False Awakening

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    Ammettilo, non è mai piacevole essere svegliati nel cuore della notte. Così, di punto in bianco, destarsi all'improvviso e riemergere dalle profondità oniriche nelle quali meritiamo almeno una volta al giorno di pascere il nostro riposo.
    Eppure, talvolta capita: che la causa sia un rumore sospetto ai margini della camera, frutto dei nostri sensi tuttora vigili; che sia invece il residuo di un incubo piceo, annidatosi nell'animo là dov'è impossibile sbarazzarsene; che sia ancora una cattiva sensazione, il presagio di qualcosa che non va o di un proprio coinvolgimento inaspettato... beh, non fa differenza alcuna (che tu voglia imprecare o che tu sia ancora troppo intontita anche solo per realizzare dove ti trovi o dove non ti trovi sono pur questi dettagli del tutto ininfluenti).
    La verità è che ti sei svegliata, che il tuo sonno è stato interrotto. E che, volente o nolente, i tuoi occhi pian piano si abitueranno all'ovattata luminescenza del luogo in cui non dovresti essere: invece che sul letto, nella tua tana o chissà dov'altro ti corichi per dormire, attorno a te si staglia infatti un'intricato spettacolo di guglie e di cupole fatiscenti, con giochi di riflessi lunari ad illuminare architetture impossibili e visioni d'incanto. Sono tutte costruzioni mirabili (benchè semidistrutte e in totale declino), di squisita eleganza e d'invidiabile leggerenzza; molte si spingono esili a raggiungere il cielo, nel tentativo di elevarsi una sull'altra e di guadagnare potere; molte altre, più tozze, si limitino invece ad aggrapparsi alle pareti del canyon in cui questa perduta città sembra aver trovato il proprio rifugio allo sguardo del mondo.
    jpgCiò che più le contraddistingue, però, è il continuo alternarsi di bagliori smeraldini e di più cupe ombre, ovvero il susseguirsi fugace del buio e delle delicate carezze di Mirach, la luna corrente: complice una spessa foschia che aleggia sul fondo del baratro -una vera e propria nebbia, compatta ed opaca, come un pesante vapore che non riesce a librarsi al di fuori della propria prigione- la città perduta di cui sei spettatrice ti ammalia con il suo fascino misterioso e con l'unicità della propria esistenza, convincendoti a farti guidare sin nel suo profondo un passo alla volta, richiamadoti a sè nonostante un filo d'inquietudine cominci a trillare lungo i tuoi nervi, aggiungendo infine a questo richiamo spettrale pure un'eco che ha un nonsochè di familiare.

    ...aaambeeeeeeeeeer...aaaaambeeeeeeeeer...

    Qualcosa di irresistibile, di inspiegabile, di impellente. Al punto da farti dimenticare il perchè sei qui, il come ci sei arrivata e il se ritornerai mai ai tuoi placidi o disturbati sonni notturni.
     
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    Amber, Focus!

    No, non è bello essere risvegliati nel cuore della notte, anche se ormai ci sei abituata: Caledfwlch sta crescendo velocemente, e non smette mai di lamentarsi e urlare.
    Piange perché ha fame e sonno e sete e caldo, come tutti i bambini piccoli. Ma piange anche perché è un Homunculus, e come tale sta crescendo a ritmi diversi dall'umano.
    Piange perché i denti stanno già spuntando dalle gengive, nonostante sia vivo da pochi giorni; piange perché le sue ossa si stanno allungando, e i muscoli si tendono come corde di violino. Piange perché i suoi intestini si torcono come serpenti vivi chiusi in un sacco, e i polmoni gli si gonfiano come palloni.
    Strilla tanto, ma tu lo sopporti senza problemi. Lo tieni stretto tra le tue braccia di notte, lo carezzi con mani delicate.
    Perché sai che quando avrà finito di piangere, sarà lui a far soffrire gli altri.

    Stanotte non è stato Caledfwlch a svegliarti, però. Ti sei destata così, senza motivo, e subito hai sentito che l'aria era diversa e lo spazio intorno a te sembrava più grande. Non più la catapecchia accogliente in cui vivi con Cal e Xar, ma un posto dall'odore strano e pieno di echi e nebbia.
    Sfregati gli occhi, forse è solamente un sogno. A volte capita, no? Ti sembra di svegliarti, invece stai ancora dormendo.
    Nulla. La nebbia rimane, insieme a guglie incantate visibili in lontananza. Proviamo con un pizzicotto, che dici?
    Questo posto non può essere reale. Questo posto è... Come ti immaginavi che sarebbe stato un mondo alieno, quando ancora abitavi a Londra. Panorami da fiaba, architetture esotiche, misteri e magie.
    La realtà - Merovish - è stata così diversa dall'immaginazione. Ma davvero stiamo parlando di sogno, ora? Perché il tuo bracchio è rosso per i pizzicotti, ma ancora non accenni a svegliarti.

    Panico.
    Se è un luogo reale, significa che qualcuno qui ti ci ha portato. Un qualcuno che probabilmente è nei paraggi, e non deve avere buone cose in servo per te.
    Scatti in piedi, ti guardi intorno, schiena china e orecchie dritte. Nervosa come un animaletto che sa di essere cacciato, ricerchi protezione accucciandoti contro un masso.
    Nulla. Però senti una voce in lontananza, un sussurro lontano che sembra bisbigliare il tuo nome.

    "...aaambeeeeeeeeeer...aaaaambeeeeeeeeer..."

    DEVI raggiungere quella voce. Non sai perché, ma... C'è qualcosa di esaltante nel sapere che sta chiamando proprio il TUO nome, che sei speciale e tutto questo è stato creato per te. È l'occasione della vita, la tua chiamata a fare qualcosa di Grande e Incredibilie e Glorioso.
    Non sei un'ingenua, però. Prima di avviarti, ti chini a raccogliere l'arma che ti proteggerà nel tuo cammino.

    È un sasso.
    Ma i sassi possono avere molti utilizzi, te lo ha insegnato Xar. Ne scegli uno bello pesante e con un lato appuntito da tenere in mano, e altre pietruzze più piccole con cui riempirti le tasche.
    Solo ora ti senti pronta ad andare. Un passo alla volta, le orecchie tese, e il cuore che batte forte forte.
     
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    Ma quella voce non accenna a diminuire, non vuole saperne di smettere, riecheggia colpevole eppure incurante d'aver interrotto il pieno silenzio del crepaccio nel quale ti sei risvegliata. Non è nella tua testa, di questo sei sicura. Non è nemmeno troppo lontana, in verità. Ciononsotante, ti è altrettanto chiaro che quella vocalità sia, per così dire, evanescente -sembra un richiamo vacuo, privo di sostanza insomma. Come se fosse parte della nebbia opprimente che non ti azzardi a sfiorare. O piovesse dall'alto assieme ai tenui raggi lunari. O, ancora, rimbalzasse di vetrata in vetrata, prigioniera dei riflessi che le poche pareti luccicanti ancora integre ti regalano nel loro silente gioco di specchi.

    ...ben arrivata Amber...

    Ti accoglie, persino, ti saluta come si confà ad un ospite atteso. E' una voce sfuggente, che scivola di dosso come le ombre agli angoli più bui. Ma è una voce che -al di là di quel filtro spettrale, oltre l'alone di fredda assenza- potresti scommettere d'aver giù udito. C'è qualcosa in quel timbro che ti è famigliare. C'è un'idea di noto, di conosciuto, di comune. No, comune non è il termine corretto -sei sicura, sicurissima che sia una voce eccezionale, irripetibile, impossibile da dimenticare. Una voce straordinaria per una persona straordinaria -una voce che si radica nelle tue memorie là dove non ti è permesso accedere. Qualcosa di così profondo da sfuggire al tuo io cosciente, qualcosa di così intimo da non poter riemergere in una quotidianità caotica come quella in cui vivi.

    ...benvenuta alle rovine di Kamar...

    E così quel luogo ha un nome. Kamar. Mai sentito prima -dev'essere un reame lontano lontano, qualcosa di molto diverso dalle piatte sabbie del Sud che circondano la Tana nella quale ti sei infilata. Ma, almeno, consocerne il nome è già qualcosa: ti permetterà di chiedere maggiori informazioni a qualche promettente, distinto signore (ma ce ne sono davvero, a Merovish, di tipi così? Mah!).

    ...so che non è dove ti aspetteresti d'essere ma...va bene così...tutto va bene...

    Non è nè un ordine nè un'intimazione -men che meno un messaggio subliminale. Pur tuttavia, all'udire quelle rade parole che incititano a rimaner tranquilli, come non potessi decidere altrimenti ecco che ti rassereni e tutto si fa più sicuro: non c'è sospetto, nessuna allerta. Perchè mai dovrebbe? Tutto va bene. Te lo ha detto la voce. E la voce sa quello che dice.

    ...vieni avanti, piccola...non temere...non ho intenzioni malvagie...non potrei farmi del male...voglio solo parlare...parlare con te...

    Con queste ultime parole t'invita a farti avanti -pur senza specificare dov'ella sia, la voce ti chiama a sè e ti spinge a muovere un altro passo in quella distesa di detriti impilati l'uno sull'altro. Non c'è pericolo, ricordi? Puoi avanzare senza timore, puoi andare alla ricerca della fonte di quella cadenza pruriginosamente nota. Magari dietro quello stipite sbilenco troverai chi ti chiama; o forse oltre la guglia che hai alla tua sinistra si nasconde l'artefice di tutto questo; anche la cupola divelta alle tue spalle è un buon candidato, ma la nebbia... la nebbia! Quella sì che ha qualcosa di strano! Non la vuoi toccare -nessuna follia s'impadronisce di te, almeno questo- però noti bene che a momenti essa si apre, lascia spazio ai tuoi occhi, si dirada più che a sufficienza perchè con passo deciso e lesto tu possa esplorare le rovine al di là. Già, al di là. Suona bene, non trovi?
     
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    Amber, Focus!

    Cammini, la pietra stretta nella tua manina tremante. Segui la voce spettrale che però non ti fa paura, perché simile a qualcosa che già conosci. Una voce amica, simpatica, qualcosa che senti spesso...

    "non potrei farmi del male."

    Ti fermi.
    La realizzazione. Faticavi a riconoscerla, perché ciò che senti tu ogni giorno non è esattamente quel che stai udendo ora. Quel che odi di solito ha una vibrazione diversa, e ti sembra sempre più decisa e greve
    Perché ascoltare la tua voce mentre parli e sentirla su una registrazione non è mai la stessa cosa.

    «Perché dovrei muovermi?» domandi, puntando il naso all'insù «Tu sei me e io sono qui.»
    Parli in inglese, perché ti aspetti che lei capisca. E se ciò che hai intuito è sbagliato, beh, c'è sempre una pietra pronta ad accogliere la voce mormorante.
    Chissà se i fantasmi si possono prendere a sassate?
     
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    No, non ci siamo. Hai indovinato, eppure hai comunque torto. La voce è tua, in qualche modo, ma a chiamarti non sei tu. Invero, ad una più attenta analisi, sei tu a chiamarti, ma con voce d'altri. Insomma, per riassumere: tu sei tu e -al contempo- tu non sei tu (parimenti, la voce è un'altra ma -al contempo- è la tua).
    Sì, sì, lo so: tutto questo non ha senso, tutto ciò fa confusione. Ma, dopotutto, siamo in un sogno. O forse no. Magari tutto questo è reale. Magari quelle parole hanno senso. Magari nemmeno tu sai chi sei. Sei proprio certa di essere Amber? Davvero?

    ...puoi stare lì, se preferisci...

    Accondiscendente e gentile. Forse non sarà la tua voce, però sembra un'ottima amica.

    ...ma riuscirai a vedermi da così lontano?...

    Per quanto la nebbia si stia diradando sempre più -per quanto ora il passaggio sia ampio e del tutto sicuro (impossibile che la coltre si richiuda d'improvviso, intrappolandoti o soffocandoti con la propria fumosa mole)- quel che scorgi riflesso su di una vetrata malridotta è ancora troppo sfocato ed evanescente -sei obiettivamente troppo lontana per vedere chi sia il tuo interlocutore, nè puoi escludere che sia davvero soltanto un riflesso e non un losco figuro a celarsi dietro quel vetro in frantumi.

    ...scommetto che ti stupirei...mi cerchi da tempo...

    Ah! Ah, però! E' così, dunque? E' davvero così? Questo rende le cose molto più interessanti -se è quello a cui stai pensando (se è la stessa persona a cui sto pensando io) c'è il rischio tu ti lanci di corsa e senza ulteriori pensieri! Lui -ma non eri tu? E perchè ti stai chiamando se sei Lui?

    ...avanti amber...non sei curiosa?...

     
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4 replies since 9/1/2016, 13:24   160 views
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