[EM] You Only Live Once

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    Avevo già preso atto del fatto che il Gerarca è una figura sfuggente e indecifrabile esattamente come ci si aspetterebbe dal capo di un'organizzazione del genere, ma un appuntamento alle Cave del Sapere? Questa proprio non me l'aspettavo.
    Non sapevo che avesse degli uffici anche qui.


    « ... »

    In realtà sto solo cercando di farmi passare l'ansia. Tu-tum, tu-tum, tu-tum. Dicono che il cuore sia grande come il proprio pugno. Il mio dev'essere poco più un sasso, quindi. E allora come può fare più casino di un tamburo di guerra?
    Scendo nei cunicoli, mimetizzato fin nell'anima. Vestiti larghi e un po' stracciati, ma puliti. Il lungo pezzo di stoffa col disegno dell'unico occhio copre i miei non-così-comuni capelli verdini. Ma è quello che ho tra le braccia, che temo possa attirare attenzione.
    Potrebbe essere un vaso prezioso. Perché la necessità di coprirlo con del tessuto pesante, altrimenti? Potrebbe anche essere uno scrigno di tesori. Un bottiglione di vino pregiato, un pacchetto di carni speziate, una scultura d'oro?
    Spero davvero che nessuno arrivi a chiederselo, o peggio, a chiedermelo.
    E' coperto non perché è particolarmente prezioso, ma perché fa abbastanza schifo a vedersi. E' un feto di circa 18 settimane. Ne ha molte di meno, in realtà, è che questi cosi crescono in fretta. Sta qui, nella sua bottiglia, immerso nel liquido rossastro saturo di sangue e miele e altre cose ben più schifose.
    E' il mio homunculus. E' la mia anima di riserva. La toppa definitiva ad uno strappo quasi irreparabile. Basta coi rammendi provvisori, ne ho fin troppi: tra Waza e Zek, tutti quei fili spirituali che si aggrovigliano e si spezzano in continuazione cominciano a farmi più male che bene.
    Va fatta un po' di pulizia, un po' di taglia e cuci. E Bid'Daum farà il sarto.
    Ha detto che può farlo, no? L'ha detto. Andrà tutto bene, benissimo. Finalmente sto passando all'azione vera.
    Andrà. Tutto. Benissimo.

    Scendo scalini. Striscio nei cunicoli. Stringo fortissimo il bottiglione di vetro.
    Le Cave del Sapere. Un luogo relativamente tranquillo se comparato alle altre zone della Tana. Mi guardo intorno: questa volta non mi farò cogliere di sorpresa, no no. Che sono già abbastanza agitato, figuriamoci se uno come lui mi appare alle spalle dal nulla come la prima volta. Con quell'anima nauseabonda, poi.
    Giusto, l'anima! Posso concentrarmi anche sulla percezione.



    ♦ Stato fisico: Stanco
    ♦ Stato mentale: Agitato
    ♦ Energia: 100%
    ♦ Passive:
    Ciò che resta di Waza [Eterna giovinezza + Connessione spirituale con Waza | GdR only]
    Vivo, più o meno [Immunità a fame, sete e sonno. Influenzabile da tecniche attive]
    Anima Camaleontina ["Mimetizzazione" spirituale (Maschera dell'Anima)]
    Rivelazione delle Ossa [Auspex sensibile ai resti organici + Auspex spirituale]

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    Occupare il vertice dell’esercito meridionale era un lavoro a tempo pieno, perciò era sempre più complicato trovare del tempo da dedicare agli Eversori. Le sue attenzioni erano spesso reindirizzate su questioni d’interesse nazionale, all’ombra delle quali sparivano i problemi di una piccola recluta che gli aveva chiesto aiuto. Era finita l’epoca in cui poteva permettersi di lanciarsi allo sbaraglio con altri sbandati che sognavano di conquistare il Sud e di manovrarlo dalle ombre. Per quanto mantenesse formalmente il suo grado di Gerarca, sapeva bene che gli attuali membri lo percepivano come una figura distante. Un tempo in quel gruppo di mercenari i rapporti interpersonali si cementavano scendendo in campo insieme, tutti sullo stesso piano nonostante la scala gerarchica istituita. Ricordava come quel bestione di Klaus avesse l’abitudine di chiamarlo “Corno” con quel suo fare strafottente, che tuttavia non era da confondere con la mancanza di rispetto: nonostante nomignoli e sarcasmo, quando c’era da ubbidire agli ordini la vecchia guardia rispondeva con la precisione di un automa. Era una generazione che, alla luce dei risultati, poteva permettersi atteggiamenti di quel tipo.
    Dei suoi attuali sottoposti non ne immaginava uno che avesse le palle necessarie per rivolgersi a lui in quel modo, senza temere di essere polverizzato sul posto. Paradossalmente ne era dispiaciuto, perché - con uomini fatti di quella fibra - il loro gruppo avrebbe avuto molti meno problemi.

    In ogni caso, guardare al passato coi paraocchi della nostalgia non avrebbe risolto i problemi del presente. Ora come allora doveva continuare a plasmare gli Eversori usando il materiale che aveva a disposizione. Per questo motivo si era ritagliato una pausa per dedicarsi a Xar, il piccolo sciamano totemico con l’anima sul punto di cedere.

    Risalire al Gerarca sarebbe stato facile: bastava seguire la sua aura opprimente fino ad un’ala periferica delle Cave del Sapere. Aspettò l’arrivo del ragazzino restando in piedi in fondo a un filare di scaffali, poi lo osservò mentre si avvicinava tenendo in mano un fagotto, notando quanto fosse impercettibile la sua presenza spirituale. Xar cercava la discrezione, mentre lui non si faceva problemi a lasciare a briglia sciolta il suo spirito putrescente.

    « Seguimi. »

    Senza altri convenevoli si diresse verso gli anfratti della biblioteca, attraversando corridoi dismessi senza mai voltarsi. Attivò un paio di volte delle leve nascoste nei loculi del muro, senza che succedesse nulla di clamoroso in risposta. Attraversò altri androni, scese delle ripide rampe di scale, svoltò a destra, poi altre scale, proseguì nello scantinato a sinistra, infine varcò la penultima porta sulla destra. Non esitò a nessuna svolta di quel labirinto claustrofobico. Sbagliare una svolta significava perdersi nelle profondità del sottosuolo - lontano da ogni punto di riferimento - e in molti non erano mai riemersi da quel groviglio di arterie sotterranee, illuminatesi solo al passaggio della lampada a cristalli di luce impugnata dal Kuthiano.

    « Siamo arrivati. »

    Rischiarò un salone in stato di abbandono ed ebbe un senso di déjà-vu. Era la seconda volta che accompagnava personalmente qualcuno in quell’antro dimenticato dal mondo.

    « Benvenuto nella Libreria Perduta. »

    Un luogo pericoloso, dove le pagine che venivano disturbate da lettori indegni chiedevano in pegno la vita.
    Nell’aria viziata molti giuravano di sentire alcune voci diaboliche
    che sussurravano le conoscenze proibite lì conservate.

     
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    Impossibile ignorare il peso della sua presenza spirituale: quel contorcersi di interiora putrescenti che strisciano là dove dovrebbe esserci l'anima è praticamente un'insegna al neon con una freccia enorme ad indicare il suo contenitore. "Sono qui, sono qui! Guardami!"
    L'esatto opposto di me, che ancora mi aggrappo all'involucro spirituale del Camaleonte per mimetizzarmi con gli scaffali, nonostante non ce ne sia nemmeno bisogno. Un po' ridicolo.

    Lo seguo in silenzio, continuando a stringere il mio preziosissimo fagotto. E' super delicato, non deve assolutamente prendere urti o scossoni. Normalmente un bambino cresce insieme alla pancia della mamma, dove la carne e la sacca amniotica si modellano piano piano, avvolgendo il feto in un abbraccio su misura. Un'ampolla di vetro non è esattamente la stessa cosa: il cosetto rosa galleggia qua e là, spesso lo sento cozzare sulla dura superficie del suo pancione artificiale. E scalcia, stizzito da tutta quella confusione.
    Scusa, eh, non posso permettermi di rimanere indietro in questo labirinto di corridoi intricatissimi.
    Da un lato vorrei che il tragitto finisse presto, dall'altro no, perché significherebbe avvicinarsi ancora di più alla parte... pratica della cosa. Che è quello che credevo di volere, e lo voglio, ma non posso fingere di non averne anche paura. Non posso ignorare l'ansia che sale quando i cristalli rischiarano un salone mezzo abbandonato, né quando la voce di Bid'Daum conferma che sì, siamo arrivati. Che è questo il luogo dove tutto si risolverà.

    Tu-tum tu-tum tu-tum.
    « Grazie per il vostro tempo. » Questa me la ero preparata. Tu-tum. Appoggio a terra il fagotto, pianissimo, inginocchiandomi. Scosto la stoffa che copre i miei capelli e sgancio il prestito spirituale del Camaleonte.
    Un groviglio. La mia anima è un nodulo di fili, reti e punti di sutura che tirano e sanguinano e cercano disperatamente di tenere unita una materia eterea e sfuggente. Ponti e corde usurate che pretendono di sostituire quel pezzo mancante che dovrebbe bilanciare fisico e spirito.
    Una foglia secca sul punto di staccarsi da un ramo morto.

    « Ho trovato qualcosa. » Scopro l'ampolla. « E' un homunculus creato col mio materiale genetico. Praticamente una copia. La cosa interessante è che anche l'anima che ha è simile all'originale. » Cioè alla mia. La presenza spirituale del feto è lievissima, quasi impercettibile anche da chi con le anime ci lavora da sempre. E' un essere umano artificiale, sia nel corpo che nell'anima. Il materiale perfetto per eseguire un trapianto.
    Sollevo lo sguardo, dal basso della mia posizione, schiacciato dall'incombenza del mio salvatore.
    « Si può fare? »

    Tu-tum tu-tum tu-tum.



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    Un homunculus in un’ampolla. Un ingrediente valutato bene sul mercato alchemico, a patto che la sua qualità fosse decente. Il Distretto delle Luci pullulava di ciarlatani che cercavano di rifilare dei bidoni ai compratori disinformati.

    « Da chi ti sei rifornito? Se fosse di qualità scadente saresti il primo a rimetterci, indipendente dall’esito dell’operazione. »

    Voleva credere che un individuo abbastanza sveglio da entrare negli Eversori non si fosse fatto fregare da un alchimista improvvisato, ma era meglio mettere le mani avanti.

    « Ad ogni modo, se non fosse fattibile non ti avrei fatto scendere fin qui, dico bene? »

    Gli rivolse uno sguardo tagliente, mal sopportando qualunque insinuazione sulle sue capacità – per quanto velata o involontaria potesse essere. I sottoufficiali che lavorano a stretto contatto con lui lo sapevano bene: ogni sillaba andava pesata con un bilancino da orefice.

    Poco dopo lo sgravò da quel peso, rivolgendo altrove la sua attenzione. Distese una mano e un tomo si sfilò da uno scaffale, volando dritto fra le sue grinfie. Si avvicinò ad un tavolo già preparato per l’occasione, su cui era posata una lastra finemente intarsiata di glifi. Un sottile monolite fatto di freddo cristallo nero, decisamente un bizzarro tavolo operatorio.

    « Togli tutti i monili che potrebbero fare interferenza col rituale e stenditi qua sopra. Dovrò paralizzare le tue capacità per evitare delle reazioni di riflesso. »

    Un’anestesia spirituale vera e propria, ma senza nessuna procace infermiera nei paraggi. Per quel genere di fantasie c’erano i postriboli della Tana; a cosa fatta, magari Xar poteva farci un giro per festeggiare. Per il momento l’unica compagnia a sua disposizione era quella di un truce Sciamano Nero, in attesa di fianco al tavolo.

     
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    "Se fosse di qualità scadente."
    ...Penso ad Amber. Al suo disordinatissimo tavolo da lavoro. Alla sua gelatina inquietante nutrita a cervelli perché sì. Al suo mischiare a caso qualsiasi ingrediente interessante finisca tra le sue grinfie.
    Ma poi penso anche al suo primo homunculus. A quel bimbo perfettamente in salute e funzionante, nonostante le cure della sua non-mamma un po' svampita.

    « ...E' di ottima qualità. » Rispondo, cercando di cacciare via il dubbio nell'angolo più remoto della mia testa. « Conosco personalmente l'alchimista e mi fido di lei. »
    Pazzesco: non credevo che sarebbe venuto il giorno in cui mi sarei di nuovo fidato di una ragazza. Spero solo di non finire fregato come l'ultima volta.

    Il suo sguardo tagliente mi trapassa come una pioggia di aghi. M'irrigidisco mordendomi il labbro, ma non è solo il timore ad attraversarmi: è anche un po' di rabbia.
    Cioè, oh, mavaffanculo. Sono nervosissimo, a che ti serve girare il coltello nella piaga? Sei sadico? Sì, mi sa che lo sei. Ma sei anche l'unico sciamano che può aiutarmi, quindi rimango immobile.
    Un giorno avrò abbastanza palle per rispondere. Ma non è (ancora) questo il giorno!

    Procedo a togliermi tutti gli amuleti. Prima mi levo il lungo e vecchio pezzo di stoffa che mi avvolge sempre il collo, lo piego e lo metto da parte.
    Via la collana delle schifezze. Via anche i bracciali di ossicini, pietruzze e pelle di serpente. Sciolgo la treccina di capelli che annodava le due penne dei falchetti.
    Mi sento come un soldato che si sta preparando alla battaglia, solo che invece di mettermi l'armatura, io devo toglierla pezzo per pezzo. L'ultimo è il teschio decrepito del vecchio Waza. Così piccolo, così fragile, unico veicolo materiale dell'incantesimo che ancora mi tiene attaccato alla vita. Che ci avrà trovato in me, da venirgli in mente di salvarmi mettendo a rischio la sua, di vita, non lo potrò mai sapere.
    Lo appoggio sopra al cencio, come fosse un altarino.
    ...Mi fa una certa malinconia.

    E non mi sono mai sentito così nudo, senza tutti i miei monili.
    Avanzo verso il tavolo con quella... lastra lugubre. Perché deve essere tutto così oscuro e spaventoso?

    « Ci sono... Ci sono due ponti spirituali che non dipendono da me, ne dagli amuleti. » Con un saltello mi siedo sul tavolo. « Oltre a quello principale, adesso ce n'è anche uno secondario fatto dal fantasma di uno sciamano che ho incontrato nei cunicoli. » Suppongo che riesca a percepirli, ma meglio chiarire ogni dubbio. Il primo è la stessa vecchia corda che passa per il teschio di Waza e che aveva già visto la prima volta, mentre il secondo non è proprio un ponte: è più una cosa simile ai punti di sutura di una ferita fresca.
    Stendo la schiena. Aaah, è freddissimo. Rabbrivisco, e solo adesso mi rendo conto che vorrei trovarmi ovunque tranne che qui, steso su un tavolo inquietante, in una stanza inquietante, con uno sciamano inquietantissimo al quale sto letteralmente affidando la mia anima.
    Ti prego, non uccidermi. Voglio vivere.
    Lo voglio davvero tanto tanto.

    « ...Sono pronto. »





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    Mentre il ragazzino si posizionava come richiesto, si mise a spiegare la situazione complicata della sua anima. Dall’ultima volta che si erano visti aveva permesso ad un tale “sciamano incontrato nei cunicoli” di mettere mano alla sua fibra spirituale. Bid’daum notò facilmente quella nuova sutura e riconobbe al volo la precarietà di quel lavoro approssimativo.

    « Lo vedo. E vedo pure che sei fin troppo propenso ad affidarti a gente che a malapena conosci. La prima regola di uno Sciamano dovrebbe essere di non fidarsi di nessuno, sai? »

    Soprattutto quando si mette in gioco qualcosa di tanto delicato come la propria anima.

    « Ma non temere, farò in modo che questa sia una soluzione definitiva. »

    Di colpo dei lacci ectoplasmici scattarono fuori dalla lastra e immobilizzarono Xar sul posto. Le iscrizioni s’illuminarono sotto la sua schiena rachitica, avvolgendolo in una patina di torpore. Le sue capacità paranormali erano state appena inibite e scollegate dal controllo del cervello. Bloccato e reso incapace di reagire, poteva finalmente essere operato.

    Il Gerarca aprì il tomo che aveva sfilato poco prima e le sue pagine irradiarono una presenza tetra. Quel volume era nientemeno che la summa delle ricerche di Eqihfenc “il Cucitore”. Un prezioso scrigno di conoscenza che aveva raccomandato anche al suo allievo, tempo addietro. Tuttavia il Kuthiano non aveva intenzione di applicare in senso stretto i metodi di cucitura spirituale lì spiegati: non era mai stato portato per sanare le anime, giacché la sua vocazione era orientata al controllo e alla distruzione.

    Cercare di specializzarsi in ogni ambito dello Sciamanesimo era un’impresa ridicola.
    Un dilettante di quella disciplina era chi tentava inutilmente di assorbire conoscenze da ogni ramo.
    Un vero professionista era capace di servirsi di particolari specialità attingendo direttamente dalla fonte.

    L’aria fu squarciata da flussi tossici d’energia. Viticci fatti di simboli arcani furono proiettati su ogni superficie circostante. L’epicentro dell’anatema terrificante era proprio quel libro. Probabilmente il ragazzo avrebbe intuito cosa stava facendo il suo oscuro benefattore – sempre che non fosse già svenuto per lo spavento: Bid’daum stava estraendo una massa spiritica direttamente da quel tomo.

    Al termine di un metafisico tiro alla fune, un macrospirito di natura sconosciuta invase la stanza e fu imbrigliato all’istante dai tentacoli neri di chi l’aveva convocato. Il Gerarca aveva appena sottomesso lo spettro formato dall’amalgama delle conoscenze dello stesso Eqihfenc. Non era stata un’impresa priva di difficoltà, giacché un esperto spiritista come l’autore di quel libro aveva preso adeguate contromisure in merito, proprio per evitare di essere disturbato nell’aldilà da ogni impudente che avrebbe messo le mani sulla sua opera. Il lungo periodo di preparazione di quell’operazione chirurgica era servito principalmente per aggirare le resistenze imposte dal Cucitore. Inutile a dirsi, nemmeno in quel momento Bid’daum stava avendo vita facile: il fantasma non avrebbe accettato di buon grado di essere soggiogato da un essere putrido come lui. Nonostante tutto, confidava di poterlo controllare per un tempo sufficiente ai suoi scopi.

    Delle sottili propaggini spiritiche s’immersero nel corpo di Xar. Erano dita adunche precise come bisturi e guidate dall’esperienza di un’autorità di quel campo. Sezionavano, assottigliavano, incidevano e ricollegavano. L’essenza profonda del ragazzino non era che una cavia da smontare e ricostruire. Attinsero anche dall’homunculus che aveva portato con sé, ma in misura minore di quanto previsto: le sue intangibili mani esperte non necessitavano di sprecare inutilmente del materiale, come invece avrebbe fatto un dilettante.

    Dopo una decina di minuti l’operazione si concluse. Con un ultimo sforzo il Castigo ricacciò indietro lo spettro, evitando che si vendicasse sui presenti per l’oltraggio di essere stato usato come un utensile qualsiasi. L’intero ambiente fu sgravato dal rituale e la lastra si spense, lasciando libero il suo occupante.

    « Che bastardo ostinato… però capisco a cosa deve la sua fama. »

    Vedeva chiaramente i risultati di quel lavoro, che sarebbe stato riduttivo definire “rammendo” o “sutura”.
    L’intera struttura dello spirito di Xar era stata razionalizzata e ridefinita.
    Un evoluzione spirituale che recava in sé delle possibilità prima impensabili.

     
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    Xar


    Stringo i denti per non rispondergli: che ne sa di quello che ho passato? Facile parlare così! Lui non c'era quando il suono degli strappi della mia anima riecheggiavano nell'upperdark. Cosa dovevo fare, morire come un cane, da solo, nel buio dei cunicoli?
    No. Non ho scelto, ho dovuto fidarmi di quello spir-

    « Ah..! » Di colpo qualcosa mi immobilizza, mi spezza il fiato e i pensieri. Guardo il mio corpo: lacci neri ovunque, prima fluidi e ora inflessibili come catene di ferro. Non posso muovermi.
    Non dovrei agitarmi. Perché mi sto agitando? L'aveva detto che avrebbe dovuto paralizzarmi, no?

    E' bloccato e vulnerabile.


    Devo stare calmo. Tepore: mi piace; formicolìo nei muscoli e nelle ossa: mi piace un po' meno; mi sento come addormentato, solo la mia mente è sveglia. E poi arriva quella: la sensazione che qualcosa si sia interposto tra me e le mie capacità; l'orribile consapevolezza di non poter usare nessuno dei miei poteri, neanche se lo volessi con tutte le mie forze. E cosa sono io, senza i miei poteri?
    Niente. Solo un debole ragazzino scheletrico intrappolato centinaia di metri sotto la terra.

    E' bloccato e vulnerabile.
    Non gli piace perché l'ultima volta che si è sentito così impotente, una ragazzina lo stava strangolando.


    L'aria viene squarciata dal male più intenso che io abbia mai visto. La pressione di innumerevoli maledizioni mi schiaccia sulla lastra, i simboli sconosciuti si diramano dal libro. Il libro che lui tiene in mano.



    Gli occhi mi pizzicano, la vista si sfoca: una patina di lacrime. Ho paura, voglio scappare. C'è troppa malvagità, non può essere giusto. Quello spirito prenderà il sopravvento? Morirò qui?
    Non voglio morire non voglio morire nonvogliomorirenonvogliomorireNONVOGLIOMORIRE!

    Tremo e urlo e scalcio. No, vorrei farlo. I miei tentativi di divincolarmi sono solo impercettibili spasmi; i miei urli, solo respiri irregolari.
    Anche quando Bid'daum incatena quella massa oscura, l'istinto continua a dirmi di fuggire. Anche quando dita di spirito affondano nella mia, di anima, continuo a non voler essere lì.
    Sono...

    ...bloccato e vulnerabile.
    Salve. Sono quello di prima: un narratore onniscente in terza persona.
    In questo momento Xar non può rispondere, si prega di lasciare un messaggio dopo la riscrittura dell'anima.

    E' difficile mantenere la lucidità, quando qualcosa opera direttamente sulla fibra dello spirito. L'anima non è solo quella pallina luminescente che si immagina, no! L'anima permea ogni molecola del corpo che la ospita; è in ogni osso e in ogni nervo; scorre nel sangue di ogni vena e nel midollo della spina dorsale, nel flusso dei pensieri e dei ricordi, anche quelli che si credevano dimenticati.

    Siamo spiriti momentaneamente confinati dentro muri di carne.

    Cosa accade quando l'anima viene modificata da un'entità esterna? Cosa si prova quando quell'essenza viene disturbata e rovesciata all'interno della sua prigione?
    Dolore. Un dolore non eccessivo, ma strano e diverso da qualsiasi cosa si possa descrivere, nuovo, ignoto, e perciò spaventoso. Xar ha smesso di pensare quando ha avvertito un taglio netto al ponte spirituale di Waza. Non sa che quella voragine sta per essere rimpiazzata da un pezzo di miglior qualità da mani sapienti e precise.
    Piange e stringe i denti, lotta per respirare.

    La verità è che quella situazione è fin troppo simile al ricordo più brutto della sua vita.
    Gli manca l'aria proprio come quando le mani di Taaka si serravano sulla sua gola.
    E' sopraffatto da una forza superiore, proprio come quando finì a terra sotto i pugni e i graffi della selvaggia.
    Le dita dello spirito tagliano e sminuzzano a piacere, proprio come fecero i denti e le unghie di lei.

    Sente il suono. Ricorda i morsi.

    E poi, semplicemente, smette di lottare proprio come aveva fatto in passato. Si arrende e prega solo che tutto finisca il prima possibile.
    Dai, devi solo tenere duro un altro po'.
    Ha quasi finito.



    « Anf... Cough! »
    Dove sono? Sotterranei, cave, Merovish. Riverso sul fianco, posizione laterale di sicurezza assunta istintivamente non appena ho avvertito le catene allentarsi, su una tavola lucida, nera e fredda.
    Chi sono? Xar. E quello? Bid'daum.

    Secondi di auto-esaminazione. Di profondi respiri. E mentre smetto di tremare e il battito cardiaco torna regolare, osservo il teschio di Waza sul pavimento; rotto, spezzato in tanti piccoli frammenti.
    Bid'daum mi ha aggiustato. Sto ancora elaborando l'informazione. Cerco di alzarmi sul fianco: che strano, era da un po' che non mi sentivo così pesante. Così "materialmente a terra".
    La mia anima mi manda strani segnali di riassestamento, che si traducono in occasionali pizzichi sottopelle. Lo sguardo mi cade sulla cicatrice: è coperta di simboli simili a quelli che sprigionava il libro. Non conosco il loro significato, ma sembrano una specie di cerotto indelebile e indistruttibile.

    Le dita delle mani rispondono ad ogni minimo comando. Filamenti di anima prima sparsi e aggrovigliati, ora sono accuratamente ordinati in ogni fibra di materia. Le dita tremano, ma questa volta è colpa della felicità. Guardo il mio salvatore in un modo forse esageratamente riconoscente.

    « Grazie. »


    Sorrido. Sono libero. Posso vivere.



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    L’operazione era stata un successo. A Xar sarebbe servito un po’ di tempo per abituarsi alla sua nuova struttura interna, ma fin da subito pareva cosciente dell’entità del cambiamento. Non era più vincolato allo pseudo filatterio che aveva retto fino a quel momento la sua anima in un equilibrio precario: non restava che un teschio in frantumi a testimoniare un legame ormai reciso, mentre nuovi simboli rituali avevano circoscritto la ferita sanata.

    Non si scompose particolarmente di fronte alle sue parole colme di gratitudine.

    « Non perdiamo tempo: per quanto improbabile, potrebbero esserci ancora dei difetti nei terminali con cui la tua anima interagisce con l’esterno. Attiva i tuoi poteri e mostrami se hai tutto sotto controllo. »

    Non gli bastava avere uno sciamano non più sul ciglio dell’autodistruzione, lui aveva bisogno di uno sciamano pienamente funzionante – qualcuno che potesse ripagare la salvezza ricevuta portando a casa dei risultati concreti.

    Fece due passi di lato,
    lasciando campo libero al ragazzo.

     
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    Xar

    Che sensazione strana. Mi sento perfettamente consapevole della mia materialità, e all'interno della mia materia, del corpo che io sono, scorre un'energia tutta nuova.
    Adrenalina? Ci somiglia molto, ma non lo è. Gli effetti però sono esattamente gli stessi: cuore che batte un sacco, voglia di mettersi a correre, e la certezza assoluta di poter fare qualunque cosa.
    Perché la assecondo? Dovrei sapere che è falsa.
    Forse mi piace. Mi fa sentire potente. Anzi, probabilmente adesso sono davvero potente. Sì, deve essere così!

    « Ah... sì. » Sembravo distratto? Spero di no.
    E' una verifica, vuole vedere se è tutto apposto. Ottimo. No un momento, perché sorrido? Dove ho imparato a fare questi ghigni sgembi? Non dovrei morire dalla voglia di fare sfoggio dei miei poteri.
    Non è da me.

    Mi riprendo la collana, spostando i cocci del vecchio cranio che fino a cinque minuti fa mi teneva in vita. Che immagine strana.
    Bid'daum non ha specificato quanto potere devo mostrargli. Potrei fare una cosa minima, o potrei fare una cosa incredibile.
    Perché scelgo quella incredibile? Perché mi sento così bene?
    Ah, deve essere questa nuova energia. Richiamare lo spirito più grande e cattivo che ho, il Wyrm, non mi è mai sembrato così facile. Appallottolato intorno a me, etereo e luminoso, il gigantesco fantasma del verme s'innalza in tutta la sua lunghezza. E' grande, maestoso, rabbioso e finalmente obbediente. "Spalanca le fauci" gli comando, e lui lo fa; "avvolgiti un'altra volta su te stesso", "striscia per terra", "non attaccare"... ne ho il perfetto controllo!
    « Mi sento bene. L'energia fluisce molto meglio di prima. » Guardo lo sciamano nero in cerca di approvazione. Sono bravo, no? E' solo a scopo dimostrativo, però...

    ...Ehi, cos'è quest'idea che mi è appena venuta in mente? Davvero è mia? Davvero sto per metterla in pratica?
    Ma sì, perché no? Perché non azzardare, di tanto in tanto? Sono sicuro di potercela fare. Mi sento troppo bene.
    E' questione di un attimo: lo spirito è già evocato, quindi richiamare anche la sua aura è facile. Quanta ne richiamo? Tanta! Tutta quella che riesco a trascinare giù in questo mondo dei vivi!
    Ecco, l'aria si fa pesante, opprimente, e il pericolo della presenza di un predatore imbattibile si concretizza intorno a me. Sono io il predatore. Sono io che con un morso disintegro la roccia, io che posso ingoiare una carovana intera, io. Io, io, io!
    Continuo a guardarlo. Dovrei trattenermi? No, non voglio! Deve prendermi sul serio, deve capire! Devo dimostrargli, provare, fare, riuscire!

    Libero quell'onda di terrore verso di lui.



    ♦ Stato fisico: Ottimale
    ♦ Stato mentale: Ottimale - esaltato.
    ♦ Energia: 30% (110 -40 -40)
    ♦ Passive:
    Over Soul [Eterna giovinezza | Energia +10 | Instant Casting]
    Vivo, più o meno [Immunità a fame, sete e sonno]
    Anima Camaleontina [Maschera dell'Anima]
    Rivelazione delle Ossa [Auspex sensibile ai resti organici + Auspex spirituale]

    ♦ Attive:
    ♦ Furia del Wyrm (non va a colpire)
    La scaglia di Wyrm che Dimitriy ha donato a Xar apparteneva ad un esemplare giovane, ma non per questo meno grande e minaccioso di come i racconti descrivono gli spietati vermi del deserto.
    Con grande dispendio di energia è possibile richiamare lo spirito del Wyrm: inizialmente arrotolata intorno a Xar, come a difenderlo, la figura del gigantesco verme apparirà eterea ma ben visibile anche da chi non possiede poteri extrasensioriali. Lo spirito si scaglierà con tutta la sua furia su un bersaglio singolo, investendolo a fauci spalancate per ferirlo con le zanne e inghiottirlo completamente. L'impatto è di natura energetica.
    [1 Turno, Istantanea | Consumo Critico | 15 metri]

    ♦ Wyrm: Terrore del deserto
    La scaglia di Wyrm che Dimitriy ha donato a Xar apparteneva ad un esemplare giovane, ma non per questo meno grande e minaccioso di come i racconti descrivono gli spietati vermi del deserto.
    Con il giusto dispendio di energia è possibile richiamare parte dello spirito del Wyrm, più precisamente il "peso" che incuteva la sua presenza quando era in vita. Xar può indirizzare questa frazione di spirito su uno o più bersagli che percepiranno la minaccia del predatore del deserto. Ciò che lo spirito instilla nell'animo è una paura atavica, difficile da ignorare: essa fa leva sull'istinto di autoconservazione e stuzzica il desiderio di fuggire di fronte ad un predatore imbattibile.
    Lo spirito del Wyrm non si manifesta visibilmente, anche se chi ne ha incontrato uno potrebbe riconoscere l'opprimente sensazione della sua presenza. A livello sensoriale potrebbe sembrare che sia Xar stesso a emanare l'aura di minaccia.
    [Malia attiva: Paura primordiale | 1 Turno, Breve | Consumo Variabile Critico]




     
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    Connettendosi con la scaglia in suo possesso, Xar convocò lo spirito del Wyrm a cui apparteneva. Si trattava di uno spettro d’indubbia qualità: l’ancoraggio col piano della realtà era solido ma effimero, il che significava che era in grado di ricevere pochi ordini prima di prendere congedo. Le sue reazioni ai comandi erano istantanee e fu il ragazzo per primo a sorprendersene. Bid’daum d’altro canto se lo aspettava: i suoi terminali spiritici erano stati riorganizzati in modo da garantire la massima efficienza, il che aveva ampliato la riserva di energie da cui poteva attingere e azzerato i tempi di risposta del suo sistema energo-spirituale.

    Ciò che invece non si aspettava fu quello che accadde dopo.

    Il ragazzo non interruppe il processo, bensì raddoppiò l’intensità della connessione con il totem. L’intera Liberia Perduta parve entrare in risonanza con quel ponte gettato sull’oltremondo. Entità innominabili sigillate nei pentacoli delle pagine proibite scalpitarono in occasione di quell’ennesimo rituale di evocazione. Centinaia di fari lampeggiarono la loro luce sacrilega, appestando l’aria già incrinata dal terrore atavico che Xar aveva incautamente rilasciato. Stava attingendo direttamente dall’immagine collettiva formatasi in secoli di timore per i Wyrm. Non appena se ne accorse, fu costretto ad erigere una barriera nella sua mente per non essere schiacciato da quel concentrato di orrore.

    Una smorfia contrariata accompagnò il suo secco schiocco di dita. Con un dispiego di energie altrettanto ingente bandì lo spettro del Wyrm, facendolo erodere dal tessuto stesso dello spazio che stava occupando. Come nello scontro tra una particella e la sua corrispondente antiparticella, i poteri dei due sciamani si annichilirono vicendevolmente in un tripudio di scintille arcane.

    Con la scomparsa improvvisa del verme del deserto, il fruscio nervoso della carta si placò. Senza più il metaforico diapason che ne stava sincronizzando l’attivazione, tutti i potenziali sopiti nei libri smisero di fremere. Era intervenuto appena in tempo: qualche secondo in più e si sarebbe scatenata una reazione a catena mortale.

    « Non è tutto sotto controllo, vero? »

    Con uno sguardo vagamente omicida gli concesse il beneficio del dubbio. Non si aspettava che Xar gli mostrasse un esercizio basico, ma convogliare così tanto potere spiritico proprio nella Libreria - senza predisporre opportune precauzioni contenitive (i viticci di simboli arcani che aveva proiettato poco prima, ad esempio) - era un autentico suicidio. Per colpa di quello scherzetto aveva quasi esaurito la propria riserva d’energia, già sfibrata dall’operazione precedente di ricostruzione; per il resto della giornata non sarebbe potuto tornare al lavoro, poco ma sicuro.

    Dietro la maschera di fastidio, tuttavia, sentiva qualcosa in più.
    Difficilmente l’avrebbe ammesso nel mezzo dell’incazzatura rampante,
    ma per la prima volta il piccolo sciamano l’aveva colpito.


    Energia: 110 – 40 – 40 = 30%
    Attive utilizzate:

    Dedalo mentale
    I numerosi interrogatori che Bid’daum ha dovuto affrontare hanno temprato la sua psiche. Dopo aver subito ogni sorta di vessazione psichica, il suo cervello ha imparato spontaneamente ad individuare ed eludere assalti psionici, annullare le influenze mentali e discernere gli inganni operati dai mentalisti. Il cervello perverso del Kuthiano è dominio suo e di nessun altro; un dedalo contorto e oscuro come il più profondo degli abissi, un mondo in cui è meglio non avventurarsi... soprattutto per evitare di perdersi al suo interno.
    In termini di gioco conta come due passive (Mindfuck-Alert & Trick Detector) e una difesa mentale attiva.
    Consumo: variabile (usata a critico)

    Finestra del Dolore
    L’energia arcana squarcia l’intreccio dello spazio come una tenaglia, aprendo un varco nella trama di cui è intessuto un piano dimensionale. Aprendo una finestra di forme e dimensioni variabili su altri mondi - casuali come le fluttuazioni del Multiverso stesso - è possibile risucchiare le manifestazione energetiche da cui è necessario difendersi.
    Consumo: variabile (usata a critico)
     
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    Xar

    Era ovvio che me ne sarei pentito un secondo dopo averlo fatto. Ciao sono Xar, cintura nera di incoerenza emotiva.

    Bid'daum non si fa annichilire dal terrore del fantasma: anche questo era ovvio. C'è una cosa, però, di cui non avevo tenuto proprio conto.
    Questi non sono libri normali. La carta freme e l'aria vibra, sigilli che non conosco scalpitano di luci sinistre; non riesco a pensare né a muovermi, perché tutto mi è sfuggito di mano nello stesso istante in cui ho provato a osare qualcosa di più. Come sempre.

    « Ngh. » Nascondo la faccia dietro le braccia: una posa protettiva contro il tripudio di scie e sprazzi spirituali che vengono sbaragliati dai suoi poteri, ma anche di vergogna. L'ho capito, che stavo per fare un casino, non guardarmi così.
    Quando tutto si calma, riemergo timidamente. Sostenere quello sguardo velenoso è sempre stato difficile, e ancora più difficile è riuscire a ignorare il putridume che emana la sua anima. Aggiungiamoci l'improvviso dispendio energetico fatto nel primo minuto di quella che dovrebbe essere una convalescenza dopo un'operazione spirituale così sofisticata, il calo dell'adrenalina e cose così.
    Il risultato? Mi viene da vomitare. Ma io lo so che il trucco è non deglutire e respirare dal naso.

    « M-mi è... sfuggita. » Non vomitare, non vomitare. Il naso, respira dal naso! La voce è influenzata dalla gola secchissima. « Nonsuccederàpiù. »
    ...Posso andare adesso? E di solito cosa si fa per ringraziare un capo che salva il culo all'ultimo stagista arrivato? Bid'daum non mi sembra il tipo da mazzo di fiori.
    Mi chino, raccolgo gli amuleti e i cocci del... cranio del vecchio. E' mentre lo faccio che me ne rendo conto per davvero: sto tenendo tra le mani i frammenti di un destino orribile che ho evitato per un soffio. Quei resti che da rotti avrebbero significato la mia morte, ora sono solo schegge di vecchie ossa polverose prive d'importanza.
    E quindi raccolgo, e nel farlo maschero un inchino neanche troppo metaforico a quello sciamano nero. Non servono altre parole di ringraziamento: so che l'unico modo di sdebitarmi sarà dimostrare che non sono inutile. Qualcosa che suoni tipo...

    « ...C-ngh-contate su di me per qualsiasi lavoro. »



    ♦ Stato fisico: Ottimale
    ♦ Energia: 30%
    ♦ Passive:
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    Anima Camaleontina [Maschera dell'Anima]
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    Quando lo sforzo immenso appena compiuto presentò il conto a quel piccolo incauto, la sua espressione mutò in una smorfia nauseata. Si scusò con il poco fiato rimastogli in gola, inchinandosi e chiedendo perdono per il suo affronto. Il Gerarca mantenne un’espressione seria, non c’era traccia di fatica sul suo volto, nemmeno una vena che pulsasse sulla fronte. Il suo fisico intriso di anatemi era perfettamente in grado di assorbire uno scompenso energetico così devastante.

    « Studia la portata delle tue nuove capacità e preparati: ti aspettano molte missioni da qui in avanti. »

    Non aveva certo salvato la sua vita per beneficienza. Ogni suo segno d’interessamento era sempre commisurato ad un investimento sul talento di qualche gemma grezza. Aveva appena scommesso oculatamente sullo sviluppo di Xar, prevedendo un guadagno per l’intera gilda in termini di potere bellico.

    Tirò fuori da una tasca un piccolo monile che si attivò con un ronzio
    e cominciò a volare, illuminandosi come una lucciola.

    « Ti ricondurrà all’entrata delle Cave, io prenderò un’altra strada; immagino tu comprenda che nessuno deve sapere del nostro incontro, vero? »

    Scomparve in un cunicolo periferico, lasciandosi alle spalle la recluta e la Libreria Perduta.
    Alcune relazioni dovevano restare segrete, come fili di una ragnatela invisibile intessuta in tutto il Sud.
    Dalla solidità di questa tela dipendeva il potere degli Eversori.

     
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