Golden Sun

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    Arriva l'aperitivo!



    Luogo: Bloodrunner - Locale del Texas



    Passeggiava tranquillo con la borsa della spesa. Aveva appena comprato qualche provvista del giorno dopo. Un paio di bottiglie di latte per la precisione. Svoltò l'angolo della strada a testa bassa. Era leggermente incurvato, non si permetteva di alzare gli occhi per incrociare quello dei passanti, altrimenti avrebbero visto un'espressione piuttosto sconsolata. Le mani in tasca con al braccio, calciò via un sasso durante il cammino. Cominciò a rallentare quando notò alcune persone ferme a osservare l'entrata di un locale. Pareva uno di quelli dove mangiare carne e hamburger vari. Dall'interno si udiva un forte chiasso. Poi silenzio. Poi uno sparo. La gente presente ebbe un sussulto, alcuni timorosi, altri scettici. L'entrata era identica a quella dei vecchi Far West, per intendere. Il gusto rustico era scelto con cura e ogni decoro coincideva col tempo da rappresentare. Era l'unico locale di quel tipo. Le ante si mossero ripetutamente e con forza a causa della marmaglia di persone in corsa. Alla fuga. Le grida aumentarono d'intensità quando la porta fu varcata al senso opposto per la prima volta.

    Non uscì più nessuno da lì dentro, non ancora. Le ante oscillarono sempre più lentamente, fino a fermarsi. Successivamente, quasi da copione, l'entrata fu attraversata una penultima volta. Un uomo venne catapultato fuori. Questo era talmente stordito che non si preoccupò di tornare in piedi, rimase lì poggiando una mano sulla testa e rivolgendo le spalle alla piccola bestia. Prima una mano a bloccare l'anta in chiusura, come fosse una creatura da film horror in atto di sgusciare per la camera di un ipotetico bambino spaventato.
    "Non volevi divertirti?" - la voce ironica di una ragazza, la stessa che aveva lanciato fuori dal locale l'uomo ora steso a pancia in su. Lo sfortunato continuava a guardare i suoi polsi, precisamente quei due bracciali dalla forma mai vista.
    "Le mie mani?" - continuò avanzando e uscendo allo scoperto. Senza timore o vergogna, un sorriso stampato e uno sguardo accigliato. Il tono era palesemente aggressivo, trattenuto da un sorriso e qualche sbuffo di risata forzata.
    "Giusto! Volevi un massaggio?" - si toccò il mento con un dito spostando il peso del corpo una gamba sporgendo il fianco. Gli occhi rivolti al cielo in un falso atteggiamento pensante. Si ricompose accorciando ulteriormente le distanze.

    Luogo: Bloodrunner - Locale del Texas
    Poco prima..



    Qui si mangia carne, a me piace la carne! - pensò la giovane dai capelli lunghi dorati osservando dalla vetrina di un locale alcune persone sedute pronte a divorare il proprio pasto ordinato. Alison andava matta per la carne. Quindi entrò in quel locale dall'aria old e si diresse dritto al bancone. Non che fosse difficile..era praticamente a tre metri dall'entrata. I posti erano tutti spinti su un ampio spazio cui vi si accedeva per un corridoio sulla destra. Attese il suo turno impaziente.
    "Vorrei ordinare, sono da sola" - disse alla commessa di turno. Ricambiò il saluto e gentilmente le indicò, a palmo aperto, dove dirigersi. Vi era un collega pronto ad accompagnarla al suo posto. Annuì e senza esitazione seguì l'altro lavoratore.
    "Il bagno?" - chiese giunta a destinazione. E questo è il prologo della storia. La picchiaduro si diresse in bagno per lavarsi le mani. Quando uscì un uomo chiamò la sua attenzione con uno schiocco di dita. Evidentemente l'aveva scambiata per una del locale a causa del suo outfit tanto affine all'aspetto del locale. La bionda si fermò improvvisamente, mantenendo un sorriso stampato che, per chi conosceva le sue vere intenzioni, poteva risultare disturbante e inquietante.
    "Voleva ordinare?" - inclinò leggermente la testa di lato mettendosi in panni non suoi.
    "Si, vorrei questo hamburger qui.." - disse lui, porgendole e mostrandole la figura del panino stampato sul menù - "..E magari anche il suo numero" - concluse con un occhiolino. Non era la prima volta che le capitava, nonostante ultimamente era davvero raro incontrare uomini tanto coraggiosi e spavaldi.
    "Oh, ma noi abbiamo anche un piatto speciale, sai?" - l'Ember Celica scintillò accompagnato da un distinto rumore.

    Luogo: Bloodrunner - Locale del Texas



    Il resto della storia è alquanto intuibile. La gente fugge e abbandona la vittima, che di colpe ne ha molto poche, nelle grinfie del mostro.
    "Non ti dispiace se uso i pugni, vero?" - domandò retoricamente. Con un gesto dei polsi attivò le Ember Celica. Da una di esse fu espulso il bossolo usato all'interno del locale. Cadde al suolo con un tintinnio doppio per un rimbalzo. Ruzzolò fino a toccare la parte del tallone dello stivale destro della bionda. Venne scalciato via senza riguardi o accorgimenti. Alison afferrò il colletto dell'uomo e, con forza, lo rimise in piedi. L'altra mano libera si chiuse a pugno. Il gomito tirato indietro, l'uomo fissava incredulo e spaventato la canna posta tra l'indice e il medio della stessa mano.

    Stato Mentale: Normale - Hai tanta fame?
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    NARRATO [PARLATO] "PENSATO" | ENERGIA:100% | SCHEDA
    Una settimana ormai era trascorsa da quando aveva lasciato il Nord, il viaggio era stato lungo e faticoso, terminando quasi le provviste e rischiando di morire assiderata più di una volta. Aveva chiesto indicazioni a qualche viandante incontrato sulla via lungo il cammino, tutti ripetevano la stessa cosa: "Se cerchi il rifugio più vicino, prova il Blodrunner, punta Sud-Ovest.".

    Finalmente il viaggio si era concluso ma la giovane non si poteva certamente aspettare una visione simile. Il Bloodrunner era una città, enorme, caotica, come ne aveva già viste molte in vita sua ma mai nessuna così. Completamente ricoperta di luci, bagliori, pareva giorno anche la notte ma quelle insegne, quei neon... Non possedevano la vita delle fiamme o dei raggi solari, erano luci morte, fredde, utili solo a mascherare una città piena di eccessi, peccato e violenza, il Bloodrunner. Pike aveva passato già qualche giorno in quel luogo, potendo ben accorgersi che le sue sensazioni non erano poi tanto lontane dalla realtà, si sentiva ogni ora più a disagio in un posto come quello, si sentiva immersa in uno scenario non suo ma sapeva che avrebbe potuto aiutare molti semplicemente mescolandosi in quel turbinio di persone. Molte erano le persone malate abbandonate nei vicoli o le vittime di casi di violenza e criminalità e tutto ciò che poteva fare per aiutarli lo aveva fatto. Iniziava a sentirsi veramente stanca, aveva già ricorso al potere curativo della Dea diverse volte in quella giornata ma pareva non bastare mai, ogni volta che voltava un angolo vi era sempre un'altra persona in difficoltà.

    All'improvviso un'esplosione squarciò l'aria, Pike trasalì scuotendosi dai suoi pensieri, il rumore era vicino, proveniva da un locale dal lato opposto della strada, sembrava un'arma da fuoco. La giovane aveva già visto quelle macchine in azione, grandi, rumorose e sopratutto portatrici di morte e sofferenza, tremò al solo pensiero. Dopo pochi istanti vide un uomo letteralmente volare fuori dal locale, seguito da una giovane dai capelli biondi, pareva soltanto una ragazzina, la sacerdotessa si ritrovò più confusa di prima a quella vista. I due parevano essere intenti in una colluttazione, anche se l'uomo le stava evidentemente prendendo, però Pike non sembro vedere nessuna arma da fuoco, dopotutto nel suo mondo erano congegni piuttosto grandi e ingombranti. Ciò che successe dopo accadde come in un battito di ciglia, non appena la ragazza dai capelli dorati sollevò un pugno pronta a colpire, Pike si lanciò alla carica verso i due, le placche dorate nascoste sotto la tunica sferragliavano rumorosamente. Con un enorme sforzo si lanciò in avanti letteralmente placcando l'uomo e strappandolo alla stretta della giovane spostandosi di pochi passi lontano, immediatamente il suo sguardo si spostò in cerca di ferite. Aveva certamente subito un bel pestaggio ma, stranamente, non vi erano segni di armi da fuoco, non mancavano grosse porzioni di pelle e gli unici segni erano abrasioni e contusioni, qualche rivolo di sangue dal naso e dal labbro rotto ma niente di troppo grave pareva, l'uomo era al limite delle sue energie e pareva seriamente terrorizzato e ora anche confuso ritrovandosi improvvisamente tra le braccia di Pike.
    [Ti prego, rimani fermo.]
    Sussurrò leggermente mentre una mano scivolava verso l'amuleto, parole in una lingua mai udita dai presenti iniziarono a sgorgare dalla bocca della sacerdotessa, il Celestiale, la voce degli angeli e degli Dei, suonava alle orecchie quasi come un sospiro. Passarono pochi secondi prima che una luce iniziò a sgorgare letteralmente dagli occhi della ragazza, illuminando l'etere attorno, sollevò una mano e leggermente la poggiò alla fronte dell'uomo sempre più terrorizzato, improvvisamente il suo sguardo passò dal panico alla tranquillità mentre le ferite iniziavano a chiudersi rapidamente, come per magia. Qualche altro secondo e il corpo dell'uomo fu completamente rigenerato, non era meno stanco sicuramente ma certamente non provava più dolore, rimase disteso a terra silenzioso, ancora confuso da quella situazione. Pike si voltò poi verso la ragazza, i suoi occhi ancora avvolti dalla luce della Dea che piano a piano iniziava a dissiparsi lasciando il posto a delle iridi color smeraldo. Il suo sguardo incrociò quello della ragazza, la fissò intensamente come a volerla guardare direttamente nell'anima, nei suoi occhi non vi era rimprovero, rabbia o ostilità, solamente una sincera preoccupazione.
    [Sei ferita ?]
    La domanda gli uscì spontanea, dopotutto sapeva che raramente in una colluttazione si poteva uscirne completamente illesi, anche se quella ragazza pareva in controllo della situazione.
    [Posso lenire il dolore.]
    Proseguì mentre le mani stringevano ancora una volta l'amuleto, dalla fessura delle dita filtrava una debole luce, mentre sulla fronte della sacerdotessa iniziava a colare qualche goccia di sudore, era stanca e quasi al limite delle sue forze ma aveva ancora abbastanza energia per richiedere l'aiuto della Dea, per un'altra volta almeno.
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    Prima base



    Luogo: Bloodrunner - Locale del Texas



    "Eee..!" - caricò il pugno e stese il braccio - "..Boom?" - le nocche non andarono contro niente, sferzarono ai lati l'aria, mentre al centro spinsero violentemente il vento mentre l'Ember Celica rilasciò il proiettile esplosivo. Non colpì nessuno, non provocò danni..il corpo dell'uomo cui teneva sollevato un secondo prima gli fu strappato, letteralmente, dalla mano. Dalla posizione a busto piegato col braccio steso lungo perpendicolare al terreno, tornò lentamente eretta, il tempo si far smettere di fumare la piccola canna del guanto. Il sorriso sfrontato non si tolse né si storpiò minimamente alla vista del salvatore femminile. Una giovane donna dall'aria gentile e dai nobili intenti, si precipitò in soccorso della povera vittima. La bestia maledetta si vide privare del suo pasto e come conseguenza, immaginabile, i suoi occhi si fissarono su di lei.
    "Mpf!" - sbuffò divertita dilatando ulteriormente gli angoli della bocca.
    "C'è mancato così poco, dico davvero!" - disse con tono sarcastico, non per le parole veritiere, bensì per gli intenti. Lei, in quel momento, sembrava fare la parte del cattivo. Spostò il peso su una gamba mentre le mani si unirono più volte simulando un beffardo applauso.

    "Eh? Io?" - inclinò leggermente la testa perplessa, non si aspettò una reazione del genere. La giovane misteriosa voleva offrire il suo intervento benevolo anche a lei, che aveva palesemente vinto e fatto, senz'altro, impropriamente l'uso della forza. A dire il vero non era una questione di vincere. Alison stava peggiorando sempre di più. Aveva avuto varie sofferenze, vero..però sembrava più che il suo obiettivo di vendetta e la sua abilità combattiva nell'uso di armi da fuoco, fossero una scusa per diventare arrogante, prepotente verso chiunque, criminali o innocenti che fossero. Stava forse avendo un abbaglio? Aveva perso di vista la differenza tra bene e male? Oppure semplicemente non le importava nulla? Sollevò il braccio ad altezza petto, la mano a pugno puntava verso la misteriosa dalle parole di vita. Chiuse un occhio, la stava mirando, la tentazione di colpirla era davvero forte.
    "Puoi lenire il tuo stesso dolore?" - le chiese con un sorriso diabolico, poi spostò leggermente il braccio orizzontalmente spostando la linea di tiro da lei al suo salvato - "Visto che puoi rimetterlo in sesto, che ne dici di lasciarmi divertire un po'?" - poi alcuni gemiti, o per meglio dire..parti di risata, sconnessa, smorzata.

    Luogo: Bloodrunner - Locale del Texas
    Poco prima..





    Facciamo un passo indietro. Alison è una giovane a cui non importa del giudizio altrui, in parte questo suona contraddittorio. Alla fine è solo una questione di posizione, chi pensa ad una cosa chi ad un'altra. La giovane, pur sapendo di avere un fisico prestante e un petto magnetico, gradisce sia gli sguardi dei morti che dei coraggiosi. Non ama al contempo sentirsi troppo osservata. Ma la verità dietro tutto ciò..sta nella sua natura, che man mano si vede uscire fuori con forza e vigore, di arroganza, prepotenza e voglia di picchiare. Una sete quasi incontenibile che spinge la giovane a provocare le persone per poi..far loro del male. La bionda, uscita dal bagno, si apprestò al tavolo di colui che l'aveva chiamata. Non basta certo qualche parola di troppo o scambiarla per qualcun'altra per farle attivare l'impulso aggressivo. La giovane dai capelli lunghi e biondi non si limitò a subire. Una vittima che si mostra assassino, una preda che diventa predatore, un agnello che si rivela essere un lupo. L'ammiccamento sensuale spinse il giovane ad interpretare una sorta di accettazione da parte di quella che si era ormai palesata cameriera. Una toccata di troppo al fondoschiena, una toccata richiesta. Poi un sorriso e il resto della storia.

    Luogo: Bloodrunner - Locale del Texas



    Sollevò lo sguardo al cielo e spostò bruscamente il braccio a destra. Un rapido giro di polso e scattò il sistema del guanto tornando in forma bracciale, tra uno sbuffo e l'altro. Per qualche strano motivo..aveva perso la voglia di continuare, di far andare avanti la storia per le lunghe.
    "Pazienza" - commentò, qualcosa turbò il suo animo. Nessun pericolo, nessuna paura. Come un'onda impercettibile che smuove l'insieme della sua anima. La percorre e la fa ondeggiare secondo un nuovo ritmo, molto più calmo del suo temperamento comune. Si voltò di tre quarti osservando il locale che fino ad ora era alle sue spalle. Era venuta lì per mangiare qualcosa, poi per quel casino erano usciti tutti spaventati credendo che le sue armi fossero letali quanto quelle d'ordinanza o peggio. Le persone la fissavano, tutte dietro la misteriosa donna. Alcuni a bisbigliare, altri solo a guardare. La bionda li osservò uno a uno, che fastidio..si riprese la posizione frontale.
    "Devo prenderlo come una sfida?" - sbottò con espressione seria. Un paio di loro se ne andarono, qualcun altro fece lo stesso. Altri rimasero.

    Stato Mentale: Normale - Ho perso un po' la voglia, ma questi pare di no
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  4. Marcus «
     
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    NARRATO [PARLATO] "PENSATO" | ENERGIA:100% | SCHEDA
    Quando la giovane dai capelli biondi puntò il suo guanto verso Pike questa trasalì, non vi erano armi simili sul suo mondo ma era ben chiaro da ciò che era successo che si trattava di una sorta di piccolo fucile di qualche genere. Ad ogni modo la sacerdotessa mantenne la calma fino a quando il pugno della ragazza non si spostò verso il giovane che trasalì nuovamente, in un attimo Pike saltò in piedi ponendosi in mezzo la linea di tiro, il suo sguardo si era fatto più intenso, più concentrato, era pronta a difendersi con quel poco di energia che le restava in corpo. Passò qualche secondo di tensione nel più perfetto silenzio, disturbato solo dal brusio delle persone che si erano fermate ad osservare la scena incuriosite, la sacerdotessa non aveva voglia di combattere e, per sua fortuna, anche la giovane pareva della stessa idea. Con uno scatto del braccio quello strano marchingegno si rimpicciolì come piegandosi su se stesso divenendo una sorta di bracciale al polso della giovane. Pike tirò un lieve sospiro di sollievo mentre l'uomo alle sue spalle iniziava lentamente a spostarsi lontano dalle due, cercando ovviamente di tirarsi fuori da quella brutta situazione in cui era caduto.
    La sacerdotessa sobbalzò lievemente alle parole successive della ragazza, era strano, Pike non percepiva malvagità in lei, moltissima rabbia, questo si ma non vi era una voglia di uccidere insensata, dopotutto l'uomo che aveva soccorso era stato pestato a dovere ma certamente non era a rischio di vita. Solo in quel momento realizzò la possibile situazione, la giovane che aveva davanti, alta circa quanto lei, era di aspetto piuttosto piacente, forse il ragazzo la aveva importunata in qualche modo ? Forse se le era andate a cercare e lei si era soltanto difesa in quella situazione. Si voltò di tre quarti osservando le persone ammassate dietro di lei, sembravano essersi tutte riparate dalla furia della giovane e in quel momento Pike si sentì molto male, non era certo sua intenzione fare la figura dell'eroina e far passare la ragazza come un mostro, cercava solo di soccorrere una persona bisognosa.
    [Io... non...]
    Balbettò un attimo inciampando nelle sue stesse parole, non sapeva come spiegare la cosa e non era la prima volta che cadeva in una situazione simile, semplicemente molte persone non comprendevano i dogmi del suo culto che le imponevano di aiutare chiunque ne avesse bisogno, anche un criminale o un ladro se necessario.
    [...Mi dispiace, non era mia intenzione arrecarti offesa. Io ho soltanto sentito un'esplosione e ho visto un ferito e...]
    Si fermò un attimo, come spiegare ad una persona, che probabilmente non aveva mai sentito parlare di Sarenrae in vita sua, le intenzioni che avevano attraversato la testa della giovane in quel preciso istante ? Pike quasi non aveva notato la ragazza, la sua visione semplicemente si era concentrata sul ferito e sul suo compito, oramai dopo tutti questi anni come sacerdotessa era diventato più che una routine: era diventato un impulso istintivo, automatico.
    [Io volevo solo aiutare, è questo che mi è stato insegnato dai miei dogmi.]
    Disse, dubitando che la ragazza davanti a lei potesse comprendere di ciò che stava parlando. Pike portò una mano nuovamente verso il suo collo, afferrando ancora il talismano benedetto che la aveva accompagnata in moltissime avventure e disavventure, lo strinse forte a se e percepì la familiare e calda sensazione del piccolo ninnolo catturato nel palmo della sua mano, ancora un poco di luce riusciva a filtrare attraverso le nocche della mano chiusa.
    [Ti ha forse offesa ? O importunata o ferita ? In questo caso mi dispiace essermi messa in mezzo io... agisco sempre troppo impulsivamente e senza riflettere, ti chiedo umilmente scusa.]
    Probabilmente qualche testa tra la folla si sarebbe piegata di lato al pronunciare queste parole, per lo meno le persone abbastanza vicine da poter udire il discorso, la sincerità con cui Pike si era scusata di aver salvato una vittima di un pestaggio era disarmante, la sacerdotessa si imbatteva spesso in questi casi piuttosto particolari, in cui si trovava in conflitto fra il suo compito di guaritrice e il pensiero di aver fatto qualche cosa di sbagliato.
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    I forti e i deboli



    Luogo: Bloodrunner - Locale del Texas



    Sapete cosa non sopporta Alison? Quella persona, esatto. Non proprio lei, ma il genere che rappresenta. Le ragazze tutte altruiste, sempre volte al bene, pronte ad aiutare al prossimo..e soprattutto a chiedere scusa, scusa e scusa, ogni secondo, ogni momento, mostrandosi tutte vittime e deboli. Almeno era diversa dalla "principessa" arrogante..almeno questa si era fatta il fondoschiena nella vita, probabilmente. Alzò lo sguardo al cielo diverse volte, le mani cinte ai fianchi. Cominciò a balbettare, a mostrare un senso di colpa cui nessuno le aveva imputato.
    "Patetici" - sbottò schiettamente tornando a guardare con serietà sia la giovane che il salvato. Certo che l'aveva importunata, ma non contro la sua volontà. Era lei il vero colpevole, tutto per alzare le mani verso qualcuno. Più passa il tempo e più sembra diventare tanto dipendente dai combattimenti. Vuole sempre di più confrontarsi, sempre di più andare verso e contro qualcuno. Non importa chi, non importa quando o dove..vuole lottare, scontrarsi, vincere. E anche stavolta non era andata bene. Anche questa volta qualcuno si era messo in mezzo.
    "Se non la finisci di piangere ti do un motivo per farlo" - disse agitando una mano accompagnante delle parole.
    "Ormai non ha più importanza, ti sei messa in mezzo, hai rovinato tutto" - continuò senza minimamente preoccuparsi della sensibilità dell'altra, pienamente dimostrata poc'anzi..e forse proprio per questo che la giovane dimostra un comportamento ancora più aggressivo nei suoi confronti.

    Alison non ha mai creduto in qualcosa di sovrannaturale. Non ha fede in nessuna divinità, non si fida di nessuno..o almeno pienamente. C'è solo lei stessa. Confida solo nelle sue capacità, a volte va ben oltre e si sopravaluta o, al contrario, sottovaluta gli altri. La salvatrice aveva agito secondo dei dogmi, quindi doveva credere in un dio, o più.
    Che stupida - pensò, aveva un pensiero prettamente rigido nei confronti di tutte quelle credenze, solo un modo per salvarsi internamente, trovare un appiglio per sfuggire alla disperazione, al vuoto più totale dell'animo. La bionda dai capelli lunghi tendenti all'oro a suo modo sa come restare salva, così come tutti quelli che nel mondo trovano qualcosa di pratico su cui riporre tutto. Come una scommessa. Alison punta sempre su se stessa, mette sempre la sua persona in palio. Il rischio maggiore che si possa provare, la soddisfazione migliore che si possa ricevere.
    "E così hai seguito i tuoi dogmi, eh?" - la mano sinistra, prima sul fianco, ora cadeva sfiorando la coscia, mentre l'altra rimaneva dov'era.
    "Quasi volevo rivalutarti per le palle che hai dimostrato" - disse portando la mano libera alla fronte e facendo un cenno negativo con la testa. Le scappò una piccola risata forzata, antipatica.

    "Mi sono trovata una rincoglionita, non ci credo" - bruta e letale, non ha peli su quella lingua tanto affilata - "Voi credenti siete solo dei deboli" - continuò e stavolta decise di cambiare posizione. Fece qualche passo all'esterno, come un cerchio, raggiungendo il lato sinistro della sconosciuta. Non aveva più intenzione di prendersela con quella coppia. Aveva perso completamente la voglia, preferiva andarsene e sparire da quella zona. Magari per quel giorno non c'era più rimedio. Sospirò e si rivolse un'ultima volta.
    "Non ho altro tempo da perdere" - pronunciò ulteriori parole acide. Si voltò e fece per andarsene. Quella aveva avuto un giusto intuito: Alison non è proprio cattiva, fa la dura, è arrogante, maleducata, a volte pessima..ma una persona non dovrebbe venire giudicata solo da come appare, ci sono infiniti fattori. Il passato, cosa le è successo, cosa ha fatto, cosa ha subito. I desideri, il presente, cosa fa ora, i suoi obiettivi..troppe cose da elencare e che spesso, anzi sempre, la gente ignora. Eppure quella si era solo intromessa con intenzioni pacifiche, non aveva minimamente tentato di andarle contro. Chissà..magari proprio per questo che cercava di allontanarsi. Non poteva sopportare di prendersela con una debole. Contraddittoria? Probabile, non vede di buon occhio chi ha sempre bisogno dell'intervento altrui o chi si appoggia ad altri per le proprie azioni, d'altra parte non prova piacere a scontrarsi senza motivo contro i deboli. Aveva scelto un bersaglio sbagliato, doveva puntare ad altro o altrove.

    Stato Mentale: Normale - Non è nel mio stile prendermela coi deboli
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    NARRATO [PARLATO] "PENSATO" | ENERGIA:100% | SCHEDA
    Mano a mano che la ragazza dai capelli biondi parlava e agiva, Pike riusciva sempre di più ad inquadrare il genere di persona. Era arrogante, violenta, impulsiva ma certamente non per questo la sacerdotessa provava odio nei suoi confronti, dopotutto non conosceva il suo passato, ciò che aveva dovuto affrontare e per questo si asteneva nell'etichettare una persona, dopotutto aveva incontrato molte persone dal carattere simile, lei stessa un tempo avrebbe agito così probabilmente.
    In gioventù aveva subito molto dolore e molte sofferenze, la maggior parte inflitte dal padre, un uomo rude e senza morale, interessato solo al denaro e agli affari, vedeva sua figlia solo come un'erede, fregandosene dei suoi reali sogni o desideri. Era stata picchiata, punita severamente e per questo spesso era fuggita di casa, era diventata randagia nei bassi fondi della città. Si era fatta amica ladri e vagabondi, era diventata violenta e irascibile e aveva imparato a fare a pugni, trovandosi spesso e volentieri a malmenarsi con altri ragazzini per le strade. Tutto questo solo perché l'intero mondo pareva non capirla, lei stessa non sapeva ciò che cercava nella vita e poi una luce la aveva presa per mano e guidata verso il suo destino. Certo il cammino non era diretto e semplice, ancora si ritrovava a vacillare nella sua stessa fede, nel terrore di essere stata ingannata, di aver scelto l'alternativa sbagliata ma fino a quel giorno era sempre riuscita a rimanere sulla strada facendo appiglio alla sua fede e alle sue credenze.
    Per quel motivo Pike rimase totalmente indifferente alle offese della giovane, il suo sguardo si era fatto nettamente più severo, più indagatorio ma nella sua figura regnava ancora una compostezza degna di nota, l'uomo d'altro canto se le era data a gambe levate dopo le parole della giovane, il terrore dipinto sul suo viso, non aveva nemmeno ringraziato la sua salvatrice ma, sinceramente, la sacerdotessa si era persino dimenticata della sua presenza tanto era focalizzata sulla giovane.
    Certamente in quanto sacerdotessa era abituata alla meditazione e alla calma dei sensi, però alle volte il suo vero carattere non poteva fare a meno di tornare in superficie, facendole perdere le staffe, dopotutto non era certo un peccato dare in escandescenza fino a quando non si compiva del male, semplicemente Pike aveva cercato di auto controllarsi tramite una serie di espedienti, di cambiare il suo essere, la verità invece era che il suo vecchio io non poteva essere eliminato, era per quello che lei era se stessa.

    "Voi credenti siete solo dei deboli"



    Furono quelle parole a far scattare qualche cosa nella giovane, il suo viso si colorò lievemente di rosso e sulla sua fronte si gonfiò una vena, il suo sguardo si fece estremamente più intenso, percepiva l'ira percorrerle il corpo e non poteva far nulla per fermarla. Potevano offenderla per il suo aspetto, potevano offenderla per il suo carattere e potevano offenderla per mille altri motivi ma ciò che la sacerdotessa non tollerava era chi offendeva le credenze altrui. Quando la giovane si girò dandole le spalle, cercando di allontanarsi, Pike vide solo rosso, si mosse in avanti rapidamente e tentò di afferrare la ragazza per un braccio per poterla girare nuovamente verso di lei, si avvicinò ancora di più fissandola intensamente negli occhi, i suoi non bruciavano più di luce ma di rabbia.
    [Mi trovi debole perché credo in qualcosa ?]
    Le parole le uscirono quasi come un sibilo, cercava di tenere a freno la sua ira con tutte le sue forze ma ormai era troppo tardi per calmarsi.
    [Forse la rincoglionita allora sei tu ragazzina.]
    Ora erano le parole della sacerdotessa ad essere acido, Pike ancora teneva la ragazza per il braccio e la sua stretta iniziò a farsi ancora più salda, non dolorosa ma certamente si poteva percepire una certa determinazione pervadere il suo corpo.
    [Tu non credi in niente ? Una divinità ? Un concetto ? Un ideale ? Un sentimento ?]
    Lasciò andare la presa mentre il braccio le ricadeva al fianco, il fiato si era fatto pesante e la fronte lucida per le gocce di sudore, era stanca, avrebbe voluto lasciarsi cadere in ginocchio e prendere fiato ma non poteva, l'ira ancora la sosteneva, non avrebbe permesso ad una ragazzina di ridicolizzare i suoi dogmi e le sue credenze.
    [Perché se non credi in niente non solo sei debole...]
    Le ultime parole le uscirono dalla bocca quasi sputate in disprezzo.
    [ma non hai nemmeno un futuro.]
    Le ritornò in mente la se stessa di molti anni fa, piccola, spaventata, sperduta. Aveva sofferto e pianto e poi si era stancata, aveva preso un'altra strada, era diventata violenta, irascibile. Rubava, faceva a botte e spesso veniva arrestata dalle guardie cittadine ma non le importava, non le importava dei pugni dei soldati o delle punizioni dei genitori, non le interessava niente perché niente poteva capirla. Poi però quando rubò quell'amuleto e vide la Dea dinanzi a sé tutto cambiò. Trovò una strada, gente che sapeva ascoltarla e tanta pace. Percepì in quel momento il calore dell'amuleto sul suo petto farsi più intenso, una sensazione di calma la invase, diradando leggermente i fumi accecanti della rabbia e il suo sguardo si fece più triste, la bocca gli si piegò in un amaro sorriso.
    [Credimi... io lo so molto bene.]
    Sospirò profondamente, le gambe le tremavano così come anche le mani, la stanchezza aumentava e stava diventando difficile anche solo rimanere in piedi ma non avrebbe rinunciato, non sarebbe caduta, per il semplice fatto che lei non era debole, fino a quando la sua fede la sosteneva Pike avrebbe affrontato a testa alta qualsiasi difficoltà e qualsiasi fatica.
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    Luogo: Bloodrunner - Locale del Texas



    E no. Non poteva andarsene via così in fretta, non per qualcuno. Sentì una presa al braccio, poi bruscamente la sua visuale fu spostata così come il corpo. Al centro dei suoi occhi c'era lei, la tipa cui le aveva appena dato della debole. Lo sguardo di Alison fu sorpreso, non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere. Quella aveva pure fegato per essere una sacerdotessa.
    Sembra che io abbia toccato un tasto dolente, eh? - pensò subito mentre la sua espressione di rilassò quasi subito: si formò un leggero sorriso, come aspettando che l'altra si sfogasse dicendo tutte le sciocchezze che aveva da dire. Come se ogni sua parola non potesse scalfirla, una tale superbia che se fosse stata al posto dell'altra giovane, avrebbe perse subito le staffe. Il suo sguardo era totalmente cambiato, la guardava intensamente con una rabbia di sua conoscenza, nonostante quegli occhi non cambiavano colore come i suoi. Questo non cambiò nulla, al momento. Se l'era presa perché aveva offeso il suo credo, o almeno l'aveva giudicata per quello..poi le chiese se lei stessa credeva in qualcosa sottolineando quanto sarebbe stata senza futuro non avendo dei veri ideali. Non ebbe tempo di parlare, la presa terminò e come reazione tirò di scattò il braccio per poi intersecarlo con l'altro al petto. Attendeva il discorso strappalacrime. Osservava la sua reazione, il suo sguardo mutare, la sua voce cambiare..talmente efficacie da cancellare ogni residuo di superbia.

    Non fece alcun passo indietro, rimase in quella posizione aspettando anche l'ultima parola. Chiuse gli occhi, prese un profondo respiro e sospirò riaprendo lentamente gli occhi.
    "Abbiamo concezioni totalmente opposte" - sentenziò con profonda verità. Lei credeva nel futuro, Alison no. Lei credeva in qualcosa di esterno a lei, Alison no. La giovane picchiaduro confidava solo in se stessa e guardava solo al presente. Per lei è da stupidi affidarsi a terzi o guardare al futuro che non esiste. Il futuro non esiste. Il futuro viene condizionato dal presente, in un mondo come Endlos..non ha alcun senso perdere tempo su queste attrazioni. Ognuno ha dei progetti, ognuno ha degli obiettivi. Alison aveva degli obiettivi, una vendetta, ma era ben conscia che da un momento all'altro la sua vita poteva terminare. Riattivò il meccanismo dell'Ember Celica destra con l'impulso di una piccola rotazione dell'omonimo polso. Guardò l'arma poi l'altra. Portò il braccio in obliquo e ruotò in modo che l'eventuale apertura del caricatore fosse rivoltò verso il basso. Tirò indietro il gomito con un altro scatto. Rimbalzò tornando alla posizione originaria, questo creò una piccola fessura da cui fu espulso il secondo bossolo che cadde sul palmo dell'altra mano posta di proposito sotto la suddetta apertura. Il guanto tornò in forma bracciale. La giovane sollevò il braccio tenendo il bossolo tra l'indice e il pollice.

    Osservò il piccolo oggetto. Lasciò la piccola presa lasciando cadere il bossolo ai suoi piedi. Si udì il tintinnio, poi lo calciò via verso sinistra, in direzione del locale.
    "Chi si fida di altri o crede nel futuro è un idiota" - affermò guardandola seriamente. Il suo tono era più calmo e privo dell'arroganza di prima.
    "In un mondo come questo, bisogna pensare solo a se stessi e agire sul momento" - confermò la sua radicale posizione, nettamente opposta a quella della sacerdotessa dalla lingua curativa. Non immaginava il passato di quella e non se ne preoccupò minimamente. Alison è rimasta sola e quando credette di essersi fatta una seconda famiglia, già dal primo giorno capì come stavano le cose. Ed è sempre Isaac che torna nella sua mente, quasi come se ne fosse innamorata. Si era invischiata in affari loschi da cui non poteva più uscirne. O quasi. C'era un modo per tornare alla sua vita solitaria completa. Però le disturbava il fatto di dover perdere la memoria.
    "Io credo solo in me stessa, non posso essere debole" - e un piccolo sbuffo uscì dalle narici. Era convinta al cento per cento di ciò che diceva e pensava, non le importava assolutamente nulla delle conseguenze che provocava sugli altri. Cosa poteva mai rischiare?

    Stato Mentale: Normale - Questo è ciò che penso, punto e basta!
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    Quando la ragazza riattivò quello strano meccanismo che portava al braccio Pike sussultò leggermente, non era abituata a tale tecnologia e il rumore metallico la mise lievemente in agitazione, odiava quegli strumenti di morte, lei era addestrata all'arma bianca, quando era necessario uccidere per lo meno si doveva avere il fegato di affrontare il proprio avversario faccia a faccia, guardarlo negli occhi, anche se la sacerdotessa era piuttosto convinta che quell'arnese potesse essere utilizzato anche in corpo a copro visto le sue somiglianze con un tirapugni borchiato. La ragazza dai capelli dorati aveva estratto un bossolo dall'arma, quello che agli occhi della sacerdotessa appariva solo come un curioso cilindro di metallo. In un unico movimento lo lasciò tintinnare a terra e lo calciò lontano in direzione del ristorante, Pike ne osservò il movimento con la coda dell'occhio prima di tornare a concentrarsi sulla ragazza. Più questa parlava e più le ricordava la se stessa di molti anni fa, anche lei non credeva nel futuro e viveva solamente nel presente, non viveva ma sopravviveva, provò un moto di compassione verso quella ragazza, odiava quegli ideali, sapeva quanto dolore e sofferenza potevano portare, quanta solitudine e rabbia vi derivavano.
    [Mi pare normale avere idee opposte.]
    Sospirò lievemente scuotendo la testa in un modo quasi impercettibile, trovò quell'affermazione estremamente inutile, dopotutto non si aspettava di trovare molta gente disposta a condividere le sue idee.
    [Il mondo è vasto e vi sono molte divinità a custodirlo, alcuni le trovano in una deità come me.]
    A queste parole sollevò il pendente come per mostrarlo alla giovane, il piccolo oggetto dondolò lievemente attaccato alla sua sottile corda, risplendendo sempre di quella costante luminescenza che pareva non lasciarlo mai.
    [Altri le trovano in un concetto, un'idea o un sentimento. Tu le trovi in te stessa e questo è un bene.]
    Sul volto di Pike si dipinse di nuovo un grande sorriso sincero, era felice di udire quelle parole dalla ragazza, in fondo anche lei credeva in qualcosa.
    [Io non conosco niente di te, non so cosa hai passato e cosa ti aspetta ma so per certo che è necessaria una grande forza per credere in se stessi.]
    Detto questo si sarebbe mossa di un passo verso di lei e, se glielo avesse concesso, le avrebbe appoggiato una mano sulla spalla in un gesto delicato, ben presto la ragazza avrebbe potuto percepire un lieve calore provenire dalla mano della sacerdotessa, non un bruciore ma qualcosa di confortevole, una sensazione piacevole e rilassante come il calore di un falò in una notte fredda. La sensazione la avrebbe attraversata da capo a piedi, qualsiasi piccola ferita, taglio, contusione, livido si sarebbe rimarginato in un istante, la fatica sarebbe scomparsa e per un istante anche qualsiasi stress mentale o sensazione negativa avrebbe abbandonato la testa della ragazza, tanto era forte la sensazione di calore lenitivo che le avrebbe attraversato il corpo. Lievemente quella sensazione sparì mentre Pike sollevava nuovamente il braccio dalla spalla della ragazza, riportandolo al suo fianco. Sospirò profondamente cercando di non collassare sul posto e riportò lo sguardo sulla ragazza.
    [Ti ammiro perché possiedi una forza che io non ho e pregherò che questa rimanga salda a lungo, addio.]
    Così dicendo la sacerdotessa si voltò continuando nella direzione opposta, si avvicinò lievemente al muro degli edifici, giusto perché percepiva le gambe tremare e la sua andatura farsi sempre più lenta e claudicante, da un momento all'altro sarebbe potuta collassare dalla fatica ed era ben evidente.
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    Luogo: Bloodrunner - Locale del Texas



    Alcune persone se ne andarono, altre rimasero incuriositi. Più che altro volevano vedere se ci sarebbero stati ulteriori sviluppi, magari conflittuali, poiché alla gente piace ammirare cose fuori dalla monotonia, indipendentemente dalla pericolosità. Quelle due sembravano essere al centro di un palcoscenico. Fu il turno dell'altra, cui rispose con calma e mostrando un sorriso da rendere perplessa Alison. Anche stavolta, forse con speranza, si aspettava una reazione diversa, magari cercare di convincerla o insistere nella sua posizione. Sollevò il suo amuleto, il quale pareva possedere una luce propria. La bionda picchiaduro spostò lo sguardo sul ciondolo, osservandolo ossessivamente, quasi attratta. Così come lei è sempre stata attratta dalla magia, di cui non ha alcuna dote e mai ne potrà avere una. Chiuse gli occhi appena l'amuleto fu spostato da quel preciso punto. Li riaprì fissandosi sugli occhi dell'altra.
    Non può fare così - si disse quand'ella confessò la sua ammirazione per lei. La stima di chi piace se stessi e crede in se stessi. Una cosa non da tutti, decisamente. C'è sempre qualcosa che non va, qualcosa che si vuole cambiare. Alison no, tutto ciò che la compone le sta bene e non vuole che cambi..compresa la sua incapacità nella magia. Ognuno ha il suo stile, ognuno è fatto in un modo e non vi è alcun motivo di rinnegare parti di sé o fare il possibile per essere quel che non si è.

    Il suo carattere, il suo aspetto, le sue armi e le sue abilità. Tutto sembra coincidere, tutto sembra fatto apposta. Se ci fosse qualcosa di diverso, si noterebbe senz'altro, stonerebbe dalla troppa differenza, per quanto piccola possa essere. Alison si trova in armonia, in equilibrio. Cambiare qualcosa non la renderebbe più la solita Alison..e questo, probabilmente, vale per tutti o almeno per chi non ha raggiunto la sua persona in modo definitivo. Non ha trovato un'identificazione. Si sente colpita, sconfitta dalle sue ultime parole. Non può controbattere perché non ha nulla in mente da usare. Si trovava in conflitto, in contraddizione. Quella luce e quel calore sentito le fecero capire molto. Con Alison funziona più o meno così..la pratica vince sempre. Ogni minimo fastidio fisico scomparve, sembrava avvolta in qualcosa di..inspiegabile, una sorta di bolla invisibile contenente un'aria mai avvertita prima, in grado di tenerla al massimo delle sue forze, addirittura meglio dei centri di salute. Non c'era più conflitto e questo era evidente. Lei rispose con la guerra e la sacerdotessa con la pace. Le diede le spalle, le disse una parola che non le piaceva per niente. Addio. Quella parola così odiosa..non si doveva pronunciare. Addio è da usare solo quando vi è la certezza di non vedersi mai più e l'unica certezza è la morte. Accigliò lo sguardo, la squadrò per bene notando come si era posta presso il muro e come la sua andatura sembrava alquanto..pericolante. Si diede una piccola botta sulla testa sospirando.

    Se ne andò. Proprio così. Non le sarebbe andata affianco per afferrarle il polso della mano sinistra, sollevare il braccio e portarlo dietro la testa per poi dire qualcosa di insensato. Se ne andò nella direzione opposta a passo accelerato. Svoltò l'angolo e andrò dritto dritto nel luogo in cui aveva parcheggiato la sua moto. Montò su Bumblebee e la mise in moto. Poco dopo tornò indietro affiancandosi alla sacerdotessa. Rallentò fino a fermarsi.
    "Ehi!" - chiamò la sua attenzione - "Sali dietro" - disse con un poco di tono autoritario. Poi pensò bene di prevenire il significato ed eventuali fraintendimenti.
    "Non fraintendermi" - cominciò - "Non farti strane idee, lo faccio solo per ricambio" - affermò, che sia verità assoluta è ignoto. Tuttavia funziona così con Alison. Questo è un suo modo di relazionarsi con gli altri, a volte simile al conveniente ed economico. Se qualcuno le fa un torto, lei si vendica..decidendo anche il valore del danno. Al contrario, se qualcuno si dimostra benevolo con lei, allo stesso modo cercherà di ricambiare il favore. Raro è che sia lei a fare il primo passo e quando lo fa qualcun altro non esita ad agire di ricambio. Naturalmente non è regola fissa, ci possono sempre essere delle eccezioni.
    "Un'altra cosa: mai dire addio, altrimenti vuol dire che non esisti più" - le disse abbozzando un sorrisetto, lascio correre qualche altro secondo per poi cancellare subito quel suo lato tenuto spesso nascosto.
    "Ti vuoi muovere cazzo? Quel locale non fa più per me!" - insistette agitandosi un pochino, quasi in modo infantile - "Se preferisci ti porto a casa" - terminò, dimostrando la sua impazienza facendo rombare il motore. Alison è molto impaziente.

    Stato Mentale: Normale - E muoviti!
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    Pike mosse qualche passo in avanti lasciando dietro di se la giovane dai capelli biondi, si appoggiò con una mano ad un muro mentre sentiva i passi della ragazza farsi sempre più lontani, quando il suono cessò del tutto fece un profondo respiro e quasi si lasciò cadere di peso contro la parete, era stanca, troppo stanca per proseguire, avrebbe atteso un poco e poi avrebbe ripreso a camminare. Si sollevò e fece per raggiungere un punto in cui rimanere seduta comodamente quando percepì un rombo avvicinarsi, immediatamente il suo sguardo saettò nella direzione del rumore e, con sua grande sorpresa, vide la giovane in sella a quello che pareva uno strano marchingegno. Ora si che la sacerdotessa non capiva più niente, per quanto avesse passato diversi giorni al Bloodrunner, una delle zone più avanzate del piano, aveva sempre girovagato in borghi troppo piccoli per permettere un traffico intenso di veicoli e quello era il suo primo incontro con un mezzo a motore. Agli occhi di Pike quella cosa pareva quasi... un cavallo ?
    Quando la voce della ragazza le raggiunse le orecchie si riprese un attimo dallo stupore per riportare l'attenzione verso la sua interlocutrice. La sacerdotessa si avvicinò con ben non poca cautela a quello strano oggetto, apprezzava certamente il pensiero della ragazza ma quello strano cavallo di ferro che emetteva costantemente un basso ruggito la metteva un poco in ansia.
    [Ti... ti ringrazio.]
    "Credo ?"
    Si avvicinò ancora di più e appoggiò una mano sopra la moto trovandola, con suo estremo stupore, calda al tatto, evidentemente Pike non era familiare con il funzionamento di un motore e del fatto che questo emettesse calore una volta messo in azione, si aspettava invece una superficie di freddo metallo ad accoglierla. Si sedette come lei solitamente si sedeva per cavalcare, ovvero all'amazzone, una posizione in cui probabilmente sarebbe caduta di sella alla prima curva brusca ma certo non sapeva che una moto non era proprio l'equivalente di un cavallo.
    [Hai perfettamente ragione.]
    Rispose ricambiando il sorriso della ragazza, dopotutto addio era una parola che si rivolgeva ai defunti prima di cremare i loro resti e forse Pike la aveva utilizzata in un modo assai errato, eppure era convinta di non rivedere mai più quella ragazza in vita sua, dopotutto vi era stato un conflitto tra le due e nemmeno conosceva il suo nome. Al quale pensiero la sacerdotessa ebbe un sussulto.
    [In tutto questo trambusto non mi sono nemmeno presentata ! Il mio nome è Pike, piacere di fare la tua conoscenza !]
    Alzò la voce quasi arrivando ad urlare, il rombo del motore le riempiva le orecchie e rendeva parecchio difficile concentrarsi su altro, non capiva davvero come la ragazza facesse a spostarsi tutto il giorno su quel coso.
    [La locanda in cui sto si trova poco distante da qui, tre o quattro incroci più avanti se non ricordo male, sulla destra.]
    Per lei non era facile orientarsi in un posto come quello, tutti gli edifici parevano uguali, non vi era molta forma, era tutto quadrato o rettangolare, molte finestre, molte luci, però bene o male un senso della direzione lo possedeva. Prese un profondo respiro e afferrò ciò che poteva afferrare della scocca della moto per reggersi a bordo, era abbastanza nel panico in quel momento ma cercava di non darlo a vedere per dimostrarsi in qualche modo a suo agio in quella situazione. Certo. Una donna in tunica che cavalcava una moto all'amazzone. Una scena che non si vede tutti i giorni.
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    Come montare una moto



    Luogo: Bloodrunner - Locale del Texas



    Alison inclinò la testa perplessa, non sapeva proprio cosa pensare di quella ragazza in tunica. Non le venne proprio in mente l'idea che non avesse mai visto una moto, che non sapesse cosa fosse o..peggio, che venisse da un altro mondo. Scrollò le spalle ignorando l'esitazione dell'altra e attese che si posizionasse dietro. Non disse altro quand'ella le diede ragione, anzi, udendo ciò si sentì placcare ulteriormente. Tornò a poggiare le mani sul manubrio ignorando al cosa. La sacerdotessa decise di presentarsi prima di indicarle la direzione. Disse di chiamarsi Pike e lo fece..alzando la voce. Alison era abituata a stare su Bumblebee, non faticava a udire le persone ma a quanto pare Pike non aveva davvero mai appoggiato le natiche su un sedile di una moto. Staccò le mani dal manubrio, si avvicinò maggiormente alla gentile ragazza, sollevò e piegò il braccio destro e si autoindico col pollice della stessa mano.
    "Alison, Alison Jin Long, non ti dimenticare!" - esclamò, piena di fierezza e mostrando ancora una volta il suo lato narcisista del carattere.
    "Non urlare però, guarda che ci sento!" - disse quasi a sottolineare quanto strana si stesse dimostrando Pike nei suoi confronti. In realtà se solo avesse saputo altro, avrebbe compreso che per d'altra parte era Alison la strana per Pike, forse.
    "Si parte!" - annunciò dopo aver annuito alle informazioni della sacerdotessa. Pose ancora una volta le mani sul manubrio, un tocco col piede e sfrecciò incurante della vita del passeggero.

    Luogo: Bloodrunner - Strade Comuni



    Riuscì a fare a malapena un incrocio prima di avvertire qualcosa di ridicolo e mai visto in vita sua. Sentiva una forza esercitata sulla moto da parte del soggetto posteriore. Insomma, Pike stava muovendo accidentalmente la moto. Ma con una foga che forse aveva scambiato la moto per un'animale. Non si deve mai fare una cosa del genere mentre si sta correndo, anche se è vero che non si dovrebbe mai correre così tanto su una moto..ma questa è Bloodrunner, le regole che rompono le regole, sono le vere regole.
    Ma che sta succedendo?! - "Woo! Woo!" - tra preoccupazione e sorpresa, la giovane pugile cercò di mantenere il controllo della guida mentre Pike si stava "divertendo" alle sue spalle. Cominciò a rallentare facendo attenzione a non finire contro un ipotetico muro o di sbandare troppo tanto da farli cappottare.
    "Sta ferma!!" - le urlò cercando a fatica di accostare e frenare bruscamente. Rialzò lo sguardo davanti a sé con un'espressione alterata e sbuffando dal naso. Si voltò come poté e si rivolse alla giovane innocente.
    "Ma che diavolo stai facendo?!" - le domandò a tono - "Ti stai montando la mia moto?" - e forse questa domanda era un tantino fuori luogo, ma..ci stava, Alison tendeva anche a prendere in giro o a premere su alcuni punti, sia durante le conversazioni, sia nelle discussioni, in qualunque stato mentale si ritrovasse.

    Luogo: Bloodrunner - Locanda



    "Questa è una moto! Devi solo stare ferma o rischiamo di cadere, comprendi?" - inarcò un sopracciglio ancora in parte incredula per il piccolo avvenimento. Almeno ora sapeva come doveva comportarsi..se fossero cadute chissà se fosse riuscita a lenire il dolore come professava. Considerando che la giovane pareva non potersi più reggere in piedi. Sospirò portandosi una mano sul lato sinistro del viso, quasi a schiaffo. Poi, ancora una volta, riportò le mani sul manubrio e si curò per bene prima di riprendere la corta marcia.
    "Reggiti e sta' ferma!" - poi rimise in moto. Il locale indicato da Pike non era molto distante da qui, d'altra parte era piuttosto ovvio: non poteva certo fare viaggi lunghi random, il luogo dove dormire doveva essere vicino. Bastarono pochi minuti per raggiungere la destinazione. Arrivò a fermarsi proprio all'entrata, sempre su indicazione di Pike, se non errava. Rallentò a modo fino a fermarsi.
    "Ora puoi scendere" - le disse, accertandosi che tutto si fosse svolto al meglio fino alla fine. Sospirò ancora, stavolta senza farsi sentire, e decise di scendere pure lei per accompagnare l'eroina.

    Stato Mentale: Normale - Ma tu guarda..
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    NARRATO [PARLATO] "PENSATO" | ENERGIA:100% | SCHEDA
    Già, la sacerdotessa decisamente non aveva afferrato le sostanziali differenze fra una moto e un cavallo. Innanzitutto vi era la velocità e l'accelerazione, due fattori che lasciarono Pike quasi senza fiato per la sorpresa, in un istante erano già lanciate a grande velocità giù per le strade del Bloodrunner. Un altro dettaglio da tenere a mente era la postura presa dalla giovane sul sedile della moto, dopotutto era seduta lateralmente, come per cavalcare, ad ogni modo una moto necessitava di un equilibrio ben maggiore, cosa che si fece ben sentire di lì a poco. Pike inesorabilmente iniziò ad ondulare da una parte all'altra cercando di non cadere dal sellino e, di conseguenza, sfracellarsi contro l'asfalto sottostante, ovviamente il risultato fu che tutta la moto iniziò a muoversi facendo perdere il controllo ad Alison, la quale fortunatamente ebbe i riflessi necessari per frenare ed accostarsi, per poi rivolgere qualche ben meritata nota di rimprovero nei confronti della sacerdotessa, la quale ovviamente arrossì istantaneamente una volta realizzato il suo errore.
    [Mi dispiace.]
    Disse prima di risistemarsi in una posizione un poco più consona sul veicolo per procedere nel viaggio. Passata questa difficoltà ad ogni modo Pike apprezzò molto quella nuova esperienza, dopo le prime paure e timori la "moto" di Alison iniziava davvero a piacerle, non era mai andata così veloce in vita sua e la cosa, in fondo, non le dispiaceva per niente, tanto che si lasciò scappare una risata divertita una volta affrontata la prima curva.

    Dopo qualche minuto di marcia finalmente le due raggiunsero la destinazione: un piccolo edificio ben tenuto e curato se paragonato alle altre strutture del Bloodrunner, non vi erano sfarzose insegne o luci troppo appariscenti, semplicemente una comunissima tavola di legno con su scritto il nome del locale: "IL FLAUTO D'ORO". Per quanto alla gente del Pentauron quel posto potesse apparire poco interessante e decisamente troppo datato, la sacerdotessa lo aveva scelto proprio per lo stesso motivo, a lei dopotutto ricordava molto le taverne che era solita visitare nel suo mondo natio e la cosa le provocava un poco di triste nostalgia. Ad ogni modo Pike si affrettò a scendere dalla moto della ragazza per poi riportare l'attenzione sulla stessa. Alison in fondo era una persona buona ed altruista, anche se agiva secondo le sue maniere e i suoi metodi e questo la sacerdotessa lo aveva capito bene, era estremamente grata per l'aiuto che le aveva offerto e certamente non tutte le persone avrebbero fatto lo stesso, soprattutto in un posto come quello.
    [Ti ringrazio molto per l'aiuto e per il giro in moto, è stato molto divertente !]
    Un nuovo sorriso le illuminò il volto per poi voltarsi lievemente verso il locale, nonostante la notte si stesse avvicinando le luci della taverna erano ancora accese e vive e si poteva udire un gran vociare provenire dall'interno, a quanto pare le persone si stavano divertendo dopo una giornata di duro lavoro. La sacerdotessa riportò la sua attenzione ad Alison, doveva fare assolutamente qualche cosa per contraccambiare l'aiuto, però sul momento non le venne in mente niente, la ragazza non pareva una persona bramosa di denaro dopotutto che era l'unica cosa che restava in suo possesso. Dopo poco però le venne in mente una soluzione che forse avrebbe accontentato la giovane.
    [Alison che ne dici di entrare e mangiare qualche cosa prima di ripartire ? Dopotutto ti sei rovinata il pasto malmenando quel ragazzo.]
    Non era un rimprovero questo ma più una cosa buttata sul ridere, dopotutto Pike non era una persona che poteva portare rimorso, non sempre per lo meno e comunque la cosa era stata risolta ed apparteneva al passato, tanto valeva riderci su, no ?
    [Ovviamente per sdebitarmi dell'aiuto offro io.]
    Sorrise nuovamente aspettando la risposta della ragazza, certo avrebbe compreso una risposta negativa, dopotutto aveva perso già abbastanza tempo a scarrozzare Pike per mezza città e quindi non si sarebbe di certo offesa. Però da una parte si sarebbe certamente sentita un poco triste, nonostante vi fossero stati degli attriti iniziali fra le due la sacerdotessa avrebbe tratto grande interesse nel chiacchierare un po' più a lungo con Alison, magari affrontando argomenti un po' più leggeri e un po' più blandi di credenze e dogmi.
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    La pifferaia



    Luogo: Bloodrunner - Locanda Il Flauto d'Oro



    Il Flauto d'Oro era un locale che Alison non aveva mai visto. Seppur conosceva quasi a memoria il Bloodrunner, non aveva mai fatto caso a quel specifico locale. Chissà come potevano mai andare d'accordo quelle due. Erano così diverse, i loro gusti così differenti, opposti. Alison non sarebbe mai venuta ad alloggiare in un locale come quello, aveva un'aria..antica. Alison e l'antico non vanno d'accordo. Alla bionda dai guanti tecnologici non può che piacere tutto ciò che va per il progresso e il futuro. Ma era Pike il punto di contatto tra le due. Il suo carattere buono e gentile la portava a fare quel primo passo che Alison non avrebbe mai saputo fare. E sempre l'influenza di Pike portava la pugile ad "accettare" ogni richiesta, quasi anche la più sospetta.
    Mica c'è qualcosa sotto? - si chiese assottigliando lo sguardo e squadrando la sacerdotessa da capo a piedi. L'espressione si fece meno tesa, più rilassata. Affermò di essersi divertita durante la guida, implicitamente voleva dire che non era mai stata su una moto. Solo una tonta come Alison poteva capirlo ora, anche se ne aveva avuto sempre il sospetto, per quanto vago e campato in aria.

    "Mmh.." - tornò a riguardarla come prima, portandosi una mano al mento. La diffidenza in lei era troppo potente, ma per quanto forte e radicata poteva essere quell'emozione, alla fine fu costretta a cedere. L'offerta era fin troppo allettante, per tutti i sensi: non doveva spostarsi per cercare un altro luogo o tornarsene a casa, non doveva pagare..d'accordo, sono motivi più che sufficienti per accettare.
    "D'accordo, ci sto!" - rispose con un sorriso. Esatto un sorriso, quasi a imitarla. Le fece cenno di andare avanti così da darle tempo di scendere dalla moto e parcheggiarla. Non la seguì subito. Essendo di spalle non avrebbe potuto vedere quel che sarebbe apparsa come una stranezza per uno sconosciuto passante di lì. Si fermò all'improvviso. Realizzò per un momento come si stava comportando, si tirò due manate alla faccia, come a scacciar via una mosca posatasi.
    Ma che cazzo? - non capiva perché stava sorridendo, non aveva motivo di sorridere. O semplicemente non voleva ammettere che non riusciva a fare la dura di fronte ad una donna che si mostrava così tanto gentile e disponibile nei suoi confronti. Da quanto tempo non incontrava una persona del genere? Considerando che ha perso la madre in tenerà età, forse..non sapeva bene come comportarsi realmente.
    "Che hai da guardare?" - si rivolse a quell'individuo così interessato al suo tentativo di "risveglio", risultava al pari di un pazzo che attirava gli sguardi della gente normale su di sé. Poi riprese a camminare per entrare nel locale.

    "Ehi" - ehi, non Pike, ma ehi. Accelerò il passo per affiancarla. Proprio non riusciva a comprenderla, cercava in tutti i modi di studiarla come fosse un'aliena. Il che suonava strano, poiché alla combattente interessava zero chi si trovasse davanti. Però l'aspetto, la presentazione è una cosa, mentre il porsi, il carattere, il comportamento era tutt'altro.
    "Ma tu sei sempre così eccessivamente..gentile con tutti? Indistintamente?" - gesticolò come ad aiutarsi a trovare le parole giuste, formulare delle frasi prive di volgarità o provocazione le risultavano difficili. Alison non ce la faceva, non sarebbe mai riuscita a fare una cosa del genere. Se fosse stata al suo posto avrebbe semplicemente..anzi, no, non avrebbe nemmeno ringraziato e avrebbe tirato dritto per la sua strada. Insomma, era chiaro a tutti che la bionda non era proprio giustificata a ridurre tanto male un'altra persona, la sua era stata una reazione esagerata e dentro di sé lo sapeva pure, ma d'altra parte era mossa da un istinto troppo forte e violento.
    "Te la sei cercata, sappi che io mangio molto!" - molto inteso come una ragazza non schizzinosa, che mangerebbe qualsiasi cosa, più o meno. Una che non badava alla quantità, dopotutto è una persona che si mantiene sempre in forma, che lo voglia o no. Altrimenti non potrebbe mai essere pronta a darle, faceva un lavoro che poteva risultare molto spesso pericoloso. Ognuno ha un'ideale, un movente per seguire una certa strada. C'è chi professa pace, chi guerra. Alison cerca solo di trovare ciò che più le permette di rispecchiarsi nelle sue capacità. Un po' come dovrebbero fare tutti.

    Stato Mentale: Normale - Non capisco, mi chiedo perché
    Stato Fisico: Normale
    Energia: 100%
    Armi: Ember Celica - Colpi: 12 + 12 (10)
     
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    NARRATO [PARLATO] "PENSATO" | ENERGIA:100% | SCHEDA
    La risposta e la reazione della giovane Alison non poterono far altro che mettere ancora più di buon umore la già radiosa Pike. Senza aggiungere altro la sacerdotessa si voltò in direzione della porta del locale, per poi avviarsi per prima, assolutamente ignara della strana reazione della giovane agli avvenimenti accaduti. Con passo deciso attraversò l'ingresso della piccola ma accogliente taverna, davanti ai suoi occhi si presentò una piccola stanza addobbata di sedie e tavoli sparpagliati, quasi tutti occupati da persone che bevevano, mangiavano e ridevano. Nell'angolo in fondo alla stanza un bersaglio era stato appesa ad un muro sul quale erano già ben evidenti i segni di freccette e dardi scagliatigli contro nel tempo, dalla parte opposta del locale, invece, si trovava un lungo bancone in legno lucido, alle spalle del quale si trovava una piccola porta che conduceva alle cucine. Pike mosse la testa da una parte all'altra come per cercare qualcuno in mezzo a quella folla gioiosa e dopo poco i suoi occhi si posarono su di un individuo in particolare. Si trattava di un uomo sulla cinquantina, alto un metro e novanta minimo, muscoloso, pelato e con una foltissima barba nera; si trattava del proprietario del locale, un uomo che aveva subito preso in simpatia la giovane sacerdotessa, possedendo un aspetto rude ma dal cuore gentile. In un attimo Pike catturò la sua attenzione agitando un braccio in aria e l'individuo ricambiò con un largo sorriso per poi avvicinarsi in fretta facendosi largo fra la folla. A quel punto anche Alison raggiunse il gruppetto.
    "Oh ! Miss Pike, la stavo aspettando, le ho tenuto da parte il suo tavolo e le camere sono già pronte per la notte."
    A quel punto l'attenzione dell'uomo si posò sull'altra ragazza che, evidentemente, doveva trovarsi in compagnia della giovane sacerdotessa, al che l'omone proruppe in una grossa risata quasi fosse sorpreso dell'avvenimento.
    "Ah, vedo che è accompagnata questa sera, è per caso una sua amica miss Pike ?"
    La giovane per un attimo ebbe una incertezza, certamente Alison era stata gentile (anche se in sua maniera) e la aveva aiutata ma si trattava di un'amica ? Dopotutto si erano appena conosciute e decisamente non erano partite con il migliore dei dialoghi come primo incontro, però sul momento la sacerdotessa cancellò la questione e rispose all'oste semplicemente con un largo sorriso.
    [Si Ivan, ed è anche una mia ospite quindi gradiremmo molto cenare se non vi è di troppo disturbo.]
    "Per lei miss Pike questo ed altro, prego, prego. Seguitemi."
    L'uomo così dicendo iniziò a farsi largo fra la calca di gente accompagnando le due giovani ad un tavolo posto in un angolino del locale, non troppo distante dal bancone dell'oste, era probabilmente l'unica zona della taverna non totalmente occupata da persone. Poco dopo Ivan si congedò con un breve cenno del capo per dirigersi dritto verso le cucine, probabilmente per comunicare ai cuochi di turno di mettersi all'opera.
    Fu ancora prima di potersi mettere a sedere che la domanda di Alison colse Pike completamente alla sprovvista, era una cosa molto interessante da chiedere, sopratutto perché no, la sacerdotessa non era sempre di buon umore, dopotutto per quanto fosse stata immersa nei dogmi di bontà e compassione era pure sempre umana e poi vi era quella parte di lei, la parte che si era portata dietro dall'infanzia, che ogni tanto riemergeva e la faceva sentire a disagio, la faceva sentire male.
    [Certo che no ! Che domande, anche io provo antipatie e simpatie...]
    La sacerdotessa scostò una sedia e si mise comodamente a sedere, attendendo che anche la giovane pugile la imitasse, per poi riportare l'attenzione su di lei.
    [Odio i malvagi ad esempio. Tu non mi sembri affatto una cattiva persona e mi hai aiutata quindi essere gentile e pagarti la cena mi sembra il minimo che posso fare.]
    Un altro sorrisone in direzione della ragazza, sorrisone che dopo poco si tramutò in una risata divertita all'affermazione di Alison.
    [Allora siamo in due !]
    Passarono solo pochi minuti prima che una giovane donna con un largo vassoio fece la sua comparsa vicino al tavolo delle due, appoggiò davanti a ciascuna una larga bistecca di quello che pareva manzo e un grosso boccale di birra per poi congedarsi dalle due, non certo prima di aver ricevuto una piccola manciata di monete d'oro allungate da Pike.
    [Buon appetito allora !]
    La sacerdotessa si lanciò letteralmente sul piatto iniziando a mangiare a grandi bocconi, una vista sicuramente strana visto il comportamento gentile ed educato di qualche istante prima, però non le importava più di tanto, dopotutto aveva una enorme fame dopo aver perso tutte quelle energie durante la giornata. Pike prese un lungo sorso dal suo boccale per buttare giù il tutto concludendo con un rumoroso sospiro di sollievo, della buona birra era proprio ciò che ci voleva in quel momento.
    [Dimmi Alison, tu sei una nativa di questo mondo ? Vivi qui al Bloodrunner ?]
    Una domanda più che legittima, dopotutto Pike aveva già incontrato moltissimi viaggiatori e da quel che sapeva Endlos era piena zeppa di naufraghi come lei, quindi non si sarebbe sorpresa se anche la giovane dai capelli d'oro si fosse rivelata estranea a quel bizzarro mondo. Inforchettò un altro pezzo di bistecca, continuando a mangiare mentre attendeva paziente la risposta di Alison.
    |STATO FISICO: ok
    |STATO MENTALE: ok
    |TECNICHE UTILIZZATE: X
    |AZIONI PRESE: X

    |ELENCO PASSIVE:

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    Luogo: Bloodrunner - Locanda Il Flauto d'Oro



    Nemmeno fosse un animale cui aveva timore dell'acqua. La bionda seguiva la sacerdotessa con le mani in tasca e il busto proteso in avanti, guardandosi con aria circospetta. Sedie e tavoli sparpagliati un po' ovunque, non era un luogo disabitato, alcuni già si stavano godendo il proprio pasto. Si bloccò notando il tipico gioco delle freccette. Annuì inclinando leggermente la testa in obliquo.
    Carino quel gioco - poi proseguì riaffiancandosi a Pike. Quest'ultima rise alla sua domanda e cancellò ogni dubbio sulla sua natura "perfetta". Come tutti, selezionava le persone e si comportava di conseguenza. Per Pike gli odiati erano i malvagi e sottolineò di non aver percepito nulla di simile in lei. La pugile si limitò a sbuffare anch'ella divertita, abbassando lo sguardo accigliato.
    "Pff!" - è naturale che lei non era malvagia. Se qualcuno a questo mondo lo credeva davvero, doveva avere il coraggio di dirglielo in faccia, poi sarebbe stata lei a dimostrato quanto poteva diventare malvagia, trasformando quelle accuse in realtà. Alla fine Alison era una persona che si faceva gli affari suoi, pensava a se stessa, al divertimento e se la prendeva con chi aveva voglia di darle fastidio o prenderla in giro. Forse la sua prepotenza veniva alimentata dalla possessione sulle armi da fuoco. Due guanti in grado di sparare con la particolarità di non essere d'ingombro in nessun modo..la rendevano invincibile. Si credeva imbattibile, si arrogava il diritto di fare quello che voleva.

    Un uomo, conoscente di Pike, aveva già dato loro un posto per mangiare. Quella non si faceva scrupoli a tavola, proprio come Alison, la quale fu pervasa spesso dal pensiero che Pike fosse una persona molto più importante di quel che credeva. Magari era pure ricca. Alison non era ricca.
    Amici..questa si è presa un palo in faccia durante il viaggio e non me ne sono accorta? - eppure più tornava a pensarci e più si sentiva insicura. Cominciò a mangiare, o almeno stava per farlo, quando poi si rese conto di essersi dimenticata di qualcosa.
    "Buon appetito!" - rispose, era da molto tempo che non mangiava con qualcuno. L'ultima volta lo fece con Dimitriy, il suo superiore della gilda. Purtroppo non era soli, non era un appuntamento, non era nemmeno realmente un pranzo. Quel giorno si presentò un tappo nelle veci di bardo e..non che ricordi moltissimo, era sicuramente finita in una rissa, dove, casualmente, solo lei ne era stata coinvolta.

    "Si" - rispose con la bocca piena - "Non sono nata qui.." - masticò, deglutì, altro boccone - "..Però ci vivo praticamente da sempre" - finì la frase. Posò le posate, bevve un sorso di birra e riprese a mangiare, guardando di tanto in tanto la sacerdotessa.
    "Hai ragione" - cominciò - "Se fossi malvagia pesterei ogni persona che mi capiti davanti" - come se lei già non facesse qualcosa di simile. Esagerazioni a parte. Non credeva avessero potuto bere birra, forse non aveva ben chiaro che tipo di chierico fosse Pike.
    "Non ti ho mai vista da queste parti, da dove vieni?" - chiese incuriosita, ancora più interessata però per i motivi cui la spinsero a venire qui.
    "Che ci viene a fare una come te nel quartiere più pericoloso del Pentauron?" - ad una prima occhiata l'avrebbe collocata in uno dei quartieri più tranquilli, sia socialmente che economicamente, posti a nord, ma mai in un luogo dove ogni notte ci può cascare un morto. Per chi si trasferiva o veniva in visita poteva risultare difficile ambientarsi subito. Alison era perfettamente integrata con quella città, conosceva le regole, sapeva come muoversi, dove, quando, a chi mettere le mani addosso..anche se tecnicamente non guardava in faccia a nessuno, rischiando a volte di finire in guai più grossi.

    La fortuna sfacciata della biondina la portò ad invischiarsi nella colla degli Eversori. Non c'era possibilità di uscita, o almeno..non era propriamente così tirannici, poteva pur sempre lasciare tutto e andarsene, a patto di sacrificare parte della sua memoria. Questo per lei era inaccettabile, stava studiando una soluzione mentre nel contempo si era segnata alcune persone cui farla pagare per torti subiti. Uno le aveva clonato il DNA, permettendosi di usufruirne a suo piacimenti ed in modo totalmente inappropriato. L'altro l'aveva quasi uccisa, un necromante che meritava soltanto di venire pestato a sangue. Purtroppo non aveva nessuna idea né di come trovarli né di dove cercare indizi su come scovarli. Inoltre doveva prestare attenzione a non perdere di vista l'obiettivo più grande: proprio i criminali del Bloodrunner, responsabili della morte del padre. Più volte penso di rivestire i panni del giustiziere, tentando via via di lavare la città. C'erano essenzialmente due motivi che la costringevano a stare al suo posto: non credeva di essere tagliata per un compito del genere e, l'abitudine mista in parte a nostalgia, le facevano credere che l'aspetto attuale del quartiere fosse il migliore. Un po' come se quella fosse la sua casa e stesse pensando di ristrutturarla. Non è così facile come sembra.

    Stato Mentale: Normale - Forse è il caso che le spieghi le regole di qua
    Stato Fisico: Normale
    Energia: 100%
    Armi: Ember Celica - Colpi: 12 + 12 (10)
     
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