ma isolata dal mondo. Purtroppo, anche se i cinque avevano prolungato la loro vita grazie ai nuovi poteri, rimanevano comunque dei mortali soggetti al crudele scorrere del tempo. Quando uno di loro morì improvvisamente, l'arcano che mascherava la città s’indebolì e finalmente l’entità riuscì a scovarli. Quel giorno mezzo milione di persone scomparvero nel nulla, come la foschia del mattino. Furono tutti condannati all'oblio eterno e della luce del deserto si perse definitivamente ogni traccia.

    Pur essendo trascorso quasi un millennio, l'incantesimo eretto dai saggi è ancora attivo. È impossibile trovare la città con mezzi convenzionali perché essa continua a spostarsi come un miraggio. L'unica occasione per rintracciarla si ha nelle notti di luna piena, quando quest'ultima si trova al suo zenit. La forte luce lunare si riflette sulle poche cupole di vetro ancora intatte, sprigionando una lucentezza impressionante. Ciò rende la città visibile a miglia di distanza per circa un'ora. Del centro abitato poco è rimasto in piedi, ma la sua particolare conformazione ne ha conservato con cura le rovine.

    Costruita in un canyon, si sviluppa su diversi piani: quelli superiori, immediatamente accessibili, si trovano lungo il bordo della vallata e si presentano come una sfilza di torri, collegate da ponti di pietra pericolanti; i piani inferiori invece sono coperti da una perenne e fittissima foschia. Sono caratterizzati da innumerevoli abitazioni vuote e spazi di ritrovo, come piazze e giardini, dei quali resta solo l'ombra di ciò che furono. La nebbia - all'apparenza innocua - nasconde invece il pericolo maggiore. Alcuni dicono sia un residuo dell'antica entità, altri che sia composta dalle migliaia di anime sacrificate… qualunque sia la verità, sembra avere una volontà propria. Col passare dei minuti causa varie allucinazioni, dapprima uditive, poi sempre più invasive.

    Alla base del canyon si erge un'enorme struttura, la torre di Nur, il cuore di Kamar. Al suo interno sono celati dei tesori leggendari, ma nessuno finora è mai riuscito a violarla. È probabile che in quella torre risiedano gli spiriti dei cinque saggi, costretti a vegliare per l’eternità sulle ricchezze per cui furono disposti a vendere l’anima.


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    Rovine di Kamar
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    Apro gli occhi scoprendo di ritrovarmi disteso su qualcosa di solido. Mi alzo pian piano con una certa confusione in testa, mi accorgo che è notte. Un vento gelido mi fa rabbrividire, rischiando di farmi cadere.
    Guardo in basso, vertigini.
    Sotto di me si apre una voragine senza fine, mi trovo su un ponte di pietra e non so minimamente come ci sono arrivato. L'ultima cosa che ricordo sono io nel laboratorio.
    Mi porto istintivamente una mano al petto, al di sotto delle vesti sento l'inconfondibile presenza di qualcosa dalla consistenza più dura della pelle, allora è accaduto davvero, l'Hogyoku si è davvero fuso col mio organismo. Sono sollevato, l'esperimento è riuscito, ma con quali conseguenze?
    Mi guardo attorno, alle estremità del ponte ci sono due torri diroccate che si stagliano verso l'alto a malapena, in alto la luna, piena, mi concede abbastanza luce da permettermi di non cadere nel baratro.
    Mi porto una mano al fianco, stringo le mani intorno all'elsa e estraggo Kyoka Suigetsu.
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    Pulsa, pulsa di energia nelle mia mano come non ha mai fatto prima, che sia a causa dell'Hogyoku? Forse, in questo momento non posso dirlo con certezza. La rinfodero, ma anche io mi sento strano. Decido di non farci caso, ora ci sono cose più impellenti a cui pensare.
    Ancora una volta mi guardo intorno, noto che davanti a me, si susseguono torri e ponti, mi convinco che devono portare da qualche parte. Il fatto che l'intero complesso sia in rovina mi fa ipotizzare che questo luogo non è abitato da molti anni, infatti intorno a me tutto tace e non scorgo la minima traccia di anima viva.




     
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    Knowman

    Apro gli occhi. Sono steso a terra ed è notte fonda. Un vento freddo mi soffia sul viso, e mi aiuta a riprendere conoscenza. Mi alzo e pulisco il mio mantello dalla polvere. Ho una strana sensazione in testa, ma non è la prima volta, quindi tento di ignorarla. Guardo nel punto in cui il mio mantello è legato, sotto il mio mento. A prima vista un grosso rubino incastonato,l'Occhio è con me come sempre. Bene, anche se per ora non ho bisogno dei suoi consigli. Guardo sotto di me e vengo colto dalle vertigini, che riesco però a contenere. Sotto di me non c'è nulla. Un baratro, un canyon abbastanza profondo da non riuscire a vederne il fondo. Sono su un ponte di pietra antico e diroccato,e prima ho rischiato seriamente di cadere nel vuoto. Come sono arrivato qui? Che qualcuna delle mie formule sia sbagliata? No, è molto improbabile,consulto sempre il Libro prima di fare qualunque cosa e sperimentare qualunque pozione. E allora come? Per la prima volta da lungo tempo c'è qualcosa che non so spiegarmi. Un'altra dimensione? Sì,è possibile,ma come ci sono entrato? Rifletto su questo,dimenticandomi totalmente di essere sospeso nel nulla su di un vecchio ponte. Alla fine decido che consulterò le biblioteche del luogo, se mai dovessi riuscire a trovarne una. Insomma, ci sarà un posto dove tengono le informazioni su questa dimensione,no? Un'Alessandria del posto. beh, se c'è,non è qui di sicuro. Guardandomi intorno vedo solo edifici in rovina e ponti di pietra altrettanto malmessi. Un tempo doveva essere una città molto interessante da visitare,ma ora tutto è straziato dal tempo. Camminando lentamente,rischiarato quanto basta dalla luna piena,noto che alle estremità dei ponti ci sono delle torri, anch'esse decadenti. Arrivato quasi alla fine del ponte,mi guardo intorno un'ultima volta e scorgo una figura umana in un ponte del tutto simile a quello su cui sono arrivato io, ma poco distante. Che sia ostile? Beh,in quel caso io sono pronto. ma potrebbe essere una fonte di informazioni preziose,quindi decido semplicemente di farmi notare: torno indietro,con naturalezza, percorrendo il ponte nel senso opposto, come se venissi dalla torre alle mie spalle, per entrare nel suo campo visivo: se è un tipo sveglio, mi noterà.

     
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    Noto una figura venire nella mia direzione. Strano, poco fa in quello stesso punto non c'era nessuno. Sto in guardia, pronto ad agire, ma avanzo fino a trovarmi davanti un uomo di mezz'età, vestito con abiti sgargianti. La situazione è alquanto complessa ma non perdo la calma. Se tu non mi sarai ostile, io non lo sarò per te. Dichiaro le mie intenzioni. In questo modo spero di poter avere una conversazione civile, in caso contrario Kyoka Suigetsu è al mio fianco e con lei sono al sicuro.
    Sei un abitante del posto? Spero fermamente di si, così potrò sapere dove mi trovo, anche se dubito che queste rovine siano abitate da qualcuno.
    Mentre attendo una risposta mille interrogativi mi passano per la testa. Non riesco a capire come sono riuscito ad arrivare in questo posto. Lo stile architettonico delle torri è diverso da qualunque altro abbia visto, alzo gli occhi al cielo, come pensavo non riconosco una sola costellazione, devo essere molto lontano da casa.
    Anche gli abiti del tizio davanti a me sono diversi rispetto a quelli a cui sono abituato ma oramai la cosa non mi sorprende. Attendo e spero di avere una risposta alle mie domande. Un altro dubbio fa vacillare la mia sicurezza, se mi trovo in un altro paese, forse in un altro continente, quest'uomo capirà la mia lingua? Non mi resta che aspettare ancora pochi istanti per scoprirlo.
     
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    Knowman



    Bene, mi ha notato. Ci veniamo incontro e pian piano vedo delinearsi la figura di un uomo,un giovane,alto e magro. E' vestito con abiti lunghi e assai diversi dai miei, seppur non ci voglia molto, dato che la mia tenuta è solitamente considerata "eccentrica" anche tra la gente che incontro. -Se tu non mi sarai ostile,io non lo sarò con te.- Esordisce così, chiarendo subito le sue intenzioni. O è possibile che stia mentendo, e in quel caso mi tengo pronto. Ma per ora tento di mantenere un tono civile e pacato:il suo compromesso mi sta bene.
    -Sei un abitante del posto?-
    -No, e deduco non lo sia neanche tu.-
    Rispondo, con tono calmo. Dunque nemmeno lui è del posto. E' possibile che sia un viaggiatore smarrito, o un archeologo, data la quantità di rovine. Meglio chiedere al diretto interessato.
    -Sei un viaggiatore? Come avrai capito non sono del posto, e non ho idea di come ci sia arrivato. Per caso sai dove ci troviamo?- Pongo le due domande con calma, tentando di no far trasparire una leggera punta di curiosità nella mia voce. Mi trovo in un posto nuovo, dopo secoli, e c'è solo da guadagnarci. Chissà dove mi porterà la conversazione con questo individuo.
     
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    Capisce la mia lingua e oltretutto anche lui non sa come è arrivato in questo luogo. Troppe coincidenze. Penso che ci deve essere qualcosa sotto, queste cose non accadano per caso. La prima cosa che mi viene in mente è che siamo entrambi vittime di una singolarità, un evento unico nel suo genere. Anche io non so come sono arrivato da queste parti. Gli rispondo in modo sbrigativo, preso dalle mie supposizioni. Prima di arrivare quì immagino ti trovassi in un posto completamente differente. Non ho mai sentito parlare di una cosa simile, si tratta di teletrasporto, chi può essere mai capace di fare una cosa simile?
    La risposta affiora da sola sulle mie labbra, come un sussurro. Il re delle anime. Tutto torna, l'Hogyoku, questo luogo, è stato lui, l'unico essere capace di fare una cosa simile, c'è anche il movente, la paura che una volta ottenuta la gemma potessi soppiantarlo, ma certo, mi ha allontanato in modo che non possa reclamare il suo trono.
    L'unico luogo abbastanza lontano da impedirmi di nuocergli non può essere altri che... Un'altra dimensione.
    Il re delle anime mi ha spedito in un'altra dimensioni perché ha avuto paura.
    Sono stato sconfitto, ma ho capito una cosa, il potere dell'Hogyoku è reale e spaventa anche un dio, e io lo possiedo, ora devo solo capire come imparare ad usarlo.
    Rimane un unico punto da risolvere, quest'uomo si trova nella mia stessa situazione, perchè?
    Che questa sia una dimensione punitiva dove vengono spediti coloro che fanno adirare le "persone sbagliate"? Possibile ma non certo. Prima di arrivare quì hai fatto qualcosa che potrebbe averti attirato le ire di un entità, diciamo, superiore? Vediamo se la mia tesi è esatta.
    In ogni caso è tempo di passare oltre alla teoria e di andare a scoprire dove siamo esattamente.
    Quì non troveremo le risposte che cerchiamo. Andiamo avanti. E dunque mi dirigo verso il ponte e la torre successiva. Devo trovare un abitante del posto, qualcuno che ne sappia di più.
     
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    Knowman

    -Anche io non so come sono arrivato da queste parti. - Dunque anche lui non è del luogo. Non può essere una coincidenza. Se sono stato veramente catapultato in un'altra dimensione, quante probabilità ci sono che un altro essere venga sbalzato nello stesso luogo,nella stessa realtà? Rifletto e lo vedo riflettere. Anche lui deve avere delle teorie sull'argomento. -Prima di arrivare qui immagino ti trovassi in un posto completamente differente.-
    questo conferma che anche lui è arrivato qui da un posto lontano, e conferma,probabilmente,la mia teoria sul viaggio dimensionale.-Si,è esatto.- Rispondo in maniera schietta, rapida, immerso nei miei pensieri quanto lui, quasi ragionando ad alta voce.
    - Il re delle anime.-
    Pronuncia queste parole come la conclusione tratta dai suoi pensieri,dai pensieri di entrambi. Ma chi è questo "re delle anime?" Non ricordo di aver mai sentito parlare di un'essere del genere in nessun libro,tomo o similari, per quanto antico.
    Prima di arrivare quì hai fatto qualcosa che potrebbe averti attirato le ire di un entità, diciamo, superiore? Esprime una conclusione ovvia quanto inaspettata. La stessa entità, con nomi diversi. Succede in tutti i popoli, in tutte le culture,ovunque. Perchè non ci ho pensato subito? L'unica cosa in grado di spedirmi così lontano è l'Entità, e solo ora mi rendo conto che da un pò di tempo non percepisco più la sua presenza all'angolo della mente, come succede di solito. Immerso nel ragionamento, rispondo solo: -... L'Entità... stesso essere,nomi diversi,ma certo,è ovvio.-
    Lo dico così, per esporre il ragionamento. Potrebbe anche trattarsi di un essere differente ma similare, devo cercare conferme. Propone di andarcene, e io lo seguo annuendo. Insieme ci dirigiamo verso un'altra torre con un ponte identico. Potrei fare domande,ma meglio iniziare con calma.
    -Questo...re delle anime, chi o cosa è esattamente?Non per essere invadente,ma potremmo essere stati sbalzati qui dallo stesso essere,capisci?-
    il "capisci"è piuttosto superfluo, il ragazzo è sveglio. Spero non fraintenda. Se non vorrà parlarne, lo capirò.
    -A proposito,puoi chiamarmi Knowman-
     
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    Aizen, Aizen Sousuke. Gli rispondo mentre entro nella torre alla fine del ponte. Non lo escudo, ma qui entriamo in un discorso teologico... La stanza della torre rispecchia l'esterno. Tutto è in rovina, anche la pietra è erosa dal tempo. Noto una scala che va sia verso l'alto che verso il basso, un po diroccata, mancano dei blocchi alla scalinata, ma probabilmente è capace di reggere il mio peso. Le correnti di pensiero sono diverse, c'è chi dice ci sia una sola entità che prende diverse forme, che ce ne siano tante diverse, c'è anche chi dice che ce ne sono tante minori e che c'è ne sia una, più potente delle altre, che le governa. Lo dico distrattamente - la teologia non è un argomento che mi prende molto - mentre tasto i pilastri che permettono alla scala di innalzarsi e sostenersi. Conviene una visuale più ampia, magari dalla sommità di questa torre potremmo farci un idea di ciò che ci circonda.
    E dunque senza aspettare mi incammino per la scala. Arrivo in cima dopo alcuni minuti, fa freddo è una brezza gelida mi scompiglia i capelli costringendomi a spingerli indietro con un movimento della mano. Mi avvicino al bordo e guardo oltre. Capisco. Mi trovo in una spaccatura, un canyon, la città è stata costruito all'interno di esso e si sviluppa verso le sue profondità. Escludo a priori la possibilità che l'urbe sia precipitata in una fenditura provocata da un terremoto, seppure in rovina un simile cataclisma l'avrebbe completamente rasa al suolo. Questo luogo presenta i chiari segni di un abbandono protratto per lungo tempo. Non troveremo nessuno in questo luogo. Indico il deserto. Ci toccherà andare a cercare qualcuno laggiù. So bene che il deserto non è un luogo ospitale, ma questa è l'unica strada possibile.


     
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    Knowman

    -La teologia racchiude più verità di quanto si pensi, Aizen. Questo forse già lo sai,lo sappiamo entrambi. - Entrambi abbiamo già avuto esperienze con cose che non riusciamo a spiegarci. Nei secoli, ho scoperto che molte religioni sono collegate a eventi o fenomeni scientifici molto rari, e quelle che non lo sono in genere si traducono in magia,nera o bianca che sia. Seguo il ragazzo in cima alla torre per avere una miglior visuale, e riesco finalmente a farmi un'idea di dove ci troviamo: un canyon molto grande, siamo sulle rovine di una meraviglia architettonica,costruita partendo dal fondo di quel baratro.
    - I nativi dovevano avere grandi conoscenze architettoniche per edificare una città del genere. Oppure è magia.- osservo, avanzando un poco verso il bordo della torre una volta in cima. Il vento freddo mi scompiglia poco i capelli e fa svolazzare il mio mantello indietro come se fossi un supereroe. Non gradisco molto la cosa, così mi volto verso Aizen -Si,hai ragione, rovine in tale stato non possono ospitare molta gente. E se ce n'è, probabilmente è poco raccomandabile- D'altronde, chi potrebbe stabilirsi in una città in rovina così inaccessibile, se non qualcuno che ha un motivo per nascondersi? -Dovremo attraversare il deserto,nelle nostre condizioni non sarà facile, ma si può fare-

     
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    Rovine di Kamar
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    Dovremmo sperare in qualche mercante o in un oasi . Ipotizzo i vari modi in cui avremmo potuto procacciarci dell'acqua. L'idea di attraversare un deserto, non sapendo minimamente le sue dimensioni o i suoi confini non mi congegna molto, ma è l'unica possibilità che abbiamo.
    Vicino a questa città si trovava molto probabilmente una fonte d'acqua. E aguzzo lo sguardo in ogni direzione per trovarne traccia. Ma ora come ora potrebbe essersi esaurita. E infatti non trovo alcun segno della sua presenza.
    Più che per informare questo mio nuovo conoscente rifletto ad alta voce. Non ci conviene scendere ai piani inferiori, il livello del deserto è più o meno allo stesso livello dei ponti su cui eravamo prima, se c'è un collegamento lo troveremo andando avanti. Detto questo con sommo piacere per le mie membra infreddolite mi infilo nuovamente nella torre, scendendo le scale.
    Mi ritrovo nella stanza da cui ero partito, mi siedo su un blocco di pietra della scala e aspetto la discesa Knowman. Ci conviene aspettare qui l'alba, nel deserto di notte la temperatura scende vertiginosamente, qui almeno siamo riparati dal vento... Una pausa per enfatizzare le mie parole. Tu comunque fai come ti pare.
    Dunque mi accuccio poggiando la testa sulle braccia, non dormo subito, rimango allerta, aspetto che questo mio nuovo "amico" si appisoli per primo per concedermi il meritato riposo. Dopotutto l'ho conosciuto da poco e non mi fido ancora così ciecamente, non lo faccio mai.


     
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    Knowman


    Il ragazzo ha ragione. Il deserto è pericoloso e,anche se io non sono in grado di morire,lui quasi certamente lo è. Sono stato avventato,ho pensato soltanto a me, e stavo per perdere il mio unico contatto con questo mondo, almeno fino ad ora.Si potrebbe cercare una fonte d'acqua,ma come sostiene il ragazzo molto probabilmente è esaurita.Sperare in un'oasi mi pare improbabile,come trovare mercanti in mezzo a questo deserto. Dovremo passare la notte qui,insieme,in una città in rovina nel bel mezzo di un enorme canyon. Ma questo mi fa ancora più paura.Non può eliminarmi, ma potrebbe lasciarmi qui,ad esempio buttandomi nel canyon,e io non avrei modo (o almeno,non riuscirei facilmente) di uscirne. Sarebbe brutto sprecare in questo modo tempo prezioso in questa terra piena di opportunità. Scendo con calma la torre, ascoltando i suoi ragionamenti. -Hai ragione a voler passare qui la notte, ma chissà se le temperature domani ci permetteranno la traversata...- dico,quasi tra me e me,rimuginando.
    -Dovremo partire presto, per evitare le ore più calde.-
    Lo dico per entrambi, non amo le temperature estreme. Aizen è seduto su un blocco di pietra,mi aspetta. Dormire troppo vicino a lui gli da l'opportunità di attaccarmi, e in più sarebbe sospetto. Quindi mi apposto un paio di gradini più in su, abbastanza da stargli lontano ma non abbastanza da arrivare alla finestra, mi stringo in orizzontale su un gradino di pietra e poggio la testa,usando l'ampio collo del mantello come protezione a polvere e insetti, e mi copro alla meglio col mantello. Sarà una lunga notte, e questa al momento è la posizione migliore che posso assumere per mantenermi al caldo. Ma non è finita: senza farmi notare,do due colpetti al rubino che fissa il mio mantello,in questo momento rivolto verso le spalle di Aizen. Per mia fortuna, l'Occhio capisce subito e in rubino si apre come una grossa palpebra,mostrando una sclera rosea, un'iride rosso vivo e una grande pupilla nera, che mi fissa perplessa. Vorrebbe parlare, ma io gli faccio cenno di no. Indico il grosso occhio e poi Aizen, a dire di osservarlo durante la notte,e l'Occhio, con un mugugnio impercettibile acconsente e fissa il mio nuovo conoscente.Fidarsi è bene, ma se vuoi rimanere vivo non fidarti.

     
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